Buongiorno a tutti, vi ringrazio in anticipo per vostra eventuale disponibilità. Ho 19 anni e mezzo

20 risposte
Buongiorno a tutti, vi ringrazio in anticipo per vostra eventuale disponibilità. Ho 19 anni e mezzo e negli ultimi due/tre anni ho vissuto situazioni quasi quotidiane di ansia e stress che ad oggi mi hanno portato non pochi problemi. Il fumo di sigaretta (dai 15 anni, circa 12 sigarette in media al giorno) , di cannabis (dai 16 anni e mezzo,1 grammo e mezzo in media al giorno)ad alto contenuto di thc, e per un breve periodo alcol e psicofarmaci (sotto prescrizione ma risultati successivamente all'assunzione per un breve periodo, non indicati nè funzionali al trattamento dell'ansia generalizzata e depressione moderata che mi è stata diagnostica da una psichiatra) mi hanno accompagnato in un percorso "fai da te" di fittizia guarigione per questi ultimi 3 anni, più che altro hanno solo anestetizzato e successivamente amplificato le sensazioni interiori di malessere che provavo e provo tutt'ora. Penso molto, non stacco mai la testa, e credo di aver riconosciuto pattern mentali disfunzionali da ricondurre probabilmente ad una causa originaria (o meglio più cause) legate alla mia infanzia, successivamente alimentati dall'uso quotidiano di cannabis e da relazioni complicate che non ho saputo affrontare (considerato l'avvicinamento "pericoloso" di determinate persone nella mia vita alle quali per molto tempo non ho saputo dire di no, per mancanza di mezzi o "semplicemente" a causa della mia grande difficoltà nel "lasciare andare".
Con il tempo ho riscontrato in questi pattern (paura da quella dell'abbandono a quella della malattia passando per una serie interminabile di altri timori, necessità di protezione e conforto, necessità di controllo su quasi tutti gli aspetti della mia vita), bisogno costante di rassicurazioni, bassa autostima. Sogni, perversioni legate al sesso e modo di gestire le relazioni non fanno altro che confermare queste tesi . Ho iniziato un percorso di cura con una psicologa circa 9 mesi fa e nonostante io sia una persona che fatica a vedere "miglioramenti" anche quando questi ci sono e sono evidenti, tramite il percorso con lei ho iniziato a vedere i primi passi (con il tempo). Un mese fa ho deciso di smettere con la cannabis (ci avevo provato varie volte ma era sempre finita con : dolori intercostali, dolori intestinali, aumento della depressione e degli sbalzi d'umore [che caratterizzano ogni giorno della mia vita], nausea, tremori ed altro) e finalmente ci sono riuscito anche se con qualche "ricaduta" ( 2 canne che mi hanno portato entrambe ad un forte attacco di panico e sensazioni mai provate in modo così forte e "reale"). La mia ansia da malattia (che spesso ha virato nella direzione della paura da malattia/e psicologica/e) è diventata sempre maggiore e da quando, nelle ultime due settimane, ho iniziato a manifestare sintomi di apparente dispnea e dolori, o meglio fastidi, sotto l'addome ho pensato subito al peggio (problemi polmonari gravi o cardiovascolari a causa del fumo) Mi rasserena il fatto che riconosco il pattern pensieri legati all' ansia e al suo loop, durante la notte non mi sveglio e non ho problemi. Inoltre non ho tosse, non ho febbre o altri sintomi. Ciò che mi spaventa è che caratterizza quasi tutta la giornata e in particolare sembra che stia prendendo una forma cronica. Questa mia "consapevolezza" non mi fa bene perché comprendo sia figlia di una necessità estrema di controllo che allo stesso tempo alimenta l'ansia. Anche in questo momento, vi sto scrivendo per un fine esclusivamente rassicurante ma allo stesso tempo sento di non poter farne a meno e almeno so di rivolgermi a specialisti . Non credo sia di rilievo poiché quando sono accaduti