Salve Dottori. Relazione finita dopo 6 anni. Più va avanti e più vedo cose che sembra mi stiano face

24 risposte
Salve Dottori. Relazione finita dopo 6 anni. Più va avanti e più vedo cose che sembra mi stiano facendo crollare un mito. Eravamo in pausa e lui ha deciso di chiuderla senza avvisarmi e mettersi con un'altra. Qualche giorno fa ci siamo chiariti e dice che stavano insieme. Adesso vedo delle foto di una serata dove accarezza i capelli a un'altra ex. Ma con chi stata? E io che mi sento in colpa perché sento di non aver fatto abbastanza, gli ho chiesto anche di andare in terapia insieme perché lui evita spesso problemi e discussioni ma non è voluto venire. Mi sento come se mi crollasse il mondo addosso. Sicuramente allungava le mani con le altre anche quando era con me. Sento un senso di viscido che mi fa stare malissimo, mi sembra che tutta la relazione sia stata una menzogna. Io ho un attaccamento ansioso e sono in terapia. Non so come comportarmi, ho delle sensazioni troppo brutte addosso.
Dott.ssa Cecilia Mancini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara P.A., capisco che tu ti senta travolta: non è solo la fine della relazione, ma anche la scoperta di comportamenti che ti fanno sentire tradita e disorientata. Quello che provi è comprensibile, e il senso di colpa non è giustificato: hai fatto la tua parte, proponendo anche la terapia di coppia, e il fatto che lui abbia evitato il confronto ci dice che siete su due strade diverse oggi.

Le sensazioni di disgusto e di “viscido” sono segnali che il tuo corpo ti sta mandando: ascoltarli può aiutarti a proteggerti. In questo momento, cerca di limitare al minimo i contatti e le esposizioni a ciò che ti riattiva e porta queste emozioni in terapia, così da elaborarle e non restare intrappolata nella ricerca di spiegazioni. Un passo alla volta, Insieme. Dr.ssa Cecilia Mancini

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Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
capisco quanto possa essere doloroso scoprire questi aspetti dopo una relazione così lunga. Quando crolla l’immagine che avevamo dell’altro, è naturale sentirsi traditi, confusi, perfino sporchi emotivamente. Non è lei a doversi sentire in colpa: ha cercato il dialogo, si è messa in discussione, ha proposto la terapia.
Questa sofferenza merita spazio e cura, non giudizio. Continui a portare queste emozioni in terapia: sono parte del processo di guarigione. Anche se ora sembra tutto offuscato, col tempo si chiariranno i significati e tornerà a sentire stabilità dentro di sé. Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
La sua esperienza di una relazione finita porta con sé un tumulto di emozioni che sembrano travolgere tutto ciò che conosceva e in cui credeva. È comprensibile che, di fronte alla scoperta di comportamenti che non si aspettava, si senta come se il terreno sotto i piedi le fosse venuto a mancare. L'idea che la relazione possa essere stata in parte costruita su inganni o che non fosse come credeva, provoca un forte malessere e un senso di tradimento che colpisce al cuore del suo legame affettivo. L'attaccamento ansioso di cui parla può amplificare il dolore e la confusione, legandola a una volontà di risolvere o capire ciò che sembra sfuggirle continuamente. Le sue sensazioni di colpa e la percezione di non aver fatto abbastanza sono spesso una reazione a un bisogno di controllo e di stabilità, che ora appare essere messo in discussione. Nell'orientamento psicoanalitico che seguo, l'obiettivo è esplorare queste esperienze in modo da comprendere come le dinamiche inconsce possano aver influenzato la sua visione della relazione e il modo di relazionarsi con l'altro. Inoltre, è importante comprendere come queste esperienze attuali risuonano con narrazioni passate e strutture di desiderio che cercano di soddisfarsi attraverso la realizzazione di schemi noti. Esplorare questi temi in un contesto sicuro, senza colpa e senza giudizio, può aiutarla a comprendere meglio i propri desideri, bisogni e paure, permettendo di costruire una nuova narrazione che rispetti la sua autenticità.
Se desidera intraprendere questo cammino di scoperta, sono qui per offrirle supporto e comprensione.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
quando finisce una relazione lunga, non è solo una persona a lasciarci: è l’idea che avevamo di noi con quella persona.
Ora ciò che ti ferisce non è solo la fine, ma il crollo di una storia che, rivedendola con occhi nuovi, appare meno sincera di quanto pensavi.

