Circa una settimana fa, di notte, ho avuto, probabilmente, un vero attacco di panico. In pratica, d

20 risposte
Circa una settimana fa, di notte, ho avuto, probabilmente, un vero attacco di panico.
In pratica, dopo uno degli attacchi di ansia pre-serali, mi aspettavo che l’ansia andasse via come fa di solito dopo cena.
Invece, una volta che mi sono messo a letto, il pensiero è andato sull’ansia facendola partire di nuovo. Non riuscivo a gestirlo e più non vi riuscivo, più aumentava la paura.
Ad un certo punto riuscivo anche a calmarmi, ma sentivo che quella calma in realtà fosse solo una labile tregua perché bastava un minimo pensiero per riportarmi in ansia. Avevo la sensazione di non riuscire più ad interrompere questo circolo vizioso. Lo stomaco bruciava, ragion per cui non sono riuscito a chiudere occhio fino alle 5 del mattino.
Nei giorni successivi, ancora oggi, vivo con un allarme di fondo e un ansia che a tratti mi dà l’impressione di non avere fine.
Non so come ho fatto a non avere altri attacchi forti. Forse perché sto cercando di non pensarci troppo. Di non concentrarmi su quei momenti.
E, soprattutto, di non pensare a quanto risulti difficile trovare una via d’uscita a questo circolo vizioso. Ovviamente, con la paura di fondo, di rivivere quel panico.
Finora, ero sempre riuscito a gestire l’ansia da solo. Ma, da quando ho acquisito la consapevolezza che un semplice pensiero possa scatenare un attacco di panico, la vedo dura.
Rispetto alle altre volte adesso faccio più fatica a pensarla come una cosa passeggera.
Anche se l’ansia ti fa pensare sempre quello, ma di solito mi sono sempre ripreso.
Sto comunque svolgendo tutte le mie attività quotidiane, ma con molta fatica.
Prima di affidarmi a qualche psicoterapeuta, vorrei essere rassicurato sull’efficacia della terapia. Ho bisogno di avere fiducia in una probabile risoluzione, anche farmacologica se dovesse servire.
Non so se chiedo troppo.
Grazie per l’attenzione!
Dott.ssa Ilaria Cabula
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Torino
Quello che descrive racconta con chiarezza l’intensità e la fatica di chi vive un episodio di panico per la prima volta. Quando il corpo e la mente si attivano in questo modo, può nascere la sensazione che qualcosa di grave stia accadendo e che non si riesca più a tornare “come prima”. È una paura che lascia un segno, e che spesso continua a farsi sentire nei giorni successivi, come un allarme di fondo difficile da spegnere.
Il fatto che riesca comunque a portare avanti le sue giornate, pur nella fatica, mostra una parte che sta già cercando di riorganizzarsi e di non farsi travolgere. Spesso è proprio da lì che, poco a poco, si ricomincia a ritrovare un senso di stabilità.
Non sta chiedendo troppo: desiderare di capire se si possa stare meglio e se esista un modo per interrompere questo circolo è un bisogno legittimo e umano. In molti casi, il percorso per affrontare queste esperienze passa anche attraverso una relazione di fiducia, in cui ciò che oggi appare confuso possa iniziare a prendere forma e significato.

Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Cabula
Psicologa Psicoterapeuta

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Dr. Stefano Lagona
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Comprendo bene la difficoltà della situazione che descrive: ciò che ha vissuto corrisponde alle manifestazioni tipiche di un attacco di panico, e la preoccupazione che possa ripetersi è del tutto comprensibile.
La buona notizia è che la psicoterapia si è dimostrata molto efficace nel trattamento di questi disturbi, aiutando a interrompere il circolo dell’ansia e a recuperare un senso di controllo e sicurezza. Le consiglio di leggere il mio articolo per approfondire l’argomento: Attacchi di panico: cosa sono e come affrontarli che trova sul mio sito alla sezione BLOG.
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In alcuni casi, inoltre, un supporto farmacologico, prescritto da un medico o da uno psichiatra, può risultare estremamente utile in integrazione alla psicoterapia, favorendo un percorso di miglioramento più rapido e stabile.

