Come riprendere il controllo di sé stessi? Buongiorno, premetto che la questione é abbastanza dif

24 risposte
Come riprendere il controllo di sé stessi?

Buongiorno, premetto che la questione é abbastanza difficile per me, nonché lunga e mi scuso in anticipo.
Sono un ragazzo di 30 anni, non mi reputo brutto ma neanche bellissimo, buon fisico, caratterialmente socievole, sorridente, gentile… nella vita mi reputo comunque fortunato, ho un buon lavoro, una casa , una bella macchina sportiva, una famiglia che mi vuole bene, amicizie strette…

Ma un problema alla base, sono sempre stato timido e negli anni ho avuto praticamente zero relazioni. Ero il classico ragazzino tranquillo che non usciva, che preferiva la lettura alle serate in discoteca, che preferiva l’arte e la buona musica. Così ho passato la mia adolescenza, de non in qualche flirt momentaneo. Nella mia vita sono stato rifiutato praticamente da tutte le ragazze con le quali ci avevo provato, spesso neanche arrivando al cosiddetto primo appuntamento. Credo sia stato questo a darmi forza negli anni, e a sviluppare così il mio successo personale e tutto ciò che sono riuscito ad ottenere nel tempo.
Tutto cambia un giorno quando sotto consiglio di un caro amico decido di iscrivermi ad un app di incontri. Dopo tanti rifiuti comincio a scrivermi con una ragazza che vive ad un’ora da me, e dopo un primo appuntamento, vari indizi, e dopo una breve frequentazione decidiamo di compiere il passo importante, fidanzamento ufficiale. Abbiamo poche passioni e gusti in comune, ma si tenta lo stesso. La ragazza non è italiana, ma non me ne faccio un problema e miglioro le capacità in un’altra lingua.
All’inizio tutto sembra andare a gonfie vele, ma col tempo cominciano i problemi, piccole bugie, cose nascoste come non sapere neanche il suo stipendio mensile, varie litigate… io ho sempre cercato di trattarla per il meglio, allorché ai primi mesi la quasi totalità delle uscite era a carico mio, benzina compresa. La cosa ha cominciato a pesarmi quando ogni volta le chiedevo gentilmente di contribuire ottenevo sempre la stessa risposta, “sono senza soldi, devo restituire i prestiti…”.
Passano i mesi, è sempre si faceva più evidente il problema dei soldi. Ho provato a chiederle dove spendesse effettivamente perché restare senza soldi dopo 10 giorni dallo stipendio mi sembra assurdo, non avendo nessuna spesa (in settimana é fuori e ha vitto e alloggio pagati, e il fine settimana sta da parenti).
I mesi passano, la presento a famiglia e amici , ma lei non ha mai contraccambiato. A distanza di un anno non ho mai avuto modo di conoscere la sua famiglia, neanche in video chiamata (non vivono in Italia).
Decidiamo di andare in vacanza, discussioni sul fattore economico in quanto dice di avere difficoltà a contribuire (sebbene lavori), sceneggiate , silenzi anche a cena al ristorante, la maggior parte delle spese a carico mio non avendo la patente.
Passano i mesi, sceneggiate di silenzi perfino in presenza della mia famiglia, sceneggiate perché preferisco uscire con degli amici, mancanze di rispetto come controllo del cellulare o cose non dette..
Tutte le volte poi la cosa si risolveva con delle scuse.
A distanza di un anno ho praticamente tutti contro, famigliari e amici consigliano di terminare , ma oggettivamente non riesco. Sopporto tutto per una paura credo dovuta al passato.
Non riesco a terminare questo rapporto per la paura di non riuscire a trovare un’altra ragazza, non riuscire a compiere tutte le mete che ho in mente.
Ho paura di chiudere, per non trovare ed essere costretto a rimanere solo come ho fatto per tutta la vita.
In pubblico mi mostro allegro e felice, uno penderebbe che un ragazzo giovane con una bella auto sportiva e una casa stia bene, ma dentro no.
Sono emotivamente distrutto, e vorrei riprendere il controllo di me stesso.
Come posso uscire da questo abisso?
Ringrazio anticipatamente
Gentile utente,
grazie per aver condiviso il suo stato d'animo attuale, conseguenza di una situazione non certo facile, ma possibile da vivere nelle relazioni sentimentali.
Può capitare che, per evitare di rimanere soli, per paura di non trovare la persona giusta, si scelga di investire energie, tempo e risorse in una relazione che, seppur non ottimale, ci appare come una conquista sufficiente. Ecco, qui sta l'errore più grande: pensare che esistano relazioni abbastanza appaganti, di rimedio alla solitudine. Nonostante ciò, le sembra quasi impossibile uscire da questa situazione perché, nel suo essere imperfetta, è l'unica che ha e che potrebbe mai avere (?) e rappresenta qualcosa che, nel tempo, sta anche imparando a gestire e accettare... ma a che prezzo?
