Buongiorno,premetto che sto aspettando la prima seduta con il ssn,ma siamo a giugno 2026. Provo a
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Buongiorno,premetto che sto aspettando la prima seduta con il ssn,ma siamo a giugno 2026.
Provo a sintetizzare il mio stato d animo e la situazione.
Ho 45 anni,genitori in vita e ottima salute,2 fratelli sposati. Io sono in una situazione di fidanzamento/conoscenza.
Non ho difficoltà economiche,diciamo che a fine mese ci arrivo.
Lavoro stabile.
Mi sento sempre triste,basta poco perché mi venga da piangere. Inizialmente succedeva solo alla sera quando ero solo in casa,magari davanti a un piatto di qualcosa da mangiare. Io cucino solo per sopravvivere, faccio il basilare.
A oggi invece mi succede di piangere per cose banali anche in giro,a passeggio al lavoro dove magari trattengo a fatica le lacrime.
Penso sempre a cose negative,al peggio....
Cosa potrebbe aiutarmi?
Provo a sintetizzare il mio stato d animo e la situazione.
Ho 45 anni,genitori in vita e ottima salute,2 fratelli sposati. Io sono in una situazione di fidanzamento/conoscenza.
Non ho difficoltà economiche,diciamo che a fine mese ci arrivo.
Lavoro stabile.
Mi sento sempre triste,basta poco perché mi venga da piangere. Inizialmente succedeva solo alla sera quando ero solo in casa,magari davanti a un piatto di qualcosa da mangiare. Io cucino solo per sopravvivere, faccio il basilare.
A oggi invece mi succede di piangere per cose banali anche in giro,a passeggio al lavoro dove magari trattengo a fatica le lacrime.
Penso sempre a cose negative,al peggio....
Cosa potrebbe aiutarmi?
Buongiorno a lei, il quadro che mi descrive mi fa pensare che lei sta attraversando una fase della vita in cui si passa alla seconda età adulta e si desidera avere dei figli. Ovviamente, non tutti vogliono essere genitori, ma nel suo caso - mi corregga se sbaglio - potrebbe sentire un grande vuoto nella sua vita, come se stesse perdendo per sempre un'opportunità. È forse questo il nucleo del suo malessere? C'è anche un'altra questione da considerare: quando mi descrive la scena, mi sembra di avvertire una profonda stanchezza di essere soli. Perché l'altro elemento di cui parla è il suo stato relazione, per cui si frequenta con una donna. Ha un lavoro e una certa stabilità, ma quando parla di "essenziale" nella cucina mi sembra di leggere, fra le righe, che vorrebbe "arricchire" la sua giornata con tutto il bello - e il brutto - di una relazione appagante, forse con la stessa stabilità che ha nel lavoro, e di cui parla forse non a caso. Quando parla di"sopravvivenza", per l'appunto, non credo che sia casuale. Forse lei sente che non sta vivendo, sta sopravvivendo in attesa di un cambiamento che fatica ad arrivare, e che le sta impoverendo la quotidianità. Potrebbe darmi altre informazioni se ritiene che io possa esserle d'aiuto e la saluto cordialmente.
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Buonasera.
Immagino che lei sappia che non esiste una ricetta da indicarle per rispondere alla sua domanda finale.
Le propongo invece un colloquio conoscitivo, anche online.
Immagino che lei sappia che non esiste una ricetta da indicarle per rispondere alla sua domanda finale.
Le propongo invece un colloquio conoscitivo, anche online.
Salve, immagino che lei si senta spaesato rispetto al suo stato d’animo, data la premessa di una famiglia d’origine “centrata” rispetto ad una visuale descritta in qualche riga. Ciò per dirle che non si può dare una risposta meramente scientifica rispetto alla sua storia e alla sua vita, poiché sicuramente lei é diverso da qualsiasi altro essere umano, nonché diverso dai componenti della sua famiglia; darle una risposta significherebbe ridurre l’importanza della sua difficoltà, e ciò non è terapeutico. Le consiglio di iniziare un lavoro di terapia per scendere più a fondo rispetto a se stesso e alla sua persona.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Cordialmente, dott.ssa Elda Valente
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Cordialmente, dott.ssa Elda Valente
Il pianto spontaneo, la difficoltà a trattenere le emozioni, il sentirsi vulnerabile soprattutto nei momenti di solitudine e la tendenza a immaginare scenari peggiori possono comparire in periodi di forte sovraccarico interno, anche quando dall’esterno sembra che non ci sia niente che non va.
Non dipende dal fatto che tu sia solo o da mancanze materiali: spesso è il sistema emotivo che si affatica e non riesce più a recuperare.
