Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 20 anni assumo daparox goccie a sera, che grazie a que

19 risposte
Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 20 anni assumo daparox goccie a sera, che grazie a queste gocce stavo bene apparte ogni tanto nei cambi stagione tipo ottobre, marzo avevo delle ricadute dove mi sentivo sintomi credo di ansia, cioè depersonalizzazione e derealizzazione in più pensieri di fare del male a chi avevo vicino oppure a me stesso, accompagnato che in quello che mi piaceva fare, tipo uscire con la moto, con amici, ecc non mi provava più piacere...
Tutta questa sensazione mi durava massimo 17 giorni e mi passava...
Adesso da inizio marzo mi è tornata questa sensazione di derealizazzione e depersonalizzazione che mela sto portando ancora oggi dietro, ho sintomi come se tutto quello che mi circonda lo vedo diverso, guardo i miei parenti, genitori e sembra come se non li riconosco, anche se dentro di me so che sono i miei genitori, guardo fuori e sembra come se la strada, le persone ecc li vedo diverse, una sensazione brutta, accompagnato tutto ciò da anedonia, i primi giorni cioè marzo avevo anche altri sintomi tipo la notte facevo fatica a prendere sonno, oppure pensieri di fare del male a chi avevo vicino che adesso non ho più, solo che mi e rimasta questa sensazione di derealizzazione e depersonalizzazione che mi tortura tutta la giornata h24, tipo un episodio forte ieri sera mi sono svegliato che dovevo andare in bagno, e mentre andavo in bagno mi sentivo come se ero disconnesso dal mondo esterno una sensazione bruttissima...
Adesso la mia domanda è può essere un esordio di psicosi o schizofrenia visto che mi sta durando già da 2 mesi che magari inizia così che per adesso mene rendo conto e più avanti mi porta a perdere il contatto della realtà?

Oppure cosa?

Perchè certe volte vado a leggere i sintomi della schizofrenia e sembra come se meli faccio venire tipo come se avverto qualcuno che mi spia, anche se dentro di me so che non c'è nessuno...
Grazie
Grazie per aver raccontato in modo così chiaro quello che stai vivendo. Capisco bene quanto possa essere difficile convivere con queste sensazioni di derealizzazione, depersonalizzazione e pensieri disturbanti. È naturale che, quando durano a lungo, sorgano paure più grandi — come quella di stare sviluppando una psicosi o la schizofrenia.

Da quello che descrivi, però, non sembra che tu stia andando in quella direzione. Il fatto che tu riesca ancora a riconoscere che certi pensieri non sono reali, che dentro di te sai che le persone intorno a te sono quelle che conosci e che ciò che provi è “strano”, è un segnale importante: indica che la tua consapevolezza è intatta. Nelle psicosi vere e proprie, questa capacità si perde.

Le sensazioni che provi (sentire tutto come distante, strano, come se il mondo fosse “sfasato”) sono spesso collegate ad ansia intensa, stress prolungato o a momenti depressivi. A volte, anche in chi soffre di disturbi ossessivi, possono comparire pensieri intrusivi e vissuti che spaventano — ma che, come nel tuo caso, sono riconosciuti come assurdi o esagerati. E proprio questa consapevolezza li distingue dai sintomi psicotici veri e propri.

Inoltre, il fatto che tu abbia tratto beneficio dal Daparox in passato è positivo. Può darsi che in questo momento ci sia bisogno di rivedere la terapia con uno specialista, o magari affiancarla con un percorso psicologico per aiutarti a gestire meglio questi vissuti.

Il consiglio che posso darti è di non restare da solo con queste sensazioni e queste domande. Evita di cercare continuamente online sintomi o diagnosi, perché questo spesso alimenta l’ansia. E se non l’hai ancora fatto, valuta seriamente l’idea di parlare con uno psicologo o uno psichiatra: a volte anche solo poter raccontare tutto questo a qualcuno che sa cosa farne può dare un grande sollievo.

