Salve dottori mi è successo un episodio ed avrei bisogno di confrontarmi con voi. Sono una ragazza d
24
risposte
Salve dottori mi è successo un episodio ed avrei bisogno di confrontarmi con voi. Sono una ragazza di 28 anni e da circa 3 anni soffro di attacchi di panico e depressione, sono in cura sia farmacologica che psicologica. Da circa 2 anni sono seguita da una psicologa, mi sono trovata molto bene, abbiamo instaurato un bel rapporto, lei è stata la prima che ha capito il mio dolore, mi ha ascoltata, capita, supportata. Succede che nella scorsa seduta io ero emotivamente più gioiosa per un viaggio che farò a breve, sarà la mia prima esperienza dopo quello che sto vivendo, sarà una prima volta dopo tanto tempo che sono in casa perché non esco mai, non mi piace la confusione, amo molto la solitudine, iniziamo a parlare e menzioniamo i miei genitori (con la quale ho un rapporto difficile, motivo di quello che mi è accaduto) lei parla di mio padre, e non siamo d'accordo su determinate cose ma succede che mi ferisce molto, il modo in cui mi ha parlato, mi ha delusa, ho pianto dall'inizio alla fine e stavo male che sono andata via senza salutarla. Oggi sono tornata per la seduta e lei mi ha accolto in un modo freddo, diverso, ha detto che si è sentita delusa, che si è rotto qualcosa ed anch'io gli ho detto che lei mi ha ferita e che avevo perso la fiducia in lei, e lei mi ha detto che non può lavorare in questo modo e mi ha liquidato.
Sono rimasta delusa, scioccata, sconvolta, mi ha abbandonato una persona che doveva capirmi mentre sto affrontando uno dei momenti più difficili della mia vita e lei mi ha lasciata perchè non mi sono comportata come voleva lei? non l ho capita, mi aspettavo che mi capisse e no giudicasse.
Sono rimasta delusa, scioccata, sconvolta, mi ha abbandonato una persona che doveva capirmi mentre sto affrontando uno dei momenti più difficili della mia vita e lei mi ha lasciata perchè non mi sono comportata come voleva lei? non l ho capita, mi aspettavo che mi capisse e no giudicasse.
Tutto quello che hai raccontato, parla di un vissuto profondamente doloroso e i tuoi sentimenti di frustrazione, delusione e smarrimento sono del tutto legittimi. Hai investito tanto in questo percorso, ti sei aperta, ti sei fidata, e tutto questo in un momento della tua vita in cui, già di per sé, ogni passo fuori dalla tua zona di sicurezza richiede uno sforzo immenso.
È possibile che durante quella seduta siano state toccate delle corde molto sensibili per te, magari anche senza volerlo. E quando qualcosa ci colpisce così profondamente, non è raro sentirsi spiazzati, come se tutto il resto venisse messo in discussione. Anche se i modi e le parole della collega ti sono sembrati inappropriati o distanti, può essere che qualcosa, dentro di te, abbia comunque risuonato. E questo può creare ancora più confusione, perché il dolore si mischia alla rabbia, al senso di abbandono, e forse anche a un pezzo di te che si stava preparando a fidarsi ancora di più.
Ma nulla di tutto questo toglie valore al tuo bisogno — legittimo e importante — di sentirti accolta, ascoltata, capita. In terapia, questo è un diritto. E se adesso senti che quella relazione terapeutica non ti dà più quello spazio sicuro di cui hai bisogno, hai tutto il diritto di fermarti, riflettere, e valutare la possibilità di intraprendere un nuovo percorso, con un altro professionista, quando ti sentirai pronta.
Non è una sconfitta, non è un fallimento. È un atto di cura verso te stessa. Sei ancora in cammino, e anche questo momento — per quanto difficile — può diventare parte del tuo processo di consapevolezza e guarigione.
Siamo qui se vuoi continuare a parlarne.
È possibile che durante quella seduta siano state toccate delle corde molto sensibili per te, magari anche senza volerlo. E quando qualcosa ci colpisce così profondamente, non è raro sentirsi spiazzati, come se tutto il resto venisse messo in discussione. Anche se i modi e le parole della collega ti sono sembrati inappropriati o distanti, può essere che qualcosa, dentro di te, abbia comunque risuonato. E questo può creare ancora più confusione, perché il dolore si mischia alla rabbia, al senso di abbandono, e forse anche a un pezzo di te che si stava preparando a fidarsi ancora di più.
Ma nulla di tutto questo toglie valore al tuo bisogno — legittimo e importante — di sentirti accolta, ascoltata, capita. In terapia, questo è un diritto. E se adesso senti che quella relazione terapeutica non ti dà più quello spazio sicuro di cui hai bisogno, hai tutto il diritto di fermarti, riflettere, e valutare la possibilità di intraprendere un nuovo percorso, con un altro professionista, quando ti sentirai pronta.
Non è una sconfitta, non è un fallimento. È un atto di cura verso te stessa. Sei ancora in cammino, e anche questo momento — per quanto difficile — può diventare parte del tuo processo di consapevolezza e guarigione.
Siamo qui se vuoi continuare a parlarne.
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Gentile paziente, dal suo racconto emerge con forza l'importanza del legame instaurato confla sua terapeuta. E' comprensibile provare dolore, rabbia e delusione quando ci si sente abbandonati proprio nel momento in cui si ha più bisogno di essere sostenuti.
La relazione terapeutica è un legame umano, profondo ma anche complesso: può attraversare momenti di difficoltà, rotture o incomprensioni.
Tuttavia, proprio questi momenti, se accolti e rielaborati possono diventare parte integrante del percorso di cura. Nel suo caso è possibile che qualcosa nella comunicazione reciproca non abbia funzionato, generando fraintendimenti da entrambe le parti.
Le suggerisco di non rimanere sola con questo dolore, e se si sentirà pronta, di provare a parlarne con un altro professionista, che possa aiutarla a dare un senso di ciò che è accaduto e ad accompagnarla nella prosecuzione del suo cammino. Il suo desiderio di essere capita e non giudicata è prezioso e legittimo, e può trovare ancora spazio in una relazione terapeutica basata sulla fiducia e sul rispetto.
Un caro saluto e un augurio di forza e continuità nel suo percorso.
Dott.ssa Anna Maria Nicoletti
La relazione terapeutica è un legame umano, profondo ma anche complesso: può attraversare momenti di difficoltà, rotture o incomprensioni.
Tuttavia, proprio questi momenti, se accolti e rielaborati possono diventare parte integrante del percorso di cura. Nel suo caso è possibile che qualcosa nella comunicazione reciproca non abbia funzionato, generando fraintendimenti da entrambe le parti.
Le suggerisco di non rimanere sola con questo dolore, e se si sentirà pronta, di provare a parlarne con un altro professionista, che possa aiutarla a dare un senso di ciò che è accaduto e ad accompagnarla nella prosecuzione del suo cammino. Il suo desiderio di essere capita e non giudicata è prezioso e legittimo, e può trovare ancora spazio in una relazione terapeutica basata sulla fiducia e sul rispetto.