Alcune cose potrebbero aiutarti già nell’attesa della prima seduta:
• Coinvolgere subito il medico di base, che può valutare se attivare un supporto temporaneo o anticipare la presa in carico.
• Creare routine minime e regolari (sonno, pasti, brevi passeggiate), che stabilizzano l’umore più di quanto sembri.
• Limitare l’isolamento nelle ore della giornata che senti più difficili: un contatto umano breve ma quotidiano può fare una grande differenza.
• Evitare di interpretare il pianto come debolezza: in questa fase è un segnale che il tuo corpo sta chiedendo aiuto, non un fallimento.
• Rivolgerti anche a un servizio di ascolto psicologico temporaneo (consultori, associazioni, sportelli comunali) per non restare solo fino al 2026.
Non sei obbligato a convivere con questa sofferenza così a lungo. Un percorso psicologico e, se necessario, un supporto medico possono aiutarti a ritrovare equilibrio e ridurre questa vulnerabilità emotiva che oggi ti sembra ingestibile.
Chiedere aiuto, come hai fatto, è il primo passo concreto verso un miglioramento.
Resto a disposizione.
Non dipende dal fatto che tu sia solo o da mancanze materiali: spesso è il sistema emotivo che si affatica e non riesce più a recuperare.
Alcune cose potrebbero aiutarti già nell’attesa della prima seduta:
• Coinvolgere subito il medico di base, che può valutare se attivare un supporto temporaneo o anticipare la presa in carico.
• Creare routine minime e regolari (sonno, pasti, brevi passeggiate), che stabilizzano l’umore più di quanto sembri.
• Limitare l’isolamento nelle ore della giornata che senti più difficili: un contatto umano breve ma quotidiano può fare una grande differenza.
• Evitare di interpretare il pianto come debolezza: in questa fase è un segnale che il tuo corpo sta chiedendo aiuto, non un fallimento.
• Rivolgerti anche a un servizio di ascolto psicologico temporaneo (consultori, associazioni, sportelli comunali) per non restare solo fino al 2026.
Non sei obbligato a convivere con questa sofferenza così a lungo. Un percorso psicologico e, se necessario, un supporto medico possono aiutarti a ritrovare equilibrio e ridurre questa vulnerabilità emotiva che oggi ti sembra ingestibile.
Chiedere aiuto, come hai fatto, è il primo passo concreto verso un miglioramento.
Resto a disposizione.
Salve, se il malessere è così intenso le suggerirei un consulto con uno Psicologo Clinico, uno Psicoterapeuta o uno Psichiatra, anche privatamente ma nel breve periodo.
Dovessero mai essere i primi cenni di stati depressivi è bene agire per tempo prima che la situazione si aggravi.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Dovessero mai essere i primi cenni di stati depressivi è bene agire per tempo prima che la situazione si aggravi.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Buonasera, da come descrive le cose, sembra che questo stato emotivo sia diventato più presente e più invasivo nel tempo. All’inizio le lacrime arrivavano soprattutto nei momenti di solitudine, quasi come se il silenzio di casa facesse emergere ciò che durante il giorno riusciva a tenere da parte. Ora invece il pianto arriva anche in situazioni quotidiane, senza un motivo preciso, e questo La spaventa e La confonde.
È comprensibile che, quando ci si sente così, la mente inizi a orientarsi automaticamente verso scenari negativi o pensieri pessimisti. Non è una scelta: è un meccanismo che si attiva quando c’è qualcosa dentro di sé che chiede ascolto e non riesce più a rimanere “in sottofondo”.
In attesa della seduta con il servizio pubblico, potrebbe essere utile creare almeno qualche spazio in cui non debba affrontare tutto da solo: un luogo, un’attività o una persona con cui riesce a stare senza dover nascondere lo stato emotivo. Non per parlare necessariamente dei problemi, ma per evitare che la tristezza si chiuda completamente in sé stessa. Rimango a disposizione, un saluto!
È comprensibile che, quando ci si sente così, la mente inizi a orientarsi automaticamente verso scenari negativi o pensieri pessimisti. Non è una scelta: è un meccanismo che si attiva quando c’è qualcosa dentro di sé che chiede ascolto e non riesce più a rimanere “in sottofondo”.
In attesa della seduta con il servizio pubblico, potrebbe essere utile creare almeno qualche spazio in cui non debba affrontare tutto da solo: un luogo, un’attività o una persona con cui riesce a stare senza dover nascondere lo stato emotivo. Non per parlare necessariamente dei problemi, ma per evitare che la tristezza si chiuda completamente in sé stessa. Rimango a disposizione, un saluto!
