Salve a tutti dottori, scrivo qui per avere un vostro parere sulla questione “pesantezza dei suoceri

25 risposte
Salve a tutti dottori, scrivo qui per avere un vostro parere sulla questione “pesantezza dei suoceri”, mi spiego meglio.. Io e il mio compagno abbiamo una figlia e conviviamo da due anni a casa dei miei genitori e tra non molto andremo a convivere in un’altra casa per conto nostro.. i miei suoceri sono persone abbastanza apprensive e pesanti con i loro figli, a mio parere esagerati, e non riesco a tollerare questa cosa, mi infastidisce… ogni volta che il mio compagno fa qualcosa tipo andare a lavoro, pausa pranzo, tornare a casa, devono sapere questo tramite messaggio, ma fin qui se la vede lui non mi interessa più di tanto, anche se io non condivido la cosa, considerato che lui ha 31 anni e siamo ormai una famiglia a parte con la nostra vita… la cosa che più mi da fastidio è che ciò accade anche quando ci sono uscite nostre di famiglia, lui manda il messaggio se usciamo, quando torniamo, se andiamo da qualcuno, poi chiedono chi c’è insomma vogliono sapere quasi tutto e a me questa cosa non mi piace, se il mio compagno non risponde a qualche chiamata o messaggio, lo fanno con me a differenza che io però non rispondo, li vedo invadenti alcune volte… ci sono stati momenti passati in cui chiamavano davvero a raffica se non rispondevamo…lui li giustifica dicendo che sono fatti così, hanno questo carattere apprensivo perché si preoccupano e avendo una certa età lui da figlio si sente in dovere di farli stare tranquilli.. io non la vedo così purtroppo, perché non ci vedo niente di preoccupante se una famiglia va a farsi un giro e torna a casa senza dare avviso ai genitori, non siamo più bimbi, e il mio compagno nonostante io abbia più volte fatto presente questo mio malessere nei loro confronti a causa di ciò, non fa nulla se non assecondarli… cosa ne pensate? Sono io che esagero e dovrei farmi scivolare la cosa, oppure ho ragione in ciò che penso che ci sono dei limiti da rispettare a prescindere dal loro carattere e la loro età? Grazie
Dott. Daniele Migliore
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente,
non è sicuramente facile convivere con la sensazione che il proprio spazio familiare venga in qualche modo invaso da altri, anche se si tratta dei propri suoceri. Spesso si ha difficoltà nel ridefinire i confini quando si passa dalla famiglia d’origine a quella che si costruisce con il proprio partner.

Gli aspetti e le modalità di condivisione possono essere molto diversi per ognuno di noi, ogni famiglia struttura il proprio modo e i propri limiti nelle comunicazioni e quindi non è inusuale che all’interno della coppia questo possa generare disagi o incomprensioni.

Non so dunque se si tratti tanto di esprimere un giudizio di “giusto o sbagliato” e nemmeno di decidere se uno dei due stia esagerando, quanto piuttosto porsi delle domande sul perché questa modalità la infastidisca: si sente poco ascoltata quando esprime il suo disagio? C’è qualcosa in particolare che la preoccupa? 

Anche approfondire il perché il suo compagno senta il bisogno di aggiornare così tanto i genitori potrebbe essere utile.

Sicuramente definire meglio questi elementi potrebbe concedere una comunicazione nuova tra voi due che tenga a mente entrambi i punti di vista e permetta di consolidare il rapporto affrontandolo come una questione di coppia piuttosto che in maniera contrappositiva.

Spero che queste riflessioni le siano state utili.

Le auguro il meglio, 



Dott. Daniele Migliore

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Salve paziente anonimo
Credo che il problema fondamentale sia si l'invadenza dei suoceri ma anche i figli devono imparare a definire i confini soprattutto quando hanno una nuova famiglia
Pertanto la vostra difficoltà riguarda un problema di coppia dove magari lei è un po' più autonoma e suo marito no
La Vita a volte è strana perché prima si fa fatica a diventare genitori e a mettere i figli al primo posto poi quando uno ha imparato i figli crescono e non servirebbe più bisognerebbe lasciarli andare
Non tutti ci riescono non tutti lo sanno fare
Spesso i figli confondono il rispetto con la gentilezza di sottolineare che è un vostro diritto pensare alla famigliola senza per questo mancare di rispetto o affetto verso i genitori ( vale per entrambe la Coppia)
Parli con suo marito con consapevolezza
Se non cambia fatevi aiutare da un terapista di coppia
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Dr. Alessio Fogliamanzillo
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Casagiove
Salve. In generale non è adeguato che noi professionisti ci esprimiamo moralmente sulla questione, piuttosto mi limiterei a constatare che la cosa dà fastidio a lei e non al suo compagno, che invece si sente in dovere, e quindi ci si può interrogare sul perché lui senta tale dovere, e perché a lei dà fastidio essere trattati da bimbi, come accennava/perché non le è accessibile prendere le distanze/ignorare la cosa; comprendere le ragioni aiuterà a strutturare il da farsi. Se in difficoltà, una consulenza psicologica può venire incontro, un piccolo investimento può risolvere una questione che può nel tempo logorare se lasciata irrisolta
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Da come descrivi la situazione, non stai esagerando: quello che senti ha una sua logica. I tuoi suoceri non sono “cattivi”, ma il loro modo di essere così presenti e di voler sapere ogni dettaglio della vita del figlio e della vostra famiglia è certamente invadente. È chiaro che per loro è un’espressione di affetto e di preoccupazione, ma per voi due — che siete una coppia adulta con una bambina e una vita autonoma — rischia di diventare una forma di controllo continuo che non vi lascia libertà.

