Buongiorno a tutti. È da una settimana che convivo con il mio ragazzo. Stiamo insieme da otto anni

24 risposte
Buongiorno a tutti.
È da una settimana che convivo con il mio ragazzo. Stiamo insieme da otto anni (io ne ho 26) e pensavo che i primi giorni di convivenza sarei stata felicissima. In realtà, mi sento sì contenta, ma anche molto malinconica e confusa. Fino a poco fa vivevo con i miei genitori, con cui ho un rapporto molto stretto, e forse proprio il distacco da loro sta contribuendo a questo senso di smarrimento.
La confusione riguarda anche la nostra relazione. Mi chiedo se sia normale sentirsi così dopo un passo così importante come la convivenza. Può essere che tutto questo disorientamento sia legato proprio al cambiamento che stiamo vivendo?
C’è anche un altro aspetto: in passato il mio ragazzo ha avuto problemi di salute mentale e io gli sono stata accanto. In quel periodo non mi sentivo più la sua compagna, ma quasi la sua “infermiera”. Ora lui sta meglio, ha fatto grandi passi avanti — ha smesso di fumare, ha iniziato a fare sport — e sta cercando di migliorare la sua vita, andando anche da una psicologa che lo sta aiutando molto. Vedo infatti che sta molto meglio e sono felicissima per lui!
Eppure, in me è rimasta questa “indole del prendermi cura”, quando invece sento il bisogno che, per una volta, sia lui a prendersi cura di me. Vorrei sentirmi corteggiata, leggera. E da qui nasce forse anche il desiderio di evasione, la voglia di conoscere qualcuno di nuovo. Non è la prima volta che mi vengono questi pensieri. Con lui ne ho già parlato e lui dice che si sta impegnando e che gli dispiace di non riuscire a volte a rendermi felice. Io sono sempre stata quella "brava" e quella "forte" che se la cava sempre da sola, ma sono stanca di essere ritenuta così, come non avessi mai fatto fatica nella vita!!
Grazie!
Dott.ssa Maria Grazia Antinori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Una volta che si realizza un desiderio, una meta, quale ad esempio iniziare una convivenza, può capitare che ci si renda conto di non volere l'oggetto del desiderio.
Quello che si vive non corrisponde con i desideri, si illuminano le contraddizioni, le incoerenze, i conflitti.
Nel caso raccontato non ci sono problematiche aggiuntive per la abitazione comune, ma un senso di delusione soprattutto verso se stessi.
E' davvero questa la vita che voglio vivere, è questa la persona che desidero per un progetto importante che influenza tutto il mio futuro?
Sono domande importanti che devono essere accolte, sviscerate nella loro complessità.
La risposta magari potrebbe portare verso altri lidi, ma i nostri lidi.
Maria Grazia Antinori, Roma

