Buongiorno, vi scrivo su un tema che non riesco a risolvere. Ho un disturbo ossessivo compulsivo

24 risposte
Buongiorno,
vi scrivo su un tema che non riesco a risolvere.

Ho un disturbo ossessivo compulsivo attinente alla mia sessualità, nel senso che mi viene il terrore di essere gay, nonostante sia fidanzato felicemente da anni con una ragazza.

Il doc me lo ha diagnosticato la mia psichiatra e psicoterapeuta, che dice che più che doc omosessuale è doc relazionale.

L'ho avuto per un po' e mi ha causato episodi depressivi.
Grazie alla fluoxetina e alla psicoterapia, ho superato molto bene, ma da qualche mese a volte mi torna, sempre a causa di trigger come video pornografici (tra l'altro eterosessuali, nei quali a volte mi concentro sulla donna e a volte sull'uomo).

Quando ho queste crisi tendenzialmente metto in dubbio tutto, mi guardo intorno guardando ragazzi e ragazze cercando conferme (e non trovandole).

Mi rendo conto che ora sono più in grado di gestire queste crisi, ma comunque non ne posso più, rovinano momenti belli della mia vita.

La causa di tutto ciò può derivare dal fatto che per un certo periodo ho giardato video pornografici omosessuali, ma, oltre a quello, non mi è mai piaciuto un ragazzo, non ho mai pensato di fidanzarmi con un ragazzo, ho sempre voluto una ragazza con cui passare la mia vita. Può essere che abbia trovato attraente un ragazzo nella vita reale, oltre che nei porno, ma niente di più. Per quanto riguarda le ragazze, oltre a trovarle attraenti, ho spesso avuto legami emotivi, tanto che oltre a essere fidanzato adesso e a pensare (nei momenti in cui non ho le crisi) a voler stare con lei titta la vita, ho avuto altre ragazze in passato.

Ho provato a suggerire alla mia psichiatra che forse dovrei riprenderea cura farmacologica, ma, nonostante confermi la diagnosi, non è d'accordo: la considero una professionista molto brava, quindi mi fido.

Voi cosa ne dite? Confermereste la diagnosi (so che non può che essere smannometrica la diagnosi, non conoscendomi personalmente, chiedo solo un parere). E cosa dovrei fare per la cura secondo voi?

Grazie mille
Buongiorno.
Le consiglio vivamente di consultare un terzo specialista per eventuali dubbi sulla sua diagnosi (che, appunto, non può essere fatta attraverso un forum).
Inoltre, le tendenze omosessuali possono oscillare in chiunque nel corso della vita, anche in soggetti eterosessuali. Di base, mi chiederei perché è cosi spaventosa per lei la possibilità di provare desiderio sessuale verso un altro uomo.
Le consiglio di portare questo tema in terapia, se non l'ha già fatto.

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Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con tanta precisione e sincerità. Quello che descrive è molto vicino a ciò che clinicamente viene riconosciuto come disturbo ossessivo compulsivo di tipo relazionale o sessuale, e non sorprende che la sua psichiatra lo abbia inquadrato in questo modo. Le ossessioni legate all’orientamento sessuale o al timore di “non provare abbastanza” per il partner non sono affatto rare, e come ha potuto sperimentare possono diventare molto invasive, generando circoli viziosi di dubbio, monitoraggio costante delle proprie reazioni e ricerca di conferme che, inevitabilmente, non arrivano mai in modo soddisfacente.

Mi sembra importante sottolineare che la sua sofferenza non riguarda l’orientamento sessuale in sé, quanto piuttosto il dubbio ossessivo e la paura di non essere autentico o coerente con ciò che sente. Questo è un punto cruciale, perché ci aiuta a distinguere tra un conflitto identitario reale e un meccanismo ossessivo che prende di mira proprio i valori e gli affetti più importanti per lei. Il fatto che nei momenti liberi da crisi lei riesca a sentire con chiarezza il desiderio di costruire un futuro con la sua compagna, conferma che non si tratta di una “scoperta tardiva” della sua identità, bensì di un disturbo che utilizza proprio le sue paure più intime per alimentarsi.