Il prezzo che sta pagando è la sua felicità, la sua opportunità di vivere davvero un rapporto intenso e soddisfacente, il suo diritto di allinearsi ai suoi valori e di inseguire i suoi sogni. Nessuna relazione dovrebbe mai soffocare queste esigenze individuali, ma rinforzarle e renderle condivisibili.
Lei ha, evidentemente, già messo in campo tanti tentativi per sopportare o tollerare certi comportamenti della sua partner, i suoi atteggiamenti e le sue scelte. Cosa le ha portato tutto ciò? Frustrazione, malessere, mancanze. E, sebbene possa sembrare duro da sentire, la responsabilità è esclusivamente sua, perché ha permesso alla situazione di persistere e addirittura peggiorare, perché non ha difeso fino in fondo la sua personale dignità e i valori in cui vorrebbe credere.
Se scrive questo suo disagio così apertamente, vuol dire che sente il bisogno di interromperlo e di prendere delle decisioni importanti. Si trova di fronte a un bivio, restare in questo rapporto scegliendo di accettare e continuare a tollerare tutto ciò che non la soddisfa, oppure mettere un punto e uscire da questa relazione. In entrambi i casi ci sono conseguenze che dovrà gestire, non esistono scappatoie.
Potrebbe trovare giovamento in un supporto psicologico per comprendere meglio queste dinamiche ed essere emotivamente più flessibile. Valuti concretamente questa possibilità.
Si ricordi che una relazione, di qualsiasi tipo, funziona se è reciproca in tutti i suoi aspetti. Altrimenti non è una relazione, ma una forma di dipendenza. Inoltre, ci sono altri due fondamentali presupposti: il primo è che entrambi i partner devono mostrare la stessa intenzione di far andar bene le cose, di superare insieme le difficoltà per stare meglio insieme; il secondo è che i compromessi che si raggiungono non devono mai sovrapporsi ai bisogni individuali di benessere psicologico, libertà valoriale e ricerca della soddisfazione personale.
Alla paura di chiudere il rapporto provi a controbilanciare la curiosità di sapere cosa si sta perdendo là fuori, quali altre incredibili opportunità di crescita, di connessione e di felicità sta rinviando, solo per non tornare a essere single. La lascio con questa riflessione.
Resto a disposizione per informazioni su un possibile percorso psicologico, anche online. Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Renata Maratea
Psicologo, Psicologo clinico
Portici
Ciao! Riprendere il controllo di sé stessi, in una prospettiva sistemico-relazionale, significa rileggere la propria storia non come una sequenza di mancanze ma come un percorso che ha costruito risorse e resilienza. La tua difficoltà non è solo la paura di chiudere una relazione, ma il timore che dietro quella scelta ci sia di nuovo la solitudine che conosci da tempo. Tuttavia ciò che oggi ti tiene legato non è tanto l’amore quanto la paura di non essere scelto ancora, e questa paura rischia di farti restare in un legame che ti svuota. Il controllo non si riconquista opponendosi con forza ma cambiando prospettiva: smettendo di pensarti come “il ragazzo che ha sempre ricevuto rifiuti” e riconoscendoti invece come un uomo che ha saputo costruire amicizie, lavoro, passioni, un’identità ricca. Uscire dall’abisso significa permettersi di scegliere e non solo di essere scelto, trasformando la solitudine da minaccia a spazio dove ricostruire fiducia in sé e aprirsi a relazioni più sane e reciproche. Spero possa esserti d'aiuto questo spunto, che andrebbe sicuramente approfondito in un percorso di psicoterapia.
Dott.ssa Maria Torlini
Psicologo, Psicoterapeuta
Viterbo
Gentile utente,
comprendo la sofferenza che traspare dalle sue parole...
Sentirsi quasi esclusi dal partner, che sembra più attratto da altro, è una cosa che fa molto soffrire. Consiglierei un percorso inizialmente individuale e poi magari anche di coppia per rigenerare, laddove fosse possibile (bisogna volerlo in due...) il vostro rapporto.
In questi casi in coppia è necessario fare un po' il punto della situazione su cosa sta succedendo. Occorre ridarsi importanza, prima a se stessi - e questo è un processo di conoscenza di Sé in progress - e poi insieme.
Dunque sarebbe utile porsi qualche domanda: Che cosa ci unisce ancora? Che cosa ci divide o ci allontana? Stiamo continuando a crescere insieme, magari non sempre in sincrono, o ci siamo "seduti"?
Nella coppia se manca una crescita non c'è evoluzione e il rapporto si impoverisce con il risultato che l'individuo spesso è orientato verso stimoli nuovi, magari perché è abituato a consumarli anziché a produrli...
Cordialmente,
Maria Torlini

Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo. Non dev’essere stato semplice raccontare così apertamente la tua storia, e questo dimostra quanta voglia hai di ritrovare un equilibrio. Da quello che scrivi emerge chiaramente che sei una persona che nella vita ha costruito molto: un buon lavoro, legami familiari solidi, amicizie sincere. Ma a volte non basta avere queste basi se dentro ci si sente fragili o incerti, soprattutto quando si tratta di relazioni affettive.
Il punto che descrivi con più sofferenza è la paura della solitudine, come se chiudere questa relazione significasse tornare al passato, a quei momenti in cui ti sei sentito rifiutato o invisibile. Questa paura è molto comprensibile: tutti desideriamo sentirci amati e non rimanere soli. Ma è importante chiederti se restare in questa relazione, con bugie, mancanze di rispetto, conflitti continui e squilibri, ti stia davvero facendo bene. Spesso ci si aggrappa a un legame non per ciò che dà, ma per il terrore di perderlo.
Riprendere il controllo significa iniziare a spostare il focus: non più solo sulla paura di restare solo, ma su ciò che ti meriti davvero. Una relazione sana non dovrebbe farti sentire continuamente in ansia, sminuito o sfruttato. Fermarti e domandarti se questo legame rispecchia ciò che desideri davvero può essere un primo passo. Non sarà facile, perché la paura di “non trovare altro” è forte, ma la verità è che restando in una relazione che ti svuota ti allontani ancora di più dalla possibilità di costruirne una che ti arricchisca davvero.
A volte scegliere se stessi significa affrontare la paura e attraversarla, per poi scoprire che non siamo soli come immaginavamo, e che c’è sempre la possibilità di incontrare persone nuove, in modi e tempi che non possiamo prevedere.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per vedere meglio quanto descritto.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ti ringrazio per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità: già questo è un passo importante verso il recupero del controllo su te stesso. Dalla tua descrizione emerge un quadro complesso, ma chiaro: da una parte hai costruito una vita stabile, ricca di successi e relazioni positive, dall’altra ti senti intrappolato in una relazione che ti sta prosciugando emotivamente, economica e psicologicamente.
Quello che descrivi – paura della solitudine, difficoltà a porre limiti, senso di colpa o ansia di perdere l’altro – è comune in persone che hanno vissuto esperienze di rifiuto precoce o timidezza prolungata. È importante distinguere tra ciò che senti come bisogno reale di vicinanza e affetto e ciò che è invece paura o ansia che ti blocca, rischiando di farti rimanere in una situazione che ti danneggia.
Gentile utente,

la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Ci vuole coraggio ad aprirsi così, soprattutto su aspetti così delicati. Dalle sue parole colgo un uomo che ha costruito molto nella vita, che ha saputo impegnarsi e ottenere risultati importanti, ma che sul piano affettivo porta ancora con sé un nodo profondo: la paura di restare solo e di rivivere quel senso di esclusione provato in passato. È come se una parte di lei fosse convinta che, senza una relazione, rischierebbe di “non farcela”. Capisco bene quanto possa essere doloroso trovarsi in una relazione che, invece di dare serenità, diventa fonte continua di tensioni, silenzi e mancanze di rispetto. Il conflitto che descrive è evidente: da un lato la sua mente vede chiaramente che questa relazione non le fa bene, dall’altro il cuore e la paura la tengono legato. Questo non significa essere deboli, significa avere ferite emotive che chiedono di essere comprese e curate. Riprendere il controllo di sé non vuol dire diventare freddi o smettere di provare emozioni, ma imparare a non farsi dominare da esse. È un processo che richiede tempo, ma che porta a una forma di libertà molto più grande: la libertà di scegliere ciò che è sano per sé stessi, anche se non è facile. Il primo passo è riconoscere il proprio valore indipendentemente da chi si ha accanto. Lei ha già dimostrato di essere una persona capace, affidabile, determinata. L’autostima relazionale, però, si costruisce solo imparando a riconoscere di non meritare qualcosa che ci ferisce. Le suggerirei di non affrontare da solo questo passaggio. Un percorso psicologico può aiutarla a dare un senso al passato, a sciogliere la paura della solitudine e a riscoprire una forza che già possiede, ma che in questo momento non riesce a sentire. Per approfondire il discorso in merito mi contatti pure, io sono qui.
Le faccio intanto il mio più sincero augurio di trovare il coraggio di scegliere ciò che la fa stare bene.

