Salve a tutti, sono una ragazza di 26 anni, nata in Italia da una famiglia marocchina musulmana molt
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Salve a tutti, sono una ragazza di 26 anni, nata in Italia da una famiglia marocchina musulmana molto praticante. A parte alcuni episodi spiacevoli, la mia adolescenza non è stata difficile, ma da circa un anno vivo una situazione abbastanza complicata.
I miei genitori (sopratutto mia madre) hanno sempre imposto una visione molto tradizionalista e religiosa della vita, che io non condivido più. Da anni so di non voler praticare alcuna religione, ma non l’ho mai detto apertamente perché temo le loro reazioni. In particolare, il rapporto con mia madre è complicato: fin dall’adolescenza ha cercato di controllarmi in tutto, dalle uscite al tempo libero, fino alle decisioni più personali. E questo lo fa ancora oggi che ho 26 anni, mi chiede con chi sono dove sono a che ora torno mi chiede di inviarle la foto della persona con cui sono.. Per lei il mio unico scopo sarebbe sposarmi e avere figli, possibilmente con un uomo scelto dalla famiglia. Non ha mai riconosciuto i miei piccoli successi e qualsiasi tentativo di dialogo si trasformava e ancora oggi si trasformano in accuse o lei che fa la vittima e ci ricorda che è stata lei a metterci al mondo, a darci un tetto, il cibo ecc..
Dal 2020 i miei genitori e le mie sorelle vivono in Francia, mentre io sono rimasta in Italia per continuare gli studi universitari (che avevo appena iniziato) Questo distacco mi ha fatto respirare, ma da qualche mese la situazione è peggiorata: mio fratello si è sposato e sua moglie è venuta a vivere nella casa di famiglia. Le loro tensioni spesso ricadono su di me e di recente mio fratello mi ha persino detto di prendere le mie cose i miei gatti e andarmene in Francia, interrompere gli studi e cercare un lavoro qualsiasi, perché secondo lui “non ho nulla nella vita”, nessuna competenza o altro. Minacciandomi che se non decido io per me, sarà mia madre a decidere per me (cioè trascinarmi con la forza in Francia e farmi sposare a uno qualsiasi purché sia musulmano).
Il mio ragazzo (italiano) con cui sto da anni e che mi conosce bene, mi suggerisce invece di andare a vivere con lui: la sua famiglia mi accetta, mi supporta e ci sosterebbe anche in vista di un futuro matrimonio (che prevediamo sia tra due anni)
Mi trovo quindi divisa tra la paura di deludere i miei e il desiderio di costruirmi una vita libera e serena.
E la sto vivendo veramente male, da qualche giorno ho forti dolori al petto, come delle fitte ma più forti..
I miei genitori (sopratutto mia madre) hanno sempre imposto una visione molto tradizionalista e religiosa della vita, che io non condivido più. Da anni so di non voler praticare alcuna religione, ma non l’ho mai detto apertamente perché temo le loro reazioni. In particolare, il rapporto con mia madre è complicato: fin dall’adolescenza ha cercato di controllarmi in tutto, dalle uscite al tempo libero, fino alle decisioni più personali. E questo lo fa ancora oggi che ho 26 anni, mi chiede con chi sono dove sono a che ora torno mi chiede di inviarle la foto della persona con cui sono.. Per lei il mio unico scopo sarebbe sposarmi e avere figli, possibilmente con un uomo scelto dalla famiglia. Non ha mai riconosciuto i miei piccoli successi e qualsiasi tentativo di dialogo si trasformava e ancora oggi si trasformano in accuse o lei che fa la vittima e ci ricorda che è stata lei a metterci al mondo, a darci un tetto, il cibo ecc..
Dal 2020 i miei genitori e le mie sorelle vivono in Francia, mentre io sono rimasta in Italia per continuare gli studi universitari (che avevo appena iniziato) Questo distacco mi ha fatto respirare, ma da qualche mese la situazione è peggiorata: mio fratello si è sposato e sua moglie è venuta a vivere nella casa di famiglia. Le loro tensioni spesso ricadono su di me e di recente mio fratello mi ha persino detto di prendere le mie cose i miei gatti e andarmene in Francia, interrompere gli studi e cercare un lavoro qualsiasi, perché secondo lui “non ho nulla nella vita”, nessuna competenza o altro. Minacciandomi che se non decido io per me, sarà mia madre a decidere per me (cioè trascinarmi con la forza in Francia e farmi sposare a uno qualsiasi purché sia musulmano).
Il mio ragazzo (italiano) con cui sto da anni e che mi conosce bene, mi suggerisce invece di andare a vivere con lui: la sua famiglia mi accetta, mi supporta e ci sosterebbe anche in vista di un futuro matrimonio (che prevediamo sia tra due anni)
Mi trovo quindi divisa tra la paura di deludere i miei e il desiderio di costruirmi una vita libera e serena.
E la sto vivendo veramente male, da qualche giorno ho forti dolori al petto, come delle fitte ma più forti..
La situazione che descrive è estremamente complessa e pesante emotivamente, e le fitte al petto che riferisce possono essere correlate allo stress intenso e alla pressione che sente da parte della famiglia. È comprensibile sentirsi divisa tra il desiderio di autonomia e la paura di deludere i genitori, soprattutto in un contesto culturale e familiare molto vincolante come quello che lei descrive.
Dal punto di vista psicologico, è importante riconoscere che il suo benessere e la sua sicurezza devono avere la priorità. Lei ha già fatto passi importanti prendendo coscienza dei propri desideri e cercando supporto nella relazione con il suo ragazzo, che appare una rete di sostegno positiva. Cercare autonomia, anche se spaventa, non significa abbandonare la famiglia, ma tutelare la propria vita, i propri studi e il proprio futuro.
In termini pratici, potrebbe essere utile creare un piano concreto, valutare come e quando trasferirsi, come gestire le proprie finanze, e quali documenti o azioni legali potrebbero essere necessari per tutelarsi.
Cercare supporto psicologico può aiutarla a gestire l’ansia, le paure e la pressione familiare, e a rafforzare la capacità di prendere decisioni in autonomia.
Gestire lo stress fisico, in quanto le fitte al petto andrebbero valutate anche da un medico per escludere cause fisiche, ma è probabile che siano legate a tensione e ansia; tecniche di respirazione e rilassamento possono aiutare a ridurre la sintomatologia.
In sintesi, lei ha diritto a costruire la propria vita, i propri studi e le proprie relazioni in autonomia. Proteggersi emotivamente e fisicamente non significa mancare di rispetto alla famiglia, ma prendersi cura di sé.
Resto a disposizione. Un caro saluto
Dal punto di vista psicologico, è importante riconoscere che il suo benessere e la sua sicurezza devono avere la priorità. Lei ha già fatto passi importanti prendendo coscienza dei propri desideri e cercando supporto nella relazione con il suo ragazzo, che appare una rete di sostegno positiva. Cercare autonomia, anche se spaventa, non significa abbandonare la famiglia, ma tutelare la propria vita, i propri studi e il proprio futuro.
In termini pratici, potrebbe essere utile creare un piano concreto, valutare come e quando trasferirsi, come gestire le proprie finanze, e quali documenti o azioni legali potrebbero essere necessari per tutelarsi.
Cercare supporto psicologico può aiutarla a gestire l’ansia, le paure e la pressione familiare, e a rafforzare la capacità di prendere decisioni in autonomia.
