Buonasera Dottori, se avrete la bontà di leggere tutto vorrei raccontarvi la mia storia, un pò per s

24 risposte
Buonasera Dottori, se avrete la bontà di leggere tutto vorrei raccontarvi la mia storia, un pò per sfogo, un pò per condividere con dei professionisti il mio vissuto ma forse anche perché sono ancora alla ricerca, magari sbagliando, di un senso e di un perché a tutto quello che è successo. Vi premetto che ormai sono passati 10 mesi da quando tutto è finito, stò meglio, ho riflettuto tanto, e in qualche modo adesso cerco di andare avanti. Sono stato fidanzato con la mia ex per 16 anni dall età di 20 io e 19 lei. Non siamo sposati e non avevamo figli. Premetto che lei, figlia unica e sempre accontentata in tutto dai genitori, fà un lavoro a contatto con molte persone e che la porta a stare fuori a volte qualche giorno a settimana e alle volte anche per una settimana intera. Dopo circa 3 anni mi lascia. Le "motivazioni" sono state abbastanza banali, "non sentivo la tua mancanza quando ero fuori, per me non è normale questa cosa,non provo più niente per te". Il tutto di punto in bianco, senza nessuna avvisaglia, senza che io abbia percepito allora nessun tipo di malumore da parte sua, se non i classici bisticci che due fidanzatini possono avere a quell età. Dopo circa 2 mesi però vengo a sapere che ne aveva già parlato prima con le amiche di quello che avrebbe voluto fare e si era confidata che mi aveva lasciato per un altro, un collega. Quando lo vengo a sapere chiedo spiegazioni a lei. Da prima non ammette niente, anzi nega tutto, poi alla mia richiesta di chiamare "lui" per un chiarimento lei ammette il tradimento ma dice anche di aver capito di aver sbagliato che voleva stare con me e fà di tutto per farsi perdonare.Decido di non indagare per sapere come in realtà fossero andate le cose e "semplicemente" scelgo, anche se con molta difficoltà ma spinto soprattutto dal sentimento che provavo per lei, di perdonarla. Preciso che negli anni non le ho mai rinfacciato quello che è successo anche se, nonostante accaduto da "ragazzi", ha lasciato dentro di me un ombra che non sono mai riuscito a cancellare veramente. "Ombra" che a volte mi faceva pensare che avrebbe dovuto Lei fare sempre un qualcosa in più per me, come se dentro di me la reputassi in "debito" nei miei confronti per quanto accaduto. Mi spiego meglio. Non succedeva spesso di sentirmi così, ma per esempio a volte dopo un litigio anche banale, litigi davvero poco frequenti tra noi, questo "debito" mi faceva chiudere nel silenzio evitandola e aspettando che facesse Lei il primo passo per chiarire. Il tutto poteva durare al massimo un giorno, non di più. Inoltre se capitava di guardare un film con una scena di tradimento o se con la compagnia di amici veniva fuori qualche discorso di quel tipo la mia memoria tornava sempre all accaduto facendomi comunque incupire dentro anche se cercavo di non darlo a vedere. Posso dire oggi di aver forse sbagliato a non parlarne mai apertamente con Lei di come a volte mi sentivo ma non volevo riaffrontare il passato pensando che comunque avrebbe portato solo malumori inutili a entrambi. Passano comunque gli anni da quell episodio, viaggi, amici, insomma il tutto spensierati e felici. Non mi ha mai più dato modo di dubitare di lei e io abituato anche al suo carattere più forte e estroverso del mio non facevo tanto caso al suo voler, alle volte, essere un pò al centro dell attezione. Una sera però in cui eravamo in un pub con gli amici, lei se ne stava tranquilla un pò in disparte dalla compagnia a ridere e scherzare(lo definirei flirtare) con un amico comune e un tipo con cui aveva avuto una storiella prima di mettersi con me. E io? Invisibile?Ovviamente litighiamo e in quel caso non ce la faccio, gli rinfaccio quello successo anni prima, piange e dice che non stava facendo niente di male ma solo parlando, ma la mia testa in quel momento non ragiona, rinasce il dubbio, e se io non fossi stato lì? Cosa sarebbe successo? Ci chiariamo e decidiamo di andare a casa terminando lì la serata e il fatto "muore" li. Ma andiamo avanti. È il 2020 e insieme acquistiamo una casa traferendoci lì nel 2021. Non abbiamo mai convissuto prima ma dormivamo sempre insieme a casa mia o a casa sua. Eravamo entrambi molto presi, la casa e il giardino grande, lavoretti da fare e l arredare il tutto, ci piaceva. Io sono sempre stato molto preso dal finire i vari lavori per vedere completato quello che avevamo iniziato e gran parte del mio tempo libero lo impiegavo a terminare e seguire quelli che erano i vari lavori e a tenere curato il fuori. Preciso che non ci siamo mai fatti mancare niente, cene, ferie, uscite con gli amici ecc. L ultimo anno è stato un pò più "faticoso" per me, tra il lavoro che comunque mi impegna 10 ore al giorno e seguire le ultime cose da finire a casa ero molto stanco e spesso tornando io prima di lei, lei come al solito rincasava alle 22 io intorno alle 18, la aspettavo sul divano un pò mezzo addormentato. Ripensandoci dopo e a mente fredda posso dire che il rapporto sicuramente si era"raffreddato" un pò, lei un pò più distante e io idem assorto nelle varie cose. Fatto stà che ad Aprile 2024 lamenta di sembrare essere diventati coinquilini, che da quando è un pò più a casa passiamo meno tempo insieme e che non sopporta che io stia a letto con il cellulare(cosa sempre fatta da entrambi in tutti questi anni). Tutto questo per l appunto dopo essere tornati da una settimana di ferie all estero. Banalmente pensando che il problema o il suo fastidio fosse il cellulare lo "tolgo" e non dice più niente a riguardo.Preciso che non siamo mai stata una coppia molto "chiaccherona", visti anche i diversi orari di lavoro e il fatto che alle volte era fuori il fine settimana ci vedevamo "poco", come del resto è sempre stato. Le serate passavano però tranquille tra amici, casa, TV, fine settimana al mare, insomma quello che una normale coppia fà. Passa l estate scorsa, in cui c'è stato qualche litigio per delle sciocchezze, la "distanza" tra noi aumenta ancora e, a seguito di un intervento da lei subito, una sera qualche giorno dopo essere ritornati a casa, "basta è finita"! Inizialmente mi accusa di non tenere più a lei, che dopo l intervento non le sono stato abbastanza vicino come avrei dovuto essere, accusandomi di essermi assentato 2/3 ore per cose che avrei potuto rimandare(preciso che sono stato con lei in clinica assistendola il giorno e la notte), che ci sono stati degli episodi(cavolate del tipo non averla portata al mare un fine settimana) che gli hanno fatto pensare che a me di lei non interessava più niente. Che non gli ho mai fatto trovare niente di pronto per cena quando rincasava, che si è sentita "trascurata" e poco desiderata da me, dicendomi che da un periodo