questi due eventi avevo già ansia e depressione ma per evitare di escludere qualsiasi possibile informazione utile, vi dico che nell'ultimo anno sono svenuto battendo la testa su un palo di ferro posto per terra e ho perso coscienza per 10 secondi con gli occhi aperti (almeno a detta delle persone lì presenti) e ho avuto conati (mi sono stati fatti controlli al quanto superficiali, a mio avviso, in ambulanza); circa due anni fa invece ho assunto una dose pesante di xanax e chiaramente non ho ricordato più nulla di ciò che è successo quel giorno e la mattina seguente. Detto ciò spero possiate aiutarmi, anche se sono già in un percorso con una psicologa che al momento è in ferie. Mi piacerebbe poter tornare a scrivere, fare musica e tuffarmi a pieno nel mondo dell'arte ma tutto ciò che provo è invalidante, almeno per me, e spero fortemente che questa dispnea sia legata esclusivamente all'ansia e non a problemi organici . In questo momento non prendo psicofarmaci (e non sono intenzionato a riprenderli dopo l'ultima volta), nè Cbd (che mi aveva aiutato dopo lo stop di cannabis al thc) e ho ridotto il le sigarette a non più di 5 al giorno. Domani avrò una visita cardiologica da un amico di famiglia e credo che, esclusi spero problemi organici, ciò che mi darà sollievo saranno proprio le sue parole. Negli ultimi due anni ho fatto due volte esami del sangue (emocromo, tiroide, anemia e gli altri valori principali ed è stato riscontrato solo un insufficenza della vitaminaD, che credo ad oggi di aver a pieno recuperato). Grazie ancora e buona giornata a tutti
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Carlotta Volpi
Psicoterapeuta, Psicologo, Neuropsicologo
Modena
Buongiorno, dalle sue parole mi sembra che abbia una grande consapevolezza del suo funzionamento e delle sue difficoltà. Questo è un ottimo ingrediente per poter costruire un percorso di fiducia con la sua terapeuta. Le suggerisco di utilizzare le strategie di regolazione emotiva che avrà sperimentato con la psicologa per gestire questo stato d'ansia da sola/o. Non è facile accettare e stare a contatto con l'assenza del terapeuta, ma probabilmente questo momento le sarà utile per il futuro. Potrete parlarne assieme nella prossima seduta. Un caro saluto e in bocca al lupo per il suo percorso.
Dott.ssa Carlotta Volpi
Dott.ssa Iulia Murrocu
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, da quello che racconti sembra che il corpo sia proprio il bersaglio principale di tutti i tuoi malesseri e di tutte le tue ansie.
Premesso che è sempre utile fare i controlli del caso per escludere patologie organiche da trattare, mi sembra che il tuo vissuto sia riconducibile ad aspetti traumatici di qualche tipo, visto che accenni a situazioni non specificate della tua infanzia.
Benissimo la scelta di farsi seguire da una psicoterapeuta, come accenni, e a questo proposito potresti provare anche un intervento EMDR, che è una tecnica psicoterapeutica molto utile nel caso di vissuti traumatici.
La tua terapeuta saprà consigliarti per il meglio.
In bocca al lupo per il tuo percorso di cura
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, lei mostra anche un'importante consapevolezza di sé, che è già parte del processo di cura.Le esperienze di ansia intensa, il bisogno di controllo e rassicurazione, la difficoltà nel lasciare andare persone o abitudini dannose, sono spesso legate a ferite emotive più antiche e a schemi interiori che si sono radicati nel tempo. L’uso della cannabis, così come quello saltuario di psicofarmaci e altre sostanze, può inizialmente offrire una temporanea anestesia al dolore, ma alla lunga tende ad amplificare proprio quei sintomi che si cerca di placare. La decisione di interrompere l’uso è un passo significativo, anche