Gestire lo stress fisico, in quanto le fitte al petto andrebbero valutate anche da un medico per escludere cause fisiche, ma è probabile che siano legate a tensione e ansia; tecniche di respirazione e rilassamento possono aiutare a ridurre la sintomatologia.
In sintesi, lei ha diritto a costruire la propria vita, i propri studi e le proprie relazioni in autonomia. Proteggersi emotivamente e fisicamente non significa mancare di rispetto alla famiglia, ma prendersi cura di sé.
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Gentile utente,
Comprendo e traspare apertamente dalle sue parole quanto sia complesso gestire i rapporti che ha in famiglia.
Mi rendo conto che non vorrebbe mai deludere i suoi genitori ma crescendo si deve decidere se si vuole restare per sempre figli o darsi la possibilità di essere altro. Non è un percorso semplice ma è un qualcosa su cui si lavora, può incontrare difficoltà ma non è detto che debba affrontare tutto ciò da sola.
Le consiglio di cercare il sostegno delle persone che le sono vicine e se vuole anche di un professionista che può aiutarla ad affrontare questa sua nuova indipendenza.
Rimango a sua disposizione,
Dott.ssa Chiara Roselletti.
Comprendo e traspare apertamente dalle sue parole quanto sia complesso gestire i rapporti che ha in famiglia.
Mi rendo conto che non vorrebbe mai deludere i suoi genitori ma crescendo si deve decidere se si vuole restare per sempre figli o darsi la possibilità di essere altro. Non è un percorso semplice ma è un qualcosa su cui si lavora, può incontrare difficoltà ma non è detto che debba affrontare tutto ciò da sola.
Le consiglio di cercare il sostegno delle persone che le sono vicine e se vuole anche di un professionista che può aiutarla ad affrontare questa sua nuova indipendenza.
Rimango a sua disposizione,
Dott.ssa Chiara Roselletti.
Salve, innanzitutto faccia degli esami per eliminare qualsiasi causa organica relativa ai dolori che descrive. Se dagli accertamenti non risulta nulla dal punto di vista organico so potrebbe pensare ad una reazione psicosomatica visti anche i cambiamenti che riporta e che sono importanti per la sua vita. Le chiedo anche se è seguita dal punto di vista psicologico da un professionista. Grazie per la condivisione.
Quello che stai vivendo è davvero molto pesante, e comprendo profondamente la tua sofferenza. Sei stretta tra due forze opposte: da una parte il controllo e le aspettative della tua famiglia, dall’altra il desiderio di autonomia e di costruire la tua vita secondo ciò che senti davvero tuo. È normale che questo conflitto così intenso ti stia portando sintomi fisici come il dolore al petto: il corpo spesso manifesta la fatica emotiva che stiamo vivendo.
Ci sono alcuni punti fondamentali da sottolineare:
• I tuoi bisogni contano. Non sei “sbagliata” perché non vuoi seguire la visione religiosa e tradizionalista dei tuoi genitori. A 26 anni hai il diritto di scegliere come vivere, chi amare, cosa studiare.
• Il controllo e le minacce non sono amore. La richiesta di tua madre di dirigere la tua vita e le parole di tuo fratello (“ti porteremo in Francia a forza”) non sono rispetto né cura, ma tentativi di dominarti. Non devi subirli passivamente.
• Il dolore al petto va ascoltato. Prima di tutto, ti invito a fare un controllo medico per escludere cause fisiche: quando l’ansia è molto forte, può dare sintomi simili, ma è sempre bene verificare con un medico.
• La tua relazione attuale è una risorsa. Il fatto che tu abbia un compagno che ti sostiene, insieme alla sua famiglia, è un punto di forza molto grande: non sei sola e hai già davanti a te un’alternativa concreta, basata su accoglienza e rispetto.
Alcuni passi pratici che possono aiutarti:
• Tutela la tua sicurezza. Se temi pressioni o coercizioni (per esempio che possano davvero obbligarti a trasferirti o a sposarti), informati sui tuoi diritti: ci sono associazioni e centri antiviolenza che proteggono anche in casi di controllo familiare e matrimoni forzati. Non sei indifesa davanti alla legge.
• Valuta di andare a vivere con il tuo ragazzo. Può essere una scelta di autonomia e protezione, oltre che di amore. Non significa rinnegare la tua famiglia, ma smettere di permettere che decidano per te.
• Cerca un supporto psicologico. Hai bisogno di uno spazio sicuro dove elaborare il senso di colpa, la paura e rafforzare la tua autostima.
So che una parte di te si sente in colpa al pensiero di deludere i tuoi, ma l’altra parte sta urlando il bisogno di libertà: quella voce merita ascolto, perché è la tua vita. Non stai facendo nulla di male nel desiderare indipendenza e dignità: stai semplicemente cercando di diventare te stessa.
Dott.ssa De Pretto
Ci sono alcuni punti fondamentali da sottolineare:
• I tuoi bisogni contano. Non sei “sbagliata” perché non vuoi seguire la visione religiosa e tradizionalista dei tuoi genitori. A 26 anni hai il diritto di scegliere come vivere, chi amare, cosa studiare.
• Il controllo e le minacce non sono amore. La richiesta di tua madre di dirigere la tua vita e le parole di tuo fratello (“ti porteremo in Francia a forza”) non sono rispetto né cura, ma tentativi di dominarti. Non devi subirli passivamente.
• Il dolore al petto va ascoltato. Prima di tutto, ti invito a fare un controllo medico per escludere cause fisiche: quando l’ansia è molto forte, può dare sintomi simili, ma è sempre bene verificare con un medico.
• La tua relazione attuale è una risorsa. Il fatto che tu abbia un compagno che ti sostiene, insieme alla sua famiglia, è un punto di forza molto grande: non sei sola e hai già davanti a te un’alternativa concreta, basata su accoglienza e rispetto.
Alcuni passi pratici che possono aiutarti:
• Tutela la tua sicurezza. Se temi pressioni o coercizioni (per esempio che possano davvero obbligarti a trasferirti o a sposarti), informati sui tuoi diritti: ci sono associazioni e centri antiviolenza che proteggono anche in casi di controllo familiare e matrimoni forzati. Non sei indifesa davanti alla legge.
• Valuta di andare a vivere con il tuo ragazzo. Può essere una scelta di autonomia e protezione, oltre che di amore. Non significa rinnegare la tua famiglia, ma smettere di permettere che decidano per te.
• Cerca un supporto psicologico. Hai bisogno di uno spazio sicuro dove elaborare il senso di colpa, la paura e rafforzare la tua autostima.
So che una parte di te si sente in colpa al pensiero di deludere i tuoi, ma l’altra parte sta urlando il bisogno di libertà: quella voce merita ascolto, perché è la tua vita. Non stai facendo nulla di male nel desiderare indipendenza e dignità: stai semplicemente cercando di diventare te stessa.
Dott.ssa De Pretto
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso su questa piattaforma la difficoltà che sta attraversando, comprendo ciò che sta vivendo. Spesso accade che i genitori si creino delle aspettative ben precise su come debba andare la vita dei propri figli...tuttavia, anche se doloroso, non sta ai figli realizzare queste aspettative. È probabile che sua madre (o meglio la sua famiglia) si sia fatta un'idea su cosa sia meglio per lei, ma non è detto che questo corrisponda a ciò che lei sente essere migliore per lei. Comprendo che spesso discostarsi dalle aspettative dei propri genitori comporti un senso di delusione nei loro confronti, ma non dimentichi che, aderendo a queste stesse, finirà probabilmente con il deludere sè stessa. Se le è possibile, la inviterei a farsi accompagnare da un professionista in questo momento complesso, che possa aiutarla e supportarla nel prendere una decisione, qualunque essa sia.