Un caro saluto e un augurio di forza e continuità nel suo percorso.
Dott.ssa Anna Maria Nicoletti
Gentile scrivente, capisco quello che ha provato. Penso che sia importante sia per lei come cliente che per la collega svolgere una seduta di chiusura in modo che lei sia libera di iniziare, eventualmente, un altro percorso. La invito a pensare a ciò, qualora la collega non accettasse, si senta comunque libera di sentire quello che prova in merito e valutare l'inizio di un altro percorso. Cordiali saluti
Salve, mi dispiace molto per l'accaduto, chiudere un rapporto in questo modo non è certo costruttivo e positivo, le consiglio di riflettere sull'accaduto e su quello che vi siete detti, secondo lei non l'ha veramente capita? L'ha giudicata con l'intento di ferirla?
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello.
Buongiorno cara, mi spiace molto per come si sente e per come descrive sia stata trattata dalla collega. Il nostro lavoro non è giudicare né tanto meno che il paziente si comporti come noi vorremmo, sarebbe una proiezione. Le propongo di riportare lo sguardo su di sé e sulla sua vita,per esempio il fatto che dopo molto tempo farà un viaggio è già molto e le faccio i miei complimenti. Dice di soffrire da diversi anni di panico e depressione, è stata brava a chiedere aiuto. Potremmo capire cosa vogliono dirci questi sintomi poiché i disturbi ci avvertono che forse abbiamo perso di vista qualcosa di noi. Se vuole sono disponibile per un primo colloquio conoscitivo anche online.
Buongiorno,
mi ha colpito la sua richiesta di confronto, così sincera e piena di significato. Mi domando… cosa rappresentava, per lei, quel momento di gioia condivisa? E cosa accade quando proprio lì, dove ci si sente finalmente accolti, si vive una ferita così profonda?
Forse non è solo una frattura, ma un passaggio che merita di essere esplorato con uno sguardo nuovo. Se lo desidera, potremmo provare a farlo insieme.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
mi ha colpito la sua richiesta di confronto, così sincera e piena di significato. Mi domando… cosa rappresentava, per lei, quel momento di gioia condivisa? E cosa accade quando proprio lì, dove ci si sente finalmente accolti, si vive una ferita così profonda?
Forse non è solo una frattura, ma un passaggio che merita di essere esplorato con uno sguardo nuovo. Se lo desidera, potremmo provare a farlo insieme.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Gentilissima,
Mi dispiace per la sua esperienza. Non dev'essere bello provare questo genere di sentimento. Ciò che si può trarre da questa vicenda è che, a volte può bastar poco a rompere delle credenze importanti. In questi casi bisogna domandarsi su cosa poggiava la nostra credenza e chiedersi come mai sia crollata.
Sono certo sia un argomento delicato quello dei suoi genitori, e va affrontato tenendo conto del suo punto di vista.
Le auguro di poterne parlare ancora. Dopotutto se è tornata in studio, dopo la lite, un motivo ci sarò stato, no?
Le auguro una buona giornata.
Si prenda cura di sè.
Coraggio!
Mi dispiace per la sua esperienza. Non dev'essere bello provare questo genere di sentimento. Ciò che si può trarre da questa vicenda è che, a volte può bastar poco a rompere delle credenze importanti. In questi casi bisogna domandarsi su cosa poggiava la nostra credenza e chiedersi come mai sia crollata.
Sono certo sia un argomento delicato quello dei suoi genitori, e va affrontato tenendo conto del suo punto di vista.
Le auguro di poterne parlare ancora. Dopotutto se è tornata in studio, dopo la lite, un motivo ci sarò stato, no?
Le auguro una buona giornata.
Si prenda cura di sè.
Coraggio!
Salve, la tematica che propone è estremamente delicata ma purtroppo dall'esterno non possiamo sapere come nasce la decisione della collega. Ci tengo a dire che sia legittima, da entrambi le parti, la possibilità di interrompere la terapia, uno psicologo può interrompere il rapporto di terapia per diversi motivi (incompatibilità, inefficacia, scarsa motivazione del cliente, ecc.). Anche noi psicologi nel nostro lavoro possiamo provare impotenza e frustrazione, magari perchè non riusciamo ad aiutare una persona come vorremmo o come avevamo immaginato, potrebbe essere stato questo che ha portato la tua terapeuta e reagire così, non di certo il fatto che non si è comportata come voleva lei. Alcune volte noi terapeuti prestabiliamo degli obiettivi e delle pretese su come dovrebbe andare e rischiamo di perdere di vista la persona ed i suoi bisogni. Delle volte può anche capitare che il terapeuta si renda conto di non avere più la necessaria tolleranza di fronte a certi pazienti e, in questo caso, decidere di interrompere un percorso terapeutico e, in questi casi, si tratta di un gesto di grande onestà e responsabilità. Certo è che il terapeuta ha anche il dovere di comunicare al paziente se e cosa può fare per aiutarlo, ciò dovrebbe avvenire senza ulteriori traumi per il paziente che già soffre un vissuto di abbandono. Spero di esserle stata di aiuto e le ricordo che può comunque provare a rivolgersi ad un altro professionista nella speranza che si possa stabilire una migliore alleanza terapeutica.
Cara utente,
ti ringrazio per aver condiviso un'esperienza così profonda e delicata. Dal tuo racconto emerge un forte investimento emotivo nella relazione terapeutica e un legame importante con la tua psicologa.
Quando parli della delusione e della ferita provata durante quella seduta, stai esprimendo un bisogno profondo di essere validata nel tuo sentire. La tua reazione emotiva, piangere, sentirti ferita, andare via, è stata un'espressione di qualcosa che si è rotto in quel momento, probabilmente legato a dinamiche che si rifanno anche alle tue relazioni primarie, come hai accennato rispetto al rapporto con i tuoi genitori.
Anche la reazione della terapeuta, che ha parlato di “rottura” e di non riuscire a lavorare così, può essere vista come una risposta emotiva forte, forse inaspettata, ma che dice qualcosa sul tipo di legame che avevate instaurato. E' importante ricordare che ognuno porta se stesso nella relazione, anche il terapeuta, e può succedere che i confini professionali e personali si intersechino in modo complesso.
Credo che possa esserti utile ragionare su alcune domande:
- Cosa si è attivato nella relazione in quel momento di crisi?
- Che tipo di aspettative reciproche erano in gioco?
- Quali modelli relazionali del passato si sono forse ripresentati in questo scambio doloroso?
Con la speranza di aver risposto alla tua domanda, rimango a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
ti ringrazio per aver condiviso un'esperienza così profonda e delicata. Dal tuo racconto emerge un forte investimento emotivo nella relazione terapeutica e un legame importante con la tua psicologa.
Quando parli della delusione e della ferita provata durante quella seduta, stai esprimendo un bisogno profondo di essere validata nel tuo sentire. La tua reazione emotiva, piangere, sentirti ferita, andare via, è stata un'espressione di qualcosa che si è rotto in quel momento, probabilmente legato a dinamiche che si rifanno anche alle tue relazioni primarie, come hai accennato rispetto al rapporto con i tuoi genitori.
