Buonasera. Ho 39 anni, due figli da un matrimonio concluso. Tre anni fa conosco il mio attuale compa

24 risposte
Buonasera. Ho 39 anni, due figli da un matrimonio concluso. Tre anni fa conosco il mio attuale compagno con il quale convivo. La nostra storia è stata piena di “scossoni”. Diciamo che più volte lui ha avuto a che fare con la ex, scrivendole in maniera troppo intima per essere una ex o andandola a trovare di nascosto. Si è sempre giustificato dicendomi che lui non mi aveva mai tradito e che se aveva commesso quegli errori era perché lei giocava psicologicamente su di lui con ricatti legati a suo figlio. Comunque ho perdonato, ho cercato di ripristinare la fiducia in lui e l’autostima in me.
Da 5/6 mesi ad oggi, il mio crollo. Un lavoro che da tre anni non arriva, un’occupazione momentanea accettata nonostante mi tenesse fuori tutto il giorno per 3.75€ l’ora in nero. I figli che crescono e che sono difficili da gestire, ancor di più se da sola. Un anticoncezionale che mi ha mandato in depressione ancor di più in un periodo già nero. Il mio sentirmi vuota, senza uno scopo, non autonoma, non realizzata. Il mio alzarmi la mattina con un macigno dentro e andare a dormire con lo stesso macigno. Il mio stress probabilmente mi ha fatto avere meno attenzioni verso il mio compagno, un po’ meno cura. La mia ansia mi ha portato a tenermi tutto dentro e non parlarne con lui perché mi sentivo stupida e non volevo dargli ulteriori problemi. Una vacanza a casa dei suoi genitori, dove io mi sono sentita a disagio, non perché fossi trattata male ma perché io non trovo più il mio posto. Perchè ho paura di non piacere. Perchè mi assento pensando ad un futuro che vedo nero. Il suo disappunto alla parola “disagio”, come se avessi oltraggiato la sua famiglia.
Da quel giorno non è più tornato a casa, dicendomi che io non ho mai accettato il suo aiuto, che lui ora è insicuro, perché non vuole un rapporto così.
Io invece mi sento sola e abbandonata. Il suo supporto per me era una semplice presenza, una carezza un abbraccio.
E non capisco come un compagno possa andare via, comprendo di aver sbagliato a non aprirmi, ma di sicuro non è stato fatto apposta, ma solo perché ognuno ha il proprio carattere, i propri tempi. E se ho avuto delle mancanze era perché ero stanca dalla giornata lavorativa e umiliata dalla paga. Perché ero sopraffatta come donna.
Non so cosa pensare.
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera, grazie per aver condiviso con tanta sincerità.
Quello che racconta suona come un carico molto pesante: stanchezza continua, senso di vuoto, difficoltà economiche e familiari, e la ferita per l’allontanamento del compagno che la lascia ancora più fragile. È comprensibile che tutto questo l’abbia portata a chiudersi e a sentirsi incolpare mentre era già sopraffatta.

Le suggerirei due cose pratiche: innanzitutto una valutazione medica per discutere l’anticoncezionale — alcune terapie ormonali possono influire sull’umore — e in parallelo un percorso di supporto psicologico individuale per lavorare su stress, autostima e strategie concrete di coping. Se fosse possibile e voluto da entrambi, anche un breve colloquio di coppia potrebbe aiutare a chiarire le aspettative e ricostruire gradualmente la fiducia.
Non è colpa sua sentirsi così: è il segnale che servono aiuto e sostegno. Rimango a disposizione se volesse approfondire.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera;
dalle sue parole emerge tutta la fatica di questo periodo: il peso delle responsabilità quotidiane, la delusione per un lavoro che non la valorizza, il senso di vuoto e, insieme, la difficoltà di sentirsi compresa e sostenuta nella relazione. In momenti così, è naturale chiudersi e “tenere dentro” — non per mancanza di amore, ma perché si ha l’impressione che condividere il dolore significhi gravare ulteriormente sull’altro.

Può essere utile pensare alla coppia come a un ponte: se da un lato i mattoni sono troppo pesanti, serve che anche l’altro ne regga una parte, altrimenti la struttura rischia di cedere. Aprirsi non è un atto di debolezza, ma un modo per dare all’altro la possibilità di esserci.