se difficile, e il fatto che lei abbia riconosciuto le ricadute come segnali di allarme indica una crescente capacità di ascolto di sé. La sintomatologia fisica che descrive, come la sensazione di dispnea o i dolori addominali, è frequente nei quadri ansiosi, soprattutto quando l’attenzione resta costantemente focalizzata sul corpo. Questo non esclude ovviamente l'importanza di fare accertamenti medici, che è corretto affrontare, ma è altrettanto importante dare ascolto al legame tra il corpo e la mente. L’ansia, quando è intensa e prolungata, può davvero diventare percepita come una condizione “cronica”, ma può trovare un equilibrio con il giusto lavoro terapeutico, come lei ha già iniziato a fare.
Le suggerisco anche di frequentare una struttura dove si pratica la mindfulness, pratica utile alla riduzione dello stress e all’incremento della consapevolezza.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Anna De Luca
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Ciao, da quello che racconti hai davvero fatto degli ottimi progressi nel tuo percorso psicologico (ad esempio hai ridotto l'uso di sigarette e sostanze, eliminato l'utilizzo di psicofarmaci) e sai riconoscere i meccanismi ricorsivi e a loop che si attivano in alcune situazioni. Probabilmente, come tu stesso pensi, anche questi sintomi sono ascrivibili a cause emotive, ma domani sicuramente ne avrai conferma. Immagina, come già saprai, che anche la ricerca di conferma da parte di professionisti esterni può essere parte del loop. Il consiglio migliore che sento di darti è di scrivere alla tua terapeuta, anche se in ferie, semplicemente per avere contatti con una persona che già ti conosce e ti sta aiutando nel profondo. Ripeto, sicuramente la visita di domani ti saprà rassicurare, ma se i dubbi permangono e sentissi un aumento della sintomatologia ansiosa parlane anche con lei. Buon percorso di miglioramento e complimenti per i risultati raggiunti fino ad ora, ce la puoi fare!
Salve paziente anonimo questa dettagliata descrizione dei sintomi denota l' ansia sottostante come giustamente e in maniera consapevole dichiari
Dalla mia lunga esperienza nell' ambito delle dipendenze posso dirti che purtroppo l' uso delle canne scatena una ipersensibilità verso tutti i problemi psichici che ci abitano e che per certi aspetti riguardano un po' tutti
Quindi la tua " paura" ..ipocondria esigenza di controllo ecc potrebbero essere un refuso di una condotta precedente che in qualche modo ti ha "iper stimolato"
Fai bene comunque a eseguire controlli ( esami del sangue cardiologo ecc che escludano complicanze fisiche ,ma credo che sia una situazione soprattutto di bisogno di contenimento dovuto anche al fatto che la tua psicologa è in ferie
Detto tutto ciò ti consiglio
Tecniche di rilassamento ( le trovi su YouTube..training autogeno ) che puntano sulla respirazione corretta
Continua stile di vita sano senza uso di alcol canne fumo
Psicoterapia
E sappi che esistono anche i club Hudolin che attraverso incontri di auto aiuto consentono una ripresa della qualità della vita e del benessere psicofisico in maniera sana e soddisfacente
In bocca al lupo
Dott Lorenzini Maria Santa psicoterapeuta
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
la inviterei ad attendere il rientro della sua psicologa dalle vacanze per poter continuare ad occuparsi dei tantissimi temi qui riportati. L' attesa, e la sosta estiva sono anche esse parte della terapia, importantissime per poter riflettere e restare emotivamente nelle cose emerse sino ad ora. In bocca al lupo per la continuazione della sua psicoterapia.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
(Napoli on line o in presenza – psicologonapoli org – Info e contatti sul profilo MioDottore)