Anche la reazione della terapeuta, che ha parlato di “rottura” e di non riuscire a lavorare così, può essere vista come una risposta emotiva forte, forse inaspettata, ma che dice qualcosa sul tipo di legame che avevate instaurato. E' importante ricordare che ognuno porta se stesso nella relazione, anche il terapeuta, e può succedere che i confini professionali e personali si intersechino in modo complesso.
Credo che possa esserti utile ragionare su alcune domande:
- Cosa si è attivato nella relazione in quel momento di crisi?
- Che tipo di aspettative reciproche erano in gioco?
- Quali modelli relazionali del passato si sono forse ripresentati in questo scambio doloroso?
Con la speranza di aver risposto alla tua domanda, rimango a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Gentilissima, mi dispiace moltissimo che la sua esperienza in campo psicologico si sia conclusa con risentimento e delusione. Intanto La invito vivamente a non perdere la speranza nell'essere aiutata. Alcune volte può capitare che l'interazione tra due esseri umani(Psicologo-Cliente) possa non dare gli esiti previsti per una casistica innumerevole di fattori ma, è pur vero che, vi sono tantissimi professionisti con i quali può ricercare un nuovo percorso. Le auguro di cuore di trovare quanto prima la/o specialista più adatto a lei e ritrovare la serenità che tutti meritiamo.
A sua disposizione
Dr.ssa Lara Izzo
A sua disposizione
Dr.ssa Lara Izzo
Buinasera, grazie per aver condiviso qualcosa di così profondo e delicato.
Quello che hai vissuto è doloroso e confuso, ed è comprensibile che tu ti senta delusa e ferita. La relazione terapeutica è uno spazio sicuro in cui sentirsi accolti anche nei momenti più fragili, e quando questo viene meno, può lasciare una ferita profonda.
Non hai sbagliato a esprimere le tue emozioni. Piangere, sentirsi vulnerabili, perfino allontanarsi, fa parte del processo quando si toccano temi dolorosi. Il fatto che tu ti sia sentita “liquidata” invece che accolta, è qualcosa che merita rispetto e ascolto.
Ti sei già dimostrata forte nell’intraprendere questo percorso e nel raccontare ciò che è accaduto. Anche se ora fa male, questo non annulla tutto il lavoro fatto finora. Hai il diritto di essere ascoltata, capita e accompagnata con rispetto.
Ti auguro che il viaggio che farai sia davvero un primo passo verso qualcosa di nuovo e buono per te. E se vorrai continuare il tuo percorso con un altro professionista, sappi che non ricominci da zero: ti porti dietro tutto quello che hai già costruito.
Quello che hai vissuto è doloroso e confuso, ed è comprensibile che tu ti senta delusa e ferita. La relazione terapeutica è uno spazio sicuro in cui sentirsi accolti anche nei momenti più fragili, e quando questo viene meno, può lasciare una ferita profonda.
Non hai sbagliato a esprimere le tue emozioni. Piangere, sentirsi vulnerabili, perfino allontanarsi, fa parte del processo quando si toccano temi dolorosi. Il fatto che tu ti sia sentita “liquidata” invece che accolta, è qualcosa che merita rispetto e ascolto.
Ti sei già dimostrata forte nell’intraprendere questo percorso e nel raccontare ciò che è accaduto. Anche se ora fa male, questo non annulla tutto il lavoro fatto finora. Hai il diritto di essere ascoltata, capita e accompagnata con rispetto.
Ti auguro che il viaggio che farai sia davvero un primo passo verso qualcosa di nuovo e buono per te. E se vorrai continuare il tuo percorso con un altro professionista, sappi che non ricominci da zero: ti porti dietro tutto quello che hai già costruito.
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità una parte così delicata e dolorosa del tuo vissuto. Quello che racconti è comprensibilmente molto impattante dal punto di vista emotivo, soprattutto considerando il percorso difficile che stai affrontando da tempo con coraggio e determinazione.
Il legame terapeutico è uno degli elementi più importanti in un percorso di psicoterapia, ed è normale che, quando si verifica una rottura in questa relazione, si provino sentimenti intensi come delusione, rabbia, tristezza e smarrimento. La fiducia che si instaura con il proprio terapeuta si costruisce nel tempo, ed è basata sulla sensazione di essere accolti, compresi e non giudicati. Quando questa fiducia viene messa in discussione o sembra venir meno, può emergere un senso di "abbandono" che riattiva ferite profonde, spesso già presenti nella storia personale di chi vive situazioni simili.
È importante sottolineare che anche in terapia, come in qualsiasi relazione umana, possono sorgere incomprensioni, fraintendimenti e momenti di crisi. Tuttavia, queste crisi possono rappresentare un'opportunità per lavorare su dinamiche profonde, se affrontate insieme in modo aperto e rispettoso. Purtroppo, nel tuo caso, sembra che questa possibilità non sia stata pienamente colta, e questo ti ha lasciata con una sensazione di vuoto e incertezza.
Il tuo dolore e il tuo smarrimento sono validi. È legittimo sentirsi delusi e confusi quando qualcosa su cui avevamo costruito una base sicura improvvisamente viene meno. Tuttavia, ciò non invalida il percorso che hai fatto finora né il tuo valore come persona. Sei stata coraggiosa nel raccontare quanto accaduto e questo dimostra una grande consapevolezza.
Proprio per la complessità emotiva di ciò che hai vissuto, sarebbe utile e consigliato per approfondire questa esperienza rivolgersi ad uno specialista, che possa aiutarti a rielaborare quanto accaduto, offrendo uno spazio di ascolto e cura in un nuovo contesto di fiducia e sicurezza.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Il legame terapeutico è uno degli elementi più importanti in un percorso di psicoterapia, ed è normale che, quando si verifica una rottura in questa relazione, si provino sentimenti intensi come delusione, rabbia, tristezza e smarrimento. La fiducia che si instaura con il proprio terapeuta si costruisce nel tempo, ed è basata sulla sensazione di essere accolti, compresi e non giudicati. Quando questa fiducia viene messa in discussione o sembra venir meno, può emergere un senso di "abbandono" che riattiva ferite profonde, spesso già presenti nella storia personale di chi vive situazioni simili.
È importante sottolineare che anche in terapia, come in qualsiasi relazione umana, possono sorgere incomprensioni, fraintendimenti e momenti di crisi. Tuttavia, queste crisi possono rappresentare un'opportunità per lavorare su dinamiche profonde, se affrontate insieme in modo aperto e rispettoso. Purtroppo, nel tuo caso, sembra che questa possibilità non sia stata pienamente colta, e questo ti ha lasciata con una sensazione di vuoto e incertezza.
Il tuo dolore e il tuo smarrimento sono validi. È legittimo sentirsi delusi e confusi quando qualcosa su cui avevamo costruito una base sicura improvvisamente viene meno. Tuttavia, ciò non invalida il percorso che hai fatto finora né il tuo valore come persona. Sei stata coraggiosa nel raccontare quanto accaduto e questo dimostra una grande consapevolezza.
