Ciao ho 25 anni e credo di essere depr anche se dall'esterno non si nota. Da quando mi sono diploma
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Ciao ho 25 anni e credo di essere depr anche se dall'esterno non si nota.
Da quando mi sono diplomato non ho obbiettivi vivo tanto per.
Ho fatto tutti lavoretti sotto pagati , adesso lavoro in una pizzeria per soli 20 euro al giorno .
Ho allontanato tutti i miei amici , non ho rapporti con le ragazze , evito tutti gli impegni che prendo ... Mi addormento alle 6 di mattina per svegliarmi alle 2-3 del pomeriggio e sto tutta la notte attaccato su tiktok , la mia vita è noiosa e senza senso e mi domando spesso che senso ha continuare a vivere ...
Sono stato in terapia mi é stato diagnosticato ansia sociale e generalizzata e prescritto efexor ma ho avuto paura di prenderlo e ho abbandonato anche la terapia
Da quando mi sono diplomato non ho obbiettivi vivo tanto per.
Ho fatto tutti lavoretti sotto pagati , adesso lavoro in una pizzeria per soli 20 euro al giorno .
Ho allontanato tutti i miei amici , non ho rapporti con le ragazze , evito tutti gli impegni che prendo ... Mi addormento alle 6 di mattina per svegliarmi alle 2-3 del pomeriggio e sto tutta la notte attaccato su tiktok , la mia vita è noiosa e senza senso e mi domando spesso che senso ha continuare a vivere ...
Sono stato in terapia mi é stato diagnosticato ansia sociale e generalizzata e prescritto efexor ma ho avuto paura di prenderlo e ho abbandonato anche la terapia
Ciao, grazie per aver condiviso con sincerità quello che stai vivendo.
I tuoi pensieri e comportamenti indicano una sofferenza reale che merita attenzione, nonostante all’esterno possa non vedersi.
La mancanza di motivazione, l’isolamento, il ritmo sonno/veglia sregolato e il senso di vuoto sono segnali importanti che non vanno ignorati.
Hai fatto un primo passo andando in terapia, anche se poi ti sei fermato: può succedere, soprattutto quando ci si sente sopraffatti o spaventati.
Ma è possibile riprendere, magari con uno specialista con cui ti senti più a tuo agio; oppure tornado dal tuo vecchio terapeuta e portando in stanza il disagio che hai provato.
Anche la questione del farmaco va affrontata con il terapeuta: è comprensibile avere timori, ma parlarne può aiutare a chiarire dubbi e paure.
un cordiale saluto
dott.ssa Morreale Ilenia
I tuoi pensieri e comportamenti indicano una sofferenza reale che merita attenzione, nonostante all’esterno possa non vedersi.
La mancanza di motivazione, l’isolamento, il ritmo sonno/veglia sregolato e il senso di vuoto sono segnali importanti che non vanno ignorati.
Hai fatto un primo passo andando in terapia, anche se poi ti sei fermato: può succedere, soprattutto quando ci si sente sopraffatti o spaventati.
Ma è possibile riprendere, magari con uno specialista con cui ti senti più a tuo agio; oppure tornado dal tuo vecchio terapeuta e portando in stanza il disagio che hai provato.
Anche la questione del farmaco va affrontata con il terapeuta: è comprensibile avere timori, ma parlarne può aiutare a chiarire dubbi e paure.
un cordiale saluto
dott.ssa Morreale Ilenia
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Buongiorno,
quello che scrive, anche se con poche parole, restituisce una sensazione di sospensione, come se la sua vita fosse in pausa… ma senza il tasto “play” ben visibile. Eppure, il modo in cui si racconta – lucido, diretto, senza sconti – dice molto di un pensiero che sta cercando qualcosa, anche se oggi sembra tutto piatto.
Mi chiedo: e se questa “noia” non fosse vuoto, ma un segnale da ascoltare? Che forma avrebbe oggi, se potesse parlare, il senso che sta cercando?
A volte non serve “tornare a vivere” tutto insieme… ma solo iniziare a guardare in modo nuovo dove si è. Se vuole, possiamo farlo insieme.
Mi contatti pure.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
quello che scrive, anche se con poche parole, restituisce una sensazione di sospensione, come se la sua vita fosse in pausa… ma senza il tasto “play” ben visibile. Eppure, il modo in cui si racconta – lucido, diretto, senza sconti – dice molto di un pensiero che sta cercando qualcosa, anche se oggi sembra tutto piatto.
Mi chiedo: e se questa “noia” non fosse vuoto, ma un segnale da ascoltare? Che forma avrebbe oggi, se potesse parlare, il senso che sta cercando?
A volte non serve “tornare a vivere” tutto insieme… ma solo iniziare a guardare in modo nuovo dove si è. Se vuole, possiamo farlo insieme.
