Gentili dottori, da molti anni soffro di una forte ansia che mi prende a periodi perchè certi period

24 risposte
Gentili dottori, da molti anni soffro di una forte ansia che mi prende a periodi perchè certi periodi sto bene come se non ho nulla che sto curando con daparxo.
Da poco più di 2 mesi ho una sorte di confusione come se tutto quello che faccio ecc sembra di farlo dietro una bolla come se tutto quello che guardo e faccio non sono più lucido come prima di 2 mesi fa, altre volte mi era successo che mi sentivo così ma massimo mi durava 1 mese invece già questa volta mi sta durando molto, quindi tutti pensieri ossessivi e l'ansia sono più forti e sento quel costante senso di lontananza dalla realtà che ho capito chiamarsi derealizzazione e che caratterizza le mie giornate con alti e bassi da quando mi è iniziata l'ossessione per la schizofrenia e le psicosi. in più quando ero piccolo mi succedeva una cosa strana che mi vergogno anche dirlo anche se adesso non mi succede più, mi venivano inpulsi di rubare le cose, tipo a mio cugino avevo rubato la play, a mio padrino il computer, ma ripeto quando ero piccolo fino a l'eta di 17 anni adesso ho 33 anni, in più questo però anche adesso ho l'impulso di fare acquisti tipo volevo iphone e melo sono comprato, volevo lo apple watch e melo sono comprato, volevo la play 5 e mela sono comprata e così via... tutto questo può essere collegato alla psicosi o schizofrenia? in più come ultima cosa certe volte ho pensieri di fare del male a chi ho vicino oppure fare dei gesti tipo se non tocco quella cosa per un determinato numero di volte mi succede qualcosa a me oppure hai miei...
Secondo voi soffro di un disturbo di derealizzazione o dissociativo?
Dovrò convivere per sempre con queste sensazioni?
Non riesco a concentrarmi, a studiare, mi sembra quasi di essere ripiombato nel circolo dei pensieri ossessivi e della ricerca online compulsiva.
Vedrò la mia psichiatra a gennaio e la psicologa fra qualche giorno, ma come farò ad affrontare questo periodo festivo?
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con così tanto coraggio e onestà il suo vissuto. Leggendo le sue parole emerge chiaramente quanto stia vivendo un momento di grande sofferenza, segnato da confusione, pensieri intrusivi, sensazioni di irrealtà e un forte senso di preoccupazione rispetto alla propria salute mentale. Comprendo bene quanto tutto questo possa far sentire disorientati e soli, soprattutto in un periodo dell’anno come quello delle festività, in cui le pressioni esterne e le aspettative di “normalità” possono acuire il disagio interiore.

Le sensazioni che descrive (la percezione di vivere “dietro una bolla”, il sentirsi lontano dalla realtà, il timore della schizofrenia o della psicosi) sono purtroppo molto comuni nei disturbi d’ansia ad alta intensità, in particolare nel disturbo ossessivo-compulsivo e nei disturbi dissociativi. La derealizzazione e la depersonalizzazione sono spesso reazioni della mente a un eccesso di stress emotivo e ansia, una sorta di “disconnessione” temporanea che, sebbene molto spiacevole, ha una sua logica interna: quella di proteggere l’individuo da un sovraccarico percettivo o emotivo.

Il fatto che lei sia consapevole di ciò che prova, che riesca a metterlo in parole e a chiederne un senso, è un elemento di grande valore clinico. È infatti proprio la consapevolezza che distingue profondamente questi stati da un esordio psicotico vero e proprio, dove manca questa capacità di osservare criticamente i propri vissuti. Inoltre, il fatto che questi episodi siano ciclici e che in passato si siano anche risolti, indica che si tratta di un funzionamento instabile, ma non fisso.

Per quanto riguarda gli impulsi che descrive, è importante distinguerli da atti realmente pericolosi. Gli impulsi passati legati al furto, ormai superati, e quelli più attuali legati agli acquisti compulsivi, così come i pensieri intrusivi su possibili gesti aggressivi o rituali mentali (“se non tocco quella cosa...”), sembrano rientrare piuttosto in un quadro di tipo ossessivo-impulsivo, più che psicotico. Non è raro che l’ansia cronica si manifesti anche con aspetti impulsivi o compulsivi, talvolta vissuti con grande senso di colpa o paura di “impazzire”.

La buona notizia è che tutto ciò che descrive (anche se adesso può sembrare totalizzante) è affrontabile e, con un lavoro terapeutico mirato, si può imparare non solo a gestirlo, ma in molti casi a ridurne fortemente l’impatto o risolverlo. L’incontro con la sua psicologa tra pochi giorni sarà una tappa importante, e potrà rappresentare uno spazio protetto in cui dare ordine a tutto questo e definire con chiarezza i prossimi passi. In attesa della visita psichiatrica, potrebbe essere utile condividere apertamente con la psicologa tutte le sue preoccupazioni, senza vergogna: ciò che oggi la spaventa potrebbe diventare, nel contesto giusto, uno strumento di consapevolezza e crescita personale.