Leggendo la tua storia, è chiaro che ti trovi in una condizione di forte sovraccarico emotivo e psicologico. La tua mente è in costante allerta, compressa tra il peso di ciò che è già accaduto e la paura di ciò che potrebbe accadere. È uno stato che consuma energie, rende difficile respirare e ti tiene lontano dalla tua parte più vitale.

Noi viviamo nel presente, non possiamo fare altrimenti: nasciamo, viviamo e moriamo nel presente. È l’unico tempo reale che esiste. Lo ricordava anche Sant’Agostino: il passato vive solo nella memoria, il futuro solo nell’attesa. Il tuo problema oggi è che soffri per quello che ti è accaduto tanto tempo fa o per quello che temi possa accadere, imprigionandoti tra ricordi e previsioni.

Accetta quello che è stato, anche se ti ha ferito, e radicati nell’unico momento reale della nostra esistenza: questo istante. Entra in profondità nel silenzio del tuo essere presente, respira lentamente, e vedrai che piano piano comincerai a sentirti meglio. Non si tratta di dimenticare o negare, ma di smettere di vivere in un tempo che non è più o che ancora non è.

Per aiutarti, sarebbe utile inserire ogni giorno uno spazio breve ma costante di rilassamento profondo o meditazione guidata, anche solo 10 minuti, per allenare la mente a tornare qui e ora. Puoi farlo focalizzandoti sul respiro o ascoltando i suoni intorno a te, senza giudizio.

Non trascurerei, però, l’impatto della tua situazione familiare: convivere in un ambiente emotivamente complesso, con una sorella più giovane di cui ti senti responsabile, aggiunge un carico importante. Anche se forse oggi non puoi cambiare casa, cerca di ritagliarti momenti e spazi solo tuoi, lontani dalle dinamiche di casa.

Se mantieni costanza in questo lavoro interiore, il peso dell’ansia e della paura può alleggerirsi molto più di quanto credi. In tutti casi se vuoi posso darti una mano
Dott.ssa Chiara Campagnano
Psicologo, Psicoterapeuta
Modena
Ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza. Dalle tue parole emerge un grande impegno: hai iniziato un percorso psicologico, hai ridotto il fumo e sei riuscito a smettere con la cannabis, nonostante le difficoltà. Questo è un traguardo molto importante, anche se forse tu stesso fai fatica a riconoscerlo fino in fondo.

I sintomi che descrivi — dispnea, tensione addominale, pensieri catastrofici sulla salute — sono molto frequenti nei momenti di ansia e possono diventare invalidanti proprio perché si alimentano del bisogno di controllo e delle paure legate al corpo. È positivo che tu abbia programmato una visita cardiologica: escludere problemi organici è un passo utile anche per tranquillizzarti.

Tieni presente però che il fatto di riconoscere i “pattern” e i circoli viziosi dell’ansia non significa che tu debba affrontarli da solo. Anzi, è proprio lì che il lavoro psicologico può aiutarti a trasformare quella consapevolezza in strumenti più concreti per gestire i sintomi e tornare a dedicarti a ciò che ami, come scrivere o fare musica.

Non sei “bloccato per sempre”: sei già in cammino, e il percorso che hai iniziato con la tua psicologa potrà darti sostegno e continuità, anche se i risultati possono arrivare a piccoli passi. Nel frattempo cerca di non giudicarti per le ricadute o i momenti difficili: fanno parte del processo.