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Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Gentile utente,
dalla sua richiesta emerge uno stato emotivo che necessiterebbe di supporto psicologico e da valutare anche psichiatrico; perchè non ha voluto assumere i farmaci e ha abbandonato la terapia? Penso che per lei sia importante trovare un professionista cui affidarsi anche per iniziare a condividere i suoi timori o resistenze rispetto alla terapia.
Le auguro il meglio e se dovesse avere bisogno rimango a disposizione,
Dott.ssa Filippi
dalla sua richiesta emerge uno stato emotivo che necessiterebbe di supporto psicologico e da valutare anche psichiatrico; perchè non ha voluto assumere i farmaci e ha abbandonato la terapia? Penso che per lei sia importante trovare un professionista cui affidarsi anche per iniziare a condividere i suoi timori o resistenze rispetto alla terapia.
Le auguro il meglio e se dovesse avere bisogno rimango a disposizione,
Dott.ssa Filippi
Ciao, mi permetto di darti del tu, grazie per questa difficile condivisione. Io credo che, al di là della diagnosi e dell'eventuale terapia farmacologica, tu abbia bisogno di attivare un percorso con qualcuno di cui ti fidi: qualcuno che ti possa far sentire ascoltato, capito, accolto e soprattutto non giudicato. Stai vivendo una condizione di grande sofferenza, ed è vero, le cose che fai potrebbero far pensare ad una depressione: investi poco su di te, il tuo lavoro se capisco bene non ti piace, c'è una difficoltà sociale con gli amici e con le ragazze e c'è anche una difficoltà con il sonno. Tutto questo, con il giusto sostegno, può cambiare. Bisogna capire come mai sei arrivato a stare così: come mai fai solo lavori che giudichi sottopagati, come mai hai allontanato tutti, che difficoltà ci sono a livello sentimentale, e come mai usi tiktok per anestetizzarti. è possibile che ci sia una grande sofferenza, che merita di essere ascoltata e soprattutto accolta. Io credo che solo a partire da qui, ascoltando la tua sofferenza, si possa fare qualcosa per comprenderla, darle un significato e quindi poi cambiarla, trasformarla, farla evolvere. Hai avuto il coraggio di scrivere qui, e non è poco: scegli qualcuno che ti ispiri fiducia, e chiedi aiuto per cominciare a lavorare su di te. Sono sicura che questa sofferenza, se ascoltata e lavorata, può trasformarsi in qualcosa di meglio, sono sicura che un equilibrio diverso sia possibile. Se avessi bisogno mi trovi a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Ciao, grazie per aver condiviso il tuo vissuto, che mostra quanto tu stia affrontando un momento molto difficile e doloroso, anche se forse chi ti sta intorno non se ne accorge.
Quello che descrivi – la mancanza di motivazione, l’isolamento sociale, l’inversione del ritmo sonno-veglia, la sensazione di vuoto e inutilità, e il pensiero ricorrente sul senso della vita – sono segnali importanti che meritano ascolto e attenzione. Non sei solo nel provare queste sensazioni: molte persone vivono esperienze simili, ma ogni storia è unica e merita uno spazio sicuro dove essere compresa a fondo.
Hai già fatto un passo importante in passato iniziando una terapia e ricevendo una diagnosi. Il fatto che tu non abbia continuato non significa che tu abbia fallito, ma piuttosto che forse in quel momento non ti sentivi pronto, oppure non avevi trovato lo spazio terapeutico giusto per te. Anche la paura di iniziare una cura farmacologica è comprensibile: molti provano timore davanti all’idea di assumere psicofarmaci. Parlare apertamente di queste paure con uno specialista può aiutarti a chiarire i tuoi dubbi e prendere decisioni più consapevoli, senza sentirti forzato.
La tua sofferenza merita ascolto, non giudizio. E proprio per questo motivo, sarebbe davvero utile e consigliato approfondire il tuo malessere rivolgendoti ad uno specialista che possa accompagnarti in un percorso psicologico su misura per te, con empatia e rispetto.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Quello che descrivi – la mancanza di motivazione, l’isolamento sociale, l’inversione del ritmo sonno-veglia, la sensazione di vuoto e inutilità, e il pensiero ricorrente sul senso della vita – sono segnali importanti che meritano ascolto e attenzione. Non sei solo nel provare queste sensazioni: molte persone vivono esperienze simili, ma ogni storia è unica e merita uno spazio sicuro dove essere compresa a fondo.
Hai già fatto un passo importante in passato iniziando una terapia e ricevendo una diagnosi. Il fatto che tu non abbia continuato non significa che tu abbia fallito, ma piuttosto che forse in quel momento non ti sentivi pronto, oppure non avevi trovato lo spazio terapeutico giusto per te. Anche la paura di iniziare una cura farmacologica è comprensibile: molti provano timore davanti all’idea di assumere psicofarmaci. Parlare apertamente di queste paure con uno specialista può aiutarti a chiarire i tuoi dubbi e prendere decisioni più consapevoli, senza sentirti forzato.