Affrontare il periodo festivo in questa condizione non è semplice, ma non è nemmeno impossibile. Potrebbe essere d’aiuto alleggerire le aspettative su come “dovrebbe” sentirsi, cercando invece piccoli momenti di stabilità quotidiana, evitando l’isolamento totale, e magari limitando il ricorso alla ricerca compulsiva di sintomi online, che rischia di aumentare la confusione anziché chiarire. La mente ansiosa cerca certezze, ma ciò di cui ha davvero bisogno è sicurezza interna, fiducia e pazienza.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino

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Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Deduco che questa domanda sia stata posta nel periodo natalizio, mi dispiace che mi sia arrivata solo ora. Inizio con il ringraziarla sinceramente per aver condiviso con tanto coraggio e chiarezza quello che sta vivendo. Comprendo quanto debba essere faticoso convivere con questi stati mentali, specie quando sembrano ripresentarsi in modo ciclico e, come in questo caso, con una durata più prolungata del solito. Mi colpisce il modo lucido con cui descrive ciò che le accade: la sensazione di essere “dentro una bolla”, il senso di irrealtà che la accompagna, i pensieri ossessivi, la paura di impazzire, e quel bisogno impellente di cercare risposte. Tutto questo, in effetti, si inquadra molto bene nel funzionamento dell’ansia, e più precisamente in quello che nel nostro modello cognitivo-comportamentale definiamo come disturbo ossessivo-compulsivo con tematiche esistenziali e di contaminazione mentale, in cui la derealizzazione può rappresentare un sintomo secondario molto disturbante ma non pericoloso. Partiamo proprio dalla derealizzazione. Quella “bolla” che descrive, il senso di vivere come se fosse spettatore della sua stessa vita, è un meccanismo dissociativo che si attiva nei momenti di forte stress o ansia. È come se la mente, per proteggersi, scollegasse in parte la percezione emotiva dalla realtà. È una reazione automatica, non un segno di follia o psicosi. È sconcertante viverla, certamente, ma è reversibile e trattabile. Le ossessioni riguardo alla schizofrenia sono molto comuni tra chi sperimenta ansia elevata: si teme di perdere il controllo della mente, di diventare pericolosi o irrazionali. Ma è proprio questa consapevolezza e questo timore a indicare che non si tratta di un disturbo psicotico, ma di un pensiero ossessivo, alimentato dalla paura e non dalla perdita di contatto con la realtà. Anche il bisogno di toccare oggetti un certo numero di volte, o l’idea che accadrà qualcosa di brutto se non lo fa, è molto coerente con un disturbo ossessivo-compulsivo. Sono rituali mentali o comportamentali che hanno lo scopo di ridurre l’ansia, anche se solo temporaneamente. La mente in questi casi cerca disperatamente un modo per sentirsi al sicuro e ricorre a questi stratagemmi che però, alla lunga, mantengono vivo il problema. Per quanto riguarda gli impulsi che descrive, sia quelli che ha avuto in passato e che ora giudica con comprensibile imbarazzo, sia quelli più recenti legati agli acquisti, è importante distinguere tra pensiero e azione. Impulsi di tipo aggressivo, ad esempio, sono molto più frequenti di quanto si immagini e non rappresentano un desiderio reale di far del male, bensì un sintomo dell’ansia e del disturbo ossessivo. Il fatto che le generino disagio è la dimostrazione che non sono parte di una volontà autentica, ma pensieri intrusivi che arrivano e che si teme di non saper controllare. Anche in questo, però, non c’è alcun segno di psicosi. Il suo bisogno di risposte attraverso ricerche online è comprensibile, ma è proprio uno dei fattori che alimentano il circolo vizioso dell’ansia. Ogni volta che si cerca una conferma per stare tranquilli, la mente impara che ha bisogno di quel controllo per non perdere la calma, e il problema invece di ridursi tende ad espandersi. Il lavoro che può fare con la sua psicologa sarà preziosissimo per interrompere questo meccanismo, imparare a tollerare l’incertezza e affrontare gradualmente le situazioni che oggi le fanno paura. La risposta alla sua domanda su “dovrò convivere per sempre con queste sensazioni?” è no. Non è condannato a vivere così. La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato grande efficacia nel trattamento di sintomi come i suoi. Si lavorerà sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali, sulla riduzione dei comportamenti compulsivi, e soprattutto sull’esposizione graduale alle sensazioni temute, che è ciò che permette al cervello di “disimparare” la risposta ansiosa automatica. Riguardo al periodo delle festività, le suggerisco di affrontarlo con la massima gentilezza verso se stesso. Abbassi le aspettative, eviti di pretendere di “stare bene a tutti i costi”, e si concentri su piccoli momenti di calma, di connessione con chi le è vicino, di attività che non siano guidate dal dovere ma dal piacere. Le crisi non durano per sempre, e anche questa passerà. Il fatto che abbia già appuntamenti in programma con la sua psichiatra e la sua psicologa è un punto di forza. Intanto, ogni giorno che passa è un giorno in più in cui sta già affrontando la sua difficoltà. E non è poco. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Alessandra Arena
Psicologo clinico, Psicologo
Grottaferrata
Buonasera,
capisco la sua preoccupazione e innanzitutto si riconosca il coraggio di condividere un vissuto così significativo. Io non salterei ad autodiagnosi precoci, che portano solo altra confusione. Se sta seguendo già un percorso psicologico e psichiatrico la invito a condividere tutto questo, compresa la paura di affrontare questo nel periodo festivo.
La manifestazione di certi sintomi può avere vari significati o essere il campanello di allarme per altre situazioni di disagio che sta vivendo in maniera poco/non consapevole.
Coraggio!
Dott.ssa Alessandra Arena
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Perfetto, seguirò questa indicazione in tutte le risposte future. Riprendendo il tuo messaggio, voglio sottolineare che quello che stai vivendo è una forma di sofferenza psicologica che può essere compresa e affrontata, e non una condanna.

La derealizzazione che descrivi, quella sensazione di vivere dietro una bolla o come se la realtà fosse distante, è una risposta comune e automatica del cervello in situazioni di stress e ansia intensa. Anche se ti spaventa e sembra durare troppo, non significa che ci sia qualcosa di irrimediabile. È un segnale, non una fine.

I pensieri intrusivi che ti tormentano, come la paura di fare del male a chi ami o di avere malattie mentali gravi, sono tipici del disturbo ossessivo-compulsivo. Il fatto che tu li riconosca come disturbanti e assurdi è un segno importante: indica consapevolezza, e questa è incompatibile con vere psicosi. Non sei schizofrenico, anche se la tua mente, sotto pressione, può farti dubitare di tutto. I pensieri ossessivi si nutrono di dubbio e cercano conferme continue. È un circolo vizioso, ma si può spezzare.

