Salve dottori a cosa serve apprendere conoscenze nozioni sé queste nozioni con il tempo possono camb

24 risposte
Salve dottori a cosa serve apprendere conoscenze nozioni sé queste nozioni con il tempo possono cambiare o risultare sbagliate?per esempio se io apprendo nozioni sul funzionamento del cervello logicamente non mi metto tutti i giorni per vedere se sono rimaste le stesse o sono variate prende nozioni su come funziona un motore nome che ogni giorno devo vedere se cambiato il modo rischierei di diventare pazzo anche se penso che sopratutto in ambito scientifico ( psicologia - medicina ) con il tempo le nozioni acquisiti possono essere affinate ma non del tutto invalidate sopratutto sé scientifiche anche se poi penso alcune convinzioni come la terra fosse piatta e adesso si è scoperta che è sferica magari non è che fra 100 anni si scopre che e quadrata?
la sua domanda mi scusi ma essendo una studiosa in formazione permanente mi fa sorridere tutti gli studi sulla mente esulcorpo sono in continua evoluzione escoperta
la ns personalità è una realta dinamica e sempre in movimento cosi golis studi e le scoperte
la buona notizia è proprio questa mentre prima si pensava che ilcervello fosse una realta data alla nascita le neuroscienze hanno dimostrato che è una realtà plastica in continua evoluzione studi che hanno aperto un varco anche alle realta mentai piu difficili
non è bello?si apre la mente alla speranza non alla sofferenza
buono studio
dott,lorenzini maria santa psicoterapeuta

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Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, apprendere nozioni, anche se suscettibili di cambiamento, è comunque utile perché ci permette di orientarci, comprendere meglio noi stessi e il mondo, prendere decisioni informate e sviluppare un pensiero critico. In ambito scientifico, come nella psicologia e nella medicina, le conoscenze si aggiornano ma raramente vengono completamente invalidate. Piuttosto, si raffinano, si approfondiscono, si integrano con nuovi dati. Questo vale anche per le neuroscienze: ciò che oggi sappiamo sul cervello rappresenta il meglio delle evidenze attuali, e anche se potrà cambiare, è comunque un punto di partenza solido per comprendere il funzionamento della mente. La paura che tutto possa essere ribaltato è comprensibile, ma rientra spesso in un vissuto ansioso o nella ricerca di certezze assolute. In percorsi come l’analisi bioenergetica si lavora anche su questo bisogno di controllo mentale, aiutando la persona a tollerare l’incertezza e a fidarsi del proprio sentire, oltre che dei dati. La conoscenza, dunque, non è vana: è un mezzo, non un fine, e ci accompagna nella costruzione del senso della nostra esperienza. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli.
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Non rischia di diventare pazzo, al massimo perderà un pó del suo tempo, ma ne vale la pena.
"È la scienza, bellezza"!
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
è la bellezza dell'incertezza e che tutto non è eterno o immutabile. Quando impareremo a lasciare andare il controllo e ad accettare il tutto allora saremo davvero in pace e in armonia. Il cambiamento fa parte di noi e dell'evoluzione in generale. Non c'è qualcosa di sbagliato ma qualcosa che cambia ed è in movimento.
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
sarebbe curioso approfondire da cosa nasca questa sua riflessione e soprattutto che tipo di domande porti con sé. Tutti gli aspetti della vita umana sono in costante evoluzione per tanto non so come sarebbe possibile immaginare di rinunciare apriori a comprendere il funzionamento di alcune cose senza contemplare il fatto che alcuni aspetti della vita evolvano. Ad ogni modo, resto disponibile, qualora volesse approfondire questo discorso all' Inter di uno spazio dedicato più ampio, ricevo anche online.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, quello che lei porta è un ragionamento molto interessante e tocca un punto fondamentale della conoscenza umana: il fatto che essa non è mai qualcosa di immobile, ma un processo in continuo aggiornamento. È vero che le nozioni che apprendiamo possono essere affinate, corrette o in alcuni casi modificate nel tempo, specialmente in ambito scientifico. Questo però non significa che siano inutili o che studiare sia privo di senso. La conoscenza scientifica si basa su prove e osservazioni, e ciò che sappiamo oggi è il frutto di tanti passaggi di verifica, confronto e correzione. Quando emergono nuove scoperte, queste non annullano necessariamente tutto ciò che era stato compreso prima, ma spesso lo integrano o lo rendono più preciso. Se prendiamo l’esempio che fa sulla forma della Terra, un tempo si credeva piatta perché le conoscenze e gli strumenti erano limitati. Con l’osservazione, la misurazione e lo sviluppo di nuove tecnologie, abbiamo potuto correggere quella convinzione. Non è probabile che un giorno si scopra che la Terra è quadrata, perché le evidenze attuali sono solide e coerenti con moltissime osservazioni e misurazioni indipendenti. In altre parole, il sapere scientifico evolve, ma non cambia in maniera arbitraria: segue un percorso basato su dati verificabili. Dal punto di vista psicologico, la preoccupazione di dover controllare continuamente se le conoscenze sono cambiate può essere legata al bisogno di certezza assoluta. È comprensibile desiderare stabilità, ma accettare che esista un margine di incertezza fa parte della flessibilità mentale. In terapia cognitivo-comportamentale si lavora molto proprio su questo: tollerare l’idea che alcune informazioni possano aggiornarsi nel tempo, senza che questo crei ansia o la sensazione di perdere il controllo. La conoscenza che abbiamo oggi non è perfetta, ma è il miglior strumento che abbiamo per orientarci, e imparare a farci affidamento, pur sapendo che può evolvere, è un segno di maturità cognitiva. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno ho la sensazione di averti già risposto in passato , ma visto che mi ritrovo la tua domanda ti dico cosa penso. La tua richiest tocca uno dei paradossi più profondi della conoscenza umana e rivela un'ansia epistemologica molto comprensibile. Quello che provi è il disorientamento di fronte alla natura provvisoria del sapere, una sensazione che può generare vera angoscia esistenziale.

