Salve, gentili dottori. Scrivo perché sto cercando aiuto: sono arrivato al limite. Da circa tre me

25 risposte
Salve, gentili dottori.
Scrivo perché sto cercando aiuto: sono arrivato al limite.
Da circa tre mesi la mia ex mi ha lasciato. Ho 26 anni e siamo stati insieme per 11 anni, in un rapporto molto simbiotico. Sono stato tradito con una persona di 20 anni più grande di lei, che era anche il nostro datore di lavoro. Lavoravamo entrambi lì, quindi ora mi ritrovo anche senza lavoro.
Sto avendo gravi problemi psicologici. Questa situazione mi ha distrutto, sia mentalmente che sessualmente. Non esco più, anche perché non ho amici e non so come farmeli. Mi ritrovo in una condizione in cui ho perso la mia unica ragione di vita: per me lei era un punto di riferimento in tutto. Ho perso un lavoro e anche una famiglia acquisita, perché la sua famiglia per me valeva molto più della mia.
Ho perso mia madre sei anni fa e ora vivo con mio padre e i miei fratelli. Nessuno dei due riesce ad aiutarmi: mio fratello maggiore è sempre chiuso in casa per sua scelta e conduce una vita monotona; l’altro esce, ma la sua compagnia non mi piace, non condivido il modo di pensare dei suoi amici. Mi sento diverso.
Tutti mi dicono di provarci, ma credetemi: ci ho provato, e non sto bene. Cerco amicizie vere, non persone che passano il tempo solo a fumare, chiusi in casa a guardare film o partite, o a tradire le proprie compagne. Non ho hobby, non c’è nulla che mi piaccia o che mi faccia stare bene. Sono diventato apatico, al punto che mi pesa anche solo farmi una doccia. La faccio, ma con grande fatica.
Piango ogni giorno per i pensieri negativi che ho. Dopo tutto il male che mi ha fatto, la penso continuamente. I ricordi mi tormentano, ho pensieri ossessivi su lei e lui insieme. Soffro d’insonnia: non riesco più a dormire bene, faccio fatica ad addormentarmi e, quando ci riesco, mi sveglio dopo tre o quattro ore.
Passo le giornate a guardare Netflix, ma ormai neanche quello mi fa stare bene. A volte cerco di dormire guardando qualcosa, chiudo gli occhi ma è come se restassi sveglio. Poi, all’improvviso, mi risveglio di colpo. Se provo a posare il telefono e dormire, i pensieri ossessivi mi assalgono. Sogno spesso lei: anche se non sono sogni ossessivi, compare sempre.
Ogni giorno mi chiedo come sia possibile che una persona così significativa mi abbia fatto tutto questo. Abbiamo vissuto il meglio della nostra vita insieme. Capisco che l’amore possa finire, ma una cattiveria del genere non me la so spiegare. Mi sento come un cane abbandonato per strada.
A peggiorare le cose, ho una famiglia che non mi aiuta. Ho parlato più volte con mio padre, ma nulla: mi dice solo che non è possibile stare così male per una ragazza, che non ho sofferto così nemmeno quando è morta mia madre. Non riesce a capirmi. Gli dico che sono depresso e lui risponde che anche lui lo è, ma che va avanti e si fa forza. Gli dico che ognuno reagisce a modo suo, ma alla fine non mi ascolta. Non mi incoraggia, non mi chiede mai come sto, anche se mi vede tutto il giorno buttato a letto.
Sto soffrendo come un cane. Non so più che fare. Ogni giorno ho pensieri suicidari perché la sofferenza mi opprime.
Anche pensare di andare in palestra non mi aiuta: quando torno dovrei lavare i vestiti, ma la lavatrice è sempre occupata da mio fratello, che è fissato con la pulizia. Così si accumula tutto. Non riesco nemmeno a decidere cosa mettermi se devo uscire. Non ho voglia di comprare vestiti nuovi. I social mi fanno stare male. L’ho bloccata dappertutto, ma anche solo scorrere i social mi provoca noia e fastidio.
L’idea di provare a stare con un’altra ragazza mi fa stare male: mi fa paura e, sinceramente, non saprei nemmeno come fare. Mi sento come se non fossi più un uomo, come se non provassi più piacere nella sfera sessuale. Guardo pornografia ogni giorno, mi dico di smettere per capire questa mia mancanza di desiderio, ma ci ricado sempre.
Per quanto riguarda il lavoro, non so cosa fare. A volte penso di trasferirmi, ma non ne sono capace: mi sento come un bambino, confuso, senza idee, senza sapere cosa fare o valere nella vita.
Non ce la faccio più. Vi prego, aiutatemi a capire cosa posso fare. Vorrei solo un amico con cui uscire, stare bene, distrarmi un po’. Ma non so come fare. Mi sto distruggendo da solo, lo so, ma non riesco a fermarmi. È più forte di me. Sono stanco di questa vita, sono infelice, e tutte queste cose non le avevo mai provate. Cosa posso fare?
Buonasera,
la ringrazio profondamente per aver condiviso con tanta sincerità e vulnerabilità ciò che sta vivendo. È evidente quanto la sofferenza che prova sia intensa e totalizzante, e la sua richiesta di aiuto è un passo molto importante — segno che, nonostante tutto, dentro di lei c’è ancora una parte che desidera comprendere, reagire e prendersi cura di sé.
La situazione che descrive è estremamente dolorosa: la fine di una relazione così lunga, iniziata in età giovanile e vissuta in modo simbiotico, equivale a tutti gli effetti a un lutto. Quando una storia così significativa si interrompe, specialmente con modalità traumatiche come il tradimento e la perdita simultanea del lavoro, si vive una frattura profonda del proprio senso di identità e di stabilità. È come se tutto ciò che dava struttura e significato alla sua vita venisse improvvisamente a mancare.
Elaborare un lutto amoroso comporta il passaggio attraverso diverse fasi, ciascuna con le proprie difficoltà:
Negazione: all’inizio si fatica ad accettare la realtà della perdita, si tende a sperare che tutto possa tornare com’era. È una forma di difesa dal dolore.
Rabbia: emergono sentimenti di ingiustizia, di rancore, di confusione verso l’altro o verso sé stessi (“come ha potuto?”, “perché proprio a me?”).
Contrattazione: si tende a pensare che cambiando qualcosa si possa recuperare la relazione o attenuare la sofferenza.
Depressione: è la fase che spesso più spaventa, ma anche quella in cui si prende piena consapevolezza della perdita. Possono comparire tristezza profonda, apatia, difficoltà a compiere le normali attività quotidiane, disturbi del sonno e dell’appetito.
Accettazione: col tempo, la ferita si rimargina; non si dimentica, ma si impara a convivere con la mancanza, costruendo un nuovo equilibrio.
I sintomi che descrive — la difficoltà a dormire, la perdita di interesse, la fatica nel prendersi cura di sé, la mancanza di energia e di piacere, i pensieri ricorrenti e ossessivi sulla sua ex — indicano una deflessione del tono dell’umore che non va assolutamente sottovalutata. È importante che non resti solo ad affrontare tutto questo. Le consiglio vivamente di rivolgersi quanto prima a un professionista della salute mentale, che possa aiutarla a comprendere e gestire questa condizione in modo sicuro e mirato.
I pensieri intrusivi e le immagini mentali della sua ex con l’altra persona sono molto comuni dopo un trauma relazionale, ma estremamente faticosi da sopportare: in terapia si lavora anche su questo, imparando strategie per ridurne la frequenza e l’impatto emotivo.
È comprensibile che oggi le sembri impossibile vedere qualcosa di positivo o sperare in un miglioramento. Quando si è immersi nel dolore, il futuro appare vuoto, e ogni gesto quotidiano diventa una montagna da scalare. Ma le assicuro che, con un percorso di cura adeguato e costante, la sua condizione potrà migliorare concretamente. Non da un giorno all’altro, ma gradualmente, passo dopo passo.
Lei scrive di desiderare un amico, qualcuno con cui condividere e sentirsi meno solo. È un desiderio umano e legittimo, ma le suggerisco di fare attenzione a non cercare in questa figura un nuovo “punto di riferimento totale”, come era stata la sua ex. La vera ricostruzione parte dal riappropriarsi di sé, dal ritrovare fiducia nelle proprie risorse e nel proprio valore personale, prima ancora che in un legame esterno.
In questo momento, la priorità è lei: prendersi cura di sé, affidarsi a un aiuto professionale, e darsi il tempo necessario per elaborare questo dolore. Non deve affrontarlo da solo, ma neanche delegare a qualcun altro la responsabilità della sua guarigione: il primo passo di forza è proprio quello che ha fatto oggi, scrivendo per chiedere aiuto.