Un cordiale saluto

Stefano Lagona

Dott.ssa Sabrina Ulivi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pistoia
La prima cosa che desidero dirle è che non si tratta di qualcosa di irreversibile. Quello che ha descritto è un momento in cui il sistema nervoso entra in una sorta di “corto circuito”, in cui la paura di perdere il controllo alimenta la stessa paura. È un meccanismo che nasce dal corpo, ma si mantiene attraverso il pensiero. E il fatto che lei lo abbia osservato con lucidità, riuscendo comunque a mantenere le sue attività quotidiane, è già un segnale di grande consapevolezza.
Quando l’ansia prende questa forma, non è solo una questione psicologica: è un fenomeno neurofisiologico preciso. In pratica, il cervello “crede” di essere in pericolo e attiva il sistema di allerta (l’amigdala, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, l’adrenalina). Questo genera sintomi fisici. Più si cerca di controllare l’ansia, più il cervello interpreta quel tentativo come una conferma del pericolo — e il ciclo si rinforza.
La buona notizia è che questo circuito può essere interrotto. Il sistema nervoso è plastico, cioè capace di “reimparare” risposte diverse, e la psicoterapia oggi dispone di strumenti molto efficaci per questo. Gli approcci più utili, in casi come il suo, sono quelli che integrano la comprensione cognitiva con la regolazione fisiologica.
Spesso bastano poche settimane per ridurre drasticamente la frequenza e l’intensità degli episodi. In alcuni casi può essere utile un supporto farmacologico temporaneo, che non “cura” da solo, ma facilita la stabilizzazione del sistema neurovegetativo, permettendo alla terapia di agire con maggiore efficacia.
In parallelo, piccoli gesti quotidiani possono fare una grande differenza: esercizi di respirazione lenta e diaframmatica; camminate regolari o movimento leggero; evitare caffeina e alcol per un periodo; curare il sonno e l’alimentazione, perché il corpo e la mente si regolano a vicenda.
Il panico non è una malattia, ma un messaggio del corpo che si può decodificare e trasformare. Una volta compreso il meccanismo e appresa la gestione, gli attacchi non tornano con la stessa forza, perché il cervello registra una nuova esperienza — quella di potersi calmare da solo.
Ha perfettamente ragione nel cercare fiducia prima di intraprendere una terapia. La terapia funziona, se guidata in modo serio e integrato.
Dott.ssa Valentina Penati
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, sembra che l'ansia che sta vivendo sia generata dal modo in cui pensa all'ansia stessa e alle sue capacità di poterla gestire ("non riuscivo a interrompere questo circolo vizioso"), l'idea di non poter fare nulla per gestire l'ansia attiva l'ansia stessa perchè ci catapulta in una situazione di non controllo. La psicoterapia, in particolare quella cognitivo comportamentale, che lavora sugli aspetti metacognitivi (orientata su come pensiamo ai nostri pensieri più che sul contenuto dei pensieri stessi) è un valido approccio per questo tipo di problematiche. Resto a disposizione e auguro una buona serata
Dott.ssa Verdiana Lilith Vienna
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Rivoli
Gentile utente, dalle sue parole sembra che stia vivendo un momento di difficoltà e pertanto ritengo che portare il suo malessere in una stanza di terapia possa esserle d'aiuto. Proprio perché in questo momento. come dice lei, sente di non riuscire a gestirla come le altre volte.
Spesso l'ansia giunge per comunicarci qualcosa, anche se non è semplice cogliere cosa voglia dirci. Sicuramente affidarsi in un percorso di psicoterapia può essere un'ottima soluzione per iniziare a ragionare insieme ad un esperto ed eventualmente può essere il terapeuta a consigliare una visita per valutare la terapia farmacologica.
L'efficacia del trattamento psicoterapeutico è dato da tanti fattori, in primis da quanto riuscirà ad affidarsi al professionista che incontrerà e al "lavoro" che proposto, abbia però fiducia perché è possibile stare meglio!
Spero che la mia risposta le sia stata utile,
le auguro una buona serata.
Dott.ssa Tonia Caturano
Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicologo
Pioltello
Buonasera, la ringrazio per aver espresso con tanta chiarezza e sensibilità ciò che sta vivendo. Le sue parole restituiscono in modo autentico la fatica, ma anche la lucidità con cui sta osservando il proprio stato interiore. Riconoscere ciò che accade dentro di sé è già un atto di grande consapevolezza — il primo passo verso la possibilità di stare meglio.
Quello che descrive — il sentirsi intrappolato in un circolo di pensieri e sensazioni fisiche che si autoalimentano — è un’esperienza tipica degli **attacchi di panico**, dove corpo e mente entrano in una sorta di corto circuito. Dal punto di vista **umanistico e bioenergetico**, si può dire che l’energia vitale, normalmente fluida e distribuita, si concentra improvvisamente nel petto, nello stomaco, nella gola… generando quella sensazione di blocco, di paura e di perdita di controllo. Non è pericoloso, ma estremamente spaventoso. È importante sapere che queste reazioni non sono un segno di debolezza, bensì il modo in cui il suo organismo sta tentando di gestire un eccesso di tensione o di emozioni trattenute da tempo. Con un adeguato percorso terapeutico, è assolutamente possibile **ritrovare equilibrio, fiducia e sollievo**.
Le terapie psicologiche — in particolare quelle ad orientamento **corporeo e umanistico-bioenergetico** — lavorano sia sul riconoscimento dei pensieri che alimentano l’ansia, sia sulla regolazione del respiro, sul contatto con il corpo e sull’ascolto delle emozioni profonde. In molti casi, quando l’intensità dei sintomi è elevata, un supporto **farmacologico temporaneo** può essere di grande aiuto, ma sempre integrato e valutato insieme ad un professionista.
Le assicuro che un percorso ben impostato porta risultati concreti: imparare a leggere i segnali del corpo, a sciogliere la paura della paura, a ritrovare sicurezza e spazio interiore. Non è un cambiamento immediato, ma progressivo e reale.
Le suggerirei di concedersi, senza esitazione, un colloquio conoscitivo con uno psicoterapeuta di fiducia: uno spazio protetto dove poter raccontare tutto ciò che ha scritto qui, senza giudizio, iniziando a dare forma e senso a ciò che ora sembra solo un vortice.
Con rispetto e sincera vicinanza,
Dott.ssa Tonia Caturano
Dott.ssa MARIELLA BELLOTTO
Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Psicologo
Vicenza
Ciò che descrivi è un vero attacco di panico, un’esperienza intensa ma curabile. La terapia cognitivo-neuropsicologica (o cognitivo-comportamentale) è altamente efficace per interrompere il circolo “paura dell’ansia → più ansia → panico”, aiutando il cervello a regolare l’attivazione e ridurre l’allarme di fondo.
Nella maggior parte dei casi si ottiene un netto miglioramento, spesso con l’eventuale supporto farmacologico iniziale valutato da uno psichiatra.
Con il trattamento giusto si può tornare a stare bene e a non temere più le crisi.
Mariella Bellotto
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, dal suo racconto mi viene da consigliarle di unire un aiuto farmacologico e una psicoterapia in un intervento integrato. E' meglio cercare di affrontare il prima possibile ciò che le sta capitando. L'associare i due interventi dà generalmente buoni risultati. Per quanto riguarda la psicoterapia, anche online, posso essere disponibile. Buona Giornata. Dario Martelli
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, a seguito di un così intenso episodio di panico credo sia normale è compressibile che lei si senta così attivato. Come lei stesso nota se tengo la mente attaccata a pensieri ansiosi l'ansia torna. Ma torna perchè è un po come dare ossigeno al fuoco. Più ossigeno do più la fiamma divampa e non si spenge. La terapia potrebbe aiutarla su due versanti: il primo è quello di consolidare delle strategie per lasciare andare i pensieri, e rilassarsi, dandole il tempo di far fare il decoroso all'ansia se appare, il secondo è aiutarla a comprendere le ragioni che sottostanno a quest'ansia così intensa. L'ansia non la possiamo eliminare, serve ed è fondamentale, ma va inserita e riportata nel suo range di tolleranza. Rimango a sua disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Luca Ballerin