Forse può chiedersi cosa significhi per lei sentirsi accolta in una relazione e come poter iniziare a comunicarlo, anche in piccoli passi, senza paura di sembrare un peso.

Non è sola: le sue sensazioni hanno valore e meritano ascolto. Un percorso di supporto psicologico potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui riordinare i pensieri, rafforzare la fiducia in sé e trovare strategie per affrontare questa fase così impegnativa.
Dott. Mario Edoardo Camanini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera, dalle sue parole emerge con forza tutta la fatica che sta vivendo: la sensazione di non avere più un posto sicuro, di essere sopraffatta e sola. In momenti così complessi è naturale sentirsi senza energie e senza prospettive. A volte però condividere questo peso con qualcuno che sappia accoglierlo può aiutare a ritrovare un senso e a ricostruire fiducia in sé stessi. Se lo desidera, può prendersi del tempo per sé e parlarne con un professionista: non per giudicare ciò che è accaduto, ma per aiutarla a rimettere insieme i pezzi e riscoprire risorse che oggi le sembrano lontane.
Saluti
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buonasera, la tua storia mi tocca profondamente perché sento il peso di una donna che sta cercando di tenere insieme tutti i pezzi della sua vita mentre tutto sembra sgretolarsi intorno a lei. Tre anni di una relazione segnata da tradimenti emotivi, la precarietà lavorativa che ti costringe ad accettare condizioni umilianti, due figli da crescere praticamente da sola, e ora anche questa separazione che arriva proprio nel momento in cui avresti più bisogno di sostegno.

Quando mi parli di quel macigno che ti accompagna dal risveglio fino alla sera, riconosco i segni di una depressione che probabilmente è stata alimentata anche dagli effetti dell'anticoncezionale, ma che ha radici molto più profonde nella tua situazione di vita. La sensazione di non avere uno scopo, di non essere realizzata, di aver perso il tuo posto nel mondo, tutto questo parla di un'identità femminile che è stata messa alla prova da anni di instabilità e insicurezza.

Ma mii colpisce anche come tu ti colpevolizzi per non esserti aperta di più con il tuo compagno, per aver tenuto tutto dentro per paura di essere "stupida" o di dargli problemi. Ma come potevi fare diversamente quando già portavi sulle spalle il peso di tutto il resto? Era naturale che ti chiudessi, era un meccanismo di sopravvivenza di fronte a un carico emotivo insostenibile. E anche la sua reazione alla tua parola "disagio" durante quella vacanza mi fa riflettere molto: tu hai avuto il coraggio di esprimere come ti sentivi, e lui invece di accogliere la tua vulnerabilità si è sentito offeso. Questo mi dice molto sulla dinamica della vostra relazione: tu che cerchi di non dare fastidio, di non pesare, di tenere tutto dentro, e lui che non riesce a sostenere la complessità delle tue emozioni.

Il fatto che ora se ne sia andato dicendo che tu "non hai mai accettato il suo aiuto" suona come un modo per dare la responsabilità a te, quando in realtà tu stavi lottando contro una depressione profonda e avevi bisogno proprio della sua presenza, di quelle carezze e di quegli abbracci che per te rappresentavano l'unico sostegno possibile.

Ti propongo un percorso terapeutico che ti aiuti prima di tutto a elaborare questa depressione e a ricostruire la tua autostima, poi a riflettere su quali sono i tuoi reali bisogni in una relazione e se questa persona è davvero in grado di offrirti il sostegno di cui hai bisogno per ricostruire la tua vita.
So bene che in questo momento le difficoltà economiche rendono tutto più complicato, ma esistono servizi di supporto psicologico anche gratuiti presso i consultori o attraverso associazioni del territorio che potrebbero aiutarti a iniziare questo percorso di cura senza ulteriori pesi economici