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Dott.ssa Beatrice Verzeletti
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Curno
Buongiorno, dal suo racconto sembra emergere una chiara e inequivocabile esigenza: quella di prendersi cura di sé, dopo un periodo in cui si è sentita, utilizzando le sue parole, "quasi un'infermiera". La situazione che descrive necessita di essere approfondita entrando nel dettaglio delle dinamiche specifiche (che rapporto ha con la sua famiglia di origine, che rapporto aveva e come si sentiva con il suo ragazzo prima della convivenza, cosa l'ha spinta a fare questo grande passo, come gli equilibri siano cambianti dopo questa scelta e molti altri elementi che meritano di essere presi in considerazione). Ha mai pensato di approfondire tutte queste questioni rivolgendosi a un professionista del settore con cui affrontare queste tematiche, dedicandosi a sé stessa e al suo benessere? Se dovesse decidere di seguire il mio consiglio, mi rendo personalmente disponibile per accompagnarla in questo percorso di riavvicinamento a sé stessa, accogliendo questo cambiamento come occasione e opportunità per prendersi cura di sé. Certamente un percorso di questo tipo potrebbe aiutarla a entrare in contatto con sé stessa, accogliere queste difficoltà offrendole una nuova rilettura delle situazioni e dinamiche che sta vivendo, oltre a comprendere e acquisire maggiore consapevolezza dei suoi reali bisogni e obiettivi!
Dott.ssa Valentina Perlongo
Psicologo, Psicologo clinico
Carmignano
Otto anni sono molti, e considerando la vostra età sono gli anni piu importanti per lo sviluppo di un'identità adulta. siete cresciuti insieme, tu l'hai supportato ed aiutato e sicuramente anche lui avrà fatto qualcosa per te, ma i ruoli in questo lungo periodo sono stati in qualche modo "definiti" in modo del tutto inconscio. Uscire da delle dinamiche relazionali stabili (anche se non sane) è difficile ma non impossibile! Lavora su di te, ritrova i tuoi tempi, i tuoi spazi, impara a riscoprirti anche come qualcuno di fragile, mostra queste tue vulnerabilità non solo agli altri ma anche a te stessa. a volte questa indole da crocerossina porta dietro di sé delle cause che vanno ben oltre ad una relazione sentimentale, forse potresti partire da lì con un buon supporto professionale. ti auguro di superare il prima possibile questo difficile momento. dott.ssa Perlongo
Dott.ssa Chiara Perugini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao. Trovo le tue riflessioni molto interessanti. Da ciò che scrivi sembri una persona riflessiva e in contatto con te stessa. Dopo tutto ciò che hai affrontato, forse non riesci a goderti ciò che sta accadendo perché abituata a stare in allerta per riconoscere piccoli segnali che in passato indicavano che qualcosa non stava andando bene. È molto positivo riconoscere la necessità di ricevere cure e non solo di darle. Probabilmente non è facile passare dal "dare cure" al "ricevere e segnalare il desiderio di cure" ma non è un cambiamento impossibile. Rispetto a ciò mi viene da chiedermi quali sono stati i cambiamenti della coppia in seguito al miglioramento del tuo ragazzo e alla tua nuova modalità di espressione di questi tuoi desideri.





Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
quello che stai vivendo è profondamente umano e comprensibile. La convivenza, anche se desiderata e attesa, rappresenta un grande cambiamento e, come tutti i cambiamenti significativi, può portare con sé emozioni contrastanti: gioia e insieme malinconia, entusiasmo ma anche disorientamento.

Lasciare la casa dei genitori, specialmente quando si ha un legame stretto con loro, comporta un vero e proprio “lutto psicologico”: si chiude una fase della vita e se ne apre un'altra. È naturale quindi provare una certa malinconia e un senso di smarrimento, anche se si è felici della scelta fatta.

Inoltre, ciò che descrivi rispetto al tuo ruolo nella relazione è molto importante. Per tanto tempo sei stata tu a sostenere il tuo compagno, e questo ha probabilmente influenzato gli equilibri di coppia. Quando in una relazione uno dei due assume a lungo il ruolo di “cura”, può essere difficile rimettere in circolo reciprocità, leggerezza e desiderio, soprattutto se l’altro, pur migliorando, è ancora percepito più come “fragile” che come partner alla pari.

Il bisogno di sentirsi leggera, corteggiata, accolta è legittimo e importante. Così come è naturale desiderare, a volte, di evadere da un ruolo che ci si è cuciti addosso (o che ci è stato cucito addosso) troppo a lungo.