Salve, mi dispiace si senta cosi. Sarà importante per lei iniziare un percorso con un professionista cosi che possa aiutarla in questo momento della sua vita.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
Buonasera,
quello che descrivi parla di una stanchezza emotiva che va oltre il semplice “periodo no”. Quando il pianto diventa così frequente, quando le giornate si colorano subito di pensieri negativi e la solitudine pesa anche nelle situazioni più normali, significa che qualcosa dentro si è affaticato e sta chiedendo attenzione, non giudizio.
Non sei debole e non sei esagerato: stai vivendo un momento in cui la mente non riesce più a sostenere tutto da sola. La tua vita è stabile, hai affetti e un lavoro, e proprio per questo è ancora più difficile comprendere perché ti senti così. Ma queste sensazioni non dipendono dalle condizioni esterne: spesso arrivano silenziosamente, nei ritagli di tempo, quando cala la tensione.
Avere già un appuntamento con il servizio pubblico è un passo importante, anche se l’attesa è lunga. Nel frattempo, può fare la differenza iniziare a darti un po’ più di spazio: parlare con il medico di base, chiedere un supporto temporaneo se necessario, o anche introdurre piccoli gesti che ti riportino a contatto con qualcosa di tuo, non solo con ciò che devi “fare per andare avanti”.
Questa tristezza non è un destino fisso né una condanna: è un segnale. E il fatto che tu abbia scritto, che tu stia cercando di capire, dimostra che c’è già una parte di te che vuole uscire da questa nebbia e sta chiedendo aiuto nel modo giusto.
Se vorrai aggiornarmi, sono qui.
Dr. Vincenzo Capretto.
quello che descrivi parla di una stanchezza emotiva che va oltre il semplice “periodo no”. Quando il pianto diventa così frequente, quando le giornate si colorano subito di pensieri negativi e la solitudine pesa anche nelle situazioni più normali, significa che qualcosa dentro si è affaticato e sta chiedendo attenzione, non giudizio.
Non sei debole e non sei esagerato: stai vivendo un momento in cui la mente non riesce più a sostenere tutto da sola. La tua vita è stabile, hai affetti e un lavoro, e proprio per questo è ancora più difficile comprendere perché ti senti così. Ma queste sensazioni non dipendono dalle condizioni esterne: spesso arrivano silenziosamente, nei ritagli di tempo, quando cala la tensione.
Avere già un appuntamento con il servizio pubblico è un passo importante, anche se l’attesa è lunga. Nel frattempo, può fare la differenza iniziare a darti un po’ più di spazio: parlare con il medico di base, chiedere un supporto temporaneo se necessario, o anche introdurre piccoli gesti che ti riportino a contatto con qualcosa di tuo, non solo con ciò che devi “fare per andare avanti”.
Questa tristezza non è un destino fisso né una condanna: è un segnale. E il fatto che tu abbia scritto, che tu stia cercando di capire, dimostra che c’è già una parte di te che vuole uscire da questa nebbia e sta chiedendo aiuto nel modo giusto.
Se vorrai aggiornarmi, sono qui.
Dr. Vincenzo Capretto.
Comprendo quanto questo periodo possa essere faticoso per lei e quanto le emozioni che descrive possano risultare difficili da gestire nella quotidianità. Un percorso di psicoterapia cognitivo‑comportamentale potrebbe esserle molto utile, le permetterebbe di esplorare la sua storia personale, riconoscere le credenze e i modelli appresi nel tempo, e lavorare su quegli schemi di pensiero e comportamenti che oggi stanno alimentando tristezza e preoccupazione. Anche lavorare su una buona riattivazione comportamentale e su una sua giornata tipo è un punto fondamentale terapeutico. L’obiettivo sarebbe aiutarla a sviluppare maggiore consapevolezza, strategie più funzionali e un miglioramento complessivo del suo benessere emotivo.
Insieme allo psicoterapeuta potrà inoltre valutare l’eventuale utilità di un supporto farmacologico, solo se necessario e indicato, così da affrontare in modo più efficace i sintomi che sta vivendo.
Ha già fatto un passo importante cercando supporto e descrivendo con chiarezza ciò che prova. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto.
Insieme allo psicoterapeuta potrà inoltre valutare l’eventuale utilità di un supporto farmacologico, solo se necessario e indicato, così da affrontare in modo più efficace i sintomi che sta vivendo.
Ha già fatto un passo importante cercando supporto e descrivendo con chiarezza ciò che prova. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto.