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Dott.ssa Marta Avolio
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Ciao,
quello che racconti trasmette una sofferenza profonda e un senso di vuoto che, dopo una separazione così dolorosa e improvvisa, è comprensibile. La perdita di una relazione lunga e simbiotica può lasciare disorientati: non solo si perde una persona amata, ma anche una parte di sé, un equilibrio costruito negli anni, una quotidianità che dava sicurezza. Quando poi a questa perdita si aggiungono il tradimento e il venir meno del lavoro, tutto può apparire senza via d’uscita.
Non sei “debole” per stare così male: stai affrontando un insieme di traumi affettivi e identitari che richiedono tempo e sostegno per essere elaborati. La solitudine, l’insonnia, la mancanza di energia e i pensieri ossessivi che descrivi non sono solo “tristezza”: sono segnali di un dolore che ha bisogno di essere ascoltato e accolto in uno spazio sicuro, senza giudizio.
Un percorso di terapia potrebbe aiutarti a ritrovare un senso di stabilità, a dare ordine ai pensieri e a recuperare, passo dopo passo, la fiducia nella tua capacità di stare al mondo anche senza quella relazione. È normale ora sentirti bloccato: non è un fallimento, ma un punto di partenza da cui possiamo lavorare insieme per capire come prenderti cura di te e rimettere in moto la tua vita, anche nelle piccole cose.
Se vuoi, possiamo parlarne e iniziare a costruire questo spazio insieme.
Ciao, grazie per aver trovato la forza di scrivere e condividere quello che stai vivendo. Le tue parole trasmettono una grande sofferenza, ma anche il desiderio di capire e di ritrovarti. Quando una relazione molto lunga e significativa finisce, soprattutto se ha rappresentato un punto di riferimento affettivo e identitario, è normale sentirsi smarriti e privi di direzione.
La fine di un legame importante non è solo una perdita dell’altro, ma anche la perdita di una parte di sé che esisteva dentro quella relazione. È per questo che tutto sembra perdere senso: le energie si spengono, le abitudini si svuotano, e il mondo appare fermo. Dal punto di vista junghiano, questa crisi — per quanto dolorosa — può essere vista come un passaggio simbolico, un momento in cui la psiche cerca di riorganizzarsi e di ritrovare nuove forme di significato.
In questo momento, non devi cercare di “reagire” subito, ma di avere uno spazio per elaborare ciò che è accaduto. Parlare con uno psicoterapeuta può aiutarti a comprendere cosa si sta muovendo dentro di te, dare nome alla tua sofferenza e cominciare a ricostruire lentamente un senso di continuità interiore.
Non sei “bloccato” perché debole: sei in una fase di transizione profonda, in cui il dolore ti sta segnalando un bisogno di trasformazione. Con il giusto sostegno, anche questa esperienza può diventare l’inizio di un percorso di rinascita e di conoscenza di te.
Dott.ssa Ramona Borla
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Orbassano
Gentile Utente, le tue parole trasmettono molta sofferenza. In questo momento probabilmente non riesci a intravedere un'uscita ma credimi ci può essere! Ti consiglio di iniziare un percorso terapeutico che ti possa aiutare a trovare questa uscita. Un caro abbraccio, Dott.ssa Ramona Borla
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Caro utente,