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver raccontato con tanta chiarezza e profondità cosa sta succedendo: dal quadro che descrive emerge stanchezza profonda, accumulo di stress e una sensazione di perdita di controllo che è comprensibilissima alla luce di tutto quello che ha affrontato. Aver sopportato tradimenti emotivi e ricadute di fiducia nella relazione, cercare lavoro in condizioni umilianti, gestire da sola figli impegnativi, vivere gli effetti collaterali di una terapia ormonale che l’ha destabilizzata: tutto questo insieme ha un effetto logorante sul corpo e sulla mente. Non sorprende che si senta vuota, priva di scopo, con difficoltà a reagire e con l’energia consumata. È anche comprensibile che, quando si è così provati, diventi difficile parlare apertamente con il partner e chiedere aiuto; la vergogna o la paura di appesantirlo spesso ci portano a isolare il problema dentro di noi, e questo finisce per allontanare ancora di più. Dal punto di vista pratico e secondo un approccio cognitivo comportamentale, ci sono alcune linee d’azione che possono aiutarla a riacquisire un senso di controllo e a chiarire la situazione con il compagno. Prima di tutto è importante riconoscere che non è colpa sua se si sente così: le circostanze hanno accumulato stress e hanno ridotto la sua capacità di attivare le risorse quotidiane. Iniziare con piccoli obiettivi concreti, piano piano, può dare risultati reali: stabilire una routine minima per il sonno, programmare un paio di attività piacevoli e non impegnative ogni settimana, prendere contatto con una persona di fiducia per avere un sostegno emotivo. Annotare sul diario brevemente come si sente e cosa accade nella giornata aiuta a ricostruire dati oggettivi su cui lavorare e a interrompere il rimuginio che amplifica la sofferenza. Per quanto riguarda la relazione, è utile preparare un momento di confronto chiaro e non accusatorio con il compagno, scegliendo un luogo e un tempo in cui sia possibile parlare senza fretta. Usare frasi in prima persona può evitare escalation e rendere più probabile una risposta empatica: ad esempio dire “quando ti ho detto che mi sentivo a disagio mi sono sentita sola e incompresa, e questo mi ha fatto molto male” invece di frasi che inizino con “tu hai…”. Può essere utile preparare prima i punti che desidera esprimere, e se teme che la discussione degeneri, proporre una breve modalità: “possiamo parlare per venti minuti e poi decidere insieme come procedere?”. Chiedere direttamente al compagno cosa lui intendeva con il suo allontanamento e quali sono le sue paure può portare chiarezza: a volte l’altro interpreta il silenzio o la ritirata come rifiuto totale e la sua reazione è un allontanamento difensivo. Se sente che la comunicazione da soli non è sufficiente, proporre una mediazione esterna come un colloquio di coppia può essere una strada pragmatica. Un terapeuta di coppia può aiutare a riconoscere le dinamiche che si sono instaurate (colpe, silenzi, risentimenti) e a rimettere in campo piccoli cambiamenti comportamentali che ricostruiscano fiducia a poco a poco. In ogni caso è importante che lei non si carichi tutta la responsabilità: il ripristino della relazione richiede la disponibilità di entrambi a lavorare sui propri comportamenti e a prendersi cura dei bisogni reciproci. Sul piano emotivo, lavorare sul riconoscimento e sulla regolazione delle emozioni è fondamentale: accettare che ci siano giorni più pesanti, usare tecniche di grounding quando il carico emotivo sale (respirazioni lente, attenzione ai sensi, esercizi di rilassamento muscolare), permettersi pause e micro-perdoni per non sprofondare nel senso di colpa. Se la stanchezza e la tristezza sono così intense da interferire con il funzionamento quotidiano, valutare insieme a un professionista la necessità di un supporto clinico più strutturato è una scelta sensata: uno spazio terapeutico può offrirle strumenti concreti per elaborare il vissuto, affrontare il senso di vuoto e ricostruire obiettivi di vita realistici. Infine, sulle risorse pratiche: cercare aiuto anche per la parte economica e lavorativa può diminuire il carico emotivo. Informarsi su servizi locali per l’impiego, chiedere sostegno ad associazioni che si occupano di conciliazione lavoro-famiglia, o semplicemente parlare con una persona fidata per delegare o condividere alcune incombenze quotidiane può alleggerire la pressione che ora pesa su di lei. Ricordarsi che chiedere aiuto non è segno di debolezza ma di cura verso sé e verso i figli. Lei non è sola in questo, e non è una “cattiva” compagna perché ha avuto difficoltà ad aprirsi: è umanamente comprensibile. Prendersi cura di sé, mettere in atto piccoli cambiamenti comportamentali, tentare un confronto assertivo con il partner e, se necessario, cercare un aiuto professionale sono passi concreti che possono restituirle maggiore autonomia emotiva e chiarezza sulla relazione. Se desidera, posso aiutarla a preparare il modo in cui iniziare quella conversazione con lui o a delineare un piccolo piano giornaliero per ridurre la pressione emotiva. resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buongiorno da quanto esposto emerge una chiara difficoltà a porsi nei confronti dell'altro in modo paritario e costruire supporto e condivisione nel dialogo aperto e sincero. Credo sia molto importante ora ripartire da sè accettando di intraprendere un percorso psicoterapeutico che in parte l'aiuti a sanare il disagio e le ferite presenti ma che l'aiuti ad entrare nella consapevolezza di sè e dei suoi meccanismi che hanno contribuito a far sì che il suo compagno si allontanasse. Il servizio pubblico ha servizi consultoriali e di salute mentale molto validi e accessibili dove a seconda delle regioni possono essere presenti anche terapie di gruppo che appaiono per lei adatte in quanto l'aiuterebbero ad uscire da sè e acquisire la consapevolezza di non essere sola nella sofferenza in quanto diffusa nella stessa umanità. Si faccia coraggio e cerchi nel suo territorio il servizio che la possa prendere in carico.
Dott.ssa Sara Rocco
Psicologo, Psicologo clinico
Ossi
Buongiorno, mi dispiace per il periodo difficile che sta affrontando. E' opportuno lavorare molto su se stessi, sulla propria autostima e autonomia. In questo caso lei potrebbe accresce il suo valore e rapportarsi in maniera più consona agli altri senza subirne la dipendenza ma capendo che anche senza una persona accanto può governare la propria vita in maniera soddisfacente.
Se riesce inizi un percorso psicologico che punti a ricostruire la sua autostima, che l'aiuti a creare nuove possibilita.
Saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Dott.ssa Alessandra Barcella
Psicologo, Psicologo clinico
Gorlago
Buongiorno,
la ringrazio per la fiducia con cui ha condiviso la sua esperienza. Sta attraversando un periodo molto complesso, e le emozioni che descrive sono più che comprensibili.
Se sente il bisogno di uno spazio di ascolto e sostegno, sono a disposizione per aiutarla a ritrovare un equilibrio, con rispetto dei suoi tempi e della sua storia.

