Buongiorno, scrivo per chiedere un parere psicologico. Cercherò di essere il più breve e chiara pos

25 risposte
Buongiorno, scrivo per chiedere un parere psicologico.
Cercherò di essere il più breve e chiara possibile schematizzando una buona parte del testo.
Ho 22 anni e mi sono fidanzata con un ragazzo più grande di me di 2 anni,quando io ne avevo 18.
Anno 2018
Conosco questo ragazzo e diventiamo amici.Lui ha una cotta per me ma io non ricambio i suoi stessi sentimenti,e restiamo amici per i successivi 4 anni.
Anno 2021
Marzo
Approfondiamo la nostra amicizia e diventiamo molto intimi.
Maggio
Capisco di star sviluppando dei sentimenti per lui,mi chiede di fidanzarci e ci mettiamo insieme.So che è tipico dell'innamoramento,ma andava veramente tutto a meraviglia.Lui mi dice che io sono stata la sua prima volta(nonostante sua staro fidanzato negli anni precedenti),come lui lo è stato per me
Agosto
Scopro per caso mentre guardavamo insieme vecchie foto dalla sua galleria,degli screen di una chat risalente a prima che ci fidanzassimo.Era una chat risalente a prima del fidanzamento,con la sua ormai ex,che mi ha fatto capire che mi aveva mentito riguardo alla prima volta.Lì mi sono sentita umiliata e tradita,presa in giro.Come giustificazione,mi disse che era stato un brutto periodo e che lui stesso cercava di dimenticarlo.Mi confessò anche che a giugno l'aveva risentita perché aveva saputo che lei stava poco bene.Scopro inoltre,che ad aprile(un mese prima di fidanzarci,ma già eravamo in una sorta di frequentazione)la vedeva/sentiva ancora in maniera sporadica mentre si vedeva già con me e lui dice di non ricordare bene i tempi.In ogni caso,passiamo un brutto periodo ma restiamo insieme
Tra il 2021 e il 2024,va tutto mediamente bene.In questi anni,vengo due volte a sapere che lui scrisse a delle ragazze.Alla prima ragazza solo un ciao(la ragazza era amica di una mia amica che mi disse tutto,e quindi non rispose sapendolo impegnato).Della seconda ragazza invece,mi inviò la chat un profilo falso.Non si dicevano nulla di compromettente,ma comunque lui entrambe le volte mi disse di non ricordare.
Anno 2024
Novembre
Lo lascio per una sua azione nei miei confronti,che mi faceva vivere male la relazione.Non approfondirò perché è proprio una cosa estranea a tutto.In ogni caso,restiamo comunque amici senza mai distaccarsi completamente
Anno 2025
Ci ri-avviciniamo,tutto è veramente rose e fiori(ancora per poco)
Marzo 2025
Mi dice di voler partire con dei suoi "colleghi" per Madrid.A fine marzo partono.Casualmente,vengo a scoprire che in realtà è partito da solo con 3 sue COLLEGHE,di cui una estranea,non la conosceva nemmeno.Stando nella stessa stanza.
Da lì tutto precipita,e inizia un periodo molto molto teso.Non torniamo insieme ufficialmente,lo rendo chiaro(sia a voi che a lui),ma comunque restiamo in contatto.
Adesso siamo in un momento veramente pessimo,in cui litighiamo molto spesso,per vari motivi
Lui non mi fa sentire importante nella sua vita,mi sento sempre messa in secondo piano.Non si prende mai davvero del tempo per parlare quando c'è un problema.In chat una discussione dura 3 giorni,per vederci invece e risolvere,ogni volta è come se mi mettesse in attesa,invece di venire alla prima occasione.Lui comunque studia e nel fine settimana lavora,ma ciò che chiedo non è molto,anche solo mezz'ora quando finisce di lavorare,mi farebbe sentire considerata.
Io voglio capire perché.Perchè mi mente,mi nasconde le cose?
Dopo il viaggio a Madrid,lui mi aveva detto che si sarebbe fatto perdonare, che mi avrebbe fatto vedere che sarebbe cambiato e che sarei stata la sua priorità.Ma ovviamente non ha fatto nulla di tutto ciò.Quando discutiamo,lui mi dice sempre le stesse cose:fidati,stavolta te lo dimostrerò con i fatti,voglio l'opportunità per farti vedere che sei la cosa più importante per me,ecc ecc.Poi però mica fa niente...Addirittura durante una delle discussioni,quando gli ho "rinfacciato" che anche se aveva detto che si sarebbe fatto perdonare,non si era veramente impegnato per ciò,lui mi disse che quando si dice così non si fa veramente qualcosa in più,ma al massimo qualche piccola attenzione per risanare il rapporto.Io non capisco perché si comporta così.Lui non è un cattivo ragazzo,negli anni ha fatto molto per me(ad esempio,in un momento di difficoltà emotiva per miei problemi,mi ha pagato qualche seduta dallo psicologo di sua volontà).Però non capisco perché agisce come se non gli importasse,quando dice che io sono la persona più importante della sua vita,e poi se gli dico di non volerlo più sentire per i suoi comportamenti,si presenta per parlare coi suoi comodi ad esempio.Oppure,si sente sempre "al sicuro" di fare come vuole quando si tratta di me:di annullare se dovevamo vederci,spostare,ritardare,tutto sempre in favore di altri e se stesso.Con le parole si impegna sempre quando litighiamo,mi dice che ho ragione,che cambierà,ma poi tutto non si trasforma in fatti...e lui non cambia mai,lo dice e basta,quando in realtà basterebbe poco.Perchè ha così difficoltà a "sforzarsi" per realizzare questo poco?Non valgo abbastanza per lui?Perchè non riesce ad essere sincero con me?Ha rovinato tutto per il suo egoismo
Grazie...
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
dal suo racconto emerge una storia lunga e complessa, in cui si sono intrecciati affetto, delusione e speranza. È comprensibile che oggi si senta confusa: da un lato ricorda i momenti positivi e i gesti di cura, dall’altro è ferita da bugie, mancanze e incoerenze.
Spesso, quando in una relazione ci si trova a giustificare ripetutamente comportamenti che feriscono, si finisce per spostare l’attenzione dal proprio benessere alla ricerca di spiegazioni sull’altro. In realtà, la domanda più utile da porsi non è tanto “perché lui si comporta così?”, ma “come mi sento io in questa relazione?” e “quale spazio c’è per me, davvero?”.
Le difficoltà che descrive – la scarsa trasparenza, la mancanza di presenza e coerenza – indicano un disequilibrio che può logorare anche l’amore più forte. Comprendere se valga la pena restare o se sia il momento di proteggersi passa dal riconoscere il proprio valore e i propri bisogni, non solo le promesse dell’altro.

