Buongiorno dottori in questo periodo sto passando un periodo no, che oramai va avanti da diversi mes
24
risposte
Buongiorno dottori in questo periodo sto passando un periodo no, che oramai va avanti da diversi mesi se non erro più di 5 mesi oramai ho perso anche il conto, tutto e iniziato che un giorno mentre ero tranquillo alla scrivania che stavo vedendo un film, tutto ad un tratto mi inizio a sentire come distaccato dal mondo nel senso si capivo dove ero ecc, ma sembrava come se tutto quello che guardassi lo vedessi distante, una brutta sensazione, tutto questo fino ad oggi che ci sono momenti che più leggero ci sono momenti che molto forte, ma quello che mi preoccupa di più e il fatto che i primi giorni avevo pensieri del tipo se avevo un gelato in mano di tirarlo a qualcuno, oppure se avevo un coltello in mano mi passavano immagini in testa e così via, adesso da qualche settimana ho dei sintomi nuovi apparte quelli che avevo prima che ancora li ho, mi sono venute paure che non so manco io di cosa ho paura però c'è qualcosa che mi causa paura, tipo l'altra sera avevo una festa anche se sono uscito stavo con l'ansia come se qualcuno mi facessi del male, oppure come se da un momento a l'altro qualcuno mi spaventava, o come se da un momento a laltro mi veniva qualcosa, in più ho paura di avere delle allucinazioni, tipo mi succede che mi guardo attorno come se prima o poi vedro qualcuno anche se non ne ho mai avute, l'ultima cosa per finire ci sono momenti che quello che mangio lo sento con meno gusto come se lo sento alterato opppure con 0 gusto, in tutto questo prima avevo una memeria assurda adesso da quando mi sto sentendo così, ci soono giorno che non so se siamo lunedì o martedì, oppure devo fare qualcosa e mela dimentico, oppure faccio una cosa la mattina e il pomeriggio non mi ricordo bene cosa evevo fatto... adesso la mia domanda che vorrei porvi a voi dottori tutte queste paure che ho possono e mancanza di memoria può essere un inizio di psicosi o schizofrenia, ho ancora peggio demenza precoce, tipo la mia paura e che una mattina mi sveglio e non riconosco più i miei cari, la mia stanza ecc... non so se la psicosi può iniziare così ed evolvere oppure quello che sto vivendo non centra nulla con la schizofrenia... vi sarei grado se possono avere una risposta a questa mia paura.... per il fatto di sentirmi distaccato non e la prima volta che mi succede perchè mi era successo anche in passato anche se era durato molto di meno, per le paure invece e la prima volta... quindi per questo vorrei capire se può iniziare così oppure non centra nulla, anche perchè sono un tipo non so se collegato alla paura oppure alla mia ipocondria cerco sempre rassicurazioni sia da internet che da medici. anche perchè ho 33 anni e in famiglia non ho nessuno che soffre di queste patologie non so se può centrare qualcosa...
Gentile utente,
La ringrazio per aver condiviso con tanta precisione i sintomi che sta sperimentando. Comprendo perfettamente la sua preoccupazione e il desiderio di avere chiarezza su quello che le sta accadendo.
Prima di tutto, voglio rassicurarla su un punto fondamentale: i sintomi che descrive, pur essendo certamente disturbanti e meritevoli di attenzione professionale, non presentano le caratteristiche tipiche dell'esordio di una psicosi o schizofrenia. Le spiego perché.
Quello che sta descrivendo sembra un disturbo d'ansia con componenti dissociative. La sensazione di "distacco dal mondo" che ha sperimentato alla scrivania è quello che in ambito clinico viene chiamato derealizzazione o depersonalizzazione - fenomeni molto comuni nei disturbi ansiosi e completamente diversi dai sintomi psicotici.
La derealizzazione è quella sensazione per cui il mondo intorno sembra irreale, distante, come se lo si guardasse attraverso un vetro. La depersonalizzazione è quando ci si sente distaccati da se stessi. Questi fenomeni, benché spaventosi, sono meccanismi di difesa che il cervello attiva quando è sovraccarico di stress o ansia.
Nell'esordio di una psicosi o schizofrenia, i sintomi hanno caratteristiche molto diverse da quelli che lei descrive, veri sintomi psicotici includono allucinazioni concrete e convincenti (vedere o sentire cose che non ci sono con la certezza che siano reali), deliri strutturati (convinzioni ferme e irremovibili su cose non vere), pensiero disorganizzato grave, e progressiva perdita di contatto con la realtà. La persona in fase psicotica tipicamente non ha insight sui propri sintomi - cioè non si rende conto che qualcosa non va.
Lei invece dimostra un insight eccellente: riconosce che i suoi sintomi sono problematici, li descrive con lucidità, e soprattutto ha paura di avere allucinazioni piuttosto che averle realmente. Questo è un segno molto positivo che indica un funzionamento cognitivo sostanzialmente integro.
I pensieri di tirare il gelato a qualcuno o le immagini con il coltello che ha sperimentato sono quello che chiamiamo "pensieri intrusivi" o "ossessioni aggressive". Questi pensieri sono estremamente comuni nei disturbi d'ansia e nell'episodio ossessivo-compulsivo, e sono caratterizzati proprio dal fatto che spaventano molto la persona che li prova - segno che sono ego-distonici, cioè contrari ai suoi valori reali.
È importante capire che questi pensieri non predicono comportamenti futuri né indicano pericolosità. Sono piuttosto il risultato di un cervello ansioso che produce "rumori di fondo" mentali disturbanti.
L'evoluzione dei suoi sintomi verso paure più generiche e vaghe (paura di essere spaventato, di subire del male, di avere allucinazioni) è tipica di come si sviluppano i disturbi d'ansia quando non vengono trattati adeguatamente. L'ansia tende a generalizzarsi e a creare quello che chiamiamo "ansia dell'ansia" - la paura di provare paura.
I deficit di memoria e concentrazione che descrive sono conseguenze molto comuni dell'ansia cronica. Quando il cervello è costantemente in stato di allerta, le risorse cognitive disponibili per memoria e attenzione si riducono significativamente. Questo spiega perché non ricorda che giorno è o cosa ha fatto al mattino.
Questo tipo di problemi cognitivi legati all'ansia sono completamente reversibili con il trattamento appropriato, a differenza dei deficit cognitivi che si verificano nelle demenze o nei disturbi neurodegenerativi.
Anche l'alterazione del gusto che menziona può essere collegata all'ansia. Lo stress cronico può influenzare i recettori del gusto e l'appetito, creando quella sensazione di cibo insapore o dal gusto alterato.
È fondamentale comunque che si rivolga a uno psicologo clinico per una valutazione approfondita. Non per confermare le sue paure, ma per avere una diagnosi accurata e iniziare un trattamento mirato.
I disturbi d'ansia con componenti dissociative rispondono molto bene al trattamento quando affrontati con gli strumenti giusti. La maggior parte delle persone sperimenta miglioramenti significativi entro alcuni mesi di terapia adeguata.
Voglio concludere sottolineando che quello che sta vivendo, pur essendo certamente difficile, è un'esperienza che molte persone attraversano e da cui si può uscire completamente.
La sua capacità di descrivere lucidamente i sintomi e la ricerca attiva di aiuto sono già passi importanti verso la guarigione.
Buona vita.
La ringrazio per aver condiviso con tanta precisione i sintomi che sta sperimentando. Comprendo perfettamente la sua preoccupazione e il desiderio di avere chiarezza su quello che le sta accadendo.
Prima di tutto, voglio rassicurarla su un punto fondamentale: i sintomi che descrive, pur essendo certamente disturbanti e meritevoli di attenzione professionale, non presentano le caratteristiche tipiche dell'esordio di una psicosi o schizofrenia. Le spiego perché.