Hai fatto un passo importante nel parlarne apertamente con lui, e anche questo è un segno di maturità e consapevolezza. Ma proprio perché stai attraversando una fase così delicata e densa di emozioni, sarebbe utile e consigliato approfondire questi vissuti con l’aiuto di uno specialista. A volte, parlare con un professionista può offrire uno spazio protetto per fare chiarezza dentro di sé e comprendere meglio ciò di cui si ha davvero bisogno, per sé e per la relazione.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Fabrizio Capra
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gentile utente, buongiorno, si può essere normale sentirsi smarriti di fronte ad un cambiamento così importante nella sua vita. In particolare se con i genitori la relazione è così stretta- Può dare un senso di smarrimento. Soprattutto se sei si vive come una persona che aiuta l'altro. Forse con i genitori non vive questa parte di sé ma piuttosto si sente sostenuta da loro, ipotizzo.
Per quanto riguarda la relazione, mi sembra di capire che il vostro rapporto sia cambiato nel tempo, mentre prima lei aveva il ruolo di "infermiera", oggi, forse, si ritrova senza un ruolo definito. Voglio dire che, facendo la persona che aiuta, dimostrava affetto e riceveva riconoscimento dal compagno. Oggi il suo compagno sembra essersi ripreso ed ha compiuto un passaggio di presa di cura di sé. Forse questo l'ha lasciata con il bisogno di sentirsi confermata nella relazione. Prima era quella brava e forte, oggi come può riconoscerla il compagno? Per cui cerca conferme. Si chieda: perché dovevo essere quella brava e forte? Forse le è capitato anche prima di questa relazione di fare così, brava e forte. In tal caso ha trovato un'identità positiva che ha riproposto, a sé stessa e nella relazione.
Spero di averle dato una possibile risposta o almeno uno spunto sul quale riflettere.
Se lo desidera, io ricevo sia in studio sia online.
Le auguro il meglio
Le sue parole toccano molteplici livelli emotivi e mostrano una grande consapevolezza di sé. La malinconia e la confusione che descrive all’inizio della convivenza non sono solo “normali”, ma profondamente rivelatrici. Un cambiamento importante come questo smuove inevitabilmente dinamiche interne stratificate: il distacco dalla casa d’origine, soprattutto da una relazione stretta con i genitori, può riattivare antichi vissuti di separazione, perdita, ma anche desideri di autonomia ancora in cerca di una forma adulta e stabile. Il passaggio dall’essere “figlia” all’essere “compagna”, e ancora, da compagna a “madre-infermiera” del proprio partner, sembra aver generato in lei una fatica psichica comprensibile: da anni si prende cura dell’altro, senza forse essersi mai davvero concessa il diritto di essere fragile, desiderante, accolta. Lei parla di un bisogno di leggerezza, di sentirsi corteggiata, scelta: non è un capriccio, ma un bisogno profondo, spesso rimasto inascoltato in chi, come lei, ha ricoperto precocemente ruoli di responsabilità emotiva. I suoi pensieri di “evasione” non sono necessariamente segnali di una crisi irreparabile, ma possono essere letti come voci interne che chiedono spazio, che reclamano un Sé più libero e vitale. È un momento delicato, ma anche potenzialmente fecondo. Proprio per questo, le suggerirei di intraprendere un percorso psicologico: non per trovare risposte immediate, ma per dare ascolto e dignità a tutto ciò che si muove dentro di lei. C’è, nelle sue parole, un desiderio di essere vista per ciò che è, non solo per ciò che fa per gli altri. E questo merita attenzione, cura, e uno spazio tutto suo.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo, Psicologo clinico
Massa
Hai toccato temi profondi e delicati: la convivenza, il distacco dalla famiglia, il peso delle dinamiche di coppia, il bisogno di sentirsi vista, sostenuta, desiderata. È tanto. E sai una cosa? È normale sentirsi così — confusa, malinconica, spiazzata — quando si affronta un cambiamento così grande.
La convivenza, anche quando arriva dopo tanti anni d’amore, non è solo “vivere insieme”. È una trasformazione identitaria: cambia il modo in cui vivi te stessa, il tuo spazio, i tuoi ritmi. E quando, come nel tuo caso, arrivi da una famiglia affettuosa e presente, il distacco può lasciare un vuoto. Non è tristezza legata alla relazione, ma una forma di elaborazione del passaggio: da figlia coccolata a donna adulta in una casa tua. Serve tempo per digerire tutto questo.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Dr. Cristian Sardelli
Psicologo, Psicoterapeuta
Firenze
Buonasera gentile utente,
in risposta al suo messaggio, ritengo che sia possibile che viva una sana nostalgia da distacco e un certo grado di disorientamento, dato che cambiare casa, già di per se, comporta alti indici di stress, per la maggior parte degli esseri umani. Certo che a fronte di una convivenza si potrebbe immaginare che tale scelta dovesse essere accompagnata da un maggior entusiasmo, che risulta mitigato nel sui caso, dalla conoscenza di accadimenti pregressi, che ritenga ancora possibili, come le difficoltà psicologiche di lui, ma anche data dalla consapevolezza, di non ricevere tutte quelle attenzioni che sente necessarie. Credo che a due cose potrebbe far riferimento, la prima è che per quanto possa avere la naturale tendenza a svolgere azioni da care giver, potrebbe interrompere di farlo, in nome della giusta relazione che ha diritto di vivere, la compagna non l'infermiera, la seconda, viversi questa nuova esperienza di convivenza, come non definitiva, come fosse una sentenza, ma piuttosto come un' opportunità per valutarvi reciprocamente, in un rapporto più continuativo e complesso, che vi consentirà sempre e comunque di poter dire di no, se in futuro le cose non dovessero soddisfare le vostre esigenze ed i vostri desideri. Dunque si conceda la libertà di provare ciò che diversamente non potrebbe conoscere.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Buonasera,
grazie per aver condiviso in modo così sincero e profondo ciò che sta vivendo. Affrontare un cambiamento importante come l’inizio di una convivenza, dopo tanti anni trascorsi nella propria casa e accanto alla propria famiglia, può generare emozioni molto intense e anche contrastanti. È assolutamente normale sentirsi disorientati, malinconici o confusi, anche quando si tratta di un passo desiderato e costruito con amore.