non la cercavo più come un tempo. Mi accusa di pensare solo a sistemare casa NOSTRA e a non pensare a noi come coppia, che voglio sempre fare quello che mi pare, che in fondo non abbiamo niente in comune non facendo lo stesso!?? Praticamente un fiume in piena di cose ma NON mi ha mai e dico mai espressamente detto nulla di simile o manifestato questo suo malessere prima altrimenti avendo saputo cosa le dava fastidio mi sarei sicuramente comportato di conseguenza. Io gli dico che da parte mia non è assolutamente così, che non può giudicare lei quello che provo io senza parlarmene ma risponde che ormai anche i suoi sentimenti per me sono cambiati e che lo stesso pensava fosse per me nei suoi confronti. Mi dice che addirittura da Marzo 2024 lei non sapeva più cosa provava per me(come fà a sapere da quando?), che non le sembravamo più una coppia, non eravamo più affiatati come un tempo, che secondo lei nel nostro rapporto c era qualcosa che non andava,che ha paragonato la nostra storia a quella di due sue amiche vedendole così prese e felici(entrambi stanno assieme con i "nuovi" ragazzi da circa 1 anno!)che si aspettava da me che le chiedessi più uscite fuori porta insieme e che comunque lei non era più felice da tempo. La porto fuori a fare una passeggiata per tranquillizzarla, la capisco, le chiedo se dopo avermi detto tutto era più tranquilla(risponde di si), gli dico di non preoccuparsi di andare a letto e che il giorno dopo ne avremmo riparlato. L indomani mi dice di aver preso forse una decisione troppo affrettata e che voleva passare del tempo distanti per capire meglio. Io non ero d accordo perché non ho mai creduto alle pause ma accetto. Mi chiede di non scriverle e non chiamarla, vuole capire se le manco. È però difficile e di fatto non ci riesco molto ma fatto stà che dopo una settimana le chiedo se voleva passare un fine settimana al mare, accetta e quando torniamo anche se non con entusiasmo mi dice di restare a casa e di "riprovarci".
Cerchiamo di passare più tempo insieme, io cerco di farle capire quanto sia importante per me la nostra storia, che ci tengo veramente, che la amo, e cerco di darle le "attenzioni" che lamentava mancassero.Passano dei giorni però in cui lei quando torna a casa la sera non stà mai bene, è agitata, nervosa, io che le chiedo spesso come stà e lei che mi dice di non chiederglielo sempre perché le metto ansia così anche se era impossibile da parte mia perché non la vedevo quasi mai tranquilla. Le danno fastidio gli abbracci, i baci, il contatto, anche il semplice chiamarmi "amo". Insomma non la vedevo mai sincera nel voler recuperare il rapporto anche se diceva e mi scriveva il contrario, e comunque spesso mi ribadiva che non sapeva cosa provava, non lo capiva più. Io non riesco a sopportare di poter passare i giorni con Lei sempre con questo "dubbio" e dopo circa una settimana le dico che non ce la faccio più ad andare avanti così e che avrei chiuso io. Il giorno dopo la mia "scenata"(per modo di dire) mi dice di aver capito di non volermi perdere e piano piano le cose sembrano migliorare e tornare alla normalità. Insomma iniziamo a parlare di più. Passano circa 2 mesi e mezzo, parte per un fine settimana fuori a lavoro. Prima di partire le chiedo se mi ama e se fosse felice, risponde di si ma quando torna: "Ho capito che non provo più niente, non mi sei mancato e non è stata normale questa cosa visto quello che abbiamo passato.Comunque per me era sicuramente finita prima di "riprovarci", ci ho riprovato solo perché mi sembrava giusto così". Mi ha detto che tutto quello che abbiamo fatto insieme dopo la prima rottura lei ne avrebbe avuto bisogno prima perché ormai era tardi, che non mi ha più riconosciuto perché mi comportavo come non avevo mai fatto(cercando di essere più presente) e che comunque mi comportavo così perché c era stata appunto la prima rottura e che quindi ha dovuto dirmi lei le cose che non andavano facendole pensare che io non fossi più spontaneo(ancora non riesco a leggere nel pensiero!) Ovviamente sono stato malissimo anche perché mi sono sentito preso in giro negli ultimi 2/3 mesi per poi essere scartato così. E dopo tutto mi ha pure detto che comunque le "colpe" le abbiamo al 50% se la storia è finita. Che è finita per tutta una serie di piccole cose che sommate l hanno portata a lasciarmi, che nell ultimo anno non sopportava più il mio carettere, che penso troppo alle cose in generale e che secondo lei saremmo dovuto essere diversi, più spensierati. Insomma non sopportava più niente di me anche se non mi ha mai dato niente a vedere. A distanza di 2 mesi poi della rottura definitiva mi ha comunicato che aveva iniziato a sentirsi con un suo collega. Collega con cui tutt ora si frequenta. È "normale" elaborare una rottura in così poco tempo? Non riesco a capire se tutte le cose dette siano una la marea di scuse inventate e se sia lui il motivo reale della rottura. Ovviamente gliel ho chiesto ma è stata ovvia anche la sua risposta negativa, ribadendo che è riuscita a uscire subito con un altro perché la nostra storia era per lei finita da tempo. Come può allora, anche chi decide di rompere, cancellare il passato e una persona nel giro di pochi mesi e andare avanti così? Forse la verità non la saprò mai o forse come tutti mi dicono ce l ho sotto gli occhi da tempo ma non voglio vederla. Scusate lo sfogo e grazie a chi vorrà darmi il suo parere.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
la sua riflessione è molto profonda e tocca un punto importante: la ricerca della verità interiore e della serenità spesso ci pone di fronte a voci differenti e a volte contrastanti, specialmente quando si consultano fonti diverse come testi spirituali, filosofi, o esperti del benessere mentale.