La tua sofferenza merita ascolto, non giudizio. E proprio per questo motivo, sarebbe davvero utile e consigliato approfondire il tuo malessere rivolgendoti ad uno specialista che possa accompagnarti in un percorso psicologico su misura per te, con empatia e rispetto.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera,
La diagnosi potrebbe essere corretta dati gli elementi che lei elenca. E' importante però che assuma la terapia prescritta che sicuramente avrà bisogno di essere regolata. come tutti i farmaci anche gli psicofarmaci hanno controindicazioni, ma non è detto che avrà problemi nell'assunzione. Si affidi ai medici.
Saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
La diagnosi potrebbe essere corretta dati gli elementi che lei elenca. E' importante però che assuma la terapia prescritta che sicuramente avrà bisogno di essere regolata. come tutti i farmaci anche gli psicofarmaci hanno controindicazioni, ma non è detto che avrà problemi nell'assunzione. Si affidi ai medici.
Saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Gentile utente mi dispiace tanto per la situazione che ha descritto. Sicuramente, se non la fa stare sereno, è una situazione che andrebbe esplorata. Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Dott. Luca Rochdi
Grazie per aver condiviso una parte così intima e profonda del suo vissuto. Anche solo scrivere queste parole, raccontare quello che sente e che vive ogni giorno, è un atto di coraggio. Non sempre si ha la forza di mettere nero su bianco un dolore che spesso si porta in silenzio, soprattutto quando (come dice lei) all’esterno non si nota nulla. È proprio questo uno degli aspetti più faticosi del disagio psicologico: il fatto che venga spesso invisibilizzato, ignorato o sminuito, mentre dentro si combatte una battaglia continua. Quello che racconta parla di una profonda stanchezza, di una perdita di direzione e motivazione. Si sveglia tardi, fatica ad avere una routine stabile, ha perso i contatti con gli altri, si sente scollegato dal mondo. E tutto questo è coerente con ciò che molte persone descrivono nei momenti di depressione o forte demotivazione. Il fatto che le sia stata diagnosticata un’ansia sociale e generalizzata già ci dice che parte del suo malessere ha una radice profonda, e non è semplicemente frutto di pigrizia o di mancanza di volontà, come purtroppo troppo spesso si tende a pensare. Quando l’ansia sociale è presente, ogni interazione può apparire come una minaccia, un peso, un ostacolo. Col tempo, evitare gli altri sembra una soluzione per stare meglio, ma ciò che succede in realtà è che si alimenta una solitudine che poi diventa sempre più dolorosa. E quando questa solitudine si accompagna a una sensazione di vuoto e inutilità, il rischio è quello di perdere il senso del vivere stesso. Questo pensiero, che lei ha espresso con molta sincerità, “mi domando spesso che senso ha continuare a vivere”, è un segnale importante. Non è un pensiero da ignorare o da minimizzare. È una richiesta di ascolto. Il suo malessere non sta parlando di una vera volontà di farla finita, ma del desiderio profondo che qualcosa cambi, che arrivi una possibilità, un appiglio, una via d’uscita. Il fatto che lei abbia iniziato un percorso di terapia in passato è già stato un passo significativo, così come il fatto che le sia stato prescritto un farmaco. Capisco perfettamente che iniziare una terapia farmacologica possa spaventare. Spesso si teme di perdere il controllo, di cambiare, di sentirsi diversi. Ma è importante sapere che i farmaci come l’Efexor non cambiano chi lei è: lavorano su meccanismi cerebrali che, nei momenti di sofferenza, non funzionano al meglio. E lo fanno in modo graduale, sempre sotto supervisione, proprio per evitare effetti spiacevoli. Se sente di poterlo fare, le suggerisco caldamente di riparlare con uno specialista. Non si tratta di essere “deboli” se si chiede aiuto: al contrario, è una forma di forza, perché significa che non vuole arrendersi. Nel modello cognitivo-comportamentale lavoriamo molto sui pensieri e sui comportamenti che rinforzano il malessere. Per esempio, la tendenza a isolarsi o ad avere una routine disfunzionale può sembrare una soluzione momentanea, ma a lungo andare mantiene il senso di vuoto e disconnessione. Un piccolo passo può essere iniziare a riorganizzare il ritmo sonno-veglia, o fare una camminata ogni giorno. All'inizio può sembrare inutile, ma sono proprio questi piccoli comportamenti che, se sostenuti con continuità, iniziano a riaccendere la motivazione e il senso. L’obiettivo non è "guarire" dall’oggi al domani, ma riconquistare piano piano il contatto con se stesso, con i suoi valori, con ciò che la rendeva vivo. Le consiglio anche di non vivere il ritorno in terapia come una sconfitta. Non è un “tornare indietro”, ma un atto d’amore verso se stesso. Ogni giorno in cui sente che non ce la fa, ogni notte in cui si ritrova solo con i suoi pensieri, è in realtà un’occasione per ricordarsi che non è solo. Il dolore che prova merita spazio, ascolto, e cura. Esistono percorsi specifici per l’ansia sociale, per la depressione, per la perdita di motivazione. Non deve affrontare tutto questo da solo. Può ripartire da piccole azioni quotidiane e da un supporto professionale adeguato. Il senso della vita non si trova da un giorno all’altro: a volte lo si costruisce passo dopo passo, anche nei giorni più bui. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, sono molto dispiaciuto per la sofferente situazione che descrive. Il fatto che abbia scritto questo messaggio potrebbe rappresentare un piccolo passo che la porti ad affrontare la noia e l'assenza di senso della sua vita attuale? Le vorrei consigliare di non scoraggiarsi e, se fosse interessato, a provare ad intraprendere un percorso psicoterapico dove poter iniziare a fronteggiare la situazione avversa, i suoi sentimenti e riprendere in mano la sua esistenza. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Buonasera, il suo racconto rivela un profondo senso di vuoto e di disconnessione che attraversa molti aspetti della sua vita. È naturale che, dopo aver attraversato situazioni di insoddisfazione e scarsa motivazione, si possa sentire come se la vita avesse perso il suo senso. La sua descrizione di un'esistenza che si svolge in modo ripetitivo, senza obiettivi chiari e con relazioni ormai indebolite, mostra come si possa entrare in una condizione di isolamento emotivo, dove il senso di sé si dissolve nel quotidiano. Il fatto che abbia sperimentato un percorso terapeutico e ricevuto una diagnosi indica già un primo passo verso una possibile rielaborazione di questa situazione. La paura di assumere i farmaci, come l'efexor, spesso nasce dalla paura di perdere il controllo, di dover affrontare una vulnerabilità che si preferirebbe tenere nascosta. La psicoterapia, senza pretese di risposte immediate, può diventare un luogo di ascolto in cui esplorare le radici di questa sofferenza, le sue prospettive invisibili e i desideri ancora sepolti. In un approccio che si basa su un ascolto attento di come le dinamiche inconsce influiscano sui vissuti, il lavoro terapeutico può aiutare a scoprire una propria dimensione autonoma e più autentica. Se desidera intraprendere un nuovo percorso di ascolto e scoprire come ripensare a sé e alla propria vita, sono qui per accompagnarla con attenzione e senza giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Salve, mi dispiace per il suo malessere. Ciò che descrive è in effetti degno di attenzione, per questo le suggerisco di intraprendere un nuovo percorso di terapia o di riprendere il precedente. Resto a disposizione, saluti. Dott.ssa Lucrezia Marletta
ti ringrazio per aver trovato il coraggio di condividere il tuo vissuto. Anche solo scrivere quello che stai attraversando è un primo passo importante, e non scontato.
Da quello che racconti emerge un senso profondo di smarrimento, isolamento e sfiducia verso il futuro. La mancanza di energia, la difficoltà a trovare un ritmo nella tua giornata, l'assenza di relazioni significative, la perdita di motivazione e il pensiero ricorrente sul senso della vita sono segnali che meritano attenzione e cura. Non sei solo in questo, anche se ora può sembrarlo: molte persone attraversano fasi simili, ma è possibile risalire, un passo alla volta.
Il fatto che tu sia già stato in terapia e che ti sia stata diagnosticata un’ansia sociale e generalizzata è un punto importante: significa che c’è già una base di comprensione del tuo malessere e che si può ripartire da lì. Capisco perfettamente la tua paura nei confronti del farmaco, ed è una reazione comune. Ma è altrettanto importante sapere che, se ben seguiti, farmaci come l’Efexor possono davvero alleggerire il carico emotivo e creare lo spazio mentale necessario per affrontare la terapia con maggiore stabilità.
Abbandonare il percorso terapeutico non è una colpa, ma è un segnale: forse non era il momento giusto, o non avevi ancora trovato la persona o il metodo giusto per te. Ti invito, con molta delicatezza, a considerare l’idea di riprovarci, magari con un nuovo terapeuta con cui ti senti più a tuo agio. A volte serve tempo per trovare la giusta alleanza terapeutica, ma quando succede, può fare davvero la differenza.
Anche se ora tutto ti sembra privo di senso, il fatto che tu ti stia facendo domande e stia cercando un confronto è già una forma di vita che cerca di affermarsi. La depressione può distorcere la percezione di sé, del futuro e del valore della propria esistenza. Ma questi pensieri non definiscono chi sei: sono sintomi, e si possono curare.
Non c’è una strada unica, né una soluzione immediata, ma ogni piccolo passo conta. Anche il semplice provare a modificare il tuo ritmo sonno-veglia, dedicare mezz’ora al giorno a qualcosa di diverso dal cellulare, o iniziare un diario, può aiutarti a ricostruire una sensazione di controllo e dignità personale.
Hai valore. E meriti di stare meglio. Se ti senti sopraffatto, considera anche la possibilità di parlare con il tuo medico di base o un centro di salute mentale pubblico: non sei obbligato a far tutto da solo.