Dott.ssa Sara Petroni

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Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Cara, dalle tue parole si percepisce tutta la delusione e la stanchezza emotiva che stai vivendo. Hai investito molto in questa relazione, cercando di comprenderlo e di dare nuove possibilità, ma sembra che le promesse non si siano mai trasformate in fatti concreti.
Quando una persona dice di voler cambiare ma non riesce a farlo, spesso non è perché non prova affetto, ma perché non è in grado di assumersi pienamente la responsabilità che un rapporto richiede. Dire “cambierò” è facile; mettere in pratica quel cambiamento implica invece una profonda consapevolezza di sé e un impegno costante.
Tu non chiedi troppo: desideri sincerità, rispetto e presenza. Se lui non riesce a offrirli, questo non significa che tu non abbia valore, ma che stai cercando profondità in una persona che forse non è ancora pronta a dartela.
A volte l’amore non basta: serve anche maturità emotiva. E allora la vera forza diventa proteggere te stessa da chi, pur dicendo di amarti, ti fa sentire sempre in secondo piano.
Dott.ssa Susanna Scainelli
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Albino
Buongiorno, difficile rispondere alle sue domande senza approfondire, le suggerirei di iniziare un percorso psicologico che possa aiutarla a comprendere e gestire al meglio tali situazioni relazionali. Se ne avesse necessità sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
Buongiorno,
la sua lettera racconta con grande lucidità un percorso fatto di speranze, delusioni, tentativi di chiarimento e dolore. È evidente quanto lei abbia investito in questa relazione, cercando di comprenderlo e di dare nuove possibilità, nonostante le ferite e la mancanza di coerenza da parte sua.

Da come scrive, emerge una giovane donna capace di introspezione, leale, che desidera costruire un rapporto sincero e reciproco. Il problema non è in ciò che lei “non vale”, ma nel fatto che lui non è disposto (o non è in grado) di darle ciò che chiede: presenza, rispetto, continuità, verità. Le sue promesse non mantenute e la tendenza a minimizzare le sue mancanze sono segnali di una relazione sbilanciata, dove lei dà molto e riceve poco.

A un certo punto, per quanto possa essere difficile, bisogna spostare lo sguardo da “perché lui è così” a “perché io continuo a restare dove sto male”.
Non si tratta di diventare cinici o freddi, ma di capire che l’amore non basta se non è accompagnato da responsabilità e maturità emotiva.

Andare oltre, per lei, non significa dimenticare tutto o cancellare ciò che è stato. Significa scegliere di non fermarsi più dove viene fatta aspettare, dove le sue esigenze vengono ignorate, dove il suo valore dipende dalle attenzioni di qualcun altro.

A volte chiudere davvero è un atto di cura verso se stessi, il primo passo per lasciare spazio a un futuro in cui l’amore non faccia più male.
Le auguro di ritrovare forza, fiducia e serenità nel costruire relazioni che le restituiscano rispetto e leggerezza.

Un caro saluto
Annalia Rossi
Cara utente,
dal racconto traspare un terreno poco sincero e trasparente in sentimenti, pensieri e comportamenti. Rimango a Sua disposizione per un supporto psicologico on-line o nel mio studio, mirato a queste difficoltà, che sono il visibile di dinamiche interne di entrambi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Sonia Ballocco
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
credo che quello che occorre che impari ad esplorare non è l'altro, ma che accade in te stessa quando l'altro si comporta ...
Un percorso terapeutico ti aiuterebbe a costruire le tue sicurezze e a individuare le tue strategie per scegliere, decidere in autonomia e stare bene.
Un cordiale saluto
DOtt.ssa Marzia Sellini
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno — grazie per aver raccontato tutto con chiarezza. Hai fatto bene a spiegare cronologia e fatti: da quello che scrivi emerge molto dolore, confusione e la sensazione di non essere considerata abbastanza. Ti do qui un parere pratico e sintetico.
Cosa sembra succedere (ipotesi, non una diagnosi)


C’è una forte discrepanza tra le parole di lui e i suoi comportamenti: promette impegno ma non modifica le azioni.


Questo crea una ferita ripetuta che mina fiducia e autostima: ti senti rimpiazzabile e messa “in secondo piano”.