La meditazione, come suggeriscono autori come Osho o Eckhart Tolle, è sicuramente uno strumento potente per la consapevolezza e la pace interiore, ma non è l’unica via. Dal punto di vista psicologico, ogni persona è unica e ciò che funziona per uno non necessariamente funziona per un altro. In psicologia si utilizzano diversi approcci terapeutici, ciascuno con le proprie tecniche: dalla mindfulness, all’EMDR, alla terapia cognitivo-comportamentale, fino ad arrivare a percorsi integrati che possono includere anche la meditazione. Ma nessun metodo è considerato come "l’unica strada" valida per tutti.

Quanto alla sua domanda sul “cambiare idea” nel tempo: la psicologia, come ogni scienza, è in costante evoluzione. Le teorie si aggiornano grazie alle ricerche e alle esperienze cliniche, ma i principi fondamentali – come l’importanza della relazione terapeutica, dell’ascolto, dell’esplorazione del mondo interiore – restano stabili. È normale che le risposte che riceve oggi possano arricchirsi in futuro di nuove sfumature, ma questo non invalida ciò che ha già appreso: piuttosto, lo completa.

Per approfondire e trovare risposte più personali, sarebbe utile e consigliato rivolgersi direttamente a uno specialista, che possa accompagnarla in un percorso mirato e costruito su di lei.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dr. Angelo Raffaele Pagano
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Ardea
Salve e grazie per aver scritto. Sei stato molto dettagliato nel racconto. Ciò che noto è che la tua attenzione nello scrivere è sempre rivolta a lei, i suoi bisogni, il suo stato interiore, le sue decisioni e ri-decisioni. Questo da una parte va bene poiché dimostra la tua capacità di essere attento e premuroso verso chi ti sta accanto e a cui tieni, dall'altra, leggendo, mi sono chiesto: "e lui dov'è?": come ti ha fatto stare questa situazione? Quali emozioni, quali sentimenti ti ha suscitato? Quali aspettative ti ha deluso? Cosa volevi nella tua coppia e nella tua vita in generale? Ho pensato che lo sforzo di soprassedere al tradimento ti abbia fatto prendere un po' le distanze da te stesso e ti sia dovuto un po' "anestetizzare" dalle tue stesse emozioni. Ovviamente è un'ipotesi ma il fatto che dentro di te occasionalmente sentivi ancora dolore per quella ferita mi sembra significativo. Il consiglio è di ripartire da te stesso (a prescindere che tu sia con o senza di lei) ed usare la stessa delicatezza, comprensione e riguardo anche con te. Dal tuo scritto si evincono tante qualità e valori che sono tuoi e non dipendono da un'altra persona che può accettarli e apprezzarli oppure no; ma il tuo modo di essere e di sentire è speciale, è tuo... sei tu! Riparti da qui, dal ricongiungerti con te stesso, tutto il resto verrà a seguire. Grazie ancora per la condivisione e ti auguro il meglio
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buonasera, ho letto con attenzione e ho capito che hai vissuto una separazione lunga, confusa e dolorosa, in cui ti sei trovato a rincorrere segnali ambigui e cambiamenti improvvisi. Quello che racconti mostra come nella relazione ci sia stata una crescente distanza emotiva che non è mai stata verbalizzata in modo diretto, e quando finalmente lei ha espresso il suo malessere era già in uno stato avanzato di disinvestimento affettivo.

Il suo comportamento dopo la rottura, apparentemente rapido e determinato, non è indice di una reale elaborazione, ma può essere il frutto di un distacco maturato nel tempo e tenuto dentro in silenzio.

Non sei stato preso in giro: sei stato lasciato fuori da un processo interiore che lei ha condotto da sola, senza condividerlo davvero con te. È comprensibile che tu senta di aver dato tanto solo dopo che era già troppo tardi, ma è altrettanto vero che per ricostruire una coppia servono sincerità e presenza da entrambe le parti.