Dott.ssa Barcella
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Grazie per avermi hai descritto una situazione molto pesante e chiara.Quello che mi racconti fa emergere con forza quanto tu abbia dovuto portare sulle tue spalle in questi anni: la fine di un matrimonio, una nuova relazione con tante incertezze, la gestione dei figli quasi da sola, un lavoro precario e poco gratificante, fino agli effetti fisici ed emotivi di un anticoncezionale che ti ha resa ancora più fragile. Non sorprende che ora tu ti senta svuotata, disorientata, con poca energia per te stessa e per la relazione. Non è un segno di debolezza: è la reazione di una persona che ha dovuto resistere troppo a lungo senza sostegno sufficiente.

Ci sono alcuni aspetti sui quali potresti iniziare a lavorare anche da sola, piccoli passi che possono alleggerire il peso. Dare un ritmo diverso alle giornate, per esempio, può aiutare: introdurre routine semplici come una passeggiata, un momento solo per te, o scrivere ogni sera un pensiero positivo della giornata. Anche imparare a comunicare i tuoi bisogni in modo diretto può ridurre quel senso di solitudine interiore. È utile anche distinguere i pensieri che descrivono i fatti reali dai pensieri che vengono dall’ansia (“non valgo”, “non piaccio”): quando ti accorgi di questi ultimi, prova a chiederti se ci sono prove che li confermano davvero o se sono solo l’effetto della stanchezza e del momento che stai vivendo.
Allo stesso tempo, riconosco che da sola non puoi e non devi affrontare tutto. Sarebbe molto utile intraprendere un percorso psicologico che ti aiuti a ricostruire fiducia in te stessa, a gestire i pensieri e le emozioni legate alla depressione e all’ansia, a lavorare sulle difficoltà relazionali e comunicative con il partner e a ritrovare un senso di direzione personale, anche rispetto al lavoro e alla tua realizzazione. Spero che tu riesca a ritrovare la serenità che meriti, se ti va di raccontarmi di più ne sarei ben lieta.
Gentile paziente, forse in questo momento ha bisogno di rimettere insieme i suoi pezzi, quelli che la fanno sentire a disagio e che la fanno svegliare con un macigno addosso. Ricostruire il suo sé con obiettivi rigeneranti e soddisfacenti per il suo essere persona in primis, poi donna e poi madre e compagna. Se non sta bene lei, non può stare bene con un'altra persona accanto e tenderà a ricadere nell'infelicità come un cane che si morde la coda.
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, dalle sue righe mi sembra che lei descriva un comprensibile momento di stanchezza, fatica e forse anche impotenza nel risolvere i problemi che si affollano nella sua vita. Forse il suo compagno fa fatica a condividere queste difficoltà, alcune persone non riescono a vivere e attraversare momenti bui di chi gli sta vicino. Le direi di cercare un aiuto psicologico in questo momento della sua vita, per il quale io sono a disposizione anche online, anche se mi rendo conto della difficoltà economica forse. Si può anche tentare con i servizi territoriali o con il bonus psicologo. Buona Giornata Dario Martelli
Dott.ssa Francesca Casolari
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
salve, qui bisogna che lei si fermi un attimo e si dica ma quali sono i miei bisogni? e in base a questo faccia delle scelte su se stessa. consiglio una psicoterapia grazie
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno,
quando i pesi diventano troppi, anche i gesti più semplici perdono significato e si finisce per sentirsi soli anche in coppia. Non è mancanza d’amore, ma sovraccarico. Un passo utile può essere imparare a comunicare il proprio disagio in modo chiaro e senza sentirsi “di troppo”: non è debolezza, è forza. Un percorso psicologico può aiutarla a ritrovare energia e a trasformare quel macigno che oggi la schiaccia in un gradino per risalire.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Grazie per aver condiviso quello che stai vivendo, ha molto senso sentirsi sopraffatta.
Quello che descrivi somma tradimenti ambigui stress economico fatica genitoriale e effetti collaterali di farmaci.
Tutte queste cose possono favorire ansia, depressione e perdita di autostima e non sono un tuo fallimento.
Parla con il tuo medico riguardo all’anticoncezionale per valutare alternative.
Mi raccomando conserva la distinzione tra il tuo stato interno e la relazione che si è incrinata.
Chiedi un confronto al tuo compagno che sia calmo e specifico in modo che entrambi possiate spieghiarvi i bisogni e le eventuali responsabilità. Durante l'incontro ricorda di esprimere i tuoi sentimenti usando frasi in prima persona per evitare la difensiva.
Se fosse possibile proponi qualche seduta di terapia di coppia con un professionista che faccia da facilitatore.
Non dimenticare di curare te stessa con piccole routine giornaliere come sonno ristoratore, passeggiate, pasti regolari, buona musica e movimento
Cerca aiuto psicologico per la depressione e l’ansia che sono degnali utili che attivano al cambiamento, non sono un segno di debolezza.
Ritrovare le forze ti aiuterà anche sul piano pratico a risolvere per il lavoro e le finanze. Magari anche rivolgendoti a servizi locali o associazioni.

Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera,

quanto descrivi riflette una situazione complessa e molto faticosa sia emotivamente sia nella gestione quotidiana della vita personale e familiare. È comprensibile sentirsi sopraffatti quando si sommano stress lavorativo, difficoltà nei rapporti sentimentali e familiari, ansia, senso di vuoto e mancanza di riconoscimento. Tutti questi elementi possono generare un forte senso di impotenza, frustrazione e isolamento, che sembra emergere chiaramente dalla tua esperienza.

Il sentirsi insicuri, non realizzati o “inadeguati” in certi momenti è umano, soprattutto quando ci si trova a dover affrontare da soli più responsabilità e pressioni. La difficoltà a comunicare i propri bisogni e stati d’animo al partner può aumentare la sensazione di solitudine, mentre piccoli segnali di disagio, come quelli che descrivi nella vacanza dai suoi genitori, possono essere amplificati dallo stress accumulato. Non significa che tu abbia “sbagliato” o che sia colpa tua; indica piuttosto che ti trovi in una fase di forte vulnerabilità emotiva.