Il dolore che provi è reale, ma c’è una trappola che rischi: cercare verità nel passato per spiegare il presente, scavare, confrontare, confrontarti…
Ma ogni domanda in questa direzione ti incolla a chi non c'è più, mentre tu sei ancora qui, e meriti di esserci per te.

“Sentirti in colpa perché non hai fatto abbastanza” è il modo più raffinato per non vedere che chi doveva esserci… non c’era già più.
Lui non ha evitato solo la terapia: ha evitato di fare chiarezza, di rispettare i confini, di prendersi responsabilità.
Quindi ora, anziché chiederti “con chi stava?”, prova a chiederti:

“Con chi voglio stare io, d’ora in avanti?”
“Chi voglio essere, dopo tutto questo?”
Non è la relazione che è stata una menzogna: è lui che ha scelto di non esserci pienamente. Ora tocca a te scegliere di esserci, ma per te.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Giulia Raiano
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buon pomeriggio, ti ringrazio per aver scritto e per aver trovato il coraggio di mettere nero su bianco qualcosa che evidentemente ti sta facendo molto male.
Quello che stai vivendo è un vero e proprio terremoto emotivo: non solo una relazione di lunga data è finita, ma stai anche facendo i conti con una realtà che, col passare del tempo, si sta rivelando diversa da quella che pensavi di aver vissuto. Questo può essere devastante, perché coinvolge non solo il dolore della perdita, ma anche un profondo senso di disorientamento e sfiducia: nella relazione, nella persona che hai avuto accanto per anni, ma anche — e forse soprattutto — nei tuoi stessi ricordi, nelle tue scelte, nella tua capacità di fidarti.

Quando dici che “sembra ti stia crollando un mito”, descrivi perfettamente quello che succede quando una relazione lunga finisce in un modo che lascia dubbi, ambiguità e rivelazioni dolorose. Il mito non è solo lui, ma è anche l’idea che avevi costruito del vostro legame, della vostra storia, di ciò che pensavi fosse “vero” tra di voi.

È assolutamente comprensibile che tu provi rabbia, disgusto, confusione e un senso di colpa. Questo succede spesso quando si è stati coinvolti in relazioni dove l’altro tendeva a evitare i conflitti, a non esporsi, a non prendersi la responsabilità emotiva. Hai tentato anche di proporre una terapia di coppia: questo è un gesto profondo di consapevolezza e di impegno, e non è un segno di debolezza. Anzi, è un segnale molto chiaro che tu hai voluto fare la tua parte.