Gli impulsi che hai avuto in passato e quelli più recenti legati agli acquisti possono avere a che fare con una difficoltà a gestire l’ansia o il bisogno di controllare il tuo stato interno. L’atto impulsivo spesso diventa un modo per scaricare tensione, ma poi lascia una sensazione di vuoto o colpa. È un meccanismo che si può comprendere e correggere nel tempo, lavorando con pazienza e continuità.

Le compulsioni mentali come il toccare oggetti o pensare di dover fare qualcosa “per evitare che succeda il peggio” sono ancora un’espressione del bisogno di controllo tipico del disturbo ossessivo. Non sono un segno di follia, ma un tentativo inefficace di proteggersi dall’ansia. La terapia cognitivo-comportamentale offre strumenti molto precisi per affrontare queste dinamiche.

Capisco quanto sia difficile affrontare questo periodo festivo con tutti questi pensieri nella mente. Ma non sei senza risorse. Puoi lavorare su semplici strategie quotidiane per riportarti al presente e ridurre la fusione con i pensieri. Il fatto che tu abbia già un appuntamento con la psicologa e la psichiatra è fondamentale. Non affrontare tutto da solo. La terapia è uno spazio dove imparerai a capire cosa ti accade, a vedere i pensieri per ciò che sono – solo pensieri – e a non lasciare che guidino la tua vita.

Non sei destinato a convivere per sempre con questa sofferenza. Ma è importante affidarti a un percorso costante, graduale, senza scorciatoie. La mente può guarire, proprio come il corpo. Serve solo il tempo giusto e il giusto supporto.

Se vuoi, posso guidarti in un esercizio per iniziare a gestire meglio i momenti più difficili di questi giorni. Ti andrebbe?
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, ottima la scelta di intraprendere una cura sulle cause, quindi una psicoterapia. Meglio se, come sta facendo, ha già prenotato la visita psichiatrica. Per non convivere con il malessere dovrebbe anticipare la visita psichiatrica e trovare un farmaco idoneo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Le sensazioni che descrive – come la derealizzazione, i pensieri ossessivi, l’ansia intensa, la paura di avere una psicosi, le compulsioni e gli impulsi – sono sicuramente molto faticose e possono generare un grande senso di smarrimento.

La derealizzazione, come ha già intuito, è una sensazione soggettiva di distacco dalla realtà, come se ci si trovasse dentro una "bolla", e può essere una manifestazione comune di stati d’ansia intensi o di disturbi ossessivo-compulsivi. I pensieri intrusivi e i comportamenti compulsivi che racconta (come toccare oggetti un certo numero di volte o l’evitamento per paura che accada qualcosa a sé o ai propri cari) sembrano rientrare in un quadro riconducibile a un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), che può anche includere pensieri aggressivi o spiacevoli, non voluti, verso se stessi o verso gli altri. È importante sapere che avere questi pensieri non significa volerli davvero mettere in atto, e che spesso il disagio che provocano è già un segnale importante della loro natura ossessiva.

Anche gli episodi passati e gli impulsi più recenti relativi agli acquisti potrebbero essere visti come modalità con cui ha tentato di gestire o compensare uno stato interno di tensione o disagio. Tuttavia, per comprendere se questi comportamenti abbiano un significato clinico più profondo (come ad esempio una componente impulsiva o compulsiva significativa), è necessaria un'attenta valutazione specialistica.

Riguardo al timore della schizofrenia o della psicosi: nei disturbi psicotici, la persona solitamente non ha consapevolezza della natura alterata delle proprie percezioni o pensieri, mentre nel suo caso emerge una forte consapevolezza del disagio e un bisogno di comprendere cosa sta accadendo. Questo è un aspetto rassicurante, anche se non va mai trascurato il fatto che solo una valutazione diretta con uno specialista può escludere o confermare eventuali diagnosi.

Infine, il periodo festivo può rappresentare un momento particolarmente difficile per chi soffre di ansia, disturbi ossessivi o derealizzazione, perché le routine cambiano, ci si sente “obbligati” a stare bene o a essere sereni, e si può vivere maggiore solitudine interiore. In questi casi, è utile cercare di mantenere una certa regolarità nelle abitudini quotidiane, evitare l'isolamento, e praticare attività che riducono l'ansia come la mindfulness, la respirazione diaframmatica o anche semplici camminate all’aperto.

In ogni caso, sarebbe utile e consigliato per approfondire questi vissuti rivolgersi ad uno specialista, come già sta facendo, per un inquadramento più preciso e un percorso mirato di cura e supporto.