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Dott. Giovanni Pagnini
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Prato
Gentile Utente, purtroppo con le informazioni fornite non è possibile fare alcun tipo di diagnosi. La cosa migliore è riprendere il contatto con un medico psichiatra che la può aiutare nella gestione del farmaco, in primis, e nella formulazione di una diagnosi più accurata (con conseguente impostazione di terapia corretta). Sono infatti 13 anni che, in concomitanza dei cambi di stagione, lei sperimenta abbassamenti di umore. Queste fluttuazioni stagionali ricorrenti verso il basso infatti potrebbero suggerire non tanto a un disturbo depressivo, quanto più a un disturbo dell'umore e pertanto non possono essere trattate unicamente con antidepressivo (si agisce solo sulla fase ma non sul disturbo), ma potrebbe essere più corretto utilizzare uno stabilizzatore dell'umore. Lamictal per esempio non solo stabilizza l'umore ma ha anche un'ottima azione sulla derealizzazione e depersonalizzazione, da associarsi ad antidepressivo. Infine, la paroxetina, per lunghi periodi (sopra i 10 anni) non solo perde efficacia (tolleranza) ma può dare anche effetti astinenziali avversi. Sicuramente è necessario un aggiornamento dallo psichiatra. Le auguro il meglio, a presto
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Grazie per aver condiviso con tanto coraggio e dettaglio ciò che stai vivendo. Le esperienze che descrivi – derealizzazione, depersonalizzazione, anedonia, pensieri intrusivi, difficoltà nel sonno, sensazione di disconnessione dalla realtà – sono sintomi che possono manifestarsi in vari disturbi psicologici, in particolare nei disturbi d’ansia, nei disturbi depressivi, e in alcuni casi nei disturbi ossessivo-compulsivi.

Il fatto che tu riesca ancora a riconoscere come “strane” o “non reali” certe sensazioni (come sapere che i tuoi genitori sono realmente loro, anche se ti sembrano diversi) è un segnale importante: indica che mantieni ancora un certo livello di consapevolezza critica della realtà, che nelle psicosi vere e proprie tende a perdersi.

Tuttavia, il disagio che riporti, soprattutto per la sua intensità e durata, merita attenzione clinica. La paura di “impazzire” o di sviluppare una patologia grave come la schizofrenia è molto comune in chi sperimenta derealizzazione e depersonalizzazione, ma non sempre è indicativa di una psicosi. Spesso è l’ansia stessa, soprattutto se cronica o non ben gestita farmacologicamente, a generare questi pensieri e sensazioni. Anche il tuo farmaco (la paroxetina), assunto per molti anni, potrebbe avere perso parte della sua efficacia oppure necessitare un ricalibro.

Leggere online i sintomi di patologie psichiatriche, soprattutto in un momento di fragilità, può alimentare l’ansia e la confusione, fino a creare una sorta di “identificazione” che peggiora il malessere. È importante ricordare che solo una valutazione diretta con uno specialista può chiarire la situazione in modo sicuro e preciso.

