Sono un uomo di 30 anni e dall'età di 25, al momento in cui ho conseguito la mia laurea, lavoro. Il
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Sono un uomo di 30 anni e dall'età di 25, al momento in cui ho conseguito la mia laurea, lavoro. Il passaggio dal mondo dell'università a quello del lavoro non è stato traumatico all'inizio, ma con il tempo ho iniziato a sviluppare una serie di ansie legate al futuro. Ho iniziato a lavorare 3 settimane dopo la laurea e da lì le cose sono solo migliorate. Però mi è sempre sembrato di essermi solo trovato al posto giusto al momento giusto e non che abbia davvero meritato le mie promozioni. In più ho sempre sentito l'esigenza di tenere aperta una via di fuga, qualcosa che mi permettesse di avere una strada già avviata se le cose fossero andate male. Al momento sto costruendo casa con la mia compagna nella mia città di origine, che è la stessa dove lavoro, ho un buon lavoro iniziato da poco, per il quale ero entusiasta fino a poche settimane fa. Da qualche settimana, però, sento di nuovo l'impulso di creare una nuova strada, un piano B che mi salvi nel caso in cui tutto vada male. Ed è logorante. È un freno al raggiungimento della mia tranquillità e forse anche a quella di chi mi sta intorno. Ho paura che la mia "fortuna" non durerà per sempre e che non avrò sempre l'età per crearmi un piano B. Ma mi rendo conto che nella paura per il futuro, sto rovinando nell'ansia le cose che potrebbero essere belle nel presente.
Caro utente,
ha davvero trovato la strada giusta per lei? La sua voglia di fare, reinventarsi e trovare nuovi stimoli non deve essere vista per forza in modo negativo come qualcosa che mina la sua tranquillità presente e futura. Sicuramente è importante godere e rendersi conto di ciò che si ha, ma anche importante interrogarsi se ciò che si ha sia davvero tutto ciò che si desidera o se invece c'è qualche nuovo obiettivo da sviluppare. I piani B ci sono ad ogni età...sicuramente il piano A è sempre ricercare ciò che ci fa stare bene e ci rende felici e soddisfatti. Quindi provi a darsi del tempo e a porsi un po' di domande per capire da dove arriva questa insoddisfazione e cosa la renderebbe più felice e tranquillo. Se dovesse essere necessario qualora l'ansia prendesse il sopravvento, allora si rivolga ad uno psicologo così che insieme possiate conoscere e gestire le incertezze.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
ha davvero trovato la strada giusta per lei? La sua voglia di fare, reinventarsi e trovare nuovi stimoli non deve essere vista per forza in modo negativo come qualcosa che mina la sua tranquillità presente e futura. Sicuramente è importante godere e rendersi conto di ciò che si ha, ma anche importante interrogarsi se ciò che si ha sia davvero tutto ciò che si desidera o se invece c'è qualche nuovo obiettivo da sviluppare. I piani B ci sono ad ogni età...sicuramente il piano A è sempre ricercare ciò che ci fa stare bene e ci rende felici e soddisfatti. Quindi provi a darsi del tempo e a porsi un po' di domande per capire da dove arriva questa insoddisfazione e cosa la renderebbe più felice e tranquillo. Se dovesse essere necessario qualora l'ansia prendesse il sopravvento, allora si rivolga ad uno psicologo così che insieme possiate conoscere e gestire le incertezze.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
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Capisco bene il tuo vissuto e la difficoltà di gestire queste ansie legate al futuro, soprattutto in una fase della vita così importante come quella del passaggio dall’università al lavoro e la costruzione di una nuova vita insieme. È normale sentirsi insicuri riguardo al proprio merito o alla durata della propria “fortuna”, e questo può portare a un continuo stato di allerta, che però finisce per diventare logorante e limitante. Il desiderio di avere un piano B come sicurezza può trasformarsi in una fonte di ansia che impedisce di vivere serenamente il presente e apprezzare i risultati raggiunti.
Lavorare su questi aspetti significa imparare a riconoscere e accettare le proprie paure senza lasciarsi sopraffare da esse, coltivando la fiducia in se stessi e nel proprio percorso, così da poter vivere con maggiore equilibrio e tranquillità.
Sarebbe utile e consigliato, per un approfondimento più mirato e per sviluppare strategie efficaci di gestione dell’ansia, rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Lavorare su questi aspetti significa imparare a riconoscere e accettare le proprie paure senza lasciarsi sopraffare da esse, coltivando la fiducia in se stessi e nel proprio percorso, così da poter vivere con maggiore equilibrio e tranquillità.
Sarebbe utile e consigliato, per un approfondimento più mirato e per sviluppare strategie efficaci di gestione dell’ansia, rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno.
La paura del futuro è spesso caratterizzata da ansia anticipatoria, ovvero la preoccupazione per ciò che potrebbe accadere, anche se non c'è una minaccia reale nel presente. È importante imparare a vivere nel presente, sviluppare resilienza, pianificare con flessibilità.
Se la paura diventa invalidante, cercare aiuto da un professionista della salute mentale può fare una grande differenza.
Resto a disposizione.
Cordiali Saluti
La paura del futuro è spesso caratterizzata da ansia anticipatoria, ovvero la preoccupazione per ciò che potrebbe accadere, anche se non c'è una minaccia reale nel presente. È importante imparare a vivere nel presente, sviluppare resilienza, pianificare con flessibilità.
Se la paura diventa invalidante, cercare aiuto da un professionista della salute mentale può fare una grande differenza.
Resto a disposizione.
Cordiali Saluti
Gent.mo, a me sembra che lei abbia piuttosto chiaro quanto le sue paure legate al futuro, inquinino il suo presente e le impediscano di godere dei suoi successi, che lei sente come un mero colpo di fortuna e non come il risultato del suo sforzo e del suo impegno. Ciò che mi sento di consigliarle, è di valutare la possibilità di iniziare un lavoro psicoterapeutico che le consenta di esplorare le sue paure, comprenderne profondamente il significato, al fine di potersene affrancare e vivere, finalmente, il suo presente, godendo pienamente dei suoi successi.