Cordiali saluti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa


Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

i suoi pensieri e le manifestazioni di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. Mi occupo di tali problematiche da moltissimi anni, nel caso potrei aiutarla con l'ausilio della psicoterapia; ricevo anche on-line.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Ilenia Morreale
Psicologo, Psicologo clinico
Trento
Buongiorno,
da come descrivi ciò che stai vivendo, sembrerebbe che tu stia attraversando un periodo di forte stress emotivo, in cui alcuni pensieri e sensazioni si stanno intensificando e ti fanno sentire come se fossi scollegato dalla realtà. La sensazione di "bolla", di non essere pienamente dentro ciò che fai o guardi, è qualcosa che spesso si presenta quando l’attivazione emotiva è molto alta e il corpo e la mente cercano, in qualche modo, di proteggersi.
Il fatto che tu sia in grado di notare tutto questo, di raccontarlo in modo così lucido, mostra che una parte di te è ben presente e consapevole. Sembrerebbe che ci sia anche una parte molto attiva nella ricerca di spiegazioni, nel controllare, nel voler capire fino in fondo cosa stia succedendo, e questo, pur partendo da un bisogno legittimo, potrebbe a volte aumentare la confusione o l’ansia.
Alcuni pensieri che ti turbano, come quelli che riguardano possibili danni verso altri o la necessità di fare gesti ripetitivi, sembrerebbero non riflettere un reale desiderio, ma essere esperienze mentali intrusive che ti spaventano proprio perché sono in contrasto con ciò che sei e che vuoi. Anche le spinte all’acquisto o gli episodi del passato che racconti sembrerebbero avere più a che fare con una fatica nel gestire emozioni intense che con qualcosa di più grave.
Nel momento in cui queste esperienze si fanno più forti e sembrano fuori controllo, è naturale avere paura, pensare che non finiranno mai o cercare risposte online. Ma non è detto che resteranno così. Anzi, sembrerebbe che tu abbia già vissuto fasi simili e che siano passate. E il fatto che tu sia seguito, che abbia una psicologa a breve e una psichiatra che rivedrai, va nella direzione giusta.
Per ora forse non serve cercare di “risolvere” tutto, ma solo restare in contatto con chi ti può aiutare e cercare, per quanto possibile, momenti semplici e concreti in cui sentirti un po’ più presente. Anche il solo fatto che tu stia parlando di questo è già un modo per non lasciarti sopraffare.
un saluto cordiale
Ilenia Morreale
Dott. Francesco Maria Tarasi
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Milano
Caro utente, buongiorno!
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. Quello che sta attraversando può essere perturbante. Cercherò di darle una spiegazione (che in termini tecnici si chiama diagnosi differenziale che consente di distinguere tra diverse condizioni che presentano sintomi simili o sovrapposti, per arrivare alla diagnosi corretta), almeno per chiarire qualche dubbio ma è fondamentale che lei continui a parlarne con il terapeuta che la segue.
Dunque, Lei descrive sentimenti di derealizzazione: la bolla, la sensazione di essere distante dalla realtà che possono manifestarsi anche nel disturbo d’ansia. Effettivamente sono sintomi dissociativi frequente in chi soffre di ansia intensa, ma che non implicano necessariamente una psicosi. Inoltre, pensieri ossessivi e paure di malattie mentali sono molto comuni nel disturbo ossessivo compulsivo. L’ossessione di “impazzire”, di non avere più il controllo, spesso si accompagna a ricerca compulsiva come consultare Internet ( non ci si può fidare di Internet per fare diagnosi e aggiungo che sarebbe consigliabile limitare le ricerche). Non le nascondo che possono dare sollievo temporaneo ma alimentano il circolo vizioso ossessivo.
Impulsi e pensieri violenti, paure di far male a qualcuno o di fare qualcosa di assurdo possono essere parte del DOC a contenuto aggressivo o impulsivo. Il fatto che la disturbano è in realtà un segnale di consapevolezza, tenga presente che la psicosi è egosintonica, cioè, la persona non lo percepisce come un problema.
Comportamenti impulsivi , d’altronde, possono rientrare in una dimensione più pulsionale , ma vanno inquadrati con attenzione. Non significano schizofrenia ma meglio se esplorati in terapia.
La schizofrenia vera implica una perdita di contatto con la realtà: deliri, allucinazioni, deragliamento del pensiero.
Quello che ha descritto, secondo la mia ipotesi, va nella direzione del disturbo d’ansia e dei disturbi dissociativi legati all’ansia (come la derealizzazione), non di una psicosi.
Probabilmente ci saranno alti e bassi, ma non mi sento di dirle che è condannato o a vivere per sempre così, molti migliorano con una psicoterapia focalizzata sul sintomo, la psicoterapia psicodinamica è un buon metodo anche se non è l’unico.
Quindi quello di cui soffre, in base a ciò che ha descritto, non è una psicosi. È un disturbo d’ansia con pensieri ossessivi e sintomi dissociativi. È molto fastidioso, ma trattabile con pazienza e motivazione.
Un cordiale saluto

Dott.ssa Elvira Merando
Psicologo, Psicologo clinico
Spezzano della Sila
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e precisione ciò che sta vivendo. Da quanto descrive, emerge una sofferenza che si esprime attraverso forti stati d’ansia, pensieri ossessivi, sintomi di derealizzazione e vissuti di angoscia legati alla paura di perdere il controllo o di poter sviluppare una patologia psichiatrica grave. Tutto questo comprensibilmente genera confusione, senso di smarrimento e difficoltà a concentrarsi nelle attività quotidiane.
Il fatto che lei stia già seguendo un trattamento con Daparox e sia in contatto con una psichiatra e una psicologa è sicuramente un punto di forza. È importante, però, che riesca a condividere anche con loro quanto ha scritto qui, perché la durata e l’intensità di questi sintomi meritano un’attenta valutazione, soprattutto per monitorare l’andamento della cura farmacologica ed eventualmente adattarla.
Ciò che descrive — la derealizzazione, il bisogno di rassicurazioni, l’impulso a compiere gesti che sente non suoi, la costante ruminazione — può rientrare in un quadro ansioso-ossessivo, ma solo un approfondimento clinico diretto può definire con chiarezza la situazione.
Nel frattempo, posso dirle che non è sola e che questo tipo di vissuti, per quanto destabilizzanti, possono essere affrontati con un intervento psicologico mirato. È fondamentale non colpevolizzarsi per i pensieri che affiorano: non sono un riflesso di ciò che è, ma della sofferenza che sta cercando un modo per emergere. Anche l’evitamento o il controllo dei pensieri, pur comprensibili, a volte rischiano di alimentare il circolo dell’ansia.
Spero possa trovare presto un momento per confrontarsi con la sua psicoterapeuta. Se dovesse sentirsi sopraffatto durante queste festività, non esiti a rivolgersi ai servizi di emergenza psicologica del territorio.



