Salve, da quando mi sono sposata, ovvero un anno, i rapporti con mia madre si sono sgretolati. Preme
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Salve, da quando mi sono sposata, ovvero un anno, i rapporti con mia madre si sono sgretolati. Premetto che mia madre vive con mio fratello e si sta separando con mio padre, separazione non voluta da lei ma conseguenza del fatto che mio padre 2 anni fa ha abbandonato il tetto coniugale e non si è fatto più vivo. Purtroppo le cose da allora sono andate tutte in discesa, ha litigato di brutto anche con mio marito subito dopo il matrimonio. Lei avrebbe voluto che io continuassi la vita di prima, ha problemi di salute ed io sono sempre stata il suo punto di riferimento forse anche fin troppo dato che non ho mai avuto nessuno aiuto né da mio padre né da mio fratello finendo per fare tutto io dal pagare una bolletta ad accompagnarla dal medico. Abito a 20 minuti da lei e non avendo più la macchina che lei mi ha tolto perché non avevo più intenzione di rimanere fino a tardi dopo il lavoro da lei ma volevo semplicemente vivere la mia vita coniugale rientrando in orario decente a casa mia, la mia nuova casa, sono rimasta a piedi e dati i cattivi rapporti con mio marito ci passo una volta alla settimana ma purtroppo senza un lavoro e macchina non posso passare neppure per dieci minuti tutti i giorni né accompagnarla a comprarsi un paio di scarpe. Questo ha creato un forte distacco, continua a ribadire che l'ho abbandonata, che non ho pensato alla sua salute quando ho preso casa a 20 minuti da lei, che le ho solo provocato dolore, cattiverie gratuite e che sono suggiocata da mio marito che mi accompagna una volta a settimana solo perché non può vederla. In realta lei non è che sia stata con lui clemente lo ha insultato di brutto e lui non è riuscito mai del tutto a perdonarla anche perché il fatto che si sia ripresa la macchina e mi abbia fatto perdere il lavoro non lo ha mai accettato. Io mi sento continuamente in colpa, volevo sposarmi e farmi una famiglia ma non avrei mai voluto rompere i rapporti con lei né farle del male. Sono in attesa di 6 mesi e anche in questo caso lei continua a lamentarsi a dirmi quanto faccia schifo ad andare una volta a settimana e quanto i non mi faccia accompagnare tutti i giorni dal mio marito, ma lei non ci arriva che mio marito è l'unico a lavorare in questo momento e fa turni di 10 ore dalle 5 del mattino perché ci servono i soldi. Non so più cosa fare né come comportarmi adesso non mi risponde neppure più alle telefonate. Mio marito per il mio bene è risalito a casa a prendere un caffè ma mia madre continua ad aprire discorsi di un anno fa riaprendo sempre le stesse discussioni
Quello che racconti è molto pesante da portare sulle tue spalle, soprattutto adesso che sei incinta e avresti bisogno di serenità, sostegno e leggerezza.
Da come descrivi la situazione, emergono alcuni punti chiave:
1)Ruolo invertito: sei sempre stata il “genitore del genitore”, la persona che si prendeva carico di tutto per tua madre. Questo ti ha messo in una posizione di responsabilità eccessiva, che ora è diventata insostenibile.
2)Senso di colpa: lei continua a ribadirti che l’hai abbandonata, che sei cattiva, che non la aiuti. Ma queste sono più accuse che un vero confronto: ti fanno male e minano la tua serenità. Non sembrano tener conto del fatto che tu sei una figlia, non la sua badante o il suo partner sostitutivo.
3)Conflitto con tuo marito: i rapporti tesi tra loro alimentano ancora di più il problema. Da una parte tua madre lo insulta, dall’altra lui fatica a tollerare le sue accuse e a vedere quanto peso stai portando.
4)La tua nuova vita: ti sei sposata, hai diritto a costruirti una famiglia, a proteggere il tuo matrimonio e ad avere spazio per te stessa. Non significa abbandonare tua madre, ma trovare un equilibrio più sano.
Quello che sta succedendo adesso è in parte una “resistenza al cambiamento” da parte di tua madre: aveva bisogno di te come punto di riferimento unico, e ora vive la tua autonomia come un tradimento. Ma non è un tradimento: è la vita.
Cosa puoi fare concretamente:
Riconosci i tuoi limiti
Non puoi sostituirti a un marito, a un fratello, a un sistema di supporto. Puoi esserci, ma non da sola e non a costo della tua salute (e della gravidanza).
Metti confini chiari
Se tua madre continua a insultare tuo marito o a colpevolizzarti, hai il diritto di interrompere la conversazione. Non sei obbligata a subire.
Cerca alleati
Parlane con tuo fratello: non può restare sempre ai margini. Deve assumersi la sua parte di responsabilità.
Valuta se ci sono servizi sociali o assistenziali a cui tua madre può rivolgersi, soprattutto se ha problemi di salute. Non tutto deve ricadere sulle tue spalle.
Non giustificarti sempre
Hai spiegato tante volte le tue ragioni (lavoro di tuo marito, distanza, gravidanza). Se lei non vuole ascoltare, non dipende più da te. Non puoi convincerla a cambiare atteggiamento: puoi solo decidere come proteggerti dalle sue parole.
Proteggi la tua serenità
Sei in un momento delicato: il tuo bambino ha bisogno di una mamma serena. Continuare a portare addosso sensi di colpa che non ti appartengono rischia di farti ammalare dentro.
Un punto importante: a volte i genitori non riescono ad accettare che i figli diventino adulti e si stacchino. Questo non significa che tu stia sbagliando: significa che lei ha difficoltà a elaborare la sua solitudine e la sua rabbia verso tuo padre, e purtroppo la riversa su di te.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Da come descrivi la situazione, emergono alcuni punti chiave:
1)Ruolo invertito: sei sempre stata il “genitore del genitore”, la persona che si prendeva carico di tutto per tua madre. Questo ti ha messo in una posizione di responsabilità eccessiva, che ora è diventata insostenibile.
2)Senso di colpa: lei continua a ribadirti che l’hai abbandonata, che sei cattiva, che non la aiuti. Ma queste sono più accuse che un vero confronto: ti fanno male e minano la tua serenità. Non sembrano tener conto del fatto che tu sei una figlia, non la sua badante o il suo partner sostitutivo.
3)Conflitto con tuo marito: i rapporti tesi tra loro alimentano ancora di più il problema. Da una parte tua madre lo insulta, dall’altra lui fatica a tollerare le sue accuse e a vedere quanto peso stai portando.
4)La tua nuova vita: ti sei sposata, hai diritto a costruirti una famiglia, a proteggere il tuo matrimonio e ad avere spazio per te stessa. Non significa abbandonare tua madre, ma trovare un equilibrio più sano.
Quello che sta succedendo adesso è in parte una “resistenza al cambiamento” da parte di tua madre: aveva bisogno di te come punto di riferimento unico, e ora vive la tua autonomia come un tradimento. Ma non è un tradimento: è la vita.
Cosa puoi fare concretamente:
Riconosci i tuoi limiti
Non puoi sostituirti a un marito, a un fratello, a un sistema di supporto. Puoi esserci, ma non da sola e non a costo della tua salute (e della gravidanza).