Un caro saluto

Dott. Paolo Andreani
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissimo,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza.. non è semplice mettere nero su bianco pensieri ed emozioni così personali, ed è già un primo passo importante per riprendere il controllo di sé.
Dalle tue parole emerge chiaramente quanto il desiderio di costruire una relazione stabile sia forte, ma anche quanto la paura della solitudine ti spinga a restare in una situazione che, di fatto, procura sofferenza. In questi casi non si tratta semplicemente di forza di volontà: spesso entrano in gioco emozioni profonde, legate all’autostima, alla storia personale e al timore del rifiuto. È proprio questa paura che può bloccare, facendo vivere i rapporti più come un’ancora a cui aggrapparsi che come uno spazio di crescita e di benessere reciproco.
Un percorso psicologico può aiutarti a comprendere meglio questi meccanismi, rafforzare la fiducia in te stesso e ritrovare la libertà di scegliere ciò che davvero ti fa stare bene, senza rimanere intrappolato nella paura di restare solo. Se desideri sono a disposizione per approfondire la questione, anche online.
Dott. Paolo Andreani
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buongiorno,
la sua testimonianza riflette una grande chiarezza nell’osservare ciò che sta vivendo, sia nei punti di forza della sua vita che nelle difficoltà che si trova ad affrontare nella relazione. Nonostante le risorse personali, lavorative e familiari che descrive, la paura di rimanere solo sembra condizionare profondamente le sue scelte affettive, spingendola a tollerare situazioni che la fanno stare male e che la privano del rispetto e della serenità che meriterebbe.

È comprensibile che le esperienze di rifiuto vissute in passato abbiano inciso sulla sua fiducia in sé e nella possibilità di essere corrisposto. Allo stesso tempo, la relazione attuale, caratterizzata da conflitti, squilibri sul piano economico, silenzi punitivi e mancanze di rispetto, sembra confermare quelle paure invece di aiutarla a superarle. Restare in un legame che la fa soffrire può rappresentare un tentativo di difendersi dalla solitudine, ma rischia di consolidare la sensazione di non avere alternative e di perdere progressivamente la percezione del proprio valore.

“Riprendere il controllo di sé” significa in primo luogo rimettere al centro i propri bisogni e riconoscere che una relazione dovrebbe contribuire al benessere, non alimentare dolore e insicurezza. Un percorso psicologico potrebbe offrirle lo spazio per elaborare la sua storia di rifiuti e insicurezze, rafforzare l’autostima e aiutarla a distinguere tra legami che nutrono e legami che intrappolano. Lavorare su questo aspetto le permetterebbe di sentirsi più libero nelle scelte, senza la paura costante di “non trovare altro”.

Non è la mancanza di valore personale a trattenerla, ma un timore radicato che può essere affrontato e superato. Ritrovare fiducia in sé stesso le consentirebbe di costruire relazioni più sane, basate su rispetto e reciprocità, invece che sul timore della solitudine.

Rimango a disposizione qualora desiderasse intraprendere un percorso di approfondimento personale.

Un cordiale saluto.
Dott.ssa Alice Fiduccia
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Riuscire a raccontare il proprio vissuto emotivo con questa lucidità è già un primo passo importante verso un cambiamento.

Da ciò che descrive, emerge chiaramente quanto lei sia una persona sensibile, riflessiva e capace di impegno: doti preziose, ma che talvolta possono spingerci a sopportare troppo, per paura di perdere ciò che abbiamo costruito o di tornare a sentirci soli.

Il timore di non "riuscire a trovare qualcun altro" è molto comune quando la nostra autostima è stata messa a dura prova da esperienze precedenti. Ma restare in una relazione che progressivamente le toglie energia, lucidità e fiducia in sé stesso può allontanarla ancora di più da ciò che davvero desidera e merita.

Riprendere il controllo di sé non significa fare scelte drastiche all’improvviso, ma iniziare a riconoscere con chiarezza i propri bisogni, dare valore ai segnali del corpo e delle emozioni, e iniziare un percorso che la aiuti a distinguere l’affetto reale dalla paura della solitudine.

In questi casi, un percorso psicologico può rappresentare uno spazio sicuro e non giudicante, dove rielaborare le esperienze passate, rafforzare l’autostima, e imparare a costruire relazioni più sane e reciproche. Non è una debolezza chiedere aiuto, al contrario: è un atto di forza e cura verso sé stessi.

Resto a disposizione
Dr. Antonio Radino
Psicologo, Psicologo clinico
Floridia
Salve, innanzitutto grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia e non ti preoccupare per la lunghezza della storia. Da quello che racconta, ha costruito molte cose importanti nella sua vita: lavoro, autonomia, passioni, affetti familiari e amicizie solide, eppure si sente intrappolato in una relazione che, invece di renderla felice, ti logora. Riprendere il controllo di sé stessi significa prima di tutto distinguere il bisogno profondo (desiderare amore e connessione) dalla situazione concreta (una relazione che fa stare male). Ciò non significa decidere subito di lasciare o restare, ma riappropriarsi della possibilità di scegliere in modo consapevole, senza che la paura decida al posto tuo. Un primo passo può essere spostare l’attenzione su sé stessi, sul coltivare ciò che già ti rende solido e quindi riconoscere il proprio valore. A volte, ci si aggrappa a una relazione che non funziona perché si pensa che sia l’unica occasione. In realtà, più impari a stare bene con te stesso e più aumenta la possibilità di attrarre una relazione sana, equilibrata e rispettosa. Spero sinceramente di esserle stato di aiuto.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, mi ha colpito la tua capacità di analizzare con tanta lucidità ciò che è successo (io lo trovo un segno di forza), ma quello che descrivi è il paradosso di chi ha costruito una vita di successo all'esterno, ma porta dentro di sé una ferita legata al senso di non essere desiderabile.