Possibili dinamiche che spiegano il comportamento di lui (senza giustificarlo): difficoltà a prendersi responsabilità emotiva, evitamento quando c’è impegno concreto, tendenza a privilegiare comodità personali, o semplicemente scarsa attenzione empatica.


Le menzogne o le omissioni passate (prime volte, chat, viaggi) sono indicatori importanti: la fiducia è stata intaccata più volte ed è difficile da ricostruire se i comportamenti non cambiano.


Cosa puoi provare a fare, subito (azioni pratiche)


Nomina il comportamento, non la persona: quando parli con lui, usa frasi chiare e concrete — es. “Quando annulli all’ultimo minuto o non rispondi per giorni mi sento trascurata; ho bisogno di almeno 30 minuti quando torni dal lavoro per parlare”.


Chiedi impegni misurabili e temporizzati: non promesse vaghe ma azioni specifiche (es. “per due settimane, quando litighiamo, ci vediamo entro 48 ore” oppure “ogni sabato mezz’ora senza telefono”).


Concorda conseguenze chiare se gli impegni non vengono rispettati (es. sospensione degli incontri, o prenderti tempo per decidere sul futuro della relazione). Le conseguenze sono ciò che dà credibilità ai confini.


Osserva i fatti: parole che non si traducono in azioni indicano che il problema non è mancanza di amore ma di volontà/abilità di cambiare. Valuta onestamente se per te bastano le parole o servono i fatti.


Proteggi la tua emotività: cura il sonno, il sostegno sociale (amiche/famiglia), e limita le riaperture continue se non portano miglioramenti concreti.


Quando chiedere aiuto professionale (per te e/o come coppia)


Se senti che la fiducia non si ricostruisce nonostante accordi concreti.


Se ti accorgi di perdere autostima, di sentirti costantemente ansiosa o depressa, o se i litigi diventano fonte continua di malessere.


Se tu e lui volete provare a ricostruire la relazione ma non riuscite a cambiare le dinamiche da soli: la terapia di coppia può aiutare a rendere visibili i pattern e a insegnare strumenti concreti di cambiamento.


Se invece preferisci chiarire i tuoi confini e lavorare sulla tua autostima/attaccamento, la terapia individuale (approcci cognitivo-comportamentali, mindfulness, o EMDR per traumi/ferite relazionali quando indicato) può essere molto utile.


Quando restare e quando lasciare (criteri pratici)


Restare può valere la pena se vedi cambiamenti concreti ripetuti nel tempo, responsabilità presa da parte sua e rispetto dei confini.


È invece consigliabile allontanarsi se il modello è ripetuto da anni (parole → promesse → nessun cambiamento) e questo continua a farti male: nessuno merita di essere sistematicamente messo in secondo piano.