Il punto centrale è che non siete più “i figli” che devono rendere conto, ma una famiglia a parte. Il fatto che il tuo compagno li assecondi nasce probabilmente da un mix di abitudine, senso del dovere e bisogno di non farli preoccupare. Ma è comprensibile che tu viva male la situazione, perché di fatto la loro presenza si infiltra anche nei vostri momenti privati.

Ci sono due livelli da distinguere:
– da un lato il rapporto figlio-genitori, che riguarda lui: se lui decide di scrivere ogni volta che esce, è una sua scelta;
– dall’altro il confine della vostra coppia, che riguarda entrambi: non è accettabile che loro scrivano a te quando lui non risponde, né che pretendano aggiornamenti costanti anche delle vostre uscite familiari.

Hai ragione quindi a dire che ci devono essere dei limiti: non per mancanza di rispetto, ma per tutelare la vostra autonomia.

Il consiglio, in questo senso, è che non serva uno scontro diretto con i suoceri (difficilmente cambieranno il loro modo di essere), ma una presa di posizione chiara del tuo compagno: è lui che deve proteggere il vostro spazio, decidendo cosa comunicare e cosa no. Se continua ad assecondarli su tutto, inevitabilmente tu ti sentirai sempre più frustrata.

In sintesi:
– non stai esagerando, è legittimo volere dei confini;
– la preoccupazione dei tuoi suoceri è reale, ma non giustifica l’invadenza;
– la questione non si risolve “farti scivolare tutto”, ma parlando con il tuo compagno e trovando un equilibrio che tenga conto anche del tuo bisogno di privacy e autonomia.

Non è questione di “avere ragione” o meno: è questione di stabilire insieme quali spazi sono vostri e intoccabili, e di rispettarli.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Gentile utente,
quello che descrive è un tema frequente: i genitori restano apprensivi, ma voi siete ormai una famiglia autonoma. Non si tratta di avere ragione o torto, ma di ridefinire i confini: rassicurare quando serve senza rinunciare alla vostra libertà. Il passo strategico è condividere con il partner limiti chiari, così da tutelare l’intimità familiare senza conflitti inutili.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologa Clinica Strategica
Dott.ssa MARIELLA BELLOTTO
Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Psicologo
Vicenza
Capisco bene il tuo disagio, non stai esagerando: è un tema di confini familiari e di come il tuo compagno gestisce il rapporto coi suoi genitori. Non è semplice cambiare queste dinamiche da soli, ma in terapia di coppia o individuale si possono trovare modi per tutelare meglio la vostra autonomia senza creare rotture. Se vuoi, possiamo lavorarci insieme.
A disposizione
Mariella Bellotto
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Quello che descrivi non è una semplice “pesantezza” dei suoceri: è un vero problema di confini familiari. Tu senti l’invasione, il bisogno continuo di controllo, il non essere riconosciuti come una famiglia autonoma. Il tuo compagno invece tende a giustificarli: “sono fatti così”, “hanno una certa età”.

In realtà il punto non è solo come si comportano i tuoi suoceri, ma quanto il tuo compagno riesce (o non riesce) a separarsi dal ruolo di figlio per diventare pienamente partner e padre. La psicoanalisi lo dice chiaramente: per crescere bisogna passare dal legame filiale al legame di coppia. Se questo non avviene, la nuova famiglia resta in secondo piano.

Capisco bene il tuo disagio: non si tratta di mancanza di rispetto verso i genitori, ma di affermare che oggi la priorità è la vostra vita insieme. Non è “esagerazione”, è un’esigenza sana. Certo, puoi cercare di “fartela scivolare addosso”, ma così rischi di accumulare rabbia e sentirti sempre meno vista.