La paura che provi non è davvero di rimanere solo, tu sei già stato solo per anni e hai costruito una vita ricca e soddisfacente. La vera paura è di tornare a sentire quella sensazione di rifiuto che hai provato nell'adolescenza e nei primi anni di giovinezza. Questa relazione, per quanto tossica, ti ha offerto l'illusione di aver superato quel periodo.

Ma osserva cosa sta succedendo: stai accettando comportamenti irrispettosi, mancanza di reciprocità, manipolazione economica ed emotiva. In sostanza, stai pagando un prezzo altissimo per non affrontare quella paura. La ragazza ha capito intuitivamente la tua vulnerabilità e la sta sfruttando, alternando momenti di vicinanza a comportamenti che ti feriscono, mantenendoti in uno stato di dipendenza emotiva.

Il fatto che famiglia e amici ti consiglino di chiudere non è casuale, dall'esterno è evidente che questa relazione ti sta danneggiando. Ma tu non riesci ad ascoltarli perché la paura di rimanere solo è più forte della consapevolezza di essere maltrattato.

"Riprendere il controllo" significa innanzitutto riconoscere che stare con la persona sbagliata è molto peggio che stare soli. La solitudine può essere un'opportunità per conoscerti meglio, per lavorare su quella timidezza che ti ha limitato, per sviluppare una sicurezza autentica in te stesso.

Per questa ragione ti suggerisco di intraprendere un percorso terapeutico per rivedere ed elaborare quello che è accaduto ma soprattutto la paura del rifiuto che ti sta impedendo di vivere relazioni sane e paritarie. E' un'opportunità per te per andare ad indagare nel profondo e conoscerti meglio.Un percorso Voice Dialogue sarebbe molto adatto per la tua situazione, perché ti aiuterebbe a riconoscere e dialogare con le diverse parti di te che sono in conflitto.

Dalla tua storia emergono chiaramente alcune parti dominanti:

Il Ragazzo Timido: quella parte adolescente che ha vissuto i rifiuti e ora ha paura di rivivere quella sofferenza
L'Uomo di Successo: che ha costruito una bella vita, ha ottenuto risultati concreti e viene apprezzato socialmente
Il Protettore/Controllore: che preferisce una relazione problematica piuttosto che rischiare il vuoto
Il Critico Interno: che probabilmente ti sussurra che "non sei abbastanza" per meritare di meglio
L'obiettivo è ristabilire un centro consapevole che riprenda la guida, non più dominato dalla paura del Ragazzo Timido né dall'orgoglio dell'Uomo di Successo.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork

Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, ha costruito molto nella sua vita, e lo ha fatto con forza, nonostante le ferite del passato. Il punto ora non è ciò che ha fuori, ma ciò che sente dentro: questo disagio non è debolezza, è la voce autentica che le sta chiedendo di smettere di adattarsi a relazioni che la svuotano.
Rimanere in un legame per paura della solitudine è umano, ma alla lunga può diventare un prezzo troppo alto. In questi casi, un percorso con uno psicologo psicoterapeuta, magari orientato alla psicoterapia umanistica o al lavoro emotivo e corporeo dell’analisi bioenergetica, può aiutarla a comprendere le radici di questa paura e a costruire un senso di valore personale indipendente dallo sguardo dell’altro. Quando in una relazione si scivola in dinamiche di sacrificio, controllo o manipolazione, si perde il proprio centro. Ma è possibile ritrovarlo, passo dopo passo, ricostruendo confini, ascolto e fiducia in sé. Il dolore che sente ora è un segnale sano: le sta dicendo che qualcosa dentro di lei non vuole più restare in una situazione che la fa sentire sbagliato, in debito, o “non abbastanza”, per amare ed essere amato pienamente, è necessario prima scegliere sé stesso. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, da ciò che racconta, non sembra che il problema sia non vedere le difficoltà, anzi, lei le vede benissimo. Vede le bugie, i silenzi, le mancanze di rispetto, la disparità nelle spese. Quello che la tiene bloccato non è il non accorgersene, ma la paura, la paura di chiudere e rimanere di nuovo solo, come è successo in passato.
È una paura molto umana, soprattutto se ha vissuto tanti rifiuti. Quando ci si sente così, si tende ad aggrapparsi a ciò che arriva, anche se fa soffrire, perché l’idea di perdere “quel poco che si ha” sembra peggio del dolore che si prova nel restare. Ma, se ci pensa, questa non è vera protezione, è solo un modo per prolungare una solitudine diversa, quella che si vive accanto a una persona che non ci rispetta fino in fondo.
Riprendere il controllo di sé stesso significa proprio questo, riconoscere che restare in una relazione che la fa stare male non la sta salvando, anzi, le sta togliendo energie, fiducia e serenità. Lei ha già costruito tanto nella sua vita, un lavoro, una casa, legami familiari e di amicizia solidi, e tutto questo è frutto della sua forza. Non è vero che “non troverà più nessuno”, piuttosto, se rimane in un rapporto che la logora, non lascia spazio a chi potrebbe davvero volerle bene nel modo giusto.
Capisco che l’idea di chiudere faccia paura, ma spesso si scopre che quel vuoto temuto non è così terribile come sembra, anzi, diventa un’occasione per respirare e ritrovare sé stessi. E se da solo le sembra troppo difficile, anche un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla a sciogliere il legame tra i rifiuti vissuti in passato e la difficoltà di lasciar andare oggi. Lei scrive di voler riprendere il controllo di sé, il primo passo è proprio scegliere di non restare fermo per paura. Si chieda onestamente se questa relazione la fa crescere, la fa sentire rispettato, oppure la sta consumando. La risposta dentro di sé la conosce già. Un caro saluto
Dott.ssa SONIA SIMIONATO
Psicologo, Psicologo clinico
San Martino di Lupari
Buongiorno, ho letto quello che ha scritto...innanzitutto, cosa vuol dire per lei "avere il controllo di se stessi"? Da quello che dice sembra che la sua difficoltà si presenti nelle relazioni con l'altro sesso. Si è descritto come timido, eppure mi sembra che in qualche modo lei abbia il desiderio e, anzi, si sia fatto avanti per conoscere persone, sperimentare e costruire rapporti. Questo è molto positivo secondo me. Perchè pensa di non riuscire più a trovare qualcuno se lascia andare questa ragazza? Cosa la porta a pensare che è meglio sopportare piuttosto che stare soli? E' importante riflettere su questo. Mi spiace per questa situazione che la turba molto, potrebbe esserle utile parlarne con un/una professionista per capire meglio se stesso e cosa la spinge a trattenersi in una relazione che non la rende felice.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Capisco bene la difficoltà e la sofferenza che traspare dal tuo racconto. Quando ci si trova in una relazione che provoca più dolore che serenità, nonostante gli sforzi, è naturale sentirsi confusi e bloccati. Quello che descrivi è un conflitto tra la consapevolezza di meritare di più e la paura di rimanere soli, paura che spesso nasce da esperienze passate di rifiuto e insicurezza.

Riprendere il controllo di sé significa innanzitutto riconoscere il proprio valore indipendentemente dalla relazione. Tu stesso racconti di avere una vita costruita con impegno, fatta di lavoro, affetti, interessi e successi: questi aspetti sono risorse fondamentali che non dipendono da nessun’altra persona.

Alcuni passi utili possono essere:

Dare ascolto ai propri bisogni reali: se una relazione diventa fonte di malessere costante, è importante chiedersi se davvero è un legame che ci fa crescere.

Accettare la paura della solitudine senza lasciarsene dominare: la paura è comprensibile, ma rimanere in un rapporto che non porta rispetto né equilibrio può ferire molto di più.

Coltivare autostima e indipendenza emotiva: riscoprire passioni personali, amicizie e interessi che ricordano che si può stare bene anche senza una relazione di coppia.

Riconoscere i segnali di mancanza di reciprocità: quando il dare e l’avere sono sbilanciati, il rischio è di sacrificare troppo se stessi.

Riprendere il controllo di sé non significa diventare “freddi” o smettere di amare, ma imparare a proteggere i propri confini emotivi e scegliere relazioni in cui ci si sente rispettati e valorizzati.

