Se mia figlia è introversa e chiusa non vuole parlare con nessuno come si può dialogare?non si espri
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Se mia figlia è introversa e chiusa non vuole parlare con nessuno come si può dialogare?non si esprime ha solo 14 anni non si capisce se il problema può essere l'indirizzo della sua sessualità ma io come posso aiutarla mi fa' male vederla così...mi sento con le mani legate
Salve, grazie per la sua condivisione.
Capisco il dolore e la preoccupazione che sta vivendo: vedere una figlia chiusa, che non comunica, può essere profondamente frustrante e toccante per un genitore che vuole solo il meglio per lei.
Ecco alcuni passaggi e spunti pratici che possono aiutarla ad avvicinarla a lei con rispetto e delicatezza: Quando e se parlerà, eviti soluzioni immediate. Spesso ha solo bisogno di essere ascoltata. Può essere difficile, ma mostrarsi solo disponibili e presenti è già tantissimo. E' una fase delicata. Resto a sua disposizione.
Capisco il dolore e la preoccupazione che sta vivendo: vedere una figlia chiusa, che non comunica, può essere profondamente frustrante e toccante per un genitore che vuole solo il meglio per lei.
Ecco alcuni passaggi e spunti pratici che possono aiutarla ad avvicinarla a lei con rispetto e delicatezza: Quando e se parlerà, eviti soluzioni immediate. Spesso ha solo bisogno di essere ascoltata. Può essere difficile, ma mostrarsi solo disponibili e presenti è già tantissimo. E' una fase delicata. Resto a sua disposizione.
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Capisco quanto possa essere doloroso vedere Sua figlia chiusa e silenziosa, specialmente in un’età già di per sé complessa come l’adolescenza, nella quale molti ragazzi attraversano fasi di introspezione e riservatezza, può essere legato a insicurezze, timori di giudizio, cambiamenti emotivi e corporei, o alla scoperta della propria identità (inclusa quella sessuale, ma non necessariamente).
Per favorire il dialogo, può essere utile creare spazi sicuri e senza pressione, parlare durante attività condivise (passeggiate, cucina, auto) dove non ci sia il “faccia a faccia” diretto, che a volte inibisce.
Ascoltare più che chiedere, mostrare interesse per ciò che le piace, anche se si tratta di argomenti apparentemente “superficiali”.
Rispettare i tempi, se percepisce curiosità o esitazione, eviti di forzare; l’apertura avviene gradualmente. Farle capire, anche indirettamente, che qualsiasi tema può essere discusso senza giudizio.
Condividere qualche episodio o emozione personale, mostrando che parlare di sé è sicuro.
Valutare un supporto esterno, una psicologa/o o figura di fiducia non familiare può aiutarla ad aprirsi, a volte con più facilità che con un genitore.
Il punto chiave è trasmettere che la Sua presenza è costante e accogliente, anche nei silenzi.
Un caro saluto
Per favorire il dialogo, può essere utile creare spazi sicuri e senza pressione, parlare durante attività condivise (passeggiate, cucina, auto) dove non ci sia il “faccia a faccia” diretto, che a volte inibisce.
Ascoltare più che chiedere, mostrare interesse per ciò che le piace, anche se si tratta di argomenti apparentemente “superficiali”.
Rispettare i tempi, se percepisce curiosità o esitazione, eviti di forzare; l’apertura avviene gradualmente. Farle capire, anche indirettamente, che qualsiasi tema può essere discusso senza giudizio.
Condividere qualche episodio o emozione personale, mostrando che parlare di sé è sicuro.
Valutare un supporto esterno, una psicologa/o o figura di fiducia non familiare può aiutarla ad aprirsi, a volte con più facilità che con un genitore.
Il punto chiave è trasmettere che la Sua presenza è costante e accogliente, anche nei silenzi.
Un caro saluto
Buongiorno, comprendo la sua preoccupazione e il senso di impotenza che prova nel vedere sua figlia attraversare questo momento di chiusura. A 14 anni, l'adolescenza porta con sé una complessità emotiva particolare e il ritiro sociale può avere molteplici significati che non sempre coincidono con le nostre ipotesi di adulti.
Analisi della situazione:
Il comportamento di sua figlia potrebbe riflettere diverse dinamiche tipiche dell'adolescenza: il bisogno di autonomia, l'elaborazione di cambiamenti identitari, la gestione di pressioni sociali, o semplicemente una fase di introspezione naturale. L'orientamento sessuale, che lei ha menzionato, potrebbe essere uno dei tanti aspetti che sua figlia sta esplorando, ma non necessariamente la causa primaria del suo ritiro.
Strategie pratiche immediate:
-Presenza silenziosa: Si mostri disponibile senza invadenza. A volte gli adolescenti hanno bisogno di sentire che ci siamo, anche quando non parlano.
-Comunicazione indiretta: Provi attività condivise che non richiedano conversazione diretta - cucinare insieme, guardare un film, fare una passeggiata. Questi momenti creano spazi sicuri per eventuali aperture spontanee.
-Validazione emotiva: Quando sua figlia accenna qualcosa, eviti di minimizzare o dare consigli immediati. Frasi come "capisco che per te sia importante" possono aprire il dialogo.