Chiederti oggi se l’altro uomo sia la causa della rottura rischia di farti deviare da un punto più profondo: la tua difficoltà a leggere i segnali della crisi e ad accettare che, a volte, anche chi dice di amarci non riesce a restare. Dare senso a tutto questo richiede tempo, e soprattutto uno spazio in cui rielaborare il vissuto senza colpevolizzarti o idealizzare. Solo la terapia può aiutarti a ritrovare contatto con i tuoi bisogni e ricostruire un’immagine di te non legata al giudizio dell’altro. Pensaci seriamente... un caro saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera, ciò che racconta è il riflesso di un’esperienza affettiva intensa, lunga e significativa, che inevitabilmente lascia un segno. Comprendere e dare un senso a una rottura di coppia dopo tanti anni è un processo complesso, che richiede tempo, consapevolezza e, spesso, uno spazio sicuro dove poter rielaborare quanto accaduto. Nel suo racconto emergono diversi aspetti importanti: la delusione dopo il tradimento, la difficoltà a ritrovare un equilibrio di fiducia, il tentativo di “salvare” la relazione nonostante le ferite, e infine il trauma della separazione definitiva, arrivata in modo ancora una volta brusco e non condiviso. Lei parla di un perdono concesso senza indagare troppo, spinto dal sentimento e dalla speranza. Tuttavia, come spesso accade, ciò che non viene affrontato pienamente può riemergere in forme diverse: piccoli risentimenti, silenzi, aspettative implicite. La mancata elaborazione del dolore legato al tradimento può avere alimentato una distanza silenziosa, che nel tempo ha reso difficile una vera riconnessione affettiva.
È altrettanto importante notare come, anche nei momenti di crisi più recenti, vi sia stata da parte sua una forte disponibilità emotiva, un tentativo di recuperare il rapporto, di adattarsi, di “fare la sua parte”. Ma una relazione sana richiede reciprocità, dialogo e ascolto autentico, elementi che, da quanto racconta, sembrano essere venuti a mancare, soprattutto da parte della sua ex compagna.
La domanda che lei pone "È normale riuscire ad andare avanti così in fretta?", è legittima. In psicologia sappiamo che chi prende la decisione di porre fine a una relazione spesso ha iniziato a elaborare interiormente la separazione ben prima di comunicarla all'altro. Questo crea una profonda dissonanza temporale: per uno è l'inizio del lutto, per l'altro è già una tappa avanzata del distacco. Questo non giustifica la mancanza di trasparenza o la rapidità con cui si è legata a un'altra persona, ma aiuta a comprendere dinamiche che altrimenti sembrano inspiegabili.
Il bisogno di trovare un senso dopo una separazione è umano, ma purtroppo non sempre possiamo avere tutte le risposte. Alcune rimarranno forse nell’ambiguità. Tuttavia, ciò su cui può lavorare adesso è la ricostruzione della propria identità al di là della coppia, il recupero dell’autostima, la capacità di riconoscere i propri bisogni emotivi e di dare loro voce in modo sano nelle relazioni future.
La sua lucidità nel rileggere i momenti critici, la sensibilità nel cogliere le sfumature e la volontà di capire sono segnali di una grande maturità affettiva. Se avverte che questo dolore è ancora presente e difficile da integrare, può essere utile iniziare o continuare un percorso di psicoterapia individuale, per favorire un'elaborazione profonda del lutto relazionale e della possibile dipendenza affettiva che si è creata nel tempo.
Resto a disposizione se volesse approfondire,
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Valentina Benvenuti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Prato
carissimo,
in tutto questo "sfogo" ci sono ancora molti sentimenti, emozioni, sensi di colpa da esplorare. Sicuramente è importante farlo, per poter lasciare il campo ad una nuova dimensione, se vogliamo anche di coppia. L'"elaborazione", a giudicare dalle vostre diverse tempistiche, è una pratica individuale e va ricercata assolutamente, dando priorità alla propria. La ricerca di senso a questa trama gioverebbe sicuramente, l'aiuto di un professionista può essere davvero risolutivo. Entrare in "ciò che non si vuole vedere", sarebbe di nuovo doloroso e frustrante, ma rappresenta un passaggio obbligato per dare senso e valore a questi anni e compiere il salto: un presente di nuovo vivo . A disposizione anche on line. In bocca al lupo!
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa/o utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, ho appena letto la sua lunga storia e mi ha colpito molto. La mia impressione è che, questa ragazza a cui ha dato tanto negli anni, si sia legata prevalentemente a ciò che lei le ha dato, e non alla sua persona. I suoi atteggiamenti verso di lei, le sue attenzioni costanti, il suo cercare di capirla e di perdonarla anche in circostanze estreme... sono tutti elementi difficili a cui rinunciare. Quindi, da un lato, può darsi che lei non sia mai stata veramente innamorata, o che non lo fosse più da molto tempo, ma che non riuscisse a separarsi da ciò che lei le dava. Da un altro lato, può anche darsi che questa ragazza faccia fatica a lasciarsi andare in modo profondo a un legame sentimentale. Che abbia bisogno di costruire sempre una via di fuga e, solo quando sente che è sul punto di perderla, ritornare sui suoi passi. Insomma, non deve mai sentirla troppo vicino ma neanche troppo lontano.
In ogni caso, a prescindere dalla ragazza, forse la questione da porsi è: come mai lei ha dedicato e dedica così tante energie e risorse per una persona che non corrisponde i suoi sentimenti, o non li corrisponde del tutto? Probabilmente risponderà: perché sono innamorato, perché ci tengo a lei. Forse, però, senza rendersene conto sta giocando un po' il ruolo dei suoi genitori, coloro che, a quanto dice, le hanno "sempre dato tutto ciò che voleva". Forse è arrivato il momento di dissociarsi da questo ruolo e iniziare a vivere per sé stesso, ricercando ciò che merita e che può corrispondere meglio ai suoi bisogni.
Ha mai pensato di esplorare tutto questo con l' aiuto di uno psicologo?
Se dovesse aver bisogno, io sono qui.
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Buongiorno,
intanto grazie per la condivisione intima che ha portato alla nostra attenzione.
Si tratta di una relazione di 16 anni ed è comprensibile la ricerca di "un senso" come lo ha definito lei. Al di là di quello che le possono raccontare gli altri, o al di là di quella che è "la verità", come lei stesso la chiama, penso che possa essere importante trovare dei significati rispetto a quelli che sono stati i suoi vissuti.
Rispetto a quanto racconta, mi domando quanto abbia condizionato il vostro rapporto "l'ombra" di cui ci ha raccontato, e quanto il mettere da parte il confronto, per paura -magari- che potesse diventare conflitto, vi abbia in realtà allontanato dalla vostra relazione. Inoltre, il fatto che in più circostanze abbia sottolineato che i "litigi" erano rari, mi porta a porle una domanda che potrebbe aiutarla a comprendere meglio come funziona davanti a certe situazioni: "si considera una persona che riesce a sostenere un conflitto con l'Altro -non necessariamente un conflitto distruttivo, ma un conflitto che può semplicemente esprimere punti di vista diversi-?". Ritengo, che all'interno di una coppia la diversità sia una grandissima fonte di ricchezza, ma per essere tale va condivisa e riconosciuta con rispetto.
In più circostanze, inoltre, afferma che si sentiva "invisibile" davanti agli occhi della sua ragazza (penso alla serata al bar con gli amici); c'è stata la possibilità di comunicare in modo sereno alla sua compagna il suo bisogno di essere "visto" in modo diverso rispetto a quanto lei facesse nelle dinamiche di gruppo?
Inoltre, è interessante notare che anche la sua ex ragazza spesso le ha ribadito che aveva necessità di attenzioni diverse rispetto a quelle da lei ricevute. Come sono stati comunicati i vostri bisogni? E che apertura c'era, reciproca, di accogliere i bisogni dell'altro?
Mi fa molto piacere che in questo periodo lei stia meglio rispetto alla fine della vostra relazione, il tempo sicuramente può -per certi aspetti- aiutare; le suggerisco comunque la possibilità di intraprendere delle consulenze di sostegno psicologico che potrebbero, in primis, aiutarla ad accogliere la tristezza che la fine di questo rapporto le ha scatenato e, in un secondo momento, la potrebbero aiutare nel comprendere alcune modalità che, anche se applicate con le migliori intenzioni, in alcune circostanze potrebbero diventare poco funzionali nella relazione con l'Altro.

Cordialmente,
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologa clinica, Psicodiagnosta e Psicoterapeuta della Gestalt in formazione
Buonasera,
grazie per aver condiviso con tanta apertura e lucidità la tua storia. È evidente che stai affrontando con coraggio un dolore profondo, legato non solo alla fine della relazione, ma anche alla mancata comprensione del perché sia andata così. E questa è spesso la parte più faticosa da elaborare.

Nelle relazioni di lunga durata, specialmente quando iniziano in giovane età, può capitare che i bisogni delle persone cambino nel tempo, ma che questi cambiamenti non vengano comunicati con chiarezza. A volte, chi vive un’inquietudine interiore spera di "aggiustarla da solo", portandosi dentro i macigni, convinto che parlarne creerebbe solo disagio o litigi. Il risultato è che l’altro non può cogliere segnali che non sono mai stati espressi con chiarezza — e ciò che dentro pesa come un masso, fuori può sembrare una sciocchezza.

Come giustamente scrivi: non possiamo leggere nella mente delle persone. E quando manca uno scambio sincero e aperto, le incomprensioni si sommano in silenzio, fino a incrinare il legame. Quando poi non si riesce più a sanarlo, spesso la scelta più sana, anche se dolorosa, è lasciar andare.

Anche l’elaborazione del lutto affettivo segue tempi diversi per ciascuno. È possibile che, mentre tu sentivi ancora il legame come vivo, la tua ex compagna avesse già avviato — inconsciamente o no — un percorso interno di distacco. Chi lascia, spesso, ha già fatto i conti con la rottura prima di comunicarla. Non sempre con cattiveria, ma perché dentro sente che qualcosa si è spento.