Metti confini chiari
Se tua madre continua a insultare tuo marito o a colpevolizzarti, hai il diritto di interrompere la conversazione. Non sei obbligata a subire.
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Valuta se ci sono servizi sociali o assistenziali a cui tua madre può rivolgersi, soprattutto se ha problemi di salute. Non tutto deve ricadere sulle tue spalle.
Non giustificarti sempre
Hai spiegato tante volte le tue ragioni (lavoro di tuo marito, distanza, gravidanza). Se lei non vuole ascoltare, non dipende più da te. Non puoi convincerla a cambiare atteggiamento: puoi solo decidere come proteggerti dalle sue parole.
Proteggi la tua serenità
Sei in un momento delicato: il tuo bambino ha bisogno di una mamma serena. Continuare a portare addosso sensi di colpa che non ti appartengono rischia di farti ammalare dentro.
Un punto importante: a volte i genitori non riescono ad accettare che i figli diventino adulti e si stacchino. Questo non significa che tu stia sbagliando: significa che lei ha difficoltà a elaborare la sua solitudine e la sua rabbia verso tuo padre, e purtroppo la riversa su di te.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
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Salve le emozioni che descrive, come il senso di colpa, il dolore per l’allontanamento e la frustrazione per non sentirsi compresa, sono del tutto legittime. In contesti come questo, un percorso di psicoterapia umanistica può essere molto utile per rielaborare questi vissuti, recuperare uno spazio personale, e ritrovare un equilibrio tra il legame con le proprie origini e la vita che si sta costruendo. Anche l’EMDR può sostenere la rielaborazione di eventi relazionali stressanti o traumatici, come le rotture e i conflitti familiari, restituendo maggiore chiarezza emotiva e libertà nelle scelte.
È importante ricordare che tutelare sé stessi non significa abbandonare qualcuno, ma cercare un modo più sano di stare in relazione. I rapporti significativi, come quello con sua madre, possono attraversare fasi conflittuali senza necessariamente annullarsi, ma hanno bisogno di nuovi confini per poter evolvere.
Le suggerisco di dare ascolto ai suoi bisogni, anche in vista della maternità, e di valutare un percorso di sostegno individuale che possa aiutarla a non sentirsi più schiacciata tra doveri e accuse. Coltivare la consapevolezza attraverso strumenti come la mindfulness può aiutarla a riconoscere ciò che prova nel qui e ora, senza giudizio, lasciando spazio a scelte più autentiche. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
È importante ricordare che tutelare sé stessi non significa abbandonare qualcuno, ma cercare un modo più sano di stare in relazione. I rapporti significativi, come quello con sua madre, possono attraversare fasi conflittuali senza necessariamente annullarsi, ma hanno bisogno di nuovi confini per poter evolvere.
Le suggerisco di dare ascolto ai suoi bisogni, anche in vista della maternità, e di valutare un percorso di sostegno individuale che possa aiutarla a non sentirsi più schiacciata tra doveri e accuse. Coltivare la consapevolezza attraverso strumenti come la mindfulness può aiutarla a riconoscere ciò che prova nel qui e ora, senza giudizio, lasciando spazio a scelte più autentiche. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buonasera, probabilmente sua mamma sta portando a lei le sue fragilità e difficoltà che sono normali ma che forse le stanno chiedendo di più di quello che lei può fare per lei.
L'amore per sua madre continuerà ad esserci e anche se non lo dimostra anche il suo nei suoi confronti è sempre presente. Purtroppo a volte la sofferenza ci fa dire e comportarci in modi che fanno allontanare gli altri più che avvicinarli. Sicuramente è una situazione molto difficile che andrebbe analizzata meglio facendo degli incontri con un professionista psicologo. Valuterei in ogni caso di prendere un attimo le distanze da sua madre (se se la sente, è solo un ipotesi ovviamente conoscendo poco la vostra storia) in modo tale da concentrarsi sulla gravidanza e mettere davanti il suo futuro figlio che ha bisogno certamente di maggiori cure e attenzioni. I bambini all'interno dell'utero sentono tutto e siete da tutelare quanto più possibile.
Se ha bisogno rimango a disposizione per un percorso.
Dott.ssa Casumaro Giada
L'amore per sua madre continuerà ad esserci e anche se non lo dimostra anche il suo nei suoi confronti è sempre presente. Purtroppo a volte la sofferenza ci fa dire e comportarci in modi che fanno allontanare gli altri più che avvicinarli. Sicuramente è una situazione molto difficile che andrebbe analizzata meglio facendo degli incontri con un professionista psicologo. Valuterei in ogni caso di prendere un attimo le distanze da sua madre (se se la sente, è solo un ipotesi ovviamente conoscendo poco la vostra storia) in modo tale da concentrarsi sulla gravidanza e mettere davanti il suo futuro figlio che ha bisogno certamente di maggiori cure e attenzioni. I bambini all'interno dell'utero sentono tutto e siete da tutelare quanto più possibile.
Se ha bisogno rimango a disposizione per un percorso.
Dott.ssa Casumaro Giada
Cara,
dalla tua descrizione emerge una situazione molto complessa e dolorosa, in cui ti trovi divisa tra il desiderio di costruire la tua nuova famiglia e il senso di responsabilità verso tua madre. È evidente che tu abbia dedicato gran parte della tua vita ad occuparti di lei, diventando un punto di riferimento costante, e che questo oggi renda difficile per tua madre accettare il cambiamento e la tua nuova condizione di moglie e futura madre.
Le reazioni di tua madre sembrano alimentare in te un forte senso di colpa, facendoti vivere con la sensazione di dover scegliere tra il tuo benessere e il suo. In realtà, ciò che stai attraversando è un passaggio naturale e fisiologico: creare la propria famiglia comporta inevitabilmente un ridimensionamento dei legami con la famiglia d’origine, che però non significa abbandono, bensì un riassestamento degli equilibri.
È comprensibile che tu ti senta confusa e sopraffatta, soprattutto in un momento così delicato come la gravidanza. Sarebbe importante che tu riuscissi a tutelare il tuo benessere emotivo e quello della tua nuova famiglia, senza sentirti costantemente in colpa. Allo stesso tempo, trovare un modo per ristabilire un dialogo con tua madre, magari più sereno e meno carico di conflitti, potrebbe aiutare a ridurre la sofferenza reciproca.
In situazioni come questa, dove entrano in gioco dinamiche familiari complesse, aspettative, bisogni emotivi e vissuti di abbandono, può essere molto utile un supporto psicologico per aiutarti a gestire il senso di colpa, mettere confini più sani e trovare strategie comunicative più efficaci.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
dalla tua descrizione emerge una situazione molto complessa e dolorosa, in cui ti trovi divisa tra il desiderio di costruire la tua nuova famiglia e il senso di responsabilità verso tua madre. È evidente che tu abbia dedicato gran parte della tua vita ad occuparti di lei, diventando un punto di riferimento costante, e che questo oggi renda difficile per tua madre accettare il cambiamento e la tua nuova condizione di moglie e futura madre.
Le reazioni di tua madre sembrano alimentare in te un forte senso di colpa, facendoti vivere con la sensazione di dover scegliere tra il tuo benessere e il suo. In realtà, ciò che stai attraversando è un passaggio naturale e fisiologico: creare la propria famiglia comporta inevitabilmente un ridimensionamento dei legami con la famiglia d’origine, che però non significa abbandono, bensì un riassestamento degli equilibri.