Resto a disposizione se vorrai parlarne ancora, senza giudizio.
Dott.ssa Alessia Mariosa
Da quello che racconti emerge un senso profondo di smarrimento, isolamento e sfiducia verso il futuro. La mancanza di energia, la difficoltà a trovare un ritmo nella tua giornata, l'assenza di relazioni significative, la perdita di motivazione e il pensiero ricorrente sul senso della vita sono segnali che meritano attenzione e cura. Non sei solo in questo, anche se ora può sembrarlo: molte persone attraversano fasi simili, ma è possibile risalire, un passo alla volta.
Il fatto che tu sia già stato in terapia e che ti sia stata diagnosticata un’ansia sociale e generalizzata è un punto importante: significa che c’è già una base di comprensione del tuo malessere e che si può ripartire da lì. Capisco perfettamente la tua paura nei confronti del farmaco, ed è una reazione comune. Ma è altrettanto importante sapere che, se ben seguiti, farmaci come l’Efexor possono davvero alleggerire il carico emotivo e creare lo spazio mentale necessario per affrontare la terapia con maggiore stabilità.
Abbandonare il percorso terapeutico non è una colpa, ma è un segnale: forse non era il momento giusto, o non avevi ancora trovato la persona o il metodo giusto per te. Ti invito, con molta delicatezza, a considerare l’idea di riprovarci, magari con un nuovo terapeuta con cui ti senti più a tuo agio. A volte serve tempo per trovare la giusta alleanza terapeutica, ma quando succede, può fare davvero la differenza.
Anche se ora tutto ti sembra privo di senso, il fatto che tu ti stia facendo domande e stia cercando un confronto è già una forma di vita che cerca di affermarsi. La depressione può distorcere la percezione di sé, del futuro e del valore della propria esistenza. Ma questi pensieri non definiscono chi sei: sono sintomi, e si possono curare.
Non c’è una strada unica, né una soluzione immediata, ma ogni piccolo passo conta. Anche il semplice provare a modificare il tuo ritmo sonno-veglia, dedicare mezz’ora al giorno a qualcosa di diverso dal cellulare, o iniziare un diario, può aiutarti a ricostruire una sensazione di controllo e dignità personale.
Hai valore. E meriti di stare meglio. Se ti senti sopraffatto, considera anche la possibilità di parlare con il tuo medico di base o un centro di salute mentale pubblico: non sei obbligato a far tutto da solo.
Resto a disposizione se vorrai parlarne ancora, senza giudizio.
Dott.ssa Alessia Mariosa
Caro utente, capisco la sua preoccupazione e il suo stato emotivo. Da quello che racconta effettivamente emerge uno stato dell'umore molto basso, bisognerebbe valutare meglio la situazione per capire se effettivamente si possa parlare di diagnosi depressiva. Nonostante ciò le diagnosi devono servire solo per inquadrare il problema e permettere poi un intervento valido e mirato ma non servono per dare etichette o altro, penso quindi che la cosa importante sia comprendere cosa l'ha portata a stare cosi e cosa la aiuterebbe a riprendere in mano la sua vita. Sembrerebbe che questo stato che vive sia derivato da un'incertezza verso il futuro, non avere obbiettivi e scopi nella vita porta a non sapere dove andare e cosa fare nel presente entrando cosi in un vortice di insoddisfazione e frustrazione. Dall'altro lato bisognerebbe analizzare meglio la questione sociale, perchè ha allontanato le persone intorno a se? per motivi di ansia o altro? dormire tanto tempo è un meccanismo di difesa molto piu comune di quanto si pensi, lo si fa per allontanarsi dai problemi della vita, dai pensieri.