Proprio per la complessità emotiva di ciò che hai vissuto, sarebbe utile e consigliato per approfondire questa esperienza rivolgersi ad uno specialista, che possa aiutarti a rielaborare quanto accaduto, offrendo uno spazio di ascolto e cura in un nuovo contesto di fiducia e sicurezza.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente, sarebbe opportuno comprendere e poi lavorare, quello che dovrebbe essere l'oggetto della sua domanda originaria. Rimango a disposizione qualora desiderasse svolgere una consulenza online o essere ricevuta in studio.
Salve, la ringrazio per aver condiviso questo momento così delicato e doloroso. Leggere le sue parole mi fa arrivare tutta la sua delusione, la sua amarezza e quel senso profondo di spaesamento che spesso si prova quando ci si sente abbandonati proprio da chi avrebbe dovuto rappresentare un punto fermo nel cammino di cura. Sta affrontando un percorso non facile, e il fatto che sia arrivata fino a qui, affrontando attacchi di panico, depressione, difficoltà familiari e una lunga permanenza in casa, racconta una forza e un desiderio di guarigione molto più grandi di quanto forse lei stessa riesca a riconoscere in questo momento. In questo viaggio ha trovato in questa terapeuta una figura di riferimento importante, e questo legame ha rappresentato per lei qualcosa di prezioso, forse unico. Proprio per questo la rottura che descrive può avere il sapore di un tradimento affettivo, di un abbandono emotivo difficile da comprendere e ancor più da accettare. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sappiamo quanto sia fondamentale la relazione terapeutica nel processo di cambiamento: è il contenitore sicuro in cui si possono esplorare le ferite, i pensieri dolorosi, le emozioni più intense. E sappiamo anche che quando si verificano rotture nella relazione, specialmente in momenti in cui si è vulnerabili, si attivano schemi profondi, come la paura dell’abbandono, la sfiducia, o la convinzione di “non valere abbastanza per essere compresi”. E tutto questo può acuire il dolore e generare pensieri come “è colpa mia” oppure “non sono stata capita neanche da lei, allora non c’è speranza”. Il modo in cui è stata gestita la rottura da parte della sua terapeuta, per come lo racconta, sembra avere avuto un impatto molto forte su di lei. E se è vero che ogni terapeuta ha il diritto di mettere dei confini professionali quando sente che la relazione terapeutica è in difficoltà, è altrettanto vero che ciò va fatto con chiarezza, cura e responsabilità, soprattutto nei confronti di una persona che sta attraversando un momento di fragilità. La sua reazione, il suo dolore, la sua confusione sono pienamente comprensibili. In terapia, le incomprensioni possono e devono essere affrontate: sono occasioni per crescere, per chiarire, per rafforzare il legame. Quando questo non avviene, può restare un senso di ingiustizia che fa male. Ma non è lei ad aver sbagliato per aver provato delusione. Non è stata “troppo emotiva” né “ingrata” per aver manifestato il suo dolore. Al contrario, ha mostrato un’espressione autentica di sé, e questo è sempre un segnale di fiducia nel processo terapeutico, non il contrario. Ora si trova in un momento difficile, e forse la tentazione è quella di chiudersi, di non volere più affidarsi, di pensare che nessun altro potrà capire davvero. Ma si dia il permesso, con i suoi tempi, di credere ancora nel valore della relazione d’aiuto. Il suo bisogno di essere vista, compresa, rispettata non è sbagliato. È un diritto profondo, e ci sono professionisti là fuori che sapranno accoglierla con rispetto e competenza. Le consiglio, se se la sente, di riprendere il percorso con un altro terapeuta, portando con sé anche questo vissuto: elaborare una rottura terapeutica fa parte del lavoro su di sé e può diventare, con l’aiuto giusto, un’occasione per costruire nuovi strumenti di consapevolezza e fiducia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Grazie per aver condiviso un'esperienza così delicata. Ti rispondo cercando di contenere e dare senso a quanto accaduto.
Quello che stai vivendo è un evento emotivamente molto intenso, che tocca profondamente il nucleo delle tue relazioni significative, della fiducia e del bisogno di essere vista, compresa e accolta. Il fatto che tu stia attraversando un percorso terapeutico per affrontare attacchi di panico e depressione indica già un grande coraggio e impegno verso la tua crescita personale. L’esperienza che hai raccontato può essere vissuta come una vera e propria “rottura terapeutica” e merita attenzione e rispetto.
Nel lavoro psicoterapeutico, l’alleanza terapeutica è il fondamento su cui si costruisce il cambiamento. Quando questa alleanza si incrina, come sembra essere accaduto a te, può emergere una rottura relazionale, che ha un forte impatto emotivo. Questi momenti, se ben gestiti, possono essere trasformativi, ma richiedono contenimento, ascolto reciproco e soprattutto una volontà condivisa di rielaborare ciò che è accaduto.
Anche gli psicoterapeuti possono, a volte, toccare corde troppo dolorose in momenti non del tutto consoni, sbagliare i toni o non cogliere appieno il vissuto del paziente. Quello che conta è come si ripara. Il fatto che tu ti sia sentita ferita, delusa e abbandonata da lei, è un'esperienza profondamente significativa e merita uno spazio di elaborazione, proprio perché richiama vissuti precedenti molto dolorosi.
Il tuo pianto, la tua reazione emotiva e l’allontanamento momentaneo, sono forme di espressione di un dolore autentico, non un “errore” da parte tua. Il fatto che tu sia tornata, nonostante il dolore, mostra ancora una volta quanto tu tenga a questo percorso. Il sentirsi poi respinta o “liquidata” nella successiva seduta può essere stato un colpo durissimo. È naturale che tu abbia sentito sconvolgimento, rabbia, confusione. Ti sei fidata, ti sei aperta e hai sentito di essere stata lasciata sola proprio nel momento in cui avevi bisogno di contenimento e comprensione.
È possibile che la terapeuta abbia vissuto anche lei un momento di difficoltà personale o professionale e che non sia riuscita a contenere la situazione come avrebbe voluto. Il riferimento al sentirsi "delusa" da te può essere stato una comunicazione mal formulata, che ha toccato profondamente il tuo senso di valore e di sicurezza.
Questo non giustifica, ma può aiutarti a contestualizzare: anche nei percorsi terapeutici, a volte si verificano delle interruzioni premature, non sempre desiderate, né sempre gestite con chiarezza. È umano provare senso di abbandono, ma il dolore che stai vivendo merita di essere visto e accolto, non silenziato.
Riconosci il tuo dolore. È legittimo e profondo. Non sei sbagliata per aver sentito tutto questo. Al contrario, il tuo sentire è prezioso, perché racconta una parte importante della tua storia.
Rifletti se vuoi chiedere una chiusura più consapevole. Se senti di averne la forza, potresti scriverle una lettera o richiedere un ultimo colloquio per chiarire, anche solo per poter salutare e dirle ciò che senti. Questo, ovviamente, solo se pensi che possa aiutarti.
Non rinunciare alla psicoterapia. Anche se questa esperienza ti ha profondamente colpita, non lasciare che interrompa il tuo percorso di crescita.