Gentile utente,
mi dispiace molto per il suo vissuto. Questa tristezza che descrive non è un segno di fragilità emotiva, ma un campanello d'allarme che vale la pena attenzionare. Potrebbe essere utile capire cosa c'è dietro questo stato d'animo persistente ultimamente. Le nostre emozioni ci dicono sempre qualcosa.
Resto a disposizione per lei
mi dispiace molto per il suo vissuto. Questa tristezza che descrive non è un segno di fragilità emotiva, ma un campanello d'allarme che vale la pena attenzionare. Potrebbe essere utile capire cosa c'è dietro questo stato d'animo persistente ultimamente. Le nostre emozioni ci dicono sempre qualcosa.
Resto a disposizione per lei
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Non è semplice trovare le parole quando ci si sente così vulnerabili, e il fatto che lei lo abbia fatto mostra già una grande forza. Quello che descrive parla di un senso di tristezza che ormai le fa compagnia in molti momenti della giornata, fino a diventare qualcosa che prende spazio anche quando non vorrebbe, come sul lavoro o mentre è in giro. Può essere davvero faticoso convivere con emozioni così intense, soprattutto quando sembra che arrivino senza un motivo chiaro e che persino le piccole situazioni quotidiane diventino più pesanti del solito. Capita spesso, quando ci si sente tristi o svuotati per tanto tempo, di iniziare a vedere tutto con una lente che rende le cose più scure. I pensieri si orientano spontaneamente verso ciò che potrebbe andare male e questo, senza che ce ne accorgiamo, alimenta ancora di più la sensazione di malessere. Non è un segno di debolezza, ma un meccanismo umano molto comune quando la mente è stanca e le emozioni sembrano difficili da contenere. Anche il fatto che i momenti di pianto siano iniziati la sera, quando era solo, è significativo: la sera è spesso un’ora in cui le difese si abbassano e il silenzio amplifica ciò che durante il giorno riusciamo a trattenere. Col tempo, però, può succedere che quelle stesse emozioni emergano in altri momenti, proprio perché hanno bisogno di trovare uno spazio, e forse anche di essere ascoltate. A volte quello che potrebbe aiutarla è iniziare a riconoscere con gentilezza cosa sta accadendo dentro di sé, senza giudicarsi. È importante dare un nome a queste emozioni e concedersi il diritto di provarle, perché non sono un errore e non definiscono il suo valore come persona. Il fatto che abbia un lavoro stabile, affetti attorno e un rapporto affettivo in corso non annulla il suo dolore, e non rende meno legittimo ciò che sta attraversando. Ogni esperienza emotiva ha una sua storia e un suo peso, e merita rispetto. Nell’attesa della sua prima seduta potrebbe darle sollievo iniziare a creare qualche piccolo spazio nella giornata per attività che la aiutino a rallentare e a ritrovare un minimo di respiro, anche se non le sembrano soluzioni definitive. Qualcosa di semplice che non richieda energie che adesso non sente di avere. Può essere un breve momento di pausa in cui si concede di non fare nulla, una passeggiata senza obiettivi, o anche solo prepararsi qualcosa da mangiare con un minimo di cura in più rispetto al solito. Piccoli gesti che, ripetuti nel tempo, possono alleggerire un po’ la tensione emotiva e darle la sensazione di riprendere contatto con sé stesso. Un altro passo utile potrebbe essere iniziare a notare quando la sua mente scivola automaticamente verso scenari negativi. Non per impedirlo, ma per accorgersene. A volte questo semplice atto di consapevolezza permette di interrompere, anche solo per qualche istante, quel flusso di pensieri che alimenta la tristezza. Il fatto che abbia già preso contatto con il servizio pubblico e che stia aspettando il suo appuntamento è molto importante. È un modo per dirsi che merita di essere ascoltato e di stare meglio. Nel frattempo, può provare a ricordarsi che questo periodo, per quanto pesante, non è una condanna. È una fase che può essere compresa e affrontata, un passo alla volta, con qualcuno che la accompagni e la aiuti a far luce su ciò che oggi appare schiacciante. Selezionare un aiuto è già una forma di cura verso sé stesso. E lei sta già andando in quella direzione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente di mio dottore,
intraprenda un percorso di psicoterapia, vedrà che con il tempo la aiuterà a stare meglio.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
intraprenda un percorso di psicoterapia, vedrà che con il tempo la aiuterà a stare meglio.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gent.mo utente,
la tristezza, di per sé, non è un'emozione sbagliata. Essere tristi ci consente di riflettere sulle cose importanti della vita a cui vogliamo, o vorremmo, porre rimedio e ci consente di ricordare su quali valori vogliamo poggiare le nostre scelte. Ma non può essere una condizione costante: se prevale la tristezza in ogni sua attività quotidiana e non c'è spazio per le emozioni positive, è un segnale rilevante di un quadro psicologico complesso. Anche il pessimismo, e la presenza durevole di un bias della negatività (vedere tutto dal verso negativo), dovrebbero suggerirle di valutare quanto prima un supporto psicologico. Aspettare giugno 2026, francamente, mi sembra un tempo decisamente troppo lungo. Per prendersi cura di sé stessi non bisognerebbe aspettare un solo giorno in più!
