Esperienze

Dottoressa Silvia Bellini, Psicoterapeuta sistemico-relazionale, Psicologa Clinica, Pedagogista, Arte-terapeuta, Supervisora, Tutor, Formatrice, Esperta nella gestione dei gruppi ed in ambito scolastico e psicoeducativo, Esperta in ambito aziendale (team-building, comunicazione, HR, chief happiness manager), specializzata in mindfulness e tecniche di rilassamento.
Riceve privatamente e su appuntamento e collabora con diversi enti, aziende, istituti comprensivi e cooperative della bergamasca e lavora in equipe con professionisti (psicomotricisti, pedagogisti, medici, nutrizionisti, fisioterapisti, educatori, teatro terapeuti, musico terapeuti, project manager, psichiatri) della bergamasca
Altro Su di me

Approccio terapeutico

Psicologia clinica-dinamica

Aree di competenza principali:

  • Psicologia clinica
  • Psicodiagnostica
  • Psicologia scolastica
  • Psicologia clinica
  • Psicologia medica
  • Pedagogista clinico
  • Psicoterapia sistemico relazionale
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Indirizzo

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Studio Anèmos

Via Piazzi n.2 , Entratico 24060

Disponibilità

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Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Prestazioni e prezzi

  • Colloquio psicologico

    60 €

  • Primo colloquio psicologico

    70 €

  • Test psicologici

    60 €

  • Test di personalità

    60 €

  • Tecniche di rilassamento

    60 €

2 recensioni

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  • C

    Mi ritengo fortuna ad aver incontrato la Dottoressa Silvia. Competenza, professionalità, sensibilità, cortesia, puntualità, comprensione sono il suo bigliettino da visita. Mi sono sentita a mio agio subito dal primo incontro. Empatia con il paziente e professionalità ineccepibili. Non ci sono parole per esprimere la meravigliosa esperienza delle nostre sedute, e quello che ho raggiunto grazie alla sua sempre puntuale e precisa professionalità. La sua semplicità i suoi valori e l’attaccamento alla bellezza della vita riescono ad entrarti nel cuore. Lei riesce a vedere i bisogni reali di chi ha difronte. La sua competenza non solo come psicologa ma anche come psicoterapeuta riescono a trasformare ogni seduta in un incontro speciale e pieno di ricarica e di incoraggianti consigli. A chiunque voglia intraprendere un percorso alla scoperta di Sé, consiglio vivamente di affidarsi a lei.

     • Studio Anèmos consulenza psicologica  • 

  • C

    Professionista straordinaria, competente e profondamente umana.La Dr.ssa Silvia Bellini è molto più di una psicologa/psicoterapeuta/pedagogista: è una guida attenta, sensibile e incredibilmente competente capace di accogliere, orientare e sostenere con delicatezza ma anche con grande determinazione.Ha la capacità di entrare in sintonia, senza mai invadere, crea lo spazio sicuro e autentico dove ci si sente ascoltati davvero.Coniuga preparazione solida all'approccio umano e concreto, adatta ogni percorso ai bisogni reali della persona o della famiglia.Che si tratti di un bambino, un adolescente, un adulto o un genitore in difficoltà, legge tra le righe e offre strumenti preziosi per crescere, affrontare e trasformare.La sua esperienza nel campo educativo, unita alla competenza clinica, la rende una professionista completa e affidabile sotto ogni punto di vista.Consiglio vivamente la Dr.ssa Bellini a chiunque cerchi una professionista seria, empatica, capace di fare davvero la differenza

     • Studio Anèmos psicoterapia familiare  • 

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 8 domande da parte di pazienti di MioDottore