Il fatto che lui si sia sottratto anche a questo, però, dice qualcosa: non solo della sua incapacità di affrontare le difficoltà, ma anche del fatto che la responsabilità della rottura non può essere ricondotta solo a ciò che “tu non hai fatto abbastanza”. Questo senso di colpa che ti porti addosso sembra più una ferita del tuo stile di attaccamento che una conseguenza reale delle tue azioni. Le persone con un attaccamento ansioso tendono spesso a sentirsi responsabili per i fallimenti della relazione, anche quando non lo sono.
Quelle immagini che hai visto ora, il contatto con un’ex, la nuova relazione avviata subito dopo la “pausa”, creano un ulteriore strato di dolore: danno la sensazione che lui si fosse già allontanato prima ancora che la relazione si chiudesse esplicitamente. E anche questo ti lascia con la domanda: “Ma allora con chi sono stata davvero in tutti questi anni?”
Purtroppo, non sempre abbiamo risposte che ci possono chiarire tutto. Ma in terapia ci si può lavorare. Puoi usare questo momento non solo per guarire, ma anche per ridefinire il tuo posto nel mondo delle relazioni. Per capire più a fondo da dove nasce quel senso di colpa, perché tendi a voler “salvare” anche quando l’altro si ritrae, e cosa desideri davvero in una relazione futura.
Non forzarti a capire o “superare” tutto subito. Le sensazioni viscerali che descrivi – il senso di viscido, di tradimento, il vuoto – hanno bisogno di tempo per essere elaborate. Ma fidati del processo terapeutico e del fatto che il dolore, per quanto intenso ora, non durerà per sempre. E soprattutto: non sei tu quella che ha mancato. Hai amato, hai tentato di ricucire, hai chiesto aiuto. Non sono segnali di debolezza, ma di lucidità e coraggio. E sono una buona base da cui ripartire.
Spero che la mia risposta ti sia in qualche modo di aiuto.
Buona giornata
Dott.ssa Giulia Raiano
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Ti consiglio vivamente di affrontare l’argomento in terapia, e qualora non ti sentissi di farlo, prova a esprimere anzitutto questa difficoltà con la tua terapeuta. Senza dubbio tutte queste cose ti disorientano ancora di più, quindi, vale la pena dar loro la giusta attenzione per avere un sostegno in questo momento complicato.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, quello che sta attraversando è un dolore molto profondo e carico di disillusione. Dopo una relazione così lunga, vedere l’altro allontanarsi improvvisamente, con modalità che appaiono poco rispettose, può far vacillare ogni certezza, non solo sulla relazione, ma anche su sé stessi e sul proprio valore. È comprensibile provare rabbia, confusione, disgusto, insieme a un senso di colpa che, però, non le appartiene. Lei ha provato a salvare il rapporto, ha proposto il dialogo, ha chiesto di lavorare insieme in terapia: sono segnali chiari di responsabilità affettiva. Non può essere lei a farsi carico della mancanza di disponibilità dell’altro.
Quando si ha un attaccamento ansioso, come lei stessa riconosce, la fine di una relazione può risvegliare ferite antiche: il bisogno di conferme, la paura dell’abbandono, la tendenza a mettersi in discussione anche quando non sarebbe necessario. E questo può farle vivere la separazione come un fallimento personale, quando invece ciò che sta emergendo parla più dell’altro che di lei.
È doloroso vedere una persona amata mostrarsi in modi così diversi da come la si è conosciuta, ma ciò non cancella necessariamente tutto ciò che avete vissuto. A volte, ciò che cambia nel tempo non è solo il comportamento, ma anche la capacità di sostenere un impegno emotivo profondo. E questo non dipende da lei.
Continui il suo percorso terapeutico, ci sarà spazio per elaborare tutto questo dolore, per distinguere tra ciò che è stato autentico e ciò che ha iniziato a incrinarsi, per capire come proteggersi meglio in futuro, ma anche per imparare a fidarsi ancora.
Le sensazioni che prova ora sono forti e le appartengono, ma non dureranno per sempre. Si conceda tempo e gentilezza. Anche questo è amore: verso di sé
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org – per info PROFILO su MioDottore
TITOLO: Quando l’amore finisce e ci lascia in mezzo alla tempesta
Cara,
quello che stai vivendo è un passaggio durissimo. Quando finisce una relazione importante – sei anni sono un tempo che incide nella carne – la mente cerca un senso, e il cuore cerca riparo. Ma invece del senso, spesso troviamo confusione; invece del riparo, un dolore che non si può raccontare.
Hai detto una frase chiave: “Mi sembra che tutta la relazione sia stata una menzogna”. Ecco, questa è la frustrazione del cucciolo ferito che si accorge che il padrone non era buono come sembrava. Ma se vogliamo davvero crescere, occorre andare oltre. E la verità è questa: molte storie cominciano con un errore di lettura.