Spesso, quando ci si sente così, è utile prendersi un momento per sé, riconoscere i propri bisogni e riflettere su ciò che può davvero supportarti, sia a livello pratico che emotivo. Parlare con qualcuno esterno, che possa offrire ascolto professionale e strategie concrete per gestire ansia, stress, relazione e autostima, può fare una grande differenza.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgerti ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Francesca Savoia
Psicologo, Psicologo clinico
Asti
Buongiorno,
La ringrazio per aver condiviso la sua storia e spero di poterla aiutare a comprendere meglio ciò che è accaduto. Da ciò che racconta immagino che lei abbia attraversato un momento molto difficile che l'ha portata ad un crollo emotivo di tipo depressivo. Probabilmente questo abbassamento dell'umore è iniziato già molto tempo prima ed è possibile che esistesse già dalla fine del suo matrimonio. I dubbi e gli scossoni con il suo compagno, insieme alle difficoltà economiche'hanno indotta q chiudersi e a provare vergogna, impedendole di trovare nel compagno un alleato e un confidente in grado di aiutarla a superare questi pensieri. L'incomprensione tra lei e il suo partner hanno reso impossibile per il suo compagno riconoscere il suo malessere generando in lui forti dubbi su questa unione. La distanza e la chiusura, insieme al disagio e alla paura di dire come stava l'hanno portata ad allontanare anche lui che probabilmente si è sentito respinto (confermato dalle parole che lei ha detto sulla sua famiglia e che lui ha inteso in modo errato). Credo che parlarne potrebbe aiutarla a riavvicinarsi con il suo compagno, ma le suggerisco anche un percorso psicologico al fine di conoscersi meglio e ritrovare nuove strategie per i momenti difficili della sua vita.
Un saluto
Dott.ssa Francesca Savoia
Buonasera, non è utile né giusto che lei si colpevolizzi per essersi ritirata, quando era esausta, umiliata e provata. Tenere dentro l’ansia e la fatica per non aggiungere problemi all’altro è spesso una strategia che però alla lunga erode la relazione, perché l’intimità si nutre di parole e di piccoli gesti di condivisione, non solo di buone intenzioni. Ammettere che ha fatto fatica non è una debolezza, è un passo di onestà che può aprire possibilità.
Se il suo compagno è andato via, può essere stato spinto dall’insicurezza e dalla sua propria difficoltà a gestire l’incertezza, non necessariamente dalla volontà di ferirla. Questo non giustifica l’abbandono, ma può spiegare la sua reazione. Quando ci sarà la possibilità di un incontro, provi a chiedere un colloquio calmo, esprimendo con frasi in prima persona il suo stato, per esempio spiegando che non si è ritratta per indifferenza ma per stanchezza, e che avrebbe voluto supporto diverso.
Dal punto di vista pratico sarebbe importante che lei non resti sola a gestire tutto. Un percorso psicologico mirato alla gestione dell’umore e dello stress può aiutarla a ritrovare energie e a rimettere ordine nelle priorità, mentre la coppia può beneficiare di un colloquio con un terapeuta di coppia che faccia da mediatore quando le parole rischiano di ferire invece di chiarire. Se al momento non è possibile ricomporre il dialogo, una prima mossa utile è prendersi cura di sé con piccole routine quotidiane, chiedere aiuto pratico a persone di fiducia e valutare supporti territoriali per lavoro e diritti sul posto di lavoro.
Infine, se sente che il peso emotivo diventa troppo grande, o se la tristezza le impedisce di funzionare, non esiti a rivolgersi al suo medico o a un servizio di salute mentale locale, perché esistono interventi efficaci per i momenti di crisi. Non deve affrontare tutto da sola. Un caro saluto