In realtà, la preoccupazione che esprimi nasconde una ricerca di certezze assolute in un mondo che è intrinsecamente incerto. Questa tensione può diventare paralizzante se non viene elaborata adeguatamente. La paura che "tutto possa essere sbagliato" spesso riflette un bisogno di controllo totale sulla realtà.

Dal punto di vista psicologico, distinguiamo tra conoscenze che si affinano (come quelle sul cervello, che diventano sempre più precise) e quelle che vengono completamente ribaltate (come la forma della Terra). La maggior parte del sapere scientifico segue il primo modello: si approfondisce e si raffina, raramente viene completamente cancellato.

Il tuo esempio del controllo quotidiano delle nozioni rivela il rischio di cadere in un controllo ossessivo che, come intuisci giustamente, porterebbe alla follia. È la differenza tra una sana flessibilità mentale e un dubbio patologico che impedisce ogni azione.

Forse tu hai bisogno di sviluppare quella che io chiamo "sicurezza nell'insicurezza" cioè la capacità di agire efficacemente pur accettando i limiti della conoscenza umana. Pensaci. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
E' una riflessione di importanza estrema, che alcune volte non viene considerata anche dagli stessi professionisti. Eppure, come dice anche lei, siamo di fronte ad una conoscenza fluida, che cambia nel tempo e che non ci permette di vivere nella certezza. E' chiaro che il motore di un'auto, funzionerà in quel modo e, una volta stabilita la sua struttura, la modalità di riparazione rimarrà la stessa nel tempo. Tuttavia, anche in questo caso, sarà possibile utilizzare strumenti più avanzati per la riparazione, ci potremmo accorgere che un determinato lubrificante non ha l'effetto sperato, che alcuni pezzi di ricambio sono facilmente usurabili, mentre altri sono più indicati. L'avanzamento tecnologico è sempre dietro l'angolo, sia che si parli di una piccola vite che delle scoperte neuroscientifiche. Chiaramente, l'impatto sulla nostra vita è differente.
La medicina afferisce a una matrice epistemologica differente rispetto a quella della psicologia e, per tale ragione, fare similitudini tra le due scienze è erroneo. La medicina cerca di avvicinarsi alla verosomiglianza, cercando di assottigliare sempre di più la sua incertezza. Lo fa attraverso statistica e casi studio che possono essere riproposti in tutte le parti del mondo. Tuttavia, rimarrà sempre un certo grado di fallibilità. Questo è il motivo per il quale un mal di testa non sempre viene curato in breve tempo, ma necessita prove ed errori. Nel corso del tempo ci si avvicina sempre di più ad una visione d'insieme più ampia che permette di cogliere e individuare casi che prima sarebbero stati impensabili.
Diverso però è il campo della psicologia che, purtroppo o per fortuna, non ha un organo su cui lavorare. Se una gamba è rotta, bisogna agire su quell'osso, fasciarlo, tenerlo immobile e, in alcuni casi, operarlo. Invece, se un pensiero è poco funzionale, se una persona vive una sofferenza, non possiamo pensare di inviduare un malfunzionamento definito e localizzato. Per questa ragione la psicologia differisce dalla medicina. Abbiamo bisogno di conoscere la storia della persona, comprendere, con delle solide basi teoriche, come poter intervenire per alleviare, ridurre e rimuovere quella sofferenza. Nel corso degli anni la scienza psicologica si è evoluta, passando da una visione meccanomorfica, che vedeva il sintomo come "causa diretta" di un malfunzionamento interno, ad una visione "antropomorfica" che vede la manifestazione comportamentale "disfunzionale" come espressione di un contesto. E' la rivoluzione copernicana, il cambio di paradigma, che ancora adesso è in corso.
Cosa fare quindi?
Formarsi, informarsi e farlo con passione, per poter aiutare l'altro senza rinchiudersi nella gabbia del "riduzionismo" che ci porta a vedere le cose in modo semplice.
Dott.ssa Lucia Boniotti
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Gentile utente,
la conoscenza non è un punto d'arrivo, ma un processo continuo di scoperta e affinamento. Le conoscenze attuali, anche se non definitive, sono il meglio che abbiamo nel momento presente. Sono il punto di partenza da cui possiamo costruire, senza dover ricominciare da zero ogni volta. La scienza progredisce proprio perché le nozioni vengono continuamente messe in discussione, affinate e, a volte, superate. Sapere che la conoscenza può evolvere ci spinge a continuare a studiare e imparare, ci rende curiosi e può permettere il progresso.
La tua domanda è interessante in quanto stimola riflessioni e dibattiti.
Un caro saluto,
dott.ssa Lucia Boniotti
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Perché ha bisogno di porsi queste domande se sa già che fra 100 anni non diranno mai che la terra è quadrata?
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che ti stai chiedendo è molto legato al concetto di come funziona la conoscenza umana, soprattutto quella scientifica.

Le nozioni che apprendiamo non sono “verità assolute”, ma fotografie dello stato attuale delle scoperte e delle evidenze. In ambito scientifico — come in medicina, psicologia, fisica — quello che sappiamo oggi è il frutto di anni di osservazioni, studi e verifiche. Con il tempo queste conoscenze possono essere affinate, integrate o, più raramente, modificate.

La scienza si basa proprio su questo: su un processo continuo di correzione e miglioramento. Ad esempio, molte teorie di base sul funzionamento del cervello sono state confermate, ma i dettagli si sono arricchiti o raffinati; non vengono stravolte da un giorno all’altro. Alcuni cambiamenti radicali nella storia (come il passaggio dalla “Terra piatta” alla “Terra sferica”) sono eccezioni e avvengono quando nuove prove sono talmente forti da richiedere di riscrivere il quadro.

Per questo non serve ricontrollare ogni giorno se ciò che hai imparato è cambiato: le conoscenze fondamentali restano abbastanza stabili, e se emergono novità importanti vengono comunicate e discusse dalla comunità scientifica.