Conclusione
Il tuo dolore è comprensibile e le tue domande sono legittime. Ti suggerisco di approfondire questa situazione con uno specialista che possa aiutarti a chiarire i tuoi bisogni, a mettere limiti efficaci e a decidere (con più sicurezza) il da farsi, sia individualmente sia eventualmente in coppia.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Ciao! Dal tuo racconto appare molto chiaramente come i vostri stili relazionali siano molto differenti, e questo innesca una relazione disfunzionale. E' comprensibile che il fulcro dei tuoi pensieri sia: "Cos'ha lui che non va, perché non riesce a impegnarsi?". Ma in realtà, difficilmente potrai trovare risposte a queste domande, o comunque riuscire un giorno a "cambiarlo". La cosa migliore che puoi fare adesso è provare a cambiare prospettiva e chiederti invece: "Cosa c'è in me che nonostante tutto mi tiene ancora legata a lui?". Ovviamente, per rispondere a questa domanda, potrebbe essere fondamentale un percorso psicologico, che ti porti a una maggiore consapevolezza, utile sia a riuscire a gestire meglio questo rapporto, sia, se necessario, a lasciarlo andare.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, le sue parole raccontano con grande lucidità e sensibilità un percorso di relazione lungo, intenso e pieno di contraddizioni emotive. Si percepisce chiaramente quanto lei abbia investito affettivamente, quanto abbia cercato di capire e di trovare un senso in un legame che, pur avendo avuto momenti positivi e autentici, le ha portato anche molta sofferenza e confusione. È evidente che le sue domande non nascono solo dalla delusione, ma dal bisogno profondo di comprendere il perché di certi comportamenti, e soprattutto di capire se ciò che accade significa che non vale abbastanza per l’altro. Quando in una relazione si alternano vicinanza e distanza, promesse e delusioni, parole affettuose e comportamenti incoerenti, la persona che ama tende a vivere un continuo stato di tensione. Da un lato c’è la speranza che l’altro cambi, che dimostri concretamente ciò che dice; dall’altro la realtà mostra che questo cambiamento non arriva mai davvero. Ciò genera un forte senso di insicurezza, come se la fiducia dovesse essere continuamente ricostruita. Con il tempo, questo meccanismo logora e spinge a dubitare non solo del partner, ma anche di se stessi, fino a chiedersi se si sta pretendendo troppo o se si è la causa del problema. Spesso, in situazioni come la sua, l’incapacità dell’altro di essere coerente o di impegnarsi davvero non dipende da una mancanza di valore da parte sua, ma da difficoltà interne alla persona stessa. Ci sono persone che, pur provando affetto, faticano a sostenere la responsabilità emotiva di un legame stabile: possono dire ciò che sentono nel momento, ma poi non riescono a trasformare le parole in azioni concrete. È come se le loro buone intenzioni restassero a metà strada, perché affrontare davvero un conflitto, assumersi la fatica di riparare, o mostrarsi vulnerabili richiede una maturità emotiva che non sempre si è in grado di mettere in campo. Lei, invece, appare come una persona molto riflessiva, che cerca coerenza, verità e reciprocità. È naturale che si senta ferita e delusa quando l’altro non risponde con lo stesso impegno, perché per lei la relazione rappresenta un luogo di sincerità e costruzione, non di giochi di attesa o promesse non mantenute. È importante che non interpreti i comportamenti di lui come una misura del suo valore personale. L’amore e la dedizione che ha dimostrato non sono “troppo”, ma semplicemente l’espressione di chi desidera vivere un legame autentico. Può essere utile, in questo momento, spostare l’attenzione da ciò che lui fa o non fa, a ciò che lei prova quando questo accade. Non tanto per giudicare o punire, ma per ascoltare se stessa e chiedersi cosa davvero la fa stare bene e cosa, invece, la lascia svuotata e triste. Spesso si rimane intrappolati nel tentativo di capire l’altro, ma il vero passo avanti avviene quando si riconosce ciò che si merita e si inizia a tutelarlo. Questo non significa chiudere necessariamente la relazione, ma ridare priorità al proprio equilibrio emotivo, imparando a non accettare dinamiche che, nel tempo, tolgono più di quanto diano. Lei non deve cambiare per essere scelta o amata nel modo giusto. Deve solo permettersi di comprendere che l’amore, quando è davvero sano, non chiede di farsi più piccoli, più pazienti o più forti, ma fa sentire al sicuro, rispettati e ascoltati. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sofia Minni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno,
da quanto descrive, sembra che nella relazione si sia verificato un momento di rottura — o un progressivo allontanamento — che ha generato una distanza emotiva tra lei e il suo partner. È possibile che alla base vi siano elementi di scarsa chiarezza o trasparenza, aspetti che sarebbe utile esplorare con maggiore attenzione.
Un punto di riflessione importante riguarda la fase di vita che il suo compagno sta attraversando: si trova in un momento particolarmente complesso o di cambiamento? Comprendere il contesto personale e relazionale dell’altro può aiutare a leggere e spiegare meglio i suoi comportamenti.
Rispetto al suo ultimo quesito, potrebbe essere utile iniziare a lavorare sulla definizione di confini relazionali più funzionali. In alcuni casi, la tendenza a essere sempre disponibili può consolidare dinamiche sbilanciate nel rapporto. Introdurre gradualmente dei limiti chiari — ad esempio non essere sempre reperibile o accettare passivamente la cancellazione di appuntamenti importanti — può contribuire a ristabilire un equilibrio più sano e rispettoso per entrambe le parti.
Dott. Alessandro Rigutti
Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gentile utente, da come descrive la vostra storia, si avverte quanta cura e quanta dedizione ci siano state da parte sua. Ha investito molto in questa relazione, e ogni volta che qualcosa si incrinava, sembrava pronta a concedere un’altra possibilità, forse perché in fondo sentiva che, nonostante tutto, tra voi c’era qualcosa di importante. Allo stesso tempo, però, emerge anche la fatica: quella sensazione di non sentirsi davvero al centro, di essere spesso messa “in attesa”, mentre l'altro promette cambiamenti che poi faticano a realizzarsi. A volte, nelle relazioni, può crearsi una specie di equilibrio instabile, dove l’altro diventa una figura che si rincorre: si cerca di capire, di avere conferme, di sentire finalmente che ci sceglie davvero. E questo rincorrere può diventare un modo, quasi inconsapevole, per restare legati a un’immagine dell'altro, più che alla persona concreta che oggi viviamo quotidianamente. Credo che in un momento così delicato possa essere importante provare a chiedersi se, in questo continuo cercare spiegazioni e promesse, non si stia perdendo un po’ il contatto con i propri bisogni, con il diritto di sentirsi tranquilla, rispettata, vista. Forse, più che capire fino in fondo perché lui agisca così, può essere utile provare a portare l’attenzione su ciò che questa relazione muove dentro di lei, sulle emozioni, sulle attese, su quello che desidera e che forse non trova più. Da lì, piano piano, può nascere una consapevolezza diversa, meno legata al bisogno che l’altro cambi, e più vicina al suo modo di volersi bene. Un caro saluto
Gent.ma utente,
grazie per il suo resoconto degli ultimi anni di relazione, molto dettagliato ed esauriente.
Tutte le domande che rivolge a noi e, implicitamente, al suo ragazzo, perché non le rivolge a sé stessa?
Ci ha elencato una lunghissima serie di valide testimonianze per definire il suo malessere in questa relazione, per mostrare tutti i comportamenti del suo ragazzo che le danno fastidio, che le mancano di rispetto e di attenzione. Eppure, è qui a chiedersi perché lui si comporta così, perché non si sforza verso di lei...
Forse, è il tempo di ricominciare a pensare con la sua testa e non con quella degli altri. Smetta di chiedersi perché lui si comporta in un certo modo, quello che pensa o come giudica. Dovrebbe ricostruire la sua autostima a partire dai suoi personali valori e bisogni, riaffermando un'autonomia e una libertà che appare precaria. Cercare di star bene, ed essere felice, è un suo merito e non deve derivare dalla volontà di nessun altro. Non consenta agli altri di decidere cosa le piace fare, come le piace essere e apparire e come desidera essere trattata e sentirsi all'interno di una relazione. Abbia sempre il margine mentale per decidere lei cos'è meglio per sé stessa e lotti per averlo, con tutte le armi che ha disposizione, i suoi attributi più importanti, le qualità più belle del suo carattere, le sue conoscenze e competenze.
Vivere una relazione positiva significa lottare entrambi per lo stesso identico obiettivo, avere le stesse intenzioni, la stessa motivazione a far star bene l'altra persona e condividere spazi, tempi, esperienze, interessi, decisioni importanti. E' un compromesso positivo per entrambi, non per una sola delle parti in gioco, e l'impegno per far funzionare le cose deve essere lo stesso, neanche una virgola differente, sennò si può sviluppare una pericolosa dipendenza affettiva da una parte, e manipolazione dall'altra.
Dedichi tempo a questa riflessione e si conceda l'opportunità di mettere sé stessa in cima alla lista di priorità. Valuti la possibilità di essere supportata da un professionista per avere un confronto serio e strutturato in questo percorso di autonomia e auto-determinazione.
Può contattarmi, se vuole, per approfondire il discorso.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Ilaria Innocenti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, mi sembra centrale, in questa situazione, concentrarsi e porsi delle domande sull'amore e la stima verso sé stessi. Una fragilità dell'io (non so in che direzione, visto che non ho una conoscenza diretta della persona) può portare una persona, a un livello non consapevole, e dunque in contrasto con la volontà (parole e fatti non corrispondono), a creare dei rapporti non autentici, in cui l'altro è un "oggetto" e non un "altro da sé", o, d'altra parte, anche a creare rapporti poco felici, che generano molta sofferenza. Spero di essere stata utile. Un saluto, Ilaria Innocenti
Dott.ssa Ester Negrola
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, grazie per aver condiviso la situazione complessa che stai vivendo. Spero, con questa breve risposta, di riuscire a fornirti qualche spunto di riflessione.
Inizio dicendoti che a volte, quando una persona che sappiamo ci vuole bene ci mente o ci nasconde delle cose, non lo fa necessariamente per cattiveria, ma piuttosto per evitare conflitti, sensi di colpa o conseguenze. Probablimente è il modo che ha imparato per gestire la responsabilità emotiva derivante dalle relazioni. Nel suo caso, potrebbe esserci una difficoltà a tollerare la frustrazione o il confronto diretto...promettere di cambiare e poi non agire può essere un modo per calmare il momento, rimandando però il vero impegno che il cambiamento richiederebbe. Come cantano i Subsonica, “sono cambiamenti solo se spaventano” ma senza quello spavento iniziale, senza lo sforzo di uscire dalla propria zona di comfort - quella garantita dai meccanismi di comportamento e dalle abitudini affettive che conosciamo - non è possibile cambiare davvero, crescere e trasformarsi, nè come singoli individui nè tantomento in una relazione affettiva di coppia.
Ti invito ora a cambiare prospettiva, ponendo te stessa, e non lui, al centro delle domende che ti fai; ad esempio mi verrebbe da chiederti come mai tu continui a tollerare comportamenti che ti fanno soffrire. Può essere che dietro questa perseveranza si celino dei tuoi desideri, come quello di essere vista e considerata importante, la paura di perdere l’altro, o la speranza che l’amore possa bastare a trasformare qualcuno. Ma l’amore, da solo, non basta se non è accompagnato da reciprocità, rispetto e responsabilità emotiva.
Riflettere su questo significa spostare l’attenzione da lui (dalle sue mancanze, dalle sue promesse) a te e ai tuoi desideri più autentici. Chiediti: cosa ti serve davvero per stare bene in una relazione? Cosa stai accettando pur di non perderlo? E cosa perderesti davvero, se continuassi ad inseguire un cambiamento che, nei fatti, non arriva?