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un percorso di sostegno psicologico. Cordiali saluti.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua difficile condivisione. Credo che le difficoltà e le sofferenze che stia affrontando siano tante: la situazione con il suo compagno, la sensazione di abbandono, il lavoro umiliante, la difficoltà nella gestione dei figli, i problemi di salute, lo stress, il tenersi tutto dentro. è davvero troppo tutto insieme per una sola persona. Io credo che possa essere molto importante trovare uno spazio per sè, perchè possa ritrovarsi e fare il punto sulla sua vita, non soltanto sulla sua relazione, per capire come affrontare tutte queste fatiche, in che direzione andare, come e in che modo cambiare. La relazione è il punto principale che le provoca sofferenza, ma io sento tanto dolore che riguarda tante cose diverse, che meritano di essere ascoltate, viste, accolte e di trovare una collocazione consapevole dentro di sè, perchè possano smettere di farla soffrire e continuare a pulsare. Credo che possa essere importante cominciare un percorso con qualcuno a cui affidarsi, e di cui potersi fidare, che possa aiutarla a ritrovare la luce, e che possa aiutarla a ritrovare e riattivare le risorse dentro di sè per cambiare. Se volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Gent.ma utente,
la sua condivisione è davvero coinvolgente quanto struggente. Il suo racconto parla di una lotta continua contro le avversità, una sofferenza e una stanchezza troppo a lungo accumulate che hanno creato il disagio che sta vivendo e il bisogno emergente di chiedere aiuto.
Questo non sentirsi abbastanza, non riconosciuta nei suo valori e nella sua dignità (3,75 euro l'ora, cara utente, non è lontanamente accettabile in un paese civile) hanno colpito nel profondo la sua autostima e la capacità di condizionare in modo positivo il suo futuro.
Non ultimo, ha aggiunto un ingiusto senso di colpa per avere in modo trasparente evidenziato una sua difficoltà e per questo si sente responsabile dei comportamenti di altre persone nei suoi confronti.
Sembra che l'ultima delle sue priorità sia voler bene a sé stessa e decidere come vuole sentirsi appagata e felice, senza che questo passi sempre in secondo piano rispetto alle esigenze altrui.
Gentile utente, valuti la possibilità di farsi supportare da un professionista in questo delicato momento della sua vita. Non rimanga in balia degli eventi e delle incombenze, nonché della volontà di altre persone. Deve poter prendere in mano la sua vita e ricostruire la stima per sé stessa, ritrovare emozioni positive temporaneamente perdute e potersi finalmente sentire a suo agio con il mondo.
Finché non troverà il suo equilibrio, l'autonomia di pensiero, la scelta consapevole dei valori che vuole far emergere, dipenderà sempre dalla volatilità degli eventi, dalle differenze individuali, dalla prevaricazione degli altri o dai loro pesanti giudizi.
Si dia l'opportunità di essere davvero felice come merita e di essere una bella fonte di ispirazione per i suoi figli, un riferimento e modello di resilienza.
Sono a sua disposizione per informazioni su un percorso psicologico adatto alle sue esigenze.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Buonasera, grazie per aver condiviso con sincerità un momento così difficile della sua vita. Le sfide che sta attraversando – dal carico emotivo legato al lavoro precario, alla gestione dei figli, fino al malessere interiore – sono importanti e comprensibilmente pesanti.
È normale che in situazioni di forte stress e stanchezza, la comunicazione con il partner possa risentirne, e che emergano difficoltà nel sentirsi accolti e supportati. Anche il timore di essere un peso può portare a trattenere ciò che si sente, generando ulteriore distanza.