La qualità della vita non si dovrebbe misurare solamente con i fattori di sostenibilità: lavoro, salute, condizioni abitative, socialità. La qualità emerge dal grado di soddisfazione che si percepisce giorno per giorno pensando alla propria vita, dalla presenza di emozioni positive, dalle fonti di apprendimento e arricchimento culturale e sociale, dall'esercizio di attività veramente coinvolgenti, dal possibilità di progettare e realizzare le proprie ambizioni, dalla presenza dei valori personali nelle azioni quotidiane. L'insieme di queste sfere formano il vero costrutto di felicità.
Consideri la possibilità di un percorso di crescita personale che le consenta non solo di gestire le emozioni difficili e le reazioni incontrollate (come il pianto), ma anche di modificare l'atteggiamento attuale verso la vita. Con diversi strumenti e metodi efficaci potrebbe ribaltare la prospettiva e mettersi nella posizione di condizionare positivamente il suo futuro, ogni giorno, in ogni piccolo gesto che compie. La serenità, la soddisfazione di vita e la felicità non sono manne che cascano dal cielo, non le troviamo se non le cerchiamo attivamente. Accettare la fragilità della vita, con le sue imponderabili conseguenze, è uno dei passi da compiere, ma è altrettanto importante approfittare del dono di essere nati e gratificarsi di tutto ciò che si possiede, internamente ed esternamente, essere orgogliosi di avere anche poche, ma significative, qualità per migliorare la vita del mondo intorno a noi.
La sua tristezza, i pianti frequenti, le stanno inviando un messaggio chiaro su ciò che non vuole essere, su ciò che non deve diventare. Non affondi nella contemplazione di questa condizione disagevole e si affidi al sostegno psicologico di un professionista per rinascere con nuove motivazioni e una mentalità positiva.
Posso darle maggiori informazioni su un percorso psicologico di questo tipo, se lo desidera. Anche con consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
la tristezza, di per sé, non è un'emozione sbagliata. Essere tristi ci consente di riflettere sulle cose importanti della vita a cui vogliamo, o vorremmo, porre rimedio e ci consente di ricordare su quali valori vogliamo poggiare le nostre scelte. Ma non può essere una condizione costante: se prevale la tristezza in ogni sua attività quotidiana e non c'è spazio per le emozioni positive, è un segnale rilevante di un quadro psicologico complesso. Anche il pessimismo, e la presenza durevole di un bias della negatività (vedere tutto dal verso negativo), dovrebbero suggerirle di valutare quanto prima un supporto psicologico. Aspettare giugno 2026, francamente, mi sembra un tempo decisamente troppo lungo. Per prendersi cura di sé stessi non bisognerebbe aspettare un solo giorno in più!
La qualità della vita non si dovrebbe misurare solamente con i fattori di sostenibilità: lavoro, salute, condizioni abitative, socialità. La qualità emerge dal grado di soddisfazione che si percepisce giorno per giorno pensando alla propria vita, dalla presenza di emozioni positive, dalle fonti di apprendimento e arricchimento culturale e sociale, dall'esercizio di attività veramente coinvolgenti, dal possibilità di progettare e realizzare le proprie ambizioni, dalla presenza dei valori personali nelle azioni quotidiane. L'insieme di queste sfere formano il vero costrutto di felicità.
Consideri la possibilità di un percorso di crescita personale che le consenta non solo di gestire le emozioni difficili e le reazioni incontrollate (come il pianto), ma anche di modificare l'atteggiamento attuale verso la vita. Con diversi strumenti e metodi efficaci potrebbe ribaltare la prospettiva e mettersi nella posizione di condizionare positivamente il suo futuro, ogni giorno, in ogni piccolo gesto che compie. La serenità, la soddisfazione di vita e la felicità non sono manne che cascano dal cielo, non le troviamo se non le cerchiamo attivamente. Accettare la fragilità della vita, con le sue imponderabili conseguenze, è uno dei passi da compiere, ma è altrettanto importante approfittare del dono di essere nati e gratificarsi di tutto ciò che si possiede, internamente ed esternamente, essere orgogliosi di avere anche poche, ma significative, qualità per migliorare la vita del mondo intorno a noi.