-Rispetto dei tempi: Gli adolescenti hanno bisogni di elaborazione diversi dai nostri. La fretta di "risolvere" può paradossalmente aumentare la chiusura.
Gestione delle sue emozioni:
È fondamentale che lei elabori la sua ansia per non trasmetterla involontariamente. Sua figlia percepisce le sue preoccupazioni, e questo potrebbe aumentare la pressione che sente.
Proposta di lavoro terapeutico: Le suggerisco un percorso che integri consulenza genitoriale con tecniche di Voice Dialogue per esplorare le diverse "voci" che emergono in lei come madre (protettiva, ansiosa, comprensiva), e pratiche di Mindfulness per gestire l'angoscia dell'attesa. Parallelamente, potremmo valutare la possibilità di proporre a sua figlia un spazio terapeutico neutro, dove sentirsi libera di esplorare la sua identità senza il peso delle aspettative familiari.
Il dialogo con gli adolescenti richiede pazienza, fiducia e soprattutto la capacità di accettare che alcuni processi di crescita necessitano di spazi privati per svilupparsi in modo autentico.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani – Psicologa clinica, Terapeuta Voice Dialogue, Insegnante di Mindfulness
Analisi della situazione:
Il comportamento di sua figlia potrebbe riflettere diverse dinamiche tipiche dell'adolescenza: il bisogno di autonomia, l'elaborazione di cambiamenti identitari, la gestione di pressioni sociali, o semplicemente una fase di introspezione naturale. L'orientamento sessuale, che lei ha menzionato, potrebbe essere uno dei tanti aspetti che sua figlia sta esplorando, ma non necessariamente la causa primaria del suo ritiro.
Strategie pratiche immediate:
-Presenza silenziosa: Si mostri disponibile senza invadenza. A volte gli adolescenti hanno bisogno di sentire che ci siamo, anche quando non parlano.
-Comunicazione indiretta: Provi attività condivise che non richiedano conversazione diretta - cucinare insieme, guardare un film, fare una passeggiata. Questi momenti creano spazi sicuri per eventuali aperture spontanee.
-Validazione emotiva: Quando sua figlia accenna qualcosa, eviti di minimizzare o dare consigli immediati. Frasi come "capisco che per te sia importante" possono aprire il dialogo.
-Rispetto dei tempi: Gli adolescenti hanno bisogni di elaborazione diversi dai nostri. La fretta di "risolvere" può paradossalmente aumentare la chiusura.
Gestione delle sue emozioni:
È fondamentale che lei elabori la sua ansia per non trasmetterla involontariamente. Sua figlia percepisce le sue preoccupazioni, e questo potrebbe aumentare la pressione che sente.
Proposta di lavoro terapeutico: Le suggerisco un percorso che integri consulenza genitoriale con tecniche di Voice Dialogue per esplorare le diverse "voci" che emergono in lei come madre (protettiva, ansiosa, comprensiva), e pratiche di Mindfulness per gestire l'angoscia dell'attesa. Parallelamente, potremmo valutare la possibilità di proporre a sua figlia un spazio terapeutico neutro, dove sentirsi libera di esplorare la sua identità senza il peso delle aspettative familiari.
Il dialogo con gli adolescenti richiede pazienza, fiducia e soprattutto la capacità di accettare che alcuni processi di crescita necessitano di spazi privati per svilupparsi in modo autentico.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani – Psicologa clinica, Terapeuta Voice Dialogue, Insegnante di Mindfulness
Buonasera, vedere una figlia chiudersi e non sapere come raggiungerla è molto difficile. A 14 anni è normale che ci siano fasi di ritiro, legate alla costruzione dell’identità, anche affettiva e sessuale.
L’aiuto più grande, ora, è farle sentire che c’è uno spazio sicuro, senza pressioni o aspettative. Anche il solo esserci in modo accogliente, silenzioso e costante, è già un dialogo.
Un percorso di psicoterapia umanistica potrebbe sostenerla nel dare voce a ciò che sente, aiutandola a trovare le sue parole, i suoi tempi e la sua direzione. Lei, intanto, continui a esserle vicina, con pazienza e fiducia. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
L’aiuto più grande, ora, è farle sentire che c’è uno spazio sicuro, senza pressioni o aspettative. Anche il solo esserci in modo accogliente, silenzioso e costante, è già un dialogo.
Un percorso di psicoterapia umanistica potrebbe sostenerla nel dare voce a ciò che sente, aiutandola a trovare le sue parole, i suoi tempi e la sua direzione. Lei, intanto, continui a esserle vicina, con pazienza e fiducia. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buonasera,
capisco quanto possa essere difficile vedere sua figlia chiudersi e non trovare un modo per comunicare. L’adolescenza è un periodo complesso, in cui è normale che i ragazzi vivano momenti di introversione e riservatezza; a volte questo fa parte della crescita e della ricerca della propria identità, che può includere anche riflessioni sull’orientamento sessuale o su altri aspetti personali.
Il primo passo per aiutarla è creare un clima di ascolto non giudicante, in cui sappia che può parlare se lo desidera. Può essere utile farle sapere che lei è disponibile ad ascoltarla in qualunque momento, senza pressioni e senza aspettarsi risposte immediate. E' utile non forzare, anzi, piccoli momenti di condivisione indiretta (attività insieme, camminate, interessi comuni) possono facilitare l’apertura. La sua vicinanza e accoglienza sono un sostegno importante, anche se in questo momento può sembrarle che non basti.