Il distacco dal nucleo familiare, soprattutto se il legame è molto stretto e affettuoso, può innescare un senso di vuoto che ha bisogno di tempo per essere colmato e trasformato in una nuova forma di equilibrio. La convivenza, infatti, non è solo una tappa della relazione, ma anche una fase di ridefinizione della propria identità e delle dinamiche quotidiane.

Riguardo alla relazione, è comprensibile che, dopo aver sostenuto il suo compagno in un momento difficile, oggi senta il bisogno che anche lui si prenda cura di lei, non solo con gesti pratici, ma anche con quella leggerezza, attenzione e dedizione che fanno sentire desiderati e amati. Il fatto che lui stia migliorando, si stia impegnando e abbia iniziato un percorso personale è senz’altro un segnale positivo, ma è altrettanto legittimo che lei senta il bisogno di alleggerirsi da quel ruolo di “sostegno” costante che ha ricoperto in passato.

Il desiderio di evasione o di conoscere qualcuno di nuovo non necessariamente indica una crisi profonda, ma può rappresentare un campanello d’allarme che segnala un bisogno trascurato: forse quello di sentirsi di nuovo al centro, viva, libera di esprimersi senza dover sempre essere “la forte” o “la brava”. Ascoltare questi segnali è importante, perché parlano di lei e della sua autenticità.

Ha già fatto molto parlandone con il suo compagno, ed è un passo fondamentale. Se sente che c’è spazio per un dialogo più profondo, potrebbe anche valutare la possibilità, insieme a lui, di intraprendere un percorso di coppia. Non si tratta di mettere in discussione ciò che di bello c’è tra voi, ma di trovare strumenti nuovi per continuare a crescere insieme, in modo più equilibrato.

Infine, le ricordo che chiedere, esprimere un bisogno o sentirsi vulnerabili non è un segno di debolezza. Al contrario, è un atto di coraggio e rispetto verso se stessi.
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,

La sua narrazione restituisce il ritratto di un passaggio delicato, in cui il cambiamento esterno sembra aver risvegliato movimenti interni altrettanto profondi.
Mi domando: cosa significa, per lei, "prendersi cura" oggi, dopo averlo fatto così a lungo per l’altro? E cosa accade quando il bisogno di leggerezza si affaccia proprio mentre la vita sembra chiederle stabilità?
Forse, in questo disorientamento, non c’è qualcosa che non va… ma qualcosa che sta cercando un nuovo posto dentro di lei.
Sarei felice di esplorare insieme a lei questi vissuti, mi tengo disponibile su consulenza, anche online.

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Gaia Evangelisti
Psicologo, Psicologo clinico
Genzano di Roma
Salve, è completamente normale sentirsi confusa e malinconica dopo un grande cambiamento come la convivenza, specialmente dopo aver vissuto per tanto tempo con i suoi genitori. Il distacco da una situazione familiare così rassicurante può portare a sentimenti di smarrimento e ci vuole tempo per adattarsi a questa nuova fase della sua vita.