Riguardo la causa, ciò che spesso osserviamo nella clinica è che i contenuti ossessivi trovano un appiglio in esperienze, immagini o pensieri che vengono poi interpretati come “prove” minacciose. Il fatto che in passato lei abbia guardato anche materiale pornografico omosessuale non significa che questo abbia determinato il disturbo o che indichi necessariamente un orientamento represso. È molto più probabile che la sua mente ossessiva abbia “agganciato” quell’esperienza per costruirvi sopra una serie di dubbi e controlli che, a lungo andare, hanno rafforzato l’ansia e la paura.

Per quanto riguarda la terapia, trovo molto positivo che lei abbia già tratto beneficio sia dalla psicoterapia che dal supporto farmacologico. La scelta di riprendere o meno un trattamento farmacologico spetta naturalmente alla valutazione condivisa con la sua psichiatra, che conosce la sua storia e la sua risposta clinica. Non sempre infatti la ricomparsa di sintomi, seppur fastidiosi, richiede un aggiustamento farmacologico immediato: talvolta può essere più utile lavorare sulla gestione dei trigger e sull’interruzione dei comportamenti di controllo e ricerca di conferme, che come lei stesso nota finiscono per mantenere vivo il problema.

Il suggerimento, quindi, è di continuare a fidarsi della sua terapeuta, mantenendo un dialogo aperto sui momenti di crisi, e di impegnarsi in psicoterapia sul riconoscimento dei meccanismi ossessivi e sulla possibilità di lasciarli scorrere senza cercare di risolverli nell’immediato. Questo, col tempo, le consentirà di ridurre l’impatto che tali pensieri hanno sulla sua vita e di tornare a godere con maggiore pienezza della relazione e dei momenti sereni.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, la diagnosi che ti è stata fatta corrisponde al quadro clinico: non si tratta di un dubbio reale sul tuo orientamento, ma di pensieri intrusivi e angoscianti che si agganciano al tema della sessualità e della relazione di coppia, diventando ossessioni. È tipico del DOC che la persona senta di dover controllare, verificare, confrontare continuamente (guardare ragazzi e ragazze per “testarsi”, analizzare reazioni nei confronti dei porno, ecc.), senza però mai raggiungere una conferma definitiva: è proprio questo meccanismo che alimenta il circolo vizioso ossessione-compulsione-ansia.

Non è l’orientamento sessuale in sé il problema, ma il dubbio patologico: ciò che ti fa soffrire non è “essere gay” o “non esserlo”, ma la paura costante di non avere certezze. È la dinamica ossessiva che prende un tema molto delicato per la tua identità e lo trasforma in fonte di tormento. Procedo elencando alcuni punti chiave:

I TRIGGER (pornografia, osservazioni casuali, contesti di confronto) sono frequenti nel DOC: non significano nulla sul piano dell’orientamento, ma attivano il meccanismo ossessivo che ti porta a controllare e dubitare.

La terapia farmacologica: il fatto che la tua psichiatra, conoscendoti e seguendoti da tempo, non ritenga opportuno riprendere la fluoxetina significa che probabilmente valuta la tua capacità attuale di gestione come sufficiente, e vuole evitare un uso protratto del farmaco se non strettamente necessario. La fiducia che le riconosci è importante: vuol dire che ti senti visto e ben seguito.

La psicoterapia (soprattutto cognitivo-comportamentale, con tecniche specifiche come exposure and response prevention o lavori più focalizzati sulla tolleranza dell’incertezza) è centrale: il punto non è eliminare il dubbio, ma imparare a convivere con esso senza cadere nel controllo compulsivo. Nel tempo questo riduce l’intensità e la frequenza delle crisi.

Accettare che i pensieri esistano senza ingaggiarli: non c’è bisogno di dimostrare nulla a te stesso guardando uomini o donne per “verificare”. Questo è un esercizio che si impara gradualmente in terapia: lasciare che i pensieri ci siano senza considerarli una verità da controllare.