Salve, ho 37 anni sono una mamma single di un bimbo di 5 anni. Sto da circa 4 anni con il mio attuale compagno di 40 anni, genitore di una bimba di 12 anni. Padre e figlia hanno un rapporto molto particolare, lui la vizia molto, ad esempio ancora la prende in braccio se è stanca ecc. Inizialmente sembrava andare tutto bene. Ma la figlia ha iniziato ad essere molto gelosa del padre, sia nei mie confronti che verso mio figlio. Se il mio compagno fa una carineria a mio figlio di 5 anni lei si ingelosisce, è arrivata a dire al padre che a casa mia non vuole più venirci e che deve decidere, nei week end che sta col padre, se stare con me o con lei. Il mio compagno la asseconda molto, ad esempio se accarezza me sul braccio, deve accarezzare anche lei contemporaneamente. Pian piano questa situazione sembra che sta migliorando, ma lei ha sempre questo potere decisivo sul padre. Infatti spesso non ci vediamo nei week end solo perchè a lei non va. Ma io vi scrivo anche per un' altra figura molto importante, la madre del mio compagno. Lei è onnipresente. O meglio, quando la nipote è con il figlio, la madre è sempre con loro. Capisco che per lui è un grande aiuto avere la nonna in casa, ma è sempre lì anche se capita che ci sono io. Il problema è che non parlo di qualche ora, ma per tutto il tempo che la figlia è con lui, anche in macchina per andare a riaccompagnare la figlia dalla madre. Quando non ci sono io sono sempre in giro, colazione fuori, pranzo fuori ecc. Non capisco se sono io che non comprendo o se qualcosa non va. Grazie mille.

Gentilissima
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai vivendo. Avverto tutta la complessità della situazione che mi porti e , dolorosa e carica di contraddizioni, e sento che ne hai già preso consapevolezza.
Leggendo di te, vedo diversi elementi che sembrano importanti da tenere presenti, e qualche idea che potrebbe aiutare a cambiare un po’ le dinamiche, riducendo il peso che senti.
Tua figlia 12enne sembra aver sviluppato una forte gelosia verso di te e verso il suo papà, quasi come se percepisse che “tu occupi” uno spazio che ritiene a lei dovuto, o temi che la esclusione sia inevitabile.
Il tuo compagno, probabilmente per affetto e senso di protezione, tende a assecondarla, e questo rafforza nella ragazza l’idea che le sue richieste abbiano un potere molto forte.
La presenza costante della nonna sembra essere un ulteriore elemento che accentua la tua sensazione di marginalizzazione: non è solo la sua presenza, ma la attiva nei momenti in cui potresti sentirti più esclusa (weekend, momenti con tuo figlio, momenti intimi di coppia).
Senti che non hai spazio, che non puoi far valere il tuo bisogno, ed è normale che tutto questo crei frustrazione, risentimento e tristezza.
Le priorità terapeutiche sarebbero un lavoro su:
- Confini (recognizione, equilibrio): è importante che ci siano limiti chiari dentro cui ciascuno possa esprimersi, avere ruoli distinti, e che tu non venga messa da parte.
- Riconoscimento e legittimazione dei tuoi bisogni: non solo come “compagna” o “madre” ma come persona con desideri, emozioni e diritti affettivi.
- Comunicazione assertiva: trovare momenti per parlare del tuo vissuto con il tuo compagno, non in termini di accuse, ma di “io sento…”, “mi fa star male quando…”
- Spazi dove tu possa essere importante, visibile, accolta — momenti di coppia, ma anche momenti con tuo figlio e da sola, senza la pressione della gelosia altrui.
- Possibile coinvolgimento familiare (se il compagno è disposto): anche la nonna potrebbe essere un interlocutore utile, se capisce il tuo punto di vista, per aiutare a trovare un equilibrio.
Ti lascio alcune idee concrete per cambiare qualcosa da subito
Ecco alcune azioni che potresti provare:
Stabilire un momento di incontro con il compagno: che non sia carico di conflitto, ma di ascolto. Ti può bastare un’ora in cui dici come ti senti, cosa vorresti che fosse diverso, chiedendo anche a lui cosa vede e cosa teme.
Piccoli rituali vostri: un giorno del fine settimana solo per voi, oppure un gesto quotidiano che solo voi condividete (anche un caffè insieme al mattino, una passeggiata, un’attività che vi piaccia a entrambi) per rafforzare il legame.
Regole condivise su cosa accade nei weekend quando la figlia esprime che “vuole stare solo con papà”: discutere insieme che non è giusto che lei abbia il potere di annullare gli altri rapporti (i tuoi, quelli del fratellino). Stabilire con lui che il papà non dichiara scelte aut-aut, ma ascolta la figlia ma resta fermo su alcuni principi importanti (es: incontro con te + il fratellino).
Dialogo con la figlia (se è possibile e hai fiducia): trovare momenti calmi per dire che capisci che sta soffrendo (“vederti gelosa mi fa capire quanto tieni a tuo padre”) e che anche tu vuoi bene al padre e al fratellino. Riconoscere la gelosia può abbassare la tensione.
Gestire la nonna: potresti proporre al compagno qualche momento in cui la nonna non interviene, perché desideri costruire con lui e con la bambina un rapporto diretto, che non senta sempre una presenza esterna. Questo può essere fatto insieme, chiedendo rispetto per i momenti di coppia o famiglia.