Quello che sta descrivendo sembra un disturbo d'ansia con componenti dissociative. La sensazione di "distacco dal mondo" che ha sperimentato alla scrivania è quello che in ambito clinico viene chiamato derealizzazione o depersonalizzazione - fenomeni molto comuni nei disturbi ansiosi e completamente diversi dai sintomi psicotici.
La derealizzazione è quella sensazione per cui il mondo intorno sembra irreale, distante, come se lo si guardasse attraverso un vetro. La depersonalizzazione è quando ci si sente distaccati da se stessi. Questi fenomeni, benché spaventosi, sono meccanismi di difesa che il cervello attiva quando è sovraccarico di stress o ansia.
Nell'esordio di una psicosi o schizofrenia, i sintomi hanno caratteristiche molto diverse da quelli che lei descrive, veri sintomi psicotici includono allucinazioni concrete e convincenti (vedere o sentire cose che non ci sono con la certezza che siano reali), deliri strutturati (convinzioni ferme e irremovibili su cose non vere), pensiero disorganizzato grave, e progressiva perdita di contatto con la realtà. La persona in fase psicotica tipicamente non ha insight sui propri sintomi - cioè non si rende conto che qualcosa non va.
Lei invece dimostra un insight eccellente: riconosce che i suoi sintomi sono problematici, li descrive con lucidità, e soprattutto ha paura di avere allucinazioni piuttosto che averle realmente. Questo è un segno molto positivo che indica un funzionamento cognitivo sostanzialmente integro.
I pensieri di tirare il gelato a qualcuno o le immagini con il coltello che ha sperimentato sono quello che chiamiamo "pensieri intrusivi" o "ossessioni aggressive". Questi pensieri sono estremamente comuni nei disturbi d'ansia e nell'episodio ossessivo-compulsivo, e sono caratterizzati proprio dal fatto che spaventano molto la persona che li prova - segno che sono ego-distonici, cioè contrari ai suoi valori reali.
È importante capire che questi pensieri non predicono comportamenti futuri né indicano pericolosità. Sono piuttosto il risultato di un cervello ansioso che produce "rumori di fondo" mentali disturbanti.
L'evoluzione dei suoi sintomi verso paure più generiche e vaghe (paura di essere spaventato, di subire del male, di avere allucinazioni) è tipica di come si sviluppano i disturbi d'ansia quando non vengono trattati adeguatamente. L'ansia tende a generalizzarsi e a creare quello che chiamiamo "ansia dell'ansia" - la paura di provare paura.
I deficit di memoria e concentrazione che descrive sono conseguenze molto comuni dell'ansia cronica. Quando il cervello è costantemente in stato di allerta, le risorse cognitive disponibili per memoria e attenzione si riducono significativamente. Questo spiega perché non ricorda che giorno è o cosa ha fatto al mattino.
Questo tipo di problemi cognitivi legati all'ansia sono completamente reversibili con il trattamento appropriato, a differenza dei deficit cognitivi che si verificano nelle demenze o nei disturbi neurodegenerativi.
Anche l'alterazione del gusto che menziona può essere collegata all'ansia. Lo stress cronico può influenzare i recettori del gusto e l'appetito, creando quella sensazione di cibo insapore o dal gusto alterato.
È fondamentale comunque che si rivolga a uno psicologo clinico per una valutazione approfondita. Non per confermare le sue paure, ma per avere una diagnosi accurata e iniziare un trattamento mirato.
I disturbi d'ansia con componenti dissociative rispondono molto bene al trattamento quando affrontati con gli strumenti giusti. La maggior parte delle persone sperimenta miglioramenti significativi entro alcuni mesi di terapia adeguata.
Voglio concludere sottolineando che quello che sta vivendo, pur essendo certamente difficile, è un'esperienza che molte persone attraversano e da cui si può uscire completamente.
La sua capacità di descrivere lucidamente i sintomi e la ricerca attiva di aiuto sono già passi importanti verso la guarigione.
Buona vita.
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Salve, da quello che si evince dalle sue parole vive uno stato di malessere da diversi mesi che non sa a cosa ricondurre. La sintomatologia è varia, e non sarebbe esaustivo darle una risposta qui. Le consiglio comunque di evitare di cercare informazioni su internet, che tendono solo ad acuire ed accentuare le sue preoccupazioni. Le suggerisco di provare ad avere un confronto con uno psicologo in un luogo protetto in cui possa raccontare la sua difficoltà, per esplorare le sue paure.
Cordiali saluti, Dott.ssa Ciuffini
Cordiali saluti, Dott.ssa Ciuffini
Buongiorno,
grazie per aver condiviso in modo così dettagliato quello che sta vivendo, comprendo quanto possa essere spiazzante e difficile affrontare queste sensazioni da soli.
Da quanto descrive, sembra che lei stia attraversando un periodo di forte disagio psicologico che coinvolge diverse sfere: la percezione della realtà (con esperienze di distacco e alterazione sensoriale), pensieri intrusivi e disturbanti, paure non sempre ben definite, ansia legata alla possibilità di perdere il controllo, difficoltà di concentrazione e memoria, e il bisogno frequente di rassicurazioni.
Le sensazioni di distacco dalla realtà (come quella di sentirsi "lontano" da ciò che si osserva) sono spesso riconducibili a fenomeni chiamati derealizzazione o depersonalizzazione. Questi possono comparire in momenti di forte stress, ansia intensa o come parte di un disturbo d’ansia generalizzato, e non necessariamente sono segni di una condizione psicotica.
I pensieri intrusivi (come immagini violente o inappropriate che lei non desidera avere) sono spesso fonte di grande spavento, ma vanno distinti da reali intenzioni: la differenza fondamentale è che questi pensieri fanno paura proprio perché non sono voluti, e di solito compaiono in contesti ansiosi o in disturbi ossessivo-compulsivi. Anche in questo caso, non indicano necessariamente una psicosi.
Le difficoltà cognitive come la memoria alterata o la difficoltà a orientarsi possono essere effetti collaterali dell’ansia cronica o di uno stato di stress prolungato, e non sempre sono segnali di condizioni neurodegenerative. La demenza precoce alla sua età è molto rara e in genere ha esordi differenti da quelli che descrive.
Quanto alla sua paura di avere una psicosi o una schizofrenia: è vero che questi disturbi possono esordire in giovane età, ma i sintomi che lei descrive – per quanto intensi – non sono indicativi in modo diretto di una psicosi. La paura stessa di "impazzire" o di "non riconoscere più se stessi" è spesso un'espressione di stati ansiosi o ipocondriaci, non di una malattia psicotica vera e propria.
Detto questo, solo un approfondimento clinico fatto di persona con uno specialista può aiutarla a comprendere davvero la natura dei suoi sintomi e, se necessario, a impostare un percorso terapeutico mirato ed efficace.
Sarebbe quindi molto utile e consigliato per approfondire questi vissuti rivolgersi direttamente ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso in modo così dettagliato quello che sta vivendo, comprendo quanto possa essere spiazzante e difficile affrontare queste sensazioni da soli.
Da quanto descrive, sembra che lei stia attraversando un periodo di forte disagio psicologico che coinvolge diverse sfere: la percezione della realtà (con esperienze di distacco e alterazione sensoriale), pensieri intrusivi e disturbanti, paure non sempre ben definite, ansia legata alla possibilità di perdere il controllo, difficoltà di concentrazione e memoria, e il bisogno frequente di rassicurazioni.
Le sensazioni di distacco dalla realtà (come quella di sentirsi "lontano" da ciò che si osserva) sono spesso riconducibili a fenomeni chiamati derealizzazione o depersonalizzazione. Questi possono comparire in momenti di forte stress, ansia intensa o come parte di un disturbo d’ansia generalizzato, e non necessariamente sono segni di una condizione psicotica.