È difficile, ora, non continuare a chiedersi "perché?", "cosa avrei potuto fare di diverso?", o "cosa è vero e cosa no?" — ma forse, la domanda più utile da farsi è:
Che cosa posso fare oggi per prendermi cura delle mie ferite e del mio futuro?

Perché il punto adesso non è più capire lei, ma rimettere al centro te stesso, i tuoi bisogni, il tuo valore. Lasciar andare non significa dimenticare, ma smettere di trattenere qualcosa che oggi non ti nutre più.

Ogni esperienza, anche quella più dolorosa, può insegnarci qualcosa:
– sul modo in cui amiamo,
– su ciò che desideriamo in una relazione,
– su quanto siamo disposti a dare e a ricevere,
– e su come, in futuro, possiamo ascoltarci meglio mentre camminiamo accanto a qualcuno.

Ti invito, se ti fa bene, a spostare pian piano l’attenzione da lei a te. Fai spazio a ciò che ti fa stare bene, anche nelle piccole cose. Mettiti al primo posto. E permetti al tempo — unito alla cura e alla consapevolezza — di diventare tuo alleato, non tuo nemico.

Un caro saluto.
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Gentilissimo, buon pomeriggio.
Ho letto la sua storia e comprendo come possa sentirsi.
Nonostante durante gli anni vi siate lasciati più volte, quest’ultima volta per lei, data la recente storia della sua ex con il nuovo compagno, è stata una sorta di abbandono, come se fosse un capitolo chiuso definitivamente.
Tuttavia, non credo che lei l’abbia dimenticata o che abbia cancellato il vostro passato. Tutto ciò che attraversiamo durante la nostra vita resta con noi per sempre, sono le nostre esperienze ed il nostro vissuto. Io penso che la sua ex compagna, nonostante alcuni litigi e alcuni momenti di pausa tra voi, abbia dei bei ricordi dopo tutti gli anni che avete passato insieme.
E questo dovrebbe aiutarla a pensare di non essere stato sostituito, ed a comprendere che forse lei non era più felice come un tempo. Probabilmente dentro aveva alcuni sentimenti contrastanti, perché da un lato era comunque felice accanto a lei, dall’altro alcune cose non la rendevano completamente serena e questo piano piano l’ha portata ad allontanarsi.. ma sono sicura che non ha dimenticato tutto ciò che avete passato insieme.
Nonostante questo, non era più disposta a continuare la vostra storia.. e questo purtroppo va accettato.. ed è giusto piano piano lasciarla andare.. anche se è difficile.
Se ha bisogno di parlarne, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Il dolore che emerge dal suo racconto è comprensibile, così come il bisogno di cercare un senso in ciò che è accaduto. Sedici anni di relazione lasciano un segno importante, e quando finiscono, è naturale sentirsi disorientati, pieni di domande e con la sensazione di non avere tutte le risposte.
Dal suo vissuto traspare un grande investimento emotivo, ma anche una difficoltà nel confrontarsi apertamente con le proprie fragilità all’interno della coppia. Il tradimento iniziale, seppur perdonato, sembra aver lasciato un’ombra mai realmente elaborata, che ha condizionato il legame nel tempo. Allo stesso modo, anche la sua ex compagna sembra aver vissuto un disagio crescente che non ha mai espresso chiaramente, lasciando spazio a un’esplosione improvvisa e a un distacco frettoloso.
È importante sapere che ognuno ha tempi e modalità diverse per elaborare una rottura: chi decide di chiudere spesso inizia un “distacco emotivo” molto prima di comunicarlo. Questo non giustifica la mancanza di trasparenza, ma può spiegare perché lei oggi si trovi ancora nel pieno della sofferenza, mentre l’altra persona sembra già altrove.
Ora è fondamentale riportare il focus su di sé, riconoscere il dolore, accoglierlo e lavorarci, magari con l’aiuto di un professionista, non per dimenticare, ma per comprendere meglio se stesso, i propri bisogni relazionali e dare un significato più profondo a quanto accaduto. Lei merita di stare bene, senza saltare passaggi importanti come quello del lutto e della rielaborazione.
Un caro saluto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con tanto coraggio e lucidità la sua storia. Comprendo quanto possa essere stato difficile mettere nero su bianco un vissuto così lungo, articolato e profondo, in cui l’amore, il senso del dovere, il dolore, la speranza e lo smarrimento si sono intrecciati nel corso degli anni. È evidente quanto lei abbia investito, non solo emotivamente, ma anche concretamente, in questo legame, costruendo non solo una relazione, ma un progetto di vita. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che emerge chiaramente è come alcune dinamiche non esplicitate all’interno della coppia abbiano agito in profondità, sedimentandosi nel tempo. Il tradimento iniziale, pur se perdonato razionalmente, ha lasciato un segno profondo che, anche senza volerlo, ha continuato a influenzare le sue emozioni, i suoi pensieri e i suoi comportamenti. La sensazione che l’altra persona fosse in qualche modo in debito nei suoi confronti, anche se non apertamente dichiarata, ha potuto alimentare modalità comunicative più passive, aspettative implicite e un vissuto di fragilità relazionale che riemergeva soprattutto nei momenti critici. Quando all’interno di una relazione un evento doloroso non viene elaborato pienamente insieme, anche se apparentemente superato, tende a trasformarsi in una sorta di ferita silenziosa, che condiziona il modo di leggere le intenzioni dell’altro, specialmente nei momenti di vulnerabilità. In più, la sua tendenza a trattenere dentro di sé emozioni e pensieri, nel tentativo di evitare scontri o malumori, ha probabilmente impedito la creazione di uno spazio autentico di confronto e consapevolezza reciproca. È importante anche osservare come, nel tempo, si sia creato un progressivo sbilanciamento tra il prendersi cura della relazione e il prendersi cura della quotidianità e delle responsabilità pratiche. Lei ha investito tanto nella costruzione del “contenitore”, cioè la casa, i lavori, l’organizzazione della vita, forse anche come modo per dare valore e concretezza al legame, ma ciò potrebbe aver lasciato nell’altra persona un senso di solitudine emotiva o di mancanza di centralità, che lei ha espresso solo tardivamente. Questo non significa che ci siano colpe da attribuire, quanto piuttosto la constatazione che i bisogni emotivi e relazionali dei partner non sempre viaggiano allo stesso ritmo o vengono comunicati in modo chiaro e tempestivo. Quando una relazione finisce dopo tanti anni, è normale che sorgano domande profonde e dolorose. Si chiede come possa una persona andare avanti così in fretta, iniziare una nuova frequentazione e voltare pagina. È una domanda legittima, che molti si pongono, ma spesso ha più a che fare con il proprio bisogno di dare senso alla sofferenza che con la verità oggettiva dell’altro. Chi lascia, a volte, lo ha fatto molto prima nella propria mente e nel proprio cuore, anche se l’altro non ne era consapevole. E questa discrepanza nei tempi emotivi può lasciare chi è stato lasciato in uno stato di incredulità e disorientamento. Il suo dolore è reale e merita rispetto. Sta attraversando un lutto, che non è solo la fine di un rapporto, ma anche la perdita di un’identità condivisa, di un progetto costruito nel tempo, di un ruolo che ha abitato per sedici anni. È naturale sentire rabbia, tristezza, senso di ingiustizia, e anche un bisogno profondo di capire. Ma è anche importante riconoscere che non sempre possiamo ottenere risposte chiare e definitive dall’altro, soprattutto se queste servirebbero a placare un dolore che, in realtà, va elaborato dentro di sé, un passo alla volta. Le relazioni lunghe come la sua spesso si fondano su un amore sincero, ma anche su abitudini, compromessi, idealizzazioni e aspettative reciproche che col tempo possono cristallizzarsi. Quando uno dei due partner sente di non riconoscersi più nella relazione, o di non sentirsi più emotivamente nutrito, può prendere decisioni che all’esterno sembrano improvvise, ma che spesso sono frutto di un processo interiore che l’altro non ha potuto vedere o comprendere. Questo non rende meno doloroso ciò che è accaduto, ma può aiutarla a spostare l’attenzione dal bisogno di capire l’altro al bisogno di prendersi cura di sé. Elaborare una separazione significa anche imparare a distinguere tra ciò che si è perso veramente e ciò che si è idealizzato, tra ciò che si sarebbe voluto e ciò che si era disposti realmente a costruire insieme. È un percorso lungo, ma possibile. E lei ha già iniziato a percorrerlo, con molta più forza e consapevolezza di quanto forse non si renda conto. Avere dei momenti di confusione, continuare a rimuginare, chiedersi se ci fosse un altro motivo o se si poteva fare qualcosa di diverso è normale. La mente cerca risposte per poter chiudere il cerchio, ma a volte il cerchio si chiude solo accettando che alcune risposte non ci sono o che, se anche arrivassero, non lenirebbero il dolore che si prova. Il lavoro psicologico può aiutarla molto in questa fase, perché può darle strumenti concreti per gestire i pensieri ricorrenti, per elaborare il lutto della relazione e per ricostruire gradualmente un senso di sé fondato non solo sull’essere stato parte di una coppia, ma anche su ciò che lei è oggi, come uomo, con i suoi valori, le sue risorse e le sue prospettive future. Le auguro sinceramente di continuare questo percorso di consapevolezza e rinascita con la stessa dignità e profondità che ha mostrato nel raccontare la sua storia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve, grazie per aver condiviso la sua storia. La fine di una relazione è difficile da accettare e da elaborare, e ognuno ha delle tempistiche diverse.
E' normale sentirsi così confusi e feriti dopo la fine di una storia cosi lunga.
E' possibile che le ragioni portate dalla sua ex siano genuine, anche se incomplete. Le consiglio di concentrarsi sul suo processo di elaborazione piuttosto che cercare la "verità" su cosa sia realmente accaduto.
Questa relazione ha forse lasciato in lei ferite non completamente guarite. Eventi del genere possono creare delle vulnerabilità che, se non elaborate completamente, tendono a riproporsi in forme diverse. Un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla non solo ad elaborare questa perdita, ma anche a comprendere meglio questi meccanismi, così da poter vivere le future relazioni con maggiore serenità e consapevolezza.
Quello che ora conta è il suo benessere e la sua crescita personale.
Le auguro il meglio.
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente,meriti rispetto, prima di tutto, per come hai amato, per quanto hai dato e per la profondità con cui stai cercando di comprendere ciò che è accaduto.
Una relazione così lunga non finisce solo “quando ci si lascia”, ma si sfilaccia nel tempo, spesso in silenzio. E quando uno dei due prende coscienza prima dell’altro, può sembrare che cambi tutto da un giorno all’altro. Ma quel cambiamento, probabilmente, covava da tempo e nel tuo caso, pare sia stato taciuto, nascosto dietro al “va tutto bene” fino al punto di rottura.
Hai fatto quello che potevi, hai provato a recuperare, ad ascoltare, ad adattarti, ma non si può portare avanti una relazione da soli. Non sei stato cieco, sei stato innamorato. E questo non è un errore, ma una parte nobile di te.
Chi chiude una relazione può sembrare freddo se si è già distaccato emotivamente da tempo. Questo però non cancella il tuo valore, né l’autenticità dei tuoi sentimenti.
Le risposte che cerchi potrebbero non arrivare mai da lei, ma possono arrivare da te, nel tempo, lavorando sul lasciare andare ciò che non ha più spazio, anche se ha occupato anni della tua vita.Non sei stato “scartato”: sei stato lasciato da qualcuno che non era più in grado di condividere il percorso con te. E per quanto faccia male, non tutto ciò che finisce è un fallimento: a volte è un passaggio.