Non per colpa. Ma per bisogno.
Un bisogno antico, profondo, di essere amati, protetti, visti. Quando sei piccola e non ti senti al sicuro, l’altro diventa il tuo rifugio. Non ti innamori solo di lui, ma di ciò che speri lui possa essere: il tuo salvatore, la tua casa, la tua identità. In quel momento non sei più una donna libera che ama un altro essere umano: sei un cucciolo che cerca protezione in qualcuno che forse non può, o non vuole, darmela.
Poi, quando l’altro se ne va, ti sembra che tutto crolli. Ma non sei tu che stai crollando. È il mito. L’immagine che avevi costruito.
È come svegliarsi da un sogno dove eri al sicuro… e scoprire che non c’era niente, solo sabbia tra le mani.
Ma l’amore non è protezione. Non è sicurezza. Non è bisogno che l’altro colmi qualcosa in me.
L’amore reale è un incontro tra due persone libere, distinte, che condividono una vita, si sostengono, si aiutano, si rispettano – senza confondere il bisogno con la passione, senza recitare la commedia di Romeo e Giulietta, dove Giulietta si isola e Romeo scappa.
Non voglio ferirti, ma aiutarti: se oggi stai male, non è perché lui ti ha lasciata. È perché hai creduto che quell’amore fosse l’unica cosa che ti dava valore. Ma il tuo valore non sta nel rapporto, sta in te. E la tua crescita non avviene se l’altro resta – avviene quando tu scegli di non restare più nel ruolo della bambina impaurita.
Cosa puoi fare, allora?
Non cercare risposte da lui. Te ne ha già date abbastanza: ambigue, fredde, a tratti sleali. Non c’è altro da chiarire.
Interrompi la giostra. Se torni indietro, lo schema si ripete: sei tu che ti annulli, lui che evita, e infine tutto finisce.
Torna a te. A quella parte adulta, ferita ma viva, che vuole capire, guarire e – forse un giorno – davvero amare.
Chi ti ama, non ti lascia in pausa e poi va da un’altra.
Chi ti ama, ti guarda negli occhi e ti accompagna anche nelle cose scomode.
Chi ti ama, non ti lascia con un pugno di mosche e una foto da decifrare.
Se vuoi, possiamo lavorarci insieme.
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza)
Dott. Filippo Arnoldi
Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,
dice di non aver fatto abbastanza; ha provato anche a chiedere di andare in terapia assieme; sembra che lei abbia avuto l'intenzione di affrontare i problemi mentre lui preferisce evitare. Sta provando dei sensi di colpa, si sta chiedendo come mai non ha funzionato, che cosa ha sbagliato. Si ricordi che la relazione la si vive in due. Non c'è solo lei. L'intenzione deve essere da parte di entrambe le persone. Nella relazione non può controllare l'altro, può controllare solo sè stessa. E non deve annullarsi per la relazione. Deve rimanere centrata su di sè, non sull'altro. Altrimenti poi tutto crolla. Ha bisogno di ritrovarsi, di ritornare sui suoi passi e di stare con sè stessa per accettarsi, amarsi e fare esperienze con amici che la amano e la sostengono. Se è già in un percorso con uno psicologo o uno psicoterapeuta, la può aiutare a comprendere meglio la relazione.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso una parte così dolorosa della sua storia. La fine di una relazione lunga e significativa è, spesso, un momento profondamente destabilizzante, e le emozioni che sta vivendo ora sono del tutto comprensibili. Sente che le certezze su cui ha costruito parte della sua identità affettiva stanno crollando, e il senso di smarrimento che emerge può generare pensieri negativi e un’intensa sofferenza emotiva. Quando si verifica una rottura, soprattutto in questi termini, è comune ritrovarsi a rileggere il passato alla luce dei comportamenti recenti dell’ex partner. Ogni gesto, ogni dettaglio, ogni omissione diventa materiale per un’analisi dolorosa, quasi a cercare una spiegazione che dia un senso al dolore. È un meccanismo umano, un tentativo della mente di ricostruire coerenza dove oggi sembra esserci solo confusione. Tuttavia, è importante ricordare che la percezione attuale può essere amplificata da emozioni intense come la rabbia, la delusione e il senso di tradimento. Lei racconta di essersi sentita colpevole, come se non avesse fatto abbastanza. Ma da quanto scrive emerge, invece, il contrario. Ha proposto di lavorare sulla relazione con impegno, arrivando persino a suggerire un percorso terapeutico condiviso, mostrando quindi maturità e desiderio autentico di comprendere e affrontare le difficoltà. Il fatto che lui si sia tirato indietro di fronte a questa opportunità riflette, probabilmente, la sua difficoltà nel confrontarsi con sé stesso, con le proprie emozioni e con un tipo di relazione più profonda e consapevole. Non è un fallimento suo. Il fatto che oggi lei provi disgusto o un senso di repulsione è un segnale importante. In alcune fasi del distacco, queste emozioni possono emergere come una forma di autodifesa: sono la risposta emotiva di un corpo e di una mente che iniziano a prendere coscienza di quanto sia stato doloroso adattarsi a una relazione dove, probabilmente, le sue esigenze emotive non sono state pienamente riconosciute o rispettate. L'attaccamento ansioso, come giustamente evidenzia, può amplificare la fatica nel lasciare andare. C’è spesso una parte che tende a idealizzare l’altro, a giustificarne i comportamenti, a trovare in sé le colpe pur di mantenere vivo il legame. Ma proprio grazie al lavoro che sta facendo in terapia, potrà imparare a distinguere tra ciò che le appartiene davvero e ciò che è responsabilità dell’altro. In questo momento, il suo compito più importante è quello di prendersi cura di sé. Questo non significa dimenticare in fretta o reprimere ciò che sente, ma accogliere le emozioni che emergono con compassione, come segnali della ferita che si sta cercando di rimarginare. Può essere utile concentrarsi sul qui e ora, riconoscendo che, anche se oggi prova dolore, sta già facendo qualcosa di prezioso: sta cercando di comprendere, di guarire, di non ricadere negli stessi meccanismi. Questo è un atto di forza e di amore verso sé stessa. Il processo di elaborazione richiederà tempo, ma da questa esperienza potrà uscire con maggiore consapevolezza dei propri bisogni, dei propri limiti e del tipo di relazione che desidera davvero. Ciò che oggi sembra una frattura, nel tempo potrà diventare una nuova base da cui ripartire, con più lucidità, rispetto per sé stessa e confini più chiari. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Federica Battista
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile Paziente,
Se come dice, sta già seguendo un percorso terapeutico, sarebbe più indicato confrontarsi con la sua psicologa di riferimento, così da capire con lei come procedere. Cercare risposte altrove potrebbe aumentare il suo senso di confusione.
Cordialmente
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Salve, le emozioni che stai vivendo sono comprensibili e parlano di una ferita ancora aperta. Quando una relazione importante finisce, e soprattutto quando emergono elementi che mettono in discussione la fiducia e la coerenza del partner, è normale sentirsi destabilizzati, traditi, svuotati.

