Ciao a tutti, ultimamente sto riscontrando un disagio riguardante l’igiene e lo sporco. Per esempio

24 risposte
Ciao a tutti, ultimamente sto riscontrando un disagio riguardante l’igiene e lo sporco. Per esempio quando vado in bagno per urinare e lo faccio in piedi a volte capita che partano schizzi e finiscano su pantaloni o gambe, la presenza di piccoli schizzi di urina non mi dà troppo fastidio in sé purche siano molto piccoli, ma qualora venga a contatto con la superficie del water o addirittura con l’acqua del water mi porta grande disagio, allo stessi tempo si potrebbe pensare che basti sedersi ma non sempre si può fare, che siano urinatoi oppure turche, e poi anche sedermi sull’asse del water mi porta alquanto disagio in quanto sento di sporcare sia la parte in cui mi siedo, sia i pantaloni che, tirandoli giù, vanno in contatto con la parete frontale del water e il pavimento. Quando vado in bagno a defecare, infatti, tendo a togliere i vestiti per non sporcarli e, in più, sento bisogno di farmi una doccia tutte le volte che vado a defecare, in quanto sento che solamente con la carta non si pulisca bene la zona anale e riesco anche a pulire la parte di glutei e cosce che sono entrate in contatto con il water, cosa che non potrei fare con un semplice bidet. Ci sono altre cose che potrei dire riguardo a questa questione e sono disposto a rispondere a qualsiasi domanda, ma preferisco dire il quadro generale per non mettere troppa carne al fuoco, so che questo è probabilmente dovuto ad un disturbo ossessivo compulsivo e ho anche questa idea di quasi “contaminazione” per cui tendo a fare molta attenzione a non “contaminare” specialmente le aree giornaliere, per esempio letto, divano, scrivania, telefono ecc.
So che per superare queste fobie servirà un percorso psicologico ma spero anche di trovare qui delle spiegazioni e rassicurazioni che mi aiutano già molto, specialmente se di caso in caso
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buon pomeriggio,
quello che descrivi sembra rientrare in fenomeni comuni e non necessariamente preoccupanti. Dopo una giornata intensa, soprattutto se caratterizzata da attività ripetitive o stimoli sonori forti (come i rumori del lavoro o la musica di un concerto), è normale che il cervello continui a “riprodurre” internamente quelle esperienze. Si tratta di una sorta di eco mentale o di “immagini/suoni intrusivi”, che non sono vere allucinazioni ma piuttosto il risultato della memoria e dell’elaborazione delle informazioni a livello inconscio.

Nel tuo caso, il fatto che tu abbia già una storia di derealizzazione e DOC può rendere questi fenomeni più disturbanti o più difficili da gestire, perché tendi a focalizzarti di più sul significato e sulla sensazione che provocano. Spesso, la stanchezza, lo stress e l’ansia possono amplificare la frequenza e l’intensità di queste esperienze.