Un caro saluto
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, bello leggere i suoi progressi e i suoi desideri di riprendere attività che le piacciono. Credo che ci riuscirà e penso anche che, diminuendo la sua ansia, diminuiranno anche i suoi sintomi fisici. Corretto fare delle visite mediche che possano escludere cause organiche. Continui così e vedrà che troverà il suo equilibrio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Jessica Guidi
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista clinico
Lucca
Caro,
nelle tue parole c’è tanta lucidità e anche tanta fatica. Leggendoti, si sente chiaramente che sei giovane ma già hai attraversato esperienze molto intense: l’uso di sostanze, il bisogno di anestetizzare un dolore che non trovava un altro spazio, la paura della malattia, la difficoltà a lasciare andare persone e situazioni, i pensieri che non si spengono mai.
Quello che però colpisce – e che è un punto di grande forza – è la tua consapevolezza. Riconosci i pattern, vedi come la tua mente costruisce loop di controllo e rassicurazione che però aumentano l’ansia stessa. Non è poco: vuol dire che dentro di te esiste già una parte osservante, capace di distinguere l’ansia dalla realtà oggettiva.
Dal punto di vista interpersonale, i tuoi sintomi non sono “solo ansia”, ma un linguaggio: il corpo e la mente ti stanno comunicando il bisogno di protezione, di contenimento, di legami sicuri. È molto significativo che tu dica che ciò che ti dà più sollievo è la parola di qualcuno di cui ti fidi: questo rivela quanto il bisogno di una base sicura esterna – una voce che ti rassicuri – sia ancora vivo e forte in te.
Hai già fatto passi importanti: hai ridotto il fumo, sei riuscito a interrompere l’uso della cannabis, hai intrapreso un percorso psicologico. Tutto questo indica che stai scegliendo la vita reale, non più l’anestesia. E nonostante i sintomi siano duri da tollerare, sono anche il segnale che qualcosa dentro di te vuole finalmente essere ascoltato invece che messo a tacere.
Quello che senti nel respiro, se i controlli escluderanno problemi organici, è molto coerente con l’ansia: il corpo esprime in modo tangibile una difficoltà a “lasciare andare”, come se volesse dirti che trattenere sempre tutto sotto controllo ti toglie ossigeno.
Se vuoi, nel nostro lavoro potremmo iniziare da lì: dal respiro, dall’imparare a “fidarsi dell’aria” e a lasciarla scorrere, come metafora e come pratica concreta e a rivivificare man mano parti di noi.
Sarebbe un primo passo semplice per ridurre i sintomi e restituirti la sensazione di vivere, non solo di sopravvivere.
Drssa JG
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con così tanta chiarezza e coraggio la sua esperienza. Dalle sue parole emerge un percorso di grande fatica ma anche di grande consapevolezza: ha riconosciuto i meccanismi dell’ansia, le difficoltà legate alle dipendenze e sta già facendo passi importanti come la sospensione della cannabis e la riduzione del fumo. Sono risultati tutt’altro che scontati, e meritano di essere riconosciuti.

I sintomi che descrive – la dispnea, i dolori addominali, i timori costanti di malattie gravi – sono molto comuni nei quadri d’ansia, specialmente quando si è in un periodo di cambiamento e astinenza da sostanze che, per anni, hanno “anestetizzato” le emozioni. Il fatto che di notte non si svegli e non abbia sintomi tipici di patologie organiche importanti (tosse persistente, febbre, calo di peso, ecc.) è un elemento rassicurante. Bene anche che abbia programmato una visita cardiologica: escludere problemi fisici è sempre il primo passo per ridurre l’ansia e potersi concentrare sul lavoro psicologico.

È importante ricordare che:

I pensieri catastrofici fanno parte del disturbo d’ansia: non indicano necessariamente che ci sia davvero una malattia, ma che la mente è in allerta e cerca continuamente minacce.

Il bisogno di rassicurazione continua è comprensibile ma rischia di alimentare il circolo vizioso: più si cerca conferme, più l’ansia cresce.

Il percorso psicologico che ha già intrapreso è fondamentale: continui a portare lì tutto ciò che prova, anche i momenti di ricaduta e la frustrazione.

La fase che sta vivendo non è una condanna, ma un processo di disintossicazione emotiva e fisica: togliere la cannabis significa anche permettere al suo cervello di riassestarsi, e questo può comportare sintomi spiacevoli, che però col tempo tendono a ridursi.

Il fatto che lei abbia ancora desiderio di scrivere, fare musica e arte è un segnale prezioso: lì c’è una risorsa che può aiutarla a trasformare la sofferenza in espressione e creatività.

Un incoraggiamento sincero: non sta sbagliando strada. Sta facendo un percorso difficile, ma i passi che ha già compiuto dimostrano che c’è in lei una forte capacità di cambiamento. Continui a farsi seguire, si dia tempo e si ricordi che anche i momenti di dubbio e paura fanno parte della guarigione.