Capisco inoltre la sua paura di prendere farmaci, purtroppo questi ultimi spesso vengono prescritti in modo frettoloso per dare la sensazione al paziente che sta migliorando, ma sicuramente non risolvono il problema a lungo andare. La terapia è un processo che richiede il giusto tempo (non perforza anni) difficile e che richiede sforzo e lavoro personale ma le permetterebbe di comprendersi meglio, accettare dei lati di se e poter gestire l'ansia e lo stato d'umore basso che la caratterizzano. E' molto giovani e alla sua età è normale sentirsi spaesati ma se questa sensazione crea forte disagio bisogna chiedere aiuto perchè si merita di vivere una vita serena e soddisfatta e questo è assolutamente possibile. Può capitare a tutti di perdere la bussola e di avere dei momenti negativi l'importante è trovare la forza di rialzarsi e fare qualcosa e se non ci si riesce da soli non c'è nulla di male si può chiedere aiuto ad un professionista. Inoltre mi viene da dirle può succedere anche di non trovarsi bene con un terapeuta, so che è frustrante ma può succedere, questo non significa che però deve smettere di credere di poter stare bene e di trovare una persona che la possa accompagnare in questo percorso. Le auguro vivamente di trovare la sua direzione e di stare meglio. Rimango a disposizione per chiarimenti e informazioni. Un caro saluto Dott.ssa Valentina Mestici
Capisco inoltre la sua paura di prendere farmaci, purtroppo questi ultimi spesso vengono prescritti in modo frettoloso per dare la sensazione al paziente che sta migliorando, ma sicuramente non risolvono il problema a lungo andare. La terapia è un processo che richiede il giusto tempo (non perforza anni) difficile e che richiede sforzo e lavoro personale ma le permetterebbe di comprendersi meglio, accettare dei lati di se e poter gestire l'ansia e lo stato d'umore basso che la caratterizzano. E' molto giovani e alla sua età è normale sentirsi spaesati ma se questa sensazione crea forte disagio bisogna chiedere aiuto perchè si merita di vivere una vita serena e soddisfatta e questo è assolutamente possibile. Può capitare a tutti di perdere la bussola e di avere dei momenti negativi l'importante è trovare la forza di rialzarsi e fare qualcosa e se non ci si riesce da soli non c'è nulla di male si può chiedere aiuto ad un professionista. Inoltre mi viene da dirle può succedere anche di non trovarsi bene con un terapeuta, so che è frustrante ma può succedere, questo non significa che però deve smettere di credere di poter stare bene e di trovare una persona che la possa accompagnare in questo percorso. Le auguro vivamente di trovare la sua direzione e di stare meglio. Rimango a disposizione per chiarimenti e informazioni. Un caro saluto Dott.ssa Valentina Mestici
Buongiorno, credo che la sintomatologia ansiosa che racconta sia opportuno vada trattata con un farmaco che possa in qualche modo tenerla a bada e affiancata ad un lavoro psicologico. Se ha delle resistenze sull'assunzione del farmaco può parlarne apertamente col suo curante in maniera da esplorare le sue paure in merito...
Buonasera, le consiglio una rivalutazione psichiatrica e di riprendere la terapia psicologica. Cordiali saluti.
Buonasera,
da quanto illustra emerge un forte malessere. Credo sia importante che lei riprenda il prima possibile un percorso terapeutico. E' anche indispensabile che l'assunzione o la sospensione dell'utilizzo di un farmaco avvenga sempre sotto supervisione medica. Saluti. Dott.sa Pasquadibisceglia
da quanto illustra emerge un forte malessere. Credo sia importante che lei riprenda il prima possibile un percorso terapeutico. E' anche indispensabile che l'assunzione o la sospensione dell'utilizzo di un farmaco avvenga sempre sotto supervisione medica. Saluti. Dott.sa Pasquadibisceglia
Gentile utente,
i sintomi che descrive sono sicuramente coerenti con un quadro di ansia e depressione ma non si può fare una diagnosi per messaggio. Ad ogni modo, il consiglio che le posso dare è quello di riprendere la terapia: innanzitutto con uno psicologo e poi, dopo esservi confrontati, eventualmente anche quella farmacologica.
La consapevolezza di stare male è il primo grande passo che lei ha già fatto; ora c'è da lavorare perché possa tornare a stare meglio e a vivere i suoi 25 anni in modo soddisfacente.
Dott. Giacomo Bonetti
i sintomi che descrive sono sicuramente coerenti con un quadro di ansia e depressione ma non si può fare una diagnosi per messaggio. Ad ogni modo, il consiglio che le posso dare è quello di riprendere la terapia: innanzitutto con uno psicologo e poi, dopo esservi confrontati, eventualmente anche quella farmacologica.
La consapevolezza di stare male è il primo grande passo che lei ha già fatto; ora c'è da lavorare perché possa tornare a stare meglio e a vivere i suoi 25 anni in modo soddisfacente.
Dott. Giacomo Bonetti
Salve, capisco quanto possa essere difficile vivere questo senso di vuoto, specialmente alla tua età, quando ci si aspetta di avere sogni, energia e direzioni da seguire e invece tutto sembra fermo, confuso, senza slancio. Il fatto che abbia già chiesto aiuto in passato è importante, è segno che dentro di te c’è ancora una parte che vuole stare meglio, anche se ora ti senti stanco, disilluso o bloccato. È normale provare paura davanti a una cura o sentirsi scoraggiati se non si vedono risultati subito, ma questo non significa che sia tutto perduto. Hai solo 25 anni, e anche se ora può sembrarti tardi o inutile, sei in una fase della vita in cui molte cose possono ancora cambiare profondamente a partire da piccoli passi, anche se inizialmente sembrano insignificanti. Tornare a parlare con qualcuno, senza giudizio, potrebbe aiutarti a mettere insieme quei pezzi che adesso sembrano scollegati. Non devi farlo da solo.
Se vuoi, possiamo esplorare insieme cosa ti ha fatto interrompere la terapia e trovare un modo più adatto a te per ripartire. Anche il corpo, spesso dimenticato, può diventare un alleato potente nel ritrovare presenza e senso. Il dolore che senti ha radici e ha voce, e merita ascolto.