Dott.ssa Anna Asia Forino
Dott.ssa Anna Asia Forino
Buongiorno gentile Utente, dalla sua descrizione emerge con grande chiarezza la difficoltà che sta vivendo, stretta tra due mondi che le chiedono cose molto diverse. Da una parte c’è la sua famiglia d’origine, con una visione tradizionalista e fortemente condizionante, che sembra non riuscire a riconoscerla come persona adulta e autonoma. Dall’altra c’è il suo desiderio di vivere in coerenza con i propri valori, con le proprie scelte affettive e con il progetto di una vita costruita su basi di libertà e reciprocità. È naturale che questa tensione interna e relazionale generi sofferenza, e non sorprende che il suo corpo stia iniziando a manifestare il peso di tale stress con sintomi fisici come i dolori al petto, che meritano comunque una valutazione medica per escludere cause organiche.
La condizione che descrive tocca aspetti molto profondi della sua identità, perché riguarda non solo la religione o il rapporto con la sua famiglia, ma la possibilità stessa di essere riconosciuta come adulta capace di autodeterminarsi. È importante sottolineare che i legami familiari, anche quando difficili, rimangono significativi, ma non possono annullare la sua libertà di scelta, né il diritto a costruirsi un futuro che la faccia sentire realizzata e serena.
Comprendo la paura di deludere i suoi genitori, ma ciò che lei esprime con forza è il desiderio di uscire da uno schema che non sente più suo. In questo senso, il sostegno del suo compagno e della sua famiglia può rappresentare una risorsa preziosa. Allo stesso tempo, è comprensibile che la prospettiva di uno strappo netto generi timore, perché significa affrontare sensi di colpa, conflitti e possibili rotture dolorose.
In una situazione complessa come la sua, un percorso psicoterapeutico potrebbe esserle di grande aiuto per rafforzare la consapevolezza di sé, per elaborare la relazione con la sua famiglia e per sostenere le sue decisioni in maniera più chiara e serena. Questo lavoro le permetterebbe di affrontare con meno senso di solitudine il passaggio da figlia soggetta al controllo a donna capace di autodeterminarsi.
Nel frattempo, le suggerirei di prendersi cura anche del suo corpo, ascoltando quei segnali fisici come campanelli d’allarme, e di non esitare a rivolgersi al suo medico per approfondire i dolori al petto che ha descritto.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
La condizione che descrive tocca aspetti molto profondi della sua identità, perché riguarda non solo la religione o il rapporto con la sua famiglia, ma la possibilità stessa di essere riconosciuta come adulta capace di autodeterminarsi. È importante sottolineare che i legami familiari, anche quando difficili, rimangono significativi, ma non possono annullare la sua libertà di scelta, né il diritto a costruirsi un futuro che la faccia sentire realizzata e serena.
Comprendo la paura di deludere i suoi genitori, ma ciò che lei esprime con forza è il desiderio di uscire da uno schema che non sente più suo. In questo senso, il sostegno del suo compagno e della sua famiglia può rappresentare una risorsa preziosa. Allo stesso tempo, è comprensibile che la prospettiva di uno strappo netto generi timore, perché significa affrontare sensi di colpa, conflitti e possibili rotture dolorose.
In una situazione complessa come la sua, un percorso psicoterapeutico potrebbe esserle di grande aiuto per rafforzare la consapevolezza di sé, per elaborare la relazione con la sua famiglia e per sostenere le sue decisioni in maniera più chiara e serena. Questo lavoro le permetterebbe di affrontare con meno senso di solitudine il passaggio da figlia soggetta al controllo a donna capace di autodeterminarsi.
Nel frattempo, le suggerirei di prendersi cura anche del suo corpo, ascoltando quei segnali fisici come campanelli d’allarme, e di non esitare a rivolgersi al suo medico per approfondire i dolori al petto che ha descritto.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno!
E' una situazione complessa la sua, ma comprensibile. Da quanto leggo, pare che in fondo, ipotizzo, una sua risposta, una sua scelta, lei l'abbia già presa.
Si tratta più che altro di riuscire ad affrontare le conseguenze di questa scelta, che sarebbero sicuramente significative (sia nei loro aspetti negativi, che in quelli positivi): può capitare di deludere persone a noi care, e non è mai bello come vissuto. Messo però a confronto con il rinunciare ad una vita intera, la nostra, per accontentare altri (per quanto vicini a noi)..
Ci vuole coraggio per certe decisioni. Ma quando si tratta di scelte così importanti per la propria persona e vita, sono dell'opinione che questo coraggio sia ben giustificato.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
Bernat E.
E' una situazione complessa la sua, ma comprensibile. Da quanto leggo, pare che in fondo, ipotizzo, una sua risposta, una sua scelta, lei l'abbia già presa.
Si tratta più che altro di riuscire ad affrontare le conseguenze di questa scelta, che sarebbero sicuramente significative (sia nei loro aspetti negativi, che in quelli positivi): può capitare di deludere persone a noi care, e non è mai bello come vissuto. Messo però a confronto con il rinunciare ad una vita intera, la nostra, per accontentare altri (per quanto vicini a noi)..
Ci vuole coraggio per certe decisioni. Ma quando si tratta di scelte così importanti per la propria persona e vita, sono dell'opinione che questo coraggio sia ben giustificato.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
Bernat E.
Buongiorno cara, ho letto attentamente della tua situazione complessa e dolorosa, in cui si intrecciano legami familiari fortemente condizionanti, il tuo bisogno di autonomia e la paura di perdere la relazione con i tuoi cari.
È comprensibile che tu stia vivendo ansia intensa, al punto da avvertire anche dolori fisici al petto: il corpo sta esprimendo con forza quanto tutto ciò ti stia pesando e potrebbe sfociare anche in attacchi di ansia e panico. Cerco di evidenziare i punti importanti della situazione:
1. Il controllo familiare
Dalle tue parole emerge che tua madre esercita un controllo costante e che tuo fratello ne è diventato una sorta di “portavoce”. Non si tratta solo di differenze culturali o religiose, ma di un atteggiamento fortemente invasivo, che rischia di ostacolare la tua crescita e il tuo diritto a scegliere per te stessa.
2. Il senso di colpa e la paura di deludere
Essere cresciuti in un contesto in cui l’amore è condizionato alla conformità (cioè: ti vogliamo bene se segui le nostre regole) porta inevitabilmente a sentirsi in colpa nel momento in cui si prova a tracciare una strada personale. Ma la colpa che senti non corrisponde a una tua mancanza, bensì a un meccanismo familiare che ti vuole trattenere.
3. Il tuo desiderio di autonomia
Dici chiaramente di voler costruire una vita libera e serena. Già il fatto di aver scelto di restare in Italia per studiare e non seguire la tua famiglia in Francia è stato un atto di coraggio e di autodeterminazione. Il legame con il tuo ragazzo e con la sua famiglia ti offre un punto d’appoggio importante e concreto.
4. I sintomi fisici
Le fitte al petto meritano attenzione: prima di tutto è importante escludere cause mediche, quindi ti consiglio di sottoporti a una visita, per sicurezza. Ma è evidente che si tratta anche di una somatizzazione dell’angoscia che stai vivendo.