Un caro saluto.
Dott.ssa Benedetta Venturini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso in modo così chiaro e dettagliato la sua esperienza. Comprendo quanto possano essere stati difficili questi anni e quanto la situazione attuale possa generare preoccupazione e malessere.
È importante sottolineare che, una volta escluse eventuali cause organiche tramite controlli medici (come quelli che ha programmato), la continua ricerca di rassicurazione può finire per aumentare il vissuto ansioso e influire sulla qualità della vita. Questo comportamento diventa una sorta di “strategia protettiva” che, paradossalmente, mantiene e rinforza alcune credenze rigide legate all’ansia e non le permette di disconfermare alcuni pensieri.
Si può lavorare su questi schemi tramite un percorso di psicoterapia mirato, con gradualità e strumenti concreti per gestire ansia, preoccupazioni e sensazioni corporee ed eventuale supporto farmacologico mirato. Il fatto che lei abbia già intrapreso un percorso psicologico è un ottimo punto di partenza, e con il tempo sarà possibile consolidare i primi miglioramenti che ha già notato. Acquisendo sempre maggiore consapevolezza del proprio funzionamento, sarà possibile riprendere gradualmente attività piacevoli e significative, legate sia alla quotidianità sia alla creatività, che al momento ha sospeso. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
dal suo racconto emerge quanta energia lei stia spendendo nel tentativo di controllare ogni sintomo e ogni pensiero. Ma mi chiedo: è più faticoso affrontare la paura di avere una malattia… o continuare a vivere come se fosse già malato senza che nessuno l’abbia diagnosticata?
Lei riconosce i suoi “pattern” e allo stesso tempo dice di non poterne fare a meno: vuole davvero liberarsene, o in qualche modo si sente più sicuro restando dentro questo controllo che la logora?
Infine: se la rassicurazione momentanea calma per poco e poi la spinge a ricercarne altra, è davvero la rassicurazione ciò che cerca… o piuttosto la possibilità di imparare a stare senza di essa?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Ciao, da come scrivi si sente che sei molto attento a te stesso e che stai cercando di capire davvero cosa ti succede. Questo è già un passo enorme. La tua “testa che non stacca mai” sembra cercare di proteggerti, anche se a volte finisce per spaventarti ancora di più.
Puoi provare, quando arriva la sensazione di dispnea, a fermarti e chiederti: “sto trattenendo il respiro perché ho paura, o perché c’è davvero un problema fisico?”. Spesso l’ansia stringe il petto come se volesse ricordarci che non possiamo avere il controllo totale. Con la visita medica avrai un chiarimento importante; intanto ti chiedo: cosa succederebbe se invece di combattere ogni sintomo, provassi a osservarlo come se fosse una bolla di sapone che piano piano vola via?
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, come lei ha descritto sembra che abbia fatto diversi passi avanti molto importanti. Come mai invece ha scritto che la sua psicologa sembra non riconoscerli? Sembra non si senta riconosciuto abbastanza da lei. Come mai scrive qui e non a lei? Rifletta su queste domande.
Fa bene ad escludere possibili cause organiche e fare i relativi controlli. Ci vuole del tempo per sviluppare la serenità e sicurezza che cerca e sembra stia andando nella direzione giusta, i suoi sforzi lo testimoniano. Anche la maggiore consapevolezza che ha sviluppato è figlia sia del suo allontanamento dalla cannabis, sia del percorso di terapia che sta seguendo. Come mai vive questo maggiore controllo che ha su di sé negativamente?
Cordiali saluti
Dott.ssa Edith Valerio
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Caro/a, grazie per aver condiviso la tua storia in modo così aperto, onesto e riflessivo. Le parole che hai scritto arrivano con una forza rara: quella di chi nonostante tutto sta scegliendo la consapevolezza. È chiaro che stai attraversando un momento molto difficile, ma è altrettanto evidente che dentro di te esiste già una parte molto viva, molto sveglia, che sta cercando di emergere, di comprendere, e forse soprattutto di guarire.