In sintesi: SI' quanto descrivi è coerente con la diagnosi di DOC relazionale/omosessuale. Non è una questione di orientamento, ma di modalità ossessiva che prende di mira quell’ambito. La direzione giusta, a mio avviso, è proseguire nella psicoterapia e lavorare sugli strumenti di gestione dell’ansia e sull’interruzione dei rituali di controllo. La terapia farmacologica può essere utile in alcune fasi, ma è la tua psichiatra, che ti conosce, a valutare se e quando introdurla di nuovo.Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

dal racconto che ha condiviso emerge chiaramente la grande fatica che sta vivendo a causa dei pensieri intrusivi e dei dubbi che si generano nei momenti di crisi. È importante sottolineare che il Disturbo Ossessivo Compulsivo può assumere diverse forme tematiche (tra cui quella relazionale e quella legata all’orientamento sessuale), ma la caratteristica di fondo resta la stessa: la presenza di pensieri intrusivi, percepiti come disturbanti, accompagnati dal bisogno di controllo e di ricerca di conferme.

Il fatto che lei riconosca la natura ossessiva di queste paure e che abbia già sperimentato benefici sia con la psicoterapia che con la terapia farmacologica è un segnale positivo: significa che sta già percorrendo una strada di cura efficace. È naturale che possano esserci momenti di ricaduta o riattivazione dei sintomi, soprattutto in presenza di trigger specifici (come nel suo caso i video pornografici).

Confermare o escludere con precisione la diagnosi non è possibile senza una valutazione diretta e approfondita, ma quello che descrive è molto coerente con quanto già le è stato detto dalla sua psichiatra. In questi casi la cura generalmente prevede un approccio combinato:

Psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale con tecniche mirate al DOC, che può aiutarla a gestire meglio le ossessioni e ridurre i comportamenti di controllo/ricerca di conferme.

Eventuale supporto farmacologico, da valutare insieme al medico, soprattutto se i sintomi diventano invalidanti o compromettono il benessere quotidiano.