dal suo racconto emerge una grande sofferenza, comprensibile considerando la perdita affettiva, lavorativa e relazionale che ha vissuto. La fine di una relazione così lunga e intensa, unita alle difficoltà familiari e alla mancanza di punti di riferimento, può generare un profondo senso di vuoto e disorientamento.

Tuttavia, i sintomi che descrive — come la perdita di interesse, l’apatia, l’insonnia, i pensieri ricorrenti e i pensieri suicidari — indicano che sta attraversando un momento di forte sofferenza psicologica che merita attenzione e supporto professionale.

È importante non affrontare tutto da solo: le consiglio di rivolgersi quanto prima a uno psicologo psicoterapeuta, che possa aiutarla ad elaborare il dolore, ritrovare stabilità emotiva e ricostruire progressivamente un equilibrio nella sua vita. Se i pensieri suicidari dovessero diventare più intensi o difficili da gestire, la invito a contattare subito il numero unico di emergenza 112 o a recarsi al pronto soccorso più vicino per ricevere un aiuto immediato.

Con un percorso di supporto adeguato, è possibile uscire da questo stato di sofferenza e ritrovare un senso di direzione e di fiducia in sé.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile paziente anonimo
La sua chiusura e il rifiuto verso il mondo la sta facendo ammalare perché è vero che la sofferenza nasce da una perdita ma il suo disagio nasce dal suo mondo interiore che sembra si sia frantumato e le da tanti pensieri ossessivi che se lei riuscisse ad aprirsi e a non coltivarli non si nutrirebbero... Se non riesce da solo faccia un percorso di psicoterapia che sicuramente l'aiutera'ad uscire da questo circolo vizioso
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta

Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la fine di una relazione così significativa, unita alla solitudine e al senso di smarrimento, è un’esperienza che può avere un impatto devastante. Le emozioni che descrive, come la tristezza e l'apatia, sono comprensibili e molto comuni in situazioni simili. Le suggerirei di intraprendere un percorso psicoterapeutico con un professionista, un psicologo psicoterapeuta, che possa aiutarla a gestire il dolore e i pensieri ossessivi. L'approccio della mindfulness potrebbe aiutarla a prendere distanza dalle emozioni dolorose, mentre la psicoterapia umanistica potrebbe aiutarla a ritrovare il suo valore e il senso di sé. Inoltre, la sofferenza legata alla sessualità e alla dipendenza da pornografia potrebbe essere esplorata attraverso tecniche psicoterapeutiche, come la psicoterapia bioenergetica, che aiuta a rielaborare queste dimensioni. È importante che prenda sul serio i suoi pensieri suicidari, cercando un supporto urgente per affrontarli in modo adeguato. Non è facile, ma con il giusto supporto è possibile superare questo periodo buio e ricostruire una vita che rispetti i suoi bisogni e valori. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Buongiorno, leggendo attentamente le sue parole, emerge un quadro di profonda sofferenza che, in questo momento, la sta travolgendo a causa di una serie di eventi traumatici e perdite significative. È fondamentale che lei sia consapevole che il suo dolore è comprensibile e legittimo di fronte a ciò che ha vissuto.
La fine di una relazione di 11 anni, soprattutto così simbiotica, a 26 anni, rappresenta la perdita non solo di una compagna, ma di una parte consistente della sua identità e del suo mondo. A questo si aggiungono il trauma del tradimento, la perdita del lavoro e la sensazione di aver perso una "famiglia acquisita". È un lutto complesso che si somma a lutti passati (la perdita di sua madre) e alla mancanza di supporto emotivo e comprensione da parte della sua famiglia attuale

