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Punteggio generale
Cura, esperienza o meglio scoperta del proprio limite definirei il mio percorso di analisi con la D.ssa Ambiveri; Attraverso la parola (che potrei definire salvifica) la D.ssa Ambiveri mi ha aiutato e, alfine emancipato, dai sintomi e dai nodi del "mal di vivere" (per alcuni male oscuro). L'approdo ad una visione "oggettiva" della vita è possibile per ognuno, certo occorre incontrare l'analista preparata ed empatica. Io sono stato molto fortunato.
Io ho svolto e sto svolgendo sedute di training autogeno, una pratica molto utile per riuscire a combattere l'ansia e lo stress ma anche per rilassare il proprio corpo. Anna, la terapeuta, è molto disponibile è paziente nell'insegnamento della tecnica e ad ascoltare le esigenze del paziente. Molto consigliata in caso voleste provare il training autogeno come ho fatto io.
Dott.ssa molto valida, mi è stata di grande aiuto prima di fare un intervento al cuore con sedute di training autogeno. La consiglio oltre la professionalità per l'empatia, gentilezza e umanità.
La dottoressa ti mette subito a tuo agio, non giudica, capisce le tue difficoltà e ti porta a prendere poco per volta consapevolezza di come sei. La ringrazio per il percorso di crescita personale che sto facendo con lei.
La dottoressa è molto preparata.
Mi ha aiutato tantissimo.
Ho apprezzato la sua empatia.
Mi ha aiutato nel percorso di comprensione e mi ha accompagnato verso una crescita
che ha rafforzato la mia autostima.
Grazie di cuore Dottoressa
ha risposto a 6 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve dottori mi è successo un episodio ed avrei bisogno di confrontarmi con voi. Sono una ragazza di 28 anni e da circa 3 anni soffro di attacchi di panico e depressione, sono in cura sia farmacologica che psicologica. Da circa 2 anni sono seguita da una psicologa, mi sono trovata molto bene, abbiamo instaurato un bel rapporto, lei è stata la prima che ha capito il mio dolore, mi ha ascoltata, capita, supportata. Succede che nella scorsa seduta io ero emotivamente più gioiosa per un viaggio che farò a breve, sarà la mia prima esperienza dopo quello che sto vivendo, sarà una prima volta dopo tanto tempo che sono in casa perché non esco mai, non mi piace la confusione, amo molto la solitudine, iniziamo a parlare e menzioniamo i miei genitori (con la quale ho un rapporto difficile, motivo di quello che mi è accaduto) lei parla di mio padre, e non siamo d'accordo su determinate cose ma succede che mi ferisce molto, il modo in cui mi ha parlato, mi ha delusa, ho pianto dall'inizio alla fine e stavo male che sono andata via senza salutarla. Oggi sono tornata per la seduta e lei mi ha accolto in un modo freddo, diverso, ha detto che si è sentita delusa, che si è rotto qualcosa ed anch'io gli ho detto che lei mi ha ferita e che avevo perso la fiducia in lei, e lei mi ha detto che non può lavorare in questo modo e mi ha liquidato.
Sono rimasta delusa, scioccata, sconvolta, mi ha abbandonato una persona che doveva capirmi mentre sto affrontando uno dei momenti più difficili della mia vita e lei mi ha lasciata perchè non mi sono comportata come voleva lei? non l ho capita, mi aspettavo che mi capisse e no giudicasse.
Grazie per aver condiviso un'esperienza così delicata. Ti rispondo cercando di contenere e dare senso a quanto accaduto.
Quello che stai vivendo è un evento emotivamente molto intenso, che tocca profondamente il nucleo delle tue relazioni significative, della fiducia e del bisogno di essere vista, compresa e accolta. Il fatto che tu stia attraversando un percorso terapeutico per affrontare attacchi di panico e depressione indica già un grande coraggio e impegno verso la tua crescita personale. L’esperienza che hai raccontato può essere vissuta come una vera e propria “rottura terapeutica” e merita attenzione e rispetto.