La sua tristezza, i pianti frequenti, le stanno inviando un messaggio chiaro su ciò che non vuole essere, su ciò che non deve diventare. Non affondi nella contemplazione di questa condizione disagevole e si affidi al sostegno psicologico di un professionista per rinascere con nuove motivazioni e una mentalità positiva.
Posso darle maggiori informazioni su un percorso psicologico di questo tipo, se lo desidera. Anche con consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Gentile Amica,
sembra che stia attraversando un periodo di tristezza persistente e di grande labilità emotiva, nel quale è difficile prendersi adeguatamente cura di lei ("cucino solo per sopravvivere"). Possono esserci molti motivi per il suo disagio, e tutti andrebbero indagati con cura in una psicoterapia, che le consiglio caldamente.
Forse, per darle un immediato sollievo può consultare anche il suo medico curante: sarà eventualmente lui a valutare se può essere opportuna la breve somministrazione di un antidepressivo.
Tuttavia, mi vorrei suggerirle due cose: rimettersi al centro delle sue cure, ossia prendersi con più affetto cura di se stessa, e coltivare l'apprezzamento per i piaceri quotidiani. Questo dovrebbe aiutarla.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
sembra che stia attraversando un periodo di tristezza persistente e di grande labilità emotiva, nel quale è difficile prendersi adeguatamente cura di lei ("cucino solo per sopravvivere"). Possono esserci molti motivi per il suo disagio, e tutti andrebbero indagati con cura in una psicoterapia, che le consiglio caldamente.
Forse, per darle un immediato sollievo può consultare anche il suo medico curante: sarà eventualmente lui a valutare se può essere opportuna la breve somministrazione di un antidepressivo.
Tuttavia, mi vorrei suggerirle due cose: rimettersi al centro delle sue cure, ossia prendersi con più affetto cura di se stessa, e coltivare l'apprezzamento per i piaceri quotidiani. Questo dovrebbe aiutarla.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Capisco quanto possa essere faticoso vivere giornate segnate da tristezza persistente, pianto frequente e pensieri negativi. Non è semplice affrontare tutto questo da soli, ha già fatto un passo importante chiedendo aiuto e rivolgendosi al SSN. Ciò che descrive – la difficoltà a trattenere le emozioni, il peggioramento nell’ultimo periodo, la sensazione di essere sopraffatto anche in situazioni quotidiane – merita attenzione e uno spazio sicuro in cui poter essere esplorato con calma e senza giudizio. In attesa dell’inizio del suo percorso, può essere d’aiuto creare piccole routine quotidiane che diano struttura alla giornata e cercare di mettersi in ascolto dei propri bisogni emotivi. Sono certa che parlare con un professionista, quando inizierà il suo percorso, le potrà offrire uno spazio sicuro in cui dare significato a quanto sta vivendo, comprendere meglio l’origine di questi vissuti e trovare modi più efficaci per affrontarli. Un caro saluto, Dott.ssa Silvana Grilli
Buongiorno, dagli elementi che riesco a comprendere dalla Sua descrizione, credo possa aiutarLa molto trovare uno spazio di significato condiviso (con un professionista quindi) con cui poter dare voce e smaltire teatri interni che sembra possano metterLa sotto stress da fatica psichica.
Mi sembra, dagli elementi sopra, che potrebbe aiutarLa molto riuscire a trovare/ritrovare un indirizzo per la propria autorealizzazione. Sperando di esserLe stato utile invio cordialità
Mi sembra, dagli elementi sopra, che potrebbe aiutarLa molto riuscire a trovare/ritrovare un indirizzo per la propria autorealizzazione. Sperando di esserLe stato utile invio cordialità
Buongiorno,
di sicuro esplorare le ragioni di questo suo stato d'animo potrebbe essere un inizio per cominciare a stare meglio. L'attesa presso il SSN richiede ancora del tempo ed io le consiglio di cominciare quanto prima. Nel frattempo cerchi di trovare interessi e distrazioni ma non so quanto possa essere possibile in questo momento, visto il suo stato d'animo attuale.
Cordialmente
Dr. Giuseppina Valente
di sicuro esplorare le ragioni di questo suo stato d'animo potrebbe essere un inizio per cominciare a stare meglio. L'attesa presso il SSN richiede ancora del tempo ed io le consiglio di cominciare quanto prima. Nel frattempo cerchi di trovare interessi e distrazioni ma non so quanto possa essere possibile in questo momento, visto il suo stato d'animo attuale.