Inoltre, il suo desiderio di sentirsi corteggiata e leggera è altrettanto valido. Dopo aver passato un periodo in cui si è presa cura del suo compagno, è naturale voler ricevere attenzione e supporto anche da lui. È importante che lei possa esprimere i suoi bisogni e desideri nella relazione e sembra che lei stia già facendo un passo in questa direzione parlandone con lui.

Il fatto che lei abbia pensieri di evasione o di voler conoscere nuove persone può essere un segnale che ha bisogno di un po' di spazio per se stessa e di esplorare la sua identità al di fuori del ruolo di "quella forte". Non dimentichi che è fondamentale prendersi cura di se stessi e non c'è nulla di sbagliato nel voler essere coccolata e supportata.

SI prenda il tempo necessario per riflettere su questi sentimenti e considera di parlarne ulteriormente con il suo compagno. La comunicazione aperta è la chiave per affrontare insieme queste sfide. Ricordi che non è sola in questo e i cambiamenti richiedono tempo per essere assimilati. Se ha bisogno di supporto, non esiti a cercare anche un professionista che possa aiutarla a navigare in questi sentimenti. Va bene essere forte, ma va anche bene chiedere aiuto!

Un caro saluto.

Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Dott.ssa Rita Zanaica
Psicologo, Psicologo clinico
Bussolengo
Capisco perfettamente il turbamento e la confusione che stai vivendo. Affrontare il passaggio dalla convivenza con la famiglia all'intimità di una relazione è un cambiamento che può generare ambivalenza emotiva. È normale provare sentimenti contrastanti come la malinconia, anche quando ci si sente felici. Questo disorientamento può essere il risultato sia del distacco emotivo dai propri genitori, sia dell’adattamento a una nuova dimensione relazionale.

Inoltre, il ruolo di “prendersi cura” nel passato e la consueta abitudine di essere la compagna forte, indipendente e protettiva, possono aver lasciato il segno sul tuo bisogno attuale di sentirti accudita e corteggiata. La condizione, in cui desideri che la persona amata si prenda cura anche di te, è del tutto comprensibile e rappresenta un aspetto naturale del bisogno di equilibrio nella relazione.

Ti suggerisco di dare spazio a te stessa, riconoscendo questo desiderio di essere supportata e apprezzata. Un dialogo aperto e sincero con il tuo compagno, magari affiancato da un percorso di consulenza di coppia o individuale, può favorire una comprensione più profonda delle dinamiche relazionali e aiutarti a riscoprire la leggerezza e la passione che cerchi.

Ricorda che chiedere e meritare supporto non diminuisce la tua forza, ma è segno di crescita personale e relazionale. Il cambiamento è parte integrante di ogni percorso e, in questo periodo di transizione, concediti il permesso di esplorare ciò di cui hai veramente bisogno.

Un abbraccio virtuale di comprensione e incoraggiamento.