Quello che stai vivendo è un evento emotivamente molto intenso, che tocca profondamente il nucleo delle tue relazioni significative, della fiducia e del bisogno di essere vista, compresa e accolta. Il fatto che tu stia attraversando un percorso terapeutico per affrontare attacchi di panico e depressione indica già un grande coraggio e impegno verso la tua crescita personale. L’esperienza che hai raccontato può essere vissuta come una vera e propria “rottura terapeutica” e merita attenzione e rispetto.
Nel lavoro psicoterapeutico, l’alleanza terapeutica è il fondamento su cui si costruisce il cambiamento. Quando questa alleanza si incrina, come sembra essere accaduto a te, può emergere una rottura relazionale, che ha un forte impatto emotivo. Questi momenti, se ben gestiti, possono essere trasformativi, ma richiedono contenimento, ascolto reciproco e soprattutto una volontà condivisa di rielaborare ciò che è accaduto.
Anche gli psicoterapeuti possono, a volte, toccare corde troppo dolorose in momenti non del tutto consoni, sbagliare i toni o non cogliere appieno il vissuto del paziente. Quello che conta è come si ripara. Il fatto che tu ti sia sentita ferita, delusa e abbandonata da lei, è un'esperienza profondamente significativa e merita uno spazio di elaborazione, proprio perché richiama vissuti precedenti molto dolorosi.
Il tuo pianto, la tua reazione emotiva e l’allontanamento momentaneo, sono forme di espressione di un dolore autentico, non un “errore” da parte tua. Il fatto che tu sia tornata, nonostante il dolore, mostra ancora una volta quanto tu tenga a questo percorso. Il sentirsi poi respinta o “liquidata” nella successiva seduta può essere stato un colpo durissimo. È naturale che tu abbia sentito sconvolgimento, rabbia, confusione. Ti sei fidata, ti sei aperta e hai sentito di essere stata lasciata sola proprio nel momento in cui avevi bisogno di contenimento e comprensione.
È possibile che la terapeuta abbia vissuto anche lei un momento di difficoltà personale o professionale e che non sia riuscita a contenere la situazione come avrebbe voluto. Il riferimento al sentirsi "delusa" da te può essere stato una comunicazione mal formulata, che ha toccato profondamente il tuo senso di valore e di sicurezza.
Questo non giustifica, ma può aiutarti a contestualizzare: anche nei percorsi terapeutici, a volte si verificano delle interruzioni premature, non sempre desiderate, né sempre gestite con chiarezza. È umano provare senso di abbandono, ma il dolore che stai vivendo merita di essere visto e accolto, non silenziato.
Riconosci il tuo dolore. È legittimo e profondo. Non sei sbagliata per aver sentito tutto questo. Al contrario, il tuo sentire è prezioso, perché racconta una parte importante della tua storia.
Rifletti se vuoi chiedere una chiusura più consapevole. Se senti di averne la forza, potresti scriverle una lettera o richiedere un ultimo colloquio per chiarire, anche solo per poter salutare e dirle ciò che senti. Questo, ovviamente, solo se pensi che possa aiutarti.
Non rinunciare alla psicoterapia. Anche se questa esperienza ti ha profondamente colpita, non lasciare che interrompa il tuo percorso di crescita.
Ciao, grazie per aver condiviso un’esperienza così delicata e dolorosa. Voglio partire da un punto fondamentale: hai tutto il diritto di sentirti ferita, confusa e delusa da quanto è successo, e voglio che tu sappia che i tuoi sentimenti in questo momento sono validi.
Tu stavi iniziando a intravedere uno spiraglio, una possibilità di cambiamento — quel viaggio che ti emozionava, la gioia che dopo tanto tempo riaffiorava. E in un momento così fragile, in cui ti sei aperta con fiducia, ti sei sentita ferita da una persona che per te era un riferimento importante. La psicoterapia è uno spazio protetto, e quando si rompe quel senso di protezione e alleanza, l’impatto può essere profondamente destabilizzante.
È importante chiarire che, anche se i terapeuti sono professionisti, restano esseri umani — con limiti, emozioni, reazioni. Ma proprio per il loro ruolo, ci si aspetta che sappiano gestire certe situazioni con sensibilità, contenimento e disponibilità alla riparazione del legame. Il fatto che lei ti abbia detto che si è sentita delusa e che “non può lavorare in questo modo” può suonare come una chiusura rigida e non sufficientemente empatica, soprattutto in un contesto di sofferenza come il tuo.
Non sei tu ad aver sbagliato. Hai manifestato il tuo dolore, sei stata autentica, ti sei sentita male e sei andata via. Questo non è un tradimento del processo terapeutico, anzi: è stata un’espressione genuina di quanto ti sei sentita toccata e vulnerabile. In un buon percorso, i conflitti e le rotture sono occasioni di crescita, momenti in cui il terapeuta dovrebbe essere pronto ad accogliere, comprendere, ricostruire. Non a chiudere la porta.
Quello che ti è successo si può chiamare, in termini clinici, una rottura dell’alleanza terapeutica non riparata. È una cosa che purtroppo può accadere, e lascia dentro una sensazione di smarrimento e, spesso, di abbandono emotivo. Ma voglio che tu tenga a mente una cosa: non sei stata lasciata perché sei “troppo”, perché sei “sbagliata” o perché “non vali abbastanza”. Sei stata semplicemente in una relazione terapeutica che, in quel momento, non è riuscita a contenere la complessità del tuo vissuto.
Ora il punto importante è: come andare avanti?
• Puoi pensare di elaborare questa esperienza con un’altra terapeuta, magari prendendoti un momento per raccontare proprio quello che è accaduto qui, perché è una ferita che merita spazio, ascolto e cura.
• Non chiuderti nel senso di fallimento o colpa, perché non sei stata tu a “rompere” qualcosa. Il dolore è stato reciproco, certo, ma il compito della professionista era di reggere anche il tuo dolore, non di restituirtelo in modo così netto.
• Se ti senti pronta, potresti anche scrivere una lettera (non necessariamente da inviare) in cui metti nero su bianco ciò che avresti voluto dirle, ciò che hai provato, ciò che ti è mancato.
Ti incoraggio profondamente a non fermarti a questa esperienza, ma a cercare un altro spazio in cui poter lavorare con delicatezza su quanto accaduto e, più in generale, sul tuo percorso. Non lasciare che questo episodio blocchi la tua fiducia nella terapia: il legame terapeutico è speciale, ma deve essere anche flessibile, riparabile e umano.
Se vuoi, posso aiutarti anche a capire come affrontare il prossimo passo. Non sei sola, e c’è ancora tanta possibilità di cura davanti a te. Ti va di continuare a parlarne?
Tu stavi iniziando a intravedere uno spiraglio, una possibilità di cambiamento — quel viaggio che ti emozionava, la gioia che dopo tanto tempo riaffiorava. E in un momento così fragile, in cui ti sei aperta con fiducia, ti sei sentita ferita da una persona che per te era un riferimento importante. La psicoterapia è uno spazio protetto, e quando si rompe quel senso di protezione e alleanza, l’impatto può essere profondamente destabilizzante.