È comprensibile che tu ti senta confusa e sopraffatta, soprattutto in un momento così delicato come la gravidanza. Sarebbe importante che tu riuscissi a tutelare il tuo benessere emotivo e quello della tua nuova famiglia, senza sentirti costantemente in colpa. Allo stesso tempo, trovare un modo per ristabilire un dialogo con tua madre, magari più sereno e meno carico di conflitti, potrebbe aiutare a ridurre la sofferenza reciproca.
In situazioni come questa, dove entrano in gioco dinamiche familiari complesse, aspettative, bisogni emotivi e vissuti di abbandono, può essere molto utile un supporto psicologico per aiutarti a gestire il senso di colpa, mettere confini più sani e trovare strategie comunicative più efficaci.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Carissima, non si può far da madri alla propria madre e neanche essere figlie a vita. Cerchi di pensare solo a se stessa in questo momento, altrimenti rischia una dipendenza sentimentale con la figura materna. Non rischi neanche un maternity blues, una depressione post partum, perché già il puerperio è un momento delicato. Faccia alleanza con suo marito perché spesso i rapporti di coppia si deteriorano a causa dei cattivi rapporti con le famiglie d'origine. Sua madre prima o poi capirà e se non lo farà forse è perché gioca con lei un rapporto di potere e non di affetto. Un abbraccio
Deve essere una situazione molto pesante. Da quel che racconti stai facendo il possibile per gestirla, tuttavia non tutto dipende da te, ed è giusto così.
Sarebbe utile, per tua madre, avere un sostegno psicologico che la aiuti ad affrontare questi cambiamenti che hanno scosso i suoi equilibri di una vita.
Mi sento di suggerire anche a te di pensare a un percorso psicologico viste le difficoltà che stai vivendo, nonché le novità che stanno per arrivare nella tua vita. Oltretutto, proprio ora che stai per diventare mamma anche tu, ti sarebbe molto d'aiuto esplorare più profondamente il tuo rapporto con tua madre e conoscerne i meccanismi che vi legano da sempre.
Sarebbe utile, per tua madre, avere un sostegno psicologico che la aiuti ad affrontare questi cambiamenti che hanno scosso i suoi equilibri di una vita.
Mi sento di suggerire anche a te di pensare a un percorso psicologico viste le difficoltà che stai vivendo, nonché le novità che stanno per arrivare nella tua vita. Oltretutto, proprio ora che stai per diventare mamma anche tu, ti sarebbe molto d'aiuto esplorare più profondamente il tuo rapporto con tua madre e conoscerne i meccanismi che vi legano da sempre.
Capisco bene quanto la situazione che mi descrive sia complessa e dolorosa, perché la vede coinvolta in un conflitto di lealtà tra due legami fondamentali, quello con sua madre, che è stato a lungo centrale nella sua vita, e quello con suo marito, che rappresenta la sua nuova famiglia e il futuro che sta costruendo.
Da quanto racconta, emerge che lei per molti anni ha avuto un ruolo di sostegno totale nei confronti di sua madre, andando ben oltre ciò che sarebbe fisiologico in un rapporto genitore-figlio. Questo ha probabilmente creato una sorta di dipendenza affettiva e pratica, per cui sua madre fatica ad accettare che lei ora abbia una vita autonoma, con esigenze e priorità diverse. In questo senso, non è sorprendente che il suo matrimonio sia stato percepito quasi come una “perdita” da parte di sua madre, che reagisce con rabbia e accuse.
Il fatto che lei provi senso di colpa è naturale, da una parte sente il bisogno di prendersi cura di sua madre, dall’altra sa che è giusto e necessario proteggere la sua vita di coppia, soprattutto adesso che è in attesa di un figlio. Ma il punto centrale è proprio questo, non sta sbagliando a volere una sua famiglia e dei confini chiari. È sua madre che, pur nel dolore e nelle difficoltà che sta vivendo, non riesce ad accettare un nuovo equilibrio.
Quando una madre pretende di avere la stessa presenza e disponibilità di prima, ignorando le esigenze della figlia, si crea una relazione sbilanciata e poco sana. Non significa che lei debba tagliare i rapporti, ma che sia necessario definire dei limiti, con calma ma con fermezza, può offrirle sostegno, certo, ma senza annullarsi, senza sentirsi obbligata a fare da “sostituto” di un compagno che non c’è più.
Sua madre probabilmente ha bisogno di elaborare la separazione e la solitudine, ma questa responsabilità non può ricadere interamente sulle sue spalle. Continuare a farsi carico di tutto rischia di logorare lei, il suo matrimonio e anche la serenità con cui si prepara a diventare madre.
Il fatto che suo marito, nonostante le tensioni, abbia fatto lo sforzo di riavvicinarsi dimostra che c’è volontà di costruire un equilibrio. Forse, al momento, il passo più importante per lei è accettare che non potrà cambiare l’atteggiamento di sua madre, ma può cambiare il modo in cui sceglie di risponderle, meno dal senso di colpa, più dalla consapevolezza che prendersi cura della sua famiglia non significa abbandonarla.
Un caro saluto
Da quanto racconta, emerge che lei per molti anni ha avuto un ruolo di sostegno totale nei confronti di sua madre, andando ben oltre ciò che sarebbe fisiologico in un rapporto genitore-figlio. Questo ha probabilmente creato una sorta di dipendenza affettiva e pratica, per cui sua madre fatica ad accettare che lei ora abbia una vita autonoma, con esigenze e priorità diverse. In questo senso, non è sorprendente che il suo matrimonio sia stato percepito quasi come una “perdita” da parte di sua madre, che reagisce con rabbia e accuse.
Il fatto che lei provi senso di colpa è naturale, da una parte sente il bisogno di prendersi cura di sua madre, dall’altra sa che è giusto e necessario proteggere la sua vita di coppia, soprattutto adesso che è in attesa di un figlio. Ma il punto centrale è proprio questo, non sta sbagliando a volere una sua famiglia e dei confini chiari. È sua madre che, pur nel dolore e nelle difficoltà che sta vivendo, non riesce ad accettare un nuovo equilibrio.
Quando una madre pretende di avere la stessa presenza e disponibilità di prima, ignorando le esigenze della figlia, si crea una relazione sbilanciata e poco sana. Non significa che lei debba tagliare i rapporti, ma che sia necessario definire dei limiti, con calma ma con fermezza, può offrirle sostegno, certo, ma senza annullarsi, senza sentirsi obbligata a fare da “sostituto” di un compagno che non c’è più.
Sua madre probabilmente ha bisogno di elaborare la separazione e la solitudine, ma questa responsabilità non può ricadere interamente sulle sue spalle. Continuare a farsi carico di tutto rischia di logorare lei, il suo matrimonio e anche la serenità con cui si prepara a diventare madre.
Il fatto che suo marito, nonostante le tensioni, abbia fatto lo sforzo di riavvicinarsi dimostra che c’è volontà di costruire un equilibrio. Forse, al momento, il passo più importante per lei è accettare che non potrà cambiare l’atteggiamento di sua madre, ma può cambiare il modo in cui sceglie di risponderle, meno dal senso di colpa, più dalla consapevolezza che prendersi cura della sua famiglia non significa abbandonarla.