Se il silenzio persiste o si accompagna a segnali di sofferenza più marcata, valutare un confronto con uno psicologo può essere una delle opzioni.
Un caro saluto
capisco quanto possa essere difficile vedere sua figlia chiudersi e non trovare un modo per comunicare. L’adolescenza è un periodo complesso, in cui è normale che i ragazzi vivano momenti di introversione e riservatezza; a volte questo fa parte della crescita e della ricerca della propria identità, che può includere anche riflessioni sull’orientamento sessuale o su altri aspetti personali.
Il primo passo per aiutarla è creare un clima di ascolto non giudicante, in cui sappia che può parlare se lo desidera. Può essere utile farle sapere che lei è disponibile ad ascoltarla in qualunque momento, senza pressioni e senza aspettarsi risposte immediate. E' utile non forzare, anzi, piccoli momenti di condivisione indiretta (attività insieme, camminate, interessi comuni) possono facilitare l’apertura. La sua vicinanza e accoglienza sono un sostegno importante, anche se in questo momento può sembrarle che non basti.
Se il silenzio persiste o si accompagna a segnali di sofferenza più marcata, valutare un confronto con uno psicologo può essere una delle opzioni.
Un caro saluto
Buonasera, mi dispiace per il suo vissuto. Ne parli con un/a psicoterapeuta e approfondirete insieme questi temi. Un saluto
Potrebbe essere utile per lei confrontarsi e condividere dubbi e preoccupazioni con un professionista, per imparare a stare con sua figlia, e a sostenerla, pur non potendola aiutare direttamente.
Sarà bene valutare l'eventualità di un percorso psicologico anche per sua figlia, e solo eventualmente pensare al modo più adeguato per proporlo alla ragazza.
Sarà bene valutare l'eventualità di un percorso psicologico anche per sua figlia, e solo eventualmente pensare al modo più adeguato per proporlo alla ragazza.
Gent.mo/a, la problematica che riporta è piuttosto frequente tra genitori di figli dell'età della sua. E' molto apprezzabile che ci sia da parte sua questa attenzione e che le abbia fatto scattare un campanello d'allarme.
Per poterle rispondere in modo puntuale servirebbe la risposta a tante altre domande, quali: è sempre stata così? E' introversa con tutti allo stesso modo? E' a suo agio con il gruppo dei pari, anche se ristretto? E' a suo agio con gli adulti? Ci sono state altre manifestazioni di un possibile disagio recentemente o negli anni?
Queste sarebbero alcune delle domande che le porrebbe il/la professionista cui farebbe riferimento per la figlia. La mia risposta sarà dunque generica: l'età adolescenziale prevede un naturale "distacco" tra genitore e figlio, che può tradursi anche in una ridotto (o semi-assente) dialogo. Come spesso di traduce invece in conflitti, piccole trasgressioni, avversione più o meno intensa. Diverso è se si nota un isolamento anche rispetto al gruppo dei pari, cambiamenti repentini o evidenti o altri campanelli di allarme (crollo degli interessi, variazioni nell'alimentazione, autolesionismo, ecc). Da genitori, senza confronto, è molto complesso discernere tra comportamenti non allarmanti e comportamenti degni di attenzione clinica, soprattutto in una fase di transizione come l'adolescenza. Il consiglio è quello di far riferimento a un buon terapeuta dell'età evolutiva, per meglio comprendere - insieme - l'entità della situazione che state difficoltosamente affrontando. Tale richiesta di aiuto e/o consulto non si evidenzierebbe come una forma di resa o di fallimento dichiarato, al contrario rappresenterebbe un grande atto di amore e responsabilità genitoriale.
Per poterle rispondere in modo puntuale servirebbe la risposta a tante altre domande, quali: è sempre stata così? E' introversa con tutti allo stesso modo? E' a suo agio con il gruppo dei pari, anche se ristretto? E' a suo agio con gli adulti? Ci sono state altre manifestazioni di un possibile disagio recentemente o negli anni?
Queste sarebbero alcune delle domande che le porrebbe il/la professionista cui farebbe riferimento per la figlia. La mia risposta sarà dunque generica: l'età adolescenziale prevede un naturale "distacco" tra genitore e figlio, che può tradursi anche in una ridotto (o semi-assente) dialogo. Come spesso di traduce invece in conflitti, piccole trasgressioni, avversione più o meno intensa. Diverso è se si nota un isolamento anche rispetto al gruppo dei pari, cambiamenti repentini o evidenti o altri campanelli di allarme (crollo degli interessi, variazioni nell'alimentazione, autolesionismo, ecc). Da genitori, senza confronto, è molto complesso discernere tra comportamenti non allarmanti e comportamenti degni di attenzione clinica, soprattutto in una fase di transizione come l'adolescenza. Il consiglio è quello di far riferimento a un buon terapeuta dell'età evolutiva, per meglio comprendere - insieme - l'entità della situazione che state difficoltosamente affrontando. Tale richiesta di aiuto e/o consulto non si evidenzierebbe come una forma di resa o di fallimento dichiarato, al contrario rappresenterebbe un grande atto di amore e responsabilità genitoriale.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile Utente, comprendo bene la sua preoccupazione e il senso di impotenza che può provare nel vedere sua figlia così chiusa e poco propensa al dialogo, soprattutto in un’età delicata come l’adolescenza. I 14 anni rappresentano un periodo di grandi cambiamenti fisici, emotivi e identitari, in cui i ragazzi possono sperimentare momenti di chiusura, riservatezza e difficoltà a condividere i propri pensieri con i genitori. In questa fase, il bisogno di autonomia e di privacy è spesso molto forte, e può essere scambiato per rifiuto o distanza affettiva.
