qualche mese fa avevo scritto un post su dei pensieri estremi che stavo avendo. adesso sono passati

24 risposte
qualche mese fa avevo scritto un post su dei pensieri estremi che stavo avendo. adesso sono passati dei mesi, mi stanno pure seguendo in teoria ma non so quanto la situazione si sia stablizzata. è normale avere ancora pensieri antinconservativi? non capisco. a volte penso sia colpa mia se li ho perché magari lo costruisco attivamente ed evito di fare progressi. da un lato penso non abbia senso ed è totalmente irrazionale. dall'altro credo che magari compiendo qualche gesto anticonservativo potrei arrivare a capire se ciò è effettivamente quello che voglio o comunque sbloccare una parte di me che capirebbe qualcosa in più e valorizzerebbe più la vita, magari in questo modo questi pensieri mi passerebbero pure... oppure se dall'altra parte vorrei arrivare fino un fondo non trovando il senso di continuare...
Buongiorno,
i pensieri che descrive, anche e soprattutto quelli anticonservativi o di morte, non significano necessariamente che lei voglia farla finita. Spesso sono espressione di un dolore molto intenso, di una stanchezza, o del tentativo di dare senso a qualcosa che dentro di lei sembra spezzato.
È importante che lei non resti solo con questi pensieri, che non li reprima, ma che li condivida.
Il mio consiglio è di parlarne apertamente con chi la sta seguendo, ricordando che i professionisti sono lì proprio per ascoltarla, senza giudizio, e aiutarla a sentirsi al sicuro.
Infine, comprendo la parte di lei sta cercando di capire “se questi pensieri hanno senso”, ma le assicuro che non serve metterli alla prova con gesti estremi. Quello che sta cercando non è la morte, ma un modo per smettere di soffrire così tanto.
E questo è possibile, anche se adesso potrebbe non sembrarle così.

Cordialmente,
Chiara De Luca

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Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile utente,
comprendo quanto sia difficile trovarsi in una condizione in cui i pensieri anticonservativi continuano a presentarsi, anche dopo mesi di cura. Desidero prima di tutto dirle che non è colpa sua. Questi pensieri non sono qualcosa che “si costruisce attivamente”, ma piuttosto un segnale del profondo disagio che sta ancora attraversando. Non vanno interpretati come una mancanza di impegno nel percorso terapeutico, bensì come un sintomo che merita attenzione e supporto mirato.
È importante che non affronti questa situazione da sola. Se sta già ricevendo un trattamento, la invito a comunicare subito alla sua terapeuta o al medico psichiatra che i pensieri sono ancora presenti. Farlo non significa fallire nel percorso, ma consentire a chi la segue di modulare al meglio l’aiuto necessario e proteggerla in questa fase delicata.
Le chiedo di non restare da sola con l’idea di “capire” o “mettere alla prova” questi pensieri attraverso un gesto anticonservativo: non è una strada che porta chiarezza, ma rischia di metterla seriamente in pericolo. Il desiderio di capire e di “sbloccarsi” è legittimo, ma per farlo occorre farlo insieme a qualcuno che possa accompagnarla in sicurezza, in uno spazio di cura protetto.
Le raccomando, se in questo momento sente di essere sopraffatta o teme di poter agire su questi pensieri, di contattare immediatamente un servizio di emergenza.
Non deve affrontare questo momento da sola né cercare da sé la risposta a un dolore così intenso. Ha già fatto un passo importante scrivendo e chiedendo aiuto: continui a farlo, oggi, parlando apertamente con chi può garantirle sostegno e presenza concreta.

Cordialmente,
Dottoressa Gloria Giacomin
Dott. Simone Carpignano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta sincerità qualcosa di così delicato.
Capita che pensieri di questo tipo persistano anche quando si è già in un percorso di cura. Ciò non significa necessariamente che tu “stia sbagliando” o che non stia facendo progressi. Spesso questi pensieri esprimono un disagio profondo che ha bisogno di essere ascoltato e compreso, non giudicato.