Dott.ssa Rita Zanaica
Psicologa e Pedagogista Clinico

Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per il suo messaggio, così sincero e profondo. Ha descritto in modo molto chiaro e toccante una serie di emozioni che, seppur confuse, meritano tutta la nostra attenzione. Quello che sta vivendo non è affatto raro, anzi, è piuttosto comune che in un momento di transizione importante come la convivenza emergano sensazioni contrastanti. Da un lato, la gioia di iniziare una nuova fase della vita con una persona amata; dall’altro, la malinconia, la nostalgia e anche un certo smarrimento, soprattutto quando si lascia un ambiente familiare con cui si ha un legame forte e significativo. I cambiamenti, anche quelli desiderati e positivi, comportano inevitabilmente un periodo di adattamento. Lei ha lasciato una casa che rappresentava sicurezza, abitudini, riferimenti emotivi profondi. Anche se la convivenza è una scelta consapevole, la parte più emotiva di sé può comunque sentire un senso di perdita. È del tutto umano. Non significa che lei abbia sbagliato, né che non ami il suo compagno, ma semplicemente che si sta confrontando con una fase di trasformazione e ridefinizione dei suoi ruoli e delle sue certezze. Inoltre, mi colpisce molto il modo in cui ha descritto la dinamica della sua relazione. Per anni è stata il pilastro, il sostegno, la persona che ha offerto cure, pazienza, presenza costante. Questo ruolo, spesso assunto con amore e dedizione, può però diventare nel tempo faticoso, soprattutto se non viene bilanciato da una reciprocità emotiva. Quando si è sempre stati “quelli forti”, diventa difficile far spazio ai propri bisogni, e ancora più difficile sentirsi liberi di esprimerli senza sensi di colpa. Il desiderio di sentirsi leggera, corteggiata, anche di essere un po’ “fragile”, è assolutamente legittimo. Lei ha il diritto di sentirsi vista, accolta, e di desiderare che anche l’altro si prenda cura di lei. Non deve colpevolizzarsi per i pensieri di evasione, per le fantasie di conoscere qualcuno di nuovo. Questi pensieri non significano necessariamente che vuole lasciare la relazione, ma possono essere un segnale che qualcosa dentro di lei sta chiedendo attenzione, nutrimento, libertà. A volte la mente cerca altrove quello che sente mancare nel presente, non tanto perché la relazione non valga più, ma perché lei ha bisogno di ritrovare uno spazio personale, un ruolo diverso, meno legato al sacrificio e più vicino alla propria autenticità. La terapia cognitivo-comportamentale, in questi casi, può essere molto utile per aiutarla a esplorare i pensieri automatici legati al senso del dovere, al bisogno di essere sempre “quella che ce la fa”, e per lavorare sulle emozioni di frustrazione e insoddisfazione che emergono. È importante darle uno spazio, senza giudicarle, ma anzi comprendendole come segnali preziosi che la stanno invitando a cambiare qualcosa nel modo in cui si prende cura di sé stessa e nella comunicazione all’interno della relazione. Il fatto che ne abbia già parlato con il suo compagno è un punto fondamentale. Il cambiamento, per essere profondo e duraturo, passa anche attraverso il dialogo, la condivisione sincera delle emozioni. Non sempre l’altro riesce subito a comprendere o a rispondere nel modo desiderato, ma esprimere con chiarezza i propri bisogni è già un grande passo. E se sente che questo non basta, non esiti a cercare uno spazio terapeutico tutto suo, dove poter approfondire, senza fretta né giudizio, ciò che sta emergendo. Sta dimostrando molta consapevolezza e sensibilità. La sua fatica è reale, ma contiene anche la forza per costruire una nuova fase della sua vita, più vicina a ciò che davvero desidera. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Ambra Bottari
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Quello che stai vivendo è assolutamente comprensibile. Quando si inizia una convivenza, anche se desiderata, è normale sentirsi disorientati: stai affrontando un cambiamento importante, che porta con sé emozioni contrastanti. La malinconia che provi può essere legata proprio al distacco dalla tua famiglia, con cui hai un legame profondo, ma anche al cambiamento di ruolo all'interno della relazione. Hai dato tanto al tuo compagno, con amore e dedizione, ma ora senti il bisogno che qualcuno si prenda cura di te, che ti alleggerisca, che ti faccia sentire di nuovo scelta, desiderata. Questo non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in te o nella vostra relazione: è semplicemente il segnale che anche tu hai bisogno di essere accolta, di non essere sempre “quella forte”. È importante ascoltare questi bisogni, non giudicarli. Potresti trarre beneficio da un percorso psicologico personale, che ti aiuti a fare chiarezza, a ritrovare i tuoi spazi emotivi e a costruire un equilibrio nuovo, in cui sentirti finalmente libera anche dentro la relazione.
Dott. Luca Mancusi
Psicologo
Sarno
Gentile utente,

grazie per aver condiviso con così tanta sincerità il suo vissuto. La sua domanda tocca aspetti profondi della vita affettiva e personale, e credo che molte persone possano riconoscersi nelle sue parole.