In questi casi, un dialogo aperto e graduale, in cui poter esprimere i propri bisogni e fragilità, può aiutare a ricostruire la connessione con il partner, a patto che entrambi siano disposti a mettersi in ascolto. Se questa comunicazione risulta troppo difficile, un percorso di coppia o individuale può offrire uno spazio protetto per elaborare il dolore e ritrovare un equilibrio. Resto a disposizione per ogni sua scelta, dott.ssa Farese Lucrezia
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Gentile utente,
grazie per la sua condivisione. Sento la fatica e la tristezza per questa situazione.
Non ha scritto specificatamente una domanda che ci vuole rivolgere, pertanto le darò una risposta rispetto a quanto letto e a quanto ho sentito nel leggerla.
Intanto mi permetto di dirle che non ho sentito umiliazione ma tanta dignità e responsabilità nel sapere che ha dovuto accettare questo lavoro per garantire un sostentamento a lei ed ai suoi figli.
Leggendola ho colto degli aspetti di fatica importante e pertanto penso che un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarle nella comprensione di alcune sue modalità relazionali e nel superare questa situazione di fatica, ma che potrebbe diventare un momento importante di cambiamento per affrontare la vita con maggiore "autostima" (utilizzo una parola da lei usata) e, visto il senso di spaesamento che percepisco, con una chiara direzione.
Le faccio i miei migliori auguri per tutto; rimango a disposizione anche online.
Cordialmente,
dott.ssa Baratto
Dott.ssa Aurora Ansaldo
Psicologo
Messina
Buon pomeriggio,
quello che descrivi fa emergere il tuo stato attuale: carico emotivo ed economico, nonché l’effetto collaterale causato dalla pillola anticoncezionale e fatica cronica. Sei esausta dinanzi a una vita frenetica. Porti tante responsabilità addosso e questo a lungo andare causa uno stress cronico (il cosiddetto distress).
Innanzitutto, prenditi cura di te stessa, anche se per 10-20 minuti al giorno, che sia una semplice camminata o anche un caffè con te stessa fuori, all’aria aperta. Anche semplicemente la sera, prima di andare a dormire, prendi 10 minuti per te stessa, rifletti sulla giornata trascorsa. Per quest’ultimo punto ti consiglio un diario breve, dove ogni mattina e ogni sera scrivi 3 piccole cose che hai fatto - anche molto semplici - che ti fanno sentire grata e fiera di te stessa. Sono piccoli spunti per contrastare i pensieri disfunzionali.
Questi sono piccoli punti che posso aiutarti sul tono dell’umore.
Parla con il ginecologo rispetto all’anticoncezionale, non smettere di assumerlo senza parlarne, ma valuta un’alternativa.
Per quanto riguarda la tua relazione, hai subito delle grandi ferite (contatti con l’ex anche intimi). Bisogna che vi sia chiarezza sui limiti, per cui servono delle regole chiare (niente contatti privati con l’ex, terapia di coppia). Prova a esprimere le tue emozioni a lui in modo valido, ad esempio “quando ho scoperto dei contatti con la tua ex mi sono sentita ferita e questo ha pesato sulla nostra relazione”. Se lui è andato via in modo definitivo, prenditi del tempo per te stessa, in quanto in primis bisogna amare se stessi per poter costruire una relazione di coppia serena. Capisco quanto sia difficile affrontare tutto ciò da sola, se senti che ti farebbe bene uno spazio protetto ove poter essere te stessa, sappi che puoi iniziare quando vuoi. Non sei assolutamente debole se cerchi sostegno e supporto, anzi vuol dire che ti stai prendendo cura di te stessa e del tuo benessere.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