lei è in una fase critica e ha bisogno di supporto professionale immediato. Non è "colpa sua" se si sente così e non si sta "distruggendo da solo", ma sta vivendo una reazione normale a una perdita enorme e traumatica. La forza di cui ha bisogno ora non è quella di "farsi forza" (come le suggeriscono), ma quella di chiedere aiuto esterno. Si dia il permesso di essere fragile e si concentri sul primo passo: contattare un professionista.
Dott.ssa Elena Sonsino
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Caro utente, capisco il dolore immenso che senti, talmente forte da diventare totalizzante. Come se non ci fosse spazio per altro. Quel dolore a volte offusca tutto. Prova a fermarti e ascolta cosa il tuo cuore ti dice e cosa senti davvero, anche se non dovesse allinearsi con quello che tutti ti dicono. Se hai bisogno di un confronto io sono disponibile. Un caro saluto
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
In questo momento della sua vita occorre prendere la decisione di prendersi cura di sè iniziando a recarsi al servizio di salute mentale per aiutarla fattivamente con una visita e se è il caso iniziare con una terapia per l'umore molto basso; nel servizio ci sono sicuiramente possobilità di essere aiutati da infermieri, educatori e tecnici della riabilitazione psichiatrica nell'inserisi in contesti di piccolo gruppo dove fare insieme agli educatori delle attività in modo da riprendere in mano la sua vita e farne qualcosa di bello. Le dico che cio che oggi le occorre è uscire da questo contesto ambientale familiare ma anche andare a modificare la sua ideazione i suoi pensieri e lasciar andare chi ha fatto una scelta nella propria vita. Si lasci aiutare dai servizi e sono certa che ne avrà un giovamento lento ma progressivo. Chi ben comincia è già a metà dell'opera
Dott.ssa Marianna Florò
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Ciao,
ho letto con attenzione quello che hai scritto e mi dispiace molto per la profonda sofferenza che stai vivendo. La fine di una relazione così lunga e significativa, unita alla perdita del lavoro e al senso di solitudine, può davvero mettere a dura prova l’equilibrio emotivo di chiunque. È comprensibile che tu ti senta svuotato, confuso e senza energia: stai affrontando un dolore molto grande e meriti di essere ascoltato e sostenuto.
Ti consiglierei di rivolgerti a uno/a psicologo/a , che possa offrirti uno spazio sicuro e accogliente in cui parlare liberamente di ciò che provi e aiutarti pian piano a elaborare quanto accaduto, ritrovando un po’ di stabilità e di fiducia in te stesso. Non devi affrontare tutto da solo: chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di coraggio e consapevolezza. Parlarne con qualcuno può davvero fare la differenza.
Anche se ora tutto può sembrare senza via d’uscita, con l’aiuto giusto potrai pian piano ricominciare a respirare, a prenderti cura di te e a ricostruire nuovi punti di riferimento.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, comprendo profondamente la sofferenza che sta attraversando e la ringrazio per aver trovato la forza di scrivere. Raccontare con sincerità un dolore così intenso non è mai facile, ma è già un primo passo importante. Da ciò che descrive emerge una perdita che non riguarda solo una relazione affettiva, ma anche un insieme di punti di riferimento che davano stabilità e significato alla sua vita. È naturale che ora si senta svuotato, disorientato e privo di motivazione. Quando si vive un legame così lungo e profondo, la separazione lascia un vuoto che può sembrare insopportabile. La mente, in questi casi, tende a ripercorrere di continuo i ricordi, le immagini e i pensieri legati alla persona amata, come se cercasse disperatamente di dare un senso a ciò che è accaduto. È una reazione comprensibile: dopo un trauma affettivo, la mente fatica ad accettare la realtà della perdita e resta bloccata tra il bisogno di capire e quello di negare. Anche la sensazione di non avere più energie, l’apatia, l’insonnia e la difficoltà a provare piacere nelle attività quotidiane fanno parte di un processo di dolore che, se non viene condiviso e accolto, può diventare schiacciante. È molto doloroso anche non sentirsi compreso dalle persone più vicine. Quando si è immersi nella sofferenza, si avrebbe bisogno di ascolto, vicinanza e delicatezza, mentre spesso si ricevono risposte razionali o minimizzanti. Questo può farla sentire ancora più sola. È importante però ricordare che la sua sofferenza è legittima: ogni persona reagisce in modo diverso alla perdita, e non esiste un modo giusto o sbagliato di soffrire. In una fase come questa, non è necessario forzarsi a “reagire” o a “ripartire” subito. Ciò che può aiutarla è iniziare, con piccoli passi, a prendersi cura di sé in modo concreto. Anche solo provare a ristabilire una piccola routine quotidiana, uscire per brevi momenti, o concedersi qualcosa che in passato le dava sollievo, può essere un primo segnale di attenzione verso se stesso. A volte sono proprio i gesti più semplici a ridare, poco a poco, un senso di presenza e di controllo. Credo che sarebbe molto utile non affrontare tutto questo da solo. Un percorso psicologico potrebbe offrirle uno spazio protetto dove poter raccontare il suo dolore senza sentirsi giudicato, comprendendo meglio le dinamiche che lo mantengono intrappolato nella sofferenza e aiutandolo a ricostruire passo dopo passo una nuova stabilità emotiva. Parlare con un professionista non significa essere deboli, ma prendersi sul serio, riconoscendo che la propria mente e il proprio cuore hanno bisogno di cura tanto quanto il corpo. So che ora può sembrare impossibile, ma con il tempo e l’aiuto giusto questo dolore potrà trasformarsi. Non sparirà improvvisamente, ma diventerà più gestibile, lasciando spazio a nuove esperienze, nuovi legami e a un modo diverso di stare al mondo. È un percorso lento, ma possibile. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Silvana Grilli