Il primo passo da fare è rafforzare dentro di te la consapevolezza che HAI DIRITTO a scegliere la tua vita. Ti propongo di lavorare su due livelli:
- Livello pratico: valuta seriamente la possibilità di andare a vivere con il tuo ragazzo, iniziando a costruire spazi concreti di indipendenza. Questo non significa “tagliare i ponti” con la tua famiglia, ma ridurre la possibilità che abbiano un potere diretto sulle tue scelte quotidiane.
- Livello psicologico: cerca uno spazio terapeutico in cui esplorare il legame con tua madre, la paura di deludere, il senso di colpa. Questo ti aiuterà a distinguere tra la tua voce interiore e le pressioni esterne. Puoi cominciare con esercizi di auto-osservazione: ogni volta che pensi di “deludere” i tuoi, scrivi su un foglio di chi è davvero la paura (tua o loro?) e cosa desideri tu, indipendentemente da loro.
Questo è un momento di passaggio molto delicato, ma anche una grande opportunità per definire la tua identità adulta. Inoltre non sei sola: hai già persone che ti sostengono e puoi rafforzare la tua rete anche con un percorso terapeutico ( che ti consiglio caldamente).Un caro saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
È comprensibile che tu stia vivendo ansia intensa, al punto da avvertire anche dolori fisici al petto: il corpo sta esprimendo con forza quanto tutto ciò ti stia pesando e potrebbe sfociare anche in attacchi di ansia e panico. Cerco di evidenziare i punti importanti della situazione:
1. Il controllo familiare
Dalle tue parole emerge che tua madre esercita un controllo costante e che tuo fratello ne è diventato una sorta di “portavoce”. Non si tratta solo di differenze culturali o religiose, ma di un atteggiamento fortemente invasivo, che rischia di ostacolare la tua crescita e il tuo diritto a scegliere per te stessa.
2. Il senso di colpa e la paura di deludere
Essere cresciuti in un contesto in cui l’amore è condizionato alla conformità (cioè: ti vogliamo bene se segui le nostre regole) porta inevitabilmente a sentirsi in colpa nel momento in cui si prova a tracciare una strada personale. Ma la colpa che senti non corrisponde a una tua mancanza, bensì a un meccanismo familiare che ti vuole trattenere.
3. Il tuo desiderio di autonomia
Dici chiaramente di voler costruire una vita libera e serena. Già il fatto di aver scelto di restare in Italia per studiare e non seguire la tua famiglia in Francia è stato un atto di coraggio e di autodeterminazione. Il legame con il tuo ragazzo e con la sua famiglia ti offre un punto d’appoggio importante e concreto.
4. I sintomi fisici
Le fitte al petto meritano attenzione: prima di tutto è importante escludere cause mediche, quindi ti consiglio di sottoporti a una visita, per sicurezza. Ma è evidente che si tratta anche di una somatizzazione dell’angoscia che stai vivendo.
Il primo passo da fare è rafforzare dentro di te la consapevolezza che HAI DIRITTO a scegliere la tua vita. Ti propongo di lavorare su due livelli:
- Livello pratico: valuta seriamente la possibilità di andare a vivere con il tuo ragazzo, iniziando a costruire spazi concreti di indipendenza. Questo non significa “tagliare i ponti” con la tua famiglia, ma ridurre la possibilità che abbiano un potere diretto sulle tue scelte quotidiane.
- Livello psicologico: cerca uno spazio terapeutico in cui esplorare il legame con tua madre, la paura di deludere, il senso di colpa. Questo ti aiuterà a distinguere tra la tua voce interiore e le pressioni esterne. Puoi cominciare con esercizi di auto-osservazione: ogni volta che pensi di “deludere” i tuoi, scrivi su un foglio di chi è davvero la paura (tua o loro?) e cosa desideri tu, indipendentemente da loro.
Questo è un momento di passaggio molto delicato, ma anche una grande opportunità per definire la tua identità adulta. Inoltre non sei sola: hai già persone che ti sostengono e puoi rafforzare la tua rete anche con un percorso terapeutico ( che ti consiglio caldamente).Un caro saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
La sua testimonianza porta alla luce non solo una serie di difficoltà pratiche, ma soprattutto il peso emotivo di trovarsi divisa tra due mondi: da un lato l’appartenenza a una famiglia che le ha dato radici ma che fatica a riconoscerla come adulta autonoma, dall’altro il bisogno di sentirsi libera di costruire una vita che rispecchi la persona che oggi sente di essere.
Le esperienze che descrive non si limitano a semplici conflitti familiari: esse toccano in profondità il suo senso di identità. In questo momento lei sembra vivere una tensione continua tra la paura di deludere chi le è vicino e il desiderio di riconoscersi come soggetto con una propria storia, fatta di scelte e legami che hanno valore per lei. Questo conflitto può generare proprio quelle manifestazioni fisiche che racconta, come i dolori al petto, che spesso sono il linguaggio attraverso cui il corpo segnala un peso che non trova altre vie di espressione.
Non esiste una strada “giusta” valida per tutti, ma ciò che può aiutarla è guardare a sé non come a qualcuno che deve semplicemente scegliere tra obbedire o ribellarsi, bensì come a una persona che sta cercando di dare coerenza alla propria esperienza di vita. È un percorso delicato, che richiede di ascoltarsi e di riconoscere che la sua sofferenza non nasce dal non essere “abbastanza”, ma dal trovarsi stretta in modelli che non coincidono più con la sua verità interiore.
Per questo, accanto alle valutazioni pratiche sul futuro, può esserle prezioso anche uno spazio di ascolto psicologico: un luogo in cui non dover giustificare le sue scelte, ma comprenderne il senso profondo e trovare un modo per viverle senza sentirsi sola.
Le esperienze che descrive non si limitano a semplici conflitti familiari: esse toccano in profondità il suo senso di identità. In questo momento lei sembra vivere una tensione continua tra la paura di deludere chi le è vicino e il desiderio di riconoscersi come soggetto con una propria storia, fatta di scelte e legami che hanno valore per lei. Questo conflitto può generare proprio quelle manifestazioni fisiche che racconta, come i dolori al petto, che spesso sono il linguaggio attraverso cui il corpo segnala un peso che non trova altre vie di espressione.
Non esiste una strada “giusta” valida per tutti, ma ciò che può aiutarla è guardare a sé non come a qualcuno che deve semplicemente scegliere tra obbedire o ribellarsi, bensì come a una persona che sta cercando di dare coerenza alla propria esperienza di vita. È un percorso delicato, che richiede di ascoltarsi e di riconoscere che la sua sofferenza non nasce dal non essere “abbastanza”, ma dal trovarsi stretta in modelli che non coincidono più con la sua verità interiore.
Per questo, accanto alle valutazioni pratiche sul futuro, può esserle prezioso anche uno spazio di ascolto psicologico: un luogo in cui non dover giustificare le sue scelte, ma comprenderne il senso profondo e trovare un modo per viverle senza sentirsi sola.
Cara paziente anonima, grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo.
Ti sei raccontata con molta chiarezza. Si sente quanto questa situazione ti pesi e quanto sia complessa, tra il desiderio di libertà e la paura di deludere la tua famiglia. Dal tuo racconto emerge il peso del controllo, le aspettative che senti addosso e, dall’altra parte, la possibilità di una relazione e di uno spazio dove ti percepisci accolta. Non sorprende che il corpo reagisca con dolore e tensione: sembra davvero tanto da sostenere tutta insieme.
Un passo alla volta, insieme.