Ti invito però a parlarne apertamente con la persona che ti sta seguendo, anche dei momenti in cui senti il rischio di compiere gesti anticonservativi. È importante non restare da solo con queste sensazioni: condividere ciò che provi può essere un passo fondamentale per comprendere meglio cosa ti sta accadendo e per ricevere l’aiuto adeguato.

Se in qualsiasi momento senti che il rischio può diventare concreto, ti raccomando di contattare subito un pronto soccorso o il numero 112.

Prendersi cura di sé, anche chiedendo aiuto, è sempre il primo passo verso la vita.
Dott.ssa Chiara Avelli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. Da ciò che scrive, sembra che stia attraversando un periodo complesso, in cui si sente confuso riguardo ai suoi pensieri e al senso che attribuisce alla vita. Lei chiede se sia “normale” avere ancora pensieri anticonservativi, ma cosa intende per “normale”? Intende dire che, pur seguendo già un percorso di cura o assumendo una terapia farmacologica, questi pensieri non se ne vanno? Capire questo aiuterebbe a comprendere meglio la situazione e a consigliarla in modo più mirato. La cosa certa è che non deve darsi la colpa di questi pensieri. Colpevolizzarsi non aiuta e, anzi, rischia di peggiorare il suo malessere. Nessuno costruisce attivamente pensieri di questo tipo o decide di evitare i propri progressi. È più probabile che qualcosa, dentro o intorno a lei, ostacoli questi progressi. Provi a chiedersi cosa potrebbe aver rallentato o bloccato il suo percorso di miglioramento.
Non pensi che ciò che prova o che le passa per la mente “non abbia senso”: ogni pensiero o emozione ha sempre una radice, anche quando non ne siamo consapevoli. È possibile che questi pensieri nascano da bisogni, paure o esperienze di cui magari non ha piena coscienza. Riflettere su eventuali eventi o cambiamenti che possano averli innescati può essere un passo importante. Lei scrive che forse, compiendo un gesto anticonservativo, potrebbe capire meglio se vuole davvero vivere o sbloccare una parte di sé. Ma davvero crede che questo sia l’unico modo per comprendere il suo valore o ritrovare un senso? Non pensa che possano esserci altri percorsi, meno dolorosi e più costruttivi, per arrivare a quella stessa consapevolezza? Esistono tanti modi per “capire di più” di sé stessi senza farsi del male: parlarne in terapia, condividere le proprie emozioni, o cercare nuove esperienze di vita che possano restituirle un senso di significato. C’è poi un passaggio importante nelle sue parole: da una parte dice che questi pensieri sono irrazionali, dall’altra afferma che forse non trova più il senso di continuare. Quale delle due sente più vera dentro di sé? E, se davvero sente di non trovare più un senso, si è chiesto perché? Cosa manca oggi nella sua vita che le fa percepire così tanto vuoto o mancanza di scopo? Parlare di questi pensieri con il suo terapeuta è molto importante. Non resti solo con queste idee, perché nonostante la sofferenza che portano, possono diventare anche il punto di partenza per comprendere più a fondo se stesso e la sua storia. Dott.ssa Chiara Avelli