Se vuoi, possiamo esplorare insieme cosa ti ha fatto interrompere la terapia e trovare un modo più adatto a te per ripartire. Anche il corpo, spesso dimenticato, può diventare un alleato potente nel ritrovare presenza e senso. Il dolore che senti ha radici e ha voce, e merita ascolto.
Gent.mo,
la ringrazio per aver condiviso con grande sincerità la sua sofferenza.
È umano sentirsi sopraffatti quando la propria vita sembra bloccata e priva di direzione. Molte persone, anche se dall’esterno non si nota, vivono emozioni di vuoto, solitudine e perdita di senso.
Dal punto di vista psicologico, ciò che descrive potrebbe indicare una combinazione di ansia, evitamento e sintomi depressivi che hanno progressivamente ridotto le sue fonti di piacere, relazioni e motivazione. Questi cicli, col tempo, tendono a mantenersi e rinforzarsi.
Un piccolo spunto: il primo passo non è “cambiare tutto”, ma riprendere contatto con piccole azioni significative che interrompano, anche lievemente, questo circolo vizioso. Anche solo parlarne di nuovo con un professionista è un inizio importante.
La invito a considerare con coraggio di riprendere un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a ricostruire un senso di direzione.
Cordiali saluti,
dott. Abate
la ringrazio per aver condiviso con grande sincerità la sua sofferenza.
È umano sentirsi sopraffatti quando la propria vita sembra bloccata e priva di direzione. Molte persone, anche se dall’esterno non si nota, vivono emozioni di vuoto, solitudine e perdita di senso.
Dal punto di vista psicologico, ciò che descrive potrebbe indicare una combinazione di ansia, evitamento e sintomi depressivi che hanno progressivamente ridotto le sue fonti di piacere, relazioni e motivazione. Questi cicli, col tempo, tendono a mantenersi e rinforzarsi.
Un piccolo spunto: il primo passo non è “cambiare tutto”, ma riprendere contatto con piccole azioni significative che interrompano, anche lievemente, questo circolo vizioso. Anche solo parlarne di nuovo con un professionista è un inizio importante.
La invito a considerare con coraggio di riprendere un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a ricostruire un senso di direzione.
Cordiali saluti,
dott. Abate
Gentile utente, quelle che lei rimanda attraverso queste parole, è indubbiamente una situazione che le causa sofferenza, si legge anche una sorta di "mancanza di motivazione" sottostante e un massiccio evitamento delle situazioni sociali. Ma già il fatto di aver provato a chiedere aiuto qui può essere un primo passo per cambiare la situazione. La esorto a provare ad affrontare la terapia, anche comunicando al/alla futuro/a terapeuta questa sua difficoltà. Non perda la speranza di poter prendere in mano la sua vita di nuovo.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Ciao,
Quello che descrivi — sentirsi vuoto, isolato, senza direzione, confuso sul futuro, col sonno sfasato e la voglia di evitare tutto — non è pigrizia e nemmeno “esagerazione”. È sofferenza, e sì, suona proprio come una forma di depressione, anche se riesci a “mascherarla” bene fuori. Non sei solo: succede a tantissime persone, soprattutto in fasi della vita dove ci si sente persi, senza un posto, senza scopo.
Sul fatto che tu abbia lasciato la terapia e non abbia preso l’Efexor: non è un fallimento. È paura, ed è normale averne. Ma ricorda: curarsi non è debolezza, è un atto di forza e rispetto verso se stessi.
Hai 25 anni. La tua storia non finisce qui. Può cominciare proprio da questo momento in cui hai avuto il coraggio di dire “sto male”.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
Quello che descrivi — sentirsi vuoto, isolato, senza direzione, confuso sul futuro, col sonno sfasato e la voglia di evitare tutto — non è pigrizia e nemmeno “esagerazione”. È sofferenza, e sì, suona proprio come una forma di depressione, anche se riesci a “mascherarla” bene fuori. Non sei solo: succede a tantissime persone, soprattutto in fasi della vita dove ci si sente persi, senza un posto, senza scopo.
Sul fatto che tu abbia lasciato la terapia e non abbia preso l’Efexor: non è un fallimento. È paura, ed è normale averne. Ma ricorda: curarsi non è debolezza, è un atto di forza e rispetto verso se stessi.
Hai 25 anni. La tua storia non finisce qui. Può cominciare proprio da questo momento in cui hai avuto il coraggio di dire “sto male”.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
Caro ragazzo,
grazie per aver trovato il coraggio di scrivere queste parole. Non è facile raccontare il proprio disagio, soprattutto quando all’esterno tutto sembra “normale”, mentre dentro si vive una fatica silenziosa, che pochi vedono davvero.
Quello che stai descrivendo è una forma di sofferenza che merita ascolto e rispetto, non va ignorata né minimizzata. Sentirsi vuoti, disconnessi dal mondo, privi di motivazione o senso sono segnali importanti, non un fallimento personale. Sono segnali che qualcosa dentro di te ha bisogno di essere accolto, compreso e curato.