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Varese
Buongiorno. Garantire l'efficacia della terapia è azzardato. Potrebbe intraprendere un percorso di sostegno psicologico e valutare nel corso del tempo i benefici che ne ricava e decidere così se procedere. Cordiali saluti
Cara utente,
quello che descrivi sembra essere stato un momento in cui l’ansia, che forse per molto tempo era rimasta relativamente contenuta, ha improvvisamente trovato un varco più profondo dentro di te. Non è tanto l’intensità dell’attacco in sé ad averti spaventato, quanto la scoperta che un pensiero, una semplice immagine interna, può riattivare quello stato. È come se una parte della tua mente avesse improvvisamente capito quanto sottili siano i confini tra calma e allarme, e questa consapevolezza avesse creato un senso di precarietà da cui poi è difficile distaccarsi.
Nelle tue parole si percepisce un punto molto delicato: non è l’episodio in sé che continua a pesare, ma la memoria dell’episodio. È quella memoria che crea il terreno di allarme di fondo, come se dentro di te si fosse depositata una sorta di vigilanza costante, un ascolto continuo di ogni minimo segnale interno per capire se “sta tornando”. E questo ascolto, inevitabilmente, alimenta la stessa ansia che vorresti evitare. Il corpo sente questo circuito, e lo stomaco che brucia, il sonno che si interrompe, la fatica a lasciarsi andare, sembrano tutti modi attraverso cui il tuo sistema nervoso prova a gestire qualcosa che gli è sembrato troppo improvviso e troppo grande.
Il fatto che tu sia riuscito a svolgere comunque le tue attività quotidiane, pur con fatica, indica che esiste una parte di te che continua a funzionare, anche se ora lo fa con uno sforzo maggiore. E anche il bisogno di una rassicurazione non riguarda tanto il tuo futuro, ma il desiderio di sapere se questo momento ha un senso, se può essere compreso, se esiste una direzione possibile che non ti lasci solo in quello che stai vivendo.
La fiducia nella terapia non nasce da una garanzia esterna, ma dal potersi lasciare avvicinare da qualcuno che abbia uno sguardo capace di vedere le parti di te che oggi vivono in allarme. La psicoterapia non elimina l’ansia come se fosse un sintomo da spegnere, ma offre uno spazio in cui questi movimenti interni possono trovare un linguaggio diverso dal panico. Anche l’eventuale supporto farmacologico, quando necessario, non serve a sostituire il lavoro psicologico ma a ridurre la soglia di attivazione del sistema nervoso, così che la mente possa tornare ad avere spazio per pensare.
Le tue domande non sono “troppo”, parlano di quanto questa esperienza ti abbia scosso e del bisogno di un luogo dove non doverla affrontare da solo. Ogni percorso è diverso, ma ciò che stai vivendo non è insolito per chi, per molto tempo, ha portato avanti un’autogestione dell’ansia finché un episodio più forte non ha reso visibile qualcosa che prima rimaneva più silenzioso. Non è un punto di non ritorno: è un punto in cui una parte di te chiede finalmente di essere ascoltata in un modo nuovo.
Con cura,
dott.ssa Raffaella Pia Testa
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, l'ansia che l ha accompagnata per diverso tempo ha un significato e spinge sempre di più verso una risoluzione. La psicoterapia funziona, ma deve trovare una persona di cui fidarsi e alla quale affidarsi. Forse è proprio il tema della fiducia che rende difficoltoso richiedere aiuto? Ci pensi e consideri che a questo punto un aiuto è fondamentale per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
quello che descrivi corrisponde a un episodio di attacco di panico con successiva ansia anticipatoria, cioè la preoccupazione di rivivere nuovi attacchi. È normale che dopo un’esperienza intensa come quella tu percepisca una “vigilanza” costante, un’iperattivazione del corpo e della mente, e una difficoltà a interrompere il circolo ansioso. I sintomi fisici che riporti, come la tensione allo stomaco e l’insonnia, sono comuni in questi momenti.