Le ricadute non significano che il percorso non funzioni, ma che c’è bisogno di consolidare gli strumenti appresi, con pazienza e continuità.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, così da avere un supporto personalizzato e un accompagnamento mirato nel tempo.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissimo, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Buongiorno, come ha giustamente notato anche lei stesso, fare una diagnosi sulla base di un messaggio scritto è abbastanza infattibile. Se è stata fatta da una professionista quale la psichiatra che ma segue, e di cui lei si fida, che motivo ha di dubitarne?
A parte questo, penso che comunque non si possa rinchiudere una persona dentro una diagnosi: lei non è solo il suo disturbo ossessivo compulsivo, è un essere umano complesso e pieno di sfaccettature. Ha mai pensato di indagare in profondità questo suo sintomo? Di cercare di capirne il significato, l'origine... con un percorso terapeutico (a carattere psicologico) potrebbe essere possibile imparare a comprenderlo e a riconoscerlo come una parte di sé. Una psicoanalista che stimo tantissimo, Danielle Quinodoz, direbbe "imparare ad adottare" questa parte di sé che ora scaccia via come sbagliata e orrenda.
La sessualità è un mondo estremamente complesso, si può essere eterosessuali e avere ugualmente impulsi omosessuali, e viceversa. Anche qui, non è possibile rinchiudere il tutto in una categoria o un' etichetta. Non è tutto bianco o nero, esistono miliardi di sfumature. Forse il suo sintomo, tra le tante altre cose, le sta suggerendo che esiste una complessità che di per sé non è malvagia. Provare determinati impulsi non è male, non sta tradendo la sua ragazza né l'amore che prova per lei.
Ha mai pensato che, forse, il vero sintomo non sono i suoi impulsi, bensì il modo rigido in cui li rinnega?
Se mai avesse desiderio di scavare nel profondo e di adottare ogni parte di sé... io sono qui.
Dott.ssa Virginia Banfi
Psicologo, Psicologo clinico
Saronno
Caro utente, grazie per averci scritto. Quello di cui scrivi è sicuramente un argomento delicato: non si tratta solo di eventuali diagnosi e farmacoterapie, ma anche di orientamento sessuale. Può essere che tu abbia dei pensieri ossessivi in merito, però ciò non esclude la possibilità che tu sia semplicemente alla ricerca di ciò che ti attrae.
Con gli elementi forniti, inoltre, non si può stabilire la necessità o meno di continuare la terapia farmacologica. Se la psichiatra ha già fornito il proprio parere professionale, seguirei quest'ultimo.
Spero di essere stata utile
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Renata Maratea
Psicologo, Psicologo clinico
Portici
Buongiorno, da quanto scrive, questo è proprio un pensiero ossessivo che la attanaglia, e mi sembra anche consapevole dell'ossessività di tale pensiero. Non basta però cercare di calmare tale pensiero a livello farmacologico, è necessario indagare perchè proprio questa ipotesi le fa così paura, cosa ha significato il tema della omosessualità nella sua vita, cosa significa oggi. Questo può essere fatto solo attraverso un percorso di psicoterapia, spero quindi che si diriga verso questa direzione.
Dott. Pierluigi Campesan
Psicologo, Psicologo clinico
Verona
Buongiorno, credo che lei essendo seguito da una professionista in primis ne debba parlare a fondo con lei di ciò che ha espresso qui. Magari potrebbe non escludere l'intervento congiunto di un professionista della sessualità, che essendo formato sul tipo di problema da lei esposto, potrebbe in sinergia creare un ambiente terapeutico più mirato. Cordiali saluti.
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Capisco la sua difficoltà, quello che descrive è coerente con un disturbo ossessivo compulsivo a tema relazionale. Non posso confermare una diagnosi senza conoscerla personalmente, ma posso dirle che ciò che sperimenta rientra in dinamiche comuni del DOC. Le suggerisco di proseguire il percorso con la sua terapeuta e, se lo desidera, può prenotare un colloquio con me per approfondire insieme come gestire meglio queste crisi.
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Ciao caro, è importante che tu continui la psicoterapia. Solo così puoi realmente prenderti cura di te. Quello è il vero lavoro che forse non hai pienamente fatto.
In bocca al lupo.
Buongiorno,
da quanto descrivi emerge chiaramente come tu stia vivendo un disturbo ossessivo-compulsivo che prende la forma di dubbi legati alla sfera affettiva e sessuale. Si tratta di una variante nota del DOC, comunemente definita “doc relazionale” o “doc omosessuale”, che non riguarda l’orientamento sessuale in sé, bensì il dubbio costante e intrusivo su di esso.
Il fatto che tu abbia già tratto beneficio sia dal percorso psicoterapeutico che dalla cura farmacologica è un segnale molto positivo: vuol dire che disponi già degli strumenti per affrontare le ricadute, che purtroppo nel DOC possono capitare. I pensieri che ti turbano non rappresentano una “verità nascosta” sulla tua identità, ma il contenuto che il disturbo utilizza per alimentare ansia e incertezza.
La tua terapeuta, conoscendoti direttamente, ha valutato che in questo momento non vi sia necessità di riprendere la terapia farmacologica, e affidarsi al suo giudizio è una scelta sensata. In parallelo, lavorare sugli aspetti ossessivi e sui comportamenti di controllo (come il bisogno di osservare ragazzi e ragazze per cercare conferme) è fondamentale per ridurre l’impatto del disturbo sulla tua vita quotidiana.
la diagnosi che ti è stata data mi sembra coerente con quanto descrivi;
il fatto che tu riesca a riconoscere i trigger e a gestire meglio le crisi dimostra un progresso importante.
continuare il percorso terapeutico, senza cadere nella trappola di continue verifiche e rassicurazioni, è la via più utile per mantenere i miglioramenti nel tempo.

Ricevo sia online che in presenza a Verona, se desideri approfondire insieme strumenti pratici di gestione del DOC e delle ricadute.