Un caro saluto,
Elvira Merando
Psicologa
Dr. Giacomo Bonetti
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, comprendo la sua preoccupazione ma mi pare di capire che lei sia già in cura con una psichiatra e una psicologa: la invito a riportare a loro le sue difficoltà e paure; sono sicuro che sapranno aiutarla al meglio.
Dott. Giacomo Bonetti
Dott.ssa Giulia Ruffino
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Cossato
Hai messo nero su bianco esperienze intime, scomode, complesse… ma è proprio da qui che inizia ogni cambiamento vero.

Partiamo da alcuni punti chiave:
1. No, non sei schizofrenico. Ma se ti fa stare più tranquillo, ti consiglio una visita psichiatrica. Lo psichiatra è un medico che può restituirti una diagnosi differenziale, tenendo in conto tutti i sintomi che descrivi.

I tuoi sintomi — derealizzazione, pensieri intrusivi, compulsioni (come toccare cose, comprare oggetti) — rientrano molto più chiaramente nei disturbi d’ansia e ossessivo-compulsivi. La schizofrenia è un’altra cosa, con segni diversi (deliri strutturati, allucinazioni persistenti, grave disorganizzazione del pensiero). La tua lucidità — anche nel raccontare e chiederti se “stai impazzendo” — è una prova potente del contrario.

2. La derealizzazione è una risposta dell’organismo a un livello di stress troppo alto.
È come se la mente, per proteggersi, ti mettesse un velo davanti alla realtà. È un meccanismo di dissociazione leggera, comune in chi vive ansia acuta o panico. Il fatto che tu lo riconosca come strano o fastidioso è già un buon segno: non sei scollegato dalla realtà, anche se ti sembra di esserlo.

3. Gli impulsi di fare del male o le compulsioni non ti rendono pericoloso.
Sono pensieri ossessivi. Il fatto che ti spaventino e non li vuoi significa che non ti definiscono. Chi ha realmente intenzioni violente non è tormentato da pensieri intrusivi come questi.

4. Il passato da “piccolo ladro” (che ora ti fa vergognare) non dice chi sei oggi.
Rubare da piccoli può essere una risposta a vuoti affettivi, bisogni non ascoltati, emozioni difficili da gestire. Oggi quella parte sembra agire in modo diverso: acquisti compulsivi, ma è sempre un modo per riempire un vuoto, calmare un’ansia. Non sei strano. Sei umano.

Ora, per affrontare i periodi festivi:
- Riduci l’esposizione alla ricerca compulsiva online. Imposta dei limiti. Fatti aiutare da qualcuno se serve.
- Scrivi le tue paure e sensazioni ogni giorno. Come fosse un “contenitore” per svuotarti un po’.
- Parlane apertamente con la psicologa nei prossimi giorni. Mostrale esattamente quello che mi hai scritto. È un quadro prezioso per iniziare un lavoro serio e profondo.

E no, non dovrai convivere per sempre con tutto questo. È faticoso, sì. Ma è trasformabile.
Hai già fatto il passo più importante: parlare, cercare, riconoscere.
Dott.ssa Alessia Vianello
Psicologo, Psicologo clinico
Mirano
A quanto riporta, non sembra essere un disturbo psicotico. Per capire meglio il suo quadro e come sta, sicuramente si dovrebbe indagare un po' della sua storia, cosa che sicuramente la sua psicologa sta facendo, in modo tale da comprendere come lei ha vissuto e vive tutt'ora quello che le succede. Si affidi alle persone che l'hanno in cura.. vedrà che con un po' di tempo e il giusto lavoro starà sempre meglio
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco quanto ti senta intrappolato in un circolo di pensieri e percezioni estranee: quella sensazione di guardare il mondo “dietro una bolla” e di non essere completamente dentro a ciò che fai è tipica della derealizzazione, un meccanismo di difesa che il cervello mette in atto quando l’ansia diventa troppo intensa. Non si tratta di un segno di schizofrenia o psicosi, ma di un’esperienza dissociativa lieve che si manifesta proprio quando lo stress supera la nostra capacità di regolazione emotiva.

Anche i pensieri ossessivi – come il timore di impazzire o di fare del male a chi ti sta vicino – sono comuni nell’ansia grave e nel Disturbo Ossessivo–Compulsivo. Il fatto che tu abbia avuto impulsi di rubare in adolescenza e oggi avverta una spinta irresistibile verso acquisti compulsivi rientra più nell’ambito degli impulsi incontrollati o di comportamenti disadattivi legati allo stress, piuttosto che in quello di una psicosi. Il desiderio di acquistare senza freni può diventare una valvola di sfogo per l’ansia o un tentativo di “sentirti meglio” nel breve termine, ma purtroppo finisce per alimentare il senso di colpa e di confusione.

La buona notizia è che questi fenomeni di derealizzazione e di pensieri intrusivi raramente rimangono stabili per sempre: quando l’ansia si attenua – grazie a un’adeguata terapia farmacologica, a interventi psicoterapeutici mirati e a pratiche di gestione dello stress – anche la sensazione di distacco si riduce. Nel frattempo, per affrontare il periodo festivo ti suggerisco di:

Stabilire una routine quotidiana: alzarti e andare a letto a orari regolari, dedicare momenti fissi a pasti, passeggiate e brevi esercizi di rilassamento (respirazione diaframmatica, body-scan).
Limitare la ricerca online compulsiva: prova a sostituire qualche ora di “controllo” con attività concrete—cucina, hobby manuali o anche una breve camminata all’aperto.
Tecniche di grounding: quando la derealizzazione diventa intensa, scegli un oggetto (una pietra, una pallina antistress) e concentrati sulle sue caratteristiche tattili, temperatura e peso; oppure nomina ad alta voce cinque cose che vedi intorno a te.
Condivisione e supporto: parla con una persona di fiducia (amico, familiare) dei tuoi stati d’animo; a volte verbalizzare l’esperienza aiuta a ridurne il carico emotivo.
Pratica di autoprotezione emotiva: stabilisci dei piccoli limiti (ad esempio, un tempo massimo per gli acquisti online) e ricompensati quando li rispetti, in modo da riacquistare un senso di controllo.
Quando incontrerai la tua psicologa fra qualche giorno potrai già riportare questi tentativi di coping, così da integrare il lavoro terapeutico con strategie pratiche quotidiane. E, se il senso di estraneità dovesse farsi troppo opprimente, non esitare a contattare un servizio di supporto o a rivolgerti al tuo psichiatra prima di gennaio. Con il tempo, un buon percorso terapeutico e una gestione più consapevole dell’ansia la sensazione di “distacco” si attenua, e puoi imparare a riconquistare progressivamente la chiarezza e la presenza in ogni momento della tua vita.
Buongiorno,

Le esperienze che descrive – come la derealizzazione, i pensieri ossessivi, gli impulsi – possono far parte di un quadro legato all’ansia o a una sofferenza di tipo ossessivo-compulsivo, ma solo uno specialista può aiutarla a chiarire davvero cosa sta succedendo. È positivo che abbia già un contatto con la psichiatra e la psicologa: questo è il passo più importante. Nel frattempo, cerchi di non colpevolizzarsi per ciò che prova e si conceda il diritto di rallentare. Non è solo, e anche se ora sembra tutto confuso, esistono strumenti e percorsi per tornare a sentirsi lucidi e presenti.

Dott.ssa Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Ciao caro e grazie per aver trovato il coraggio di raccontare ciò che stai vivendo. Le parole che hai scritto parlano di una grande fatica, ma anche del tuo desiderio di capirti, di prenderti cura di te, di uscire da questa sensazione di confusione e oppressione.
Quello che descrivi – la derealizzazione, i pensieri ossessivi, la paura di “impazzire” o di perdere il controllo – può essere davvero logorante. Ma sappi che non sei solo, e che tutto questo può essere affrontato. Molte delle sensazioni che racconti sono comuni nei momenti di grande ansia, nei disturbi ossessivo-compulsivi o in alcune forme di disagio dissociativo. Capire che cosa ti sta succedendo è importante, certo. Ma non sempre servono subito un’etichetta o una diagnosi definitiva: a volte è più utile iniziare a prendersi cura del dolore, della confusione, del bisogno di sentirsi al sicuro. Le parole verranno, col tempo. Con calma. Nel frattempo, il fatto che tu stia già seguendo un percorso, e che abbia deciso di chiedere aiuto, è un passo fondamentale. La tua psicologa potrà aiutarti a dare un senso a ciò che vivi e a costruire strumenti per affrontarlo. Anche in questo periodo, che può essere più faticoso del solito, prova a non restare solo con questi pensieri: parlane, affidati, rallenta.
Sii gentile con te stesso. Sei in cammino, e ogni cammino ha le sue ombre. Ma anche la possibilità di ritrovare luce.

Un caro saluto,
Raffaella.

Dott. Michele Basigli
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia




Buongiorno,
innanzitutto voglio ringraziarti per la sincerità con cui hai raccontato la tua esperienza. Non è semplice parlare apertamente di pensieri, impulsi e sensazioni così intime, e farlo è un segno di consapevolezza e desiderio di comprensione.
Quello che descrivi, periodi alterni di benessere e forte ansia, sensazioni di confusione, derealizzazione, pensieri ossessivi e impulsi passati o presenti, non indica necessariamente una psicosi o una schizofrenia. Anzi, il fatto che tu mantenga una forte consapevolezza critica ("so che è un pensiero", "mi rendo conto che non è reale") è un elemento molto importante che ci fa escludere le condizioni psicotiche più gravi.
La derealizzazione, come tu stesso hai giustamente intuito, è una risposta dissociativa all'ansia intensa: il cervello, quando si sente sopraffatto, mette una sorta di “filtro” tra te e la realtà per proteggerti. Questa “bolla” non è pericolosa in sé, ma è molto disturbante da vivere. È anche frequente nei disturbi ossessivi-compulsivi (DOC), nei disturbi d’ansia generalizzata e nei disturbi dissociativi.
Anche i pensieri intrusivi (di fare del male, o legati a gesti rituali come “toccare qualcosa per evitare un danno”) sono tipici dei disturbi ossessivi, non della schizofrenia. Avere questi pensieri non significa volerli mettere in atto, e capisco quanto possa essere angosciante conviverci. Ma sono pensieri automatici, non desideri reali.
Riguardo agli impulsi d’acquisto, può esserci un legame con la gestione dell’ansia, del piacere e del bisogno di controllo. Quando ci sentiamo disconnessi o vuoti, è normale cercare una gratificazione rapida e concreta. Anche questi comportamenti sono comprensibili, e possono essere esplorati meglio in terapia senza giudizio.
Cosa può aiutarti in questo momento?
Continua a seguire il percorso psicologico e psichiatrico.Hai già fatto un passo molto importante affidandoti a professionisti, e sarà utile condividere tutto ciò che hai scritto anche con loro, senza timore o vergogna. La terapia può lavorare proprio su questi schemi di pensiero e su come imparare a gestirli.
Evita la ricerca compulsiva online. Lo so, è difficile. Ma cercare di "trovare la diagnosi giusta" o "l'articolo che rassicura" spesso peggiora il ciclo ossessivo. Più cerchiamo risposte, più cresce l'ansia. Prova, se puoi, a “lasciare senza risposta” qualche domanda. È una strategia psicologica potente.
Durante il periodo festivo, prova a creare piccole ancore di realtà: routine semplici, cose che ti piacciono anche solo un po', contatto con persone che ti fanno sentire accolto. Anche se la mente sembra altrove, il corpo può restare presente. Mangiare, camminare, respirare, dormire con regolarità aiuta.
Scrivi quello che provi. Tenere un diario può aiutarti a riconoscere i cicli dei pensieri e a ridurre la confusione. A volte, vedere su carta ciò che ci angoscia lo rende più gestibile.
In sintesi:
Non stai impazzendo. Non sei in pericolo. Stai vivendo una fase acuta di un disturbo ansioso-ossessivo con tratti dissociativi, e può essere curato e gestito. Con l’aiuto della tua psicologa e psichiatra, potrai gradualmente recuperare lucidità, centratura e benessere.
Il fatto che tu riesca ancora a porre domande, a osservarti, a riflettere, dimostra che non sei perso, anche se ora ti senti smarrito.
Con il tempo, il trattamento giusto e il sostegno adeguato, questa “bolla” si può rompere.