Nonostante non sembri qualcosa di patologico in sé, è importante non trascurare il disagio che ti crea. Sarebbe molto utile e consigliato approfondire la situazione con uno specialista, che possa valutare nel dettaglio i sintomi e offrirti strategie personalizzate per gestirli.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buon pomeriggio, il quadro appare coerente con elementi che fanno proprio riferimento al disturbo ossessivo( compulsivo e nello specifico l'ideazione della contaminazione. Appare molto importante affidarsi ad un terapeuta con formazione Cognitivo Comportamentale in quanto è l'approccio con gli strumenti adatti alla sua mitigazione e all'estinzione dei comportamenti della condotta " eliminatoria". Sia fiducioso nel professionista adatto e il percorso sarà certamente proficuo.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente purtroppo il chiedere rassicurazioni aumenta i pensieri a riguardo. Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Omar Vitali
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Dalmine
Buongiorno,
sembra che abbia già una buona consapevolezza circa la strada da intraprendere. Probabilmente un percorso corretto consiste nell'iniziare una terapia metacognitiva:
è un percorso di terza generazione consigliato dall'OMS. Se nota di essere incastrato in pensieri di preoccupazione o di rimuginio la metacognizione è la consapevolezza e il controllo dei propri pensieri e processi mentali, e nella Terapia Metacognitiva (MCT) si focalizza su come la psicopatologia derivi da stili di pensiero e attenzione disfunzionali, piuttosto che dal contenuto del pensiero. La metacognizione è il "pensare sul pensiero" e la capacità di auto-osservazione e riflessione sulla propria attività mentale, che può essere sviluppata e applicata per migliorare e gestire i processi psicologici. Secondo questo modello, molti disturbi psicologici derivano da processi metacognitivi disfunzionali e da stili di attenzione e pensiero ripetitivi, piuttosto che dal contenuto specifico dei pensieri. Un collega cognitivo-comportamentale saprà aiutarla se il disagio persiste.
Salve paziente anonimo come lei stesso ha già la consapevolezza di aver bisogno di un trattamento psicologico posso rassicurarla dicendo che oggi molte tecniche e training( anche brevi ) possono aiutarla a superare questo disagio derivante sicuramente a fasi dell' infanzia che non ha ben superato ( dipende da tanti fattori bisogna fare un bel quadro anamnestico e arrivare a una diagnosi differenziale) per aiutarla a evolvere e a risolvere la problematica sottostante
Prenda coraggio e inizi il suo percorso di Rinascita
In bocca al lupo
Dott lorenzini Maria Santa psicoterapeuta


Buonasera,
quello che descrive appare come un vissuto di forte disagio legato all’igiene, che non si limita solo alla pulizia in sé, ma riguarda la sensazione di “contaminazione” che può estendersi ad altri spazi e oggetti della quotidianità. È comprensibile che tutto questo Le crei fatica e preoccupazione, perché i rituali di controllo e pulizia, come il bisogno di fare la doccia dopo essere andato in bagno o l’evitare di sedersi, diventano impegnativi e limitanti nella vita di tutti i giorni.
La sua consapevolezza è molto importante, ha già individuato un possibile legame con un disturbo ossessivo-compulsivo e riconosce che questi pensieri e comportamenti non sono del tutto proporzionati al rischio reale. Questo passo è fondamentale, perché significa che non si identifica del tutto con il sintomo e mantiene uno sguardo critico.
Da un punto di vista psicologico, ciò che sta vivendo si fonda spesso sul meccanismo dell’ansia, il contatto con superfici percepite come “sporche” scatena un disagio intenso, e i rituali (doccia, controlli, etc.) servono a ridurre l’ansia nel breve termine. Tuttavia, a lungo andare, mantenere questi rituali rischia di rinforzare il circolo vizioso, rendendo la paura sempre più forte.
Quello che può aiutarla non è smettere improvvisamente, ma iniziare gradualmente a “tollerare” piccole situazioni che oggi Le sembrano difficili. Si tratta di un lavoro che si potrebbe fare in un percorso psicoterapeutico che permette di affrontare i pensieri ossessivi e modulare la risposta ansiosa.
Nel frattempo, può esserle utile osservare e magari annotare in quali situazioni l’ansia è più forte, che rituali mette in atto e che cosa accade se prova a ridurli o ritardarli anche solo di poco, questo può aiutarla a comprendere meglio il funzionamento del meccanismo e a portare al suo percorso terapeutico elementi concreti su cui lavorare.
Un caro saluto
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Ciao,
da quello che racconti emerge con chiarezza quanto questo vissuto legato all’igiene e al timore di contaminazione pesi sul tuo quotidiano e sulle tue abitudini. Non è semplicemente “fastidio” o una mania passeggera: tu lo descrivi bene come qualcosa che condiziona le tue scelte, il tuo modo di vivere la quotidianità e che può diventare molto faticoso da sostenere. Il fatto che tu abbia già la consapevolezza che possa trattarsi di un meccanismo di tipo ossessivo-compulsivo è un passo importante: significa che una parte di te riesce a riconoscere come queste paure abbiano una forza eccessiva, sproporzionata rispetto alla realtà. Ed è proprio da lì che può iniziare un lavoro psicologico, che ti permetta di ridurre progressivamente l’ansia, trovando strategie meno gravose per affrontare le situazioni che ora vivi con disagio.
È vero che adesso ti sembra enorme e spaventoso, ma da queste difficoltà si può guarire: con il giusto percorso è possibile ritrovare serenità, leggerezza e libertà. Non sei solo in questa fatica, e chiedere aiuto – come stai già facendo qui – è il primo passo per prenderti cura di te.
Ti mando un pensiero di vicinanza e di fiducia: ciò che oggi ti pesa tanto non sarà per sempre.
Raffaella.

Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissimo, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, capisco quanto il disagio legato alla pulizia e alla contaminazione stia influenzando la tua vita quotidiana. coem hai già capito e tue reazioni,disagio per schizzi anche piccoli, necessità di fare la doccia dopo ogni defecazione, attenzione estrema a non “contaminare” oggetti e superfici,rientrano nel quadro dei disturbi ossessivo-compulsivi legati alla contaminazione. È comprensibile che questi episodi generino ansia e tensione: ciò che per molti è un gesto automatico diventa per te fonte di forte disagio, spingendoti a rituali di pulizia molto precisi per sentirti sicuro.

Ma è importante ricordare che questo non riflette una colpa personale o una mancanza di controllo morale: il disturbo ossessivo-compulsivo è una condizione riconosciuta, in cui la mente reagisce in modo eccessivo a stimoli legati a pulizia, ordine o sicurezza. La consapevolezza di questo meccanismo è già un passo importante, perché permette di non giudicarsi e di vedere le strategie terapeutiche come strumenti concreti per ridurre gradualmente l’ansia.

io ti propongo oltre al lavoro terapeutico alcune strategie pratiche:

1) Terapia cognitivo-comportamentale specifica per OCD: mirata alla gestione della paura della contaminazione e alla riduzione dei rituali compulsivi, con un percorso graduale e personalizzato.

2) Tecniche di esposizione e prevenzione della risposta (ERP): iniziare a tollerare situazioni di “contaminazione” controllata, come non pulire subito un piccolo schizzo o usare una carta invece della doccia completa, aumentando gradualmente la tolleranza.

3) Esercizi di rilassamento e mindfulness: praticare respirazione profonda o tecniche di rilassamento prima e durante i rituali di pulizia per ridurre l’ansia.

4) Diario delle situazioni: annotare i momenti in cui compaiono i pensieri ossessivi e le reazioni, così da osservare progressi e pattern ricorrenti.

5) Riduzione graduale dei rituali: posticipare le azioni di pulizia di pochi minuti, osservando come cambia l’ansia e imparando a tollerarla senza cedere subito alla compulsione.

Questi strumenti possono essere utilizzati insieme alla terapia per gestire l’ansia quotidiana e riprendere progressivamente fiducia nella capacità di affrontare situazioni che oggi ti risultano difficili. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Ciao,
dal tuo racconto emerge chiaramente quanto questo disagio legato all’igiene stia influenzando la tua vita quotidiana, fino a rendere gesti abituali come andare in bagno, fonte di ansia, disagio e rituali di pulizia complessi.
Il fatto che tu riconosca da solo il collegamento con possibili aspetti ossessivi è già un passo molto importante: significa che hai consapevolezza del problema e desiderio di affrontarlo. Allo stesso tempo, è bene sapere che non sei solo: il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è un tema conosciuto in psicologia, e con il giusto supporto è possibile ridurre significativamente l’impatto di questi pensieri e rituali.
Un percorso psicologico può aiutarti a:
comprendere meglio l’origine e il funzionamento dei tuoi pensieri ossessivi,
imparare strategie pratiche per gestire l’ansia legata alla “contaminazione”,
ridurre progressivamente i rituali di pulizia, ritrovando libertà nelle tue giornate.
Io sono una psicologa e ricevo sia online che in presenza a Verona: se lo desideri, possiamo approfondire insieme la tua esperienza e costruire un percorso mirato che ti permetta di vivere con maggiore serenità.