I pensieri intrusivi (come immagini violente o inappropriate che lei non desidera avere) sono spesso fonte di grande spavento, ma vanno distinti da reali intenzioni: la differenza fondamentale è che questi pensieri fanno paura proprio perché non sono voluti, e di solito compaiono in contesti ansiosi o in disturbi ossessivo-compulsivi. Anche in questo caso, non indicano necessariamente una psicosi.
Le difficoltà cognitive come la memoria alterata o la difficoltà a orientarsi possono essere effetti collaterali dell’ansia cronica o di uno stato di stress prolungato, e non sempre sono segnali di condizioni neurodegenerative. La demenza precoce alla sua età è molto rara e in genere ha esordi differenti da quelli che descrive.
Quanto alla sua paura di avere una psicosi o una schizofrenia: è vero che questi disturbi possono esordire in giovane età, ma i sintomi che lei descrive – per quanto intensi – non sono indicativi in modo diretto di una psicosi. La paura stessa di "impazzire" o di "non riconoscere più se stessi" è spesso un'espressione di stati ansiosi o ipocondriaci, non di una malattia psicotica vera e propria.
Detto questo, solo un approfondimento clinico fatto di persona con uno specialista può aiutarla a comprendere davvero la natura dei suoi sintomi e, se necessario, a impostare un percorso terapeutico mirato ed efficace.
Sarebbe quindi molto utile e consigliato per approfondire questi vissuti rivolgersi direttamente ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, la ringrazio per la fiducia con cui ha voluto raccontare quello che sta vivendo. Dalle sue parole emerge con molta chiarezza la fatica, la preoccupazione e la confusione che sta attraversando, e comprendo quanto possa essere difficile convivere ogni giorno con questa sensazione di distacco, con la paura di perdere il controllo della mente e con i dubbi costanti su ciò che le sta succedendo. La sensazione che descrive, quella di sentirsi come distaccato dal mondo, di percepire ciò che la circonda come distante o irreale, rientra in un fenomeno psicologico noto come derealizzazione, spesso accompagnato da un’altra esperienza simile, chiamata depersonalizzazione. Queste esperienze, seppur molto sconcertanti, sono più comuni di quanto si pensi e si manifestano frequentemente nei periodi di forte stress, ansia o affaticamento psicofisico. Non sono in sé segnali di un disturbo psicotico, anche se la loro intensità può spaventare molto. Quando la mente si trova sotto pressione per lungo tempo, come lei racconta succedere ormai da diversi mesi, può succedere che alcune delle normali funzioni cognitive inizino a funzionare in modo meno fluido. Ad esempio, può accadere di avere difficoltà di concentrazione, di memoria o di provare un calo delle sensazioni corporee come il gusto o l’emozione. Tutto questo può far temere di stare perdendo la testa, ma nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni di difesa del cervello, che cerca di proteggersi da uno stato di attivazione eccessiva. Anche i pensieri intrusivi che ha avuto in passato, come l’idea di lanciare qualcosa o di far male a qualcuno, sono molto più comuni di quanto si immagini. In ambito cognitivo-comportamentale sappiamo che questi pensieri, definiti ossessivi, non rappresentano una volontà reale né una tendenza pericolosa, ma sono frutto dell’ansia che si manifesta in forma mentale. Proprio perché lei se ne è spaventato, li ha osservati, giudicati e si è chiesto cosa stesse accadendo. Questo è un chiaro segno del fatto che conserva il contatto con la realtà, il che differenzia nettamente la sua esperienza da ciò che accade in condizioni psicotiche vere e proprie, dove invece il soggetto non riconosce come strani o disturbanti i propri pensieri. Le paure immotivate e il timore che da un momento all'altro possa succedere qualcosa di terribile rientrano invece in un quadro ansioso, in particolare legato a un possibile disturbo d'ansia generalizzata o a una condizione ipocondriaca, dove la persona è continuamente proiettata a monitorare il proprio stato fisico o mentale per prevenire un presunto rischio. Questo può portare a un’iperattivazione costante del sistema nervoso, che compromette poi la qualità del sonno, la concentrazione e il tono dell’umore, favorendo un circolo vizioso difficile da interrompere da soli. Il fatto che lei si ponga la domanda se si tratti di psicosi o demenza è comprensibile, considerando la paura crescente e il bisogno di rassicurazione. Tuttavia, nella psicosi, le convinzioni o le esperienze anomale non vengono messe in discussione come sta facendo lei. Chi è nel pieno di un episodio psicotico generalmente non ha il dubbio che qualcosa non vada, ma anzi vive le sue convinzioni come assolutamente reali. Il fatto che lei analizzi, metta in discussione, cerchi spiegazioni e voglia capire è piuttosto un indice del suo contatto con la realtà, seppur fragile e affaticato in questo momento. Anche la demenza precoce, che lei teme, si presenta in modo molto diverso, con un declino costante e progressivo delle capacità cognitive, che però a 33 anni è estremamente rara, soprattutto in assenza di familiarità o sintomi neurologici specifici. Quello che descrive sembra piuttosto un quadro ansioso intenso, probabilmente cronicizzato e alimentato da isolamento sociale, ruminazione mentale e ipercontrollo. Il fatto che cerchi rassicurazioni da internet e da medici, e che ciò non riesca comunque a calmarla, è tipico dei disturbi d’ansia: la ricerca di rassicurazione temporaneamente riduce l’ansia, ma a lungo andare la mantiene e la rinforza. Le suggerisco di considerare seriamente l’opportunità di iniziare un percorso psicoterapico di tipo cognitivo-comportamentale, che è particolarmente indicato per questi disturbi. Lavorare con un professionista può aiutarla a interrompere questi circoli viziosi, a distinguere i pensieri realistici da quelli disfunzionali e a costruire strumenti pratici per gestire l’ansia e ritrovare una maggiore stabilità interiore. Nel frattempo, cerchi di mantenere una routine il più possibile regolare, si conceda momenti di movimento fisico, anche brevi passeggiate, e cerchi occasioni di socializzazione, anche se minime. L’ansia si alimenta nel silenzio e nella solitudine, ma può iniziare ad allentare la presa nel confronto e nella relazione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
non posso essere specifica sulla diagnosi, ma le posso rimandare che spesso il nostro corpo ci dice ciò che non riusciamo a vedere di noi stessi. Sintomi mai avuti prima che compaiono all'improvviso, che possono essere indicatori di un momento di transizione in cui, a livello non troppo consapevole, abbiamo bisogno di fermarci e guardare ciò che abbiamo intorno. Chi siamo? A che punto siamo arrivati? L'ansia che sento in questo momento cosa mi sta dicendo? Sto bene? Ho questioni irrisolte che è tempo di elaborare?
Sicuramente le rimando la necessità di rivolgersi al medico di base per assicurarsi che i suoi sintomi non siano riconducibili ad altra condizione medica; in secondo luogo, iniziare un percorso psicologico potrebbe essere uno stimolo per venire a capo della questione, per conoscersi ed elaborare passo dopo passo la sua esistenza. Queste paure che lei sente, cosa le stanno dicendo?
un caro saluto
dott.ssa Alessia Serio
non posso essere specifica sulla diagnosi, ma le posso rimandare che spesso il nostro corpo ci dice ciò che non riusciamo a vedere di noi stessi. Sintomi mai avuti prima che compaiono all'improvviso, che possono essere indicatori di un momento di transizione in cui, a livello non troppo consapevole, abbiamo bisogno di fermarci e guardare ciò che abbiamo intorno. Chi siamo? A che punto siamo arrivati? L'ansia che sento in questo momento cosa mi sta dicendo? Sto bene? Ho questioni irrisolte che è tempo di elaborare?