In altre parole: imparare serve eccome, anche se con il tempo le informazioni possono evolversi. La conoscenza non è scolpita nella pietra, ma è come una mappa: ti guida, e man mano che si aggiungono dettagli o nuove strade, puoi aggiornarla senza doverla buttare via.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, fa parte del processo di crescita delle conoscenze. Apprendere, sperimentare sul campo e, se serve, modificare alcune nozioni fa parte dell'evoluzione di tutto il sapere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
È vero, le conoscenze che acquisiamo oggi potrebbero non essere adeguate alle sfide del futuro, o addirittura risultare errate e/o superate. Ma il valore dell'apprendimento va ben oltre la semplice memorizzazione di fatti e nozioni. L'apprendimento è allenamento, ed esattamente come l'allenamento fisico, anche quello mentale sviluppa delle facoltà
L'apprendimento non serve solo a riempire la mente di concetti e contenuti statici, ma è un processo che insegna a pensare in modo critico, rielaborando e personalizzando quanto appreso. Studiare dà gli strumenti per analizzare informazioni, connettere idee e risolvere problemi. Anche se una teoria scientifica viene aggiornata, l'abilità che acquisita per comprendere quella teoria rimane e aiuta a capire la nuova. Jean Piaget, il cui interessante pensiero, le consiglio di approfondire, parlava di assimilazione e accomodamento. Secondo Jean Piaget, lo sviluppo cognitivo si avvale di questi due processi. Nello specifico: l'assimilazione è quando si integrano nuove informazioni in schemi mentali preesistenti, mentre l'accomodamento è quando si modificano o creano nuovi schemi per adattarsi a nuove esperienze o informazioni. Questi due processi sono in costante interazione e portano all'adattamento all'ambiente
Per esempio, nel campo della psicologia o della medicina, le scoperte più recenti, non cancellano quelle pregresse. Ma su queste ultime si basano per effettuare ulteriori approfondimenti, sviluppare nuove teorie, correggere il tiro. Un modello scientifico o tecnologico (il motore, per esempio) studiato e conosciuto oggi, potrebbe essere superato, ma le leggi della fisica che lo regolano rimarranno valide e serviranno per comprendere i motori del futuro.
La scienza non offre verità assolute, ma i modelli migliori che abbiamo al momento per spiegare il mondo. Il fatto che la Terra sia sferica non è una semplice "convinzione", ma una conclusione supportata da una quantità enorme di prove e di dati.
La scienza progredisce mettendo in discussione le vecchie teorie con nuove prove, ma lo fa in modo graduale. La conoscenza di oggi è il fondamento su cui si costruirà quella di domani. Imparare a comprendere questo processo è il vero scopo dello studio.

Dott.ssa Teresita Forlano
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Roma
La conoscenza è importante, fondamentale, per diversi motivi ed aspetti. Innanzitutto, permette di non creare false credenze, convinzioni errate, modi di pensare poco realistici.
Il confronto, l'apprendimento, la formazione e l'informazione sono indispensabili ( se e quando attendibili).
Esistono nozioni di base che restano stabili nel tempo, come la terra è tonda..
Altre che si arricchiscono, mutano o si evolvono. Tutto ciò fa parte del processo evolutivo individuale, di gruppo, del mondo. Conoscere, aggiornarsi, sapere, è un modo per continuare ad esserci, a vivere in modo adeguato e funzionale verso se stessi, gli altri ed il mondo. Non bisogna aver paura di ciò che sappiamo possa cambiare, fa parte dell'aggiornamento, ed un certo grado di plasticità, fiducia ed apertura aiutano.
Dottoressa Teresita Forlano
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico che l'aiuti a capire se stesso, indispensabile per capire poi il mondo che la circonda. Cordiali saluti.
Dott. Michele Scalese
Psicologo, Neuropsicologo
Galatina
Salve,
la sua riflessione è molto interessante. In ambito scientifico le conoscenze non vengono “cancellate” da un giorno all’altro, ma si evolvono: ciò che oggi sappiamo può essere approfondito, corretto nei dettagli o ampliato con nuove scoperte, ma le basi restano solide. Ad esempio, ciò che conosciamo sul funzionamento del cervello si affina grazie alla ricerca, ma non viene capovolto completamente.

L’esempio della Terra piatta è diverso: quella non era una conoscenza scientifica, ma una credenza priva di metodo di verifica. La scienza, invece, si fonda su dati, osservazioni e continue conferme, e proprio per questo è molto affidabile.