Un caro saluto - Dott.ssa Ester Negrola
Dott.ssa Susanna Minaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Cantù
Buongiorno,
dalle sue parole emerge una grande sofferenza ma anche il desiderio sincero di capire e dare un senso a ciò che sta vivendo.
La sua storia racconta di un legame lungo e intenso, dove probabilmente si sono intrecciati affetto, fiducia, delusione e una continua speranza di cambiamento. È comprensibile che oggi si senta confusa e stanca: quando una relazione alterna momenti di vicinanza profonda a episodi di bugie, mancanze e promesse non mantenute, è naturale che si crei incertezza e si perda fiducia.
Il suo bisogno di chiarezza e di reciprocità è legittimo: in una relazione sana, le parole dovrebbero essere accompagnate da comportamenti coerenti, e l’impegno non può essere unilaterale.
Spesso, quando una persona tende a “rimandare” o a giustificarsi, può non essere pienamente consapevole del proprio modo di stare in relazione o non essere pronta ad assumersi responsabilità emotive. Tuttavia, questo non significa che lei “non valga abbastanza”, ma piuttosto che tra voi esiste una diversa disponibilità affettiva.
In questo momento potrebbe esserle utile concentrarsi sui suoi bisogni e sui suoi limiti: chiedersi cosa desidera davvero da una relazione, cosa la fa sentire rispettata e serena, e cosa invece la fa stare male. Dare valore al proprio benessere emotivo è il primo passo per costruire legami più autentici e reciprocamente appaganti.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Ciao, la situazione sarebbe da approfondire, potresti riprendere le sedute psicologiche. Grazie per il racconto molto chiaro preciso.
Dott. Damiano Maccarri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissima,
dalla sua lunga descrizione, mi sembra di capire che se questo ragazzo è così importante, dovrebbe, prima di tutto, essere lei per prima a farsi rispettare. Nel concreto, questo significa non essere disposti a farsi prendere in giro con promesse non mantenute dai fatti. Sono sicuro che sia un bravo ragazzo e che tiene a lei, però se vuole fare un favore vero, a sé stessa e a lui, deve smetterla di assecondare ogni suo cambio di programma, ogni contraddizione, ogni mezza verità. È possibile - e qui sto solo ipotizzando - che il ragazzo stia passando un periodo particolarmente turbolento, oppure è stato abituato che le sue azioni non hanno conseguenze di cui dovrà risponderne personalmente. In ogni caso, sia ferma sulle sue decisioni. Se è sì, è sì. Se è no, è no. Questo le costerà qualcosa, ovvero deve essere disposta a rischiare di perderlo, purtroppo è così. Ma vedrà, che non solo imparerà a farsi "rispettare" nelle relazioni come nella vita, ma aiuterà anche lui a maturare nel prendersi la responsabilità delle sue azioni.
Sia sempre ottimista e coraggiosa, il mondo la ripagherà!
Cordiali saluti,
Dott. Maccarri
Dott.ssa Ilaria Cabula
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Torino
Dalle Sue parole emerge una grande stanchezza emotiva, il segno di un legame in cui la fiducia è stata messa alla prova più volte e in modi diversi. Quando nella relazione si alternano promesse, delusioni e attese, può nascere una sensazione di confusione profonda: come se ogni volta si volesse credere di nuovo, ma qualcosa continuasse a non trovare spazio nella realtà dei gesti.
È naturale che si chieda perché. Perché le parole non coincidano con i fatti, perché l’altro non riesca a farsi presente come Lei avrebbe bisogno. Spesso, ciò che ferisce non è solo la mancanza di sincerità, ma la sensazione di non essere visti davvero, di non contare quanto si vorrebbe.
Anche quando c’è affetto, un legame può diventare un luogo di fatica se non riesce più a nutrire fiducia e reciprocità. Riconoscerlo, come sta facendo, è un passaggio doloroso ma onesto: significa cominciare a guardare la relazione da un punto di vista diverso, più attento a ciò che sente e che merita.

Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Cabula
Psicologa Psicoterapeuta
Dott. Omar Saggioro
Psicologo, Psicologo clinico
Boschi Sant'Anna
Buonasera cara utente, grazie per aver scritto in maniera dettagliata gli avvenimenti importanti nella tua vita di coppia con questo ragazzo. Da quanto emerge sembra che tu senta la necessità di essere la prima scelta del tuo partner, (cosa che personalmente ritengo essere una cosa buona da pretendere dalla persona che si sceglie per vivere una relazione con basi solide) tuttavia il tuo partner sembra avvicinarsi e farti promesse che poi non si attualizzano mai nella realtà. Perciò, tenendo conto del tuo bisogno"di essere la prima scelta del tuo partner" ed essendo ogni volta frustrata con menzogne e comportamenti che ti fanno stare male e sentire la mancanza di qualcosa nella relazione, quello che ti vorrei chiedere è: che cosa ti tiene legata a lui, se con i fatti lui mostra così poco interesse, e usa menzogne?
E chiaro che in una chat non si può risolvere un problema, però dal mio punto di vista potrebbe essere un primo passo per iniziare un percorso che ti possa aiutare nel guardare ai tuoi veri bisogni, e che ti porti a ricercare persone nella tua vita che valorizzino te e le relazioni che vivi.
Ti faccio il mio augurio di trovare ciò che cerchi per te, e nella relazione.
Con l'occasione auguro a te una buona serata.
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. Comprendo il suo bisogno di chiarezza e la profonda frustrazione che traspare dalle sue parole. Ha descritto una relazione che, fin dalle sue origini, è stata minata dalla sfiducia e dalla disonestà emotiva, e il suo attuale stato di confusione è la diretta conseguenza di questa dinamica disfunzionale e protratta.
​Il punto centrale non risiede in quanto lui "non sia un cattivo ragazzo" o nelle cose positive che ha fatto (come pagarle le sedute), ma nella costante discrepanza tra le sue parole e le sue azioni. Questo divario non solo mina la fiducia, ma la fa sentire costantemente sminuita e in secondo piano.
​Analizzando la sua storia, è evidente che il suo ex partner ha mostrato un modello comportamentale persistente di evitamento della verità e di auto-protezione a discapito della trasparenza relazionale. Le menzogne iniziali sulla sua "prima volta", il nascondere le comunicazioni con altre ragazze, fino all'occultamento della vera natura del viaggio a Madrid, non sono incidenti isolati; sono manifestazioni di una difficoltà a gestire la verità e le conseguenze delle sue azioni all'interno di un impegno di coppia. Lui mente e nasconde le cose perché, in quel momento, è più facile e gli permette di evitare un confronto difficile, mantenendo al contempo il rapporto con lei.
​Quando lui le dice che "te lo dimostrerò con i fatti" e poi non agisce, non è necessariamente un segnale che lei "non vale abbastanza". È più probabile che lui stia operando in un ciclo di rassicurazione verbale e non mantenimento degli impegni. A livello psicologico, quando litigate, lui usa le parole (promesse, scuse, ammissioni di colpa) per disinnescare la sua rabbia e riportare la pace, ma senza che questo implichi un reale sforzo di cambiamento comportamentale. Il suo interesse primario sembra essere l'evitamento del conflitto immediato e la salvaguardia del suo comfort personale.
​Lei ha giustamente notato che lui si sente "al sicuro" con lei, sapendo di poter ritardare o annullare un incontro per i suoi comodi. Questo accade perché, finora, lei ha continuato ad accettare le sue scuse verbali senza imporre conseguenze definitive ai suoi fallimenti d'azione. Lui ha appreso che le sue parole sono sufficienti a placarla, e questo lo rinforza nel suo modello egoistico. La sua difficoltà a "sforzarsi" per quel "poco" che chiede non è mancanza di tempo; è mancanza di priorità e di vera volontà di cambiare un comportamento che, nel profondo, non percepisce come un problema grave per sé stesso.
​La domanda che lei deve porsi non è perché lui si comporti così, ma perché lei accetta di restare in una relazione in cui si sente costantemente sminuita, tradita e non prioritaria. Il suo valore non può e non deve dipendere dalle promesse non mantenute di un partner. Lei ha la possibilità di chiudere il circolo vizioso in cui lui usa le parole per sedare le sue legittime richieste e le azioni per dimostrare che, di fatto, lei non è la sua priorità.
Dott.ssa Maria Cristina Giuliani
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao, sono la dott.ssa Maria Cristina Giuliani, psicologa e sessuologa. Dal tuo racconto emerge un pattern stabile: promesse riparative senza continuità, “non ricordo”, opacità con terze persone e gestione evitante del conflitto. Questo attiva in te ipervigilanza e autosvalutazione tipiche del rinforzo intermittente: a parole sei priorità, nei fatti no. La domanda clinica non è perché “non si sforza”, ma quale contratto relazionale è realmente in atto: lui mantiene un legame a bassa responsabilità mentre tu desideri affidabilità e trasparenza. La fiducia non si chiede “per fede”, si costruisce con coerenza ripetuta; quindi definisci confini non negoziabili (chiarezza su terze persone, tempi certi per i confronti, impegni verificabili) e osserva l’aderenza nel tempo. Se non cambia la coerenza comportamentale, non è una tua mancanza di valore, è una incompatibilità di stili e responsabilità: scegliere in base ai fatti, non alle promesse, è già prendersi cura di te.
Dott.ssa Marta Vanola
Psicologo, Psicologo clinico
Abbiategrasso
Cara ragazza,
dalle sue parole emerge un forte bisogno di chiarezza, rispetto e coerenza emotiva. È comprensibile il suo dolore: quando una relazione è segnata da promesse non mantenute, mancanza di trasparenza e continui “ti amo, ma non ti dimostro”, si genera confusione e insicurezza profonda.
Il suo compagno sembra avere difficoltà a gestire la responsabilità affettiva e la frustrazione, rifugiandosi in parole rassicuranti invece che in comportamenti coerenti. Tuttavia, ciò che conta ora è che lei riconosca quanto questo dinamismo la faccia stare male e quanto le tolga serenità.
Le consiglio di spostare l’attenzione su di sé: capire cosa desidera in una relazione e cosa non è più disposta a tollerare. L’amore non basta se non è accompagnato da rispetto, impegno e reciprocità. Ritrovare il proprio equilibrio emotivo, anche con l’aiuto di un percorso psicologico, le permetterà di scegliere con maggiore lucidità cosa è davvero sano per lei. Cordialmente Dott.ssa Marta Vanola Psicologa
Cara utente,
quello che racconti non è solo la storia di una relazione complessa: è la storia di una parte di te che, nel tempo, ha imparato a restare legata a qualcuno anche quando questa persona manda segnali contraddittori, confusi, a tratti dolorosi.
Dietro le domande che poni — “Perché mi mente?”, “Perché mi nasconde le cose?”, “Perché non cambia?”, “Non valgo abbastanza?” — si muove un vissuto molto più profondo: il bisogno di sentirti scelta, riconosciuta, importante… e nello stesso tempo la fatica di lasciar andare un legame che ha rappresentato, per tanti anni, una presenza affettiva centrale.
La tua relazione con lui non è nata in modo neutro.
È nata dopo anni di amicizia, nel passaggio dall’essere per lui un “oggetto del desiderio non raggiungibile” all’essere la sua compagna. Per lui, probabilmente, tu hai avuto un ruolo emotivo forte da molto prima che vi metteste insieme — e questo può aver creato dinamiche di idealizzazione, aspettative, dipendenze affettive da entrambe le parti.
Quando parli dei suoi comportamenti — le bugie, le omissioni, il “non ricordo”, le attenzioni verso altre ragazze, il viaggio nascosto, l’indisponibilità a vedere i problemi, la difficoltà a esserci quando serve — non stai descrivendo un ragazzo cattivo, ma un ragazzo che sembra non riuscire a sostenere l’intimità reale, quella in cui bisogna assumersi responsabilità, coerenza, continuità.
Le sue parole vanno in una direzione (“sei la cosa più importante della mia vita”), ma i suoi atti sembrano dire qualcosa di diverso: “ti voglio nella mia orbita, ma senza modificare il mio mondo interno”.
Questo scarto tra ciò che promette e ciò che fa non nasce dalla tua mancanza di valore.
È un problema suo: una difficoltà a tollerare la frustrazione, a rinunciare a piccole gratificazioni esterne, a mantenere una linea coerente, forse anche una paura profonda di crescere davvero dentro la relazione.
Il punto, però, è un altro:
perché questi comportamenti — che ti fanno soffrire — continuano a trovarti così legata?
C’è una parte di te che resta “in attesa”:
– che lui metta finalmente te al centro;
– che dimostri quello che dice;
– che il dolore passato venga riparato;
– che ciò che non è mai avvenuto, finalmente accada.
È questo che ti tiene ancorata: la speranza che lui diventi, un giorno, la versione di sé che ti mostra solo a parole.
Ma questa speranza, più che parlare di lui, parla di te: del desiderio profondo di sentirti scelta, unica, non sostituibile.
Quando chiedi: “Perché non si sforza? Non valgo abbastanza?”
la domanda, in realtà, è un’altra: “Perché mi aggrappo a qualcuno che mi dà così poco, nonostante io abbia così tanto bisogno di essere vista?”
E qui non c’è giudizio: c’è una storia emotiva.
Molto spesso, in relazioni come questa, l’altro occupa il posto di un legame antico: quello con qualcuno da cui si è desiderato essere riconosciuti, ma che non è riuscito davvero a esserci come serviva.
Il corpo e il cuore conoscono quella dinamica e ci tornano, nella speranza — questa volta — di riuscire a cambiarne l’esito.
Non è lui a non darti il valore.
È la relazione che ti rimette continuamente in un ruolo di attesa.
La domanda più importante, forse, non è perché lui non cambia.
È: perché tu continui a sperare che possa essere diverso da ciò che mostra nei fatti?
Non c’è una risposta semplice, e non sei tu ad aver causato il comportamento di lui.
Ma c’è un lavoro possibile per te: iniziare a guardare la parte interna che si lega, che aspetta, che tollera, che giustifica, che spera oltre la realtà.
Non per condannarti, ma per comprendere quali bisogni profondi ti tengono in questo movimento circolare.
I tuoi dubbi, il tuo dolore, la tua confusione… non sono errori.
Sono segnali che una parte di te sta chiedendo finalmente spazio, verità e cura.
Con cura,
dott.sssa Raffaella Pia Testa
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente, non è la tua mancanza di valore a generare questa situazione. Quello che stai vivendo non parla di te come persona, ma della dinamica della relazione e del funzionamento emotivo del tuo partner..Ci sono promesse importanti che si ripetono da anni ma che non vengono mai tradotte in fatti concreti. Ci sono bugie, omissioni, retroscena scoperti per caso, contatti con altre ragazze, un viaggio nascosto e gesti che, puntualmente, minano la fiducia. C’è disponibilità verbale da parte sua ma poca presenza reale: dice di volerti come priorità, ma nei momenti importanti ti mette in attesa, rimanda, non affronta i conflitti e non investe tempo per riparare davvero.Questo andamento altalenante, fatto di attenzioni affettuose e poi di delusioni, alimenta inevitabilmente in te la speranza che “stavolta sarà diverso”, ma allo stesso tempo crea un forte senso di precarietà, insicurezza e confusione.Il punto centrale non è perché lo fa, ma cosa questo provoca in te.Spesso chi tende a minimizzare, mentire o evitare il confronto non lo fa per cattiveria, ma per immaturità emotiva, paura del conflitto, difficoltà a sostenere il peso delle proprie responsabilità affettive. A parole promette perché in quel momento vuole rassicurarti o rassicurare se stesso, ma poi non ha la struttura interna per rendere reali quei cambiamenti.