Il percorso che descrivi è fatto di tanti strati: ci sono il corpo e i sintomi, c’è la mente e i suoi pensieri ripetitivi, c’è il cuore e le sue ferite, e c’è anche qualcosa di più profondo, che potremmo chiamare “sé interiore” o “essenza” quella parte che osserva tutto questo, che si accorge di come funzionano i tuoi meccanismi, e che non si arrende.
Il tuo bisogno di rassicurazione è umano, e non c’è nulla di sbagliato nel cercare conferme in un momento di grande incertezza. L’importante è che tu non ti giudichi per questo. Anzi, ti invito a vedere anche questa richiesta di aiuto come un gesto sacro, come un passaggio significativo del tuo cammino. In un percorso transpersonale, ogni crisi anche la più dolorosa può diventare una porta d’accesso a una nuova fase della coscienza.
Hai già fatto passi molto importanti:hai riconosciuto il potere anestetizzante e poi destabilizzante delle sostanze, hai iniziato a vedere i pattern disfunzionali che ti accompagnano, hai cercato aiuto professionale, hai iniziato a ridurre (o sospendere) i comportamenti autodistruttivi, stai provando a restare presente a te stesso, anche nel dolore.
Questi sono segnali di risveglio, e non vanno sottovalutati.
La “dispnea” che stai vivendo potrebbe essere una manifestazione del tuo sistema nervoso in stato di allerta. Quando la psiche trattiene emozioni per lungo tempo come paura, vergogna, senso di colpa, dolore antico il corpo diventa il primo canale di espressione di ciò che non trova voce altrove. E il respiro è spesso coinvolto: si fa corto, contratto, difficile… ma anche in questo, possiamo leggere un messaggio.
In molte tradizioni spirituali e psicocorporee, il respiro è considerato il ponte tra corpo, mente e anima. È il luogo in cui possiamo iniziare a ritrovare casa. Non a caso, nella terapia transpersonale, si lavora spesso con il respiro per accedere a livelli più profondi di consapevolezza.
Ciò che ti consiglio, in attesa della visita cardiologica, che è importante per rassicurarti anche sul piano organico, è di accogliere questo sintomo non solo come un problema da eliminare, ma anche come una possibile guida: un invito ad “abbassare le difese”, ad ammorbidire il controllo, ad affidarti a un processo più grande di te… anche se spaventa.
Il tuo desiderio di tornare a scrivere, fare musica, vivere l’arte… non è solo una speranza, è già una parte viva di te che si sta manifestando. Nonostante tutto. La tua arte può diventare uno spazio sacro in cui esprimere ciò che ancora non riesce a prendere forma nel pensiero razionale.
Ti invito a continuare il tuo percorso terapeutico, magari affiancandolo se lo sentirai con approcci integrati (respiro, mindfulness, pratiche corporee, meditazione guidata..). La mente non basta da sola a guarire la mente. Serve anche il corpo, serve il cuore, serve una relazione viva, e a volte anche il silenzio, lo spazio vuoto dove può emergere il nuovo.
Guarire è possibile. Ma non significa tornare “come prima”. Significa trasformare ciò che sei in ciò che stai diventando.
Con rispetto e fiducia nel tuo cammino, dott.ssa Edith Valerio
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno, penso che lei stia facendo un buon percorso ma ci vuole del tempo. I punti che riporta di se sono molti: parla di trauma, di ansia e attacchi di panico, di uso di sostanze. Mi sembra però di comprendere che sta riuscendo ad emergere e a gestire sempre meglio tali aspetti di vita e anche che abbia una buona relazione terapeutica con il suo psicoterapeuta. Prosegua il suo percorso anche se faticoso e vedrà che si riapproprierà delle parti belle di se stesso che oggi le mancano. Se poi ha dei dubbi forse può condividerli con il terapeuta che sicuramente la aiuterà a comprendere.