Un caro saluto
Gentile Utente, per quale motivo sente il bisogno di dover assecondare le lamentele di sua Madre? Perché sente il bisogno di doverla cercare e vedere nonostante il suo comportamento (a suo dire non corretto sia nei suoi confronti che di suo marito)? Perché si sente in colpa per la situazione di sua Madre? Cosa farebbe se un estraneo si comportasse come sua Madre?
Le domande sono tante e le risposte sono dentro di Lei. Assecondiamo le richieste dei nostri genitori e ci dimentichiamo di prenderci cura di Noi stessi. Ascolti ciò che succede dentro di Lei ogni volta che sua Madre mette in atto un comportamento che conosce benissimo e non razionalizzi quella emozione. Grazie.
Le domande sono tante e le risposte sono dentro di Lei. Assecondiamo le richieste dei nostri genitori e ci dimentichiamo di prenderci cura di Noi stessi. Ascolti ciò che succede dentro di Lei ogni volta che sua Madre mette in atto un comportamento che conosce benissimo e non razionalizzi quella emozione. Grazie.
Buonasera, Mi sembra che sua madre tenda a condizionarla moltissimo e che sia, come dice lei, costruirsi una sua vita autonoma. Però in questo momento mi sembra estremamente necessario, per lei, costruirsela questa autonomia anche perchè lei a sua volta sta diventando madre. Se lei vuole cambiare qualcosa per lei, indipendentemente da ciò che vuole sua madre è necessario, forse, intreprendere una terapia che le permetta di farsi aiutare a riflettere. se decide per questa opzione sono a disposizione, anche online. saluti Dario Martelli
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, probabilmente sua madre aveva con lei una relazione esclusiva e totalizzante e dopo essere stata abbandonata da suo padre, ha vissuto la naturale evoluzione della sua vita con il matrimonio, come un altro abbandono. Ha reagito per questo con rabbia, come farebbe una persona tradita, come farebbe un bambino. Mi sembra che sua madre sia dipendente dagli altri e quindi si appoggia massicciamente su chi si trova più vicino a lei.
In queste situazioni non ci sono mai delle "mosse" risolutive, perchè il dolore e la rabbia sono irragionevoli e non si risolvono con una chiacchierata. La mamma va rassicurata molto e in vari modi, con pazienza, senza esasperare la situazione. Quello che suo marito ha fatto è appropriato, anche se i risultati non sono scontati e sicuramente non sono immediati, perchè queste iniziative vanno ripetute. Forse coinvolgerla nella sua gravidanza, facendola sentire una futura nonna importante, potrebbe essere una chiave di apertura.
Non si può escludere purtroppo la possibilità che la mamma non si abitui in tempi ragionevoli a questa situazione e, come un bambino arrabbiato, rifiuti la modalità di relazione che voi le proponete, perchè "o tutto è come voglio io o niente!".
In questo caso, per quanto doloroso, dovrà accettare e elaborare la scelta (non funzionale) di sua madre, che fa leva sul suo senso di colpa e concentrarsi sulla sua nuova famiglia, aspettando che si prospetti prima o poi un'apertura.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Lorena Menoncello
In queste situazioni non ci sono mai delle "mosse" risolutive, perchè il dolore e la rabbia sono irragionevoli e non si risolvono con una chiacchierata. La mamma va rassicurata molto e in vari modi, con pazienza, senza esasperare la situazione. Quello che suo marito ha fatto è appropriato, anche se i risultati non sono scontati e sicuramente non sono immediati, perchè queste iniziative vanno ripetute. Forse coinvolgerla nella sua gravidanza, facendola sentire una futura nonna importante, potrebbe essere una chiave di apertura.
Non si può escludere purtroppo la possibilità che la mamma non si abitui in tempi ragionevoli a questa situazione e, come un bambino arrabbiato, rifiuti la modalità di relazione che voi le proponete, perchè "o tutto è come voglio io o niente!".
In questo caso, per quanto doloroso, dovrà accettare e elaborare la scelta (non funzionale) di sua madre, che fa leva sul suo senso di colpa e concentrarsi sulla sua nuova famiglia, aspettando che si prospetti prima o poi un'apertura.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Lorena Menoncello
Buongiorno gentile Utente, dalle sue parole emerge con chiarezza quanto si senta divisa fra due mondi: da un lato il desiderio legittimo di costruirsi una vita autonoma e familiare con suo marito, dall’altro il senso di colpa e la fatica nel gestire le richieste e il dolore di sua madre. La situazione che descrive è complessa e dolorosa, perché il rapporto madre-figlia è stato per anni molto stretto e lei ha assunto ruoli di sostegno e responsabilità che spesso andavano oltre ciò che sarebbe stato adeguato alla sua età e alla sua posizione. Questo inevitabilmente rende il distacco più difficile, soprattutto per sua madre che, trovandosi in una fase di fragilità personale e di solitudine, fatica ad accettare il cambiamento.
Il fatto che sua madre le rinfacci continuamente scelte legittime di vita, arrivando a colpevolizzarla e a svalutarla, non significa che lei stia sbagliando. Spesso, quando un genitore vive sofferenza e rabbia legate ad altre perdite (in questo caso la separazione coniugale e il senso di abbandono), può riversare queste emozioni sui figli, come se fossero gli unici responsabili del proprio benessere. Questo meccanismo però rischia di farla sentire “incastrata” in una spirale di sensi di colpa, dove qualunque cosa faccia non sembra mai sufficiente.
La sua priorità oggi è la costruzione della sua nuova famiglia e la tutela della sua serenità, soprattutto in un momento delicato come la gravidanza. Non significa abbandonare sua madre, ma ridefinire i confini, stabilire cosa è sostenibile per lei e cosa invece rischia di diventare un peso ingestibile. Il fatto che lei provi dispiacere e cerchi comunque di mantenere i contatti è già indice del suo impegno e della sua sensibilità. Tuttavia, non può sostituirsi ai bisogni affettivi e materiali di sua madre né rinunciare alla sua vita coniugale per tentare di colmare un vuoto che appartiene a lei.
Può esserle utile provare a spiegare, con fermezza e allo stesso tempo con calma, che non ha smesso di volerle bene, ma che ora le sue possibilità sono queste, e che accusarla o rinfacciarle le scelte non potrà cambiare la realtà. Sarà poi sua madre, nel tempo, a scegliere se accettare o meno un nuovo equilibrio. Lei invece, per tutelarsi, può lavorare sull’accettazione del fatto che non sempre riuscirà a soddisfare le aspettative materne, e che questo non significa essere una cattiva figlia.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il fatto che sua madre le rinfacci continuamente scelte legittime di vita, arrivando a colpevolizzarla e a svalutarla, non significa che lei stia sbagliando. Spesso, quando un genitore vive sofferenza e rabbia legate ad altre perdite (in questo caso la separazione coniugale e il senso di abbandono), può riversare queste emozioni sui figli, come se fossero gli unici responsabili del proprio benessere. Questo meccanismo però rischia di farla sentire “incastrata” in una spirale di sensi di colpa, dove qualunque cosa faccia non sembra mai sufficiente.