Cordialmente
Dr. Giuseppina Valente
Buongiorno,
sicuramente la scelta di intraprendere un percorso psicologico è importante ed è proprio quello che potrebbe dare ordine a tutti questi pensieri, comprendere cosa si trova al di sotto di tutte queste situazioni.
Se questa situazione si protrae potrebbe essere utile iniziare il percorso in anticipo per evitare che ci sia un peggioramento.
Resto a disposizione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
sicuramente la scelta di intraprendere un percorso psicologico è importante ed è proprio quello che potrebbe dare ordine a tutti questi pensieri, comprendere cosa si trova al di sotto di tutte queste situazioni.
Se questa situazione si protrae potrebbe essere utile iniziare il percorso in anticipo per evitare che ci sia un peggioramento.
Resto a disposizione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
Buongiorno,
capisco quanto possa essere faticoso vivere questo stato di tristezza persistente, soprattutto quando sembra comparire in momenti sempre più frequenti e difficili da controllare. Il fatto che tu abbia una vita apparentemente stabile — lavoro, relazioni familiari, assenza di particolari difficoltà economiche — può rendere ancora più disorientante ciò che provi, perché può sembrarti “senza motivo”. In realtà, le emozioni non seguono sempre una logica esterna: a volte si muovono su un piano più profondo, legato ai nostri vissuti, ai timori, alla stanchezza emotiva o a bisogni interiori che rimangono inascoltati.
Quello che descrivi — tristezza quotidiana, pianto facile, pensieri negativi ricorrenti e una ridotta energia nel prenderti cura di te (come cucinare solo il minimo indispensabile) — sono segnali da non ignorare. Non indicano necessariamente qualcosa di “grave”, ma meritano attenzione, perché rappresentano un campanello d’allarme che il tuo benessere emotivo sta attraversando un momento delicato.
In attesa della prima seduta con il SSN, potrebbe esserti utile:
Dare spazio alle emozioni: provare a non giudicare il tuo pianto come qualcosa di sbagliato, ma come un segnale del tuo corpo che sta cercando di dirti qualcosa.
Interrompere la spirale dei pensieri negativi: quando noti che la mente va verso il “peggio”, prova a fare un piccolo passo indietro, anche solo respirando profondamente per qualche minuto o spostando l’attenzione su un’attività semplice e concreta.
Ritrovare micro-gesti di cura verso di te: non serve fare grandi cose. Anche prepararti un pasto un po’ più curato, o dedicare dieci minuti a qualcosa che ti piace, può essere un modo per riavvicinarti a te stesso.
Condividere ciò che provi: parlarne con qualcuno di fiducia può alleggerire il peso e farti sentire meno solo.
Detto questo, la cosa più importante è che tu possa essere accompagnato da uno specialista: quello che stai vivendo merita uno spazio sicuro in cui essere ascoltato, compreso e rielaborato. Una valutazione psicologica ti aiuterà a capire l’origine di questi vissuti e a trovare strategie realmente efficaci per stare meglio.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o per un confronto più approfondito.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
capisco quanto possa essere faticoso vivere questo stato di tristezza persistente, soprattutto quando sembra comparire in momenti sempre più frequenti e difficili da controllare. Il fatto che tu abbia una vita apparentemente stabile — lavoro, relazioni familiari, assenza di particolari difficoltà economiche — può rendere ancora più disorientante ciò che provi, perché può sembrarti “senza motivo”. In realtà, le emozioni non seguono sempre una logica esterna: a volte si muovono su un piano più profondo, legato ai nostri vissuti, ai timori, alla stanchezza emotiva o a bisogni interiori che rimangono inascoltati.
Quello che descrivi — tristezza quotidiana, pianto facile, pensieri negativi ricorrenti e una ridotta energia nel prenderti cura di te (come cucinare solo il minimo indispensabile) — sono segnali da non ignorare. Non indicano necessariamente qualcosa di “grave”, ma meritano attenzione, perché rappresentano un campanello d’allarme che il tuo benessere emotivo sta attraversando un momento delicato.
In attesa della prima seduta con il SSN, potrebbe esserti utile:
Dare spazio alle emozioni: provare a non giudicare il tuo pianto come qualcosa di sbagliato, ma come un segnale del tuo corpo che sta cercando di dirti qualcosa.
Interrompere la spirale dei pensieri negativi: quando noti che la mente va verso il “peggio”, prova a fare un piccolo passo indietro, anche solo respirando profondamente per qualche minuto o spostando l’attenzione su un’attività semplice e concreta.
Ritrovare micro-gesti di cura verso di te: non serve fare grandi cose. Anche prepararti un pasto un po’ più curato, o dedicare dieci minuti a qualcosa che ti piace, può essere un modo per riavvicinarti a te stesso.