Rispetto all’ipotesi che la sua chiusura possa essere legata a questioni di orientamento sessuale, è importante ricordare che ogni ragazzo ha tempi e modi propri per esplorare e, se lo desidera, condividere questo aspetto di sé. Forzare il dialogo o porre domande dirette su temi così intimi rischierebbe di aumentare il suo bisogno di protezione e di allontanamento.
Quello che può fare, invece, è offrirle una presenza costante e non giudicante: farle capire, anche senza parole, che lei è disponibile ad ascoltarla in qualunque momento, che non ci sono argomenti “vietati” e che ciò che prova sarà accolto senza pressioni o pregiudizi. A volte il dialogo con un adolescente nasce in momenti imprevisti e informali, quando sente che non c’è un’aspettativa immediata di risposta. Creare un clima familiare sereno e aperto può essere il passo più importante per aiutarla a sentirsi sicura nel condividere ciò che ha dentro.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Rispetto all’ipotesi che la sua chiusura possa essere legata a questioni di orientamento sessuale, è importante ricordare che ogni ragazzo ha tempi e modi propri per esplorare e, se lo desidera, condividere questo aspetto di sé. Forzare il dialogo o porre domande dirette su temi così intimi rischierebbe di aumentare il suo bisogno di protezione e di allontanamento.
Quello che può fare, invece, è offrirle una presenza costante e non giudicante: farle capire, anche senza parole, che lei è disponibile ad ascoltarla in qualunque momento, che non ci sono argomenti “vietati” e che ciò che prova sarà accolto senza pressioni o pregiudizi. A volte il dialogo con un adolescente nasce in momenti imprevisti e informali, quando sente che non c’è un’aspettativa immediata di risposta. Creare un clima familiare sereno e aperto può essere il passo più importante per aiutarla a sentirsi sicura nel condividere ciò che ha dentro.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, in realtà l’introversione di per sé è un tratto stabile della personalità ma non dovrebbe portare le persone a chiudersi in loro stesse quanto piuttosto a preferire momenti di solitudine a momenti di socialità ma sempre con un buon adattamento alla realtà circostante. Quello. di cui lei scrive invece sembra più che altro sintomo di un disagio. Sicuramente l’adolescenza è un momento particolare e magari sua figlia sta vivendo qualche preoccupazione di cui lei non sa nulla… quello che potrebbe fare da madre innanzitutto consiste nell’accogliere, normalizzare senza banalizzare quello che sua figlia sta vivendo. Siamo stati tutti adolescenti, cerchi di ripescare dentro la sua memoria il disagio che provava a quell’età in cui ci si affaccia al mondo adulto ma non ci si sente ancora adulti. Un altro passo che potrebbe fare è suggerirle di provare a parlarne con qualcuno se non riesce a parlarne con le persone che conosce già: la terapia in questa fase può essere un ottimo supporto, anche se non è presente ancora un disturbo vero e proprio può fungere da prevenzione.
Buonasera, comprendo quanto possa essere doloroso per un genitore vedere la propria figlia chiudersi e non riuscire a stabilire un dialogo sereno. A quattordici anni ci si trova in una fase molto delicata della crescita, in cui l’identità, compresa quella legata alla sessualità, può essere in esplorazione e in trasformazione. Spesso i ragazzi in questa età possono avere bisogno di spazi propri, sentirsi in conflitto con il mondo degli adulti o faticare a esprimere emozioni e pensieri, non necessariamente perché ci sia un problema specifico, ma perché stanno cercando di capire chi sono e come vogliono relazionarsi agli altri. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, il primo passo utile è cercare di creare un clima in cui lei possa percepire che può parlare senza paura di giudizio o pressioni. Più che fare domande dirette e insistenti, può essere d’aiuto offrirle occasioni di condivisione in contesti tranquilli e non conflittuali, magari coinvolgendola in attività che a lei piacciono o momenti quotidiani di vicinanza. L’obiettivo è farle capire che la sua presenza è stabile e sicura, e che quando sarà pronta a parlare, troverà un ascolto attento e rispettoso. Può anche essere importante accettare che in questo momento lei possa non sentirsi pronta a esprimere tutto ciò che prova. Questo non significa rimanere passivi, ma piuttosto mantenere un contatto affettivo costante e paziente, lasciandole il tempo di aprirsi gradualmente. Se la chiusura dovesse protrarsi o associarsi a segnali di sofferenza evidenti, un supporto psicologico esterno potrebbe offrirle uno spazio neutro in cui esprimersi con maggiore libertà. Il suo ruolo, in questo percorso, sarà quello di trasmettere fiducia, comprensione e disponibilità, evitando di concentrare l’attenzione su ipotesi specifiche come la sessualità, ma piuttosto interessandosi al suo benessere globale. Sentirsi accolti senza condizioni è spesso il primo passo per abbassare le barriere e permettere un dialogo più autentico. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buonasera, è molto bello che si preoccupi per lei e penso che l'unico modo sia starle vicino e semplicemente dirle che quando se la sentirà lei sarà pronta ad accoglierla e ad ascoltarla senza giudizio. L'età che ha comporta un vissuto introspettivo importante e sapere di essere libera di decidere quando parlare dà un sostegno enorme e una sicurezza in più sentendosi accompagnata. Non va sforzata o altro ma solo ricordarle ogni tanto che ci sei e che ogni tanto ti preoccupi.