In situazioni come la tua, dove il legame affettivo si intreccia con timori profondi, sarebbe davvero utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista per essere accompagnati in questo percorso di consapevolezza e cambiamento.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile pz, dal suo racconto emergono delle cose importanti su cui potrebbe lavorare in un percorso: innanzitutto questa visione di sè che denota un'autostima precaria e questi pensieri rivolti al futuro, con scenari negativi, qualora si dovesse lasciare. Inoltre andrebbe indagato per bene il motivo per cui, se sta cosi male in questa relazione, non riesce a lasciarsi, piuttosto di correre il rischio di stare da solo.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, innanzitutto la ringrazio per aver raccontato con tanta chiarezza e profondità la sua storia. Dalle sue parole emerge un vissuto ricco di sfumature: da un lato la forza, la resilienza e la determinazione che le hanno permesso di costruire una vita stabile e soddisfacente sotto tanti aspetti, dall’altro la fatica legata alle relazioni affettive, segnata da timidezza, rifiuti e dalla paura di restare solo. Questi due lati della sua esperienza sono strettamente collegati, perché è evidente che proprio le difficoltà sul piano sentimentale l’hanno spinta a investire energie e impegno altrove, raggiungendo traguardi importanti, ma lasciandole dentro un vuoto non colmato. La relazione che descrive sembra aver toccato un punto molto vulnerabile della sua storia personale. Le dinamiche di bugie, mancanza di trasparenza, squilibrio economico e mancanze di rispetto non sono situazioni da sottovalutare, soprattutto quando diventano ripetitive e si riparano solo con scuse temporanee. Lei ha già riconosciuto che molte di queste cose non corrispondono a ciò che desidera in un rapporto sano, ma non riesce a interrompere il legame perché la paura di rimanere solo pesa più del dolore che vive restando dentro questa relazione. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, questo meccanismo è molto comprensibile. La nostra mente tende a preferire ciò che è noto, anche se doloroso, rispetto all’incertezza di un cambiamento che appare minaccioso. Nel suo caso, il pensiero automatico che sembra intrappolarla è “se chiudo questa relazione non troverò più nessun’altra ragazza e resterò solo per sempre”. Questo pensiero genera ansia, la spinge a sopportare cose che in realtà non tollererebbe e le impedisce di riprendere il controllo. La realtà, però, è che questo timore, per quanto comprensibile, non è un dato certo: non possiamo sapere con sicurezza che il futuro riprodurrà il passato. Anzi, proprio l’esperienza con questa relazione le sta già offrendo strumenti di consapevolezza che prima non aveva, e che potranno renderla più lucida e capace di scegliere diversamente in futuro. Un passo importante per riprendere il controllo è proprio imparare a mettere in discussione queste convinzioni che oggi la bloccano. Ogni volta che emerge la paura “se la lascio resterò solo”, può essere utile chiedersi “che prove oggettive ho che questo sarà vero per sempre? E quante volte nella mia vita ho già pensato che non sarei riuscito a ottenere qualcosa e poi invece ce l’ho fatta?”. In parallelo, può essere utile lavorare sulla gestione delle emozioni, imparando a riconoscere quando la paura guida le sue scelte più della ragione. Tecniche di esposizione graduale, di ristrutturazione cognitiva e di regolazione emotiva possono aiutarla a costruire nuove modalità di affrontare queste paure, senza lasciarsi travolgere. Lei scrive di mostrarsi felice in pubblico e di sentirsi distrutto dentro. Questo contrasto racconta bene quanto sia faticoso mantenere un’immagine esterna di forza e successo mentre dentro si sente fragile e bloccato. Recuperare il controllo di sé significa anche concedersi di essere autentico con se stesso, riconoscendo i suoi bisogni emotivi e non svalutandoli rispetto ai successi materiali o alle aspettative degli altri. La paura di restare solo è una delle emozioni più difficili da affrontare, ma è importante distinguere la solitudine dall’indipendenza. Essere soli non equivale necessariamente a non valere, né significa che si resterà sempre senza legami significativi. Può diventare, al contrario, uno spazio per conoscersi meglio, per rinforzare la propria autostima e per imparare a costruire relazioni future basate su un equilibrio diverso. Uscire dall’abisso che descrive richiede tempo e coraggio, ma già il fatto che lei si stia ponendo queste domande indica che il desiderio di cambiamento è presente e forte. Non si tratta di spegnere la paura con un gesto improvviso, ma di affrontarla passo dopo passo, imparando a distinguere ciò che le fa davvero bene da ciò che la tiene ancorato a vecchi schemi di sofferenza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, dal suo quadro sembra emergere una insicurezza di fondo rispetto alle relazioni, forse c'è una consuetudine e una pratica di vita solitaria nel suo passato e adesso rispetto a questa relazione una paura legata al cambiamento, anche se lei esprime parecchi spunti di insoddisfazione nel suo rappporto. Per cambiare rotta può essere utile una psicoterapia per approfondire e conoscere meglio questa radice di insicurezza di fondo, terapia che la può aiutare ad integrare come lei è interiormente e come si sente rispetto a come appare. Se ritiene a disposizione anche online. Buona Giornata! Dario Martelli
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, dal suo racconto emerge con grande chiarezza la profondità della sofferenza che sta vivendo. Lei descrive un percorso di vita in cui ha investito molto su di sé, sulla sua realizzazione personale, raggiungendo obiettivi importanti, ma al tempo stesso porta dentro una ferita che riguarda la sua dimensione affettiva. È proprio questa ferita, fatta di timidezza, rifiuti e senso di esclusione nelle relazioni, che oggi sembra pesare come un macigno nel rapporto con la sua attuale compagna.

Le vicende che racconta (le bugie, le scenate, la mancanza di reciprocità, il peso economico e affettivo squilibrato) parlano di una relazione che, oggettivamente, la fa stare male, fino a portarla a sentirsi “emotivamente distrutto”. È importante notare come lei abbia ben chiaro questo aspetto, eppure non riesca a interrompere il legame. Questo non indica una sua debolezza, ma piuttosto la potenza della paura di rimanere solo e di non avere una nuova possibilità. La sua difficoltà non è tanto nel riconoscere che questa relazione è fonte di dolore, ma nel riuscire ad affrontare l’angoscia della perdita e del vuoto che teme possa seguirne.