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissimo, mi dispiace molto per il suo vissuto così carico di sofferenza. Da quello che scrive, ho la sensazione che stia attraversando un momento molto delicato in cui sente di dover affrontare una ristrutturazione in molti ambiti della sua vita. Questo mi sembra stia generando un sovraccarico emotivo in lei, che si aggiunge al dolore dovuto alla rottura della sua relazione. Sembra che, a seguito della fine di questa relazione, ci sia bisogno di elaborare una nuova posizione nel mondo, ma che una parte di lei non desideri ancora farlo. La sua sofferenza non va sottovalutata: ritengo che un percorso psicologico la possa sostenere nell'attraversare questo momento, aiutandola ad elaborare la separazione e a trovare nuove forme di sé attraverso cui sperimentare nuovamente vitalità e desiderio.
Un caro saluto, Dott.ssa Silvana Grilli
Dott. Alessandro Rigutti
Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gentile utente, posso solo immaginare il dolore che sta provando in questo momento. Quello che ha condiviso mi ha molto colpito e immagino come in questo momento sia tutto nero, freddo e irraggiungibile. Sta affrontando un lutto dopo averne superato uno tremendo avvenuto sei anni fa, col fatto che oggi si trova a confrontarsi anche con tematiche profondamente disturbanti come il tradimento. Immagino che anche soltanto scrivere questo flusso di pensieri sia stato per lei molto difficile, così come difficilissmo dev'essere ripercorrere, anche solo mentalmente, gli ultimi eventi che le sono capitati. Sento che sia stato molto coraggioso nel fare questo primo passo nel chiedere aiuto, è sempre il momento più delicato ma allo stesso tempo anche uno dei più importanti. Le consiglio vivamente di rivolgersi ad uno specialista con cui poter iniziare un percorso di psicoterapia, in modo da trovare almeno uno spazio in cui poter contare per portare il suo dolore e i suoi vissuti. Sento che anche questo aspetto, al momento, non sia sempre assicurato in casa sua con la sua famiglia, ma è davvero importante che possa portare fuori ciò che sta attraversando emotivamente e sentire di poterlo condividere. Sono certo che un percorso di psicoterapia la potrà aiutare a ritrovare, piano piano, quella luce che oggi sembra essersi spenta e, col tempo, ritrovare la gioia nel rifiorire. Un caro saluto
Dott. Giuseppe Maria Veneziano
Psicologo clinico, Psicologo
Messina
Gentile utente,
le sue parole trasmettono con grande intensità la profondità del dolore che sta vivendo. Una separazione dopo una relazione così lunga e significativa rappresenta un vero e proprio trauma affettivo: quando la persona amata diventa parte integrante della propria identità e quotidianità, perderla può generare un senso di vuoto, smarrimento e perdita di significato, come lei descrive con lucidità. Il suo malessere non è segno di debolezza, ma una risposta comprensibile a una sofferenza profonda e complessa, amplificata da lutti passati, dal senso di solitudine e dalla mancanza di supporto familiare ed emotivo.
In queste situazioni, il rischio è quello di chiudersi progressivamente nel dolore, fino a perdere il contatto con la motivazione vitale. È importante invece riconoscere che il momento che sta attraversando, per quanto difficile, può rappresentare anche un punto di partenza per ricostruire la propria autostima, rielaborare le ferite e riscoprire risorse che ora sente lontane ma che possono riemergere con il giusto supporto.
Un percorso psicologico potrebbe esserle di grande aiuto per affrontare questo periodo “difficile da accettare”, imparando a gestire i pensieri ossessivi, il senso di colpa, la perdita di desiderio e la solitudine. Lavorare insieme a un professionista può aiutarla a rimettere ordine nel caos emotivo, ad accedere a nuove prospettive e a recuperare gradualmente la fiducia in sé e nella possibilità di un futuro più sereno.
Resto a disposizione se desidera approfondire questo tema o intraprendere un percorso di esplorazione personale.
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe M. Veneziano – Psicologo Clinico
Dott.ssa Federica Figurella
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Carissimo, da quanto scrivi mi sembra di notare una grave sofferenza. Il proprio partner, per quanto importante sia nella nostra vita, non può essere unico punto di riferimento altrimenti si rischia di idealizzare una persona. credo che sia necessario per te un percorso psicologico di supporto se vuoi ritrovare te stesso. cordialmente
Dr. Massimo Montanaro
Psicologo clinico, Psicologo
Crema
Buongiorno, la sua sofferenza è profonda e tangibile, mi dispiace e le esprimo la mia vicinanza; credo sia opportuno, il prima possibile, rivolgersi ad un professionista ed avviare una consulenza psicologica finalizzata all'avvio di un percorso di psicoterapia; credo che la fine della relazione con la sua ex compagna stia svelando anche altre questioni ambientali e personali che meritano di essere affrontate con urgenza. Abbia fiducia nella possibilità di ripartire dal dolore ma cercando di comprendere, rielaborare proprio per non limitarsi a subire. Resto a disposizione per qualsiasi necessità, anche da remoto, qualora lei lo ritenesse necessario. Cordiali saluti. Dottor Massimo Montanaro.