Non è necessario ricontrollare ogni giorno se ciò che ha studiato è cambiato: le conoscenze scientifiche evolvono lentamente e in maniera cumulativa, non contraddittoria.
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Apprendere conoscenze e nozioni serve a costruire strumenti per comprendere meglio il mondo e orientarsi nella vita, sviluppando capacità di analisi, ragionamento e consapevolezza; è naturale che nel tempo alcune informazioni vengano aggiornate, approfondite o contestualizzate diversamente, ma questo non significa che ciò che abbiamo imparato sia inutile o sbagliato: al contrario, costituisce la base su cui possiamo costruire ulteriori comprensioni e affinare il nostro sapere. Anche esempi concreti come la forma della Terra mostrano come le conoscenze si evolvano: prima si credeva fosse piatta, poi grazie a osservazioni e prove sempre più precise si è capito che è sferica, ma questo progresso non annulla l’utilità delle osservazioni precedenti; allo stesso modo, le nozioni scientifiche, culturali o tecniche che apprendiamo oggi possono essere ampliate o perfezionate, senza che sia necessario dubitare continuamente del loro valore. Apprendere serve quindi a crescere, a comprendere meglio ciò che ci circonda, a orientarsi con sicurezza e a sviluppare un atteggiamento critico e riflessivo verso le informazioni, senza che il cambiamento futuro delle conoscenze renda vano il percorso fatto fino a quel momento.
Dott.ssa Virginia Romita
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Gentile,
la sua riflessione è molto profonda e tocca un punto centrale dell’apprendimento e della scienza: tutte le conoscenze scientifiche sono soggette a verifica e aggiornamento, perché il nostro mondo e le nostre osservazioni cambiano, e la scienza evolve man mano che scopriamo nuovi dati.

Questo non significa che tutto ciò che impariamo sia inutile o instabile: al contrario, acquisire conoscenze ci permette di sviluppare competenze, senso critico e strumenti per capire il mondo. Anche se le teorie vengono affinate, gran parte dei concetti di base resta utile e valido. Ad esempio, capire come funziona il cervello oggi ci permette di comprendere meglio il comportamento umano e gestire emozioni o difficoltà, anche se nel tempo alcune scoperte aggiungeranno dettagli o correzioni.

La scienza non è matematica pura, che resta sempre esatta, ma la sua forza sta proprio nell’adattabilità e nel progresso: conoscere e apprendere significa partecipare a questo processo, migliorando la propria comprensione della realtà e della vita quotidiana.