Augurandole tutto il meglio, la saluto cordialmente.
Dott.ssa Lucia Nobis
Augurandole tutto il meglio, la saluto cordialmente.
Dott.ssa Lucia Nobis
Buongiorno, quello che mi racconta è una condizione che molte persone sperimentano, soprattutto in momenti di cambiamento e crescita come quello che sta attraversando lei. È molto comprensibile che, dopo un periodo iniziale di entusiasmo, la paura e l’incertezza riguardo al futuro possano iniziare a farsi sentire in modo più insistente, creando una sorta di tensione interna che fatica a lasciarle spazio per godersi il presente. Il timore che la “fortuna” o il successo ottenuto finora possano improvvisamente sfuggirle di mano è un tema molto comune, e si collega a quello che in ambito cognitivo-comportamentale viene spesso definito “pensiero catastrofico”, ovvero la tendenza a immaginare scenari peggiori come se fossero inevitabili. È importante riconoscere che questa paura, sebbene dolorosa, è una reazione emotiva comprensibile e ha una sua funzione: quella di proteggerla da possibili delusioni future. Tuttavia, quando diventa un pensiero costante e rigido, può paradossalmente impedirle di vivere serenamente il presente e di apprezzare i traguardi raggiunti. Il desiderio di avere sempre un “piano B” non nasce tanto da un eccesso di prudenza, quanto da un senso di insicurezza profondo, che però rischia di consumare energie preziose e di allontanarla dalla soddisfazione e dalla tranquillità che merita. In questo contesto, può essere utile lavorare sulla sua capacità di riconoscere e mettere in discussione quei pensieri che alimentano la paura, chiedendosi quanto siano realmente fondati e se ci siano alternative più realistiche e funzionali. Per esempio, può provare a osservare se ha avuto finora prove concrete che il suo successo sia solo frutto del caso o se, al contrario, le sue competenze e il suo impegno abbiano giocato un ruolo importante. Spesso si tende a minimizzare i propri meriti e a dare troppo spazio al dubbio, ma rivedere in modo più equilibrato i propri successi può aiutare a ridurre l’ansia legata al futuro. Parallelamente, può essere utile anche esplorare ciò che significa per lei “rischiare” o “fallire” e quale impatto reale avrebbe un eventuale cambiamento o difficoltà. Spesso la paura di perdere il controllo nasce dall’incertezza rispetto a ciò che non si conosce, ma affrontare questi timori con gradualità e senza giudizio può aprire la strada a una maggiore serenità. La sua voglia di costruire una vita stabile con la sua compagna, di lavorare nella sua città e di realizzare un progetto importante come la casa sono tutti segnali di una buona base da cui partire, anche se dentro di lei si agitano paure e dubbi. Infine, imparare a riconoscere e accogliere l’ansia senza esserne sopraffatti è una sfida che può portare a un equilibrio più sano. L’ansia, infatti, è un’emozione che non deve necessariamente scomparire del tutto, ma può diventare un campanello di allarme che ci aiuta a prepararci, senza bloccarci. La mindfulness, le tecniche di rilassamento e un lavoro mirato sulle modalità di pensiero possono essere strumenti preziosi per ridurre quell’agitazione interna che oggi percepisce come un freno. Le auguro di poter trovare un modo per concedersi di vivere il presente, riconoscendo il valore di ciò che ha costruito, e di affrontare il futuro con un atteggiamento meno dominato dalla paura e più orientato alla fiducia in se stesso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, a volte non è semplice capire cosa ci rende davvero soddisfatti, o perchè non si riesca a stare in quello che abbiamo raggiunto per goderne al massimo. Da dove origina questa ansia? Cos'è che temiamo davvero? Il futuro con i suoi imprevisti, o il consolidarsi/proseguire nel presente?
Grazie per aver condiviso in modo così lucido e articolato un’esperienza che, in realtà, accomuna molte persone nel passaggio alla vita adulta. Sulla base di ciò che ha descritto da una parte ha costruito basi solide, un lavoro stabile, una relazione, un progetto di casa, ma dall’altra sente un bisogno quasi compulsivo di tenere aperta una “via di fuga”, come se il successo fosse una trappola e non una conquista. Questo impulso può avere radici profonde: la paura dell’instabilità, il timore di non meritare davvero ciò che si ha (quella che alcuni chiamano sindrome dell’impostore), o ancora una forma di ansia anticipatoria che cerca la “vaccinazione” contro futuri fallimenti immaginati. Il paradosso è che, nel tentativo di prevedere e controllare il peggio, finisce per logorare il meglio che ha nel presente.
Un elemento centrale del suo racconto è il dubbio sul merito: “non ho davvero meritato le promozioni”. Questo pensiero, se non riconosciuto, può diventare un sabotatore silenzioso, spingendola a cercare continuamente nuove strade, non per espandere le sue possibilità, ma per sfuggire da qualcosa.
Credo sarebbe molto utile approfondire inanzitutto da dove nasce questo bisogno di “un piano B” continuo e cosa significa per lei “tranquillità”, imparando a riconoscerla quando presente; è altrettanto importante apprendere un dialogo interiore maggiormente funzionale, che faccia pace con il senso di “fortuna” e che ponga il proprio focus sul senso di “responsabilità personale”, nel bene e nel male.
La sua consapevolezza è già un grandissimo punto di forza: ha riconosciuto che l’ansia per il futuro rischi di togliere valore al presente. Questo è un momento perfetto per iniziare un percorso psicologico non perché “c’è qualcosa che non va”, ma proprio per imparare a custodire e abitare meglio ciò che ha costruito.
Resto a sua completa disposizione se vuole approfondire e nel frattempo le auguro il meglio per tutto ciò che verrà.
Un caro saluto.