Un caro saluto, Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Buonasera,
grazie per la sua condivisione. Sicuramente la sua psichiatra ha gli elementi necessari per fare una diagnosi differenziale tra DOC da relazione e DOC omosessuale; cosa che, personalmente, per gli elementi descritti, non posso fare.
Quello che le suggerisco, è di ripartire dal vissuto che ci ha descritto. Se ho capito bene, i sintomi si sono ripresentati, dopo un momento di benessere. Potrebbe essere interessante ricollocarli nel momento attuale che sta vivendo e, aggiungerei, anche nella relazione terapeutica con la sua psichiatra/psicoterapeuta. Afferma di avere stima e fiducia nei suoi confronti, ma chiedendo a noi di avvalorare la sua diagnosi, sta comunque esprimendo un'incertezza rispetto alla diagnosi che le ha fornito e una necessità di ulteriori rassicurazioni.
Da quanto descritto, parallelamente è quello che lei sta facendo nella relazione con la sua compagna (il "mettere in discussione" , nonostante "sia felicemente fidanzato").
Provi a condividere i suoi pensieri con la sua terapeuta, questi momenti che lei definisce di "crisi", possono diventare occasioni per comprendere maggiormente le situazioni di fatica che sta vivendo.
Cordialmente,
dott.ssa Baratto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, dalle sue parole traspare chiaramente quanto questo problema le stia pesando e quanto desideri poter vivere con maggiore serenità la sua vita affettiva ed emotiva. Il fatto che lei abbia già ricevuto una diagnosi chiara da parte di una professionista, e che con la terapia farmacologica e psicologica sia riuscito a superare momenti difficili, è un dato molto positivo perché dimostra che ha già trovato strategie efficaci e che è in grado di affrontare il disturbo. Quello che descrive, cioè il bisogno di controllare i propri pensieri e cercare conferme osservando ragazzi e ragazze, rappresenta proprio uno dei meccanismi tipici del disturbo ossessivo compulsivo: più si tenta di avere certezze assolute, più si rinforza il dubbio, e più i pensieri tornano con forza, fino a condizionare la qualità delle sue giornate. È comprensibile che lei si chieda se ci possa essere un “fondamento” reale di queste paure, soprattutto perché in alcuni momenti la sua attenzione si focalizza su stimoli che le fanno scattare domande intrusive. Tuttavia, quello che emerge dal suo racconto non è tanto un conflitto legato all’orientamento sessuale, quanto piuttosto la presenza di pensieri ossessivi che generano ansia, spingendola a mettere costantemente in dubbio la sua identità e le sue relazioni. L’orientamento, infatti, non si definisce in base a singole fantasie, a immagini pornografiche o a pensieri intrusivi, ma si costruisce nel tempo attraverso le esperienze affettive, emotive e relazionali. Da quello che lei racconta, la sua storia personale e i suoi desideri sono sempre stati orientati verso le donne e questo è un elemento che le conferma come le sue paure siano più legate al disturbo ossessivo che a un reale cambiamento della sua identità. Dal punto di vista terapeutico, ciò che può aiutarla non è tanto evitare i pensieri o cercare di convincersi razionalmente ogni volta della sua eterosessualità, quanto imparare a cambiare il modo in cui risponde a queste intrusioni. La terapia cognitivo comportamentale lavora proprio su questo, insegnando a riconoscere i pensieri ossessivi per quello che sono, cioè eventi mentali privi di valore predittivo o diagnostico, e ad esporsi gradualmente alle situazioni che li scatenano senza mettere in atto i comportamenti di controllo o ricerca di conferme. Questo processo riduce l’ansia e, col tempo, anche la frequenza e l’intensità delle crisi. Capisco il suo desiderio di ricorrere nuovamente alla terapia farmacologica, e credo sia importante continuare a parlarne con la sua psichiatra, che conosce bene la sua storia e che ha già saputo orientarla in passato. Se ritiene che le difficoltà stiano diventando troppo limitanti, può comunque esprimere apertamente alla sua terapeuta quanto le crisi stiano impattando sulla sua vita, in modo che insieme possiate valutare eventuali aggiustamenti. Al di là della terapia farmacologica, il lavoro psicoterapeutico resta fondamentale per imparare a gestire i pensieri ossessivi senza lasciarsi trascinare nei dubbi infiniti che essi portano con sé. Il fatto che lei sia consapevole del problema e lo sappia descrivere con chiarezza è un segnale molto incoraggiante, perché significa che ha già una base solida da cui ripartire. Con un percorso costante e focalizzato sulla gestione dei pensieri ossessivi e dei comportamenti di controllo, potrà ridurre progressivamente l’impatto di queste paure sulla sua vita quotidiana e riscoprire la possibilità di godersi i momenti belli senza la sensazione che vengano rovinati da dubbi continui. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve il suo percorso è già ben avviato: ha una diagnosi da parte di una psichiatra e psicoterapeuta che stima e con la quale ha costruito un’alleanza terapeutica, ha sperimentato un miglioramento significativo grazie alla psicoterapia e al trattamento farmacologico, e ha imparato a riconoscere i trigger del suo malessere.