Sicuramente le rimando la necessità di rivolgersi al medico di base per assicurarsi che i suoi sintomi non siano riconducibili ad altra condizione medica; in secondo luogo, iniziare un percorso psicologico potrebbe essere uno stimolo per venire a capo della questione, per conoscersi ed elaborare passo dopo passo la sua esistenza. Queste paure che lei sente, cosa le stanno dicendo?
un caro saluto
dott.ssa Alessia Serio
Gentile utente di mio dottore,
le manifestazioni di cui parla sono l espressione di un disturbo d ansia. Dai disturbi di matrice ansiosa è possibile guarire attraverso l ausilio congiunto di farmacoterapia e psicoterapia. Si affidi quanto prima ad uno specialista, vedrà che pian piano uscirà dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
le manifestazioni di cui parla sono l espressione di un disturbo d ansia. Dai disturbi di matrice ansiosa è possibile guarire attraverso l ausilio congiunto di farmacoterapia e psicoterapia. Si affidi quanto prima ad uno specialista, vedrà che pian piano uscirà dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con tanto dettaglio ciò che sta vivendo: la chiarezza con cui descrive le sue esperienze, le sue paure e i suoi dubbi è già un segnale di consapevolezza e di capacità di osservazione di sé che merita attenzione e rispetto.
Il vissuto che racconta, fatto di derealizzazione (quel senso di distacco dalla realtà), ansia, pensieri intrusivi, paure immotivate, preoccupazioni riguardo alla memoria e paura di “impazzire”, è purtroppo molto più comune di quanto si pensi. Spesso si colloca all’interno di un quadro ansioso-ossessivo o di un momento di forte stress psicofisico prolungato. La mente, sotto pressione, può generare tutta una serie di sensazioni che sembrano strane, fuori posto, persino minacciose, ma che non necessariamente indicano l’inizio di un disturbo psicotico o di una malattia neurologica.
Quando ci sentiamo costantemente in allerta, in tensione o spaventati, il nostro cervello può iniziare a rispondere con segnali alterati: la percezione diventa più fragile, l’attenzione selettiva si focalizza sulle minacce, e il gusto, la memoria, il senso del tempo possono risultare alterati. Tutto ciò può essere estremamente destabilizzante, e la paura che dietro questi sintomi si celi qualcosa di più grave (come una psicosi o la demenza) è comprensibile. Tuttavia, dalle sue parole emerge che lei è consapevole di ciò che sta provando, che distingue chiaramente la realtà dalla paura, e che cerca risposte per comprendere meglio ciò che le accade. Questo è un punto molto importante: nelle fasi iniziali o conclamate della psicosi vera e propria, viene meno proprio questa capacità di riflessione critica.
Anche i pensieri violenti o inquietanti di cui parla (tirare un oggetto, la paura dei coltelli, ecc.) sono fenomeni che, in molte persone ansiose, possono presentarsi sotto forma di pensieri intrusivi. Non rappresentano un reale desiderio, ma piuttosto l’effetto di un meccanismo mentale disfunzionale in cui la mente, per paradosso, va a insistere proprio su ciò che più ci spaventa, generando angoscia e senso di colpa. Il fatto che questi pensieri le creino disagio e che li riconosca come “strani” o “non voluti” è un elemento che fa pensare più a un vissuto ansioso-ossessivo che non psicotico.
Per quanto riguarda la memoria, tenga presente che stress prolungato, ansia intensa, alterazioni del sonno e rimuginazione mentale continua possono compromettere la capacità di concentrazione e la memoria a breve termine. Non si tratta di una vera e propria perdita di memoria come in un disturbo neurodegenerativo, ma di una “distrazione cronica” causata da un sovraccarico emotivo.
Infine, capisco bene il bisogno di rassicurazione e la tendenza a cercare risposte online. Tuttavia, questa modalità, seppure comprensibile, rischia di alimentare ancora di più l’ansia, facendo sì che ogni sintomo venga letto nel modo più catastrofico possibile. È proprio questo uno degli aspetti centrali nei disturbi d’ansia: la mente, per cercare di prevenire un pericolo, finisce per creare un’angoscia ancora maggiore.
Per tranquillizzarla: no, quanto descrive non suggerisce un esordio psicotico o una demenza precoce. Piuttosto, pare un insieme di manifestazioni tipiche di un disturbo d’ansia con aspetti ossessivo-rumeganti, probabilmente alimentato da un periodo di grande fragilità o stanchezza mentale.
È molto positivo che abbia già colto segnali di allarme e che stia cercando un confronto. Le consiglio vivamente di valutare l’ipotesi di intraprendere un percorso psicoterapeutico con un professionista esperto, che possa aiutarla non solo a comprendere meglio ciò che accade dentro di sé, ma anche a ridurre significativamente il peso e la pervasività di questi pensieri e vissuti.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il vissuto che racconta, fatto di derealizzazione (quel senso di distacco dalla realtà), ansia, pensieri intrusivi, paure immotivate, preoccupazioni riguardo alla memoria e paura di “impazzire”, è purtroppo molto più comune di quanto si pensi. Spesso si colloca all’interno di un quadro ansioso-ossessivo o di un momento di forte stress psicofisico prolungato. La mente, sotto pressione, può generare tutta una serie di sensazioni che sembrano strane, fuori posto, persino minacciose, ma che non necessariamente indicano l’inizio di un disturbo psicotico o di una malattia neurologica.
Quando ci sentiamo costantemente in allerta, in tensione o spaventati, il nostro cervello può iniziare a rispondere con segnali alterati: la percezione diventa più fragile, l’attenzione selettiva si focalizza sulle minacce, e il gusto, la memoria, il senso del tempo possono risultare alterati. Tutto ciò può essere estremamente destabilizzante, e la paura che dietro questi sintomi si celi qualcosa di più grave (come una psicosi o la demenza) è comprensibile. Tuttavia, dalle sue parole emerge che lei è consapevole di ciò che sta provando, che distingue chiaramente la realtà dalla paura, e che cerca risposte per comprendere meglio ciò che le accade. Questo è un punto molto importante: nelle fasi iniziali o conclamate della psicosi vera e propria, viene meno proprio questa capacità di riflessione critica.
Anche i pensieri violenti o inquietanti di cui parla (tirare un oggetto, la paura dei coltelli, ecc.) sono fenomeni che, in molte persone ansiose, possono presentarsi sotto forma di pensieri intrusivi. Non rappresentano un reale desiderio, ma piuttosto l’effetto di un meccanismo mentale disfunzionale in cui la mente, per paradosso, va a insistere proprio su ciò che più ci spaventa, generando angoscia e senso di colpa. Il fatto che questi pensieri le creino disagio e che li riconosca come “strani” o “non voluti” è un elemento che fa pensare più a un vissuto ansioso-ossessivo che non psicotico.
Per quanto riguarda la memoria, tenga presente che stress prolungato, ansia intensa, alterazioni del sonno e rimuginazione mentale continua possono compromettere la capacità di concentrazione e la memoria a breve termine. Non si tratta di una vera e propria perdita di memoria come in un disturbo neurodegenerativo, ma di una “distrazione cronica” causata da un sovraccarico emotivo.
Infine, capisco bene il bisogno di rassicurazione e la tendenza a cercare risposte online. Tuttavia, questa modalità, seppure comprensibile, rischia di alimentare ancora di più l’ansia, facendo sì che ogni sintomo venga letto nel modo più catastrofico possibile. È proprio questo uno degli aspetti centrali nei disturbi d’ansia: la mente, per cercare di prevenire un pericolo, finisce per creare un’angoscia ancora maggiore.
Per tranquillizzarla: no, quanto descrive non suggerisce un esordio psicotico o una demenza precoce. Piuttosto, pare un insieme di manifestazioni tipiche di un disturbo d’ansia con aspetti ossessivo-rumeganti, probabilmente alimentato da un periodo di grande fragilità o stanchezza mentale.