Un elemento centrale del suo racconto è il dubbio sul merito: “non ho davvero meritato le promozioni”. Questo pensiero, se non riconosciuto, può diventare un sabotatore silenzioso, spingendola a cercare continuamente nuove strade, non per espandere le sue possibilità, ma per sfuggire da qualcosa.
Credo sarebbe molto utile approfondire inanzitutto da dove nasce questo bisogno di “un piano B” continuo e cosa significa per lei “tranquillità”, imparando a riconoscerla quando presente; è altrettanto importante apprendere un dialogo interiore maggiormente funzionale, che faccia pace con il senso di “fortuna” e che ponga il proprio focus sul senso di “responsabilità personale”, nel bene e nel male.
La sua consapevolezza è già un grandissimo punto di forza: ha riconosciuto che l’ansia per il futuro rischi di togliere valore al presente. Questo è un momento perfetto per iniziare un percorso psicologico non perché “c’è qualcosa che non va”, ma proprio per imparare a custodire e abitare meglio ciò che ha costruito.
Resto a sua completa disposizione se vuole approfondire e nel frattempo le auguro il meglio per tutto ciò che verrà.
Un caro saluto.
Ha descritto con lucidità un vissuto molto più comune di quanto si pensi: quella sottile inquietudine che può nascere anche quando, apparentemente, tutto va bene. Il bisogno costante di tenersi pronto a una possibile caduta — come se la felicità fosse qualcosa di instabile o non meritata — spesso ha radici profonde, legate al senso di autostima, al valore personale e al timore del fallimento.
Quel “piano B” che sente il bisogno di costruire, forse, è più una strategia per gestire l’ansia che una reale necessità. E la fatica non sta nel cambiamento esterno, ma nel modo in cui si racconta i suoi successi: come se non fossero davvero suoi.
Intraprendere un percorso psicologico potrebbe aiutarla a:
riconoscere il valore delle sue conquiste;
lavorare sul timore di “non essere all’altezza” (che a volte ha a che fare con il cosiddetto “impostore interiore”);
imparare a stare nel presente, senza sentirsi sempre sul punto di dover “scappare”.
Se lo desidera, possiamo iniziare questo lavoro insieme. Non per toglierle il bisogno di sicurezza, ma per aiutarla a sentirsi più stabile dentro di sé, a prescindere da ciò che accade fuori.
Quel “piano B” che sente il bisogno di costruire, forse, è più una strategia per gestire l’ansia che una reale necessità. E la fatica non sta nel cambiamento esterno, ma nel modo in cui si racconta i suoi successi: come se non fossero davvero suoi.
Intraprendere un percorso psicologico potrebbe aiutarla a:
riconoscere il valore delle sue conquiste;
lavorare sul timore di “non essere all’altezza” (che a volte ha a che fare con il cosiddetto “impostore interiore”);
imparare a stare nel presente, senza sentirsi sempre sul punto di dover “scappare”.
Se lo desidera, possiamo iniziare questo lavoro insieme. Non per toglierle il bisogno di sicurezza, ma per aiutarla a sentirsi più stabile dentro di sé, a prescindere da ciò che accade fuori.
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza la sua esperienza. È evidente che ha già riflettuto a fondo su ciò che sta vivendo, e questa consapevolezza rappresenta un passo molto importante.
Il bisogno di avere sempre un piano alternativo e la difficoltà a godere pienamente del presente per la preoccupazione verso il futuro sono aspetti molto comuni. In particolare, nei momenti di cambiamento o di crescita personale, è normale provare timori legati al desiderio di mantenere tutto sotto controllo per sentirsi più sicuri.
Questa strategia di controllo, pur essendo comprensibile, può però diventare faticosa e logorante. Alimenta una tensione costante e rischia di sottrarre spazio alla possibilità di vivere con maggiore serenità e apprezzare le cose positive già presenti nella propria vita.
Può essere utile concedersi del tempo per riflettere su queste dinamiche, comprenderne più a fondo le origini e cercare un equilibrio più sereno tra la pianificazione del futuro e la capacità di vivere il presente con maggiore tranquillità. Vale la pena chiedersi a che prezzo si sta portando avanti questa strategia e che cosa si rischia di sacrificare in cambio.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o approfondimenti.
Un saluto.
Il bisogno di avere sempre un piano alternativo e la difficoltà a godere pienamente del presente per la preoccupazione verso il futuro sono aspetti molto comuni. In particolare, nei momenti di cambiamento o di crescita personale, è normale provare timori legati al desiderio di mantenere tutto sotto controllo per sentirsi più sicuri.
Questa strategia di controllo, pur essendo comprensibile, può però diventare faticosa e logorante. Alimenta una tensione costante e rischia di sottrarre spazio alla possibilità di vivere con maggiore serenità e apprezzare le cose positive già presenti nella propria vita.
Può essere utile concedersi del tempo per riflettere su queste dinamiche, comprenderne più a fondo le origini e cercare un equilibrio più sereno tra la pianificazione del futuro e la capacità di vivere il presente con maggiore tranquillità. Vale la pena chiedersi a che prezzo si sta portando avanti questa strategia e che cosa si rischia di sacrificare in cambio.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o approfondimenti.
Un saluto.
Buongiorno, leggendo il suo messaggio percepisco una forte fatica rispetto al suo vissuto attuale. il mio consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo per poter capire da dove partano queste sue preoccupazioni, preoccupazioni che forse la "tengono impegnato" rispetto a qualcos'altro. Cordialmente dott.ssa Caruso
Gentilissimo, la Sua esperienza legata al sentirsi “fortunato” più che competente, aver bisogno di un piano B per sentirsi al sicuro e, al tempo stesso, accorgersi che questa strategia spegne l’entusiasmo per ciò che ha già costruito, è comune a molti.
Molte ricerche spiegano che, quando l’incertezza sul futuro sembra ingestibile, la mente ricorre a vie di fuga “preventive”, ma paradossalmente investire troppe energie nei piani di riserva finisce per ridurre motivazione e soddisfazione nel piano principale.