Per questo motivo, sarebbe davvero utile e consigliato approfondire la tua situazione rivolgendoti ad uno specialista della salute mentale – uno psicologo psicoterapeuta o uno psichiatra – che possa accompagnarti in un percorso di comprensione e cura personalizzata. Intervenire in tempi brevi può evitare che il disagio si cronicizzi e ti restituirà un maggior senso di controllo, serenità e benessere.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, innanzitutto mi spiace molto perchè dalla sue parole si percepisce tanto malessere. Non è molto chiaro se è seguito da un medico o assume la stessa terapia da anni. Perchè in casi come il suo è fondamentale essere seguiti sia a livello farmacologico che psicologico/psicoterapeutico. Fossi in lei non mi concentrerei sulla diagnosi ma sulla cura. Mi spiego meglio, la diagnosi serve al clinico per stabilire dei corretti protocolli terapeutici ma nel paziente, il più delle volte, genera angoscia e smarrimento. Dunque, se non l'ha ancora fatto, ne parli con il suo psichiatra (o ne trovi uno che possa andar bene per lei) ed inizi un percorso psicologico. Le faccio un grosso in bocca al lupo.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con così tanta chiarezza e onestà. È evidente quanto questo periodo sia difficile per lei, quanto stia cercando risposte e quanto stia lottando per cercare di capire cosa le stia accadendo. La sua preoccupazione è comprensibile, soprattutto quando i sintomi sembrano prolungarsi nel tempo e toccano in modo così profondo la percezione della realtà e di sé. Ciò che lei descrive — la derealizzazione, la depersonalizzazione, i pensieri intrusivi e disturbanti, la perdita di piacere nelle attività un tempo gratificanti, l’alterazione del sonno e l’ansia che accompagna tutto questo — rientra in un quadro che in psicologia cognitivo-comportamentale è ben noto e trattabile. È importante sottolineare, con fermezza e rassicurazione, che questi sintomi, sebbene molto spaventosi, non indicano necessariamente l'esordio di una psicosi o di una schizofrenia. La differenza fondamentale è che nelle condizioni psicotiche il soggetto perde la consapevolezza che qualcosa non va; mentre lei, con lucidità e sofferenza, si rende conto della stranezza e dell’angoscia che queste sensazioni le provocano. Il fatto che lei si domandi se sia reale o meno, e che sappia riconoscere la differenza tra i propri pensieri e la realtà esterna, è un segnale chiaro che sta mantenendo un contatto critico e lucido con la realtà. Questo è un elemento rassicurante e va valorizzato. La derealizzazione e la depersonalizzazione sono sintomi comuni nei disturbi d’ansia, specialmente quando l’ansia diventa molto intensa e prolungata. In alcuni casi, sono presenti anche nella depressione o in condizioni di stress cronico, e possono essere accentuati da cambiamenti stagionali, variazioni ormonali o persino da modifiche nel ritmo del sonno e nella routine quotidiana. Spesso queste sensazioni sono una sorta di "difesa" automatica della mente, come se per proteggersi da uno stato emotivo troppo intenso, si disconnettesse temporaneamente. Questo però può diventare a sua volta fonte di grande disagio, generando un circolo vizioso: più ci si spaventa per queste sensazioni, più si cerca di analizzarle, controllarle o capirle razionalmente, e più aumentano la confusione e l’intensità con cui si manifestano. Lei ha già fatto un percorso importante nel riconoscere come, in passato, certi episodi siano stati transitori. Questo ci dice che il suo sistema ha una capacità di recupero, anche se adesso questo episodio le sembra più lungo e intrusivo. In situazioni come questa, l’intervento cognitivo-comportamentale può fornire strumenti molto concreti. Si lavora sia sulla riduzione dell’attivazione fisiologica attraverso tecniche di rilassamento, respirazione e mindfulness, sia sull’identificazione e ristrutturazione dei pensieri catastrofici (come l’idea di impazzire o di perdere il contatto con la realtà), che sono spesso automatici e non fondati, ma che alimentano ansia e disconnessione. Inoltre, si lavora sulla gradualità del ritorno alle attività piacevoli, per riattivare il sistema della gratificazione, contrastare l’anedonia e ristabilire il senso di normalità. Potrebbe essere utile anche valutare, insieme al medico curante o allo psichiatra che la segue, se il farmaco che sta assumendo da tempo (in questo caso il Daparox, un antidepressivo SSRI) sia ancora adeguato alla sua situazione attuale o se, dopo tanti anni, vi sia bisogno di una rivalutazione della dose o della molecola. A volte, dopo molto tempo, può emergere una tolleranza che riduce l’efficacia del farmaco, e può essere necessario un piccolo aggiustamento, ovviamente sotto stretto controllo medico. Infine, voglio sottolinearle che il suo bisogno di capire e prevenire un eventuale peggioramento non è patologico, ma anzi è una forma di vigilanza che può essere incanalata positivamente, lavorando in terapia per trasformarla da fonte di allarme a strumento di conoscenza di sé. Le consiglio, con tutto il cuore, di non affrontare tutto questo da solo. Un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale, accompagnato da un confronto medico, potrebbe rappresentare una svolta importante per alleggerire la sua sofferenza e recuperare una piena qualità di vita. La strada per stare meglio esiste, e lei ha già fatto un primo passo importante riconoscendo il bisogno di aiuto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Elisa Folliero
Psicologo, Psicoterapeuta
Spino d'Adda
Buongiorno,
Innanzitutto, mostro la mia comprensione per la difficile situazione che sta vivendo.
Invito sempre a non cercare diagnosi non ufficiali su canali poco validi, quanto cercare sempre il supporto di un professionista, anche per avere conferme circa la propria sintomatologia.
Le ricordo, difatti, come per soddisfare una diagnosi di schizofrenia, è necessario che vengano rispettati determinati criteri. Quello che lei descrive sembrerebbe, piuttosto, ascrivibile, come dice, ad un quadro di depersonalizzazione e derealizzazione, del tutto inquadrabile in uno stato depressivo, ma anche potenzialmente compensibili in una storia di trauma. Per sondare entrambe le ipotesi, le consiglio di rivolgersi ad una figura psichiatrica che sappia anche correggere/modificare la terapia farmacologica in atto, alla luce delle recenti difficoltà che sta riscontrando.

Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero
Ciao,

La derealizzazione e la depersonalizzazione che descrivi sono sintomi legati spesso a disturbi d'ansia o depressione, non necessariamente a psicosi o schizofrenia, soprattutto se mantieni la consapevolezza della realtà. La durata prolungata indica che potrebbe essere utile un controllo medico per valutare il dosaggio del farmaco e considerare un supporto terapeutico aggiuntivo. Parlane con il tuo medico per un confronto approfondito.

Janett Aruta
Psicologia - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente mi dispiace tanto per la dinamica raccontata. I farmaci agiscono solo sui sintomi e non sulle cause, le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per capire da dove deriva questa sofferenza.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

le manifestazioni di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. Affianchi alla terapia farmacologica la psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà guardare ad un benessere più a lungo termine.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Posso solo provare ad immaginare quanto sia spaventato e capisco il bisogno di avere delle risposte, ma non ci sono solo i sintomi che così bene descrive. Esiste la persona con la sua storia, i vissuti, il senso che attribuisce al dolore, il rapporto con sé stessa e con gli altri. Forse, bisognerebbe ripartire da lei, dal riconoscimento e dal valore della sua complessità, della sua unicità. Quindi, mi perdoni se non farò una "diagnosi", perché non me la sento di ridurla ad un elenco di sintomi da tenere a bada con un farmaco. Se può essere di aiuto qualche indicazione pratica, credo sia indispensabile una visita psichiatrica per valutare la situazione attuale e l’adeguatezza della terapia farmacologica. Nel caso in cui non disponesse delle risorse necessarie per un professionista di fiducia, può rivolgersi al Centro di Salute Mentale più vicino (è sufficiente l’impegnativa del medico di famiglia, il quale capirà che uno psichiatra a questo punto è necessario), troverà personale professionalmente preparato e umanamente dotato. Poiché i farmaci funzionano molto bene per alcune cose e meno per altre, sarà lo stesso psichiatra a valutare l’opportunità di una psicoterapia e orientarla in tal senso. Non tergiversi, è giovane e ha diritto a prendersi cura di sé stesso. In bocca al lupo
Salve , per quanto concerne informazioni riguardo i farmaci assunti l’indicazione é di rivolgersi necessariamente al medico che le ha prescritto la cura o che la segue.
Inoltre date le sensazioni che lei descrive come sintomi di ansia, depersonalizzazione , derealizzazione , anedonia, disturbi del sonno ecc le consiglierei vivamente di iniziare un percorso psicologico/terapeutico per accompagnare nel migliore e più completo dei modi la terapia farmacologica.
L’anima vuole sempre dirci qualcosa attraverso i sintomi.
Buone cose
Dott.ssa Ilaria Maresca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno gentile utente,
comprendo che la sintomatologia da lei descritta possa essere per lei invalidante e motivo di domande che richiedono delle risposte. Tuttavia, la questione diagnostica si configura come complessa e delicata e necessita di colloqui clinici per poter essere effettuata in maniera corretta.
Resto a disposizione.
Cari saluti.
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo
Forlì
Buongiorno sicuramente ha uno stato ansiogeno, le coniglio di confrontarsi direttamente con il medico prescrittore e se lo ritiene opportuno le modificherà o intensificherà il farmaco.
Le consiglio anche un percorso di psicoterapia.
Cordiali saluti.
Dottoressa Versari Debora.
Dott. Stefano Ventura
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Gentile Amico,
le vorrei raccontare un episodio che mi successe quando studiavo psicologia: leggendo i manuali di psicopatologia, mi sembrava di avere praticamente ogni sintomo di ogni malattia mentale che studiavo! Quello che mi rassicurò, alla fine, fu che non potevo davvero averle tutte :)!
Spero di averla fatta sorridere, e la invito ad affidarsi ad uno psichiatra o uno psicoterapeuta, che potranno verificare meglio il significato dei sintomi che ci descrive. abbia fiducia: la psicoterapia può ridarle la serenità che ora sente di aver perso.

