I genitori come possono aiutare un figlio affetto da ludopatia eseguito da un centro di ludopatia e
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I genitori come possono aiutare un figlio affetto da ludopatia eseguito da un centro di ludopatia e che dopo anni ancora casca?
Salve, si i genitori possono aiutare il figlio anche in questi casi. Sarebbe opportuno però che il diretto interessato intraprenda un percorso psicologico per riuscire a gestire il disagio.
Buona giornata.
Dott. Fiori
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Dott. Fiori
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Salve la famiglia è una risorsa e un aiuto fondamentale. Avete mai pensato ad una terapia familiare? Prima di uscire dalla dipendenza si devono affrontare tante ricadute.
Dott.ssa Milvia verginelli
Dott.ssa Milvia verginelli
Buongiorno, sarebbe utile attivare un percorso di sostegno terapeutico per i genitori.
Un caro saluto.
Daniela Bianchi
Un caro saluto.
Daniela Bianchi
Sarebbe importante parlare con vostro figlio di questa preoccupazione e magari con lui riflettere sulla necessità di intraprendere una terapia familiare oltre al percorso Infividuale e/o di gruppo che sta svolgendo
I genitori sono sempre importanti come supporto esterno agli interventi di professionisti. È fondamentale che ci sia consapevolezza di cambiamento da parte sua.
La modalità con cui intervenire con lui si può valutare solo dopo un approfondimento.
Si deve poter lavorare in concerto
La modalità con cui intervenire con lui si può valutare solo dopo un approfondimento.
Si deve poter lavorare in concerto
Gentile utente,
Potrebbe essere molto utile ed efficace una terapia familiare.
Un saluto
Dott.ssa Laura Perdisci
Potrebbe essere molto utile ed efficace una terapia familiare.
Un saluto
Dott.ssa Laura Perdisci
I genitori vanno aiutati attraverso uno spazio di ascolto a loro dedicato, in cui si confrontano con uno psicologo. Questo perché il percorso di risoluzione da una dipendenza è lungo e con tratti di complessità. La terapia familiare può diventare uno strumento di aiuto fondamentale, una volta valutate le premesse per poterla seguire.
Tanti auguri,
Dr. Vittorio Cameriero
Tanti auguri,
Dr. Vittorio Cameriero
Buongiorno. Purtroppo, i comportamenti di dipendenza sono molto complessi e talora anche difficili da curare: pervenire all’astinenza completa del comportamento è molto arduo e non è immediato. Nello specifico, però, è difficile dare una risposta, non conoscendo la vicenda personale di vostro figlio, l’età, l’insorgenza del problematica, il tipo di gioco, l’intensità. Nei servizi pubblici, in alcune circostanze, viene però valutato anche il coinvolgimento della famiglia nel percorso di cura. SG
Salve. Ne parlate con vostro figlio? Il supporto della famiglia è importante, la comprensione, il sostegno, l'alleanza, servono per affrontare la dipendenza.
Valutate la possibilità di un percorso di terapia familiare dove tutti potete chiarire ed esprimere il vostro vissuto in relazione al problema per poterlo affrontare nel modo più chiaro possibile. Distinti saluti
Valutate la possibilità di un percorso di terapia familiare dove tutti potete chiarire ed esprimere il vostro vissuto in relazione al problema per poterlo affrontare nel modo più chiaro possibile. Distinti saluti
Buongiorno, suggerirei di parlare con vostro figlio delle vostre preoccupazioni e sentire dal centro il da farsi anche a livello familiare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, come scrivono i miei colleghi è importante che anche voi genitori seguiste un percorso terapeutico ed inseguito anche con suo figlio. La dipendenza da ludopatia è molto difficile da vincere come tutte le dipendenze, prima di tutto è lui a volerlo ed a decidere di uscirne altrimenti i tentativi saranno vani, la saluto cordialmente, dott
Eugenis Cardilli.