Alcune proposte concrete che è possibile esplorare per aiutarLa a sentirsi più radicato nel presente, riconoscere il tuo valore e gestire l’ansia per il futuro sono le seguenti:
1) Raccogliere i Suoi successi reali;
2) Imparare a gestire in modo più funzionale il Worry Time (tempo per le preoccupazioni);
3) Utilizzo di tecniche di rilassamento;
4) Fare emergere i Suoi valori;
5) Riconoscere e validarsi la possibilità di vivere momenti di paura ed incertezza;
6) Sviluppare maggior consapevolezza in merito ai piani B.
Un professionista saprà indicarLe la strada da percorrere per riuscire a ritrovare quel bilanciamento che deve pervadere la Sua quotidianità.
La ringrazio per aver condiviso la Sua esperienza.
Dott. Fabio Coletta
Molte ricerche spiegano che, quando l’incertezza sul futuro sembra ingestibile, la mente ricorre a vie di fuga “preventive”, ma paradossalmente investire troppe energie nei piani di riserva finisce per ridurre motivazione e soddisfazione nel piano principale.
Alcune proposte concrete che è possibile esplorare per aiutarLa a sentirsi più radicato nel presente, riconoscere il tuo valore e gestire l’ansia per il futuro sono le seguenti:
1) Raccogliere i Suoi successi reali;
2) Imparare a gestire in modo più funzionale il Worry Time (tempo per le preoccupazioni);
3) Utilizzo di tecniche di rilassamento;
4) Fare emergere i Suoi valori;
5) Riconoscere e validarsi la possibilità di vivere momenti di paura ed incertezza;
6) Sviluppare maggior consapevolezza in merito ai piani B.
Un professionista saprà indicarLe la strada da percorrere per riuscire a ritrovare quel bilanciamento che deve pervadere la Sua quotidianità.
La ringrazio per aver condiviso la Sua esperienza.
Dott. Fabio Coletta
Gentile utente buonasera.
Ha raggiunto una buona consapevolezza sul fatto che non essere focalizzato sul momento presente sta diventando fonte di malessere e ansia per il futuro. Questa consapevolezza la deve motivare a intraprendere un percorso di introspezione e di crescita personale che le consenta di "abbassare il volume" dei suoi pensieri sul futuro e gestire la catena di emozioni negative che ne consegue.
Non credo al concetto di "fortuna". Tutto capita con un nesso di causalità, soprattutto se parliamo di comportamenti umani. Ci sono scelte e ci sono conseguenze: l'importante è farsi guidare da valori importanti nelle scelte che via via su fanno ed essere così in grado di celebrare i successi conseguiti e accettare le conseguenze negative, le quali comunque sono fondamentale step di miglioramento e apprendimento.
E' molto positivo che lei abbia il bisogno di creare piani alternativi nella sua vita, è segno di innovazione personale e disponibilità al cambiamento. Ma non leghi il concetto di alternative a quello di mancata tranquillità. La tranquillità non può essere un obiettivo della vita: le perturbazioni sono continue ed è più importante coltivare la flessibilità psicologica e la resilienza, piuttosto che l'equilibrio.
Le consiglio di soffermarsi a valutare giorno per giorno il sentimento della gratitudine che riesce a provare: la gratitudine è un potente generatore di benessere e un'ancora stabile nella percezione del presente. Rifletta su ciò per cui è grato nella vita: una compagna di vita, un lavoro e delle possibilità economiche, capacità intellettive e certamente anche interiori, capacità di porsi obiettivi e raggiungerli con impegno.
Valorizzare ciò che si ha significa definire le priorità per percepire realmente benessere psicologico, modellando il proprio stile di vita per sostenerlo e migliorarlo se possibile. Se la mente fugge al futuro troppo spesso si creano inevitabilmente delle aspettative che determinano una distanza tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, generando ansia e frustrazione, continua insoddisfazione. La mente si comporta in questo modo, spesso, in modo automatico, e il flusso di pensieri appare difficile da arrestare.
Eppure allenando l'attenzione a stare nel momento presente e lavorare sulle priorità per stare bene, mentalmente e fisicamente, si può controllare l'overthinking fino a limitarlo.
Tutti questi concetti e strategie possono essere sviluppati nell'ambito di un percorso psicologico di crescita personale e gestione emotiva. Se lo desidera posso darle maggiori informazioni a riguardo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Ha raggiunto una buona consapevolezza sul fatto che non essere focalizzato sul momento presente sta diventando fonte di malessere e ansia per il futuro. Questa consapevolezza la deve motivare a intraprendere un percorso di introspezione e di crescita personale che le consenta di "abbassare il volume" dei suoi pensieri sul futuro e gestire la catena di emozioni negative che ne consegue.
Non credo al concetto di "fortuna". Tutto capita con un nesso di causalità, soprattutto se parliamo di comportamenti umani. Ci sono scelte e ci sono conseguenze: l'importante è farsi guidare da valori importanti nelle scelte che via via su fanno ed essere così in grado di celebrare i successi conseguiti e accettare le conseguenze negative, le quali comunque sono fondamentale step di miglioramento e apprendimento.
E' molto positivo che lei abbia il bisogno di creare piani alternativi nella sua vita, è segno di innovazione personale e disponibilità al cambiamento. Ma non leghi il concetto di alternative a quello di mancata tranquillità. La tranquillità non può essere un obiettivo della vita: le perturbazioni sono continue ed è più importante coltivare la flessibilità psicologica e la resilienza, piuttosto che l'equilibrio.
Le consiglio di soffermarsi a valutare giorno per giorno il sentimento della gratitudine che riesce a provare: la gratitudine è un potente generatore di benessere e un'ancora stabile nella percezione del presente. Rifletta su ciò per cui è grato nella vita: una compagna di vita, un lavoro e delle possibilità economiche, capacità intellettive e certamente anche interiori, capacità di porsi obiettivi e raggiungerli con impegno.