È molto positivo che abbia già colto segnali di allarme e che stia cercando un confronto. Le consiglio vivamente di valutare l’ipotesi di intraprendere un percorso psicoterapeutico con un professionista esperto, che possa aiutarla non solo a comprendere meglio ciò che accade dentro di sé, ma anche a ridurre significativamente il peso e la pervasività di questi pensieri e vissuti.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
ciò che descrivi non è affatto raro nei quadri ansiosi con componente ossessiva. Più cerchi di analizzare, controllare e prevedere ciò che “potrebbe accadere” nella tua mente, più ti allontani dalla realtà presente e alimenti la paura di perdere il controllo.
La dissociazione che percepisci, così come il bisogno di rassicurazioni costanti, sono il frutto di un sistema di controllo paradossale: nel tentativo di tenerti al sicuro, generi l'effetto opposto. Come dire: più cerchi di sentirti “normale”, più ti convinci di non esserlo.
Inoltre, chi ha realmente un'esperienza psicotica o delirante non si interroga continuamente se la sta avendo. Lo vive come verità. Tu invece hai paura di perdere contatto, il che indica che sei ancora perfettamente in contatto con ciò che provi.
Le “immagini intrusive”, il sentirsi distaccati, le paure senza oggetto, la difficoltà di concentrazione e la confusione temporanea sono sintomi comuni di un’ansia molto intensa e prolungata, non necessariamente indicatori di un esordio psicotico o di demenza precoce (patologie molto diverse e con segnali precisi, che non coincidono con quelli da te descritti).
Il punto non è chiedersi “se” impazzirai, ma piuttosto cosa accadrebbe se smettessi di cercare di evitarlo. A volte la via d’uscita non è nel controllo, ma nella disponibilità a non opporsi.
La domanda strategica è: cosa stai facendo per “stare bene” che in realtà ti mantiene incastrato nella paura?
Una buona terapia parte non dal “perché ti succede”, ma da “cosa fai quando succede” e “cosa succede quando smetti di farlo”.
Ti invito a riflettere su questi aspetti con l’aiuto di uno specialista. La tua mente è molto più forte di quanto pensi.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
La dissociazione che percepisci, così come il bisogno di rassicurazioni costanti, sono il frutto di un sistema di controllo paradossale: nel tentativo di tenerti al sicuro, generi l'effetto opposto. Come dire: più cerchi di sentirti “normale”, più ti convinci di non esserlo.
Inoltre, chi ha realmente un'esperienza psicotica o delirante non si interroga continuamente se la sta avendo. Lo vive come verità. Tu invece hai paura di perdere contatto, il che indica che sei ancora perfettamente in contatto con ciò che provi.
Le “immagini intrusive”, il sentirsi distaccati, le paure senza oggetto, la difficoltà di concentrazione e la confusione temporanea sono sintomi comuni di un’ansia molto intensa e prolungata, non necessariamente indicatori di un esordio psicotico o di demenza precoce (patologie molto diverse e con segnali precisi, che non coincidono con quelli da te descritti).
Il punto non è chiedersi “se” impazzirai, ma piuttosto cosa accadrebbe se smettessi di cercare di evitarlo. A volte la via d’uscita non è nel controllo, ma nella disponibilità a non opporsi.
La domanda strategica è: cosa stai facendo per “stare bene” che in realtà ti mantiene incastrato nella paura?
Una buona terapia parte non dal “perché ti succede”, ma da “cosa fai quando succede” e “cosa succede quando smetti di farlo”.
Ti invito a riflettere su questi aspetti con l’aiuto di uno specialista. La tua mente è molto più forte di quanto pensi.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Salve, ho letto quanto riferisce sul suo stato d'animo e probabilmente stà attraversando un periodo molto destabilizzante per i cambiamenti osservati nell'ideazione e nell'incremento di sintomi non presenti in passato. La descrizione data non fa riferimento ad un passato o presente uso di sostanze ( cannabis o altre sostanze psicoattive) e inoltre sarebbe importante, per meglio comprendere il quadro di insorgenza dei disturbi , se attualmente o di recente sono accaduti fatti o episodi definibili come traumatici causa scatenante del quadro succitato o se abbia attuato dei cambimenti di ritomo sonno veglia impotanti ( stare dinanzi ad uno schermo per moltissime ore durante la notte). Dalla sua descrizione emergono alcuni episodi di depersonalizzazione, allucinazioni e disturbi mnesici, ansia e ageusia. I sintomi , appaiono polarizzare la sua attenzione e probabilmente stanno influendo nelle normali attività di vita quotidiana; sarebbe opportuno un consulto psichiatrico per la corretta definizione del quadro clinico e un eventuale un intervento farmacologico.
Buonasera. Certo, ti capisco davvero. Quello che stai vivendo è molto difficile e spaventoso, ma voglio rassicurarti: quello che descrivi non è l’inizio di una psicosi o di una malattia grave come la schizofrenia o la demenza precoce.
Il tuo cervello in questo momento è sotto pressione, è come se fosse in allerta continua, e per questo ti senti distaccato, hai paura, pensieri strani e problemi di memoria. Sono sintomi molto comuni quando l’ansia si fa intensa e dura a lungo. Non significa che stai “impazzendo”, anche se la paura ti fa pensare il contrario.
Prova a prenderti cura di te, anche con piccoli passi: respira piano, cerca di non inseguire ogni paura con ricerche su internet, e se ti va, parlane con qualcuno che ti possa aiutare davvero, come un terapeuta . Sei più forte di questa ansia, e puoi superarla. Non sei solo.
Il tuo cervello in questo momento è sotto pressione, è come se fosse in allerta continua, e per questo ti senti distaccato, hai paura, pensieri strani e problemi di memoria. Sono sintomi molto comuni quando l’ansia si fa intensa e dura a lungo. Non significa che stai “impazzendo”, anche se la paura ti fa pensare il contrario.
Prova a prenderti cura di te, anche con piccoli passi: respira piano, cerca di non inseguire ogni paura con ricerche su internet, e se ti va, parlane con qualcuno che ti possa aiutare davvero, come un terapeuta . Sei più forte di questa ansia, e puoi superarla. Non sei solo.
Gentile utente, buongiorno, la ringrazio per la condivisione.
Lei descrive una situazione complessa, sarebbe però improprio cercare di darle un riscontro diagnostico basandosi solamente su un paragrafo.
Quello che le posso consigliare, se sente che queste situazioni le causano forte angoscia, e interferiscono significativamente con il suo funzionamento quotidiano, è di rivolgersi a uno specialista.
In questo caso consiglierei uno psichiatra, che all'occorrenza può anche farle una prescrizione farmacologica.
Le auguro di avere risposte al più presto, cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Lei descrive una situazione complessa, sarebbe però improprio cercare di darle un riscontro diagnostico basandosi solamente su un paragrafo.
Quello che le posso consigliare, se sente che queste situazioni le causano forte angoscia, e interferiscono significativamente con il suo funzionamento quotidiano, è di rivolgersi a uno specialista.
In questo caso consiglierei uno psichiatra, che all'occorrenza può anche farle una prescrizione farmacologica.
Le auguro di avere risposte al più presto, cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. Da ciò che descrive traspare quanto questi sintomi la stiano facendo sentire spaventato e confuso. Può succedere, soprattutto nei periodi di forte stress o ansia, di percepire sensazioni di “distacco dalla realtà” o difficoltà di concentrazione: si tratta di esperienze che molte persone riportano, e che spesso si accompagnano a pensieri di preoccupazione e ricerca continua di rassicurazioni.
Quello che sta vivendo merita attenzione, ma non è qualcosa che deve affrontare da solo. Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio l’origine di questi vissuti e ad acquisire strategie per gestirli. In alcuni casi può essere utile anche una valutazione medica per escludere altre cause e avere un inquadramento più completo.