Il tuo dolore non è solo per la perdita, ma per lo smantellamento di un'immagine: quella di una persona che credevi sincera, presente, e di una storia che, per quanto complessa, sentivi autentica. Vedere oggi gesti ambigui, comportamenti evitanti e forse anche bugie retroattive, ti spinge a riscrivere mentalmente tutta la relazione, e questo può far vacillare il senso stesso della realtà vissuta.

È significativo che tu abbia riconosciuto il tuo stile di attaccamento ansioso e che tu sia già in terapia: questo è un punto di forza, perché dimostra consapevolezza e volontà di guarigione, ma è anche importante ricordare che la tua ansia non è la causa della fine della relazione, né tantomeno giustifica i comportamenti del tuo ex. La responsabilità di una relazione si costruisce in due, ma il rispetto e la trasparenza sono sempre individuali.

Quel "senso di viscido" che descrivi è una reazione psico-corporea a un’esperienza che il tuo sistema nervoso percepisce come violazione e incoerenza. Ascoltala. È il tuo corpo che dice: “C’è qualcosa che non va, proteggiti”. E proteggerci, in questi casi, significa anche accettare il crollo del mito come un passaggio necessario per vedere le cose con più chiarezza.

Permettiti di stare nel dolore, senza cercare subito di capirlo tutto o di perdonare troppo in fretta. Hai fatto il possibile, hai proposto un percorso di coppia, hai cercato chiarezza: non sei mancata. Ora è tempo di rimettere al centro te stessa, anche attraverso la terapia individuale che già stai facendo. Un caro saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Psicologo, Psicologo clinico
Marano di Napoli
Gentile utente, è comprensibile che, adesso, ciò che prima appariva solido cominci a incrinarsi nei ricordi. Quando una persona a cui abbiamo dato fiducia sembra agire in modo distante da ciò che pensavamo fosse il legame, è naturale che emerga un senso di disorientamento, come se crollasse un intero pezzo della propria storia. Non è tanto solo la fine del rapporto a far male, quanto il modo in cui si è chiuso, con gesti che sembrano smentire ciò che era stato condiviso.

Il senso di colpa che avverte — il pensiero di non aver fatto abbastanza, o di non aver "salvato" la relazione — è un meccanismo molto comune nelle persone con un attaccamento affettivo sensibile, ma non per questo corrisponde a una verità. Il fatto che lei abbia proposto il dialogo, persino un percorso insieme, mostra che ha fatto la sua parte. Non possiamo però costringere l’altro a fare lo stesso lavoro su di sé.

In questo momento così fragile, è importante darle spazio alle sue emozioni senza giudicarle. La rabbia, il disgusto, la delusione: sono reazioni legittime, e fanno parte di un processo di separazione che non è solo pratico, ma anche emotivo e identitario.

Sta già facendo un passo significativo restando in terapia, ed è importante che continui a utilizzare quello spazio per riconnettersi con il proprio valore, al di là di come si è sentita trattata. Forse, più che cercare risposte su di lui, è il momento di riprendere contatto con sé stessa, con ciò che merita e con ciò che, in futuro, non sarà più disposta ad accettare.