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, ti ringrazio per tanta apertura e mi dispiace molto per quello che stai passando deve essere molto dura.
Penso che sia una condizione che vivono diverse persone, anche se in maniera diversa, ma si può con i giusti tempi uscirne a piccoli passi imparando a recuperare sé stessi e crearsi la propria vita sia con amici, eventuale fidanzata ma prima di tutto con solo noi stessi.
Credo che per un periodo sia importante ascoltare queste emozioni e lo so che la famiglia non è sempre disponibile, faranno quel che possono con gli strumenti che hanno ma mai con cattiveria. Sarebbe importante iniziare un percorso se se la sente, in cui liberarsi, parlare di tutto questo e ricostruirsi.
Sono qua quando vuole.
Buon percorso, Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Dalle sue parole emerge una sofferenza profonda, che merita ascolto e comprensione. La fine di una relazione così importante, soprattutto dopo tanti anni, può lasciare un grande vuoto e far perdere i propri punti di riferimento: è normale sentirsi disorientato, triste e senza energie.
Non si giudichi per questa fatica. Quando si attraversano momenti così dolorosi, anche le azioni più semplici possono sembrare insormontabili. Il corpo e la mente hanno bisogno di tempo per adattarsi a un cambiamento così grande.
Le consiglierei di non affrontare tutto da solo. Parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta potrebbe aiutarla a dare un senso a ciò che sta accadendo, a comprendere meglio le emozioni che prova e a trovare, poco a poco, nuove risorse per stare meglio. A volte, condividere il proprio vissuto in uno spazio accogliente e non giudicante può alleggerire molto il peso che si porta dentro.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buongiorno! Le sue parole trasmettono dolore, solitudine, tristezza, disperazione. Posso solo provare ad immaginare come si sente. Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò ad offrire un piccolo contributo di pensiero. Prima di ogni altra cosa, le porgo le mie più sincere condoglianze per la mamma. Immagino sia stato difficile fare i conti con il dolore della perdita (e forse della malattia), ricostruire la quotidianità, prendersi cura gli uni degli altri. Sembra che lei e la sua ex fidanzata abbiate cominciato a frequentarvi quasi all’esordio dell’adolescenza (aveva 15 anni). Una fase estremamente delicata dello sviluppo, proprio quando cominciano ad affiorare i primi cambiamenti nel corpo e la sessualità si ripropone con tutto il suo vigore, impegnando ogni adolescente in un faticoso lavoro d’integrazione dell’immagine di sé, del nuovo corpo, ma anche di ristrutturazione delle relazioni con sé stesso e con gli altri. Non va trascurato l’impatto della pandemia, il conseguente isolamento, la perdita del contatto con l’altro, il venir meno di un gruppo dei pari con cui confrontarsi e identificarsi (cosa di cui sembra soffrire ancora oggi). In tutto questo, per fortuna, c’eravate Voi. Vi siete protetti, sostenuti, scoperti, amati. Forse, per qualche motivo che non conosciamo, tutto quel fermento adolescenziale, tutte quelle spinte evolutive potrebbero essere riemerse con rinnovata forza, prima nella sua ex ragazza (con il tradimento) e, dopo la rottura, in lei. Un salto di 11 anni che non può e non deve essere rinnegato, sminuito, recriminato, ma ri-significato, analizzato. Un salto con cui potrebbe anche essere riuscito a “sorvolare”, mettendosene al riparo, il dolore profondo per la morte della mamma... “Ho perso mia madre sei anni fa e ora vivo con vivo con mio padre e i miei fratelli. Nessuno riesce ad aiutarmi… mi sento come un cane abbandonato per strada… un bambino, confuso, senza idee, senza sapere cosa fare o valere nella vita”... Sembra quasi che ognuno di voi, da solo, abbia trovato un proprio modo di sopravvivere alla perdita. Il papà nella concretezza (non si piange, si deve essere forti e andare avanti), il fratello nella pulizia ossessiva (meglio lavare le emozioni sporche e dolorose), l’altro fratello nelle amicizie superficiali (in superficie è più facile respirare e ci si ripara dal dolore della profondità), mentre lei aveva la sua ex fidanzata. Una separazione, un tradimento, che potrebbe anche aver riaperto un lutto che sembra ancora attendere l’occasione per essere vissuto, patito, elaborato. Sono molto preoccupato e spero si affidi presto a qualcuno che si prenda cura di lei. Se non dispone delle risorse necessarie per un professionista privato (in questo periodo non sta lavorando), può rivolgersi con fiducia al CSM (Centro di Salute Mentale) a lei più vicino. Troverà colleghi professionalmente preparati e umanamente dotati. NON DEVE ASSOLUTAMENTE RESTARE SOLO. È molto giovane e merita una vita piena e serena. In bocca al lupo per tutto
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Caro utente,
dal tuo racconto emerge una sofferenza profonda, che non nasce solo dalla fine di una relazione, ma da un vero e proprio crollo di punti di riferimento affettivi e identitari. Quando una storia così lunga e intensa termina, soprattutto in modo traumatico e improvviso, si ha la sensazione di perdere una parte di sé: quella costruita nella quotidianità, nei gesti condivisi, nei progetti comuni. È come se venisse meno la cornice che dava senso alle giornate.