È importante chiarire che, anche se i terapeuti sono professionisti, restano esseri umani — con limiti, emozioni, reazioni. Ma proprio per il loro ruolo, ci si aspetta che sappiano gestire certe situazioni con sensibilità, contenimento e disponibilità alla riparazione del legame. Il fatto che lei ti abbia detto che si è sentita delusa e che “non può lavorare in questo modo” può suonare come una chiusura rigida e non sufficientemente empatica, soprattutto in un contesto di sofferenza come il tuo.
Non sei tu ad aver sbagliato. Hai manifestato il tuo dolore, sei stata autentica, ti sei sentita male e sei andata via. Questo non è un tradimento del processo terapeutico, anzi: è stata un’espressione genuina di quanto ti sei sentita toccata e vulnerabile. In un buon percorso, i conflitti e le rotture sono occasioni di crescita, momenti in cui il terapeuta dovrebbe essere pronto ad accogliere, comprendere, ricostruire. Non a chiudere la porta.
Quello che ti è successo si può chiamare, in termini clinici, una rottura dell’alleanza terapeutica non riparata. È una cosa che purtroppo può accadere, e lascia dentro una sensazione di smarrimento e, spesso, di abbandono emotivo. Ma voglio che tu tenga a mente una cosa: non sei stata lasciata perché sei “troppo”, perché sei “sbagliata” o perché “non vali abbastanza”. Sei stata semplicemente in una relazione terapeutica che, in quel momento, non è riuscita a contenere la complessità del tuo vissuto.
Ora il punto importante è: come andare avanti?
• Puoi pensare di elaborare questa esperienza con un’altra terapeuta, magari prendendoti un momento per raccontare proprio quello che è accaduto qui, perché è una ferita che merita spazio, ascolto e cura.
• Non chiuderti nel senso di fallimento o colpa, perché non sei stata tu a “rompere” qualcosa. Il dolore è stato reciproco, certo, ma il compito della professionista era di reggere anche il tuo dolore, non di restituirtelo in modo così netto.
• Se ti senti pronta, potresti anche scrivere una lettera (non necessariamente da inviare) in cui metti nero su bianco ciò che avresti voluto dirle, ciò che hai provato, ciò che ti è mancato.
Ti incoraggio profondamente a non fermarti a questa esperienza, ma a cercare un altro spazio in cui poter lavorare con delicatezza su quanto accaduto e, più in generale, sul tuo percorso. Non lasciare che questo episodio blocchi la tua fiducia nella terapia: il legame terapeutico è speciale, ma deve essere anche flessibile, riparabile e umano.
Se vuoi, posso aiutarti anche a capire come affrontare il prossimo passo. Non sei sola, e c’è ancora tanta possibilità di cura davanti a te. Ti va di continuare a parlarne?
Buon pomeriggio, vivere con attacchi di panico e aspetti depressivi è molto faticoso ed essersi rivolta a dei professionisti è certamente un atto di coraggio e di cura verso se stessi. La psicologa che l'ha seguita le avrà permesso di sentirsi contenuta nella sua sofferenza. A volte la relazione terapeutica incontra degli ostacoli che non sempre si riescono a superare e può capitare che l'alleanza di lavoro si interrompa. Comprendo sia molto doloroso per lei separarsi da una figura così importante perché come tutte le separazioni produce un senso di grande solitudine. Porti con sé ciò che questo rapporto le ha lasciato e provi a riflettere sulla possibilità di proseguire in futuro il lavoro con qualcun altro.
Buonasera, grazie del messaggio.
Quello di cui parla rientra in alcune circostanze che, effettivamente, si possono verificare. In una situazione così, che comunque risulta comprensibilmente poco chiara ai suoi occhi, la cosa migliore è non proseguire. Non avrebbe avuto senso per nessuna di voi due andare oltre con questi presupposti. Sono situazioni che si presentano anche piuttosto in fretta e non c'è stato, forse, un adeguato confronto. Non è stata nemmeno una decisione presa di comune accordo serenamente, ma in modo brusco. Se sente il bisogno di proseguire nella definizione di strategie a lei funzionali e nella conoscenza ulteriore di sé, le consiglierei di non arrendersi dopo questa esperienza e di proseguire nel percorso, rivolgendosi a qualcuno con cui si può sentire a suo agio.
Spero di esserle stata anche solo un po' d'aiuto. Resto a disposizione se ne avesse bisogno, buona serata e buone feste!
Quello di cui parla rientra in alcune circostanze che, effettivamente, si possono verificare. In una situazione così, che comunque risulta comprensibilmente poco chiara ai suoi occhi, la cosa migliore è non proseguire. Non avrebbe avuto senso per nessuna di voi due andare oltre con questi presupposti. Sono situazioni che si presentano anche piuttosto in fretta e non c'è stato, forse, un adeguato confronto. Non è stata nemmeno una decisione presa di comune accordo serenamente, ma in modo brusco. Se sente il bisogno di proseguire nella definizione di strategie a lei funzionali e nella conoscenza ulteriore di sé, le consiglierei di non arrendersi dopo questa esperienza e di proseguire nel percorso, rivolgendosi a qualcuno con cui si può sentire a suo agio.
Spero di esserle stata anche solo un po' d'aiuto. Resto a disposizione se ne avesse bisogno, buona serata e buone feste!
Gentile utente, mi spiace per l'episodio che ha vissuto con la sua precedente terapeuta e per il suo attuale stato d'animo. Immagino il suo dolore, la sua delusione e il suo senso di smarrimento di fronte a questa interruzione inaspettata di un rapporto terapeutico che per lei era così significativo. Comprendo quanto fosse importante per lei la relazione con la sua psicologa, una persona che finalmente aveva compreso la sua sofferenza e le aveva offerto ascolto e supporto in un momento così delicato della sua vita. È assolutamente comprensibile che il modo in cui si è sentita trattata l'abbia profondamente ferita e abbia minato la sua fiducia. Sentirsi giudicata o fraintesa da una persona a cui si è affidato il proprio dolore più intimo può essere un'esperienza molto dolorosa e destabilizzante, specialmente in un momento di fragilità come quello che sta attraversando. La dinamica che si è creata con la sua precedente terapeuta sembra aver interrotto un legame per lei importante e significativo, lasciandola in un momento di grande vulnerabilità. Per questo motivo, desidero incoraggiarla vivamente a condividere questo suo dolore, la sua confusione e il suo senso di perdita con un'altra psicologa. Un nuovo professionista potrà offrirle uno spazio di ascolto accogliente e non giudicante, dove lei potrà esprimere liberamente le sue emozioni, elaborare questa dolorosa esperienza e comprendere meglio le dinamiche che si sono create. Un nuovo percorso terapeutico potrà aiutarla a ricostruire la fiducia nel processo terapeutico e a continuare il suo cammino verso il benessere emotivo, offrendole il supporto e la comprensione di cui ha bisogno in questo momento delicato della sua vita.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Grazie per aver condiviso con tanta onestà questo momento così delicato. È naturale sentirsi feriti quando, proprio nella relazione terapeutica, che dovrebbe essere uno spazio sicuro, avvertiamo distanza, giudizio o incomprensione.