Se lo sente necessario, può valutare di approfondire anche in una consulenza dedicata, online o in studio, per alleggerire il peso di questo momento e affrontare con maggiore lucidità ciò che sente. A volte, uno spazio in più può offrire una prospettiva nuova da cui ripartire.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Dott.ssa Elena Mininni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Capisco quanto possa essere destabilizzante vedere crollare l’immagine di una relazione così importante. È naturale provare dolore, confusione e anche rabbia, soprattutto se senti di aver dato tanto e di non aver ricevuto chiarezza. Queste emozioni sono valide e possiamo esplorarle insieme, anche per comprendere meglio come l’attaccamento ansioso può influenzare la percezione e la gestione della rottura. Non sei sola: ci lavoreremo un passo alla volta, con cura.
Dott.ssa Cristiana Danese
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buon pomeriggio, immagino quanto questa situazione possa essere fonte di turbamento. Ne parli con il suo terapeuta, sono sicura che sarà utile per fare chiarezza e dare un significato a quanto accaduto alla luce del percorso terapeutico già intrapreso. Le auguro il meglio, Dott.ssa Cristiana Danese psicologa
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia

Gentile paziente, quello che stai vivendo è profondamente doloroso e merita tutto lo spazio e il rispetto possibile. Quando una relazione importante finisce in modo confuso e ambiguo, con zone d’ombra e sospetti, è normale sentire il mondo crollare. Soprattutto se hai investito affetto, fiducia e speranza.

La tua reazione quel senso di viscido, lo spaesamento, la rabbia mescolata al senso di colpa è il segnale che qualcosa di profondo dentro di te sta cercando di riordinarsi. Quando dici che ti sembra che tutto sia stata una menzogna, stai dando voce a una ferita importante: quella del tradimento emotivo, che spesso lascia più segni della fine stessa della relazione.
Il fatto che tu sia in terapia è già una scelta importante e coraggiosa. Ti aiuterà a rimettere al centro te stessa, a comprendere le dinamiche dell’attaccamento ansioso che, in questi momenti, possono amplificare la paura dell’abbandono e il bisogno di capire a tutti i costi.
Ricorda: non sei sbagliata tu perché lui ha evitato i problemi o ha scelto altre strade. Non è una tua mancanza, e non sei tenuta a salvare chi non vuole essere raggiunto.
Ti invito a restare in contatto con il tuo percorso terapeutico, a dare dignità al dolore che provi senza combatterlo, e a portare pian piano lo sguardo da lui a te. Non per dimenticare in fretta, ma per ritrovarti con più verità e più forza.
Dott.ssa Daisy Di Cello
Psicologo, Psicologo clinico
Bolzano
Buongiorno,

grazie per aver condiviso con tanta sincerità un momento così difficile. Quando una relazione finisce in modo improvviso o ambiguo, come nel suo caso, può davvero crollare tutto il sistema di significati e fiducia costruito nel tempo. Il dolore che sta vivendo è comprensibile e merita ascolto e cura.

Dal suo racconto emerge che ha fatto molto: ha provato a comunicare, ha proposto di affrontare insieme le difficoltà attraverso la terapia, ha mostrato disponibilità e responsabilità affettiva. Il fatto che l’altra persona non abbia accolto queste possibilità non è una sua colpa, ma una scelta dell’altro.

È naturale, in questi momenti, sentire rabbia, disgusto, senso di tradimento e anche colpa. Tuttavia, ciò che prova può anche essere un segnale sano: sta iniziando a vedere con più lucidità aspetti della relazione che forse prima tendeva a minimizzare. Questo può essere doloroso, ma anche un passo importante verso una maggiore consapevolezza.

Io sono la Dottoressa Daisy Di Cello, sono specializzare nelle relazioni disfunzionali e ho un approccio centrato sulla persona, se vuole e desidera possiamo fissare un colloquio conoscitivo e capire se posso esserlo da aiuto.