La tua descrizione restituisce bene quanto questa separazione abbia intaccato ogni aspetto della tua vita — emotivo, relazionale, lavorativo e corporeo — lasciandoti svuotato e disorientato. Sentirsi apatici, senza desideri, con il sonno disturbato e con pensieri ricorrenti è una reazione frequente quando il dolore diventa troppo grande da sostenere da soli. Non significa essere deboli, ma trovarsi in un momento in cui serve aiuto, proprio come scrivi tu.

È importante che tu non resti isolato: il primo passo concreto che ti consiglierei è rivolgerti a uno psicologo o psicoterapeuta, per poter iniziare un percorso di ascolto e ricostruzione. Parlare con un professionista non è “lamentarsi”, ma permettersi di dare voce a ciò che ora ti soffoca dentro, in un luogo sicuro e senza giudizio.
Parallelamente, anche se può sembrare impossibile, prova a introdurre piccolissimi gesti di cura quotidiana — una breve passeggiata, una doccia con calma, un pasto preparato con attenzione — non per forza “piacevoli”, ma che ti aiutino a sentire che stai tornando in contatto con te stesso.

Se i pensieri suicidari dovessero diventare più intensi o frequenti, non restare solo: chiama subito il 112 o il numero di emergenza per il supporto psicologico 19696, attivo 24 ore su 24 e gratuito. Parlare con qualcuno in quei momenti può davvero fare la differenza.

Questo dolore, per quanto oggi sembri senza via d’uscita, può trasformarsi in un’occasione di rinascita, passo dopo passo, a partire dall’incontro con chi può aiutarti a ritrovare fiducia e senso.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Petroni – Psicologa
Caro utente,
dalle sue parole si sente quanto sta soffrendo e quanto questa perdita abbia toccato profondamente ogni parte della sua vita. Sta vivendo un dolore intenso, che non riguarda solo la fine di una relazione, ma anche la perdita di punti di riferimento affettivi, lavorativi e personali. E' comprensibile che si senta svuotato, confuso e senza energie: quello che prova merita di essere accolto e ascoltato senza giudizio. Quando un legame così importante finisce, è come se venisse a mancare una parte di sé. Ma anche se ora tutto appare buio, questo momento non definisce chi è né ciò che sarà. Può essere l'inizio di un percorso di cura e di riscoperta. Il primo passo, che ha già fatto scrivendo qui, è riconoscere di avere bisogno di aiuto. Le consiglierei di rivolgersi ad un professionista per un percorso di supporto psicologico: uno spazio sicuro in cui poter esprimere liberamente la sua sofferenza, essere compreso e iniziare a ritrovare senso e motivazione. In particolare, un lavoro con il metodo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) può essere molto utile nei casi di forte sofferenza emotiva e nelle esperienze di perdita o tradimento. E' un approccio che attiva una autoguarigione profonda, permettendo di elaborare i ricordi traumatici e alleviare il dolore, attivando le proprie risorse interiori. Consiglierei anche l'integrazione con pratiche di meditazione come la Mindfulness, che aiutano a portare la consapevolezza nel momento presente e ad accogliere con gentilezza ciò che si prova, per sostenerla in questo momento difficile, migliorando il sonno e riducendo i pensieri ossessivi.
Comunque ciò che conta davvero è intraprendere un percorso di supporto con un professionista, che valuterà con la sua esperienza cosa è meglio per lei.
Se nel frattempo dovesse sentire di non riuscire a reggere da solo la sofferenza, non resti solo, in caso di necessità può contattare i numeri verdi di supporto psicologico.
Ha già compiuto un passo importante scrivendo qui: chiedere aiuto è un atto di coraggio e amore verso se stessi.
Un caro saluto
Dott.ssa Flavia Barbagallo
Buongiorno,

Prima ancora di darle un parere le voglio dire che le sue parole hanno espresso una grande sofferenza, spero di riuscire con le mie a trasmetterle il senso di comprensione e vicinanza con la stessa forza, quella che vorrei le arrivasse.