Nel lavoro psicoterapeutico, l’alleanza terapeutica è il fondamento su cui si costruisce il cambiamento. Quando questa alleanza si incrina, come sembra essere accaduto a te, può emergere una rottura relazionale, che ha un forte impatto emotivo. Questi momenti, se ben gestiti, possono essere trasformativi, ma richiedono contenimento, ascolto reciproco e soprattutto una volontà condivisa di rielaborare ciò che è accaduto.
Anche gli psicoterapeuti possono, a volte, toccare corde troppo dolorose in momenti non del tutto consoni, sbagliare i toni o non cogliere appieno il vissuto del paziente. Quello che conta è come si ripara. Il fatto che tu ti sia sentita ferita, delusa e abbandonata da lei, è un'esperienza profondamente significativa e merita uno spazio di elaborazione, proprio perché richiama vissuti precedenti molto dolorosi.
Il tuo pianto, la tua reazione emotiva e l’allontanamento momentaneo, sono forme di espressione di un dolore autentico, non un “errore” da parte tua. Il fatto che tu sia tornata, nonostante il dolore, mostra ancora una volta quanto tu tenga a questo percorso. Il sentirsi poi respinta o “liquidata” nella successiva seduta può essere stato un colpo durissimo. È naturale che tu abbia sentito sconvolgimento, rabbia, confusione. Ti sei fidata, ti sei aperta e hai sentito di essere stata lasciata sola proprio nel momento in cui avevi bisogno di contenimento e comprensione.
È possibile che la terapeuta abbia vissuto anche lei un momento di difficoltà personale o professionale e che non sia riuscita a contenere la situazione come avrebbe voluto. Il riferimento al sentirsi "delusa" da te può essere stato una comunicazione mal formulata, che ha toccato profondamente il tuo senso di valore e di sicurezza.
Questo non giustifica, ma può aiutarti a contestualizzare: anche nei percorsi terapeutici, a volte si verificano delle interruzioni premature, non sempre desiderate, né sempre gestite con chiarezza. È umano provare senso di abbandono, ma il dolore che stai vivendo merita di essere visto e accolto, non silenziato.
Riconosci il tuo dolore. È legittimo e profondo. Non sei sbagliata per aver sentito tutto questo. Al contrario, il tuo sentire è prezioso, perché racconta una parte importante della tua storia.
Rifletti se vuoi chiedere una chiusura più consapevole. Se senti di averne la forza, potresti scriverle una lettera o richiedere un ultimo colloquio per chiarire, anche solo per poter salutare e dirle ciò che senti. Questo, ovviamente, solo se pensi che possa aiutarti.
Non rinunciare alla psicoterapia. Anche se questa esperienza ti ha profondamente colpita, non lasciare che interrompa il tuo percorso di crescita.
Mi chiamo Michela ho 26 anni, e sono qui per raccontarvi la mia storia.
Nella mia vita ho avuto un solo fidanzato, all’età di 15 anni ad oggi sono 11 anni.
Lui ha 30 anni.
Vi racconto il principio della mia inutile vita.
Sono crescita in una casa, dove l’amore non è mai esistito, un padre offensivo, un padre che mi metteva paura, e mi picchiava
All’età di 15 anni ho conosciuto questo ragazzo che all’epoca aveva 19 anni si chiama Ciro.
Molto ossessivo di me, non mi fatto mai lavorare, ed io avevo bisogno, non potevo uscire con mia sorella, non potevo andare a casa di mia sorella, non potevo usare shorts in estate, ma solo maglia lunga e pantalone largo, non potevo affacciarmi al balcone di casa mia, non potevo uscire, non potevo avere amicizie.
Mi controllava ovunque, cellulare tutto.
L’ho sempre rispettato, ho fatto sempre l’impossibile per lui, ho anche evitato di andare al battesimo di mio nipote per lui.
Mentre lui andò.
Mi amava, ma usciva la notte saliva alle 4-5 di mattina, se lo chiamavo spegneva il cellulare.
Quante volte mi ha trattata malissimo, e stato assente, mi ha dato molte mancanze ma io mi ero talmente innamorata che non vedevo una vita senza di lui.
A casa la situazione era sempre più tragica, ma a me interessava solo lui.