Condividere ciò che provi: parlarne con qualcuno di fiducia può alleggerire il peso e farti sentire meno solo.
Detto questo, la cosa più importante è che tu possa essere accompagnato da uno specialista: quello che stai vivendo merita uno spazio sicuro in cui essere ascoltato, compreso e rielaborato. Una valutazione psicologica ti aiuterà a capire l’origine di questi vissuti e a trovare strategie realmente efficaci per stare meglio.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o per un confronto più approfondito.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Potrebbe senza dubbio aiutarla un percorso di sostegno psicologico che le consiglio vivamente di intraprendere.
Saluti
Saluti
Buonasera, di certo la potrebbe aiutare trovare uno spazio da dedicare a sè stessa in un contesto terapeutico nel quale un professionista possa aiutarla e supportarla nel suo momento transitorio di difficoltà. Da quello che scrive, parrebbe essere in uno stato depressivo, che però non sappiamo da dove arrivi e cosa lo alimenti. E' necessario che si prenda cura del suo malessere e che trovi una strada diversa da percorrere verso il raggiungimento di uno stato di salute migliore, che sia connotato da pensieri positivi.
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Da ciò che descrive emerge uno stato di tristezza persistente che sembra essersi ampliato nel tempo, passando da momenti circoscritti di solitudine a una presenza più costante anche nella vita quotidiana. Il fatto che le lacrime arrivino per motivi apparentemente banali non indica fragilità, ma segnala che qualcosa dentro di lei è in sofferenza e sta cercando spazio. Quando il pianto diventa difficile da contenere e i pensieri tendono spontaneamente al peggio, spesso non si tratta di singoli problemi esterni, ma di un carico emotivo che si è accumulato nel tempo.
La sua vita, vista dall’esterno, appare stabile, lavoro, famiglia, autonomia, e proprio questo può rendere più faticoso dare un senso a ciò che sente. In questi casi la mente può iniziare a leggere la realtà solo attraverso una lente negativa, mentre il corpo esprime ciò che non trova parole. Attendere a lungo senza comprendere cosa stia accadendo rischia di rendere questa tristezza sempre più familiare e di influenzare il modo in cui vive le relazioni, il lavoro e il rapporto con se stesso.
Ritengo importante che lei possa esplorare ora questi vissuti, prima che questo stato diventi una modalità abituale di stare al mondo. Dare significato a ciò che sente non serve a etichettarlo, ma a evitare che si trasformi in un senso di impotenza o di rassegnazione difficile da scalfire nel tempo.
Prenoti un primo colloquio gratuito per esplorare i suoi vissuti, ricevere un primo parere professionale e valutare i passi successivi.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Da ciò che descrive emerge uno stato di tristezza persistente che sembra essersi ampliato nel tempo, passando da momenti circoscritti di solitudine a una presenza più costante anche nella vita quotidiana. Il fatto che le lacrime arrivino per motivi apparentemente banali non indica fragilità, ma segnala che qualcosa dentro di lei è in sofferenza e sta cercando spazio. Quando il pianto diventa difficile da contenere e i pensieri tendono spontaneamente al peggio, spesso non si tratta di singoli problemi esterni, ma di un carico emotivo che si è accumulato nel tempo.
La sua vita, vista dall’esterno, appare stabile, lavoro, famiglia, autonomia, e proprio questo può rendere più faticoso dare un senso a ciò che sente. In questi casi la mente può iniziare a leggere la realtà solo attraverso una lente negativa, mentre il corpo esprime ciò che non trova parole. Attendere a lungo senza comprendere cosa stia accadendo rischia di rendere questa tristezza sempre più familiare e di influenzare il modo in cui vive le relazioni, il lavoro e il rapporto con se stesso.
Ritengo importante che lei possa esplorare ora questi vissuti, prima che questo stato diventi una modalità abituale di stare al mondo. Dare significato a ciò che sente non serve a etichettarlo, ma a evitare che si trasformi in un senso di impotenza o di rassegnazione difficile da scalfire nel tempo.
Prenoti un primo colloquio gratuito per esplorare i suoi vissuti, ricevere un primo parere professionale e valutare i passi successivi.
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Dott. Mauro Terracciano.
Buongiorno,
se mi dici che non hai problemi economici forse fisserei prima di giugno 2026 un colloquio psicologico .
Perché parlarne con qualcuno potrebbe esserti d'aiuto.
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Gentile utente è importante che intraprenda un percorso di supporto psicologico.
Se avesse il piacere, potrebbe provare a contattarmi, potremmo valutare il costo insieme in base alle sue disponibilità.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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