Un caro saluto, Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza il suo vissuto. Da ciò che descrive, è comprensibile che stia vivendo un forte disagio legato alla paura di contaminazione e al bisogno di sentirsi completamente pulito. La consapevolezza che potrebbe trattarsi di un disturbo ossessivo-compulsivo è già un passo importante, così come il riconoscere che un percorso psicologico sarebbe utile. Nell’attesa, può rassicurarsi sul fatto che questi pensieri e comportamenti non sono rari e che esistono strategie terapeutiche efficaci per imparare a ridurre l’ansia e a riprendere una quotidianità più serena.
Un piccolo esercizio che può aiutarla è dedicarsi al respiro: si sieda comodamente, faccia un’inspirazione lenta contando fino a 4, poi un’espirazione ancora più lenta contando fino a 6. Ripetere per alcuni minuti, portando attenzione solo all’aria che entra ed esce, permette di calmare la mente e di osservare come l’ansia tenda gradualmente a ridursi senza bisogno di agire subito. Dr. Giuseppe Mirabella
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, quello che descrive è un vissuto che può diventare molto faticoso da sostenere, perché porta a vivere un gesto quotidiano come l’andare in bagno con un senso costante di minaccia e disagio. Capisco bene quanto sia pesante sentire la necessità di controllare in modo continuo la possibilità di contaminazioni e quanto le ritualità di lavaggio e di pulizia che ne conseguono rischino di occupare tempo, energie e pensieri. È molto importante che lei abbia avuto la consapevolezza di riconoscere in queste dinamiche un possibile funzionamento ossessivo compulsivo, perché questo è già un primo passo per poterne affrontare le conseguenze con maggiore lucidità. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, quello che accade in queste situazioni è che il contatto con ciò che viene percepito come sporco attiva pensieri automatici intrusivi, collegati a una sensazione intensa di contaminazione e di rischio. Questi pensieri fanno crescere l’ansia e la tensione, e per ridurla si mette in atto un comportamento rituale, come lavarsi a lungo o cambiarsi i vestiti. Nell’immediato questo porta un sollievo, ma purtroppo conferma al cervello che l’unico modo per sentirsi meglio è seguire il rituale. Così facendo il meccanismo si rafforza, aumentando la sensibilità allo stimolo e alimentando un circolo vizioso che mantiene il problema. Una parte fondamentale del lavoro terapeutico in questi casi è proprio aiutare a rompere questo circolo. Si cerca di lavorare su due fronti: da un lato ridurre l’interpretazione catastrofica dei piccoli schizzi o dei contatti con superfici considerate sporche, dall’altro esporsi gradualmente a quelle situazioni senza ricorrere ai rituali di pulizia. L’esposizione con prevenzione della risposta è uno degli strumenti più efficaci e, anche se all’inizio genera molta ansia, permette pian piano di sperimentare che il disagio tende a ridursi da solo e che le conseguenze temute non si verificano. Parallelamente si lavora sulle convinzioni di fondo legate all’idea di sporco, di contaminazione e di controllo assoluto dell’igiene, così da modificare la rigidità di quelle credenze. Il fatto che lei riesca a spiegare con tanta chiarezza quello che vive e a portare esempi concreti è un aspetto molto utile in ottica terapeutica, perché permette di avere già una mappa delle situazioni più critiche. È anche importante che lei sappia che questo tipo di problematica è piuttosto frequente e che molte persone riescono a ottenere miglioramenti significativi attraverso un percorso mirato. Nel frattempo, anche senza sostituire un lavoro strutturato con uno psicologo, può essere utile cominciare a osservare il legame tra il pensiero che compare, il picco di ansia che sente e il bisogno di ritualizzare. Annotare questi passaggi può darle più consapevolezza e aiutarla a fare i primi piccoli passi di cambiamento. Si ricordi infine che non c’è nulla di “sbagliato” nel provare paura o disgusto, sono emozioni naturali e adattive. Ciò che diventa disfunzionale è la rigidità eccessiva con cui queste emozioni guidano i comportamenti, impedendo di vivere con libertà. Con il giusto percorso è possibile recuperare la serenità e tornare a gestire i momenti della giornata senza la costante presenza dell’ansia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