Cosa farei al tuo posto? Il consiglio è di parlarne chiaramente con il tuo compagno, senza accusarlo: non “o me o loro”, ma “noi prima di loro”. Detto questo, dobbiamo ricordare che possiamo cambiare solo noi stessi e non gli altri. Molte persone pensano di portare il marito o i figli dal terapeuta, sperando che il professionista tiri fuori dal cilindro un partner maturo, là dove loro, in anni di convivenza, non ci sono riusciti. Intanto, la relazione è a due: quindi tratti collusivi esistono da entrambe le parti.

Pertanto, dopo la tua richiesta — che difficilmente troverà pieno riscontro —, se non ce la fai più a sopportare un marito “dimezzato”, la strada utile può essere quella di iniziare una terapia tu stessa. Non è detto che tu riesca a cambiare lui, ma forse cambierà la tua chiarezza su ciò che davvero vuoi fare della tua vita di coppia.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza la sua esperienza, perché non è semplice mettere in parole una situazione che tocca la vita familiare, le abitudini e il bisogno di autonomia. Quello che descrive è un tema molto comune nelle relazioni di coppia: i confini con le famiglie d’origine, soprattutto quando ci sono figli piccoli e quando i genitori o i suoceri mantengono un atteggiamento molto presente, a volte percepito come invasivo. È comprensibile che lei provi fastidio e un senso di pesantezza di fronte a queste dinamiche, perché toccano direttamente il suo desiderio di costruire una famiglia autonoma e indipendente. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, è importante soffermarsi su due aspetti. Da un lato ci sono i suoi pensieri rispetto a ciò che accade: ad esempio l’idea che non sia necessario avvisare continuamente i genitori di ogni movimento, che sia normale avere libertà e che certi comportamenti siano invadenti. Questi pensieri sono legittimi e riflettono i suoi valori, ovvero il bisogno di indipendenza e di protezione della propria intimità familiare. Dall’altro lato c’è il modo in cui interpreta il comportamento del compagno e dei suoceri: lui sembra scegliere di assecondarli per non creare conflitti o perché si sente in dovere verso di loro, mentre lei vive questo come una mancanza di rispetto verso i confini della vostra nuova famiglia. Questa discrepanza genera tensione dentro di lei e rischia di portare incomprensioni anche nella coppia. Quello che sta vivendo non significa che stia esagerando, ma che i suoi bisogni sono diversi da quelli del suo compagno e dei suoi suoceri. Spesso in terapia si lavora proprio su come comunicare questi bisogni in modo assertivo, ovvero senza aggressività ma con chiarezza e coerenza. Può essere utile parlare con il suo compagno non tanto mettendo l’accento su ciò che i suoceri fanno di sbagliato, ma su come lei si sente quando questo accade. Per esempio, invece di dire “loro sono invadenti”, provare a dire “quando veniamo contattati più volte durante le nostre uscite, io mi sento limitata e poco libera”. In questo modo il focus resta sui suoi vissuti e non sull’accusa verso gli altri, riducendo la possibilità che il suo compagno si chiuda in una posizione difensiva. Un altro aspetto importante riguarda la differenza tra pensieri automatici e scelte consapevoli. Il suo compagno, per abitudine e senso di responsabilità, può inviare messaggi senza riflettere troppo, come fosse un automatismo. Qui un piccolo esperimento comportamentale potrebbe aiutare: concordare insieme una situazione in cui decidete consapevolmente di non informare i suoi genitori e osservare cosa accade. Questo permette di raccogliere dati concreti, perché spesso si immagina che il mancato avviso causi conseguenze molto gravi, mentre nella realtà può non essere così. Questo tipo di esperimento pratico è utile per mettere alla prova convinzioni radicate e trovare un equilibrio nuovo. La sua difficoltà non è soltanto una questione di sopportazione o di “farsela scivolare addosso”, ma riguarda il diritto a sentirsi parte di una famiglia che ha limiti propri. È importante che lei si conceda di legittimare i propri pensieri e le proprie emozioni, perché non sono un capriccio ma un segnale dei suoi valori profondi. Al tempo stesso, occorre tener presente che anche i suoi suoceri agiscono mossi da un bisogno: la paura di perdere il contatto e la preoccupazione per il figlio. Non si tratta quindi di chi ha ragione o torto, ma di come costruire insieme nuove regole relazionali che rispettino tutti. Con il trasferimento nella nuova casa, avrete l’occasione concreta di ridefinire questi confini. È normale che all’inizio ci possano essere resistenze da parte dei suoi suoceri, ma se lei e il suo compagno riuscirete a presentarvi come una coppia unita che ha deciso delle nuove modalità di comunicazione, con il tempo questo verrà interiorizzato anche da loro. Il lavoro da fare non è tanto sul convincere i suoceri a cambiare, quanto sul rafforzare la complicità nella coppia e l’assertività nel comunicare limiti chiari ma rispettosi. Quindi non è questione di esagerare, ma di riconoscere che ci sono bisogni diversi in gioco. A volte, per ridurre la tensione interiore, può essere utile praticare esercizi di gestione dei pensieri, come distinguere ciò che è sotto il suo controllo da ciò che non lo è. Non può controllare il carattere dei suoceri, ma può decidere come rispondere, può stabilire quali messaggi ignorare, può scegliere quando e come esprimere il proprio disagio al compagno. Piccoli passi in questa direzione le daranno la sensazione di avere più padronanza sulla situazione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Capisco molto bene la situazione che descrive, perché tocca un punto delicato, il confine tra la vita di coppia e il bisogno dei genitori di mantenere un contatto costante con il proprio figlio. Da quanto scrive, non sembra un problema “di cattiveria” da parte dei suoi suoceri, ma di abitudine, carattere e forse ansia che loro riversano nel bisogno di controllare e rassicurarsi. Per il suo compagno probabilmente è un gesto automatico, che non vive come invasivo, e che sente come un modo per evitare conflitti e tranquillizzare i genitori.