Valorizzare ciò che si ha significa definire le priorità per percepire realmente benessere psicologico, modellando il proprio stile di vita per sostenerlo e migliorarlo se possibile. Se la mente fugge al futuro troppo spesso si creano inevitabilmente delle aspettative che determinano una distanza tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, generando ansia e frustrazione, continua insoddisfazione. La mente si comporta in questo modo, spesso, in modo automatico, e il flusso di pensieri appare difficile da arrestare.
Eppure allenando l'attenzione a stare nel momento presente e lavorare sulle priorità per stare bene, mentalmente e fisicamente, si può controllare l'overthinking fino a limitarlo.
Tutti questi concetti e strategie possono essere sviluppati nell'ambito di un percorso psicologico di crescita personale e gestione emotiva. Se lo desidera posso darle maggiori informazioni a riguardo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Salve,
da quanto leggo la sua situazione sembra girare intorno all'idea che lei non meriti le promozioni o i lavori che le sono stati offerti; l'avere sempre un piano B per poter fuggire nel caso in cui le cose vadano male, mi pare di aver capito, deriva dal fatto che lei non crede di essere meritevole del posto che occupa. Se ciò è vero mi verrebbe da dire che lei ha una scarsa stima di sè su cui dovrebbe lavorare un pò con uno specialista, dopotutto se qualcuno le ha offerto un lavoro o promozioni è perchè in lei vede qualcosa, mentre d'altro canto lei tende a leggerlo come "colpo di fortuna" cioè un qualcosa di non connesso alle sue abilità o alla sua persona, ma semplicemente alla sua buona stella. A questo proposito mi viene in mente una frase che lessi in un libro di psicologia: "spesso noi siamo più crudeli con noi stessi di quanto non lo siano gli altri".
Buona giornata
dott. BG
da quanto leggo la sua situazione sembra girare intorno all'idea che lei non meriti le promozioni o i lavori che le sono stati offerti; l'avere sempre un piano B per poter fuggire nel caso in cui le cose vadano male, mi pare di aver capito, deriva dal fatto che lei non crede di essere meritevole del posto che occupa. Se ciò è vero mi verrebbe da dire che lei ha una scarsa stima di sè su cui dovrebbe lavorare un pò con uno specialista, dopotutto se qualcuno le ha offerto un lavoro o promozioni è perchè in lei vede qualcosa, mentre d'altro canto lei tende a leggerlo come "colpo di fortuna" cioè un qualcosa di non connesso alle sue abilità o alla sua persona, ma semplicemente alla sua buona stella. A questo proposito mi viene in mente una frase che lessi in un libro di psicologia: "spesso noi siamo più crudeli con noi stessi di quanto non lo siano gli altri".
Buona giornata
dott. BG
Ciao, grazie per aver condiviso questo tuo vissuto così sincero. Quello che descrivi è una sensazione molto comune, soprattutto quando ci si trova in un momento di costruzione importante, come il lavoro, la casa, la relazione. Hai lavorato duro, hai avuto successi reali, ma dentro di te si annida quel dubbio che tutto sia frutto di fortuna o caso, un dubbio che ti spinge a preparare sempre un piano B per non trovarti mai impreparato.
Questa tensione verso il futuro può diventare una gabbia, che limita la possibilità di vivere davvero il presente e di godere di ciò che stai costruendo ora. La paura che la “fortuna” possa finire è comprensibile, ma attenzione a non farla diventare un’ombra che ti impedisce di apprezzare ciò che meriti.
Forse, in questo momento, può essere utile fermarti un attimo e chiederti: che cosa ti stai perdendo oggi a inseguire questa sicurezza che sembra sempre sfuggirti? Parlare con qualcuno di fiducia o con un professionista può aiutarti a mettere ordine dentro questa ansia, a ritrovare un equilibrio tra la pianificazione del futuro e la gioia del presente.
Ricorda che meriti di sentire serenità, non solo di sopravvivere all’ansia.
Questa tensione verso il futuro può diventare una gabbia, che limita la possibilità di vivere davvero il presente e di godere di ciò che stai costruendo ora. La paura che la “fortuna” possa finire è comprensibile, ma attenzione a non farla diventare un’ombra che ti impedisce di apprezzare ciò che meriti.
Forse, in questo momento, può essere utile fermarti un attimo e chiederti: che cosa ti stai perdendo oggi a inseguire questa sicurezza che sembra sempre sfuggirti? Parlare con qualcuno di fiducia o con un professionista può aiutarti a mettere ordine dentro questa ansia, a ritrovare un equilibrio tra la pianificazione del futuro e la gioia del presente.
Ricorda che meriti di sentire serenità, non solo di sopravvivere all’ansia.
Buongiorno,
in questo momento potrebbe esserle utile intraprendere un percorso di psicoterapia, per comprendere meglio la sua storia personale. Come mai sente così importante la necessità di costruire sempre una via di fuga? Evidentemente, in passato qualcosa l’ha spaventata a tal punto da renderle fondamentale l’idea di dover lasciare costantemente una porta aperta.
La paura, infatti, può essere paralizzante, e la mente tende a trovare uno spazio di libertà attraverso il pensiero quando non può farlo con il corpo. Rimanere ancorati al presente è fondamentale per vivere bene, mentre rimuginare su un tempo che non è l’attuale rappresenta una delle principali cause di ansia e depressione.
Resto a sua disposizione per qualsiasi ulteriore approfondimento.
in questo momento potrebbe esserle utile intraprendere un percorso di psicoterapia, per comprendere meglio la sua storia personale. Come mai sente così importante la necessità di costruire sempre una via di fuga? Evidentemente, in passato qualcosa l’ha spaventata a tal punto da renderle fondamentale l’idea di dover lasciare costantemente una porta aperta.
La paura, infatti, può essere paralizzante, e la mente tende a trovare uno spazio di libertà attraverso il pensiero quando non può farlo con il corpo. Rimanere ancorati al presente è fondamentale per vivere bene, mentre rimuginare su un tempo che non è l’attuale rappresenta una delle principali cause di ansia e depressione.