Il fatto che tu riesca comunque a portare avanti le tue attività quotidiane è un segnale positivo, anche se la fatica è comprensibile. È normale temere che ogni pensiero possa scatenare un nuovo attacco: questa è spesso la fase in cui l’ansia diventa “autosorvegliata”, aumentando la percezione di impotenza.

La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, ha dimostrato grande efficacia nel trattamento degli attacchi di panico e dell’ansia anticipatoria. Attraverso tecniche mirate puoi imparare a gestire i pensieri intrusivi, ridurre la reattività fisica e interrompere il circolo vizioso dell’ansia. In alcuni casi, può essere utile anche il supporto farmacologico, che va valutato caso per caso da uno specialista. Con un percorso strutturato è possibile ottenere un miglioramento significativo e duraturo.

Ti consiglio di approfondire la situazione con uno psicoterapeuta qualificato, che possa valutare il tuo caso specifico e proporti un percorso personalizzato di trattamento.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Luciana Bastianini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve,

La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. È comprensibile che stia attraversando un momento particolarmente complesso, dove la combinazione di ansia e paura stia creando una sensazione di sofferenza e confusione. L’ansia ha il potere di amplificare la nostra percezione, facendoci credere che la situazione che stiamo vivendo non finirà mai, ma è importante sapere che, con il giusto supporto, è possibile trovare un equilibrio. Questo, naturalmente, richiede tempo, pazienza e impegno.
Per quanto riguarda l'efficacia della terapia, la psicoterapia può davvero fare la differenza, in particolare la CBT (Terapia Cognitivo-Comportamentale), che è ampiamente indicata per il trattamento dell’ansia e degli attacchi di panico. La CBT lavora sui pensieri disfunzionali, aiutando a interrompere il circolo vizioso che alimenta l'ansia, permettendo di ridurne l'intensità nel tempo. In molti casi, i benefici sono significativi, migliorando il senso di controllo e di serenità.
Aggiungo che, in alcuni casi, un approccio integrato che combini psicoterapia e supporto farmacologico può essere particolarmente efficace, soprattutto se l’ansia è particolarmente debilitante. I farmaci possono essere utili per gestire i sintomi più immediati, mentre la psicoterapia lavora a lungo termine per affrontare le cause e fornire strategie di coping durature.
Capisco la sua preoccupazione di uscire da questa spirale di ansia e di ritrovare la fiducia in sé. Le assicuro che questo è possibile, sebbene il processo possa richiedere tempo e impegno. La terapia non solo può aiutarla a ridurre i sintomi, ma le fornirà anche gli strumenti per affrontare le sfide quotidiane con maggiore serenità e consapevolezza.
Infine, so che può esserci un certo scetticismo o paura all'inizio, ma la sua riflessione su questi temi dimostra una grande volontà di cambiare. Questo è un passo molto importante verso la consapevolezza e il benessere.

Resto a disposizione qualora decidesse di intraprendere un percorso psicoterapeutico. Sarà un piacere per me supportarla in questo cammino.

Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
 Pina Sciommarello
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
buongiorno, ciò che lei descrive è il classico meccanismo che si instaura dopo un attacco di panico, formando un circolo vizioso. La paura della paura.
L'ansia porta emozioni negative, intense con un senso di catastrofe. Provoca davvero un malessere intenso che condiziona la vita tanto da portare la persona sempre più ad un ritiro. Ma l'ansia non è solo questo.. va considerata come un campanello d'allarme che vuole avvisarci che c'è qualcosa che non va, qualcosa di non risolto che ci portiamo dentro. Può darci l'occasione per risolvere conflitti interni, vissuti traumatici. La psicoterapia aiuta a comprendere cosa si nasconde dietro gli stati d'ansia. Alle volte, inizialmente, può essere utile una terapia farmacologica per alleviare i sintomi, ma è la psicoterapia che può aiutare davvero a sciogliere gli stati d'ansia.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

gli attacchi di panico al pari di altri disturbi d'ansia possono esser trattati con successo attraverso l ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. Si affidi quanto prima sia ad uno psicoterapeuta che ad uno psichiatra, vedrà che con il tempo potrà uscire dalla morsa dei suoi sintomi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buonasera,
l’attacco di panico, l’ipervigilanza, il senso di allarme, il controllo delle reazioni corporee, la difficoltà nel vedere la fine sono tutte manifestazioni e sensazioni associate ad episodi acuti di ansia. La sua ansia sta comunicando qualcosa da riconoscere e decifrare.
La terapia ed il lavoro psicoterapeutico servono proprio a questo, a ridurre i sintomi, a trovarne la causa e a comprendere come mai ciò che prima riusciva a gestire ora è diventato temibile. Non chiede troppo!
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Buongiorno, grazie a lei per aver condiviso. Un episodio intenso di ansia notturna con percezione di panico, difficoltà a dormire, allerta costante nei giorni successivi e paura di rivivere l’episodio, può averla lasciata con la sensazione di un “circolo vizioso” difficile da interrompere. Molte persone, dopo un episodio acuto, riferiscono una fase di ipervigilanza simile, soprattutto quando scoprono quanto rapidamente un pensiero possa riattivare l’ansia. Dal punto di vista psicologico, ciò che descrive rientra in un quadro in cui paura dell’ansia, anticipazione e monitoraggio interno possono intensificare il disagio. Questo non significa che la situazione sia senza sbocchi. I percorsi clinici (psicoterapia e quando necessario, valutazione psichiatrica) vengono impiegati proprio per lavorare su questi meccanismi. La richiesta di rassicurazione sull’efficacia dei trattamenti è legittima e comprensibile. Molte persone con esperienze simili riportano benefici significativi attraverso un percorso strutturato, in un contesto sicuro e professionale.
Il fatto che stia continuando le attività quotidiane, pur con fatica, indica che sta affrontando una fase impegnativa, ma non è “bloccato”. Questo è un elemento clinicamente rilevante che un professionista terrà in considerazione.
Rivolgersi ad uno psicoterapeuta non significa “chiedere troppo”, ma riconoscere che il disagio merita uno spazio competente, rispettoso ed etico. In un percorso professionale, le decisioni su come procedere, incluso se valutare anche un supporto farmacologico tramite uno specialista medico, vengono discusse insieme, con trasparenza e nel pieno rispetto della persona. Cordialmente, AM
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.mo, i disturbi di cui parla meriterebbero un’attenzione più approfondita: l’ansia che sperimenta sicuramente è l’esito di qualche aspetto di sé e della sua esperienza che per ora non è in grado di cogliere e capire. Una psicoterapia può certamente aiutarla a sciogliere quei nodi che le impediscono di vivere con serenità la sua vita: tenga presente che un lavoro psicoterapeutico richiede un po’ di tempo e pazienza, ma può essere molto utile. In ogni caso, prima di qualunque intervento occorre valutare meglio di cosa si tratta all’interno di una consultazione in cui potrà descrivere quanto le sta accadendo e sentire il parere che le viene offerto. SG
Salve, capisco come possa si possano vivere dei momenti proprio difficili in questi frangenti. E' però proprio possibile lavorare sui momenti di panico attraverso un lavoro specifico, talvolta anche senza farmacoterapia. Questo sarebbe da valutare ma prima sarebbe utile avere una comprensione di come i momenti di panico funzionino nello specifico

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