In sintesi: imparare non ci rende “instabili” o confusi; ci rende più consapevoli, critici e capaci di affrontare il mondo, pur sapendo che alcune nozioni possono evolvere nel tempo.
Dott.ssa Ilaria Avallone
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Salve, capisco il suo dubbio: può sembrare destabilizzante pensare che le conoscenze cambino. In realtà la scienza funziona proprio così: non offre verità assolute, ma modelli che via via si affinano per descrivere meglio quella che per noi è la realtà. Questo non rende inutile ciò che si impara, anzi: significa che sta usando gli strumenti migliori disponibili per lei in questo momento e le conoscenza che ha acquisito fino ad ora, che se anche dovessero cambiare non vuol dire che non le siano servite a nulla. In fondo, imparare è anche accettare che la conoscenza è viva e in continua evoluzione. Non so tra 100 anni cosa altro si potrà scoprire ma forse potrà essere grazie a ciò che è già stato scoperto!
Dott.ssa Federica Figurella
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Buongiorno, in fondo da queste scoperte abbiamo compreso che tutto è relativo. potrebbero anche cambiare, è vero, ma ciò non toglie che la conoscenza in tempi attuali sia fondamentale, anche per saper ragionare su eventuali nuove scoperte future. un saluto
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Gentilissimo, buon pomeriggio.
Apprendere conoscenze e nozioni ha valore, anche se sappiamo che nel tempo possono evolvere. Non impariamo per possedere verità assolute e immutabili, ma per orientarci nel mondo con gli strumenti migliori che abbiamo in questo momento.
È proprio grazie a ciò che apprendiamo oggi che possiamo scoprire di più domani. La conoscenza è un processo, non un punto d’arrivo.
Se vuole parlarne ancora, mi contatti pure.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Benedetta Mentesana
Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buongiorno, grazie per aver sollevato questa domanda e proposto una riflessione così profonda.
Capisco bene il senso di “confusione” che sta descrivendo, ed è legittimo domandarsi “se le nozioni possono cambiare, che senso ha apprenderle?”
È vero, la conoscenza è provvisoria, temporanea, in evoluzione continua, ed è proprio grazie a questo che si rivela utile. In ambito scientifico molte teorie vengono affinate o modificate col tempo. Questo non significa però che tutto ciò che impariamo sia inutile. Potrebbe pensarle come tracce o basi dai cui partire per orientarsi e cercare da lì di prevedere effetti futuri e fare nuove scoperte.
Un altro aspetto che è da tenere in considerazione è che non avviene sempre un cambiamento uguale per ogni nozione. Si, alcune scoperte sono così rivoluzionarie che rivedono interi campi ( come nel suo es. prima la Terra era considerata “piatta”, poi sferica), ma una buona parte delle conoscenze scientifiche viene approfondita, affinata, non ribaltata di netto. D’altra parte, se nessuno avesse messo in discussione la forma della Terra, oggi non sapremmo che è sferica. Lo stesso vale per la psicologia e la medicina, le nuove ricerche arricchiscono le teorie già esistenti, ma spesso i principi di base restano validi.
Inoltre, imparando si vanno a costituire abilità trasversali, apprendere nozioni non serve solo alla mera memorizzazione di informazioni, ma ci aiuta a sviluppare capacità critiche, metodo, capacità di valutare le fonti e di adattarsi a informazioni nuove. Aiuta anche a sviluppare il nostro pensiero! Queste abilità restano utili anche quando i dettagli cambiano.