Il tipo di pensieri e dubbi che riporta sono tipici di un Disturbo Ossessivo Compulsivo a contenuto relazionale o sessuale, e il bisogno continuo di monitorare le reazioni emotive e fisiche, così come la ricerca di conferme, rientra proprio nelle dinamiche compulsive del DOC. Non è raro, in questi casi, che la pornografia, anche eterosessuale, diventi un contesto fortemente ansiogeno, proprio perché viene usata per "testare" attrazioni o emozioni, alimentando così il ciclo ossessivo.
Nel quadro della psicoterapia umanistica, è fondamentale distinguere tra pensiero e identità, tra impulso e desiderio autentico. Il fatto che lei provi sollievo nei momenti in cui l’ansia si attenua e che senta un reale legame affettivo con la sua compagna è un segnale importante: ci parla di chi è lei, al di là del rumore dell’ossessione. Per quanto riguarda la cura, se la sua psichiatra ritiene che non sia necessario riprendere la fluoxetina e lei si fida del suo giudizio clinico, può essere utile concentrarsi ancora di più sul lavoro psicoterapeutico, magari con tecniche più mirate alla gestione del DOC. Approcci come l’EMDR possono essere molto utili per elaborare i vissuti legati ai contenuti disturbanti o traumatici, anche se non sempre riconosciuti come tali, mentre la Mindfulness applicata al DOC aiuta a interrompere la catena reattiva tra pensiero e compulsione, permettendole di osservare senza agire o giudicare. In sintesi, sì, ciò che descrive è coerente con la diagnosi che ha ricevuto. Non c’è nulla che indichi un cambiamento nella sua identità, ma piuttosto un riattivarsi di pensieri intrusivi legati all’ansia. Non è questione di verità sulla sessualità, ma di come la mente, sotto stress, tende a focalizzarsi su un unico contenuto per avere l’illusione di controllo.
Continui a lavorare su questo con costanza, come sta già facendo, senza lasciarsi ingannare dal bisogno urgente di risposte immediate. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, si rivolga alla psichiatra e alla psicoterapeuta che la stanno curando, quindi, conoscendola, potranno esserle d'aiuto, come invece un post non può fare. Cordiali saluti.
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Da quanto descrivi, il quadro è coerente con un disturbo ossessivo-relazionale legato alla sessualità, caratterizzato da pensieri intrusivi e ansia intensa riguardo al proprio orientamento, pur mantenendo relazioni affettive coerenti con le proprie attrazioni reali; il fatto che tu non abbia mai desiderato un rapporto omosessuale nella vita reale e che tu sia fidanzato felicemente con una ragazza conferma che si tratta di pensieri ossessivi e non di cambiamento reale dell’orientamento. Il ritorno delle crisi può essere innescato da trigger specifici, come contenuti pornografici o momenti di stress, e i comportamenti di verifica, come osservare le persone intorno a te, sono tipici del DOC. Per gestire la situazione è importante continuare il percorso psicoterapico, rafforzando strategie cognitive e comportamentali per non farsi sopraffare dai pensieri intrusivi; limitare volontariamente i trigger che scatenano ansia; praticare l’accettazione dei pensieri riconoscendoli come intrusivi senza cercare conferme; e valutare con la psichiatra eventuali supporti farmacologici solo se necessario, segnalandole eventuali peggioramenti. L’obiettivo è ridurre l’ansia e interrompere i cicli di verifica, senza confondere i pensieri ossessivi con desideri reali o cambiamenti nell’orientamento sessuale, mantenendo una vita quotidiana serena.
Dott.ssa Arianna Savastio
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, non ci sono elementi sufficienti per rispondere alla sua domanda relativa al doc, bisognerebbe indagare meglio la sessualità di cui parla. Nel doc si effettuano dei rituali (compulsioni) per agire sulle ossessioni, bisognerebbe capire se la sessualità viene in qualche modo ritualizzata a seguito delle ossessioni per poter parlare di una correlazione tra sessualità e doc. Comprendo quanto la situazione possa essere difficile e invalidante. La letteratura ci dice che la cura farmacologia da sola non è sufficiente, tuttavia la combinazione di un farmaco per contrastare i pensieri ossessivi abbinata ad una terapia cognitivo comportamentale (trattamento elitario per il doc) potrebbero costituire un valido tentativo di risoluzione. Sarebbe quindi opportuno cercare, oltre ad uno psichiatra, uno psicoterapeuta per indagare meglio le aree in cui sente questa fatica al fine di individuare gli elementi che hanno contribuito all'insorgere del suo malessere e porvi rimedio. Inoltre, un percorso psicoterapico potrebbe fornirle gli strumenti per imparare a gestire sintomi ansiosi e pensieri intrusivi, la ristrutturazione cognitiva potrebbe essere un valido strumento per riconoscere che, a volte, le paure che abbiamo sono solo paure. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che descrivi è molto coerente con il funzionamento di un disturbo ossessivo-compulsivo a tema relazionale/omosessualità. I meccanismi che riporti – i dubbi ricorrenti, la ricerca di conferme, il controllo dello sguardo, la difficoltà a godere di momenti sereni a causa dei pensieri intrusivi – sono classici del DOC. Non è la presenza di un reale orientamento sessuale in conflitto con quello che vivi, ma il circolo vizioso ossessione-ansia-controllo-nuova ossessione.