le manifestazioni di cui parla ed i suoi comportamenti posso confermarle che sono l'espressione di un disturbo d tipo ansioso, di matrice ossessiva. Un semplice riscontro su internet non le darebbe sollievo, ma una psicoterapia potrebbe con il tempo farle comprendere il significato più profondo dei suoi sintomi restituendole con il tempo la possibilità di tornare a vivere serenamente.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, come ha già capito da solo, è assolutamente necessario che lei intraprenda un percorso psicologico perché, per rassicurarla e farla stare meglio, non basterà la risposta ad un post. Cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto che porta con sé molta fatica e una forte tensione quotidiana. Da come racconta, emerge con chiarezza la presenza di pensieri legati al timore di contaminazione e la necessità di mettere in atto comportamenti ripetitivi, come lavarsi o togliere i vestiti, per ridurre l’ansia che nasce dal contatto con superfici percepite come sporche. È comprensibile che tutto questo le crei un grande disagio e condizioni significativamente la sua vita di ogni giorno, perché il bagno, per sua natura, è un luogo inevitabile e il fatto di viverlo come fonte di rischio la porta ad un circolo vizioso di preoccupazioni e rituali.

Lei stesso riconosce la possibilità che si tratti di un disturbo ossessivo compulsivo, ed effettivamente gli elementi che riporta vanno in quella direzione. È importante sottolineare che non si tratta di una “colpa” o di una sua debolezza, ma di un funzionamento psicologico che tende ad autoalimentarsi: più i pensieri di contaminazione vengono assecondati con rituali di pulizia o evitamenti, più nel tempo acquistano forza, aumentando il senso di prigionia.

Il passo che ha già fatto, cioè dare parola e forma a quello che vive, è molto significativo e può rappresentare l’inizio di un percorso di cambiamento. Le spiegazioni e le rassicurazioni che cerca possono offrirle un sollievo momentaneo, ma per andare oltre e ridurre realmente la sofferenza sarà fondamentale un lavoro terapeutico mirato. Le terapie con maggiore evidenza scientifica in questi casi sono quelle cognitivo-comportamentali di tipo espositivo, eventualmente integrate con altre metodiche in base alle sue caratteristiche personali, che aiutano a interrompere il circolo vizioso tra pensiero ossessivo e comportamento compulsivo.

Quello che posso rassicurarla nel frattempo è che non è solo in questa difficoltà: molte persone vivono situazioni simili e con il giusto supporto clinico riescono a riprendere in mano la loro quotidianità, recuperando libertà e serenità. Riconoscere che ha bisogno di aiuto, come lei stesso scrive, è già un segnale di consapevolezza e coraggio.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Chiara Lisa Lovati
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Il disagio che descrive — la preoccupazione per possibili contaminazioni, il bisogno di controllare l’igiene degli spazi, l’evitamento o la messa in atto di comportamenti ripetitivi (come togliere i vestiti o farsi la doccia dopo essere andato in bagno) — può effettivamente rientrare in un quadro riconducibile a un disturbo ossessivo-compulsivo, con una forte componente legata al timore della contaminazione.
È importante sottolineare che questi vissuti non vanno letti come "stranezze" o esagerazioni: sono strategie che la mente può sviluppare per cercare di gestire l’ansia, il bisogno di controllo o un senso di vulnerabilità che spesso ha radici profonde. Anche se inizialmente possono sembrare utili a ridurre il disagio, nel tempo tendono ad amplificare il malessere, fino a condizionare in modo significativo la qualità della vita.
Il fatto che lei riesca a riconoscere il problema, a parlarne con lucidità e ad aprirsi alla possibilità di un aiuto, rappresenta già un primo passo prezioso. Come ha giustamente intuito, un percorso psicoterapeutico mirato — possibilmente con un professionista esperto in disturbi d’ansia o DOC — può aiutarla a comprendere meglio questi meccanismi e a trovare strumenti più efficaci per affrontarli, senza che diventino limitanti.
Nel frattempo, avere un confronto, sentirsi ascoltato e ricevere spiegazioni che aiutino a dare un senso a ciò che sta vivendo può essere già di grande sollievo.
Se desidera approfondire alcuni aspetti o ha bisogno di ulteriori chiarimenti in merito a quanto sta attraversando, rimango a disposizione. Non esiti a contattarmi.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Chiara Lisa Lovati
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Psicologo, Psicologo clinico
Marano di Napoli
Gentile utente, non c’è nulla di strano nel vivere queste difficoltà, il corpo e la mente hanno i loro modi di reagire a ciò che viene percepito come una minaccia, e il bisogno di sicurezza prende forme che possono sembrare rigide o sproporzionate, ma che hanno un senso preciso per chi le vive.