Meriti qualcuno che ti scelga senza riserve. Ma prima ancora, meriti di scegliere te stesso con la stessa dedizione che hai messo in questa storia.
Un caro saluto
Dott.ssa Marta Avolio
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Salve, grazie per aver condiviso la sua storia con così tanta apertura e profondità. È evidente quanto questa relazione sia stata importante per lei e quanto impegno, amore e tempo vi abbia investito. Il dolore che sta attraversando è del tutto comprensibile, perché quando finisce un legame così lungo e radicato, si rompe anche un pezzo della propria identità, del proprio “mondo”.
A volte la fine di una relazione, soprattutto se improvvisa o non pienamente compresa, lascia dietro di sé una scia di domande senza risposte chiare. Si finisce per cercare “la verità” nei dettagli, nei ricordi, nei gesti mancati, ma spesso ciò che resta è un senso profondo di smarrimento e confusione, proprio come sta sperimentando lei.
È possibile che la sua ex compagna abbia maturato dentro di sé un distacco graduale che non è riuscita a comunicare chiaramente. E questo può generare in chi viene lasciato un senso di ingiustizia e incredulità, perché tutto appare repentino e inspiegabile. Ma questo non significa che il dolore provato non sia reale e legittimo.
Il suo racconto mostra anche quanto lei abbia cercato di “aggiustare” il rapporto, di capire, di rimediare. Tuttavia, quando in una relazione uno dei due si sente già “fuori”, ogni sforzo dell’altro può non bastare. Questo non è un fallimento personale, ma un limite intrinseco dei legami: non si può trattenere chi ha già deciso, spesso dentro di sé, di andare via.
Le domande che si pone sono naturali, ma rischiano di intrappolarla in una ricerca che, purtroppo, non le darà mai le certezze che cerca. Forse la vera domanda, oggi, potrebbe essere: “Cosa posso fare per me, per prendermi cura del dolore che sto vivendo, per iniziare a ricostruirmi?”
Potrebbe essere un momento adatto per un supporto psicologico, non per dimenticare ma per integrare questa esperienza, darle un significato diverso, e restituire a se stesso il rispetto, la lucidità e la forza che merita.
A volte, per tornare a vivere davvero, è necessario smettere di cercare un perché e iniziare a chiedersi “come voglio stare adesso, da oggi in poi?”.
Un caro saluto, e ancora grazie per la fiducia con cui si è raccontato.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao,
hai attraversato un percorso lungo e complesso, fatto di amore, delusioni e incomprensioni profonde. Le tue emozioni sono intense e il senso di confusione e dolore è molto chiaro.
Quello che descrivi è un processo di elaborazione di una perdita importante, accompagnato da dubbi, rancori e difficoltà a ricostruire fiducia. È normale sentirsi confusi quando una storia che ha segnato tanti anni si chiude così, soprattutto se mancano chiarezza e confronto autentico.