Sembra poco ma è immenso. Ed è il periodo in cui si inizia a formare una personalità e ci si inizia a interrogare sulla propria strada, se i grandi ci sono sempre non imparerà mai da sola a scegliere per sè, è un periodo molto bello.
Per qualsiasi cosa rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Sembra poco ma è immenso. Ed è il periodo in cui si inizia a formare una personalità e ci si inizia a interrogare sulla propria strada, se i grandi ci sono sempre non imparerà mai da sola a scegliere per sè, è un periodo molto bello.
Per qualsiasi cosa rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Capisco quanto sia difficile vedere sua figlia così e desiderare il meglio per lei. È importante ricordare che gli adolescenti attraversano un periodo di grande cambiamento, in cui stanno costruendo la propria identità e spesso si sentono confusi o insicuri. La sua natura introversa e il suo modo di non voler parlare potrebbero essere semplicemente parte di questo processo di crescita, anche se può sembrare preoccupante. Per aiutare sua figlia, cerca di creare un ambiente di ascolto e comprensione, senza forzarla a parlare. Mostrale che sei lì per lei, pronta ad ascoltare quando si sentirà pronta. Può anche proporre attività condivise che possano aiutarla a esprimersi, come disegno, scrittura, musica o passeggiate, senza pressioni.
Ricorda che la sessualità o altri aspetti della sua identità sono questioni delicate, e il rispetto e la pazienza sono fondamentali. Se la situazione Le preoccupa molto o noti segnali di disagio più profondo, potrebbe essere utile consultare uno psicologo specializzato in adolescenza. Un professionista può offrire un aiuto più mirato e supporto ad entrambi. L'importante è mantenere un atteggiamento di accoglienza e amore incondizionato, mostrando che Lei è al suo fianco, pronta a sostenerla nel suo cammino verso la maturità. Un caro saluto.
Ricorda che la sessualità o altri aspetti della sua identità sono questioni delicate, e il rispetto e la pazienza sono fondamentali. Se la situazione Le preoccupa molto o noti segnali di disagio più profondo, potrebbe essere utile consultare uno psicologo specializzato in adolescenza. Un professionista può offrire un aiuto più mirato e supporto ad entrambi. L'importante è mantenere un atteggiamento di accoglienza e amore incondizionato, mostrando che Lei è al suo fianco, pronta a sostenerla nel suo cammino verso la maturità. Un caro saluto.
Gentile utente, la sua preoccupazione è comprensibile e molto delicata. Vedere una figlia chiusa, silenziosa e apparentemente inaccessibile può far sentire davvero impotenti, soprattutto quando si ha il desiderio profondo di sostenerla e capirla.
L’adolescenza è un periodo complesso, in cui spesso i ragazzi faticano a comunicare non perché non vogliano, ma perché stanno cercando di definire sé stessi, di proteggere la propria intimità e di dare un senso a emozioni nuove e intense. Non sempre il silenzio indica un problema preciso, può essere un modo di elaborare dentro di sé ciò che non si è ancora pronti a condividere.
A volte, il dialogo con un adolescente non passa subito dalle parole dirette, ma da piccoli gesti: la disponibilità all’ascolto senza pressioni, il rispetto dei suoi tempi, momenti condivisi anche semplici (un film, una passeggiata, cucinare insieme) che abbassano la distanza e favoriscono un’apertura più spontanea.
In questo caso, il suo compito da genitore, non è quello di trovare “la causa”, bensì di creare un clima accogliente in cui sua figlia senta di poter parlare liberamente, se e quando lo vorrà.
Il messaggio più prezioso che può trasmetterle è: “Io ci sono, ti rispetto, e non devo sapere tutto subito per volerti bene”. Questo riduce il peso del giudizio e aumenta la possibilità che lei, gradualmente, inizi a fidarsi e ad aprirsi.
Se dovesse notare che questa chiusura persiste nel tempo, al punto da compromettere il suo benessere o le relazioni, allora un supporto esterno con una professionista potrebbe essere una risorsa importante, sia per sua figlia che per lei come genitore.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
L’adolescenza è un periodo complesso, in cui spesso i ragazzi faticano a comunicare non perché non vogliano, ma perché stanno cercando di definire sé stessi, di proteggere la propria intimità e di dare un senso a emozioni nuove e intense. Non sempre il silenzio indica un problema preciso, può essere un modo di elaborare dentro di sé ciò che non si è ancora pronti a condividere.