Ma proprio qui può nascere una riflessione profonda: cosa ha attivato in te questo vissuto di abbandono e delusione? E, dall’altra parte, cosa può avere attivato in lei la tua reazione?
La relazione terapeutica è anche uno specchio dei tuoi modelli relazionali più profondi: ciò che vivi lì, spesso parla di ferite più antiche. Questo episodio non invalida il percorso fatto, anzi: potrebbe rappresentare un nodo importante da esplorare, magari anche con un altro terapeuta, per capire cosa succede in te quando ti senti non vista, non capita, lasciata sola.
Andare in terapia ora non è un “ricominciare da zero”, ma un passo in avanti verso la comprensione di come entri in relazione quando qualcosa ti fa male. Non sei stata sbagliata: stai semplicemente incontrando i tuoi limiti, i tuoi bisogni e le tue ferite. E questo merita ascolto, non giudizio.
Ma proprio qui può nascere una riflessione profonda: cosa ha attivato in te questo vissuto di abbandono e delusione? E, dall’altra parte, cosa può avere attivato in lei la tua reazione?
La relazione terapeutica è anche uno specchio dei tuoi modelli relazionali più profondi: ciò che vivi lì, spesso parla di ferite più antiche. Questo episodio non invalida il percorso fatto, anzi: potrebbe rappresentare un nodo importante da esplorare, magari anche con un altro terapeuta, per capire cosa succede in te quando ti senti non vista, non capita, lasciata sola.
Andare in terapia ora non è un “ricominciare da zero”, ma un passo in avanti verso la comprensione di come entri in relazione quando qualcosa ti fa male. Non sei stata sbagliata: stai semplicemente incontrando i tuoi limiti, i tuoi bisogni e le tue ferite. E questo merita ascolto, non giudizio.
Gentilissima, grazie per aver condiviso questo episodio. A mio avviso uno dei principi fondanti della relazione psicoterapeutica è la possibilità di rompere e riparare la relazione; le rotture, le disgiunzioni come in qualsiasi altro rapporto umano sono inevitabili, ciò che rende terapeutica quella relazione è però la capacità della coppia di esplorare quella rottura e trovare un nuovo modo di stare insieme. Mi sembra che nell'episodio che descrive sia mancata la possibilità di esplorare in maniera priva di giudizio e libera quello che è accaduto tra di voi ed è un peccato perché quel momento poteva avere un gran valore terapeutico. Tuttavia è difficile capire che cosa la sua terapeuta ha provato in quella situazione e motivare ciò che ha detto, sarebbe interessante capire se la vostra relazione è definitivamente chiusa oppure c'è la possibilità di potersi rivedere e capire che cosa è accaduto tra voi.
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Buongiorno,
mi dispiace molto per l’esperienza che ha vissuto. Quando si attraversa un percorso di cura lungo e intenso, il legame con chi ci accompagna può diventare un punto di riferimento profondo, e una rottura inaspettata può lasciare spaesamento e dolore. La delusione che descrive è comprensibile. Si è sentita non riconosciuta proprio in un momento in cui avrebbe avuto bisogno di sentirsi accolta e protetta. È importante ricordare che ogni relazione terapeutica è unica, ma anche umana, e a volte può attraversare momenti di incomprensione o fragilità. Detto questo, è fondamentale che una persona in cura non venga lasciata sola in un momento di crisi. Qualunque difficoltà relazionale dovrebbe poter essere affrontata insieme, nel rispetto dei tempi e dei vissuti di chi sta chiedendo aiuto. Le consiglio di non rimanere sola con questo vissuto. Può essere utile cercare un nuovo spazio di ascolto, dove potersi sentire nuovamente accolta e dove riprendere il proprio percorso. Anche nei momenti di frattura, è possibile ricominciare e trovare nuove strade per stare meglio.
Un caro saluto
mi dispiace molto per l’esperienza che ha vissuto. Quando si attraversa un percorso di cura lungo e intenso, il legame con chi ci accompagna può diventare un punto di riferimento profondo, e una rottura inaspettata può lasciare spaesamento e dolore. La delusione che descrive è comprensibile. Si è sentita non riconosciuta proprio in un momento in cui avrebbe avuto bisogno di sentirsi accolta e protetta. È importante ricordare che ogni relazione terapeutica è unica, ma anche umana, e a volte può attraversare momenti di incomprensione o fragilità. Detto questo, è fondamentale che una persona in cura non venga lasciata sola in un momento di crisi. Qualunque difficoltà relazionale dovrebbe poter essere affrontata insieme, nel rispetto dei tempi e dei vissuti di chi sta chiedendo aiuto. Le consiglio di non rimanere sola con questo vissuto. Può essere utile cercare un nuovo spazio di ascolto, dove potersi sentire nuovamente accolta e dove riprendere il proprio percorso. Anche nei momenti di frattura, è possibile ricominciare e trovare nuove strade per stare meglio.
Un caro saluto
Buonasera,
la ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità quanto accaduto. Parlare di esperienze così personali e delicate non è semplice, e il suo racconto trasmette in modo chiaro quanto questo episodio l’abbia profondamente colpita.
Il percorso che ha intrapreso, affrontando attacchi di panico e depressione, è impegnativo e richiede una notevole forza interiore. Il legame che si crea con il proprio terapeuta, quando si costruisce su fiducia e ascolto, può diventare un punto di riferimento importante, motivo per cui è comprensibile che ciò che è successo l’abbia lasciata con un senso di delusione e smarrimento.
Le emozioni che sta vivendo – la tristezza, la confusione, il sentirsi ferita – sono legittime e meritano uno spazio in cui poter essere accolte senza giudizio. Anche nelle relazioni terapeutiche, che per loro natura sono profonde e complesse, possono emergere momenti di rottura che lasciano il bisogno di comprensione e di elaborazione.
Il fatto che lei sia tornata in seduta per affrontare quanto accaduto è un segnale di grande responsabilità verso sé stessa e il proprio percorso. Ciò che ha vissuto non invalida il lavoro fatto finora, né i progressi raggiunti, ma può diventare occasione per riflettere su cosa sia importante per lei in questo momento e su come continuare a prendersi cura di sé.
Se sente il bisogno di un confronto, anche solo per rielaborare quanto accaduto o orientarsi rispetto ai prossimi passi, rimango a disposizione, in presenza o online.
Un cordiale saluto,
Dott. Matteo De Nicolò
la ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità quanto accaduto. Parlare di esperienze così personali e delicate non è semplice, e il suo racconto trasmette in modo chiaro quanto questo episodio l’abbia profondamente colpita.
Il percorso che ha intrapreso, affrontando attacchi di panico e depressione, è impegnativo e richiede una notevole forza interiore. Il legame che si crea con il proprio terapeuta, quando si costruisce su fiducia e ascolto, può diventare un punto di riferimento importante, motivo per cui è comprensibile che ciò che è successo l’abbia lasciata con un senso di delusione e smarrimento.