E tu, nel tentativo di dare un senso ai suoi comportamenti, finisci per chiederti se non sei abbastanza, se non vali abbastanza. Ma le tue richieste ,un po’ di presenza, chiarezza, sincerità, un dialogo quando c’è un problema , non sono eccessive. Sono le basi minime di una relazione sana.Quando una relazione ti fa aspettare costantemente, ti fa dubitare del tuo valore, ti lascia in sospeso per mesi o anni, significa che ti sta chiedendo molto più di quanto ti sta restituendo. E ti sta portando a investire energie emotive che non trovano un reale corrispettivo.
A questo punto ti pongo una domanda utile: cosa ti sta trattenendo in questo legame, nonostante la sofferenza che ti provoca? È la paura di perderlo, la speranza che cambi, il legame costruito negli anni o il timore di rimanere sola?
Capire questo è fondamentale, perché ti permette di uscire dal meccanismo in cui lui promette e tu aspetti, e ti aiuta a tornare al centro della tua vita affettiva.
Il tuo bisogno non è “che lui cambi”, ma essere in una relazione in cui le parole coincidono con i fatti, in cui la fiducia non debba essere ricostruita ogni mese e in cui tu possa sentirti scelta, rispettata e tranquilla.

Dottoressa Alina Mustatea
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Buonasera gentile utente,
grazie per la sua domanda. Mi arriva la sua fatica nello stare in questa situazione e mi arriva anche la sua fatica nello constatare che, a distanza di molto tempo, tutto rimane invariato.
Attualmente, ha 22 anni e mi sembra di capire che frequenta questa persona da quando ha 18 anni; questa potrebbe essere un'occasione per mettere chiarezza rispetto a cosa lei desidera all'interno di una relazione. Rispetto a quanto scrive, ci descrive nei dettagli il comportamento di questo ragazzo, e pone molti interrogativi rispetto a come lui si comporta o rispetto a come lui dovrebbe comportarsi. Ahimè, poco possiamo rispetto al al comportamento altrui.
Trovo invece interessante la domanda che lei ci pone: "non valgo abbastanza per lui?"
Mi viene da porle una domanda: Quale è il valore che lei da a se stessa? Ritengo che il nostro valore non debba essere determinato dagli altri.
Detto questo, se ne avesse le possibilità, le suggerisco di riprendere il percorso che aveva iniziato con quella psicologa, o anche con un altro professionista, in quanto potrebbe essere utile per lei approfondire quella che è la sua modalità relazionale e potrebbe aiutarla nell'aumentare la consapevolezza a riguardo.
Rimango a disposizione, anche online.
Saluti,
dott.ssa Baratto

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