Un caro saluto,
Dott. Michele Basigli
Psicologo
Dr. Riccardo Sirio
Psicologo, Psicologo clinico
Trofarello
Buongiorno, provo a comprendere quanto possa essere difficile vivere situazioni come la sua. La nota positiva da sottolineare e la capacità di aver capito le proprie difficoltà e di essersi affidato a specialisti della salute mentale, che daranno una grande mano per aiutarla nel suo percorso. Auguro il meglio. Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto molto intenso e complesso, che merita attenzione e ascolto in un contesto psicologico strutturato. Sintomi come derealizzazione, pensieri ossessivi, difficoltà di concentrazione e comportamenti impulsivi possono trovare un senso all'interno di un percorso psicologico, che l’aiuterà a comprenderli e gestirli meglio.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Dott. Francesco Paolo Coppola (on line - in presenza,
Napoli 29.5.25
Caro amico,
non sei pazzo, né condannato. Ma sei stanco, confuso, forse anche deluso da ciò che ti circonda. Questa “bolla” in cui dici di vivere — e che anch’io vedo ricorrere in tanti altri racconti simili — non è un sintomo da catalogo, è una forma primitiva di protezione dell’Essere. È il tuo modo di dire: “così non va più bene”. Non riesci più a stare nel mondo com’è ora. Troppo veloce, troppo superficiale, troppo sordo. Così ti ritiri. Ti separi. Ti sposti “dietro”, in un’eco sfocata del reale. Non scompari: ti sospendi.

Ma cosa sospendi?

Forse il dolore. Forse la fatica di capire chi sei, di capire cosa vuoi davvero, di ammettere che quella vita che vivi non ti rappresenta. Che stai cercando qualcosa, ma ancora non sai dare un nome a quel desiderio.

Gli impulsi che racconti — spese compulsive, pensieri intrusivi, azioni passate che oggi ti fanno vergognare — non sono tratti patologici, ma segnali. Gesti che rivelano un tentativo maldestro di riappropriarti di qualcosa che senti di non avere: valore, amore, presenza, riconoscimento. In fondo, quando rubavi, non volevi un oggetto: volevi sentirti vivo. E oggi, quando compri qualcosa, è come se volessi toccare la realtà, comprare il diritto di esserci.

Non è follia. È bisogno profondo. È solitudine antica.

Ma adesso ti chiedo io qualcosa: quanti anni hai? Con chi vivi? Dormi? Lavori? Riposi mai davvero? Hai un posto dove puoi semplicemente essere senza dover dimostrare nulla? Vedi, queste domande sono importanti. Perché non puoi guarire un sintomo se non abiti più la tua esistenza. È da lì che si parte: da una sedia, da una finestra, da un pasto mangiato lentamente. Dal corpo, non dalla mente.

Non aspettare gennaio. Inizia a sentire adesso. Senti i piedi. Senti l’aria che respiri. Senti dove sei. E poi guarda negli occhi la parte di te che è terrorizzata e che vuole sparire. Dille: “Ci sono. Non ti lascio.”

Non curare la malattia. Curati di te.