Il primo passo è parlarne direttamente con uno specialista in un contesto sicuro, così da non affidarsi solo a ricerche online che rischiano di aumentare l’ansia.
Saluti
Dott.ssa Ferraro Silvia
Quello che sta vivendo merita attenzione, ma non è qualcosa che deve affrontare da solo. Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio l’origine di questi vissuti e ad acquisire strategie per gestirli. In alcuni casi può essere utile anche una valutazione medica per escludere altre cause e avere un inquadramento più completo.
Il primo passo è parlarne direttamente con uno specialista in un contesto sicuro, così da non affidarsi solo a ricerche online che rischiano di aumentare l’ansia.
Saluti
Dott.ssa Ferraro Silvia
Capisco bene quanto quello che descrivi ti stia spaventando, soprattutto perché i sintomi che riporti – sentirsi distaccato, avere pensieri intrusivi, paure costanti, cali di memoria – possono sembrare molto gravi quando li si vive sulla propria pelle.
Voglio però chiarire alcuni punti che forse possono aiutarti a mettere ordine:
1. Derealizzazione e depersonalizzazione
La sensazione di essere “distaccato dal mondo”, di vedere tutto come distante o irreale, è un fenomeno molto comune nei periodi di ansia forte e prolungata. Non significa che stai entrando in psicosi o demenza: è un effetto della mente sovraccarica che si “disconnette” per proteggersi.
2. Pensieri intrusivi
L’idea improvvisa di tirare un gelato, di colpire qualcuno con un coltello o di vedere qualcosa che non c’è, non indica che tu lo voglia davvero fare. Sono pensieri intrusivi, cioè immagini che arrivano senza che tu le scelga e che ti spaventano proprio perché sono lontani da ciò che desideri. Questi pensieri sono frequenti nei disturbi d’ansia e ossessivi.
3. Paura della psicosi
La tua paura più grande sembra essere quella di “impazzire”, di avere allucinazioni o di non riconoscere più i tuoi cari. Chi entra davvero in psicosi non passa mesi a chiedersi se ci entrerà: perde la consapevolezza e vive le allucinazioni o i deliri come reali. Il fatto che tu ti faccia domande, ti confronti, cerchi rassicurazioni, indica che sei lucido e che sei ancorato alla realtà.
4. Memoria e concentrazione
L’ansia cronica consuma moltissime energie cognitive. Non è raro che in periodi di forte tensione si dimentichino dettagli, ci si confonda sui giorni o si faccia fatica a ricordare ciò che si è fatto poche ore prima. Questo non significa demenza precoce, soprattutto alla tua età (33 anni) e senza familiarità.
5. Quanto dura
Il fatto che tu sia in questa condizione da mesi non indica psicosi, ma piuttosto un’ansia che si è cronicizzata e che ha bisogno di essere trattata per interrompere il circolo di paure e sintomi.
In sintesi
Quello che stai vivendo è ansia intensa con sintomi di derealizzazione e pensieri ossessivi, non un esordio di schizofrenia o demenza.
La tua età e l’assenza di casi familiari rendono molto improbabile queste patologie.
Cosa puoi fare adesso
• Porta questi vissuti a uno psichiatra o psicologo: non per avere un’etichetta, ma per trovare strumenti (anche farmacologici, se serve) che ti aiutino a calmare ansia e paure.
• Riduci le ricerche su internet: ogni volta che cerchi “psicosi, schizofrenia, demenza” il cervello associa i tuoi sintomi a quelle patologie, alimentando il circolo dell’ansia.
• Usa tecniche di grounding: ad esempio, nominare 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti. Aiuta a riportarti al presente.
• Cura il sonno, l’attività fisica e la routine quotidiana: sono fondamentali per ridurre la derealizzazione e i problemi di memoria.
Non stai “impazzendo”: stai vivendo un’ansia molto forte che ti fa temere di perdere il controllo, ma la tua stessa consapevolezza è la prova che sei ancora radicato nella realtà.
Dott.ssa De Pretto
Voglio però chiarire alcuni punti che forse possono aiutarti a mettere ordine:
1. Derealizzazione e depersonalizzazione
La sensazione di essere “distaccato dal mondo”, di vedere tutto come distante o irreale, è un fenomeno molto comune nei periodi di ansia forte e prolungata. Non significa che stai entrando in psicosi o demenza: è un effetto della mente sovraccarica che si “disconnette” per proteggersi.
2. Pensieri intrusivi
L’idea improvvisa di tirare un gelato, di colpire qualcuno con un coltello o di vedere qualcosa che non c’è, non indica che tu lo voglia davvero fare. Sono pensieri intrusivi, cioè immagini che arrivano senza che tu le scelga e che ti spaventano proprio perché sono lontani da ciò che desideri. Questi pensieri sono frequenti nei disturbi d’ansia e ossessivi.
3. Paura della psicosi
La tua paura più grande sembra essere quella di “impazzire”, di avere allucinazioni o di non riconoscere più i tuoi cari. Chi entra davvero in psicosi non passa mesi a chiedersi se ci entrerà: perde la consapevolezza e vive le allucinazioni o i deliri come reali. Il fatto che tu ti faccia domande, ti confronti, cerchi rassicurazioni, indica che sei lucido e che sei ancorato alla realtà.
4. Memoria e concentrazione
L’ansia cronica consuma moltissime energie cognitive. Non è raro che in periodi di forte tensione si dimentichino dettagli, ci si confonda sui giorni o si faccia fatica a ricordare ciò che si è fatto poche ore prima. Questo non significa demenza precoce, soprattutto alla tua età (33 anni) e senza familiarità.
5. Quanto dura
Il fatto che tu sia in questa condizione da mesi non indica psicosi, ma piuttosto un’ansia che si è cronicizzata e che ha bisogno di essere trattata per interrompere il circolo di paure e sintomi.
In sintesi
Quello che stai vivendo è ansia intensa con sintomi di derealizzazione e pensieri ossessivi, non un esordio di schizofrenia o demenza.
La tua età e l’assenza di casi familiari rendono molto improbabile queste patologie.
Cosa puoi fare adesso
• Porta questi vissuti a uno psichiatra o psicologo: non per avere un’etichetta, ma per trovare strumenti (anche farmacologici, se serve) che ti aiutino a calmare ansia e paure.
• Riduci le ricerche su internet: ogni volta che cerchi “psicosi, schizofrenia, demenza” il cervello associa i tuoi sintomi a quelle patologie, alimentando il circolo dell’ansia.
• Usa tecniche di grounding: ad esempio, nominare 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti. Aiuta a riportarti al presente.
• Cura il sonno, l’attività fisica e la routine quotidiana: sono fondamentali per ridurre la derealizzazione e i problemi di memoria.
Non stai “impazzendo”: stai vivendo un’ansia molto forte che ti fa temere di perdere il controllo, ma la tua stessa consapevolezza è la prova che sei ancora radicato nella realtà.
Dott.ssa De Pretto
Buongiorno, comprendo l'ansia e paura che in questo momento si stanno facendo avanti, per una diagnosi accurata e quindi per chiarire e comprendere meglio cosa le sta succedendo le consiglierei vivamente di rivolgersi a un terapeuta o uno psichiatra (soprattutto se l'ansia sta strabordando) o entrambi.
Quello che descrive non è l’inizio di una psicosi o di una demenza, ma il frutto di un’ansia che La spinge a controllare continuamente la Sua mente e il Suo corpo, fino a trasformare normali sensazioni in minacce. La paura di “impazzire” è essa stessa la gabbia che La fa sentire distaccato e confuso, ma il fatto che cerchi rassicurazioni e si domandi se sia psicosi dimostra che non lo è: chi perde davvero contatto con la realtà non si interroga su questo. Con un lavoro mirato è possibile spezzare il circolo vizioso del rimuginio e tornare a vivere con più presenza e fiducia.