A volte, il dialogo con un adolescente non passa subito dalle parole dirette, ma da piccoli gesti: la disponibilità all’ascolto senza pressioni, il rispetto dei suoi tempi, momenti condivisi anche semplici (un film, una passeggiata, cucinare insieme) che abbassano la distanza e favoriscono un’apertura più spontanea.
In questo caso, il suo compito da genitore, non è quello di trovare “la causa”, bensì di creare un clima accogliente in cui sua figlia senta di poter parlare liberamente, se e quando lo vorrà.
Il messaggio più prezioso che può trasmetterle è: “Io ci sono, ti rispetto, e non devo sapere tutto subito per volerti bene”. Questo riduce il peso del giudizio e aumenta la possibilità che lei, gradualmente, inizi a fidarsi e ad aprirsi.
Se dovesse notare che questa chiusura persiste nel tempo, al punto da compromettere il suo benessere o le relazioni, allora un supporto esterno con una professionista potrebbe essere una risorsa importante, sia per sua figlia che per lei come genitore.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Buongiorno.
Essere introversi è una caratteristica del carattere della ragazza che diventa un problema solo se sua figlia lo percepisce come tale, come un fatto invalidante che la inibisce nella sua vita quotidiana.
A volte può capitare di vedere un problema dove in realtà non c'è.
La ringrizio
Essere introversi è una caratteristica del carattere della ragazza che diventa un problema solo se sua figlia lo percepisce come tale, come un fatto invalidante che la inibisce nella sua vita quotidiana.
A volte può capitare di vedere un problema dove in realtà non c'è.
La ringrizio
Buongiorno.
Può proporle un percorso di supporto psicologico dandole la possibilità di valutare se potrebbe esserle utile.
Se non vuole parlare con i famigliari non si può forzare. Importante stare nei confini, per quanto per un genitore possa essere difficile.
Quello che suggerisco è di valutare uno spazio di supporto genitoriale.
Mi par di intuire che la poca prosensione di sua figlia a parlare di sé con lei la metta in difficoltà sul “non so come fare ad aiutarla”. Questo come la fa sentire? Impotente? Inevitabile quando si attiva l’accudimento, ma se si fa fatica a stare nell’impotenza occorre prendersene cura per lasciare i figli liberi di creare uno spazio di dialogo quando riterranno sia il momento.
Cosa la porta a dire questa chiusura di sua figlia su di sé come genitore?
Questi sono tutti pezzi genitoriali di cui prendersi cura per contenere il rischio di forzare sua figlia perpetrando una chiusura relazione legata alla violazione dei confini.
Ha 14 anni, è un’adolescente. Se non vuole parlare di sé e del suo orientamento sessuale forse è perché si sta ancora scoprendo e incontrando. Condizioni necessarie per strutturare il proprio sé.
Importante è che sua figlia sappia che lei è disponibile emotivamente. “quando vuoi, io ci sono. Troverai uno spazio di ascolto e accoglienza” e ancora,”se c’è un modo in cui posso esserti di aiuto ti ascolto”, non significa essere negligenti o lassisti.
Significa riconoscimento, validazione e rispetto dei confini a fronte della condivisione di disponibilità emotiva.
Insistere per far fronte al proprio percepirsi impotente e non entro il manuale immaginario del “genitore perfetto” è un pezzo di cui si deve prendere cura il genitore e non i figli.
Rimango a sua disposizione.
Un caro saluto, Dottoressa Martina Orzi
Può proporle un percorso di supporto psicologico dandole la possibilità di valutare se potrebbe esserle utile.
Se non vuole parlare con i famigliari non si può forzare. Importante stare nei confini, per quanto per un genitore possa essere difficile.
Quello che suggerisco è di valutare uno spazio di supporto genitoriale.
Mi par di intuire che la poca prosensione di sua figlia a parlare di sé con lei la metta in difficoltà sul “non so come fare ad aiutarla”. Questo come la fa sentire? Impotente? Inevitabile quando si attiva l’accudimento, ma se si fa fatica a stare nell’impotenza occorre prendersene cura per lasciare i figli liberi di creare uno spazio di dialogo quando riterranno sia il momento.
Cosa la porta a dire questa chiusura di sua figlia su di sé come genitore?
Questi sono tutti pezzi genitoriali di cui prendersi cura per contenere il rischio di forzare sua figlia perpetrando una chiusura relazione legata alla violazione dei confini.
Ha 14 anni, è un’adolescente. Se non vuole parlare di sé e del suo orientamento sessuale forse è perché si sta ancora scoprendo e incontrando. Condizioni necessarie per strutturare il proprio sé.
Importante è che sua figlia sappia che lei è disponibile emotivamente. “quando vuoi, io ci sono. Troverai uno spazio di ascolto e accoglienza” e ancora,”se c’è un modo in cui posso esserti di aiuto ti ascolto”, non significa essere negligenti o lassisti.
Significa riconoscimento, validazione e rispetto dei confini a fronte della condivisione di disponibilità emotiva.
Insistere per far fronte al proprio percepirsi impotente e non entro il manuale immaginario del “genitore perfetto” è un pezzo di cui si deve prendere cura il genitore e non i figli.
Rimango a sua disposizione.