con i migliori auguri,
Dr. Ventura
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
la situazione che descrive, con sintomi quali derealizzazione, depersonalizzazione, anedonia e pensieri intrusivi, merita attenzione e non va affrontata in solitudine. Comprendo quanto possa essere destabilizzante convivere con queste sensazioni e il timore che possano indicare qualcosa di più grave. Tuttavia, è importante sottolineare che la sola presenza di questi sintomi non equivale necessariamente a un disturbo psicotico. Spesso, condizioni legate all’ansia, allo stress o a vissuti depressivi possono manifestarsi in modo simile, soprattutto se protratte nel tempo e non adeguatamente elaborate.

La invito a considerare un percorso di sostegno psicologico, che potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa sta accadendo e a trovare strategie più efficaci per gestire il suo malessere, anche in collaborazione con il medico che la segue per la terapia farmacologica.

Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Isabella Mazzocchi
Psicologo, Psicologo clinico
Urbino
Ciao, grazie per aver condiviso in modo così aperto e dettagliato la tua esperienza.
Capisco quanto possa essere destabilizzante vivere sintomi come la derealizzazione, la depersonalizzazione e l’anedonia, soprattutto quando si protraggono nel tempo e sembrano diversi dalle ricadute a cui eri abituato negli anni passati. È importante sottolineare che quello che descrivi non indica necessariamente l’esordio di una psicosi o di una schizofrenia. Il fatto che tu riesca ancora a distinguere tra ciò che senti e la realtà, e che ti poni delle domande critiche su ciò che provi, è un segnale di mantenuto contatto con la realtà. Nella schizofrenia, questa capacità di “mettere in dubbio” le proprie percezioni tende invece a venire meno. I sintomi che descrivi, come l’anedonia, la derealizzazione, la depersonalizzazione e i pensieri intrusivi (anche aggressivi), possono comparire in diversi quadri clinici, come disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi o disturbi dell’umore, specialmente nei momenti di maggiore stress o cambiamenti stagionali, come già hai notato nel tuo vissuto. Inoltre, l'interruzione o l’adattamento della terapia farmacologica (anche senza sospensione evidente) può influenzare l’equilibrio psicologico, ed è qualcosa che sarebbe importante valutare con uno specialista. È comprensibile che, leggendo in rete, certi sintomi possano sembrarti “calzanti”, ma questo può anche attivare paure che alimentano l’ansia stessa, fino ad arrivare ad “autosuggestionarsi”. Ti incoraggio a non rimanere da solo con questi dubbi e a parlarne con il tuo psichiatra o con uno psicoterapeuta. Un percorso psicologico può aiutarti a comprendere meglio quello che stai vivendo e a ritrovare un senso di stabilità e sicurezza. Non sei il solo a vivere queste sensazioni e non sei senza risorse: chiedere aiuto, come stai facendo ora, è già un passo importante. Un caro saluto.
Dott.ssa Nicole Crivaro
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
gentilissimo, comprendo l'angoscia e l'ansia che sta vivendo in questo momento con la paura di avere un esordio di psicosi o simili quadri psicopatologici. chiaramente in questa sede non è possibile darle un riscontro in merito e non sarebbe nemmeno corretto. La cosa migliore da fare in questo momento è ricontattare lo psichiatra che le ha prescritto l'antidepressivo daparox e rivalutare la situazione durante un colloquio valutativo in presenza.
Se il farmaco le è stato prescritto dal medico di base, si faccia prescrivere una visita psichiatrica in modo da recarsi dal professionista più indicato per lei.
buon proseguimento!
Dott.ssa Roberta Aceto
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Quello che sta attraversando dev’essere davvero faticoso e le fa molto onore il fatto che stia cercando aiuto e spiegazioni. La derealizzazione e la depersonalizzazione, insieme all’ansia e all’anedonia, sono sintomi che possono comparire in diversi momenti della vita, spesso in situazioni di forte stress o cambiamenti interni. Capita anche che, leggendo online, si inizi a temere il peggio (come la schizofrenia o una psicosi), ma è importante ricordare che solo un professionista può davvero valutare il suo stato con precisione.