Resto a sua disposizione per qualsiasi ulteriore approfondimento.
Buongiorno gentile Utente, quello che racconta tocca una dimensione molto profonda dell’esperienza umana, un nodo che non riguarda soltanto la sua storia personale, ma che spesso emerge in persone attente, responsabili, con una forte componente riflessiva. Proprio queste qualità, che la rendono capace di costruire, investire, progettare (come testimoniano il suo percorso accademico, professionale e affettivo) possono anche portare a una vigilanza costante sul rischio di “perdere tutto”, quasi a volersi anticipare a ogni possibile inciampo. Ma vivere costantemente in questo stato di allerta, anche se protettivo in apparenza, ha un costo emotivo elevatissimo.
Il bisogno di avere sempre un piano B può sembrare prudente, ma quando si trasforma in uno stato mentale cronico, diventa un modo di dubitare continuamente di sé e del valore delle proprie scelte. Lei descrive un vissuto molto coerente con ciò che in ambito psicologico chiamiamo sindrome dell’impostore: la percezione di essere stati “fortunati” più che meritevoli, la sensazione che prima o poi qualcuno si accorgerà che non si è davvero all’altezza. Eppure, i fatti raccontano altro: si è laureato, ha trovato lavoro subito, è cresciuto, ha costruito. Non è fortuna: è responsabilità, è capacità, è impegno.
Spesso chi vive questi sentimenti ha interiorizzato, in modo magari implicito, l’idea che non sia mai abbastanza, che ciò che ha ottenuto debba essere giustificato, e che basti un piccolo errore per perdere tutto. Questo alimenta un ciclo continuo di controllo e di dubbio, nel quale anche le cose belle (come la costruzione di una casa o un nuovo lavoro) non vengono pienamente vissute come conquiste, ma come passaggi da monitorare per il prossimo possibile fallimento. È come vivere in apnea, anche quando si avrebbe diritto a respirare.
L’aspetto positivo è che ha una consapevolezza molto lucida di ciò che le sta accadendo. È un primo passo importante. Le suggerirei di non provare a “zittire” il piano B, quanto piuttosto di ascoltarne la funzione. Che bisogno profondo cerca di soddisfare? A cosa le serve, oltre al controllo? L’ansia, per quanto disturbante, cerca sempre di proteggere. Riconoscerne la logica può essere un modo per trasformarla da ostacolo a risorsa. In un percorso psicologico è possibile imparare a costruire una fiducia più stabile nelle proprie capacità e a dare significato ai traguardi raggiunti, sentendoli propri, non frutto del caso.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il bisogno di avere sempre un piano B può sembrare prudente, ma quando si trasforma in uno stato mentale cronico, diventa un modo di dubitare continuamente di sé e del valore delle proprie scelte. Lei descrive un vissuto molto coerente con ciò che in ambito psicologico chiamiamo sindrome dell’impostore: la percezione di essere stati “fortunati” più che meritevoli, la sensazione che prima o poi qualcuno si accorgerà che non si è davvero all’altezza. Eppure, i fatti raccontano altro: si è laureato, ha trovato lavoro subito, è cresciuto, ha costruito. Non è fortuna: è responsabilità, è capacità, è impegno.
Spesso chi vive questi sentimenti ha interiorizzato, in modo magari implicito, l’idea che non sia mai abbastanza, che ciò che ha ottenuto debba essere giustificato, e che basti un piccolo errore per perdere tutto. Questo alimenta un ciclo continuo di controllo e di dubbio, nel quale anche le cose belle (come la costruzione di una casa o un nuovo lavoro) non vengono pienamente vissute come conquiste, ma come passaggi da monitorare per il prossimo possibile fallimento. È come vivere in apnea, anche quando si avrebbe diritto a respirare.
L’aspetto positivo è che ha una consapevolezza molto lucida di ciò che le sta accadendo. È un primo passo importante. Le suggerirei di non provare a “zittire” il piano B, quanto piuttosto di ascoltarne la funzione. Che bisogno profondo cerca di soddisfare? A cosa le serve, oltre al controllo? L’ansia, per quanto disturbante, cerca sempre di proteggere. Riconoscerne la logica può essere un modo per trasformarla da ostacolo a risorsa. In un percorso psicologico è possibile imparare a costruire una fiducia più stabile nelle proprie capacità e a dare significato ai traguardi raggiunti, sentendoli propri, non frutto del caso.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, molte volte ,andando dietro al pensiero di "crearmi dei cuscinetti" suo quali cadere in caso di "scossa", non si riesce a vivere e apprezzare pienamente ciò che si ha e che accade di bello nella propria vita.
Come quasi tutti ormai lei non riesce semplicemente a stare nel presente, a diversi il Qui ed ora senza Pre-occuparsi di un futuro che in realtà non esiste.
Un percorso psicologico l'aiuterebbe a capire come rimanere nel presente e occuparsi di ciò che realmente vive .se vuole può contattarmi quando vuole.
Come quasi tutti ormai lei non riesce semplicemente a stare nel presente, a diversi il Qui ed ora senza Pre-occuparsi di un futuro che in realtà non esiste.
Un percorso psicologico l'aiuterebbe a capire come rimanere nel presente e occuparsi di ciò che realmente vive .se vuole può contattarmi quando vuole.
Buongiorno, da quello che leggo lei sembra molto consapevole di se stesso e dei suoi vissuti interni, questa è una capacità importante e per nulla scontata. Molto spesso capita che il passaggio dal mondo dell'università al mondo del lavoro venga vissuto con estrema difficoltà. Questo perchè, fino a quando la propria identità è quella dello studente universitario, è come se ci fosse la possibilità di continuare a essere in una fase di post-adolescenza (per poi dare luogo a quella del giovane adulto) in cui le possibilità sono ancora illimitate, in cui tutto sommato non si è più bambini ma non si è neanche adulti. Una volta terminata l'università, e con l'ingresso nel mondo del lavoro, simbolicamente nella nostra mente (non capita sempre e a tutti, ma in molti casi accade) diventiamo persone adulte a tutti gli effetti. Essere adulti comporta delle responsabilità e delle sfide che, soprattutto all'inizio, possono spaventare e generare il desiderio di regredire ancora un po'.