Un caro saluto, Dottoressa Martina Orzi
Immagino che possa essere doloroso sentirsi esclusi dal mondo interiore di una figlia, soprattutto in un’età delicata come l’adolescenza, dove introversione e silenzi possono nascondere tante cose diverse: paure, insicurezze, dubbi su sé stessi o anche semplicemente il bisogno di proteggere la propria intimità. Forzarla a parlare rischierebbe di chiuderla ancora di più, mentre quello che puoi fare è offrirle ascolto, vicinanza e la certezza che ci sei, senza pressioni.
In situazioni così, avere uno spazio neutro con un professionista può fare la differenza: lì lei potrebbe sentirsi più libera di esprimersi, e tu avresti un sostegno per capire come starle accanto.
In situazioni così, avere uno spazio neutro con un professionista può fare la differenza: lì lei potrebbe sentirsi più libera di esprimersi, e tu avresti un sostegno per capire come starle accanto.
Gentile utente,
Capisco bene la sua preoccupazione e il senso di impotenza che prova, perché quando un figlio si chiude e non comunica, soprattutto in adolescenza, è naturale sentirsi esclusi e temere che dietro ci sia un problema più grande. A 14 anni è frequente che i ragazzi attraversino fasi di introversione, di silenzio o di chiusura, non necessariamente legate all’orientamento sessuale: spesso è un modo per proteggersi, per tenere dentro emozioni che non riescono ancora a nominare, o semplicemente per cercare uno spazio personale in un’età di grandi cambiamenti.
Se invece lei già sa che la sfera sessuale potrebbe essere la causa di questo comportamento, forse rientra nella sfida adolescenziale del dover capire e accettare chi si è.
Il punto più importante non è forzarla a parlare, perché questo rischierebbe di farla chiudere ancora di più, ma creare attorno a lei un clima in cui senta che può esprimersi senza giudizio, senza pressioni e senza aspettative. Questo significa essere presenti, disponibili all’ascolto quando sarà lei a cercarlo, usare gesti quotidiani di vicinanza anche non verbali, e dare messaggi impliciti di fiducia come “so che troverai il tuo modo e il tuo tempo per raccontarmi quello che senti, io sono qui”. A volte può aiutare proporre attività condivise che non prevedano un dialogo diretto ma creino un terreno comune — una passeggiata, cucinare insieme, guardare un film — da cui possano nascere spontaneamente piccoli scambi.
Riguardo alla sua sessualità, tenga presente che a quest’età molti ragazzi iniziano a interrogarsi sulla propria identità, ma non sempre sono pronti a parlarne, e spesso non hanno ancora le parole o la chiarezza per definirsi. L’aspetto più prezioso che può offrirle è farle capire che qualunque sia la sua strada, lei avrà il suo sostegno incondizionato.
Se la chiusura però diventa molto marcata, se nota tristezza persistente, isolamento totale, calo scolastico o segnali di sofferenza, può essere utile chiedere un supporto a uno psicologo dell’età evolutiva che le offra uno spazio neutro e sicuro per esprimersi.
In sintesi, il suo ruolo ora è meno quello di “fare parlare” sua figlia e più quello di “esserci” in modo costante e accogliente, mostrando che l’amore non dipende da quello che lei racconta o non racconta, ma è sempre garantito.
Spero troviate il modo di comunicare.
Cordiali saluti
Capisco bene la sua preoccupazione e il senso di impotenza che prova, perché quando un figlio si chiude e non comunica, soprattutto in adolescenza, è naturale sentirsi esclusi e temere che dietro ci sia un problema più grande. A 14 anni è frequente che i ragazzi attraversino fasi di introversione, di silenzio o di chiusura, non necessariamente legate all’orientamento sessuale: spesso è un modo per proteggersi, per tenere dentro emozioni che non riescono ancora a nominare, o semplicemente per cercare uno spazio personale in un’età di grandi cambiamenti.
Se invece lei già sa che la sfera sessuale potrebbe essere la causa di questo comportamento, forse rientra nella sfida adolescenziale del dover capire e accettare chi si è.
Il punto più importante non è forzarla a parlare, perché questo rischierebbe di farla chiudere ancora di più, ma creare attorno a lei un clima in cui senta che può esprimersi senza giudizio, senza pressioni e senza aspettative. Questo significa essere presenti, disponibili all’ascolto quando sarà lei a cercarlo, usare gesti quotidiani di vicinanza anche non verbali, e dare messaggi impliciti di fiducia come “so che troverai il tuo modo e il tuo tempo per raccontarmi quello che senti, io sono qui”. A volte può aiutare proporre attività condivise che non prevedano un dialogo diretto ma creino un terreno comune — una passeggiata, cucinare insieme, guardare un film — da cui possano nascere spontaneamente piccoli scambi.
Riguardo alla sua sessualità, tenga presente che a quest’età molti ragazzi iniziano a interrogarsi sulla propria identità, ma non sempre sono pronti a parlarne, e spesso non hanno ancora le parole o la chiarezza per definirsi. L’aspetto più prezioso che può offrirle è farle capire che qualunque sia la sua strada, lei avrà il suo sostegno incondizionato.
Se la chiusura però diventa molto marcata, se nota tristezza persistente, isolamento totale, calo scolastico o segnali di sofferenza, può essere utile chiedere un supporto a uno psicologo dell’età evolutiva che le offra uno spazio neutro e sicuro per esprimersi.