Dr.ssa Cecilia Mancini
Ti sei raccontata con molta chiarezza. Si sente quanto questa situazione ti pesi e quanto sia complessa, tra il desiderio di libertà e la paura di deludere la tua famiglia. Dal tuo racconto emerge il peso del controllo, le aspettative che senti addosso e, dall’altra parte, la possibilità di una relazione e di uno spazio dove ti percepisci accolta. Non sorprende che il corpo reagisca con dolore e tensione: sembra davvero tanto da sostenere tutta insieme.
Un passo alla volta, insieme.
Dr.ssa Cecilia Mancini
Ciao, ti ringrazio per esserti aperta in questo luogo. è molto bello, anche se difficile, che tu segua la tua strada senza essere influenzata dalle tradizioni familiari. Siamo in un'epoca di cambiamento e dove i nostri spazi e confini vengono ridefiniti ascoltando pienamente quello che desideriamo. Questo però comporta anche responsabilità e pesi da sostenere perchè non si è sempre accolti e compresi. Non sei tua madre e quindi le decisioni prese per te saranno diverse, volendo anche dire che il rapporto con lei potrebbe cambiare in meglio avvicinandosi o in peggio con un allontanamento. Tu quanto sei disposta ad accogliere questo?
Tu sarai sempre grata loro di averti messa al mondo ed è da riconoscere e onorare ma ora è giusto seguire anche il tuo sentire.
è doloroso perchè le nostra radici sono importanti ma non ci devono legare. L'idea di costruire un tuo spazio altrove, quindi non con tuo fratello o i tuoi genitori è importante (quando eri a casa da sola è andata meglio, sei adulta quindi lo puoi fare), d'altra parte non voglio fare intendere che la cosa migliore sia abituare dal tuo compagno ma iniziare a guardare dove puoi vivere per esprimere appieno quello che vuoi.
Se hai necessità posso aiutarti nel processo di ringraziare e onorare la tua famiglia ma rispettando te stessa e quello che hai scelto per te.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Tu sarai sempre grata loro di averti messa al mondo ed è da riconoscere e onorare ma ora è giusto seguire anche il tuo sentire.
è doloroso perchè le nostra radici sono importanti ma non ci devono legare. L'idea di costruire un tuo spazio altrove, quindi non con tuo fratello o i tuoi genitori è importante (quando eri a casa da sola è andata meglio, sei adulta quindi lo puoi fare), d'altra parte non voglio fare intendere che la cosa migliore sia abituare dal tuo compagno ma iniziare a guardare dove puoi vivere per esprimere appieno quello che vuoi.
Se hai necessità posso aiutarti nel processo di ringraziare e onorare la tua famiglia ma rispettando te stessa e quello che hai scelto per te.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anc
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anc
Gentile utente, per prima cosa grazie per aver condiviso con tanta sincerità e apertura la sua esperienza così delicata e personale. Scrivere tutto questo, metterlo nero su bianco, è già un primo passo importante: significa che qualcosa dentro di lei si sta muovendo, che sta provando ad ascoltarsi e a prendersi cura di se stessa, dando voce a ciò che sente e che soprattutto desidera per la propria vita, a prescindere da quanto le venga detto da terze persone.
Dalle sue parole emerge un conflitto profondo: da un lato il bisogno legittimo di autonomia, libertà e autorealizzazione, dall'altro la paura di deludere le aspettative familiari e di rompere un equilibrio che, seppur doloroso, è stato finora parte della sua vita, anche a seguito di un enorme cambiamento quale il trasferimento. È perfettamente comprensibile che si senta divisa e stanca, e che questa tensione si stia manifestando anche fisicamente, con dolori al petto e fitte: il corpo spesso ci parla quando le nostre emozioni non trovano spazio per esprimersi.
In questo momento, sta sperimentando una grande sofferenza legata a un'identità in trasformazione; quando si cresce in un contesto molto rigido o tradizionale, scegliere se stessi può sembrare quasi un “tradimento”, ma in realtà è un atto di profondo rispetto verso la propria unicità. La invito a riconoscere il suo coraggio: non solo per essere rimasta in Italia a seguire i suoi studi, ma per aver iniziato a interrogarsi su che tipo di vita vuole costruire, su quali relazioni la fanno stare bene e su cosa significhi davvero "essere fedele a se stessi". Non esiste una strada giusta in assoluto, c'è solo la strada giusta per lei, e può costruirla un passo alla volta. A volte piccoli gesti, piccole decisioni prese ogni giorno, possono ridare la sensazione di avere il timone in mano, anche in mezzo alla tempesta. E non è necessario fare tutto subito, né da sola: il supporto del suo ragazzo e della sua famiglia può essere una risorsa preziosa, ma è importante che ogni scelta venga da un ascolto profondo di quello che lei desideri, non solo da quello che le può sembrare una via d'uscita.
Continui ad ascoltarsi: ogni emozione che proviamo è lì per dirci qualcosa, e imparare ad accoglierla senza giudizio può aiutarla a fare più chiarezza su quale direzione vuole prendere, liberamente, nella sua vita. Nessuno può scegliere al suo posto: solo lei può comprendere davvero cosa la farebbe sentire realmente in pace con se stessa.
Dalle sue parole emerge un conflitto profondo: da un lato il bisogno legittimo di autonomia, libertà e autorealizzazione, dall'altro la paura di deludere le aspettative familiari e di rompere un equilibrio che, seppur doloroso, è stato finora parte della sua vita, anche a seguito di un enorme cambiamento quale il trasferimento. È perfettamente comprensibile che si senta divisa e stanca, e che questa tensione si stia manifestando anche fisicamente, con dolori al petto e fitte: il corpo spesso ci parla quando le nostre emozioni non trovano spazio per esprimersi.
In questo momento, sta sperimentando una grande sofferenza legata a un'identità in trasformazione; quando si cresce in un contesto molto rigido o tradizionale, scegliere se stessi può sembrare quasi un “tradimento”, ma in realtà è un atto di profondo rispetto verso la propria unicità. La invito a riconoscere il suo coraggio: non solo per essere rimasta in Italia a seguire i suoi studi, ma per aver iniziato a interrogarsi su che tipo di vita vuole costruire, su quali relazioni la fanno stare bene e su cosa significhi davvero "essere fedele a se stessi". Non esiste una strada giusta in assoluto, c'è solo la strada giusta per lei, e può costruirla un passo alla volta. A volte piccoli gesti, piccole decisioni prese ogni giorno, possono ridare la sensazione di avere il timone in mano, anche in mezzo alla tempesta. E non è necessario fare tutto subito, né da sola: il supporto del suo ragazzo e della sua famiglia può essere una risorsa preziosa, ma è importante che ogni scelta venga da un ascolto profondo di quello che lei desideri, non solo da quello che le può sembrare una via d'uscita.
Continui ad ascoltarsi: ogni emozione che proviamo è lì per dirci qualcosa, e imparare ad accoglierla senza giudizio può aiutarla a fare più chiarezza su quale direzione vuole prendere, liberamente, nella sua vita. Nessuno può scegliere al suo posto: solo lei può comprendere davvero cosa la farebbe sentire realmente in pace con se stessa.
Gent.ma utente,
grazie per la condivisione della sua situazione che è, certamente, molto delicata e influenza la sua intera esperienza di vita.
Ci sono alcune cose che sfuggono al suo controllo e non possono essere cambiate: la sua famiglia di origine, la cultura e il credo religioso con cui è cresciuta, il carattere, l'opinione e le convinzioni dei suoi parenti, in particolare dei suoi genitori. Credo che parte della sua frustrazione derivi proprio da questa consapevolezza, che non può intervenire su questi aspetti a suo vantaggio.