Le emozioni che sta vivendo – la tristezza, la confusione, il sentirsi ferita – sono legittime e meritano uno spazio in cui poter essere accolte senza giudizio. Anche nelle relazioni terapeutiche, che per loro natura sono profonde e complesse, possono emergere momenti di rottura che lasciano il bisogno di comprensione e di elaborazione.
Il fatto che lei sia tornata in seduta per affrontare quanto accaduto è un segnale di grande responsabilità verso sé stessa e il proprio percorso. Ciò che ha vissuto non invalida il lavoro fatto finora, né i progressi raggiunti, ma può diventare occasione per riflettere su cosa sia importante per lei in questo momento e su come continuare a prendersi cura di sé.
Se sente il bisogno di un confronto, anche solo per rielaborare quanto accaduto o orientarsi rispetto ai prossimi passi, rimango a disposizione, in presenza o online.
Un cordiale saluto,
Dott. Matteo De Nicolò
Gentile signora,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un episodio così doloroso e complesso. Capisco profondamente la delusione, la tristezza e il senso di smarrimento che può provare dopo quanto accaduto con la sua psicologa. Quando si instaura un legame terapeutico forte — come quello che descrive, basato su fiducia, comprensione e accoglienza — un momento di rottura può essere percepito come un vero e proprio abbandono emotivo. È perfettamente naturale sentirsi ferita.
Da quanto scrive, emerge con chiarezza che quella relazione terapeutica aveva per lei un grande significato: era un luogo sicuro, dove finalmente si è sentita capita, dopo anni di dolore e di chiusura. Per questo motivo l’esperienza della “rottura” — avvenuta proprio con la persona che rappresentava per lei una base stabile — può far riaffiorare emozioni profonde di rifiuto o di non accettazione, che probabilmente hanno radici nelle sue difficoltà relazionali più ampie, come accennava parlando del rapporto con i genitori.
Provo a offrirle alcune riflessioni, che non intendono giudicare né lei né la collega, ma aiutarla a dare un senso a quanto è successo:
In ogni relazione terapeutica, come in ogni legame umano, possono emergere momenti di tensione, incomprensione o dolore. Spesso, proprio questi momenti rappresentano parte del processo: la terapia non è un luogo “senza conflitti”, ma uno spazio in cui si può esplorare anche ciò che accade nel rapporto stesso, perché riflette le dinamiche più profonde del paziente.
Tuttavia, la modalità in cui la sua psicologa ha gestito l’episodio — il senso di freddezza, la chiusura improvvisa — può essere stata per lei destabilizzante. È comprensibile che si sia sentita non accolta, e che abbia percepito la fine del percorso come un rifiuto personale.
Può darsi che la collega abbia agito così per motivi professionali (forse sentiva di non poter mantenere la neutralità o di non riuscire a garantire un percorso sereno), ma ciò non annulla la sofferenza che le ha provocato né la necessità di elaborarla.
In questo momento, il dolore che prova non va negato o minimizzato. È importante che si conceda di sentire tutta la delusione e la rabbia, ma anche di non attribuirsi colpe: ciò che è accaduto è il frutto di un incontro umano e complesso, non di un “errore” da parte sua.
Le consiglierei, se se la sente, di provare a scrivere una lettera (anche senza inviarla) alla sua psicologa, esprimendo ciò che ha provato — questo può aiutarla a dare forma al dolore, a comprenderlo meglio e a lasciarlo andare gradualmente. Poi, quando sarà pronta, potrà valutare se riprendere un nuovo percorso terapeutico, con un’altra professionista che la accompagni anche nell’elaborazione di questa esperienza. A volte, proprio da queste rotture nasce una nuova consapevolezza di sé e dei propri bisogni relazionali.
Infine, vorrei rassicurarla su un punto importante: non è stata “abbandonata” perché ha sbagliato qualcosa. È una persona che ha affrontato tanto, che si è messa in gioco, che ha avuto il coraggio di aprirsi e anche di esprimere la propria ferita. Questo è un segno di forza, non di debolezza.
Un saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un episodio così doloroso e complesso. Capisco profondamente la delusione, la tristezza e il senso di smarrimento che può provare dopo quanto accaduto con la sua psicologa. Quando si instaura un legame terapeutico forte — come quello che descrive, basato su fiducia, comprensione e accoglienza — un momento di rottura può essere percepito come un vero e proprio abbandono emotivo. È perfettamente naturale sentirsi ferita.
Da quanto scrive, emerge con chiarezza che quella relazione terapeutica aveva per lei un grande significato: era un luogo sicuro, dove finalmente si è sentita capita, dopo anni di dolore e di chiusura. Per questo motivo l’esperienza della “rottura” — avvenuta proprio con la persona che rappresentava per lei una base stabile — può far riaffiorare emozioni profonde di rifiuto o di non accettazione, che probabilmente hanno radici nelle sue difficoltà relazionali più ampie, come accennava parlando del rapporto con i genitori.
Provo a offrirle alcune riflessioni, che non intendono giudicare né lei né la collega, ma aiutarla a dare un senso a quanto è successo:
In ogni relazione terapeutica, come in ogni legame umano, possono emergere momenti di tensione, incomprensione o dolore. Spesso, proprio questi momenti rappresentano parte del processo: la terapia non è un luogo “senza conflitti”, ma uno spazio in cui si può esplorare anche ciò che accade nel rapporto stesso, perché riflette le dinamiche più profonde del paziente.
Tuttavia, la modalità in cui la sua psicologa ha gestito l’episodio — il senso di freddezza, la chiusura improvvisa — può essere stata per lei destabilizzante. È comprensibile che si sia sentita non accolta, e che abbia percepito la fine del percorso come un rifiuto personale.
Può darsi che la collega abbia agito così per motivi professionali (forse sentiva di non poter mantenere la neutralità o di non riuscire a garantire un percorso sereno), ma ciò non annulla la sofferenza che le ha provocato né la necessità di elaborarla.
In questo momento, il dolore che prova non va negato o minimizzato. È importante che si conceda di sentire tutta la delusione e la rabbia, ma anche di non attribuirsi colpe: ciò che è accaduto è il frutto di un incontro umano e complesso, non di un “errore” da parte sua.
Le consiglierei, se se la sente, di provare a scrivere una lettera (anche senza inviarla) alla sua psicologa, esprimendo ciò che ha provato — questo può aiutarla a dare forma al dolore, a comprenderlo meglio e a lasciarlo andare gradualmente. Poi, quando sarà pronta, potrà valutare se riprendere un nuovo percorso terapeutico, con un’altra professionista che la accompagni anche nell’elaborazione di questa esperienza. A volte, proprio da queste rotture nasce una nuova consapevolezza di sé e dei propri bisogni relazionali.
Infine, vorrei rassicurarla su un punto importante: non è stata “abbandonata” perché ha sbagliato qualcosa. È una persona che ha affrontato tanto, che si è messa in gioco, che ha avuto il coraggio di aprirsi e anche di esprimere la propria ferita. Questo è un segno di forza, non di debolezza.
Un saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.