Allo stesso tempo, è vero che questi meccanismi possono diventare molto stancanti, perché anziché ridurre l’ansia la mantengono viva, trasformando la quotidianità in una serie di “rituali obbligati”.

Un piccolo passo può essere quello di osservarsi senza giudicarsi, cercando di distinguere tra il bisogno reale di igiene e il bisogno di sicurezza emotiva che si attiva in quelle situazioni.

Se sente che questa difficoltà sta limitando la sua libertà, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio le radici di questo disagio e ridurre gradualmente la sensazione di contaminazione che avverte.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, le difficoltà che descrive rientrano in forme di disturbo ossessivo compulsivo con componente di contaminazione. La necessità di evitare il contatto con lo sporco, i rituali di pulizia, e il timore di “contaminare” oggetti o ambienti sono strategie che il suo sistema psichico ha messo in atto per gestire un’ansia più profonda. In psicoterapia umanistica si lavora proprio sul senso soggettivo di queste paure, mentre con la Mindfulness si può imparare a osservare pensieri e sensazioni senza esserne travolti. Il fatto che lei sia consapevole di questi meccanismi è già un passo molto importante. Le rassicurazioni possono aiutare nel breve, ma il percorso con uno psicologo psicoterapeuta resta il modo più efficace per intervenire alla radice. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che racconti ha le caratteristiche tipiche del disturbo ossessivo-compulsivo a tema “contaminazione”. Non si tratta semplicemente di attenzione all’igiene, ma di una percezione amplificata dello sporco e del rischio di contaminazione, che ti porta a rituali rigidi (spogliarti completamente, fare la doccia ogni volta, controllare i vestiti per paura di contatto, evitare certe superfici). Questi rituali ti danno sollievo temporaneo, ma in realtà alimentano il problema, perché confermano alla tua mente che c’era davvero un pericolo da cui dovevi proteggerti.

La distinzione fondamentale è questa: in una persona senza DOC, piccoli schizzi o contatti con il water possono dare fastidio, ma vengono gestiti con un gesto semplice (pulirsi, lavarsi le mani) e poi archiviati. Nel DOC, invece, la sensazione di “non essere pulito” non passa con questi gesti normali, e nasce il bisogno di rituali complessi (doccia completa, evitare certi contatti, proteggere spazi considerati “puri”). È questa sproporzione a farti capire che non sei davanti a un reale rischio igienico, ma a un meccanismo ansioso che trasforma ogni contatto in minaccia.

Il tuo timore di “contaminare” le zone di vita quotidiana come letto, divano, scrivania o telefono è una conseguenza dello stesso schema: la mente mette in moto l’idea che lo sporco si diffonda, e tu cerchi di controllarlo continuamente. Più cerchi di controllare, più cresce l’ansia e la sensazione che qualcosa ti stia sfuggendo.

Hai ragione: per superare davvero questa difficoltà serve un percorso psicoterapeutico, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta, che lavora proprio su questi meccanismi. Ma intanto puoi iniziare a osservare che:
– non è lo sporco reale a farti paura, ma l’idea di non riuscire mai a pulirti “abbastanza”;
– ogni volta che segui il rituale (doccia, spogliarti), stai alimentando il circolo vizioso dell’ansia;
– il fatto stesso che tu sappia riconoscerlo come “probabilmente DOC” è già un punto di forza, perché mantieni consapevolezza critica (cosa che distingue le ossessioni da un disturbo psicotico).