Lei racconta della sensazione di "non meritare" la "fortuna" che ha avuto: il suo lavoro, le sue promozioni. Ma, da ciò che scrive, non sembra che ci siano elementi concreti e reali che possano far credere che ciò che ha conquistato sia stato regalato dalla fortuna. Molto probabilmente ha studiato, si è impegnato e ha lavorato sodo per raggiungere i traguardi che adesso ha in mano. E' possibile che, dietro alla sensazione di "non meritare" ciò che ha raggiunto, si celi la paura che una vita adulta comporta, e quindi un inconscio e nascosto desiderio di tornare a fasi di vita precedenti? Naturalmente, questa è solo un'ipotesi, per confermarla servirebbero molti più dati e non è detto che sia l'interpretazione corretta.
Racconta di aver bisogno di trovare una via di fuga. Mi domando: da cos'è che veramente sente di voler fuggire?
In ogni caso, se sente che l'ansia per il futuro ha conseguenze importanti nella sua vita presente, le consiglierei di rivolgersi a un professionista che possa aiutarla a gestire e a comprendere in profondità questi vissuti.
Spero che lei riesca a credere che, tutto ciò che ha raggiunto, lo ha meritato e che riesca a goderselo
Lei racconta della sensazione di "non meritare" la "fortuna" che ha avuto: il suo lavoro, le sue promozioni. Ma, da ciò che scrive, non sembra che ci siano elementi concreti e reali che possano far credere che ciò che ha conquistato sia stato regalato dalla fortuna. Molto probabilmente ha studiato, si è impegnato e ha lavorato sodo per raggiungere i traguardi che adesso ha in mano. E' possibile che, dietro alla sensazione di "non meritare" ciò che ha raggiunto, si celi la paura che una vita adulta comporta, e quindi un inconscio e nascosto desiderio di tornare a fasi di vita precedenti? Naturalmente, questa è solo un'ipotesi, per confermarla servirebbero molti più dati e non è detto che sia l'interpretazione corretta.
Racconta di aver bisogno di trovare una via di fuga. Mi domando: da cos'è che veramente sente di voler fuggire?
In ogni caso, se sente che l'ansia per il futuro ha conseguenze importanti nella sua vita presente, le consiglierei di rivolgersi a un professionista che possa aiutarla a gestire e a comprendere in profondità questi vissuti.
Spero che lei riesca a credere che, tutto ciò che ha raggiunto, lo ha meritato e che riesca a goderselo
Buongiorno,
che paradosso curioso: costruire casa e al tempo stesso cercare una via di fuga.
E se quella “fortuna” che teme di perdere fosse, in realtà, una parte di sé che non si è ancora del tutto riconosciuto?
Forse non serve un piano B, ma uno sguardo nuovo sul piano A.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
che paradosso curioso: costruire casa e al tempo stesso cercare una via di fuga.
E se quella “fortuna” che teme di perdere fosse, in realtà, una parte di sé che non si è ancora del tutto riconosciuto?
Forse non serve un piano B, ma uno sguardo nuovo sul piano A.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Comprendere il bisogno di avere sempre una via di fuga e la sensazione di non meritare pienamente i propri successi è qualcosa che accomuna molte persone, soprattutto in momenti di grande cambiamento e responsabilità come quelli che stai vivendo. È naturale che, quando si costruiscono nuove tappe importanti della vita, emergano dubbi e paure sul futuro, e il desiderio di “prepararsi” a ogni evenienza può diventare una strategia per gestire l’ansia, anche se a volte rischia di togliere spazio alla serenità nel presente. Un percorso di terapia potrebbe aiutarti a esplorare queste dinamiche con maggiore profondità, offrendo uno spazio sicuro in cui comprendere meglio te stesso e trovare nuove modalità per vivere con più tranquillità e fiducia nel tuo percorso. Dott.ssa Rizzotti
Caro paziente, comprendo le tue emozioni: la paura di non meritare i successi, la costante ansia per il futuro, e la necessità di un “piano B” sono segnali molto comuni, spesso correlati alla sindrome dell’impostore. La maggior parte delle persone sperimenta ciò ad un certo punto della vita, e riconoscerlo è già un passo importante verso il cambiamento. Se senti che queste dinamiche stanno limitando la tua serenità e il godimento del presente, potremmo esplorarle insieme in modo mirato. Un sostegno esperto può aiutarti a trasformare questi vissuti in risorse, per vivere con maggiore fiducia e tranquillità. Resto a disposizione.
Un saluto!
Un saluto!
Gentile utente, posso solo immaginare quanto dover affrontare tutto questo sia difficile, soprattutto perché dalle sue parole mi arriva una sensazione di fatica non indifferente, nel doversi dedicare ad un piano alternativo mentre la vita, nel frattempo, fa il suo corso. La ricerca di un "piano b" sembra essere una strategia per far fronte alla sensazione che tutto possa avere un esito inaspettato che non siamo pronti a sostenere. Sarebbe interessante cercare di capire da dove derivi questo senso di imprevedibilità che la pervade ogni qualvolta i suoi pensieri si rivolgono al futuro. Tutto questo potrebbe essere affrontato attraverso un percorso di terapia, che la possa aiutare a lavorare su queste emozioni e a trovare un modo per trovare una soluzione a tutto questo. Se lo vorrà, sarei felice di poterla aiutare, anche online. Le auguro il meglio, Dott.ssa Cristiana Danese psicologa
Buonasera, grazie per aver condiviso il suo vissuto con chiarezza e concretezza.
