Esperienze

Sono la Dott.ssa Cristina Moretti, psicologa.
Mi occupo di psiconcologia, disturbi alimentari e psicologia del lavoro, ambiti nei quali ho maturato un’esperienza significativa sia in ambito clinico che di ricerca.

Il mio obiettivo è accompagnare le persone nella comprensione profonda del legame tra mente e corpo, per aiutarle a gestire con maggiore consapevolezza le sfide emotive, fisiche e relazionali che la vita presenta.

Nel mio lavoro creo uno spazio sicuro e accogliente, dove i pazienti possono sentirsi ascoltati, accolti e liberi di intraprendere un percorso di guarigione e crescita personale. Integro diverse metodologie psicologiche, includendo anche interventi basati sulla mindfulness, per rispondere in modo mirato ai bisogni di ciascuno.

Tra le mie aree di intervento rientra anche la sessuologia clinica, che affronto sia in presenza che online. In questo ambito mi occupo di problematiche legate alla sfera sessuale, alla relazione con il proprio corpo e alla comprensione della propria identità sessuale.

Credo profondamente nel potere trasformativo della relazione terapeutica, come strumento capace di attivare risorse interiori, favorire l’autonomia e promuovere resilienza.
Se senti il bisogno di un supporto psicologico, sono qui per aiutarti a ritrovare equilibrio, ascolto e benessere.
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Aree di competenza principali:
  • Psicologia del lavoro
  • Psicologia della salute
  • Psiconcologia

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Pazienti senza assicurazione sanitaria


Primo colloquio di coppia (descrizione) • 80 €

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 89 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno. Mi presento: sono una ragazza di 27 anni. Vi scrivo per un problema che mi sta parecchio inficiando negli ultimi tempi, a livello sentimentale. Per fare un breve excursus: sono stata fidanzata per quasi 8 anni con un ragazzo, a partire dall'età di 15 anni, relazione poi terminata per mia volontà poiché sentivo di non provare più niente e per di più lui era molto geloso. Nei 2 anni successivi ho conosciuto altri ragazzi avendo brevi frequentazioni. Mi sono poi fidanzata con il mio attuale ragazzo e ci sto insieme da quasi 2 anni. Il problema è da qualche tempo ho le idee molto confuse su ciò che realmente provo per lui. Non so se ci sto insieme per abitudine, per paura di rimanere sola, per il mancato coraggio di lasciarlo. A complicare le cose è stato un tradimento da parte mia risalente a pochi giorni fa, successo per ben 2 incontri. Nonostante io riconosca perfettamente la gravità della mia azione, sul momento non ho provato sensi di colpa per il mio ragazzo e anzi non è "capitato" ma è stata una mia scelta farlo. Ad oggi sento che qualcosa si è spezzato, forse non ho solo il coraggio per riconoscere la situazione reale, ossia che non lo amo davvero. Ma come si fa a comprendere se quel tradimento è stato solo un momento di sbandamento, se così possiamo definirlo? Come comprendere se davvero non c'è amore da parte mia ma solo un gran bene? Non vorrei prendere decisioni affrettate per poi pentirmene dopo. Su cosa dovrei riflettere maggiormente? Vi ringrazio in anticipo per la risposta.

Grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Quello che stai vivendo è un momento di forte confusione, ma anche di grande lucidità: ti stai ascoltando davvero, e questo è già un passo importante.

Hai alle spalle una lunga relazione, e ora sei in un’altra che dura da quasi due anni. Ma dentro di te si è acceso un dubbio profondo: “lo amo davvero o sto solo evitando di restare sola?” Il tradimento che è avvenuto — e che non hai vissuto con senso di colpa — sembra più che un semplice errore: forse è stato un segnale che qualcosa dentro di te si è rotto, o che qualcosa mancava già da tempo.

È normale temere di prendere una decisione affrettata e pentirsene dopo. Ma forse la domanda giusta è: come ti senti davvero quando sei con lui? Ti senti viva, connessa, vista? O stai solo cercando di convincerti che va bene così?

Restare per affetto o per paura è molto umano, ma a lungo andare può portare solo altra confusione. A volte il dolore più grande nasce dal trattenersi troppo, non dal lasciar andare.