il suo racconto trasmette con grande chiarezza la fatica profonda di un periodo in cui tutto sembra essersi accumulato: la delusione per un lavoro che non arriva, il peso della gestione familiare, la perdita di fiducia in sé e, infine, la rottura con una persona su cui contava come punto di appoggio. Ciò che emerge non è solo la fine di una relazione, ma un senso di svuotamento complessivo, come se le forze che servivano a tenere in piedi tutto si fossero esaurite.

In questo momento lei sembra giudicarsi per non aver saputo “aprirsi” o “essere abbastanza presente”, ma dalle sue parole si percepisce che ha fatto esattamente ciò che ha potuto con le risorse che aveva. Quando si è immersi in un periodo di stress prolungato, la mente tende a chiudersi per proteggersi: non è freddezza, è sopravvivenza emotiva.

Il comportamento del suo compagno — il distacco improvviso dopo un episodio che per lei rappresentava un semplice momento di vulnerabilità — l’ha toccata proprio nel punto più fragile: la paura di non essere capita o accolta. È comprensibile che si senta sola e disorientata.

Forse, più che cercare ora spiegazioni su di lui, può essere utile riportare l’attenzione su di sé. Ciò che descrive — la fatica, la demotivazione, il senso di vuoto — indica un forte bisogno di ricaricare energie emotive e ritrovare una direzione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a:

ricostruire l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità;

elaborare il dolore del distacco, che arriva dopo anni di tensione emotiva;

ridefinire obiettivi realistici e vitali per sé, come donna e come madre.

Non deve affrontare tutto da sola: chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di cura verso se stessa. Le difficoltà che racconta non nascono da mancanze personali, ma da un carico eccessivo di stress e delusioni che nessuno può reggere senza sostegno.

È da lì — dal prendersi di nuovo sul serio e con gentilezza — che potrà tornare a sentirsi viva e a scegliere, con maggiore forza, il tipo di presenza e di amore che desidera accanto a sé.

Dott.ssa Sara Petroni

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.