Cordiali saluti

Dott.ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Silvia Bellini
Psicoterapeuta, Psicologo
Entratico
Carissimo,

ti ringrazio per aver condiviso con così tanta apertura la tua storia. So che non dev’essere stato facile raccontare episodi così personali e, a tratti, dolorosi. La tua capacità di riconoscere e mettere in parole ciò che provi è già un passo importante: significa che hai sviluppato una consapevolezza preziosa del tuo mondo interiore.

Dalle tue parole emerge quanto gli ultimi anni siano stati segnati da ansia, pensieri costanti, ricerca di controllo e dall’uso di sostanze come tentativo di anestetizzare il dolore. Eppure, proprio dentro questo quadro, si leggono anche la tua forza e la tua volontà di cambiare: sei riuscito a sospendere l’uso della cannabis dopo tanto tempo, hai ridotto le sigarette, stai affrontando la tua paura con un percorso psicologico. Sono passi concreti e tutt’altro che scontati.

Capisco bene quanto i sintomi fisici, come la dispnea e i dolori addominali, possano spaventarti e riattivare il pensiero del “peggio possibile”. È un circolo difficile: l’ansia amplifica i segnali del corpo, e più li osservi e li controlli, più diventano invadenti. Il fatto che tu stesso riconosca questo loop ansioso dimostra lucidità, anche se a volte questa stessa consapevolezza può diventare pesante.

Mi sembra molto importante che tu abbia deciso di sottoporti a una visita cardiologica: prendersi cura della propria salute con controlli medici ti aiuta non solo a rassicurarti, ma anche a distinguere meglio ciò che appartiene al corpo da ciò che nasce dall’ansia. Una volta escluse problematiche organiche, potrai lavorare con più serenità sugli aspetti psicologici che alimentano questi sintomi.

Ti invito a non vivere questo percorso come una corsa al “guarire subito”: quello che stai affrontando è frutto di anni di abitudini, ferite e strategie che ti hanno accompagnato. Ora, passo dopo passo, stai imparando a lasciarne andare alcune e a sostituirle con strumenti più sani. È un cammino che richiede pazienza, ma tu lo hai già iniziato con coraggio.

Infine, colgo nelle tue parole un desiderio forte: tornare a scrivere, a fare musica, a immergerti nell’arte. Questa è una parte vitale di te, una risorsa che può diventare parte della tua cura. Non è necessario aspettare di “stare bene del tutto” per riavvicinarti a ciò che ti nutre: a volte basta concedersi piccoli momenti di creatività per dare respiro all’anima, anche in mezzo alle difficoltà.

Continua a fidarti del percorso con la tua psicologa: sarà lo spazio in cui potrai dare forma e senso a tutto questo. E ricordati che chiedere rassicurazione, come hai fatto scrivendo qui, non è un segno di debolezza, ma di bisogno umano di sentirsi accompagnato.

Con vicinanza,
Silvia Dott.ssa Bellini
Dr. Fabio Ricardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongioro, penso di poterti dare del tu. Scelgo qualche punto della tua lettera che può rappresentare uno spunto utile.Anzitutto,hai cominciato una terapia da nove mesi, quindi non sei sola con la tua ansia,e anche la mia risposta è un appoggio a qualcosa che stai già facendo.Dici che hai difficoltà a vedere i lati positivi, ma nella terapia "hi cominciato a vedere i primi passi ....col tempo". Quindi hai una buona consapevolezza di te, e questa è una risorsa, purchè tu non ti fermi alla sola consapevolezza, ma metta a fuoco il cambiamento possibile, e utile ( come hai fatto col fumo e con la cannabis) ).Abbandonare dei comportamenti ( anche dei modi di pensare, anche il pensare troppo) diventati abituali non è facile, e proprio qui è estremamente utile la guida e il sostegno della terapeuta. Quanto alla consapevolezza, scrivi che "non mi fa bene,....perchè deriva da una necessità estrema di controllo". In queste parole si vede come sei fortemente autocritica! E' probabilmente vero quello che dici, ciò non toglie che la consapevolezza in sè sia una risorsa, in quanto ci permette di vedere dove vogliamo e possiamo andare. Così come sei consapevole che la tua dispnea ha quasi sicuramente origine psicologica, e non fisica.Mi piace il finale della tua lettera:"ciò che mi darà sollievo sono proprio le sue ( del cardiologo) parole." Con questo riconosci quanto sia importante il rapporto con l' altro nella strada del cambiamento. Ti faccio tutti i miei auguri perchè il rapporto con l'altro ( il questo caso la terapeuta ) ti conduca alla tua meta, cioè vivere bene!

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Cristiano Matteo Carbonelli

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