Il fatto che ti interroghi su cosa sia stato vero e su come si possa “cancellare” un passato condiviso così velocemente è parte della normale sofferenza legata alla fine di un legame profondo. Spesso, anche chi lascia ha difficoltà a comprendere appieno i propri sentimenti, e le spiegazioni date possono non rassicurare o soddisfare chi resta.

Prenditi il tempo per elaborare, concediti di sentire tutto quello che emerge senza giudizio. Può essere utile parlarne con un professionista per mettere ordine nei pensieri e ritrovare un equilibrio.

Grazie per aver condiviso,
un saluto.
Ciao,
"Come si fa a voltare pagina così in fretta?"
Questa è una domanda che tante persone si pongono dopo una rottura. Quando una storia finisce e uno dei due sembra voltare pagina molto rapidamente — magari frequentando già qualcun altro — può lasciare l’altro confuso, ferito e pieno di dubbi.

In realtà, chi prende la decisione di interrompere una relazione spesso inizia il processo di separazione molto prima che l'altro ne sia consapevole. Ciò non significa che abbia smesso di provare emozioni da un giorno all'altro, ma che il distacco emotivo è iniziato dentro di sé tempo prima.
In questi casi, chi resta può sentirsi spiazzato: "Non mi ha mai detto nulla", "Sembrava tutto normale", "Perché non ne abbiamo parlato prima?"
Domande legittime. Ma a volte la comunicazione viene ostacolata da difficoltà personali, paura del confronto o incapacità di esprimere disagio.
Aggiungiamo poi il carico del tradimento o del dubbio su un’altra persona, e il dolore si amplifica: “Sono stato usato? Mi ha mai davvero amato?”
Ricorda: l’assenza di coerenza nel comportamento altrui non definisce il tuo valore. È umano cercare risposte per dare un senso a ciò che sembra insensato. Ma a volte la verità è semplice: le persone cambiano, e non sempre sanno gestire il proprio cambiamento nel rispetto dell’altro.
Infine: se ti senti smarrito, svuotato, ti sembra che niente abbia più senso — fermati.
Il tuo dolore merita ascolto, ma anche tu meriti cura, tempo e risposte nuove.
Chiedere aiuto, anche psicologico, non è debolezza, è il primo passo per rimettere al centro te stesso.

Il passato non si cancella, ma si può comprendere. E solo comprendendo si può, un giorno, lasciar andare davvero.

Rimango a disposizione,

Dott.ssa Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in studio a Palermo
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ti sei trovato dentro a una storia molto lunga e importante, che ha occupato quasi metà della tua vita adulta. È naturale che oggi tu senta il bisogno di dare un senso a quello che è accaduto, di capire se le motivazioni che lei ti ha riportato siano state reali o solo delle giustificazioni. Dopo sedici anni insieme, con un progetto di casa condiviso, è inevitabile che la rottura lasci ferite profonde e tante domande senza risposta.

Dalla tua ricostruzione si vede quanto tu abbia investito in questa relazione, e anche quanto tu abbia cercato, negli ultimi tempi, di recuperare e dare di più. Ma quello che racconti della tua ex mostra una donna che aveva già iniziato a distaccarsi da tempo, e che probabilmente non è stata in grado di comunicarti con chiarezza il suo malessere quando ancora ci sarebbe stato spazio per lavorarci insieme. Spesso chi decide di chiudere una relazione a lungo termine ci arriva dopo un processo interno durato mesi o anni, e nel momento in cui lo comunica al partner ha già elaborato la decisione e quindi appare “freddo” o pronto ad andare avanti.

Non è detto che il collega sia stato la causa della rottura: più probabilmente è stato una conseguenza, un appiglio che ha reso più facile uscire da una relazione che lei già percepiva come esaurita. Può darsi che lui sia stato il “catalizzatore”, ma il malessere di fondo sembra emergere da tempo. La rapidità con cui lei ha iniziato un nuovo rapporto non significa che abbia cancellato sedici anni con leggerezza: significa piuttosto che il suo distacco emotivo era già avvenuto molto prima della rottura ufficiale.

Per te, invece, tutto questo è arrivato di colpo. È normale sentirsi smarriti, pieni di dubbi, convinti che forse si sarebbe potuto fare di più. Ma ciò che ti tormenta non è tanto la sua verità, quanto il fatto che tu ti sei trovato spiazzato, senza segnali chiari, e adesso fatichi a chiudere davvero la porta.

La verità probabilmente non sarà mai del tutto chiara, e forse non è nemmeno così importante. Quello che conta oggi è che tu riconosca il tuo dolore, ma anche il fatto che questa storia ti ha insegnato molto su cosa desideri, su cosa non vuoi e sul bisogno che hai di una relazione dove la comunicazione sia più diretta e sincera.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera carissimo, anzitutto ti ringrazio per questo tuo racconto. Quello che stai vivendo dopo la fine di una relazione lunga e intensa è del tutto normale, sia emotivamente che dal punto di vista neurologico. Il cervello, infatti, mantiene attivi circuiti dell’attaccamento e della ricompensa legati alla dopamina, simili a quelli coinvolti nella dipendenza: questo spiega perché pensieri, nostalgia e desiderio della persona perdurano anche mesi dopo. Allo stesso tempo, ricordi emotivamente intensi vengono consolidati dall’amigdala, generando dolore o rabbia quando riaffiorano, mentre la corteccia prefrontale fatica a regolare queste emozioni forti. L’aumento di cortisolo, l’ormone dello stress, mantiene il cervello in uno stato di allerta emotiva, rendendo difficile il distacco.
Perdona il mio breve excursus teorico ma è solamente per dirti che per affrontare tutto questo, può essere utile un approccio strutturato: riconoscere e legittimare le emozioni, distinguere ciò che puoi controllare da ciò che non puoi, prenderti cura di te stesso attraverso attività, hobby e relazioni che ti fanno sentire centrale, gestire i pensieri intrusivi con strategie concrete e simboliche (come scrivere una lettera mai inviata), e costruire nuovi obiettivi e progetti personali. Un percorso di supporto psicologico può aiutarti a elaborare il tradimento e la fine della relazione, rafforzare i tuoi confini emotivi e favorire una chiusura reale.
In sintesi, la difficoltà ad andare avanti non è una debolezza: è un processo naturale del cervello legato all’attaccamento, alla memoria emotiva e allo stress. Con strumenti pratici e sostegno professionale, è possibile ritrovare equilibrio, serenità e la capacità di guardare al futuro senza essere bloccati dal passato. ti auguro il meglio e se ti va ritieniti pure libero di rispondere a questo messaggio :)
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua storia con tanta sincerità. È evidente quanto abbia investito in questa relazione e quanto la sua fine abbia lasciato ferite profonde. Dopo legami così lunghi e significativi, è normale sentire dolore, confusione e bisogno di dare un senso a quanto accaduto.