Un Caro saluto,
Daisy Di Cello
Buongiorno gentile utente. La ringrazio di aver condiviso una situazione spiacevole in questo spazio. Percepisco molto dolore e tanta tristezza per la relazione ormai conclusa dopo 6 anni. Capisco molto bene la rabbia che prova per il fatto che il suo ex ragazzo non le abbia fatto sapere niente della decisione di chiudere questa relazione per mettersi con un'altra e ha dovuto scoprirlo in un secondo momento cercando da lui un chiarimento. Quando in una relazione si arriva a chiedere una pausa non è mai un buon segno. In teoria la pausa dovrebbe servire per riflettere, prendersi del tempo per capire se il sentimento che si prova esiste ancora oppure no. Capita molto spesso che invece la "pausa" richiesta è un modo per rimandare la decisione già presa dentro di sé e di parlarne apertamente. La persona che si sente dire "ho bisogno di una pausa di riflessione" finisce per accettare in buona fede questo spazio richiesto. A volte la pausa serve davvero ed altre no. Si sente crollare la terra sotto i piedi e molte credenze che lei aveva le sente scivolare lentamente. Lei però pensi che lui rappresenta solo una piccola parte del mondo maschile e che non tutti gli uomini sono uguali. Continui a credere nell'amore. Non si deve sentire in colpa di niente. Lei ha fatto tutto il possibile per recuperare il rapporto, persino proponendogli di fare la terapia di coppia e lui non ha voluto semplicemente perché forse avrà capito di non essere più innamorato di lei. Lui ha sbagliato a non dirglielo apertamente facendole continuare a credere che andava tutto bene e che stavate ancora insieme mentre lui dentro di sé aveva già concluso. Ha preferito scappare senza affrontare l'argomento e facendola sentire molto male, schiacciata dal dolore, dalla tristezza e dai sensi di colpa. I dubbi sulle sue possibili scappatine mentre era ancora con lei non potrà mai scioglierli purtroppo. Lei ora ha capito che il suo ex ragazzo era troppo immaturo per affrontare problemi e discussioni altrimenti non cercava di evitare tutto ciò. Lei non c'entra niente per la sua immaturità, non si deve sentire in colpa. La sensazione di menzogna che sente è lecita e comprensibile. Sente di aver buttato via 6 anni della sua vita dietro uno che probabilmente non meritava le sue attenzioni. Ha detto di essere in terapia. Le suggerisco di parlare apertamente e chiaramente con il suo psicoterapeuta così l'aiuterà a capire meglio come comportarsi e potrà darle un supporto psicologico. Spero di esserle stata di aiuto e le porgo i miei cordiali saluti.

Dott.ssa Angela Atlante
Dott.ssa Emanuela Franchina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,
La ringrazio molto per aver condiviso un momento così delicato. Capisco quanto possa essere difficile e disorientante chiudere una relazione importante, soprattutto dopo tanti anni ed è naturale sentirsi confusi.
Con il tempo, può essere utile chiedersi anche cosa si cercava nell’altro e quali bisogni o aspettative erano presenti nella relazione. Queste riflessioni, quando ci si sente pronti, possono aiutare a conoscersi meglio ed a orientare con maggiore consapevolezza le scelte future.
Nel frattempo, può essere utile dedicarsi a spazi e attività che la fanno stare bene, che generano emozioni positive e che rafforzano la fiducia in sé stessa.
Spero che queste parole possano esserLe di sostegno.
Rimango a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Emanuela Franchina
Dott.ssa Stefania Borriello
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente,
quello che descrive è un dolore molto profondo e legittimo. La fine di una relazione lunga, soprattutto quando intervengono comportamenti che percepiamo come tradimenti o inganni, può far crollare molte certezze e far emergere sensazioni forti di sfiducia e di perdita. È comprensibile che si senta confusa, arrabbiata, e persino in colpa: quando si ha un attaccamento ansioso, la mente tende a interrogarsi continuamente su cosa si sarebbe potuto fare diversamente, ma questo non significa che la responsabilità sia tutta sua. Le relazioni sono sempre a due, e le scelte dell’altra persona, come il mettersi con qualcun’altra o rifiutare un percorso di terapia insieme, riflettono le sue dinamiche e non la qualità del suo impegno o della sua persona.
Il senso di “viscido” e di menzogna che descrive nasce dalla percezione che la fiducia sia stata tradita ripetutamente. È un segnale emotivo potente che merita ascolto e rispetto, non giudizio verso se stessa. Permettersi di sentire rabbia, dolore, delusione e confusione è fondamentale per elaborare questa ferita. Non c’è niente di sbagliato nel sentire che tutto ciò che è accaduto le ha stravolto il mondo...è normale sentire che il terreno sotto di sé è instabile quando ciò che credevamo solido si rivela fragile.
Può essere utile continuare a lavorare con il supporto della sua terapia, esplorando questi sentimenti senza giudicarli e riconoscendo la validità del proprio dolore. Concentrarsi sul prendersi cura di sé, anche solo attraverso piccoli gesti quotidiani che le diano sicurezza e conforto, può aiutare a ritrovare un po’ di stabilità interna. Con il tempo e con l’elaborazione graduale di queste emozioni, sarà possibile ricostruire un senso di sé più forte e libero da colpe ingiustificate.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stefania Borriello
Dott. Niccolò Orsi Bandini
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile utente, grazie della condivisione.
E' assolutamente comprensibile come questa situazione le causi tutte queste brutte sensazioni, sia alla luce del suo attaccamento ansioso, che come conseguenza di questo comportamento poco chiaro di lui.
Mi sembra però che questo disagio dipenda molto dallo stare sempre a guardare l'altro, ovvero si preoccupa di dare un senso a decisioni prese da un'altra persona, e anche al come comportarsi, come se ci fosse un modo "giusto" che metta le cose apposto.
Purtroppo ci sentiremo sempre a disagio a rincorrere chi non vuole essere raggiunto, ed è facile proiettare nostre mancanze interiori su queste persone evasive, credendo che ci sia un sorta di formula magica che possa far funzionare le cose.
Ma, la situazione che sta vivendo sembra proprio una messa in scena di questa sua ricerca di sicurezza, mai avuta, che appunto cerca di perseguire in maniera "impossibile" proprio da coloro che gliela vogliono negare.
Quindi, come consiglio, non posso darle nessun comportamento che sia "giusto", piuttosto la esorto a continuare il suo percorso psicologico, ad approfondire i suoi meccanismi interni e a trovare in sè stessa quella sicurezza cui tanto anela.
Le auguro buon proseguimento, e che questa sofferenza possa passare il prima possibile, cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi bandini.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco bene la tua sofferenza. Quando una relazione così lunga finisce in questo modo, con la scoperta di altre presenze e con la sensazione che la verità ti sia sempre sfuggita di mano, è naturale sentirsi travolti, arrabbiati e feriti. È come se il terreno sotto i piedi crollasse e tutto quello che hai vissuto venisse messo in dubbio.