Detto questo, comprendo benissimo il non voler controllare le modifiche in continuazione, non sarebbe sano né necessario “rivedere” le stesse nozioni ogni giorno. Se lo facesse, rischierebbe di innalzare eccessivamente i livelli di stress e ansia. Un approccio più sostenibile potrebbe essere aggiornarsi con calma quando serve (per es. quando una pratica clinica/ un trial/uno studio o una fonte affidabile segnala un cambiamento) o seguire aggiornamenti periodici (es. mensili/annuali), non quotidiani.
Quindi, comprendo bene ed è legittimo credere che sia inutile imparare qualcosa che, col tempo, potrebbe cambiare, però se ci pensa, è un po’ come succede a noi durante la crescita. Grazie alle esperienze, le nostre conoscenze evolvono, col tempo, la nostra realtà assume nuove sfumature e significati, grazie agli errori / i successi/ gli approfondimenti, impariamo a muoverci e comprendere meglio il nostro mondo.
In questo senso, imparare resta utile perché ci fornisce strumenti per orientarci, anche se poi il quadro si arricchisce e si modifica. È come avviene con le esperienze della vita, non temiamo il cambiamento, ciò che si acquisisce oggi può fornire degli strumenti utili che domani, diventeranno terreno fertile su cui cresceranno nuove conoscenze.
So bene quanto non sia semplice accettare l’incertezza come parte del sapere, me ne rendo conto. 
Le propongo uno spunto per orientare il focus su di sé: sarebbe interessante se si fermasse ad ascoltarsi, interrogandosi su come lei vive questi aspetti, se si sente più curioso, preoccupato, confuso? Se questi pensieri la fanno sentire agitato o stimolano a cercare risposte? Anche questo è un modo di conoscersi meglio e di apprendere qualcosa su noi stessi.
Riconoscere, esplorare e dare spazio ai propri vissuti è un passo importante, perché a volte la riflessione non riguarda solo le nozioni, ma il rapporto che abbiamo con esse.
Non so se io sia riuscita a rispondere alla sua domanda in modo soddisfacente, spero che queste parole possano offrirle qualche spunto utile.
Le auguro il meglio, con un caro saluto!
Dott.ssa Antonella Abate
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve. La ringrazio per la sua domanda, che è estremamente pertinente e tocca un punto cruciale del processo di apprendimento e, in particolare, della psicologia: il rapporto tra la conoscenza che acquisiamo e la sua potenziale caducità.
La sua preoccupazione è perfettamente logica. Perché investire tempo ed energia per apprendere qualcosa che un giorno potrebbe essere superato o "sbagliato"?
Il modo in cui lei pone questa domanda — il timore che l'apprendimento possa essere vano, l'ossessione per la verifica, la paura dell'invalidazione — suggerisce una possibile tendenza alla iper-analisi e alla ricerca ossessiva di certezza. Questo è un tratto che, se non gestito, può ostacolare il benessere e l'azione (la procrastinazione nasce spesso dalla paura di non avere abbastanza informazioni). Le consiglio vivamente di intraprendere un percorso di terapia psicologica o di consultazione per confrontarsi dal vivo con un professionista e confrontarsi con il proprio sentire
servono ad avere una base che poi muterà in base all'evoluzione, anche noi cambiamo e come tale anche certe credenze. La psicologia più di tutte si basa sulle relazioni e sulla capacità di comprendere la struttura della persona e i suoi vari cambiamenti in base all'interazione con ambiente e altre persone.

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