E purtroppo se non ero come mi voleva lui venivo lasciata.
Dopo lunghi sette anni, nel mese di novembre, era il nostro anniversario e dopo 10 giorni che non lo vedevo, volevo star con lui, purtroppo giocava la partita lui nonostante io l’ho pregai di star con me scelse di vedersi questa partita.
Disse che ero pesante e mi lasciò.
All’inizio soffri, dopo un po’ di tempo dissi basta volevo essere forte.
Io iniziai a lavorare, iniziai a fare nuove amicizie, tra cui c’era un ragazzo più grande di me, diventammo amici.
Io sempre restia x paura.
Non ci fu mai nulla, non mi sarei mai permessa.
Dopo un po’ di tempo per amore, tornai con il mio ex, lui non si fidò, e dovetti chiudere i ponti anche con questo ragazzo perché ci fu una discussione.
Io evitai tutti, non lo salutai più perché avevo paura.
La mia storia continuò, ad oggi 11 anni, due anni fa venne però a mancare il papà.
Ovviamente passo tempo, ad un certo punto io volevo qualcosa di più, una base al rapporto un matrimonio ho sbagliato?
Lui non ha mai voluto.
Le sue parole:
non ti sposo, perché dava tutto alla mamma.
Voglio fare il fidanzato.
Mi inizia però a trascurare, non viene mai da me, se non il fine settimana:
Tante volte restiamo
A casa sua con la mamma, per problemi economici.
A casa sua si parlava che la sorella dopo 3 anni di relazione doveva sposarci e il mio fidanzato era l’uomo rimasto in casa, ed io dopo 11 anni potevo subire umiliazioni.
L’ho accettato sono sincera perché troppo innamorata, ma le assenze aumentavano.
Io l’ho sempre perdonato, ogni mancata di rispetto.
Arrivavano chat? Lui diceva che non era vero.
Commenti sui social che lui faceva?
Mi diceva non sono stato io ma un mio amico.
l’ho credevo.
I suoi atteggiamenti bruschi, il suo non voler un futuro con me, le sue mancanze le sue assenze.
La proposta mai arrivata.
Soffrivo ma lo amavo.
Il 18 febbraio, eseguo una visita per problemi di salute dopo che l’esame istologico non esce molto bene
Io stavo male moralmente, anche perché a casa mi dicevano vai a lavorare non ti aiutiamo.
Io lavoravo e stavo male e non riuscivo con le spese a fare tutto da sola.
Il medico per 20 giorni mi segna dei medicinali
Era la settimana in cui dovevo coprire il turno alla mia collega, intera.
E la settimana dopo stetti io in ferie.
Quei 20 giorni, il mio fidanzato mi lasciò.
Disse che non poteva darmi ciò che volevo che ero pesante mi lamentavo.
Io stavo male, vomitavo.
A casa le cose non stavano bene, lavoravo e stavo male.
Una settimana dopo, morì il nonno di quel
Ragazzo di anni fa, Pasquale.
Molto sinceramente gli feci le condoglianze, e da lì iniziammo a messaggiare, ma solo messaggi nulla di più.
Giuro dottori io scherzavo quando magari scrivevo, ci andiamo a mangiare la pizza insieme, ect ect.
Anzi lo incontrai per strada mi salutó voleva darmi un passaggio a casa io non mi permisi di salire in auto con lui.
Forse sarò pazzo, ma dopo una 16 di giorni risento il mio
Ex, lo vedo la mia decisione era sempre quella di chiusura quindi nei messaggi c’era la chiusura.
Quando iniziammo a risentirci, io per paura di essere giudicata, e per paura sua cancellai i messaggi di Pasquale.
Si ruppe il cellulare, lo portai ad aggiustare.
Me lo ritirò lui e non so come fece ma risali ai messaggi, mi controllò il cellulare.
Che disse?
Mi fai …mi hai mancato di rispetto, messggiavi con lui e messaggiavi con me:
Quando ve lo giuro io con Ciro mi ero lasciata, e sopratutto con Pasquale non c’è stato mai nulla mai.