Il punto è che per lei questa dinamica pesa e mina la percezione di indipendenza e intimità della vostra famiglia. Non è esagerata a sentire fastidio, la nascita di una nuova famiglia comporta inevitabilmente la necessità di ridefinire i confini con quella d’origine. Allo stesso tempo, non sempre serve uno scontro diretto, a volte può essere più efficace lavorare sul modo in cui la coppia gestisce la comunicazione con i genitori. Se lei e il suo compagno riusciste a parlarne senza giudizi, provando a spiegargli che non è un attacco ai suoi genitori ma un bisogno come nucleo familiare, potrebbe essere un passo importante.
Non potrà forse cambiare del tutto il loro modo di fare, ma ciò che conta è trovare un equilibrio che non la faccia sentire invasa e che al tempo stesso non metta il suo compagno in difficoltà. Non sta esagerando, ma è importante che lei e il suo compagno troviate insieme un equilibrio e regole condivise per tutelare i vostri spazi. Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria Francomano
Psicologo, Psicologo clinico
Caselle di Sommacampagna
Buongiorno, grazie per la sua condivisione
Immagino possa essere pesante per lei e che di conseguenza possa avere delle ricadute sulla relazione.
Probabilmente le indicherei uno spazio di ascolto al fine di parlare al meglio di questa situazione, dei significati che ha per lei e che ripercussione ha poi sul nucleo familiare.
Spero possa trovare uno spazio per lei e per la sua famiglia.
Un caro saluto,
dott.ssa Francomano Ilaria
Dott.ssa Laura Elsa Varone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
​Grazie per aver condiviso la tua esperienza. E' un argomento delicato e capisco perfettamente il malessere che provi. Spesso, nelle relazioni, ci troviamo a doverci muovere tra le nostre aspettative e quelle delle persone a cui vogliamo bene, e questo può creare tensione.
​Dal tuo racconto, emerge una discrepanza tra il modo in cui tu e il tuo compagno interpretate la stessa situazione: la tua prospettiva sembra più affine all'idea che ogni individuo ha il diritto di essere autonomo e che il rispetto dei confini personali sia fondamentale in una relazione adulta. Il tuo compagno, invece, da quello che descrivi, sembra avere una prospettiva dove la priorità è mantenere la serenità dei genitori, anche se questo comporta sacrificare una parte della propria autonomia.
​Nessuna delle due prospettive è intrinsecamente giusta o sbagliata: ognuna è il risultato di un modo unico di dare significato alle esperienze di vita. Il tuo compagno, giustificando il comportamento dei genitori, non sta cercando di minimizzare i tuoi sentimenti, ma sta agendo secondo il suo modello di riferimento, probabilmente basato sul senso di responsabilità e di protezione verso la sua famiglia di origine. Lo stesso vale per te: il tuo malessere nasce dalla tua personale organizzazione di significato, che dà grande valore all'autonomia e all'indipendenza.
​Il punto non è capire chi ha ragione, ma comprendere che il problema non è tanto il comportamento dei genitori, quanto il modo in cui tu e il tuo compagno state gestendo questa divergenza di prospettive. Il tuo malessere è legittimo, perché segnala che un aspetto della vostra relazione, che tu consideri importante, non viene ascoltato o riconosciuto.
​L'invito è spostare il focus dalla domanda "chi ha ragione?" a una più costruttiva: "Come possiamo noi due, insieme, trovare un punto d'incontro che rispetti le esigenze di entrambi?".
Un dialogo aperto e senza giudizio può aiutare a esplorare il significato che ognuno di voi attribuisce a concetti come "famiglia", "autonomia" e "rispetto". Questo vi permetterà di costruire una soluzione che tenga conto sia del tuo bisogno di autonomia, sia del suo bisogno di prendersi cura dei suoi genitori, trovando un nuovo equilibrio che non penalizzi nessuno dei due.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Silvia Giambrone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
immagino quanto questa situazione possa provocarle malessere e dispiacere. Comprendo il disagio: le dinamiche con le famiglie d’origine spesso riemergono anche in età adulta. La sua percezione di invasione segnala un bisogno di confini chiari tra la nuova coppia/famiglia e i genitori. Non si tratta di avere “ragione o torto”, bensì di co-costruire con il partner regole condivise che tutelino autonomia e rispetto reciproco. Ne ha parlato con il suo partner e avete concordato insieme in che modo potervi gestire come nuova famiglia che si forma all'interno di un sistema più ampio? Se vivete con i suoi genitori anche loro in qualche modo sono presenze nella vostra quotidianità, rispetto a questo come la vive il suo compagno? Tutti questi spunti di riflessione e queste possibilità comunicative trovano spazio all'interno di una terapia a indirizzo sistemico relazionale.
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
non è semplice convivere con una presenza così costante dei suoceri, soprattutto quando la vostra famiglia è già autonoma e avverte il bisogno naturale di avere i propri spazi.
Da quello che descrivi, non si tratta tanto di “preoccupazione” quanto di una modalità relazionale che i tuoi suoceri hanno sempre avuto e che tuo compagno, per abitudine o senso del dovere, continua ad assecondare. La tua insofferenza è quindi del tutto legittima: non stai esagerando, stai semplicemente percependo un’invasione della vostra privacy. Detto questo, secondo me ci sono due aspetti importanti: Considerare che l loro stile relazionale difficilmente cambierà: sono abituati così e, anche se tu non condividi, continueranno a cercare informazioni. Sarebbe compito del tuo compagno decidere quanto spazio concedere e come gestire il confine tra “rassicurare i genitori” e “proteggere la vostra autonomia di coppia”. Quello che può aiutare è lavorare sulla complicità con lui, così che possiate presentarvi uniti davanti ai suoi genitori. In questo modo sarà più facile far rispettare i vostri spazi.
Il punto, quindi, non è convincere i suoceri a cambiare, ma stabilire insieme a lui quali limiti volete porre come coppia e come famiglia. Quando ci si trasferirà nella nuova casa, sarà un’ottima occasione per ridefinire le regole: magari ridurre la frequenza dei messaggi, concordare momenti in cui rispondere con calma, senza sentirsi obbligati a dare aggiornamenti costanti o cose del genere
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, quello che descrivi è un tema molto diffuso nelle coppie soprattutto quando entrano in gioco le dinamiche familiari allargate.