Recuperare il controllo di sé stesso, come lei chiede, significa in primo luogo riappropriarsi del diritto di non accontentarsi di una relazione che la fa soffrire, e di poter desiderare un legame che la valorizzi e la sostenga. Spesso, ciò che ci tiene legati a rapporti insoddisfacenti non è l’amore autentico, ma la paura di non essere amati ancora. Questa paura può diventare una prigione, e il primo passo è riconoscerla, come lei ha già fatto con molta lucidità.

In situazioni come la sua, un percorso psicologico può essere di grande aiuto. Non tanto per darle una “ricetta” su cosa fare, ma per aiutarla a comprendere da dove nasce quella paura così profonda, e come affrontarla senza lasciarsi dominare. Un approccio psicoterapeutico integrato ed evidence-based, capace di lavorare sia sulla gestione dell’ansia e delle emozioni, sia sulla ricostruzione dell’autostima e della fiducia relazionale, potrebbe rappresentare una strada concreta. Non si tratta quindi di “imparare a lasciarla” dall’oggi al domani, ma di lavorare per non sentirsi più ostaggio della solitudine e per riscoprire la libertà di scegliere il bene per sé.

La forza che lei ha dimostrato nel costruire tanti aspetti della sua vita è già una risorsa importante: rivolgerla anche verso la sua dimensione affettiva sarà possibile, con il giusto sostegno.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Miriam Casini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Rocca di Papa
Gentile utente,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere difficile trovarsi in una situazione che genera sofferenza e insicurezza, soprattutto quando ci si sente emotivamente bloccati e soli.
Il modo in cui ha raccontato la sua storia dimostra una buona consapevolezza di sé e un autentico desiderio di riprendere il controllo della propria vita: un primo passo molto importante.
Proprio perché la situazione che descrive è complessa e coinvolge aspetti profondi della sua storia personale, ritengo che il modo più efficace per affrontarla sia intraprendere un percorso psicologico, in cui possa trovare uno spazio sicuro per esplorare e comprendere meglio ciò che sta vivendo, con il supporto di un professionista.
Se lo desidera, sono disponibile per un primo colloquio conoscitivo, per approfondire la sua situazione e valutare insieme un percorso di supporto adatto alle sue esigenze.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Miriam Casini.
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Ogni percorso di vita è come una narrazione in cui a volte ci si trova a recitare ruoli che sembrano più imposti che voluti realmente. La sua vicenda personale mette in luce una storia di lotta interiore tra ciò che il mondo percepisce in lei e ciò che effettivamente sente nella profondità del suo essere. È comprensibile, specialmente per chi ha vissuto esperienze di rifiuto e insicurezza in passato, ritrovarsi in una relazione che, nonostante le difficoltà, risponde a un bisogno profondo di connessione e riconoscimento. La paura di rimanere solo può amplificare il legame con qualcuno che, pur provocandole disagio, rappresenta un "ponte" tra passato e futuro. A volte, ciò che ci tiene legati è più il timore di affrontare l'ignoto che il desiderio autentico di restare. Il mio orientamento psicoanalitico esplora proprio queste dinamiche, cercando di dare voce a quel silenzio interiore che spesso passa inosservato. L'obiettivo è scoprire le strutture inconsce che governano i desideri, le paure e le scelte. Questo permette di ri-valutare ciò che si vuole veramente, distaccandosi dalle aspettative altrui per avvicinarsi a un'autenticità che rispetti il proprio desiderio.
Se desidera esplorare con me gli strati più profondi delle sue esperienze e trovare modi per dare significato e direzione ai suoi sentimenti, sarò qui per offrirle ascolto e sostegno, in uno spazio privo di giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buon pomeriggio,
Capisco come possa sentirsi dentro di sé, in un continuo conflitto interno tra ciò che vorrebbe e ciò che è riuscito ad ottenere ad oggi.
Non credo di doverle dare una risposta su cosa possa essere più giusto o quale possa essere la soluzione. Quello che credo è che lei abbia già la risposta dentro di sé. Lei, come è normale che sia, ha paura di restare solo e di non riuscire a ricostruire una nuova relazione in futuro. Questa è una condizione purtroppo condivisa da molte più persone di quante possa pensare.
Tuttavia ognuno di noi merita di essere felice e di essere sereno con se stesso, per questo nel momento in cui questa pace interiore viene meno è importante cercarla di nuovo. Probabilmente ci farà soffrire, perché avremmo potuto accontentarci di ciò che avevamo, ma meritiamo di stare bene, ed il nostro bene va coltivato, anche quando ci ritroviamo da soli, perché nessuno può comprenderci, capire cosa vogliamo e renderci felici più di noi stessi.
Per qualsiasi cosa, mi trova a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.