Il fatto che tu abbia già ricevuto la diagnosi e che la tua psichiatra e psicoterapeuta ti conoscano e la confermino è una garanzia importante. Il fatto che con la fluoxetina e la terapia tu abbia avuto un netto miglioramento conferma ulteriormente la natura ossessiva del problema: se si fosse trattato di un orientamento represso, la terapia non avrebbe avuto lo stesso effetto.

I trigger che riporti (pornografia, pensieri occasionali su figure maschili) non sono la causa del disturbo, ma solo elementi che lo alimentano. Il DOC prende proprio i contenuti che per te sono più sensibili e li trasforma in motivo di dubbio continuo. È normale che, dopo aver guardato contenuti diversi, la tua mente li usi come “prova” per alimentare l’ossessione.

Sul piano della cura, ha senso fidarti della tua psichiatra: se ti conosce da tempo e valuta che non sia necessario riprendere subito il farmaco, significa che probabilmente ritiene che la terapia psicologica e le tue nuove capacità di gestire le crisi siano strumenti sufficienti al momento. I farmaci aiutano a ridurre l’intensità dei sintomi, ma non risolvono il meccanismo ossessivo: quello lo affronti con il lavoro psicoterapeutico, che tu stai già facendo.

In sintesi:
– La diagnosi di DOC relazionale è plausibile e coerente con i sintomi che riporti.
– I contenuti pornografici non sono la causa, ma solo materiale che il disturbo usa.
– Se la tua psichiatra non ritiene necessario riprendere la cura farmacologica, vale la pena seguire il suo giudizio e continuare a lavorare sugli strumenti psicologici che già ti hanno aiutato.