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio di rivolgersi allo specialista che la sta seguendo e che quindi la conosce. Cordiali saluti.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, le parole che ha scritto trasmettono con molta chiarezza la fatica che sta attraversando, e il modo lucido con cui prova a comprendere ciò che le accade merita rispetto. Il fatto che stia cercando di dare un senso ai pensieri che la tormentano, e che si stia già facendo seguire, è un passo molto importante, anche se può sembrare che non stia portando ancora i risultati sperati. Spesso il percorso di cura, soprattutto quando riguarda pensieri intensi e dolorosi come quelli che descrive, richiede tempo e continuità: non si tratta di spegnere un interruttore, ma di lavorare gradualmente su come si guarda a sé stessi, alla vita e al dolore. I pensieri anticonservativi, anche se spaventano, non significano necessariamente che lei voglia davvero farsi del male. A volte la mente li genera come un modo, per quanto confuso e angosciante, di comunicare un disagio che non riesce più a essere contenuto. È come se dentro di sé ci fosse una parte che chiede sollievo, e che non sa come farlo se non attraverso immagini o idee estreme. Non deve sentirsi in colpa per questo. Non è una questione di volontà o di “colpa personale”: i pensieri non sono sempre sotto il nostro controllo, e spesso sono proprio l’espressione di quanto si è sofferto o si stia soffrendo. Capita anche che si cerchi di “capire” quei pensieri, di metterli alla prova, come se, attraverso un gesto concreto, si potesse trovare finalmente chiarezza o liberazione. Ma in realtà, quel tipo di azione non porta comprensione, bensì rischia di allontanarla ancora di più da ciò di cui ha davvero bisogno: un aiuto stabile, una relazione di cura, uno spazio in cui poter costruire un senso diverso per ciò che sta vivendo. È importante che continui a parlarne con chi la sta seguendo, anche di questi dubbi e di queste tentazioni. Non tenga per sé la paura o la confusione, perché il valore della terapia non sta solo nel “sentirsi meglio”, ma anche nel poter condividere, senza giudizio, ciò che si teme di più. Si conceda il diritto di non avere tutte le risposte adesso. A volte, quando si è immersi in pensieri così intensi, l’unico passo possibile è attraversare un giorno alla volta, trovando piccoli punti di contatto con ciò che le fa bene, anche se sembrano insignificanti. Il senso della vita non si rivela tutto insieme, ma si costruisce lentamente, e proprio nei momenti di maggiore smarrimento possono nascere le basi di una consapevolezza più profonda e autentica. Le consiglio, se dovesse sentirsi sopraffatta o percepisse di poter mettere in atto gesti rischiosi, di contattare immediatamente la persona che la segue, un familiare di fiducia, o di rivolgersi al numero di emergenza 112 o ai servizi di ascolto come Telefono Amico. Parlare subito con qualcuno può essere un passo prezioso per proteggersi. Sta già dimostrando molta forza nel chiedere aiuto e nel non arrendersi al silenzio. Continui così, un passo alla volta, ricordando che ogni volta che sceglie di parlarne, sta scegliendo la vita, anche se ora non le sembra ancora chiaro il perché. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Ciao,
ti ringrazio davvero per aver condiviso tutto questo — è importante e coraggioso poter mettere in parole ciò che stai vivendo. Questi pensieri non significano necessariamente che tu voglia davvero farti del male, ma che dentro di te c’è una parte che sta cercando di capire, di trovare un senso o forse solo un po’ di tregua dal dolore.