Quando una relazione finisce, spesso ciascuno porta dentro di sé domande rimaste senza risposta, e non sempre è possibile avere una verità “oggettiva”. Piuttosto, può diventare importante capire cosa quella esperienza ha significato per sé stessi, riconoscere i propri bisogni emotivi e ripartire da lì.

Il fatto che la sua ex compagna sembri essere andata avanti in poco tempo non significa che ciò che avete vissuto non sia stato autentico o importante. Ognuno elabora i distacchi in maniera diversa: c’è chi si butta subito in una nuova relazione, chi invece ha bisogno di fermarsi a lungo. Non è una gara né un metro di valore personale.

Quello che conta adesso è lei: accogliere il dolore, ma anche riconoscere la sua capacità di riflettere, di mettersi in discussione e di cercare un senso. Questo è già un passo prezioso verso la guarigione.

Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a elaborare meglio la rottura, a sciogliere i pensieri che ancora la tengono legato al passato e a riscoprire energie e desideri per il futuro.

Le auguro di ritrovare passo dopo passo la serenità che merita.
Dr. Riccardo Sirio
Psicologo, Psicologo clinico
Trofarello
Buongiorno,
Hai vissuto una relazione molto lunga e intensa che ti ha richiesto tanto a livello emotivo e personale
hai dato tanto e hai anche accettato ferite importanti in nome dell’amore
hai cercato di capire di adattarti di perdonare di rimediare ma spesso ti sei sentito invisibile non ascoltato non visto
e oggi ti ritrovi con tante domande non chiuse
è normale che tu stia cercando un senso perché quando una storia finisce così dopo tanti anni si ha bisogno di dare un significato al dolore
quello che senti è legittimo e il tuo bisogno di chiarezza parla del valore che hai dato a questa relazione
non sei sbagliato per non riuscire a girare pagina subito e nemmeno lei per essersi allontanata anche se il modo è stato doloroso
il dolore che provi merita spazio e rispetto così come il tuo percorso nel cercare di capire e andare avanti
non sei solo in questo processo e non c’è un tempo giusto per guarire
sei ancora nel mezzo ma stai già camminando verso la tua ricostruzione.
Dott.ssa Sara Vassallo
Psicologo
Battipaglia
Salve, mi verrebbe da porle una domanda: forse la verità non la saprà mai, ma a cosa le servirebbe? Quanto cambierebbe per lei sapere se la sua ex compagna lo ha lasciato "solo" perché il vostro rapporto era ormai deteriorato o perché già infatuata di un altro? Tutto sommato le due cose potrebbero sovrapporsi. Ai fini del suo lavoro di elaborazione... cosa cambia?
Scelga ciò che è verità per lei e lavori in quel senso per rimettere assieme i pezzi di una lunga storia finita.
Resto a disposizione. In bocca al lupo!
Salve!
Il tradimento di un partner può essere un'esperienza molto traumatica, soprattutto quando si è investito molto nella relazione. Hai sicuramente fatto un grande sforzo per perdonare la tua ex e per andare avanti ma " perdonare" non significa dimenticare o cancellare il dolore provato ( come sembra tu abbia voluto fare ma senza riuscirsi )ma è un processo lungo e difficile e spesso richiede tempo e aiuto.
Nella vostra relazioni ci sono stati continui problemi di comunicazione e di gestione delle emozioni e questo ha portato a una distanza emotiva che ha reso impossibile continuare la relazione così com'era allo stato attuale .
E' comprensibile che ora ti chieda se è normale elaborare una rottura in così poco tempo, la risposta è che non esiste un tempo giusto, ogni persona è diversa e il processo di elaborazione può variare da persona e persona ma questo non toglie nulla alla vostra storia.
Ti consiglio di provare a concentrarti su te stesso, fai cose che ti fanno stare bene, prenditi cura di te stesso, fisicamente e mentalmente. Riconoscere e accettare le proprie emozioni, anche quelle più dolorose è il modo più sano ed efficace per affrontare la situazione e poter andare avanti.
In bocca al lupo per tutto!
Dott.ssa Sofia Minni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera,
Scrivere ciò che si prova può diventare un modo prezioso per dare un senso a esperienze che altrimenti rimarrebbero confusamente dentro di noi. Nel suo caso, sembra che quell’episodio vissuto in adolescenza non abbia rappresentato soltanto una semplice ombra del passato, ma piuttosto una ferita che, nonostante il tempo trascorso, non si è mai rimarginata del tutto. Questo dolore, legato al senso di abbandono, ha probabilmente inciso nel profondo, lasciando una traccia che ancora oggi trova spazio nei suoi pensieri e nelle sue emozioni.

Allora, perdonare senza affrontare fino in fondo ciò che era accaduto è stata forse una forma di protezione: un modo per salvaguardare il legame e tenere a distanza un dolore che sarebbe stato troppo difficile da nominare. Ma quella scelta ha comportato anche la rinuncia a un dialogo autentico, sostituito da un silenzio che, pur garantendo la presenza dell’altro, impediva di capirsi veramente.

Ogni persona elabora le rotture relazionali in tempi e modi diversi. C’è chi riesce a riconoscere e attraversare il dolore quasi nell’immediato, e chi invece si accorge della profondità della ferita molto più tardi, quando situazioni, incontri o ricordi riattivano ciò che era rimasto sospeso. In questo senso, il tempo non sempre guarisce da solo, ma offre la possibilità di riprendere in mano quelle emozioni, di riconoscerle e finalmente dar loro uno spazio per essere elaborate.

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