Il fatto che tu riesca a riconoscere meglio i momenti di crisi e a non farti travolgere come prima è già un progresso significativo. L’obiettivo non è eliminare i pensieri, ma non cadere più nel bisogno di controllarli o verificarli: col tempo questo indebolirà il disturbo.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buon pomeriggio.
Grazie per aver condiviso la sua storia.
L’attrazione sessuale, soprattutto nel contesto della pornografia, non definisce in modo rigido l’orientamento sessuale. Tante persone provano eccitazione con cose che nella realtà non desidererebbero affatto vivere o che non riflettono ciò che le attrae.
È normale che la fantasia segua percorsi diversi dalla vita reale.
Se nella vita lei è attratto solo dalle ragazze e con i ragazzi non prova nulla, allora non c’è motivo di pensare ad una omosessualità.
La mente sessuale è complessa, e curiosità o preferenze pornografiche non vanno lette come verità assolute. Non bisogna sentirsi in colpa o in ansia, ma liberi di esplorare le nostre fantasie senza doverci etichettare per forza.
E se un giorno dovesse scoprire di provare qualcosa di diverso, andrà bene lo stesso.
Ma oggi, se sente di essere etero e semplicemente alcuni video la eccitano, allora va bene così.
Se ha bisogno di parlarne, mi trova a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Capisco bene quanto queste crisi ti pesino, e quello che descrivi è molto coerente con il DOC relazionale, una forma di disturbo ossessivo-compulsivo in cui la mente genera dubbi ossessivi sull’orientamento sessuale, anche se in realtà il tuo orientamento e i tuoi legami affettivi sono chiari. È normale che questi dubbi tornino, soprattutto davanti a trigger o momenti di stress, ma questo non significa che tu sia gay: è il meccanismo ossessivo che amplifica ogni piccolo dettaglio, creando ansia e confusione.
Il fatto che tu abbia già tratto beneficio dalla fluoxetina e dalla psicoterapia mostra che la gestione funziona, e il tuo progresso attuale indica che puoi continuare a lavorare sulle strategie cognitive, come accettare l’incertezza, evitare di cercare conferme e limitare l’esposizione a situazioni che scatenano ansia. La decisione della tua psichiatra di non riprendere subito la cura farmacologica è ragionevole: il focus ora è rafforzare la tua capacità di gestire i dubbi in autonomia, senza che interferiscano con la vita quotidiana e la relazione.
In sostanza, sei sulla strada giusta: le crisi non definiscono chi sei, e con le giuste strategie puoi ridurne intensità e durata, continuando a vivere serenamente la tua vita e la tua relazione.
Dott.ssa Antonella Abate
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. La ringrazio per aver condiviso con tanta lucidità e onestà la sua situazione. Comprendo perfettamente la frustrazione e l'angoscia che prova quando queste crisi ritornano, rovinando i momenti sereni della sua vita. È proprio questa interferenza con la sua felicità e i suoi valori che rende il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) così invalidante.
È un ottimo segno il fatto che lei sia già consapevole che ha fatto grandi progressi e che ora è più capace di gestire le crisi. Questo dimostra la validità del lavoro che ha svolto con la sua equipe terapeutica.
Se la sua psichiatra, che la conosce bene e la segue, ritiene che non sia necessario riprendere la fluoxetina, è molto probabile che abbia una valutazione accurata. I farmaci sono cruciali nelle fasi acute per abbassare il livello di ansia generale, ma la vera "cura" a lungo termine per il DOC è la psicoterapia.
La decisione della sua psichiatra suggerisce che lei è in una fase in cui le sue capacità di gestione autonoma sono sufficienti e vanno consolidate senza la dipendenza dal farmaco. È un voto di fiducia nelle sue risorse. Il DOC in questo contesto non è solo sulla sessualità, ma sulla paura dell'incertezza e della perdita di stabilità. Usi la sua relazione come un'ancora di realtà. Lei è sulla strada giusta. La ricaduta non è un fallimento, ma un segnale che il suo cervello ha bisogno di riaffermare le strategie apprese. Continui a lavorare sulla prevenzione della risposta con la sua terapeuta. La chiave è la coerenza nell'accettazione del dubbio.
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
da quanto descrive, i sintomi e le modalità di pensiero che riporta — i dubbi ricorrenti, la ricerca di conferme, l’attenzione costante alle sensazioni, l’ansia e la messa in discussione della propria identità — rientrano effettivamente nel quadro di un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) di tipo relazionale o tematico sessuale, come già le ha indicato la sua psichiatra.
Nel DOC, il contenuto delle ossessioni (in questo caso la paura di “essere gay” o di non amare davvero la propria compagna) non riflette la realtà dei desideri, ma rappresenta piuttosto una forma di ansia canalizzata su un tema specifico. Il fatto che lei riconosca che questi pensieri non rispecchiano ciò che sente davvero e che si attivano in risposta a “trigger” (come la visione di determinati video) è coerente con questa dinamica.
È comprensibile la sua frustrazione, ma è importante considerare che le ricadute o riacutizzazioni dei sintomi possono capitare anche durante un buon percorso terapeutico, e non significano un fallimento. Spesso il lavoro in psicoterapia si concentra proprio sul ridurre le strategie di controllo (come il confrontare, analizzare, testare le reazioni) e sul modificare il modo di rispondere alle ossessioni, più che sul contenuto stesso dei pensieri.
Riguardo al trattamento, se la sua terapeuta ritiene di non reintrodurre la terapia farmacologica in questo momento, probabilmente valuta che i suoi strumenti interni e le competenze apprese in terapia siano sufficienti a gestire le ricadute. Tuttavia, se i sintomi dovessero intensificarsi o compromettere significativamente la qualità della vita, può essere utile riaprire il dialogo con lei per valutare insieme un eventuale aggiustamento terapeutico.
Continui a condividere apertamente con la sua terapeuta questi momenti di difficoltà e a lavorare sull’esposizione ai pensieri senza cedere al bisogno di controllarli o verificarli: è un passaggio essenziale nel percorso di guarigione dal DOC.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio

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