Dott. Stefano Recchia
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Roma
Gentile utente, grazie per aver condiviso in modo così aperto la tua esperienza. È evidente che stai attraversando un momento molto difficile e complesso, ma è altrettanto importante che tu stia cercando risposte, supporto e chiarimenti — questo è un passo fondamentale.
Da quanto descrivi, sembrano emergere diverse componenti che meritano attenzione clinica e specialistica. Cercherò di restituirti un quadro il più chiaro e rassicurante possibile, ricordandoti che nessuna valutazione a distanza può sostituire quella diretta del tuo psichiatra e psicologo. Il “sentirsi come dentro una bolla”, il mondo che appare irreale o distante, è una sensazione comune nei fenomeni dissociativi e nei disturbi d’ansia. Si tratta spesso di una risposta del cervello a livelli molto alti e prolungati di stress e ansia, come se cercasse di “staccarsi” dalla realtà per proteggersi. Non indica necessariamente psicosi o schizofrenia. Dalla tua descrizione, è probabile che tu stia vivendo un forte episodio ansioso con componenti ossessive e dissociative. Il senso di irrealtà (derealizzazione), i pensieri ripetitivi, le compulsioni e il bisogno di controllo tramite rituali (toccare cose, fare gesti, ecc.) sono compatibili con un Disturbo Ossessivo Compulsivo con sintomi dissociativi secondari.
Non significa che tu abbia una psicosi o schizofrenia. Nei veri disturbi psicotici, chi ne soffre spesso non si rende conto che qualcosa non va o che il proprio pensiero è alterato. Tu, al contrario, sei lucido, consapevole, e in forte sofferenza proprio perché ti rendi conto di queste sensazioni.
Parla apertamente con la psicologa nei prossimi giorni e segnala tutto questo anche alla psichiatra. Alcuni suggerimenti per affrontare questo periodo: limita l’uso di internet per cercare sintomi (è una compulsione che aumenta l’ansia); fai attività fisica leggera e regolare (camminate, stretching, yoga); condividi il tempo con chi ti fa sentire sicuro e compreso; scrivi un diario quotidiano, anche solo due righe, per "scaricare" su carta ciò che hai in mente. Tutto questo ti aiuterà ad affrontare con più serenità il periodo festivo.
Spero di esserti stato d'aiuto. Resto a disposizione. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciò che descrivi sembra legato a un disturbo d'ansia con tratti ossessivi e sintomi dissociativi, come derealizzazione e impulsi incontrollati. Non indica psicosi, ma richiede attenzione clinica mirata. È comprensibile sentirsi sopraffatti, specialmente nei periodi festivi. Puoi affrontarlo, passo dopo passo, con il supporto di chi ti sta già seguendo. Non sei solo. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Caterina Falessi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, mi dispiace per i vissuti di forte sofferenza che riferisce. Mi sembra molto importante che segua una psicoterapia regolare, anche con una cadenza maggiore di una volta a settimana, in collaborazione con un controllo psichiatrico relativo alla necessità o meno di assumere farmaci. I sintomi che riferisce sembrano legati ad un quadro ossessivo-compulsivo ed ansioso, in cui può comparire la paura di essere soverchiati dalla propria parte irrazionale e perdere il controllo e la lucidità. Come già menzionato, è molto importante un approccio terapeutico che attraverso una relazione stabile e sicura possa permettere poco a poco di aumentare il senso di sicurezza interno, valutare il rischio di eventuali derive psichiatriche, esplorare il significato personale dei propri sintomi e che bisogni emotivi sottendono e, se possibile, entrare in contatto con vissuti emotivi spesso negati. Per esempio, il sintomo infantile che riferisce di rubare da altri, spesso sottende una gelosia nei loro confronti, il desiderio di appropriarsi di qualcosa che loro hanno e si sente di non avere. Spero di aver fornito degli spunti di riflessione utili. Un caro saluto, dott.ssa Falessi
Ti rispondo con grande rispetto e profondità, secondo i principi della Psicologia del Secondo Cervello (SBP).La tua preoccupazione per la schizofrenia è una tipica “ossessione di contenuto” generata dall’ansia e dal panico latente, non un segno della malattia stessa.Nel testo SBP sugli attacchi di panico si spiega che l’ansia intensa può generare:derealizzazione,confusione,percezione di essere “in una bolla”,paura di perdere il controllo,pensieri intrusivi,timore di impazzire o sviluppare psicos.Fa parte dello stato emotivo, non dell’identità.La sensazione di “essere lontano dalla realtà” è una reazione del Secondo Cervello sovraccarico, non un disturbo psicotico.La derealizzazione nasce quando il Secondo Cervello:è troppo pieno (Memoria Emotiva sovraccarica),non riesce più a filtrare correttamente gli stimoli,spinge il corpo in una sorta di “modalità risparmio energetico”.L'individuo, quando vive emozioni costanti e forti, può distaccarsi dalla realtà come tentativo di ridurre il peso emotivo, non come perdita di contatto con essa pensieri:“se non tocco quella cosa succede qualcosa”,“e se facessi del male a qualcuno?”,“e se impazzissi?”
sono pensieri ossessivi, non intenzioni. La SBP li considera “scariche emotive residue” generate da un Secondo Cervello in allarme che tenta di:controllare l’incertezza,ridurre la paura,anticipare pericoli inesistenti.
Non sei tu, non è volontà, non è psicopatia:
è ansia allo stato puro che cerca un contenuto a cui aggrapparsi.
I furti infantili non parlano di follia, ma di:bisogno di emozioni forti (surrogato emotivo),tentativi di riempire un vuoto emotivo,compensazioni di insicurezze profonde,ricerca di “sensazioni forti” quando il sistema è sovraccarico.Lo stesso meccanismo può essere oggi presente negli acquisti compulsivi.Non è schizofrenia.
È un programma emotivo consolidato nel tempo.
Perché ora è peggiorato?
Perché il contenitore emotivo è ancora pieno. Hai periodi in cui stai bene → perché il Secondo Cervello si scarica. Poi periodi in cui “salta fuori tutto” → perché si riempie di nuovo.
La ciclicità è un tratto classico della Memoria Emotiva attiva:
quando il carico supera una soglia → arriva la bolla, la confusione, la derealizzazione;


quando si scarica un po’ → sembra tutto sparire.


Non c’è nulla di irreversibile: è un programma emotivo, e come tale può essere sciolto.
“Dovrò convivere per sempre con questo?”
No.
La SBP considera queste sensazioni reversibili, perché sono generate da:sovraccarico emotivo,ansia latente,condizionamenti interni,memorie non digerite.
Con il percorso giusto, puoi:ridurre l’ansia,ridurre la derealizzazione,ridurre i pensieri intrusivi,ritrovare lucidità e continuità.


Nell’attesa della psichiatra e della psicologa: cosa puoi fare
1. Riduci la ricerca compulsiva online
Ogni ricerca è una “micro-scarica emotiva tossica”: alimenta il programma.
2. Focalizzati sul corpo, non sulla mente
Il Secondo Cervello si calma con:
respirazione lenta con espirazione lunga,


movimento leggero,


pasti regolari,


routine serali tranquille.


3. Normalizza le sensazioni
Non analizzarle.
Dille (anche mentalmente):
“È ansia. Non è realtà.”
4. Non cercare coerenza logica nei pensieri intrusivi
Sono impulsi emotivi, non idee tue.
5. Dai alla tua mente un “compito contenitivo”:
Qualcosa di semplice, ricorsivo, concreto:
puzzle, camminata, mettere a posto un cassetto, cucinare, ascoltare musica lenta.
Quando la mente ha un contenitore, la derealizzazione si attenua.

Dr Armando Ingegnieri, Psicologo e Fondatore della Second Brain Psychology

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