Ma non si tratta soltanto della “pesantezza” dei suoceri, ma di come tu e il tuo compagno gestite insieme i confini con le famiglie d’origine. La tua sensazione di invasione è legittima: stai cercando di costruire una vostra autonomia come coppia e come genitori, e la richiesta continua di aggiornamenti mina quella naturale separazione che dovrebbe esserci tra la famiglia d’origine e la nuova famiglia che avete creato.

Il fatto che tuo compagno risponda a ogni messaggio o chiamata senza mai porre limiti indica che lui ha interiorizzato una forte responsabilità verso i suoi genitori, giustificandoli con il “sono fatti così”, evita lo scontro e probabilmente sente che opporsi sarebbe come mancare di rispetto. Tuttavia, questo modo di gestire la situazione lo porta a ignorare il tuo disagio e a mantenere inalterato uno schema che per te è intollerabile.

La questione quindi non è soltanto con i suoi genitori, ma anche tra VOI DUE: riguarda il modo in cui riuscite (o meno) a costruire una posizione comune rispetto al mondo esterno.

Il passo che state per fare, andare a vivere da soli, potrebbe essere una grande occasione di cambiamento, ma se non la affrontate chiaramente questa dinamica rischia di ripetersi. Non basta sperare che la distanza fisica riduca le pressioni, serve un chiarimento tra voi come coppia su cosa volete e su come stabilire confini sani.

Sarebbe molto importante un lavoro terapeutico di coppia per esplorare insieme, con l’aiuto di un professionisti, i diversi bisogni che emergono: da un lato il bisogno di lui di rassicurare i genitori e mantenere un ruolo di “figlio attento”, dall’altro il tuo bisogno di proteggere l’intimità della vostra nuova famiglia. Si deve lavorare al fine di trasformare questo conflitto in un accordo condiviso, ad esempio definendo regole comuni di comunicazione con i suoceri (quando rispondere, quando no, come gestire i messaggi multipli). Pensaci seriamente e non aspettare oltre.

Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Arianna Poncetta
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
nelle famiglie vi sono vari sottosistemi comunicanti, ad esempio vi è il sottosistema dei figli, quello dei genitori, nonchè quello di coppia. Tutti sono in comunicazione tra di loro, sta a noi stabilirne il come, grazie a dei "confini" tra l'uno e l'altro. In quanto coppia, una buona comunicazione su che tipo di confine debba esserci potrebbe essere utile, purchè condivisa. Inoltre, per approfondire: il suo partner è risentito di questo atteggiamento da parte dei genitori? Vi è condivisione di questa tematica con lui?
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto,
Dott.ssa Arianna Poncetta
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, provo a rispondere ma questo spero non sia un'arma da poter usare.
Partendo dal principio ogni persona cresce e si crea come è giusto la propria famiglia senza dimenticare quella di provenienza (mamma e papà) ma creando un nuovo nucleo con proprie regole, routine, individualità. Probabilmente vivere con loro non ha aiutato e questo non perchè avete sbagliato ma perchè si fa come si può. Crearvi il vostro "posto" sarà sicuramente utile a mettere un pò di distanza e uscendo loro forse non se ne accorgeranno se con il suo compagno eviterete di avvisarli di ogni vostro movimento. Penso possa essere utile creare un'alleanza con lui almeno spiegandogli questo quando andrete nella casa nuova. Per quanto riguarda i messaggi che arrivano solo a lui li gestirà lui come hai già esposto. I suoi genitori può darsi che abbiano queste preoccupazioni che si trasformano in ansia e di solito sono paure vere che sanno di avere ma è difficile da contrastare se non fanno un percorso. In queste situazioni la cosa migliore è provare a venirsi incontro ed essendo per te un tema importante parlare con il tuo compagno e trovare compromessi.
Rimango a disposizione se dovesse servire altro, Dott.ssa Casumaro Giada
Gentile Utente,
quello che racconta è una dinamica molto comune nelle famiglie: da un lato ci sono genitori che, anche quando i figli sono adulti, faticano a “lasciarli andare” e continuano a chiedere rassicurazioni; dall’altro lato ci sono le nuove famiglie che cercano uno spazio autonomo, libero da controlli e comunicazioni costanti.
Il suo fastidio è comprensibile: sentirsi osservati o dover rendere conto di ogni spostamento può togliere spontaneità e dare la sensazione di non essere pienamente indipendenti. Allo stesso tempo, il suo compagno sembra vivere questo scambio come un modo per rassicurare i genitori e mantenerli tranquilli, più che come un’interferenza.
Non è una questione di avere ragione o torto, ma di bisogni diversi che si incontrano. Il passo importante sta nella coppia: riuscire a parlarne apertamente, esprimere come lei si sente e trovare insieme un compromesso. Ad esempio, stabilire quali comunicazioni sono per voi accettabili e quali invece diventano un peso. In questo modo sarà una scelta condivisa, non solo un assecondare i genitori “per abitudine”.
In generale, quando si passa dalla famiglia d’origine alla propria famiglia, è fisiologico dover ridefinire i confini: serve tempo e, spesso, un po’ di fermezza gentile per far capire agli altri dove finisce la loro premura e dove inizia la vostra autonomia.
Se queste dinamiche continuano a crearle disagio, può essere utile uno spazio di confronto con un professionista, individuale o di coppia, per trovare insieme modi concreti e sostenibili di gestire l’invadenza percepita, senza spezzare i legami familiari ma rendendoli più sani e vivibili.
Un caro saluto

Dott.ssa Maria Francesca Copani
Dott.ssa Giulia Saso
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Roma
Gentile utente, da quello che racconta percepisco che sta vivendo una situazione faticosa che vede il desiderio di tutelare la sua autonomia familiare compromesso dall’invadenza della famiglia d’origine del suo compagno.
Il fatto che il suo compagno senta il bisogno di giustificarsi e rassicurare i suoi genitori potrebbe riguardare una difficoltà nel processo di emancipazione dalla famiglia di origine o riflettere un senso di responsabilità che ha avuto un ruolo importante nella sua crescita, e che oggi si intensifica nei confronti dei genitori anziani.
Tuttavia, essendo lei l’autrice di questo messaggio, mi preme dare al suo, di vissuto, il rilievo e lo spazio che merita. Non si tratta tanto di stabilire chi detenga, tra voi due, la ragione o se è “esagerata” nel suo vivere questa frustrazione, ma si tratta piuttosto di capire quali confini sono oggi necessari per permettere a voi, come nuovo nucleo familiare, di crescere in modo sano. È del tutto legittimo da parte sua sentire il bisogno di uno spazio più autonomo e meno sorvegliato.
Le domande che possono aiutare a orientarsi potrebbero essere: Che tipo di spazio vogliamo costruire come coppia e come genitori? Quanto siamo liberi entrambi di tenere separate — con affetto — la nostra nuova famiglia da quella d’origine?
In alcuni casi, riflettere insieme a uno psicoterapeuta può aiutare la coppia a esplorare questi nodi transgenerazionali e a trovare un equilibrio che rispetti tutti, ma senza sacrificare il benessere di chi si sente “schiacciato” tra doveri e bisogni.
Le auguro di poter trovare uno spazio di dialogo autentico e produttivo con il suo compagno.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Giulia Saso
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza.
Quello che descrivi è un tema molto comune nelle dinamiche familiari: il confine tra cura e controllo.