La sua priorità oggi è la costruzione della sua nuova famiglia e la tutela della sua serenità, soprattutto in un momento delicato come la gravidanza. Non significa abbandonare sua madre, ma ridefinire i confini, stabilire cosa è sostenibile per lei e cosa invece rischia di diventare un peso ingestibile. Il fatto che lei provi dispiacere e cerchi comunque di mantenere i contatti è già indice del suo impegno e della sua sensibilità. Tuttavia, non può sostituirsi ai bisogni affettivi e materiali di sua madre né rinunciare alla sua vita coniugale per tentare di colmare un vuoto che appartiene a lei.
Può esserle utile provare a spiegare, con fermezza e allo stesso tempo con calma, che non ha smesso di volerle bene, ma che ora le sue possibilità sono queste, e che accusarla o rinfacciarle le scelte non potrà cambiare la realtà. Sarà poi sua madre, nel tempo, a scegliere se accettare o meno un nuovo equilibrio. Lei invece, per tutelarsi, può lavorare sull’accettazione del fatto che non sempre riuscirà a soddisfare le aspettative materne, e che questo non significa essere una cattiva figlia.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Salve,
la situazione che descrive sembra un caso complesso in cui si ritrova preda in un forte conflitto di lealtà. Se non lo ha già fatto, le suggerisco di iniziare subito un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a sentirsi in diritto di vivere la propria vita senza per questo sentirsi in colpa.
la situazione che descrive sembra un caso complesso in cui si ritrova preda in un forte conflitto di lealtà. Se non lo ha già fatto, le suggerisco di iniziare subito un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a sentirsi in diritto di vivere la propria vita senza per questo sentirsi in colpa.
Gentile paziente,quello che descrivi è un conflitto doloroso ma molto comune nelle fasi di separazione-individuazione dall’ambiente familiare d’origine: tua madre, in un momento di grande fragilità personale, fatica ad accettare che tu abbia costruito una nuova vita autonoma e proietta su di te le sue paure di solitudine e abbandono. Non è quindi un tuo “sbaglio”, ma una dinamica relazionale che nasce dalla sua difficoltà a separarsi e dalla tua necessità di tutelare la tua nuova famiglia.
Il senso di colpa che provi è il segnale di quanto sei stata abituata ad occuparti di lei oltre misura; ora però la priorità diventa proteggere il tuo benessere, la tua gravidanza e la tua coppia. Continuare a spiegarti con lei probabilmente non porterà cambiamenti, perché in questo momento non riesce ad ascoltare. Puoi invece provare a mantenere un contatto semplice, fatto di piccoli gesti e parole affettuose, ma senza farti trascinare in discussioni ripetitive.
È importante che tu non ti senta cattiva per questo: stai solo costruendo il tuo spazio vitale. La tua scelta non è un abbandono, ma un passaggio naturale e necessario di crescita.
Un caro saluto
Il senso di colpa che provi è il segnale di quanto sei stata abituata ad occuparti di lei oltre misura; ora però la priorità diventa proteggere il tuo benessere, la tua gravidanza e la tua coppia. Continuare a spiegarti con lei probabilmente non porterà cambiamenti, perché in questo momento non riesce ad ascoltare. Puoi invece provare a mantenere un contatto semplice, fatto di piccoli gesti e parole affettuose, ma senza farti trascinare in discussioni ripetitive.
È importante che tu non ti senta cattiva per questo: stai solo costruendo il tuo spazio vitale. La tua scelta non è un abbandono, ma un passaggio naturale e necessario di crescita.
Un caro saluto
Buongiorno, quello che racconti mostra con chiarezza quanto tu ti sia trovata per anni al centro della vita di tua madre, assumendoti responsabilità e compiti che in realtà non avrebbero dovuto gravare solo su di te.
L’abbandono di tuo padre e il comportamento poco collaborativo di tuo fratello ti hanno probabilmente spinta ad occupare quel posto di “pilastro” familiare, diventando per tua madre non solo una figlia, ma quasi un sostegno primario.
Ora che stai costruendo la tua vita coniugale, questo equilibrio inevitabilmente si è rotto: la tua scelta di dedicarti a una nuova fase della tua esistenza, più sana e naturale, viene vissuta da tua madre come un tradimento o come un “abbandono”, nonostante tu continui a esserci.
Le sue reazioni,i rimproveri, le accuse, il rinfacciarti la distanza,non parlano tanto di te quanto della sua difficoltà ad affrontare la solitudine, la malattia e la separazione (per le quali avrebbe bisongo di un aiuto psicologico).
Quando non riesce a reggere questo dolore, riversa la responsabilità su di te, perché sei la persona che le è più vicina emotivamente. Questo genera in te un forte senso di colpa: da una parte il desiderio legittimo di vivere la tua famiglia e la tua gravidanza con serenità, dall’altra il timore di essere percepita come una “figlia cattiva”. Ma il problema non è la tua mancanza: è l’incapacità di tua madre di accettare che i ruoli cambiano e che tu, pur volendole bene, non puoi più sostituirti a tutto.
In questa fase, più che convincerla con spiegazioni (che rischiano di riaprire conflitti senza fine), ti può aiutare lavorare su due fronti:
1) Dentro di te , per rafforzare la consapevolezza che non stai facendo nulla di sbagliato, ma che stai legittimamente costruendo la tua vita e la tua nuova famiglia.
2) Nella relazione con lei, provando a mantenere un contatto affettivo, anche minimo (una telefonata breve, un messaggio), senza però farti trascinare in discussioni o sensi di colpa.
Ti propongo di lavorare in terapia proprio su questo tema: imparare a riconoscere e gestire i meccanismi di colpa e le aspettative familiari, rinforzare la tua capacità di mettere limiti chiari e protettivi, e soprattutto creare uno spazio interno che ti permetta di vivere la maternità senza che sia continuamente avvelenata da tensioni. Sarebbe utile anche esplorare come mantenere un rapporto con tua madre che non ti consumi emotivamente, trovando un equilibrio più sano per entrambe. Un caro saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
L’abbandono di tuo padre e il comportamento poco collaborativo di tuo fratello ti hanno probabilmente spinta ad occupare quel posto di “pilastro” familiare, diventando per tua madre non solo una figlia, ma quasi un sostegno primario.
Ora che stai costruendo la tua vita coniugale, questo equilibrio inevitabilmente si è rotto: la tua scelta di dedicarti a una nuova fase della tua esistenza, più sana e naturale, viene vissuta da tua madre come un tradimento o come un “abbandono”, nonostante tu continui a esserci.
Le sue reazioni,i rimproveri, le accuse, il rinfacciarti la distanza,non parlano tanto di te quanto della sua difficoltà ad affrontare la solitudine, la malattia e la separazione (per le quali avrebbe bisongo di un aiuto psicologico).
Quando non riesce a reggere questo dolore, riversa la responsabilità su di te, perché sei la persona che le è più vicina emotivamente. Questo genera in te un forte senso di colpa: da una parte il desiderio legittimo di vivere la tua famiglia e la tua gravidanza con serenità, dall’altra il timore di essere percepita come una “figlia cattiva”. Ma il problema non è la tua mancanza: è l’incapacità di tua madre di accettare che i ruoli cambiano e che tu, pur volendole bene, non puoi più sostituirti a tutto.
In questa fase, più che convincerla con spiegazioni (che rischiano di riaprire conflitti senza fine), ti può aiutare lavorare su due fronti:
1) Dentro di te , per rafforzare la consapevolezza che non stai facendo nulla di sbagliato, ma che stai legittimamente costruendo la tua vita e la tua nuova famiglia.