In sintesi, il suo ruolo ora è meno quello di “fare parlare” sua figlia e più quello di “esserci” in modo costante e accogliente, mostrando che l’amore non dipende da quello che lei racconta o non racconta, ma è sempre garantito.
Spero troviate il modo di comunicare.
Cordiali saluti
Gentile Utente
Si comunica in molti modi: starle vicino in modo discreto ma accogliente, anche semplicemente nella condivisione di attività quotidiane, può aprire canali di relazione profondi e potenti. Non forzare i suoi tempi, ma accoglierli con pazienza e fiducia può favorire un'apertura. L'età adolescenziale è un periodo di grandi cambiamenti psicofisici: spesso non è chiaro individuare il problema, nemmeno per il soggetto interessato. La proposta di un aiuto esterno da parte di un professionista può essere una valida alternativa in cui trovare uno spazio sicuro dove poter aprirsi.
Si comunica in molti modi: starle vicino in modo discreto ma accogliente, anche semplicemente nella condivisione di attività quotidiane, può aprire canali di relazione profondi e potenti. Non forzare i suoi tempi, ma accoglierli con pazienza e fiducia può favorire un'apertura. L'età adolescenziale è un periodo di grandi cambiamenti psicofisici: spesso non è chiaro individuare il problema, nemmeno per il soggetto interessato. La proposta di un aiuto esterno da parte di un professionista può essere una valida alternativa in cui trovare uno spazio sicuro dove poter aprirsi.
Buonasera! Capisco bene quanto possa farle male vedere sua figlia in difficoltà e sentirsi impotente. A 14 anni, un’adolescente attraversa un periodo di grandi cambiamenti e scoperte: è un momento delicato, sia a livello emotivo che relazionale.
Essere introversi o riservati non significa necessariamente non voler dialogare. Molti adolescenti comunicano in modi diversi e possono aprirsi solo quando si sentono pronti e sicuri, magari utilizzando altri canali per esprimersi.
Il mio consiglio è di continuare a rassicurarla sul fatto che da parte sua troverà ascolto, affetto e sostegno, senza giudizio. È importante rispettare i suoi tempi e avere pazienza, offrendo gradualmente una base sicura che le permetta, quando e se sarà pronta, di condividere ciò che sente.
Essere introversi o riservati non significa necessariamente non voler dialogare. Molti adolescenti comunicano in modi diversi e possono aprirsi solo quando si sentono pronti e sicuri, magari utilizzando altri canali per esprimersi.
Il mio consiglio è di continuare a rassicurarla sul fatto che da parte sua troverà ascolto, affetto e sostegno, senza giudizio. È importante rispettare i suoi tempi e avere pazienza, offrendo gradualmente una base sicura che le permetta, quando e se sarà pronta, di condividere ciò che sente.
Buonasera, mi dispiace per la situazione che sta vivendo sia lei che sua figlia. Intanto è da premettere che l'età di sua figlia è un'età delicata in cui si sta formando una struttura identitaria della personalità e quindi un continuo scoprire, adattarsi, riadattarsi, orientarsi nel mondo circostante e nel suo mondo interiore. Sicuramente una buona comunicazione empatica, comprensiva e accogliente è un buon punto di partenza per iniziare a mettersi in contatto con sua figlia. Se pensa che possa essere di aiuto a lei, a sua figlia o ad entrambe non esiti a contattare uno specialista del settore in cui poter trovare un ambiente ed uno spazio personale di crescita e riflessione.
Un caro saluto
Dott.ssa Eugenia Alessio
Psicologa clinica e Criminologa
Un caro saluto
Dott.ssa Eugenia Alessio
Psicologa clinica e Criminologa
Buongiorno a lei,
la ringrazio per aver condiviso la sua situazione.
L'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti ed è possibile che i genitori avvertano una chiusura da parte dei figli in questa fascia d'età. Fondamentale sarà far sentire la ragazza accolta ed emotivamente al sicuro per poterle trasmettere un messaggio di vicinanza e di comprensione da parte della famiglia. Così, quando la ragazza sarà pronta ed aperta al dialogo, di qualsiasi tipo esso sia, potrà farlo con i suoi tempi e modi. Nel caso in cui lo riteniate necessario potete proporre la possibilità di iniziare un percorso psicologico per poter dare un ulteriore spazio di apertura e dialogo alla ragazza, sempre se questa vorrà.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Giada Martorelli
la ringrazio per aver condiviso la sua situazione.
L'adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti ed è possibile che i genitori avvertano una chiusura da parte dei figli in questa fascia d'età. Fondamentale sarà far sentire la ragazza accolta ed emotivamente al sicuro per poterle trasmettere un messaggio di vicinanza e di comprensione da parte della famiglia. Così, quando la ragazza sarà pronta ed aperta al dialogo, di qualsiasi tipo esso sia, potrà farlo con i suoi tempi e modi. Nel caso in cui lo riteniate necessario potete proporre la possibilità di iniziare un percorso psicologico per poter dare un ulteriore spazio di apertura e dialogo alla ragazza, sempre se questa vorrà.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Giada Martorelli
Gentile utente, potrebbe prendere in considerazione insieme a sua figlia di iniziare un percorso psicologico e avere il giusto supporto. Dott.ssa Valentina Pisciotta
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