Buongiorno le consiglierei di fare degli accertamenti medici per escludere eventuali patologie e poi di rivolgersi ad uno psicologo per indagare i fattori emotivi- psicologi che sono alla base di questo periodo di disagio.. i sintomi che sta descrivendo possono essere anche legati ad uno stato di forte ansia e stress . Le auguro in bocca al lupo e resto a disposizione per eventuali informazioni. Le ricordo che è possibile prenotare con me una consulenza online gratuita di 20 minuti.
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione
È importante sottolineare che il fatto di riconoscere queste paure come tali e di cercare rassicurazioni è già un segnale che mantieni consapevolezza di te stesso e della realtà, cosa che generalmente non avviene in condizioni psicotiche conclamate.
Nonostante ciò, il livello di sofferenza che stai provando merita attenzione: queste sensazioni non vanno sottovalutate perché stanno compromettendo la tua qualità di vita. La tua descrizione fa pensare più a un quadro di ansia intensa (con sintomi dissociativi come la derealizzazione) che non a una psicosi o a una demenza, ma per avere chiarezza è fondamentale fare una valutazione clinica approfondita, così da darti risposte concrete e strategie efficaci per stare meglio. penso che un percorso di supporto psicologico ti aiuterebbe a lavorare sull’ansia, a gestire i pensieri intrusivi e a ricostruire sicurezza in te stesso, oltre a darti strumenti pratici per affrontare questi sintomi. Se vuoi, possiamo pensare insieme a come strutturare una prima valutazione.
Nonostante ciò, il livello di sofferenza che stai provando merita attenzione: queste sensazioni non vanno sottovalutate perché stanno compromettendo la tua qualità di vita. La tua descrizione fa pensare più a un quadro di ansia intensa (con sintomi dissociativi come la derealizzazione) che non a una psicosi o a una demenza, ma per avere chiarezza è fondamentale fare una valutazione clinica approfondita, così da darti risposte concrete e strategie efficaci per stare meglio. penso che un percorso di supporto psicologico ti aiuterebbe a lavorare sull’ansia, a gestire i pensieri intrusivi e a ricostruire sicurezza in te stesso, oltre a darti strumenti pratici per affrontare questi sintomi. Se vuoi, possiamo pensare insieme a come strutturare una prima valutazione.
Buongiorno, comprendo la forte preoccupazione che sta vivendo: i sintomi che descrive, la sensazione di distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi e la difficoltà di concentrazione, possono essere molto destabilizzanti e alimentare ansia e paura di ‘impazzire’.
È importante sapere che esperienze di questo tipo non indicano automaticamente disturbi severi come quelli da lei citati, ma sono segnali che meritano attenzione.
Le consiglierei di rivolgersi a uno specialista (psichiatra o psicologo clinico) per una valutazione approfondita: questo le permetterà di chiarire l’origine dei suoi sintomi e ricevere un supporto adeguato. Affrontare la situazione con l’aiuto di un professionista è il modo migliore per ritrovare sicurezza e benessere.
Saluti.
È importante sapere che esperienze di questo tipo non indicano automaticamente disturbi severi come quelli da lei citati, ma sono segnali che meritano attenzione.
Le consiglierei di rivolgersi a uno specialista (psichiatra o psicologo clinico) per una valutazione approfondita: questo le permetterà di chiarire l’origine dei suoi sintomi e ricevere un supporto adeguato. Affrontare la situazione con l’aiuto di un professionista è il modo migliore per ritrovare sicurezza e benessere.
Saluti.
Caro utente, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Da ciò che descrivi (sensazione di distacco dalla realtà, pensieri intrusivi, paure vaghe, ansia costante, difficoltà di concentrazione e memoria) emerge un forte stato di sofferenza emotiva che merita attenzione, ma che non indica necessariamente l’inizio di una psicosi o di una demenza. Molti dei tuoi sintomi possono rientrare in un quadro di disturbo ansioso, con possibili aspetti dissociativi (come la derealizzazione) e un elevato bisogno di rassicurazione, spesso tipico dell’ipocondria o del disturbo d’ansia generalizzata. Il fatto che lei riconosca i pensieri come strani o indesiderati indica che mantiene il contatto con la realtà. La incoraggio a rivolgersi a uno psicologo o psichiatra per una valutazione approfondita. Non é solo, e non sta "impazzendo", ma sta attraversando un momento difficile e chiedere aiuto è un ottimo primo passo per stare meglio. Sono sicura che con il giusto supporto questi sintomi possono migliorare. Un saluto!
Buon pomeriggio carissimo , ti ringrazio per aver scritto con così tanta sincerità. Quello che descrivi — il sentirsi distaccato, i pensieri intrusivi, le paure improvvise, la confusione mentale — è qualcosa che può spaventare molto, soprattutto quando non si riesce a dargli un nome chiaro.
Voglio rassicurarti su un punto importante: ciò che stai vivendo non è un segnale che stai “impazzendo”, ma è più probabilmente una risposta intensa e prolungata a uno stato di ansia molto elevato, che può generare percezioni alterate e pensieri angoscianti, ma non implica una perdita di contatto con la realtà.
Capisco bene il bisogno di trovare risposte — anche leggendo online — ma spesso questo alimenta ancora di più il dubbio e la paura. È proprio in questi casi che un percorso psicoterapeutico può aiutarti davvero, per capire cosa sta succedendo dentro di te, e come ritrovare uno stato di maggiore equilibrio e chiarezza.
Lavorando insieme, potremmo osservare questi pensieri, riconoscere i meccanismi che li mantengono attivi e trovare strategie concrete per gestirli. Non sei solo in questa esperienza. Se sei interessato puoi trovare il mio contatto su Mio dottore, un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Voglio rassicurarti su un punto importante: ciò che stai vivendo non è un segnale che stai “impazzendo”, ma è più probabilmente una risposta intensa e prolungata a uno stato di ansia molto elevato, che può generare percezioni alterate e pensieri angoscianti, ma non implica una perdita di contatto con la realtà.
Capisco bene il bisogno di trovare risposte — anche leggendo online — ma spesso questo alimenta ancora di più il dubbio e la paura. È proprio in questi casi che un percorso psicoterapeutico può aiutarti davvero, per capire cosa sta succedendo dentro di te, e come ritrovare uno stato di maggiore equilibrio e chiarezza.
Lavorando insieme, potremmo osservare questi pensieri, riconoscere i meccanismi che li mantengono attivi e trovare strategie concrete per gestirli. Non sei solo in questa esperienza. Se sei interessato puoi trovare il mio contatto su Mio dottore, un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Grazie per aver condiviso una situazione così difficile e angosciante. Le sue parole descrivono in modo molto chiaro una serie di sintomi che, seppur spaventosi, sono molto comuni in chi sta affrontando un periodo di forte stress emotivo e psicologico. La sua domanda "può essere un inizio di psicosi o schizofrenia?" rivela una profonda paura che, se non affrontata, continuerà a tormentarla. I sintomi che lei descrive sono tipici di un quadro clinico di forte ansia e derealizzazione, ma potrebbe prendersene cura con un percorso di terapia che può essere cruciale per vivere meglio e non avere più pensieri del genere.
Ti ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza ciò che stai vivendo.
Quello che racconti fa capire quanto tu stia vivendo una condizione difficile e spaventosa: la sensazione di distacco dal mondo, i pensieri intrusivi, le paure non ben definite e il calo della memoria ti fanno temere che ci sia qualcosa di molto grave che ti stia accadendo. È comprensibile che la tua mente vada subito alle ipotesi peggiori, come schizofrenia o demenza, soprattutto perché cerchi rassicurazioni continue e non riesci a trovare sollievo duraturo.