2) Nella relazione con lei, provando a mantenere un contatto affettivo, anche minimo (una telefonata breve, un messaggio), senza però farti trascinare in discussioni o sensi di colpa.
Ti propongo di lavorare in terapia proprio su questo tema: imparare a riconoscere e gestire i meccanismi di colpa e le aspettative familiari, rinforzare la tua capacità di mettere limiti chiari e protettivi, e soprattutto creare uno spazio interno che ti permetta di vivere la maternità senza che sia continuamente avvelenata da tensioni. Sarebbe utile anche esplorare come mantenere un rapporto con tua madre che non ti consumi emotivamente, trovando un equilibrio più sano per entrambe. Un caro saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve, capisco quanto la situazione che descrive sia per lei difficile e dolorosa. Si trova nel mezzo di due legami fondamentali, quello con sua madre e quello con suo marito, e la sensazione di dover scegliere o di non poter rendere giustizia a entrambi la fa vivere in modo pesante e conflittuale. È evidente che lei desideri mantenere un rapporto sereno con sua madre, ma nello stesso tempo costruire la sua vita coniugale e proteggere la sua nuova famiglia, soprattutto ora che è in attesa di un figlio. Dal suo racconto emerge chiaramente come, negli anni, lei sia stata un punto di riferimento centrale per sua madre, quasi colmando l’assenza di suo padre e di suo fratello. Questo l’ha portata a caricarsi di molte responsabilità che non avrebbero dovuto pesare solo su di lei. Con il matrimonio è diventato inevitabile un cambiamento, e ciò ha destabilizzato un equilibrio che sua madre probabilmente aveva dato per scontato. Quando dice che lei l’ha abbandonata, sembra esprimere più la paura di rimanere sola e la difficoltà ad accettare che lei non possa più essere presente come prima, piuttosto che una verità oggettiva. È comprensibile che lei si senta in colpa, perché i sensi di colpa nascono spesso proprio quando siamo divisi tra bisogni diversi. In questo caso, però, è importante riconoscere che prendersi cura di sé e della propria nuova famiglia non equivale a trascurare o a non voler bene a sua madre. Significa semplicemente riconoscere che la vita cambia e che il suo ruolo oggi è anche quello di moglie e presto di madre. Accettare questo non è facile, soprattutto per chi vive fragilità personali e timori di perdita come nel caso di sua madre, ma questo non significa che la sua scelta sia sbagliata. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, potrebbe essere utile osservare come i pensieri di colpa influenzino le sue emozioni e i suoi comportamenti. Più lei rimane ancorata all’idea di dover soddisfare pienamente i bisogni di sua madre, più rischia di sentirsi soffocata e impotente, alimentando un circolo vizioso di tensioni e conflitti anche nella sua coppia. In realtà, un obiettivo importante sarebbe imparare a distinguere ciò che dipende da lei da ciò che non è sotto il suo controllo. Non può decidere come sua madre interpreta le sue scelte, ma può scegliere come rispondere, ponendo dei confini chiari e allo stesso tempo mostrando disponibilità emotiva, senza lasciarsi trascinare in continue discussioni sul passato. Può esserle utile provare a comunicare in modo assertivo, cioè esprimendo con calma i suoi bisogni senza accusare, ma anche senza rinunciare alla sua posizione. Ad esempio, invece di giustificarsi continuamente, potrebbe dire a sua madre che comprende la sua sofferenza, ma che ha bisogno che rispetti il suo ruolo di moglie e di futura madre. In questo modo non nega i sentimenti dell’altro, ma ribadisce la necessità di trovare un equilibrio più sostenibile. In questo momento è fondamentale che lei si protegga emotivamente, perché la gravidanza richiede energia e serenità. Portarsi dietro il peso del conflitto non la aiuta e rischia di farle vivere con ansia una fase che invece merita spazio per la gioia e la costruzione del futuro. Lavorare su come gestire i pensieri di colpa e come fissare dei limiti chiari, pur mantenendo una porta aperta alla relazione con sua madre, può rappresentare un passo importante per alleggerire il carico che sente addosso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, mi dispiace debba vivere questo momento di crisi in un momento della sua vita che invece meriterebbe altre emozioni.
Distaccarsi dal proprio nucleo familiare in situazioni come questa può diventare estenuante e se non si farà appoggiare da qualcuno di esperto potrebbe continuare a sentirsi disorientata e a porsi le domande sbagliate.
Quando viviamo schemi che si ripetono tendiamo a normalizzarli ed essendo coinvolti non riusciamo nemmeno a discriminarli.
Essendo in dolce attesa sarebbe essenziale imparare a riconoscere da dove viene e dove vuole invece andare e cosa vuole trasmettere a su* figli*.
Distaccarsi dal proprio nucleo familiare in situazioni come questa può diventare estenuante e se non si farà appoggiare da qualcuno di esperto potrebbe continuare a sentirsi disorientata e a porsi le domande sbagliate.
Quando viviamo schemi che si ripetono tendiamo a normalizzarli ed essendo coinvolti non riusciamo nemmeno a discriminarli.
Essendo in dolce attesa sarebbe essenziale imparare a riconoscere da dove viene e dove vuole invece andare e cosa vuole trasmettere a su* figli*.
Buongiorno gentile utente, mi dispiace per la situazione faticosa in cui si trova. Sicuramente sarebbe utile poter affrontare in terapia queste dinamiche complesse con la sua famiglia per potersi sentire libera di vivere la sua vita senza il senso di colpa. Sembra che la mamma stia affrontando un periodo complicato che purtroppo ricade su di lei e non le consente una maggiore serenità.
Le suggerirei di rivolgersi ad un professionista in zona o ad un consultorio.
Dott.ssa Tronchi
Le suggerirei di rivolgersi ad un professionista in zona o ad un consultorio.
Dott.ssa Tronchi
Gentile utente, attualmente lei si trova divisa tra due ruoli fondamentali, quello di figlia, che per anni ha sostenuto sua madre quasi da sola, e quello di moglie e futura madre, che ora sente il bisogno e il diritto di coltivare.
Quel senso di colpa che sembra schiacciarla, come se ogni scelta fosse comunque sbagliata è dipeso da questo conflitto: da una parte il desiderio di non abbandonare sua madre, dall’altra la necessità di proteggere la sua nuova famiglia e la sua serenità personale.
Quello che sta accadendo è un processo naturale e delicato, il passaggio da figlia a donna autonoma. Ogni madre fatica, in misura diversa, ad accettarlo. Nel suo caso, la sofferenza di sua madre amplifica questa difficoltà, facendola apparire come un rifiuto, quando invece è una crescita inevitabile.
Tenga presente che lei non ha abbandonato sua madre. Ha continuato a esserci, nonostante le difficoltà logistiche, la gravidanza e un marito che lavora molte ore al giorno. Una presenza una volta a settimana, in questo momento della sua vita, non è disinteresse ma è equilibrio, è fare il massimo possibile senza annullarsi.