In queste poche righe descrive con lucidità un meccanismo che sembra conoscere bene, ovvero la tendenza a ricercare "una via di fuga", o "un piano B", che possa tenerla al sicuro dagli imprevisti.
Emerge anche la sensazione di non meritare i successi raggiunti, ma di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto; quasi come se fosse in balia di eventi fortunati.
Comprendo quando utilizza il termine "logorante", poiché dalle sue parole mi arriva la fatica di rincorrere, come in una maratona, un nuovo piano alternativo. Con il rischio di non godere dei successi nel qui ed ora.
Racconta ciò che vive con tanta consapevolezza, un invito che le faccio è di esplorare ancora più a fondo questi vissuti, magari con il supporto di uno psi. A volte basta poco, per mettere a fuoco ciò che già dentro di noi chiede di essere ascoltato.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Rossi
In queste poche righe descrive con lucidità un meccanismo che sembra conoscere bene, ovvero la tendenza a ricercare "una via di fuga", o "un piano B", che possa tenerla al sicuro dagli imprevisti.
Emerge anche la sensazione di non meritare i successi raggiunti, ma di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto; quasi come se fosse in balia di eventi fortunati.
Comprendo quando utilizza il termine "logorante", poiché dalle sue parole mi arriva la fatica di rincorrere, come in una maratona, un nuovo piano alternativo. Con il rischio di non godere dei successi nel qui ed ora.
Racconta ciò che vive con tanta consapevolezza, un invito che le faccio è di esplorare ancora più a fondo questi vissuti, magari con il supporto di uno psi. A volte basta poco, per mettere a fuoco ciò che già dentro di noi chiede di essere ascoltato.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Rossi
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico per la gestione e il trattamento dell'ansia. Cordiali saluti.
Gentile utente, la ringrazio per aver riportato la sua esperienza. Questo senso di smarrimento e necessità di fuga che racconta, è molto comune fra le persone della sua età, che pur riuscendo a crearsi una propria stabilità, non hanno la certezza che essa possa durare a lungo. La invito però a riflettere sul fatto che - anche se possa essersi trovato al posto giusto e al momento giusto al momento della sua laurea - comunque negli anni a seguire è solo grazie al suo impegno e alle sue capacità che è riuscito ad ottenere una buona posizione lavorativa che le forniva tranquillità. Nel momento in cui si raggiungono determinati obiettivi di vita, che per lei rappresentano dei valori (es. avere un buon lavoro, costruire una bella casa, avere una compagna per la vita), è del tutto normale chiedersi se questi la rappresentino al 100%. La invito però a riflettere rispetto alla necessità di doversi creare un piano B. Crede che esso - qualsiasi esso sia - possa essere vissuto come più autentico per lei? Può essere una situazione in cui sente di vestire i giusti abiti? Sulla base di queste risposte, allora sarà più facile comprendere se sono solo ansie le sue o se effettivamente esiste un'insoddisfazione di fondo che in questo momento le causa sofferenza.
Se avesse bisogno di affrontare insieme la questione, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Desirèe Pesce.
Se avesse bisogno di affrontare insieme la questione, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Desirèe Pesce.
Buon pomeriggio, innanzi tutto La ringrazio per la questa Sua condivisione...
Da quello che racconta, mi sembra che più di una banale "ansia/ paura del futuro" potremmo parlare di un insieme di credenze per cui le cose non possano "semplicemente andare bene", ma piuttosto bisogna sempre dubitare: rimanere "iper-vigili", in allarme, pronti alla catastrofe.
Inoltre, sembra che Lei presenti un locus of control esterno: questo costrutto in psicologia si riferisce alla percezione di una persona di quanto ritiene di poter controllare gli eventi della propria vita. Se questa percezione di controllo verte verso l'"esterno" significa che la persona considera gli eventi positivi della propria vita come puro frutto di una "fortuna", non meritata, e che la fa sentire come un impostore.
Questo è un funzionamento psichico che si basa appunto proprio su credenze e su esperienze che si sono presentate nell'arco della propria vita.
Mi chiedo, a tal proposito, anche che esperienza è stata per Lei quella universitaria (ad es. il superamento degli esami, lo studio, etc)...
Ritengo che di certo un percorso di sostengo e supporto psicologico Le sarebbe utile per comprendere meglio le ragioni che sostengono determinate idee di base e che, di conseguenza, Le fanno sperimentare una costante "ansia" per il futuro - non permettendole di giovare a pieno del presente, magari anche esteso ad altre aree della sua vita che qui non ha esplicitamente citato.
Augurandole buona continuazione, Le ricordo che, se vorrà, mi troverà a Sua disposizione! :)
Da quello che racconta, mi sembra che più di una banale "ansia/ paura del futuro" potremmo parlare di un insieme di credenze per cui le cose non possano "semplicemente andare bene", ma piuttosto bisogna sempre dubitare: rimanere "iper-vigili", in allarme, pronti alla catastrofe.
Inoltre, sembra che Lei presenti un locus of control esterno: questo costrutto in psicologia si riferisce alla percezione di una persona di quanto ritiene di poter controllare gli eventi della propria vita. Se questa percezione di controllo verte verso l'"esterno" significa che la persona considera gli eventi positivi della propria vita come puro frutto di una "fortuna", non meritata, e che la fa sentire come un impostore.
Questo è un funzionamento psichico che si basa appunto proprio su credenze e su esperienze che si sono presentate nell'arco della propria vita.
Mi chiedo, a tal proposito, anche che esperienza è stata per Lei quella universitaria (ad es. il superamento degli esami, lo studio, etc)...
Ritengo che di certo un percorso di sostengo e supporto psicologico Le sarebbe utile per comprendere meglio le ragioni che sostengono determinate idee di base e che, di conseguenza, Le fanno sperimentare una costante "ansia" per il futuro - non permettendole di giovare a pieno del presente, magari anche esteso ad altre aree della sua vita che qui non ha esplicitamente citato.
Augurandole buona continuazione, Le ricordo che, se vorrà, mi troverà a Sua disposizione! :)
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