Dal punto di vista clinico-relazionale, va detto che sintomi che descrivi sono molto più frequentemente collegati ad ansia intensa, stress, depersonalizzazione/derealizzazione e stati ipocondriaci piuttosto che a un esordio psicotico o a una demenza. Il fatto che tu ti renda conto di quello che provi, che riesca a descriverlo con lucidità e che cerchi spiegazioni, va proprio in direzione opposta a una perdita di contatto con la realtà. Spesso la mente, quando è sotto pressione, reagisce creando un senso di distacco, come se ti proteggesse da un sovraccarico. Il problema è che questo “meccanismo di difesa” viene percepito da te come una minaccia, e così l’ansia cresce ancora di più.
Un altro elemento importante è il bisogno continuo di verificare e chiedere rassicurazioni. È un tentativo di ridurre l’ansia, ma a lungo andare la mantiene viva: più cerchi di convincerti che “non è nulla”, più la paura riaffiora e ti obbliga a cercare nuove conferme. È come un circolo vizioso da cui è difficile uscire da soli.
Cosa può aiutarti concretamente? Sicuramente uno spazio di cura personale: intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta o uno psichiatra non significa che tu sia “malato grave”, ma che ti stai prendendo cura di un disagio che, lasciato da solo, rischia di amplificarsi; Riconoscere che i sintomi sono “effetti dell’ansia” e non segnali certi di una psicosi: questo ridimensiona un po’ la paura; Allenare piccole strategie quotidiane: radicarti nel presente con esercizi di respirazione, notare ciò che vedi/odori/tocchi intorno a te per riportare la mente al “qui e ora”, organizzare le giornate in micro-routine che ti ridiano continuità e condividere senza vergogna: parlarne con persone di fiducia non per avere conferme, ma solo per non sentirti solo dentro a quello che vivi.Il passo più importante, però, resta chiedere un aiuto professionale: non per farti etichettare, ma per darti strumenti concreti e sentirti accompagnato in questo periodo. Non sei l’unico a vivere sensazioni così forti, e imparare a leggerle nel modo giusto può davvero cambiare la qualità della tua vita.
Ti abbraccio
Quello che racconti fa capire quanto tu stia vivendo una condizione difficile e spaventosa: la sensazione di distacco dal mondo, i pensieri intrusivi, le paure non ben definite e il calo della memoria ti fanno temere che ci sia qualcosa di molto grave che ti stia accadendo. È comprensibile che la tua mente vada subito alle ipotesi peggiori, come schizofrenia o demenza, soprattutto perché cerchi rassicurazioni continue e non riesci a trovare sollievo duraturo.
Dal punto di vista clinico-relazionale, va detto che sintomi che descrivi sono molto più frequentemente collegati ad ansia intensa, stress, depersonalizzazione/derealizzazione e stati ipocondriaci piuttosto che a un esordio psicotico o a una demenza. Il fatto che tu ti renda conto di quello che provi, che riesca a descriverlo con lucidità e che cerchi spiegazioni, va proprio in direzione opposta a una perdita di contatto con la realtà. Spesso la mente, quando è sotto pressione, reagisce creando un senso di distacco, come se ti proteggesse da un sovraccarico. Il problema è che questo “meccanismo di difesa” viene percepito da te come una minaccia, e così l’ansia cresce ancora di più.
Un altro elemento importante è il bisogno continuo di verificare e chiedere rassicurazioni. È un tentativo di ridurre l’ansia, ma a lungo andare la mantiene viva: più cerchi di convincerti che “non è nulla”, più la paura riaffiora e ti obbliga a cercare nuove conferme. È come un circolo vizioso da cui è difficile uscire da soli.
Cosa può aiutarti concretamente? Sicuramente uno spazio di cura personale: intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta o uno psichiatra non significa che tu sia “malato grave”, ma che ti stai prendendo cura di un disagio che, lasciato da solo, rischia di amplificarsi; Riconoscere che i sintomi sono “effetti dell’ansia” e non segnali certi di una psicosi: questo ridimensiona un po’ la paura; Allenare piccole strategie quotidiane: radicarti nel presente con esercizi di respirazione, notare ciò che vedi/odori/tocchi intorno a te per riportare la mente al “qui e ora”, organizzare le giornate in micro-routine che ti ridiano continuità e condividere senza vergogna: parlarne con persone di fiducia non per avere conferme, ma solo per non sentirti solo dentro a quello che vivi.Il passo più importante, però, resta chiedere un aiuto professionale: non per farti etichettare, ma per darti strumenti concreti e sentirti accompagnato in questo periodo. Non sei l’unico a vivere sensazioni così forti, e imparare a leggerle nel modo giusto può davvero cambiare la qualità della tua vita.
Ti abbraccio
Gentile utente,
da ciò che descrive, sembra che stia vivendo una condizione di forte ansia protratta nel tempo, associata a pensieri intrusivi, sensazione di distacco (derealizzazione) e paura di perdere il controllo o la lucidità. Tutti questi sintomi possono essere molto spaventosi, ma non indicano un inizio di psicosi o di demenza.
La differenza fondamentale è che nella psicosi o nella schizofrenia la persona non si accorge di ciò che sta accadendo, mentre lei è pienamente consapevole che qualcosa non va e cerca spiegazioni e rassicurazioni. Questa consapevolezza è proprio la prova che il contatto con la realtà è integro.
Le sensazioni di irrealtà, il calo della memoria, la difficoltà di concentrazione o il gusto alterato sono effetti secondari dello stress e dell’iperattivazione ansiosa: quando la mente è in allarme costante, le funzioni cognitive e percettive ne risentono. È come se il cervello, impegnato a “difendersi”, faticasse a restare centrato sul presente.
La paura di impazzire o di “non riconoscere più se stessi o gli altri” è un pensiero comune in chi vive stati ansiosi intensi, ma non è un segno di degenerazione mentale. L’ansia non evolve in schizofrenia né in demenza: si tratta di due condizioni molto diverse per cause, età di esordio e manifestazioni.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprendere l’origine di questa ansia e a ridurre il controllo costante sui propri pensieri e sensazioni, che oggi la sta logorando. Il primo passo è non cercare più risposte online — che spesso amplificano la paura — ma iniziare un dialogo stabile con un professionista che la accompagni nel ritrovare sicurezza.
Dott.ssa Sara Petroni
da ciò che descrive, sembra che stia vivendo una condizione di forte ansia protratta nel tempo, associata a pensieri intrusivi, sensazione di distacco (derealizzazione) e paura di perdere il controllo o la lucidità. Tutti questi sintomi possono essere molto spaventosi, ma non indicano un inizio di psicosi o di demenza.
La differenza fondamentale è che nella psicosi o nella schizofrenia la persona non si accorge di ciò che sta accadendo, mentre lei è pienamente consapevole che qualcosa non va e cerca spiegazioni e rassicurazioni. Questa consapevolezza è proprio la prova che il contatto con la realtà è integro.
Le sensazioni di irrealtà, il calo della memoria, la difficoltà di concentrazione o il gusto alterato sono effetti secondari dello stress e dell’iperattivazione ansiosa: quando la mente è in allarme costante, le funzioni cognitive e percettive ne risentono. È come se il cervello, impegnato a “difendersi”, faticasse a restare centrato sul presente.
La paura di impazzire o di “non riconoscere più se stessi o gli altri” è un pensiero comune in chi vive stati ansiosi intensi, ma non è un segno di degenerazione mentale. L’ansia non evolve in schizofrenia né in demenza: si tratta di due condizioni molto diverse per cause, età di esordio e manifestazioni.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprendere l’origine di questa ansia e a ridurre il controllo costante sui propri pensieri e sensazioni, che oggi la sta logorando. Il primo passo è non cercare più risposte online — che spesso amplificano la paura — ma iniziare un dialogo stabile con un professionista che la accompagni nel ritrovare sicurezza.
Dott.ssa Sara Petroni
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.