Quello che può aiutarla ora non è sentirsi in colpa, ma lavorare sul concetto di confine: amare e rispettare sua madre, ma senza annullarsi. Essere figlia, sì, ma anche moglie e futura madre. La sua vita non può e non deve restare sospesa nel tentativo di riparare un dolore che non dipende solo da lei.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a sciogliere i sensi di colpa e imparare a comunicare confini chiari ma affettuosi con sua madre, evitando di cadere in discussioni ripetitive che non portano a nulla.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza.
Quel senso di colpa che sembra schiacciarla, come se ogni scelta fosse comunque sbagliata è dipeso da questo conflitto: da una parte il desiderio di non abbandonare sua madre, dall’altra la necessità di proteggere la sua nuova famiglia e la sua serenità personale.
Quello che sta accadendo è un processo naturale e delicato, il passaggio da figlia a donna autonoma. Ogni madre fatica, in misura diversa, ad accettarlo. Nel suo caso, la sofferenza di sua madre amplifica questa difficoltà, facendola apparire come un rifiuto, quando invece è una crescita inevitabile.
Tenga presente che lei non ha abbandonato sua madre. Ha continuato a esserci, nonostante le difficoltà logistiche, la gravidanza e un marito che lavora molte ore al giorno. Una presenza una volta a settimana, in questo momento della sua vita, non è disinteresse ma è equilibrio, è fare il massimo possibile senza annullarsi.
Quello che può aiutarla ora non è sentirsi in colpa, ma lavorare sul concetto di confine: amare e rispettare sua madre, ma senza annullarsi. Essere figlia, sì, ma anche moglie e futura madre. La sua vita non può e non deve restare sospesa nel tentativo di riparare un dolore che non dipende solo da lei.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a sciogliere i sensi di colpa e imparare a comunicare confini chiari ma affettuosi con sua madre, evitando di cadere in discussioni ripetitive che non portano a nulla.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza.
Quello che stai vivendo è un conflitto molto doloroso, perché ti trovi divisa tra due ruoli fondamentali: da un lato sei figlia e hai sempre ricoperto un ruolo di sostegno per tua madre, dall’altro sei moglie e ora anche futura madre, con il diritto e il bisogno di costruire la tua famiglia.
Da come descrivi la situazione, tua madre non ha ancora accettato il fatto che tu abbia una tua vita autonoma. Ti ha sempre vista come punto di riferimento, quasi sostitutivo del partner e del fratello, e questo ha creato un legame simbiotico difficile da sciogliere senza sensi di colpa. È normale che, mettendo dei confini (meno tempo, meno disponibilità totale), lei reagisca con rabbia e accuse di abbandono. Ma non è perché tu sia stata “cattiva”: è perché non riesce a tollerare la tua separazione.
Il fatto che ti abbia tolto la macchina e fatto perdere il lavoro, e che continui a ripetere che sei “succube di tuo marito”, sono segnali di un comportamento più dettato dal bisogno di controllo e dalla paura di restare sola che da un reale interesse per il tuo bene. È importante che tu lo riconosca: non è il tuo amore per lei che manca, ma lei che fatica ad accettare il tuo nuovo ruolo.
Ora sei incinta, e questo ti mette davanti a una priorità chiara: proteggere te stessa, il tuo equilibrio e la tua famiglia nascente. Continuare a discutere sempre sulle stesse cose con tua madre ti logora e non porta a nessun cambiamento. L’unica strada utile è imparare a mettere confini fermi ma rispettosi. Questo significa:
– accettare che non puoi darle la presenza quotidiana che pretende;
– offrire quello che realisticamente puoi (una visita a settimana, telefonate quando possibile, aiuti compatibili con la tua vita);
– non cadere nel gioco delle accuse: se ti attacca, puoi dirle con calma “so che sei arrabbiata, ma io adesso posso fare questo. Se non ti basta, mi dispiace, ma non posso fare di più”.
Non sei tu a dover scegliere tra lei e tuo marito. Stai scegliendo di costruire la tua vita, ed è un passaggio che fa parte della crescita di ogni figlio. È doloroso, perché tua madre non lo accetta, ma è necessario per non restare imprigionata in un ruolo che ti soffoca.
Può darsi che col tempo, vedendo la tua fermezza, lei si ricalibri. Può anche darsi che continuerà a rinfacciarti cose, ma in quel caso tu avrai fatto la tua parte senza rinunciare a te stessa.
Non sei una cattiva figlia. Sei una donna che ha diritto di vivere la propria vita e che, nonostante tutto, sta cercando di non recidere i rapporti ma solo di renderli più sostenibili.
Dott.ssa De Pretto
Da come descrivi la situazione, tua madre non ha ancora accettato il fatto che tu abbia una tua vita autonoma. Ti ha sempre vista come punto di riferimento, quasi sostitutivo del partner e del fratello, e questo ha creato un legame simbiotico difficile da sciogliere senza sensi di colpa. È normale che, mettendo dei confini (meno tempo, meno disponibilità totale), lei reagisca con rabbia e accuse di abbandono. Ma non è perché tu sia stata “cattiva”: è perché non riesce a tollerare la tua separazione.
Il fatto che ti abbia tolto la macchina e fatto perdere il lavoro, e che continui a ripetere che sei “succube di tuo marito”, sono segnali di un comportamento più dettato dal bisogno di controllo e dalla paura di restare sola che da un reale interesse per il tuo bene. È importante che tu lo riconosca: non è il tuo amore per lei che manca, ma lei che fatica ad accettare il tuo nuovo ruolo.
Ora sei incinta, e questo ti mette davanti a una priorità chiara: proteggere te stessa, il tuo equilibrio e la tua famiglia nascente. Continuare a discutere sempre sulle stesse cose con tua madre ti logora e non porta a nessun cambiamento. L’unica strada utile è imparare a mettere confini fermi ma rispettosi. Questo significa:
– accettare che non puoi darle la presenza quotidiana che pretende;
– offrire quello che realisticamente puoi (una visita a settimana, telefonate quando possibile, aiuti compatibili con la tua vita);
– non cadere nel gioco delle accuse: se ti attacca, puoi dirle con calma “so che sei arrabbiata, ma io adesso posso fare questo. Se non ti basta, mi dispiace, ma non posso fare di più”.
Non sei tu a dover scegliere tra lei e tuo marito. Stai scegliendo di costruire la tua vita, ed è un passaggio che fa parte della crescita di ogni figlio. È doloroso, perché tua madre non lo accetta, ma è necessario per non restare imprigionata in un ruolo che ti soffoca.
Può darsi che col tempo, vedendo la tua fermezza, lei si ricalibri. Può anche darsi che continuerà a rinfacciarti cose, ma in quel caso tu avrai fatto la tua parte senza rinunciare a te stessa.
Non sei una cattiva figlia. Sei una donna che ha diritto di vivere la propria vita e che, nonostante tutto, sta cercando di non recidere i rapporti ma solo di renderli più sostenibili.
Dott.ssa De Pretto
Buongiorno, capisco profondamente il tuo dolore. Ti trovi in una situazione in cui da un lato c’è il desiderio di costruire la tua famiglia e proteggere il tuo matrimonio, dall’altro il legame con tua madre, che vive un momento di fragilità e riversa su di te aspettative e bisogni che superano i tuoi limiti. Il senso di colpa che descrivi è molto comune nei cambiamenti di vita, soprattutto quando si rompe un equilibrio durato anni.