Eugenis Cardilli.
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Fermo restando che la Ludopatia è molto difficile da curare, per poter dare una risposta più mirata sarebbe opportuno sapere quali sono il setting, le tecniche, le metodologie, i presupposti teorici e il contesto con cui e in cui viene seguito da anni vostro figlio.
Salve, la dipendenza da gioco richiede un supporto proveniente da varie figure. In questo i SERD del SSN sono servizi eletti nel poter aiutare i pazienti e le proprie rispettive famiglie in tal senso. Continuate a seguire il programma previsto dal SERD, integrando laddove possibile una psicoterapia di tipo familiare, in tal modo tutto il sistema familiare potrà esser preso in carico visto la sofferenza vissuta da tutti. Cordiali saluti Dott. Diego Ferrara
I genitori possono aiutare i figli partecipando con una terapia familiare o intraprendendo un personale percorso di cura, potreste parlarne direttamente con chi segue vostro figlio...
Buongiorno! Nei casi di ludopatia e di altre dipendenze patologiche è essenziale un lavoro di rete, che coinvolga la famiglia, la scuola e, in senso lato, tutte le istituzioni vicine al paziente che ne soffre. Dall'altra parte, quella curante, è fondamentale intervenire in equipe con più figure professionali (psichiatra, psicoterapeuta, educatore, etc..) che possano rispondere a tutte le esigenze del caso in maniera completa e coordinata. Guarire si può, non perda la fiducia! Cordiali saluti. Dott. Roberti
Buongiorno, certamente i genitori possono collaborare a questo percorso che come ha avuto esperienza è molto difficile. Ci sono peró dei percorsi familiari o in gruppo che ho visto aiutano molto. Puó provare a cercare qualcosa nella sua zona o chiedere al centro che seguo suo figlio.
Saluti, dott.ssa Marini
Saluti, dott.ssa Marini
Gentile utente, potreste valutare un percorso terapeuti familiare, magari così vostro figlio potrà sentire il supporto di tutta la famiglia
Gentile utente, capisco la preoccupazione di un genitore per il proprio figlio. Le dipendenze comportamentali (gioco d'azzardo, dipendenza da internet ecc...) stanno aumentando sempre più all'interno della popolazione. Se il problema si è ripresentato, è molto utile continuare il percorso psicoterapeutico. Capisco che possa esserci il senso di frustrazione verso una difficoltà già affrontata. Ma l'obiettivo è quello di ritornare a stare bene e vivere una vita senza le catene di una dipendenza. Trovate uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale perché è l'approccio terapeutico che ha mostrato dei buoni risultati di efficacia clinica. Anche i genitori hanno tutto il diritto di essere sostenuti e indirizzati in questo percorso. Spero di averle dato uno spunto di riflessione, per dubbi mi può contattare anche online.
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Per aiutare un figlio con ludopatia, i genitori dovrebbero offrire supporto senza giudizio, mantenendo una comunicazione aperta e empatica. È importante rafforzare la rete di supporto, come gruppi di auto-aiuto e continuità nel trattamento. Devono stabilire limiti chiari, come il controllo delle risorse finanziarie, e prendersi cura anche di sé stessi, cercando eventualmente supporto psicologico. La lotta contro la dipendenza può essere lunga, ma con il giusto sostegno si possono migliorare le probabilità di successo.
Caro genitore,
quando un figlio ricade nella dipendenza — nonostante anni di tentativi, sostegni, percorsi, strutture — ciò che fa più male, spesso, è la sensazione di impotenza: come se ogni gesto, ogni parola, ogni speranza non avesse avuto alcun effetto.
Eppure, nelle dipendenze, le ricadute non sono un incidente “fuori strada”: fanno parte del percorso, parlano di qualcosa che non è ancora riuscito a trovare un’altra forma per esprimersi.
Per i genitori è naturale desiderare di “salvare”, di “riportare sulla retta via”.