Prenditi il tempo che ti serve, ma ascoltati con onestà. Le risposte non arrivano subito, ma spesso le abbiamo già dentro — solo che fanno paura.
Se senti il bisogno di approfondire, puoi farlo passo dopo passo.

Dott.ssa Cristina Moretti

Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 20 anni assumo daparox goccie a sera, che grazie a queste gocce stavo bene apparte ogni tanto nei cambi stagione tipo ottobre, marzo avevo delle ricadute dove mi sentivo sintomi credo di ansia, cioè depersonalizzazione e derealizzazione in più pensieri di fare del male a chi avevo vicino oppure a me stesso, accompagnato che in quello che mi piaceva fare, tipo uscire con la moto, con amici, ecc non mi provava più piacere...
Tutta questa sensazione mi durava massimo 17 giorni e mi passava...
Adesso da inizio marzo mi è tornata questa sensazione di derealizazzione e depersonalizzazione che mela sto portando ancora oggi dietro, ho sintomi come se tutto quello che mi circonda lo vedo diverso, guardo i miei parenti, genitori e sembra come se non li riconosco, anche se dentro di me so che sono i miei genitori, guardo fuori e sembra come se la strada, le persone ecc li vedo diverse, una sensazione brutta, accompagnato tutto ciò da anedonia, i primi giorni cioè marzo avevo anche altri sintomi tipo la notte facevo fatica a prendere sonno, oppure pensieri di fare del male a chi avevo vicino che adesso non ho più, solo che mi e rimasta questa sensazione di derealizzazione e depersonalizzazione che mi tortura tutta la giornata h24, tipo un episodio forte ieri sera mi sono svegliato che dovevo andare in bagno, e mentre andavo in bagno mi sentivo come se ero disconnesso dal mondo esterno una sensazione bruttissima...
Adesso la mia domanda è può essere un esordio di psicosi o schizofrenia visto che mi sta durando già da 2 mesi che magari inizia così che per adesso mene rendo conto e più avanti mi porta a perdere il contatto della realtà?

Oppure cosa?

Perchè certe volte vado a leggere i sintomi della schizofrenia e sembra come se meli faccio venire tipo come se avverto qualcuno che mi spia, anche se dentro di me so che non c'è nessuno...
Grazie

Grazie per aver raccontato in modo così chiaro quello che stai vivendo. Capisco bene quanto possa essere difficile convivere con queste sensazioni di derealizzazione, depersonalizzazione e pensieri disturbanti. È naturale che, quando durano a lungo, sorgano paure più grandi — come quella di stare sviluppando una psicosi o la schizofrenia.

Da quello che descrivi, però, non sembra che tu stia andando in quella direzione. Il fatto che tu riesca ancora a riconoscere che certi pensieri non sono reali, che dentro di te sai che le persone intorno a te sono quelle che conosci e che ciò che provi è “strano”, è un segnale importante: indica che la tua consapevolezza è intatta. Nelle psicosi vere e proprie, questa capacità si perde.

Le sensazioni che provi (sentire tutto come distante, strano, come se il mondo fosse “sfasato”) sono spesso collegate ad ansia intensa, stress prolungato o a momenti depressivi. A volte, anche in chi soffre di disturbi ossessivi, possono comparire pensieri intrusivi e vissuti che spaventano — ma che, come nel tuo caso, sono riconosciuti come assurdi o esagerati. E proprio questa consapevolezza li distingue dai sintomi psicotici veri e propri.

Inoltre, il fatto che tu abbia tratto beneficio dal Daparox in passato è positivo. Può darsi che in questo momento ci sia bisogno di rivedere la terapia con uno specialista, o magari affiancarla con un percorso psicologico per aiutarti a gestire meglio questi vissuti.

Il consiglio che posso darti è di non restare da solo con queste sensazioni e queste domande. Evita di cercare continuamente online sintomi o diagnosi, perché questo spesso alimenta l’ansia. E se non l’hai ancora fatto, valuta seriamente l’idea di parlare con uno psicologo o uno psichiatra: a volte anche solo poter raccontare tutto questo a qualcuno che sa cosa farne può dare un grande sollievo.

Dott.ssa Cristina Moretti
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