Da una parte ci sono i tuoi suoceri, che con il loro modo di fare mostrano un bisogno di sentirsi rassicurati, mantenendo un forte legame con il figlio anche in età adulta. Dall’altra ci sei tu, che percepisci questa costante richiesta di aggiornamenti come un’invadenza nella vostra autonomia familiare.

Non è questione di avere “ragione o torto”: si tratta di punti di vista diversi e di bisogni che entrano in conflitto. Tu senti il bisogno di proteggere la vostra indipendenza come coppia e famiglia, mentre il tuo compagno si sente in dovere di rispondere alle aspettative dei genitori.

In questi casi diventa importante:

Comunicare apertamente con il partner il tuo disagio, non accusandolo ma condividendo come ti senti.

Stabilire dei confini chiari come coppia: non è necessario rompere il rapporto, ma è utile trovare modalità che rispettino sia il bisogno di tranquillità dei genitori, sia il vostro spazio privato.

Evitare di sostituirti al tuo compagno nella gestione con i suoi genitori: la relazione primaria resta tra lui e loro.

La tua reazione non è esagerata: è un campanello che segnala il tuo bisogno di autonomia e di limiti più chiari. Allo stesso tempo, per il tuo compagno può essere difficile cambiare un’abitudine radicata da anni.

Proprio perché si tratta di un equilibrio delicato che riguarda la vita di coppia e le relazioni familiari allargate, può essere utile e consigliato approfondire questi aspetti con uno specialista, per trovare insieme strumenti pratici e soluzioni che possano rispettare tutti.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, è una situazione piuttosto comune in molte coppie, soprattutto quando la famiglia d’origine ha dinamiche molto strette, spesso fondate su un senso di preoccupazione che però può facilmente diventare invadenza. Il suo disagio è assolutamente comprensibile, perché ciò che lei percepisce non è solo la frequenza delle comunicazioni, ma una sensazione di non avere uno spazio di coppia e familiare realmente autonomo.Nelle relazioni di lungo termine, come nella vostra convivenza con figlia, è naturale desiderare confini chiari tra la propria famiglia d’origine e la nuova famiglia che si costruisce. Quando questi confini non vengono rispettati, si genera spesso una tensione di fondo, soprattutto se uno dei due partner tende a minimizzare il problema, come accade nel suo caso.
Va chiarito che l’affetto e la preoccupazione non giustificano tutto. La presenza costante, anche solo tramite messaggi o chiamate, può diventare controllo, anche se inconsapevole. Qui si entra in una dimensione che nella psicoterapia umanistica viene considerata fondamentale: il diritto a definire i propri confini affettivi e a viverli con autenticità, senza sentirsi in colpa. La difficoltà non sta tanto nei suoceri in sé, quanto nel fatto che il suo compagno, pur essendo adulto, continua a svolgere un ruolo di “figlio disponibile” senza integrarlo con quello di partner e padre autonomo. Questo tipo di lealtà familiare, se non viene riequilibrata, può rendere difficile l'evoluzione della coppia. In un percorso di analisi bioenergetica si lavorerebbe, ad esempio, sulla consapevolezza corporea legata ai confini e alla capacità di affermare i propri bisogni. Non è questione di chi ha ragione, ma di quanto questo schema relazionale sia sostenibile per lei. Farsi “scivolare addosso” qualcosa che tocca il vostro spazio familiare non è sempre una soluzione, anzi rischia di generare frustrazione silenziosa. Sarebbe importante che il suo compagno riuscisse a comprendere che ascoltare il suo disagio non significa rinnegare i genitori, ma dare priorità al benessere della nuova famiglia. La Mindfulness, ad esempio, può essere utile per imparare a stare con il disagio senza reagire impulsivamente, ma con presenza e lucidità, soprattutto nei momenti in cui vorrebbe esplodere o chiudersi. Parlarne insieme, magari anche con il supporto di uno psicologo psicoterapeuta, può aiutare a chiarire i confini affettivi, rafforzare la vostra alleanza di coppia e trovare un modo rispettoso, ma fermo, di porre dei limiti. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, Capisco il suo malessere: non è facile sentirsi “sotto osservazione” o avere la percezione che la propria autonomia familiare venga continuamente invasa. Quello che racconta descrive bene la differenza di prospettiva tra lei e il suo compagno, da una parte il bisogno di riservatezza e di indipendenza, dall’altra il senso di responsabilità e di dovere verso i propri genitori, che lui giustifica con l’età e l’indole “apprensiva” di loro.