Analizzando ciò che lei ha scritto è evidente come questo sia stato per lei un terremoto: sono crollate la vita sentimentale, la vita lavorativa, non ultima la routine quotidiana; inoltre, il lutto di sua madre in giovane età e la situazione familiare che ha descritto non sono certamente dei fattori di protezione nei confronti di eventi come quello per cui scrive. Ma la vita va avanti, questo glielo avranno detto in mille altre salse, vorrei invitarla a guardare a questa frase in un modo diverso: la vita va avanti, ciò implica che anche lei sta andando avanti, in un modo o nell'altro, ciò che oggi è centrale è capire come. Anche dopo i cataclismi naturali, seguendo la metafora di prima, la forza dell'essere umano è proprio quella di raccogliere i cocci e ricominciare. Non quella di non piangere, non quella di fare finta di niente, ma quella di prendere in mano ciò che resta, anche la polvere se non è rimasto nulla, e guardare al futuro.
Ed è questo che io la invito a fare.

La situazione che sta vivendo è chiaramente un quadro di forte disagio, il quale io non trascurerei; cercare il parere di uno specialista, come ha già fatto tramite questo spazio, significa cercare insieme ad un'altra persona un nuovo significato ad una serie di punti che ad oggi le sono incerti. Perchè è successo a me? Come posso fare per convivere con questa o quell'altra situazione? Quali strategie posso adottare? Si tratta di fare il punto, piangere le lacrime che si hanno dentro al fine di sfogarle, e poi guardare al futuro, con senso di concretezza.

Venendo allo specifico di quanto ha scritto, la sua relazione è stata di lunga durata e ha sicuramente segnato parte della crescita, visto l'arco di tempo che è durata. Il tradimento è sicuramente stato difficile da digerire, pur non conoscendone i dettagli posso presumere dalla sua descrizione che è stato vissuto in primis come un tradimento alla sua fiducia, all'amore che lei è in grado di dare. La perdita del lavoro è pure questa un punto molto delicato, lo è sempre, ma nel suo caso c'è un aggravante, ovvero il come l'ha perso. Le abitudini che oggi caratterizzano la sua routine, le mancanze che vede nel prossimo, così come la sua volontà di distrarsi, sono elementi che parlano: sente il bisogno di ricostruire un nuovo equilibrio; senza fretta, quindi senza avere l'aspettativa di essere pronti già domani ad una nuova relazione, e senza egocentrismo, "nessun uomo è un'isola" e di certo essere solitari e coriacei non è sempre la ricetta per la felicità. Piuttosto spesso è di grande aiuto rinsaldare Sè stessi e pian piano riaprirsi al mondo, facendo i passi che sente di fare quando si sente di farli.

E questo, le assicuro, è possibile.

C'è sicuramente molto da elaborare rispetto al passato, ma c'è la possibilità di farlo, e soprattutto c'è la possibilità di costruire il suo futuro.
Se dovessi darle un consiglio, su due piedi, sarebbe quello di cercare l'aiuto di uno psicologo e affrontare da subito la situazione. Mi sentirei di consigliarle una terapia che si svolga in presenza, almeno per i primi incontri, ma la rassicuro sul fatto che qualora la giusta figura dovesse esserle distante la terapia in via telematica ha dimostrato di non essere da meno, è fondamentalmente una sua scelta.

Le auguro il meglio, sentitamente.
Resto a sua disposizione,

Dott. A. Trojse
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

la sofferenza che sta vivendo per la fine di questa relazione è equivalente a quella del lutto vero e proprio. L'elaborazione del lutto è un processo psicologico di accettazione e rielaborazione di una perdita, che può essere legata alla morte di una persona cara, ma anche a rotture di relazioni, malattie o licenziamenti. È un processo naturale che comporta emozioni intense come tristezza, rabbia e senso di vuoto, e si affronta attraverso il dolore anziché evitarlo. Questo percorso aiuta a integrare la perdita nella propria vita, a trovare un nuovo equilibrio e a conservare il ricordo della persona, permettendo di continuare a vivere serenamente.
In alcuni casi, il lutto può trasformarsi in una condizione patologica se la sua elaborazione non avviene in maniera corretta. Per questo, può essere estremamente utile richiedere l'aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta. Il compito del terapeuta è quello di aiutare il paziente a sopportare la sofferenza causata dal lutto, per permettere di elaborarlo, senza che si presentino strategie di evitamento.
Vista la sua enorme sofferenza del momento, si affidi ad uno specialista, potrà accompagnarla nel superare questo momento cosi doloroso della sua vita.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, si potrebbero fare diverse ipotesi diagnostiche ma occorre una consulenza accurata da parte di uno psicoterapeuta. Valuterei anche un supporto farmacologico, previa indicazione di uno psichiatra. Non escluderei che la perdita di questa donna possa avere riattivato il lutto, oltre ad avere subito altre conseguenze che hanno messo a dura prova il suo valore personale. A tutti gli effetti mi sembra un vissuto traumatico. Provveda, prima possibile ad una visita con un professionista.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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