Il fatto che lei sia consapevole di ciò che prova, che riesca a descriverlo lucidamente e che si ponga delle domande su di esso, è un segnale importante di mantenuta connessione con la realtà. Questo non vuol dire che il disagio non sia reale — lo è, e merita attenzione — ma che c’è molto spazio per comprendere meglio cosa le sta succedendo e trovare strategie efficaci per stare meglio.

Le consiglio davvero di parlare con un professionista, se non lo ha già fatto. Anche una rivalutazione della terapia farmacologica (come il Daparox che assume da tanti anni) potrebbe essere utile, soprattutto se i sintomi stanno cambiando.
Resto a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti

Dott.ssa Roberta Aceto
Buon giorno, caro. Grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta lucidità. Quello che descrivi è molto intenso, e capisco quanto possa essere angosciante vivere una derealizzazione e depersonalizzazione così persistente, soprattutto se accompagnata da pensieri intrusivi e preoccupazioni legate alla salute mentale.

Ti rispondo in modo chiaro e rassicurante:
È molto improbabile che tu stia sviluppando una psicosi o schizofrenia. Le persone che iniziano un disturbo psicotico di solito non hanno questo grado di consapevolezza (il sapere che i propri pensieri sono irrazionali o non realistici). Tu, invece, sei consapevole che i tuoi pensieri sono “strani” o “esagerati”, che le persone attorno a te sono reali anche se ti sembrano “strane”, e che le tue percezioni sono alterate ma non corrispondono alla realtà. Questo è un buon segno.
Quello che stai vivendo è molto più compatibile con un disturbo d’ansia o con una ricaduta ansioso-depressiva.

Cosa ti consiglio:
1. Parlane al più presto con uno psichiatra, soprattutto per rivedere la terapia. Dopo tanti anni di Daparox, il tuo corpo potrebbe aver bisogno di un aggiustamento o affiancamento farmacologico. Le ricadute stagionali che descrivi lo indicano già da tempo.
2. Non interrompere il farmaco da solo. Nonostante la paroxetina sia efficace, può perdere un po’ di efficacia col tempo o non bastare da sola nei periodi difficili.
3. Non leggere continuamente online i sintomi della schizofrenia o altre patologie psichiatriche. Questo può rafforzare un meccanismo ossessivo che ti alimenta l’ansia e la paura di “impazzire”.
4. Un supporto psicoterapico, soprattutto con un terapeuta esperto in disturbi d’ansia e dissociazione, potrebbe aiutarti a gestire meglio questi episodi.

Quello che stai vivendo è spaventoso ma non pericoloso.
Con l’aiuto giusto, tornerai a stare meglio anche stavolta.

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