In un eventuale percorso psicoterapico potremmo lavorare insieme su:

Le tue emozioni di esclusione, tristezza, forse rabbia. Renderle meno pesanti, esplorare da dove vengono e come gestirle.

Le tue aspettative: quali sono quelle che ti fai nei confronti del compagno, della figlia, della nonna, e quanto sono realistiche o fondate su modelli passati.

Il concetto di libertà emotiva: come essere presente, come essere parte, ma anche come mantenere te stessa e i tuoi desideri, i tuoi tempi.
Grazie per la fiducia,
Silvia Dott.ssa Bellini

Dott.ssa Silvia Bellini

Buon pomeriggio. Da anni combatto contro la dipendenza dal cibo. Non ho la forza di smettere. Mangio per noia, solitudine, nervosismo. Non ho mai capito da dove nasce questa mia dipendenza. Fin da piccolina mangiavo di nascosto. Mia mamma nascondeva spesso merendine ma io aprivo gli armadi e, appena le trovavo, le mangiavo incolpando qualcuno o dicendo bugie del tipo è venuto Tizio a casa.
Vorrei tanto capire il perché di questa mia dipendenza e cercare di gestire il rapporto con il cibo. Grazie a tutti.

Gentilissima,

ti ringrazio per aver raccontato con sincerità la tua storia. Parlare di dipendenza dal cibo non è facile: spesso porta con sé vergogna, sensi di colpa e la sensazione di non avere controllo. In realtà, ciò che descrivi non parla di mancanza di forza, ma di un bisogno più profondo che cerca espressione proprio attraverso il cibo.

Quello che racconti — il mangiare di nascosto da bambina, il senso di segreto, la paura di essere scoperta — mostra che questa relazione con il cibo ha radici lontane e che non riguarda solo la fame o il piacere del mangiare. Il cibo, per te, sembra essere diventato un compagno nei momenti di solitudine, un modo per calmare nervosismo e noia, forse un rifugio sicuro quando le emozioni erano troppo difficili da gestire o da condividere.

Vorrei rassicurarti su un punto: non è un difetto di carattere né una mancanza di volontà. Spesso le dipendenze alimentari nascono come risposte creative che la mente trova per proteggerti o consolarti in momenti in cui altre risorse non erano disponibili. Il fatto che tu oggi riesca a vedere questo schema e a desiderare di comprenderlo meglio è già un passo molto importante.

Il percorso che ti aspetta non è fatto di divieti o privazioni, ma di conoscenza di te stessa: capire quali emozioni cercano consolazione nel cibo, quali bisogni non detti stanno dietro quel gesto, e come trovare altri modi — più sani e gentili — per darti ciò di cui hai bisogno.

Ti incoraggio a cercare un supporto terapeutico che ti aiuti a esplorare con delicatezza la tua storia, senza giudizio. Il cibo non è il tuo nemico, ma un linguaggio attraverso cui il tuo corpo e la tua mente stanno chiedendo ascolto.

Con vicinanza e stima,
Silvia Dott.ssa Bellini

Dott.ssa Silvia Bellini
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