La soluzione auspicabile è lasciar andare questa idea di controllo e accettare che le cose siano esattamente come sono per quello che riguarda la sua famiglia e le loro idee. Ben altro, invece, può decidere della sua vita! Lei è una donna adulta, cittadina di un paese che tutela la libertà di espressione, di pensiero e di culto, nel pieno diritto di scegliere con chi stare, dove stare e cosa fare, rispettando le regole civili condivise.
Il mio consiglio è di sganciarsi dal pensiero che le sue decisioni possano deludere i suoi genitori o i suoi fratelli, loro avranno comunque la loro opinione su tutto ciò che farà ora o nel futuro, ma la felicità in questione è la sua e deve proteggerla con tutti gli sforzi che ciò richiede, anche prendere decisioni che altri non capiranno. Come sta notando, combattere contro questi pensieri e questa frustrazione le sta causando malessere psicologico e anche fisico, perché la tensione che si accumula, l'ansia e lo stress modificano anche i parametri fisiologici creando un vero e proprio stato psicosomatico.
In tal senso, valuti la possibilità di un supporto psicologico per gestire al meglio questo periodo disagevole, acquisendo così strumenti e strategie per alleviare lo stress e prevenire gli effetti psicologici dell'ansia.
Prendere decisioni importanti per sé stessi ha sempre delle conseguenze sull'ambiente che ci circonda, sulle persone significative della nostra vita. Trovi la forza per mettere le sue priorità davanti a tali conseguenze e costruisca una resilienza fondamentale per gestirle, sapendo che deve poter lottare per la sua soddisfazione di vita e per raggiungere tutti i suoi sogni.
Sono a sua disposizione, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
grazie per la condivisione della sua situazione che è, certamente, molto delicata e influenza la sua intera esperienza di vita.
Ci sono alcune cose che sfuggono al suo controllo e non possono essere cambiate: la sua famiglia di origine, la cultura e il credo religioso con cui è cresciuta, il carattere, l'opinione e le convinzioni dei suoi parenti, in particolare dei suoi genitori. Credo che parte della sua frustrazione derivi proprio da questa consapevolezza, che non può intervenire su questi aspetti a suo vantaggio.
La soluzione auspicabile è lasciar andare questa idea di controllo e accettare che le cose siano esattamente come sono per quello che riguarda la sua famiglia e le loro idee. Ben altro, invece, può decidere della sua vita! Lei è una donna adulta, cittadina di un paese che tutela la libertà di espressione, di pensiero e di culto, nel pieno diritto di scegliere con chi stare, dove stare e cosa fare, rispettando le regole civili condivise.
Il mio consiglio è di sganciarsi dal pensiero che le sue decisioni possano deludere i suoi genitori o i suoi fratelli, loro avranno comunque la loro opinione su tutto ciò che farà ora o nel futuro, ma la felicità in questione è la sua e deve proteggerla con tutti gli sforzi che ciò richiede, anche prendere decisioni che altri non capiranno. Come sta notando, combattere contro questi pensieri e questa frustrazione le sta causando malessere psicologico e anche fisico, perché la tensione che si accumula, l'ansia e lo stress modificano anche i parametri fisiologici creando un vero e proprio stato psicosomatico.
In tal senso, valuti la possibilità di un supporto psicologico per gestire al meglio questo periodo disagevole, acquisendo così strumenti e strategie per alleviare lo stress e prevenire gli effetti psicologici dell'ansia.
Prendere decisioni importanti per sé stessi ha sempre delle conseguenze sull'ambiente che ci circonda, sulle persone significative della nostra vita. Trovi la forza per mettere le sue priorità davanti a tali conseguenze e costruisca una resilienza fondamentale per gestirle, sapendo che deve poter lottare per la sua soddisfazione di vita e per raggiungere tutti i suoi sogni.
Sono a sua disposizione, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Gentilissima, grazie per il suo messaggio. La situazione che descrive sembra estremamente rilevante per quanto concerne il suo futuro e la persona che lei vorrebbe diventare. In palio c'è una posta molto alta e per questo motivo le consiglierei vivamente di intraprendere un percorso psicologico con un professionista che sappia aiutarla ad esplorare ed elaborare quello che sta accadendo, permettendole anche di arrivare ad una conoscenza di sé e quindi anche ad una decisione maggiormente consapevole del suo avvenire. La sintomatologia che descrive sembra essere di carattere ansioso, alla base probabilmente c'è proprio il conflitto che descrive, da una parte scegliere di essere la persona che desidera, continuare i suoi studi e investire nella sue potenzialità dall'altra un rientro in famiglia che per come lo descrive sembra un movimento di adattamento passivo ad una realtà che oramai non le appartiene più e che, difficilmente, la renderà felice. Investire su di sé però sembra che comporti quasi inevitabilmente una rottura con la sua famiglia, incapace di comprendere quelli he sono i suoi reali bisogni. Mi chiedo se non ci siano situazioni intermedie, possibilità relazionali con i membri della sua famiglia ancora inesplorate che potrebbero permetterle di far capire loro i suoi veri bisogni. Comprendo la sua paura e la fragilità di questa situazione, non posso che augurarle il meglio. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Cara,
la situazione che descrivi è molto delicata e comprensibilmente dolorosa. Ti trovi in una fase della vita in cui il bisogno di autonomia, libertà e autenticità si scontra con aspettative familiari molto rigide e con dinamiche di controllo che ti fanno sentire soffocata.
È importante riconoscere che il tuo desiderio di costruire una vita secondo i tuoi valori e le tue scelte è legittimo e sano. Allo stesso tempo, il timore di deludere la tua famiglia e di subire pressioni o ritorsioni è comprensibile: sei cresciuta in un contesto in cui la voce dei tuoi genitori, soprattutto quella di tua madre, ha avuto molto peso sulle tue decisioni e sulla tua identità.
Quello che stai vivendo può generare forte ansia, senso di colpa, dolore emotivo e anche sintomi fisici come i dolori al petto che descrivi: il corpo spesso esprime quello che la mente fatica a contenere. Per questo è fondamentale che tu non sottovaluti questi segnali.
La scelta di andare a vivere con il tuo ragazzo potrebbe rappresentare per te un passo importante verso l’indipendenza e una vita più serena, ma è anche naturale che tu tema le conseguenze di questa decisione sul piano familiare. Ciò che conta è che tu ti conceda il diritto di scegliere per te stessa, perché la tua felicità e la tua salute vengono prima di tutto.
In situazioni complesse come la tua, il supporto di uno specialista può fare davvero la differenza: ti aiuterebbe a rafforzare la tua autostima, a gestire l’ansia e a trovare il modo più sicuro ed equilibrato per affrontare i rapporti con la tua famiglia senza rinunciare alla tua libertà.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
la situazione che descrivi è molto delicata e comprensibilmente dolorosa. Ti trovi in una fase della vita in cui il bisogno di autonomia, libertà e autenticità si scontra con aspettative familiari molto rigide e con dinamiche di controllo che ti fanno sentire soffocata.
È importante riconoscere che il tuo desiderio di costruire una vita secondo i tuoi valori e le tue scelte è legittimo e sano. Allo stesso tempo, il timore di deludere la tua famiglia e di subire pressioni o ritorsioni è comprensibile: sei cresciuta in un contesto in cui la voce dei tuoi genitori, soprattutto quella di tua madre, ha avuto molto peso sulle tue decisioni e sulla tua identità.