Non è colpa tua se questi pensieri tornano: spesso non si “decidono”, ma emergono nei momenti in cui qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato con più attenzione. In Gestalt diremmo che c’è un bisogno non ancora completato, un contatto interrotto che chiede spazio e comprensione.

Credo che parlarne apertamente, anche nel percorso che stai già facendo, possa essere un passo prezioso. Non per “eliminare” questi pensieri, ma per capire insieme cosa cercano di dirti e come puoi prenderti cura di quella parte di te che oggi si sente confusa o stanca.
Un caro saluto,
Veronica De Iuliis
Dott.ssa Camilla Tommasini
Psicologo, Psicologo clinico
Siena
Gentilissim*,
i pensieri intrusivi possono essere comuni per la loro capacità di arrivare involontariamente e inconsciamente. Il punto è comprendere quando arrivano e il loro contenuto oltre alla loro funzione. Nel caso di contenuto anticonservativo è molto importante confrontarsi con uno specialista psicologo psicoterapeuta che possa aiutarla a comprendere come mai arrivi questo contenuto, che effetto e funzione ha, quando si presenta e che reazioni provoca? In questo modo si possono contestualizzare e affrontare riuscendo poi a placare la loro intensità e/o frequenza. Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Dott.ssa Alessia Fois
Psicologo, Psicologo clinico
Sant'Antioco
Gentilissimo/ Gentilissima
rivolgersi ad un professionista se ci si trova in un momento di malessere e disagio è molto importante e Lei lo ha fatto. E' necessario chiaramente compiere delle valutazioni del percorso che ha intrapreso e la persona più indicata per farlo è sicuramente lo psicologo e/o psicoterapeuta e/o psichiatra che ha scelto e al quale lei ha affidato il suo caso. Parlarne apertamente per valutare ulteriori interventi qualora fosse necessario è indispensabile. Ricordi anche che nel territorio sono dislocati i vari centri di salute mentale che garantiscono anche gli interventi di urgenza legati alle consulenze psicologiche.
Dr. Andrea Caso
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Piano di Sorrento
La mente umana cerca di gestire le difficoltà emotive in qualsiasi modo. I suoi pensieri vanno in una direzione perché forse prendersela con lei è il modo in cui ha imparato a gestire le sue conflittualità emotive. L attenzione non va data a questo susseguirsi di ragionamenti ormai automatici ma sulla conflittualità emotiva che inconsciamente l angoscia. Ha bisogno di qualcuno che l aiuti in questo, contatti uno specialista.
Dott.ssa Michela Testa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cardito
Gentile paziente, se viene già seguito da un collega, credo sia importante riporre fiducia nel percorso che ha intrapreso e discutere dei suoi dubbi con il/la suo/a psicoterapeuta. Solo in questo modo può dare significato a tutte le sue preoccupazioni e dubbi
Mi dispiace molto per la fatica che stai attraversando.
Dalle tue parole si percepisce una grande lucidità, ma anche un dolore che sembra cercare un modo per essere capito, più che eliminato. Quando si vivono pensieri così estremi, non si tratta quasi mai di un reale desiderio di “non esserci”, ma del bisogno di smettere di sentire una sofferenza che pare insostenibile.
A volte la mente prova a dare senso a tutto questo costruendo ipotesi, tentativi di spiegazione, come quello che descrivi — l’idea di “capire fino in fondo” o di “sbloccarsi” attraverso un gesto estremo. Ma dietro questi pensieri non c’è logica, c’è solo una parte di te che chiede ascolto, che desidera tregua, che vorrebbe poter posare il peso.
È importante che tu non resti solo con questi pensieri. Parlare con qualcuno — un familiare, un amico, un professionista, o chiunque possa offrirti una presenza reale e sicura — può dare sollievo immediato e farti sentire che non devi contenere tutto da solo. A volte basta anche solo lasciare che le parole escano, per iniziare a respirare di nuovo.
Il fatto che tu stia scrivendo, che tu voglia capire, è già un segno di vita, di desiderio, di resistenza. Ti invito a dare spazio a quella parte di te che ancora cerca, che ancora domanda. È da lì che può cominciare qualcosa di nuovo.
Con profonda vicinanza,
Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, mi dispiace molto per questi pensieri anticonservativi che sta vivendo. Sicuramente il percorso è più lungo perché radicati e pochi mesi non bastano. Anche un lieve miglioramento è indice di un buon percorso che sta affrontando e anche se i dubbi sono tanti la prego di non mollare e continuare a fidarsi. La sua terapeuta è qui per lei e saprà come accoglierla parlandole anche di questa situazione.
Buon percorso,
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
A volte accade che, anche dopo un periodo di apparente miglioramento, certi pensieri tornino a farsi sentire con forza inattesa. Non significa necessariamente che tutto il percorso fatto sia stato inutile: spesso ciò che si muove dentro di noi richiede tempo per trovare una forma, un senso, una parola che possa contenerlo. Quei pensieri che Lei definisce “anticonservativi” possono essere il segnale di un conflitto più profondo, di una parte che cerca di farsi riconoscere e che non ha ancora trovato modo di esprimersi pienamente. Non è mai colpa Sua se emergono: ciò che conta è riuscire a dar loro un posto, uno spazio dove possano essere ascoltati senza che diventino azione. A volte il desiderio di “andare fino in fondo” nasce proprio da un punto in cui la vita si percepisce sospesa, e l’idea di un gesto estremo sembra promettere una chiarezza che, in realtà, può arrivare solo dal poter mettere in parola ciò che confonde. Il lavoro che svolgo mira proprio a offrire un luogo in cui questi pensieri possano trovare voce, senza giudizio, senza fretta, con l’attenzione a ciò che di unico appartiene alla Sua esperienza.
Se desidera, può contattarmi: insieme potremo dare forma e ascolto a ciò che oggi sembra solo buio, ma che può diventare un punto di partenza per ritrovare il senso.
dottoressa Laura Lanocita
Dott.ssa Elena Sonsino
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Caro utente, mi staccherei da una dimensione di "colpa"; non c'è mai colpa per qualcosa che ci succede e su cui non abbiamo il controllo (ad esempio i pensieri). Se questi pensieri arrivano c'è sicuramente un motivo. Provi a esplorarlo, non giudicando né sé né i pensieri stessi. Se avesse bisogno io sono a disposizione per aiutarla in questa esplorazione. Un caro saluto
Buongiorno,
Il passaggio all'atto non sarebbe di aiuto, sarebbe anzi controproducente.
Avendo un professionista che la segue le consiglio di condividere queste sue riflessioni in seduta, in modo da poterci lavorare insieme.
Consideri che può essere necessario un periodo anche piuttosto lungo prima di giungere a una stabilizzazione, e che il percorso non è necessariamente lineare, possono esserci fasi di remissione e fasi in cui i pensieri si ripresentano, quindi si dia tempo e comunichi al suo terapeuta i suoi dubbi e i suoi timori.
Le auguro il meglio.
Dott. Alessandro Rigutti
Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gentile utente, da quanto è seguito? Sta, inoltre, affrontando un percorso di psicoterapia? Immagino che dentro possa provare vissuti molto difficili da sopportare, sensazioni di vuoto che fanno sentire persi e completamente disorientati, ma certi aspetti hanno bisogno di cura e pazienza per essere portati in superficie. Un pezzo fondamentale, se non il più importante, lo ha già fatto chiedendo aiuto, ma il percorso continua, e per quanto capisca che sia frustrante non vedere subito dei risultati, è anche immaginabile che possano esserci degli alti e dei bassi. Per quanto possa non essere sempre semplice, la esorto a parlarne con chi la sta seguendo, a riportare anche la rabbia e la frustrazione (se le sente) che immagino possa provare, ogni tanto, nel vedere che la situazione non si è ancora del tutto stabilizzata. Ci tengo anche ad aggiungere che lei non ha colpe in questo, se certi pensieri ci sono è perché, evidentemente, c'è qualcosa sotto che può far molto male e che spinge per essere verbalizzata, ascoltata, accolta. Sento che lei sia sul percorso giusto, continui a farsi aiutare che è la cosa più importante: sentirsi sostenuti, ascoltati, accolti e compresi può cambiarci la vita. Un caro saluto
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao, capisco quanto possa essere confuso e doloroso convivere con pensieri di questo tipo. È importante non affrontarli da solo: anche se stai già ricevendo un supporto, può essere utile parlarne apertamente con il tuo terapeuta o valutare un approfondimento con un altro specialista, per comprendere meglio cosa sta mantenendo questi pensieri e come gestirli in modo sicuro.