Non credo si tratti di avere torto o ragione, quanto piuttosto di bisogni diversi che devono trovare un punto di incontro, ma anche due vissuti, quello suo e del suo compagno, che portano con sé dinamiche differenti. È comprensibile che lei desideri che la vostra nuova famiglia abbia confini più chiari, così come è comprensibile che i genitori del suo compagno fatichino a lasciar andare alcune abitudini di controllo ormai radicate da molto tempo.
Il passaggio nella nuova casa potrà essere un momento importante per ridefinire queste dinamiche: avere uno spazio vostro aiuta spesso a stabilire limiti più netti. Forse potrebbe essere utile problematizzare e lavorare con il suo compagno per trovare un modo condiviso di gestire le comunicazioni, in modo che lui si senta tranquillo nel “rassicurare” i genitori ma senza che questo invada la vostra quotidianità o pesi sulla vostra relazione.
Un saluto, Dott. Marco Squarcini
Dott.ssa Melania Lattuada
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, la ringrazio per la sua condivisione. Dalle sue parole emerge chiaramente un vissuto di frustrazione e fastidio per questa ripetuta invasione dei vostri spazi personali e familiari da parte dei suoceri. È più che comprensibile sperimentare disagio quando le persone che abbiamo intorno non rispettano i nostri confini, specialmente se abbiamo più volte provato a spiegare il nostro malessere. Credo potrebbe essere utile trovare uno spazio di ascolto, magari di coppia, dove riflettere su questa dinamica e provare capire come conciliare il suo bisogno di indipendenza e la necessità del suo compagno di rassicurare i genitori. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, Dott.ssa Melania Lattuada
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un tema molto frequente nelle dinamiche familiari, soprattutto quando una nuova coppia si trova a dover definire i propri confini rispetto alle famiglie d’origine. La sua sensazione di invasione è legittima perché in una relazione di coppia e in un nucleo familiare autonomo diventa fondamentale poter costruire spazi propri, senza la costante presenza o il controllo di figure esterne, anche se mosse da affetto e da preoccupazione. Allo stesso tempo è importante considerare che, come dice il suo compagno, i suoi genitori hanno sviluppato nel tempo uno stile relazionale molto improntato all’apprensione, e per lui interrompere o modificare questo schema può significare scontrarsi con sensi di colpa o con la paura di deluderli.

La questione quindi non riguarda solo i “messaggi” o le telefonate, ma il modo in cui voi due, come coppia, decidete di stabilire i confini con le rispettive famiglie. Non si tratta tanto di avere ragione o torto, quanto di trovare un equilibrio tra il rispetto verso i genitori e il rispetto verso la nuova famiglia che avete creato. Se lei percepisce che questi comportamenti limitano la vostra autonomia, è importante che il suo compagno ascolti questa sua difficoltà e insieme cerchiate di concordare delle regole condivise, anche piccole ma chiare, che possano ridurre le interferenze e darle la sensazione che la vostra coppia abbia uno spazio protetto.

Ciò che fa la differenza è il modo in cui riuscirete a parlrne tra voi, perché se lui continua ad assecondare i genitori senza considerare il suo disagio, il rischio è che il malessere diventi un elemento di conflitto nella vostra relazione. La serenità del vostro nucleo familiare dipenderà dalla capacità di entrambi di sostenervi a vicenda e di definire, con fermezza ma senza ostilità, quali sono i limiti entro cui i genitori possono entrare nelle vostre vite.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che potrebbero essere affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli anche con il suo compagno, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, lei parla di crescita, di limiti e confini e di un nucleo familiare vostro che presuppone il distacco dalle famiglie di origine. Purtroppo non tutte le famiglie hanno un percorso evolutivo lineare in tal senso e lei e il suo compagno avete due storie probabilmente molto diverse. Il punto non è stabilire torto o ragione ma trovare il modo di focalizzare l'attenzione sulla famiglia attuale e trovare un modo tollerabile per entrambi, di arginare eccessive intrusioni che, alla lunga, nuocerebbero al vostro rapporto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.