Ma in realtà la dipendenza non è qualcosa da aggiustare con la forza di volontà o con il controllo esterno: è un modo complesso — spesso antico — con cui una fragilità prova a organizzarsi. Quando ricompare, non sta dicendo che il percorso è fallito: sta dicendo che c’è un nucleo interno che ancora non ha trovato parola e chiede di essere ascoltato diversamente.
Il punto, per chi ama, non è capire come impedirgli di giocare, ma come non essere inghiottiti dal bisogno di salvarlo a qualunque costo.
Perché il confine tra aiuto e annullamento, nelle famiglie, è sottilissimo.
E allora l’aiuto dei genitori può assumere una forma più silenziosa e più profonda:
non il controllo, non il rimprovero, non il salvataggio… ma la possibilità di restare presenti senza farsi trascinare nel vortice.
Una presenza che non copra le sue responsabilità, ma che non lo abbandoni al suo destino interno.
Una presenza che non faccia da stampella, ma da appoggio.
Soprattutto, è importante che lo spazio dell’aiuto non diventi un sacrificio che divora le vite dei genitori stessi. Perché quando la famiglia si consuma nell’angoscia, la dipendenza — paradossalmente — diventa ancora più forte.
Il figlio ha bisogno di un percorso che pensi lui, ma i genitori hanno bisogno di un luogo che pensi loro — perché la dipendenza non riguarda mai solo una persona: tocca l’intero sistema affettivo.
Ciò che potete fare, allora, è restare disponibili senza sostituirvi, presenti senza annullarvi, vicini senza salvarlo.
È una forma di amore che non è afferrabile subito, ma è quella che non schiaccia e non intrappola.
quando un figlio ricade nella dipendenza — nonostante anni di tentativi, sostegni, percorsi, strutture — ciò che fa più male, spesso, è la sensazione di impotenza: come se ogni gesto, ogni parola, ogni speranza non avesse avuto alcun effetto.
Eppure, nelle dipendenze, le ricadute non sono un incidente “fuori strada”: fanno parte del percorso, parlano di qualcosa che non è ancora riuscito a trovare un’altra forma per esprimersi.
Per i genitori è naturale desiderare di “salvare”, di “riportare sulla retta via”.
Ma in realtà la dipendenza non è qualcosa da aggiustare con la forza di volontà o con il controllo esterno: è un modo complesso — spesso antico — con cui una fragilità prova a organizzarsi. Quando ricompare, non sta dicendo che il percorso è fallito: sta dicendo che c’è un nucleo interno che ancora non ha trovato parola e chiede di essere ascoltato diversamente.
Il punto, per chi ama, non è capire come impedirgli di giocare, ma come non essere inghiottiti dal bisogno di salvarlo a qualunque costo.
Perché il confine tra aiuto e annullamento, nelle famiglie, è sottilissimo.
E allora l’aiuto dei genitori può assumere una forma più silenziosa e più profonda:
non il controllo, non il rimprovero, non il salvataggio… ma la possibilità di restare presenti senza farsi trascinare nel vortice.
Una presenza che non copra le sue responsabilità, ma che non lo abbandoni al suo destino interno.
Una presenza che non faccia da stampella, ma da appoggio.
Soprattutto, è importante che lo spazio dell’aiuto non diventi un sacrificio che divora le vite dei genitori stessi. Perché quando la famiglia si consuma nell’angoscia, la dipendenza — paradossalmente — diventa ancora più forte.
Il figlio ha bisogno di un percorso che pensi lui, ma i genitori hanno bisogno di un luogo che pensi loro — perché la dipendenza non riguarda mai solo una persona: tocca l’intero sistema affettivo.
Ciò che potete fare, allora, è restare disponibili senza sostituirvi, presenti senza annullarvi, vicini senza salvarlo.
È una forma di amore che non è afferrabile subito, ma è quella che non schiaccia e non intrappola.
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