Quello che stai vivendo può generare forte ansia, senso di colpa, dolore emotivo e anche sintomi fisici come i dolori al petto che descrivi: il corpo spesso esprime quello che la mente fatica a contenere. Per questo è fondamentale che tu non sottovaluti questi segnali.
La scelta di andare a vivere con il tuo ragazzo potrebbe rappresentare per te un passo importante verso l’indipendenza e una vita più serena, ma è anche naturale che tu tema le conseguenze di questa decisione sul piano familiare. Ciò che conta è che tu ti conceda il diritto di scegliere per te stessa, perché la tua felicità e la tua salute vengono prima di tutto.
In situazioni complesse come la tua, il supporto di uno specialista può fare davvero la differenza: ti aiuterebbe a rafforzare la tua autostima, a gestire l’ansia e a trovare il modo più sicuro ed equilibrato per affrontare i rapporti con la tua famiglia senza rinunciare alla tua libertà.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua situazione, che emerge chiaramente come molto delicata e fonte di grande sofferenza interiore. Le difficoltà che descrive non riguardano solo un conflitto con la sua famiglia, ma toccano aspetti profondi della sua identità, dei suoi valori e del modo in cui desidera costruire il suo futuro. È comprensibile che si senta divisa, perché da un lato c’è il desiderio naturale di vivere in autonomia e secondo i propri principi, dall’altro la paura di deludere o addirittura perdere il legame con le persone che fanno parte della sua famiglia d’origine. Dal punto di vista psicologico, il contrasto che vive può essere descritto come una forma di conflitto tra il bisogno di appartenenza e il bisogno di autodeterminazione. È normale che entrambi siano importanti, ma quando diventano inconciliabili l’ansia aumenta e il corpo inizia a somatizzare, come sta accadendo a lei con i dolori al petto. Questi sintomi fisici sono un segnale che la tensione emotiva è molto elevata, non una prova di fragilità. Anzi, sono l’espressione di quanto la sua mente e il suo corpo stiano cercando di far fronte a una pressione enorme. Un aspetto che emerge è come il rapporto con sua madre e con la sua famiglia sia caratterizzato da controllo e aspettative rigide. In situazioni simili è frequente che si sviluppi un senso di colpa ogni volta che si pensa a prendere strade diverse, perché ci si sente quasi “in debito” nei confronti dei genitori. Tuttavia, crescere significa anche poter dare un nuovo significato a questo legame, distinguendo tra il rispetto per le proprie radici e il diritto di vivere una vita che corrisponda davvero a chi si è. Il fatto che lei abbia proseguito gli studi, che abbia una relazione stabile e che riesca a riconoscere ciò che desidera per il suo futuro sono segnali chiari che sta costruendo una sua identità autonoma. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sarebbe utile lavorare sul riconoscere e mettere in discussione quei pensieri automatici che la fanno sentire in colpa o “obbligata” a seguire la volontà altrui. Ogni volta che pensa di non avere scelta o che sua madre “deciderà per lei”, la sensazione di impotenza cresce. In realtà lei ha già dimostrato di avere capacità decisionali, per esempio restando in Italia a studiare nonostante le pressioni. Portare l’attenzione su ciò che ha già fatto per sé stessa può aiutarla a rafforzare la fiducia nelle sue risorse. Naturalmente, la scelta di condividere la sua vita con il suo ragazzo è un passo importante e delicato, che può rappresentare una svolta positiva se fatto con consapevolezza. L’appoggio che riceve dalla sua relazione e dalla famiglia del suo compagno è un fattore protettivo prezioso. Non significa dover recidere i rapporti con la famiglia d’origine, ma imparare a stabilire dei confini più chiari, anche se all’inizio questo potrà provocare tensioni. In questo momento il malessere che sente, con i sintomi fisici che descrive, le sta segnalando che non può continuare a portare questo peso da sola. Sarebbe importante trovare uno spazio di supporto psicologico in cui possa elaborare le sue emozioni, rafforzare la sua autonomia e sviluppare strumenti pratici per gestire i momenti di ansia e le difficoltà di comunicazione con i suoi familiari. Questo non per allontanarla dalla sua famiglia, ma per permetterle di affrontare il rapporto con più lucidità e senza perdere di vista i suoi bisogni autentici. Lei non è sola in questa situazione e il fatto stesso di chiedere aiuto e di raccontarsi rappresenta già un primo passo concreto verso un cambiamento. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, lei sta vivendo un conflitto profondo tra l’amore e il senso di dovere verso la tua famiglia e il bisogno di libertà, autonomia e autenticità personale. È una dinamica molto comune in chi cresce in contesti familiari fortemente tradizionalisti, dove le aspettative dei genitori possono diventare vincoli pesanti da sostenere.
È importante che lei riconosca un punto fondamentale: a 26 anni hai tutto il diritto di fare scelte che appartengono a te. Il fatto che lei senta sollievo e respiro stando lontana da un controllo eccessivo indica chiaramente quanto il bisogno di indipendenza sia forte e sano. Non significa “tradire” la tua famiglia, ma semplicemente vivere la tua vita con dignità e coerenza ai tuoi valori.
Vivere per compiacere la sua famiglia di origine annullando se stessa significa rinunciare alla tua felicità. La vera sfida, e anche il passo più maturo, è accettare che loro possano non condividere le sue scelte, ma che lei hai comunque il diritto di farle.
Il fatto che lei abbia un ragazzo e una famiglia che l'accoglie è una grande risorsa. Può essere l’occasione per iniziare a vivere un presente in cui si senta sostenuta e rispettata, senza sentirsi più “sotto processo” ogni volta.
Un percorso psicologico potrebbe esserle d'aiuto, dandole gli strumenti per gestire l’ansia e imparare a definire i tuoi confini senza sentirti in colpa.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
È importante che lei riconosca un punto fondamentale: a 26 anni hai tutto il diritto di fare scelte che appartengono a te. Il fatto che lei senta sollievo e respiro stando lontana da un controllo eccessivo indica chiaramente quanto il bisogno di indipendenza sia forte e sano. Non significa “tradire” la tua famiglia, ma semplicemente vivere la tua vita con dignità e coerenza ai tuoi valori.
Vivere per compiacere la sua famiglia di origine annullando se stessa significa rinunciare alla tua felicità. La vera sfida, e anche il passo più maturo, è accettare che loro possano non condividere le sue scelte, ma che lei hai comunque il diritto di farle.
Il fatto che lei abbia un ragazzo e una famiglia che l'accoglie è una grande risorsa. Può essere l’occasione per iniziare a vivere un presente in cui si senta sostenuta e rispettata, senza sentirsi più “sotto processo” ogni volta.
Un percorso psicologico potrebbe esserle d'aiuto, dandole gli strumenti per gestire l’ansia e imparare a definire i tuoi confini senza sentirti in colpa.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Capisco quanto sia difficile la situazione che sta vivendo: da un lato il desiderio di autonomia e di costruirsi una vita libera, dall’altro il timore di deludere la sua famiglia e subire pressioni molto forti. È comprensibile che queste tensioni abbiano anche un impatto sul suo corpo, come i dolori al petto che descrive.
Le suggerirei innanzitutto di rivolgersi al medico per escludere cause fisiche dei sintomi. Parallelamente, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a chiarire i suoi bisogni, rafforzare la fiducia in sé e trovare strategie per affrontare i conflitti familiari senza sentirsi sopraffatta.