È comprensibile che, dopo un percorso difficile o per la paura di assumere farmaci che ti hanno spaventato, ci sia sfiducia o timore nel ricominciare. Ma esistono modi diversi di fare terapia, più delicati, più vicini alla tua sensibilità e al tuo ritmo. Nel mio lavoro unisco competenze psicologiche e pedagogiche per aiutare le persone a ritrovare contatto con se stesse, con i propri desideri, e pian piano anche con gli altri.
Non servono grandi cambiamenti da subito. Si può iniziare semplicemente da un incontro. Anche online, se per te risulta più comodo o meno impegnativo all'inizio. A volte basta uno spazio protetto, uno sguardo che accoglie senza giudicare, per iniziare a sentirsi meno soli e a vedere una piccola possibilità di cambiamento.
Il tuo valore non si misura in base al lavoro che fai o alle aspettative degli altri: dentro di te c'è molto di più, qualcosa che ora forse si è solo spento, ma che può riaccendersi con il giusto accompagnamento. Quando sentirai che è il momento giusto per te, io ci sarò.
Con rispetto e vicinanza,
Dott.ssa Rita Zanaica
Psicologa e Pedagogista Clinico
grazie per aver trovato il coraggio di scrivere queste parole. Non è facile raccontare il proprio disagio, soprattutto quando all’esterno tutto sembra “normale”, mentre dentro si vive una fatica silenziosa, che pochi vedono davvero.
Quello che stai descrivendo è una forma di sofferenza che merita ascolto e rispetto, non va ignorata né minimizzata. Sentirsi vuoti, disconnessi dal mondo, privi di motivazione o senso sono segnali importanti, non un fallimento personale. Sono segnali che qualcosa dentro di te ha bisogno di essere accolto, compreso e curato.
È comprensibile che, dopo un percorso difficile o per la paura di assumere farmaci che ti hanno spaventato, ci sia sfiducia o timore nel ricominciare. Ma esistono modi diversi di fare terapia, più delicati, più vicini alla tua sensibilità e al tuo ritmo. Nel mio lavoro unisco competenze psicologiche e pedagogiche per aiutare le persone a ritrovare contatto con se stesse, con i propri desideri, e pian piano anche con gli altri.
Non servono grandi cambiamenti da subito. Si può iniziare semplicemente da un incontro. Anche online, se per te risulta più comodo o meno impegnativo all'inizio. A volte basta uno spazio protetto, uno sguardo che accoglie senza giudicare, per iniziare a sentirsi meno soli e a vedere una piccola possibilità di cambiamento.
Il tuo valore non si misura in base al lavoro che fai o alle aspettative degli altri: dentro di te c'è molto di più, qualcosa che ora forse si è solo spento, ma che può riaccendersi con il giusto accompagnamento. Quando sentirai che è il momento giusto per te, io ci sarò.
Con rispetto e vicinanza,
Dott.ssa Rita Zanaica
Psicologa e Pedagogista Clinico
Ciao! Capisco benissimo il casino che hai dentro, quel disagio profondo che ti porti dietro. È un gesto super coraggioso parlarne, soprattutto perché magari da fuori sembri "normale" e nessuno se ne accorge. Il fatto stesso che tu stia cercando delle risposte e un aiuto è già un passo enorme, davvero!
Avere una diagnosi non significa risolvere la situazione. La terapia psicologica è il pilastro per affrontare queste difficoltà. Se la terapia precedente non ti ha convinto, non scoraggiarti, capita! Cerca un nuovo professionista. Non sempre "scatta la scintilla" subito, siamo umani e creare un legame di fiducia, affidarsi a qualcuno, non è semplice perché entrano in gioco tante dinamiche. Un bravo terapeuta può aiutarti a capire meglio le radici del tuo malessere, a sviluppare strategie per gestirlo, a lavorare sull'ansia sociale e generalizzata, e a darti gli strumenti per ricostruire la tua vita passo dopo passo. Buona fortuna.
Avere una diagnosi non significa risolvere la situazione. La terapia psicologica è il pilastro per affrontare queste difficoltà. Se la terapia precedente non ti ha convinto, non scoraggiarti, capita! Cerca un nuovo professionista. Non sempre "scatta la scintilla" subito, siamo umani e creare un legame di fiducia, affidarsi a qualcuno, non è semplice perché entrano in gioco tante dinamiche. Un bravo terapeuta può aiutarti a capire meglio le radici del tuo malessere, a sviluppare strategie per gestirlo, a lavorare sull'ansia sociale e generalizzata, e a darti gli strumenti per ricostruire la tua vita passo dopo passo. Buona fortuna.
Salve, le consiglio di parlare con lo psichiatra che le ha prescritto il farmaco dei suoi timori e affrontarli con lui. Sicuramente saprà accogliere i suoi legittimi timori. Inoltre le consiglio di proseguire il percorso psicologico, è fondamentale per comprendere le radici della sua ansia e cambiare direzione. Coraggio!
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