Continuava a dirmi, come hai potuto farmi questo
Sempre con la stessa persona, è finita nn ti perdonerò mai, mi hai tradito.
Non riesco nemmeno a guardarti in faccia, non torno più con te ecc ecc:
Hai buttato 11 anni via.
Io mi domando dove ho sbagliato, forse nel messaggiare di nuovo con la stessa persona?
L’ho mancato di rispetto?
Perché mi sento in colpa se nn ho tradito nessuno?
Perché non vuole tornare con me?
.
Non è giusto dopo tutto ciò che ho subito io perché adesso sono io la sbagliata?
Mi dice che non posso giustificarmi; perché ho sbagliato io e che con me nn tornerà.
Dottori mi sono umiliata x 10 gg sono andata sotto casa sua pregandolo di tornare con me.
E lui nn vuole dice che nn riesce a passare sopra questa cosa.
Che l’ho ferito e deluso.
Aiutatemi, dove ho sbagliato?
Perché non mi vuole più?
Non dovevo ri messaggiare a Pasquale.
L’ho mancato di rispetto?
Non dovevo?
Dottori sto male, mi sento male.
Cosa ho di sbagliato?
Come farò?
Dottori sono una donna poco seria?
Perché mi sento così se io non ho tradito nessuno, e sopratutto se io ho sempre perdonato tutto.
Aiutatemi dottori vi prego.
Cara Michela,
quello che stai raccontando è una storia di sofferenza profonda, ma anche di grande forza perché stai cercando risposte, vuoi capire e chiedi aiuto. Questo significa che dentro di te c’è ancora una parte viva e lucida, che riesce a guardare oltre il dolore. E questo è molto importante. La tua storia familiare sembra averti insegnato che l'amore si accompagna al dolore, al controllo e alla paura. Quando hai incontrato Ciro, si è semplicemente ripetuto quel copione. Il controllo che hai subito, l’isolamento, la privazione della libertà e delle relazioni sono dinamiche che hanno a che fare con una forma di potere psicologico sull’altro. Anche se ti diceva di amarti, il suo comportamento sembrava dire ben altro. Non amore, ma possesso. Messaggiare con Pasquale non è stato un tuo errore. In quel momento tu eri una donna libera. Avevi tutto il diritto di scrivere, parlare, ridere, uscire, vivere. Ciro ha reagito con rabbia, umiliazione e accusa non perché sei colpevole, ma perché ha perso il controllo su di te. Il suo problema sembra essere legato ad un orgoglio ferito, non ad un amore perduto. Ciro ha saputo farti sentire in colpa per un tuo diritto, per una cosa più che normale facendo leva su quelle che erano le tue difficoltà. Fin da piccola sei stata abituata a colpevolizzarti. Quando le persone che dovevano amarti ti hanno fatto sentire sbagliata, il tuo cervello ha imparato a pensare: “Se succede qualcosa di male, è colpa mia.” Ma non è così. Tu hai sempre agito per amore, per bisogno di essere accettata. Questo non è un crimine, è umanità. Michela ti chiedi dove hai sbagliato, forse solo nel non amarti abbastanza, nel permettere agli altri di decidere quanto vali e nel perdonare tutto, anche quando non dovevi. L’amore di Ciro forse non era tale perché un uomo che ti ama davvero non ti umilia, non ti isola, non ti fa sentire piccola e sbagliata. Il non voler tornare con te sembra più un atto di orgoglio ferito che di maturità. Ciò che ti è successo, per quanto doloroso e destabilizzante può rappresentare la molla per acquisire maggior consapevolezza delle tue difficoltà, ma anche delle tue potenzialità, del tuo valore come persona e donna. Può essere la tua occasione di libertà. Michela, tu non sei sbagliata. Sei una donna che ha vissuto troppo dolore e ha bisogno ora di imparare a volersi bene, non di elemosinare amore. Potrebbe esserti di grande aiuto un percorso psicologico che ti aiuti a elaborare i traumi, a riscoprire chi sei fuori da una relazione a imparare a dire "no", senza paura e a darti valore, ogni giorno, anche se nessuno lo fa. Spero di averti in qualche modo aiutata.
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