Non è raro che pensieri anticonservativi persistano anche durante un percorso di cura, ma è fondamentale non restare da soli e non agire su questi impulsi. Ti incoraggio a cercare un confronto immediato con il tuo terapeuta o, se senti di poter essere in pericolo, a contattare subito un pronto soccorso o il numero di emergenza 112.

Con il giusto aiuto, è possibile ritrovare equilibrio e comprensione di ciò che stai vivendo.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Ciao,

Ciò che racconti merita attenzione: è importante dare spazio e voce ad alcuni aspetti del tuo passato.
Non ti preoccupare, non si tratta di un caso limite, ma è importante affrontarlo e discuterne insieme a un esperto.

Sono a disposizione,
Un caro saluto

Dott.ssa Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in studio a Palermo/Mondello
Dott. Leonardo Iacovone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, sarebbe innanzitutto necessario capire cosa intende lei per pensieri anticonservativi e estremi, e con quale frequenza questi si presentano. Ciò che posso dirle in linea generale, sulla base di quanto scritto da lei, è che è normale a volte avere dei pensieri "scomodi" che possono suscitare in noi sensazioni molto sgradevoli, per quanto si stia seguendo un percorso di terapia o meno. L'importante è imparare a tollerarli e accettare che ogni tanto questi possano emergere e sparire con la velocità con la quale sono comparsi, senza preoccuparsi che essi necessariamente si traducano in azioni concrete. Le consiglio a proposito un libro che affronta la natura dei pensieri, e che secondo me può offrirle spunti molto interessanti: Il cervello bloccato (Schwartz). Ovviamente, la lettura del testo non va assolutamente a sostituire un lavoro di psicoterapia da intraprendere con un esperto.
Dr. Massimo Montanaro
Psicologo clinico, Psicologo
Crema
Carissimo, mi dispiace per la sua sofferenza, mi permetto di dire che è sempre meglio non dare seguito concreto a pensieri di questo tipo ma piuttosto cercare di comprendere il significato e il dolore che li producono. Se non è già in cura le suggerisco di avviare il prima possibile una psicoterapia e lavorare su questi pensieri, disinnescarli proprio mettendoli a nudo, dando un nome a queste fatiche. Resto a sua disposizione per qualsiasi cosa, anche da remoto, qualora lei lo desiderasse. Cordiali saluti. Dottor Massimo Montanaro
Dr. Marco Locatelli
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buon giorno, immagino che questi pensieri possano essere confusi e dolorosi e che sia difficile orientarsi tra parti di lei che sentono cose molto diverse. È importante che ne parli apertamente con il professionista che la sta seguendo in questo momento laddove non rilevasse dal suo punto di vista un’efficacia nel percorso che state facendo.
L’invito che le posso fare è di ascoltare le diverse “voci” interne che generano i diversi pensieri: quella che si sente senza senso, quella che cerca di capire, quella che vuole vivere, senza lasciarne nessuna sola o dominante. Il lavoro ora può essere quello di creare uno spazio di mediazione tra di loro, con l’aiuto di chi la sta accompagnando, così che nessuna prenda il sopravvento in modo distruttivo ma possano essere comprese e integrate.
Se però sente che il rischio di farsi del male aumenta, è fondamentale che contatti subito il professionista che la segue, o il 118, o che si rechi al pronto soccorso.

Resto a disposizione e le auguro una buona giornata
Dott. GILBERTO FULVI
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Car@ paziente con pensieri anticonservativi,
dal termine che usi direi che hai già approfondito in autonomia o con un professionista la presenza di momenti di autolesionismo o di pensieri di suicidio. Nel mio modesto parere di psicologo non psicoterapeuta, ti invito a contattare qualche collega psicoterapeuta per approfondire la complessità della tua richiesta di aiuto. In quello che scrivi ci sono tante ipotesi difficili da valutare, in maniera razionale e riflessiva, e abbastanza rischiose da verificare per via empirica. Ti invito a esaminare questi pensieri o gesti in collaborazione con un professionista, per aiutarti ad accogliere e cogliere la profonda e meravigliosa complessità della tua esistenza, che in questo momento ti è poco chiara.
Quello che provi non è una colpa, è solo quello che c'è. Siamo tutti esseri razionali e irrazionali, il problema non è lì, è nella radice della sofferenza che provi, in quel o in quei bisogni insoddisfatti che non riesci ad individuare perché probabilmente coperti da dinamiche di rimozione inconsapevole. Per questo ti invito a rivolgerti a un professionista, trasformando il senso di colpa in senso di responsabilità, rispetto al tuo benessere. Ognuno di noi ha i suoi punti ciechi e da soli arriviamo fino ad un certo punto. Per questo anche gli psicoterapeuti hanno il loro psicoterapeuta.
I pensieri ricorrenti, servono per stare tranquilli. Purtroppo l'Io anche quando sta cambiando per sicurezza tenta di ritornare sugli stessi comportamenti o pensieri per paura proprio del cambiamento. Ci vorrà del tempo ma spariranno se aiutati ovvio in un percorso. Per qualsiasi dubbio rimango a disposizione. Dott.ssa Gabriella Cascinelli

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