Per ora puoi provare piccoli passi, come limitare gradualmente alcuni rituali (per esempio, non fare la doccia ma usare solo il bidet dopo la defecazione, o evitare di spogliarti completamente quando usi il bagno), accettando di tollerare un po’ di disagio. Non è facile, ma è così che si allena la mente a ridimensionare la percezione del rischio.

Quello che vivi non è un segno di “sporco reale”, né di perdita di controllo: è il DOC che ti fa sembrare pericoloso ciò che normalmente non lo è. Un percorso con un professionista ti aiuterà a riprendere sicurezza senza dover ricorrere a rituali così faticosi.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Buongiorno, da come descrivi la situazione traspare quanta fatica tu stia vivendo nel rapporto con l’igiene. La tua lucidità nell’aver riconosciuto il legame con possibili tratti ossessivo-compulsivi è già un passo importante: significa che sei consapevole del meccanismo che si attiva. Il disagio che provi non è banale, perché tocca momenti quotidiani e inevitabili come andare in bagno, e questo ti porta a sviluppare rituali che a breve termine danno sollievo, ma a lungo termine rinforzano la sensazione di pericolo.
Non sei solo: tante persone con vissuti simili parlano di questa “contaminazione invisibile” che sembra difficile da controllare. Quello che puoi dirti adesso è che il problema non sei tu, ma il circolo vizioso ansia–pulizia–sollievo momentaneo. Con un percorso psicologico (soprattutto cognitivo-comportamentale) si lavora proprio su questo, per ridurre l’ansia e ritrovare un equilibrio più vivibile. Intanto, concediti di non giudicarti: stai facendo già un grande lavoro solo nel parlarne apertamente.
Dott.ssa Giulia Piccinini
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buonasera, il DOC è un disturbo che porta con sè una costellazione di sintomi tra cui pensieri ricorrenti e persistenti e comportamenti ripetitivi anche detti compulsioni. Molte persone affrontano questo disturbo nell'arco della vita. Le chiedo anzitutto se questi pensieri di contaminazione le creano disturbo durante le sue attività quotidiane e se mette in atto anche comportamenti (oltre a togliersi i vestiti, farsi una doccia) o azioni mentali per attenuare il senso di disagio come rituali di lavaggio? Rimango disponibile per una consulenza psicologica.

Cordiali saluti
Dott.ssa Giulia Piccinini
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così chiaro.

Da quello che racconti, sembra che il disagio non dipenda tanto dallo sporco reale, quanto dalla sensazione di sentirsi “contaminato” e dalla preoccupazione che questo possa diffondersi. È comprensibile che questo possa generare ansia e portarti a comportamenti ripetitivi, come la doccia dopo la toilette o la cura dei vestiti.

Il fatto che tu ne sia consapevole è già un passo importante. Parlare con uno psicologo può aiutarti a gestire questa ansia, ridurre la preoccupazione e trovare strategie più leggere per affrontare le situazioni quotidiane. Nel frattempo, puoi provare a osservare i pensieri senza giudicarli, riconoscendoli come semplici pensieri e non come una minaccia reale.
Dr. Leopoldo Tacchini
Psicologo, Psicologo clinico
Figline Valdarno
Gentile.. è chiaro che le sue preoccupazioni sono eccessive. Se è in casa, perché non si limita a disinfettare il water, compreso le parti che vengono a contatto col suo corpo? Inoltre, mi spiace per Lei, ma i batteri sono dappertutto, sono proprio quelli che ci permettono di vivere sintetizzando sostanze preziose e utili all'organismo nell'intestino, ci ha mai pensato? Probabilmente soffre anche di ansia libera molto alta. Solo una terapia preferibilmente di tipo strategico breve o cognitiva può liberarla dal problema. Saluti

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