Quello che può aiutarti è ricordare che non stai abbandonando tua madre: stai costruendo la tua autonomia. Il fatto che tu provi colpa dimostra quanto ti importi di lei. Purtroppo, al momento lei non riesce a vedere questo, probabilmente perché è ancora immersa nel suo dolore. Non hai il potere di cambiare le sue reazioni, ma puoi decidere quanto farti schiacciare da esse. Prendersi cura di sé e della nuova vita che sta crescendo dentro di te non significa essere egoisti: significa rispettare i tuoi limiti e proteggere il tuo futuro.
Quello che può aiutarti è ricordare che non stai abbandonando tua madre: stai costruendo la tua autonomia. Il fatto che tu provi colpa dimostra quanto ti importi di lei. Purtroppo, al momento lei non riesce a vedere questo, probabilmente perché è ancora immersa nel suo dolore. Non hai il potere di cambiare le sue reazioni, ma puoi decidere quanto farti schiacciare da esse. Prendersi cura di sé e della nuova vita che sta crescendo dentro di te non significa essere egoisti: significa rispettare i tuoi limiti e proteggere il tuo futuro.
Non stai “abbandonando” tua madre: stai semplicemente costruendo una vita tua e rispettando i limiti realistici di tempo e risorse. Stabilire confini chiari, comunicare con calma e proteggere la tua famiglia è legittimo. La colpa che senti è comprensibile, ma va riconosciuta come un segnale della tua responsabilità emotiva, non come prova di aver sbagliato.Stabilire confini chiari e coerenti è fondamentale: puoi continuare a vederla regolarmente, spiegarle con calma le tue possibilità, ma senza sentirti obbligata a giustificarti o a riprendere vecchie discussioni. Le conversazioni infinite su errori passati spesso non aiutano né te né lei. Concentrati su quello che puoi fare concretamente senza sacrificare la tua famiglia o il tuo equilibrio.
Può essere utile anche un supporto esterno, come uno psicologo, per gestire il senso di colpa e trovare strategie pratiche per bilanciare i bisogni di tua madre con quelli della tua nuova vita. Ricorda: amare tua madre non significa annullarti; proteggere i tuoi limiti è un modo sano di prenderti cura di entrambi.
Può essere utile anche un supporto esterno, come uno psicologo, per gestire il senso di colpa e trovare strategie pratiche per bilanciare i bisogni di tua madre con quelli della tua nuova vita. Ricorda: amare tua madre non significa annullarti; proteggere i tuoi limiti è un modo sano di prenderti cura di entrambi.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così aperto.
Quello che descrivi è una situazione complessa e dolorosa, in cui i cambiamenti della tua vita personale hanno inevitabilmente modificato anche i rapporti con tua madre. È naturale sentirsi in colpa quando un genitore manifesta dolore, ma è importante riconoscere che tu hai diritto a costruire la tua vita, la tua famiglia e i tuoi spazi, senza sentirti responsabile per tutto ciò che succede a tua madre.
Può aiutare distinguere tra ciò che dipende da te e ciò che dipende dalle sue scelte o dai suoi sentimenti: la tua volontà di andare a trovarla, di supportarla quando possibile e di vivere in modo indipendente è già un equilibrio delicato che stai cercando di mantenere. Continuare a riaprire discussioni passate è spesso un modo per lei di elaborare il cambiamento, non un riflesso del tuo valore o del tuo amore.
Se senti che la colpa e l’ansia sono costanti, un percorso psicologico può aiutarti a:
gestire le emozioni di colpa e ansia;
trovare strategie per comunicare con tua madre senza esaurirti;
consolidare i confini necessari per vivere serenamente la tua vita coniugale.
Ricorda: amare tua madre non significa sacrificare la tua vita e il tuo benessere.
Quello che descrivi è una situazione complessa e dolorosa, in cui i cambiamenti della tua vita personale hanno inevitabilmente modificato anche i rapporti con tua madre. È naturale sentirsi in colpa quando un genitore manifesta dolore, ma è importante riconoscere che tu hai diritto a costruire la tua vita, la tua famiglia e i tuoi spazi, senza sentirti responsabile per tutto ciò che succede a tua madre.
Può aiutare distinguere tra ciò che dipende da te e ciò che dipende dalle sue scelte o dai suoi sentimenti: la tua volontà di andare a trovarla, di supportarla quando possibile e di vivere in modo indipendente è già un equilibrio delicato che stai cercando di mantenere. Continuare a riaprire discussioni passate è spesso un modo per lei di elaborare il cambiamento, non un riflesso del tuo valore o del tuo amore.
Se senti che la colpa e l’ansia sono costanti, un percorso psicologico può aiutarti a:
gestire le emozioni di colpa e ansia;
trovare strategie per comunicare con tua madre senza esaurirti;
consolidare i confini necessari per vivere serenamente la tua vita coniugale.
Ricorda: amare tua madre non significa sacrificare la tua vita e il tuo benessere.
Buonasera,
dalle sue parole emerge con chiarezza quanto questa situazione la stia facendo soffrire: si trova divisa tra il desiderio di costruire la sua nuova vita familiare e il senso di colpa verso sua madre, che sta attraversando a sua volta un momento di grande fragilità.
È comprensibile che, dopo anni in cui è stata per lei un punto di riferimento, il suo distacco venga vissuto come un “abbandono”, ma in realtà ciò che lei sta cercando di fare è trovare un equilibrio più sano tra cura dell’altro e rispetto dei propri bisogni.
In contesti familiari così carichi di emotività, può essere utile ridefinire i confini relazionali, cioè stabilire ciò che è possibile offrire senza esaurirsi o compromettere la serenità della propria coppia.
Anche se sua madre oggi fatica ad accettarlo, non c’è egoismo nel voler vivere la propria vita: è un passaggio naturale del percorso di separazione-individuazione che ogni figlia attraversa.
Provi, quando possibile, a mantenere un dialogo calmo e chiaro, evitando di giustificarsi continuamente.
Il tempo, insieme alla coerenza delle sue azioni, potrà aiutare sua madre a comprendere che il suo affetto non è venuto meno, ma si sta semplicemente trasformando.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
dalle sue parole emerge con chiarezza quanto questa situazione la stia facendo soffrire: si trova divisa tra il desiderio di costruire la sua nuova vita familiare e il senso di colpa verso sua madre, che sta attraversando a sua volta un momento di grande fragilità.
È comprensibile che, dopo anni in cui è stata per lei un punto di riferimento, il suo distacco venga vissuto come un “abbandono”, ma in realtà ciò che lei sta cercando di fare è trovare un equilibrio più sano tra cura dell’altro e rispetto dei propri bisogni.
In contesti familiari così carichi di emotività, può essere utile ridefinire i confini relazionali, cioè stabilire ciò che è possibile offrire senza esaurirsi o compromettere la serenità della propria coppia.
Anche se sua madre oggi fatica ad accettarlo, non c’è egoismo nel voler vivere la propria vita: è un passaggio naturale del percorso di separazione-individuazione che ogni figlia attraversa.
Provi, quando possibile, a mantenere un dialogo calmo e chiaro, evitando di giustificarsi continuamente.
Il tempo, insieme alla coerenza delle sue azioni, potrà aiutare sua madre a comprendere che il suo affetto non è venuto meno, ma si sta semplicemente trasformando.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
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