Se lo desidera, possiamo fissare un colloquio: sarebbe uno spazio protetto in cui parlare liberamente di ciò che prova e iniziare a costruire insieme delle possibili strade per il suo futuro.
Sono a disposizione se ha bisogno
Le suggerirei innanzitutto di rivolgersi al medico per escludere cause fisiche dei sintomi. Parallelamente, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a chiarire i suoi bisogni, rafforzare la fiducia in sé e trovare strategie per affrontare i conflitti familiari senza sentirsi sopraffatta.
Se lo desidera, possiamo fissare un colloquio: sarebbe uno spazio protetto in cui parlare liberamente di ciò che prova e iniziare a costruire insieme delle possibili strade per il suo futuro.
Sono a disposizione se ha bisogno
Salve, la situazione che descrive è molto complessa e carica di tensioni emotive, dovute a conflitti profondi tra il desiderio di autonomia e le aspettative familiari rigide. Il dolore al petto che sente può essere legato anche a un forte stato d’ansia che nasce da questo senso di oppressione e conflitto interiore.cIn psicoterapia umanistica si può lavorare proprio su questi sentimenti di conflitto, riconoscendo il valore del suo bisogno di libertà e al contempo la difficoltà a rompere legami profondi con la famiglia. Un percorso con uno psicologo psicoterapeuta può aiutarla a trovare strategie per affermarsi senza sentirsi colpevole, e a gestire l’ansia fisica e psicologica che vive.
Il supporto del suo ragazzo e della sua famiglia adottiva è una risorsa importante, e può accompagnarla in un percorso di maggiore serenità e autonomia. Se i dolori al petto persistono, però, la invito a consultare anche un medico per escludere cause fisiche. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Il supporto del suo ragazzo e della sua famiglia adottiva è una risorsa importante, e può accompagnarla in un percorso di maggiore serenità e autonomia. Se i dolori al petto persistono, però, la invito a consultare anche un medico per escludere cause fisiche. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buongiorno gentile utente. Ringrazio di aver condiviso la tua storia in questo spazio. Mi dispiace molto per quanto stai passando. Della religione musulmana non conosco nulla e non so esattamente se ti è permessa la stessa libertà della religione cristiana. Ciò che posso offrirti è un sostegno psicologico. Potremmo parlare faccia a faccia per capire meglio come potrei esserti di aiuto perché non mi sento di scrivere qui delle cose che magari non portano da nessuna parte. Preferisco parlare a quattr'occhi. Resto qui a tua disposizione, puoi scrivermi quando vuoi così potremmo fissare un appuntamento conoscitivo se ti va. Nel frattempo ti saluto augurandoti di passare una buona e serena domenica.
Dottoressa Angela Atlante
Dottoressa Angela Atlante
Ciao, grazie per aver condiviso la tua storia così apertamente. Capisco quanto sia difficile sentirsi divisa tra le aspettative della famiglia e il desiderio di vivere la tua vita come vuoi tu. È importante che tu sappia che meritare di essere felice e di costruire la tua strada, nel rispetto di te stessa.
Il supporto che hai dal tuo ragazzo e dalla sua famiglia è un aiuto prezioso, e prendersi cura di te in questo momento è fondamentale, anche con l’aiuto di un medico per i dolori al petto. Se ti va, un percorso con uno psicoterapeuta potrebbe darti strumenti per affrontare meglio queste paure e trovare più chiarezza.
Non sei sola in questo, e va bene chiedere aiuto. Se sei interessata puoi consultare il mio profilo su Mio Dottore Un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Il supporto che hai dal tuo ragazzo e dalla sua famiglia è un aiuto prezioso, e prendersi cura di te in questo momento è fondamentale, anche con l’aiuto di un medico per i dolori al petto. Se ti va, un percorso con uno psicoterapeuta potrebbe darti strumenti per affrontare meglio queste paure e trovare più chiarezza.
Non sei sola in questo, e va bene chiedere aiuto. Se sei interessata puoi consultare il mio profilo su Mio Dottore Un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Gentile,
le sue parole esprimono con chiarezza una sofferenza autentica, legata al bisogno di affermare la sua identità in un contesto familiare che tende a non riconoscerla. I sintomi che descrive, compresi i dolori fisici, sono segnali comprensibili di una tensione interiore che chiede ascolto.
Ogni persona ha diritto a sviluppare la propria individualità in modo libero e genuino, che nasce dal poter compiere scelte, esplorare la propria strada e sentirsi riconosciuta nei propri successi e desideri. Quando questi bisogni fondamentali non vengono accolti, è naturale rivolgersi a contesti e relazioni più capaci di nutrire e sostenere la propria crescita personale.
Il fatto che lei sia riuscita a studiare, a costruire una relazione significativa e a mantenere fede ai suoi valori indica una forza interiore importante, che merita di essere riconosciuta.
Con rispetto per la sua testimonianza.
le sue parole esprimono con chiarezza una sofferenza autentica, legata al bisogno di affermare la sua identità in un contesto familiare che tende a non riconoscerla. I sintomi che descrive, compresi i dolori fisici, sono segnali comprensibili di una tensione interiore che chiede ascolto.
Ogni persona ha diritto a sviluppare la propria individualità in modo libero e genuino, che nasce dal poter compiere scelte, esplorare la propria strada e sentirsi riconosciuta nei propri successi e desideri. Quando questi bisogni fondamentali non vengono accolti, è naturale rivolgersi a contesti e relazioni più capaci di nutrire e sostenere la propria crescita personale.
Il fatto che lei sia riuscita a studiare, a costruire una relazione significativa e a mantenere fede ai suoi valori indica una forza interiore importante, che merita di essere riconosciuta.
Con rispetto per la sua testimonianza.
Da quanto descrive, sembra trovarsi in un momento di profonda tensione interiore, tra il desiderio di autodeterminarsi e il timore di perdere il legame e l’approvazione della propria famiglia. È una condizione complessa, in cui valori, affetti e identità personale si intrecciano, generando un forte conflitto emotivo e fisico, come i dolori al petto che riferisce.
La difficoltà che sperimenta non è segno di debolezza, ma il riflesso di un processo di differenziazione che ogni individuo attraversa quando cerca di definire sé stesso al di là delle aspettative familiari e culturali. È importante che in questo percorso non resti sola: un supporto psicologico, anche attraverso centri pubblici, consultori o associazioni che lavorano sul tema dell’identità e dell’autonomia, potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui dare voce a ciò che sente e costruire strategie per gestire la pressione familiare.
Nel frattempo, può essere utile ascoltare i segnali del proprio corpo e prendersi cura di sé, cercando, se i dolori persistono, anche un confronto con il medico per escludere cause fisiche e trovare sollievo.
Dott.ssa Roberta Aceto
La difficoltà che sperimenta non è segno di debolezza, ma il riflesso di un processo di differenziazione che ogni individuo attraversa quando cerca di definire sé stesso al di là delle aspettative familiari e culturali. È importante che in questo percorso non resti sola: un supporto psicologico, anche attraverso centri pubblici, consultori o associazioni che lavorano sul tema dell’identità e dell’autonomia, potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui dare voce a ciò che sente e costruire strategie per gestire la pressione familiare.
Nel frattempo, può essere utile ascoltare i segnali del proprio corpo e prendersi cura di sé, cercando, se i dolori persistono, anche un confronto con il medico per escludere cause fisiche e trovare sollievo.
Dott.ssa Roberta Aceto
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