Il dolore che provi non riguarda solo la fine della relazione, ma anche la percezione che ci siano state omissioni, bugie, gesti che oggi ti sembrano sporchi e vischiosi. Questo alimenta un senso di inganno e ti porta a rileggere retrospettivamente tutto il passato come fosse una menzogna. È una reazione comune: quando il presente si svela diverso da come lo immaginavi, la mente torna indietro a ricostruire e colora ogni ricordo con quel sospetto.

Non sentirti in colpa per non aver fatto abbastanza. Il fatto che tu gli abbia proposto la terapia di coppia dimostra che volevi impegnarti, che desideravi affrontare i problemi con strumenti maturi. Il fatto che lui abbia rifiutato ti dice chiaramente che non era disposto ad andare incontro alle tue esigenze, né a mettersi davvero in gioco. La responsabilità non è tua.

La tua ansia di attaccamento ora amplifica il dolore, perché ti fa concentrare sull’idea che avresti potuto o dovuto cambiare qualcosa. Ma quello che stai vivendo non è la conseguenza di un tuo fallimento: è il risultato delle scelte di lui, della sua difficoltà a gestire i legami con onestà e coerenza.

È normale che adesso tu provi disgusto, rabbia, confusione. Non c’è un “modo giusto” di comportarsi se non quello di proteggerti: lasciare che il dolore abbia il suo spazio, ma non permettere che diventi colpa o che ti faccia dimenticare il tuo valore. Una relazione può finire in modo brutto senza che tu perda la dignità e la certezza di essere stata autentica e presente.

Il mito che sta crollando fa male, ma è anche un passaggio di verità: non hai perso sei anni, hai vissuto un’esperienza che oggi ti rivela parti di te e ti mostra chiaramente cosa non vuoi più accettare in un legame. Questo, anche se adesso brucia, sarà un seme importante per il futuro.

Dott.ssa De Pretto
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Quando una relazione finisce in modo improvviso e contraddittorio, ciò che fa più male non è solo la perdita dell’altro ma la sensazione che tutto ciò che si è vissuto perda di senso. È come se si incrinasse qualcosa di profondo, e insieme al legame venisse meno anche un’immagine di sé costruita in quella storia. Il senso di colpa che sente forse parla del bisogno di trovare un motivo, un ordine dentro qualcosa che invece le è sfuggito, come se fosse più tollerabile pensarsi in difetto che accettare l’imprevedibilità del desiderio dell’altro. Quelle immagini che la feriscono sembrano riattivare la domanda su chi è lei per l’altro e su quanto valesse davvero la relazione, ma forse la questione più profonda riguarda che cosa significava per lei essere scelta, essere amata in quel modo. Le emozioni che prova, per quanto dolorose, meritano di essere ascoltate senza giudizio, perché in esse può esserci qualcosa di vero su come vive l’amore e la perdita. Portare questi vissuti in seduta potrebbe aiutarla a comprenderli meglio e a ritrovare uno spazio suo, distinto da ciò che l’altro ha scelto di fare.

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