Quello che sta vivendo è del tutto comprensibile. La convivenza, anche se desiderata e vissuta con una persona amata, è uno snodo importante nella vita: non solo cambia la quotidianità, ma spesso risveglia emozioni legate alla propria storia personale e familiare. Il distacco dai genitori, soprattutto quando il legame è stretto, può generare un senso di perdita o malinconia, anche in un contesto felice. In altre parole: può essere un momento bello e difficile allo stesso tempo.

Inoltre, ciò che descrive riguardo alla sua relazione parla di ruoli che si sono strutturati nel tempo. Lei si è presa cura del suo compagno in momenti delicati, e questo ha richiesto risorse emotive significative. Ora che lui sta meglio — e questa è una bellissima notizia — è naturale che lei cominci a sentire il bisogno di essere anche accudita, leggera, riconosciuta nella sua vulnerabilità, non solo nella sua forza.

La "voglia di evasione" che menziona non va letta necessariamente come una volontà di rompere qualcosa, ma potrebbe essere il segnale che una parte di lei desidera spazi nuovi per riscoprirsi, liberandosi dall’idea di dover essere sempre quella che regge tutto. È un desiderio di equilibrio più che una fuga.

Il fatto che lei e il suo compagno ne abbiate già parlato è molto positivo: la comunicazione aperta è una risorsa preziosa. Tuttavia, non sempre basta parlarne con l’altro: a volte è utile parlarne anche con sé stessi, in uno spazio protetto, magari con l’aiuto di uno psicologo. Potrebbe aiutarla a rimettere a fuoco i suoi bisogni, i suoi desideri e a trovare una nuova posizione emotiva nella relazione — una posizione che le permetta di essere anche fragile, anche desiderata, anche leggera.

Le auguro di cuore che questo passaggio si trasformi in un’occasione di crescita autentica, per lei e per la coppia.

Un caro saluto,
Luca Mancusi
Dott.ssa Lavinia Stefanini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, lasciare la casa dei propri genitori e andare a convivere con il proprio compagno rappresentano due tappe di passaggio molto importanti e delicate. Si tratta di passi verso una vita adulta e indipendente, che possono portare con sé sentimenti misti: gioia, allegria e soddisfazione, ma allo stesso tempo anche malinconia, tristezza, dispiacere. Questo è legato al fatto che separarsi dalla casa di origine e dalla famiglia è una sorta di lutto, perché rappresenta la fine dell'infanzia, e questo può fare anche molta paura e determinare sentimenti di tristezza e malinconia.
Relativamente ai suoi vissuti legati alla coppia, alla sua stanchezza nel sentirsi sempre quella "brava, forte, infermiera", al desiderio di sentirsi leggera e di evadere mi sento di consigliarle di valutare la possibilità di intraprendere un percorso psicologico, per avere un supporto in questo momento, vista anche la particolare fase di passaggio in cui si trova.
Spero di esserle stata d'aiuto, resto a disposizione per ulteriori necessità
Dott.ssa Benedetta Marra
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Ciao! A volte l'effetto che ci fa un'esperienza non è come quello che ci aspettiamo...e va bene così.
Mi sembra molto interessante il tuo desiderio di essere "corteggiata": hai immaginato che tipo di attenzioni ti piacerebbe ricevere? In che modo lui potrebbe prendersi cura di te?
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d’ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Leggendo le tue parole, emerge chiaramente una persona consapevole, sensibile e riflessiva, che sta attraversando un cambiamento molto importante e carico di significati emotivi. Le relazioni sane si basano sul dialogo e sulla possibilità di evolversi insieme, con delicatezza. Ma è altrettanto importante che tu ti conceda uno spazio solo tuo, in cui poter esplorare questi vissuti senza sentirti giudicata. Per questo, ti suggerisco di considerare un percorso psicologico tutto tuo. Anche breve, anche solo per attraversare questo momento di passaggio con più serenità. Se lo desideri, puoi prenotare un colloquio psicologico, anche solo per iniziare a parlare di questi aspetti in uno spazio protetto. A volte, bastano poche sedute per sentire di nuovo il respiro emotivo allargarsi.
Dott.ssa Sara Rocco
Psicologo, Psicologo clinico
Ossi
Buongiorno, la confusione è un sentimento normale quando si fanno dei cambiamenti nella propria vita. c'è un tempo di adattamento per tutto anche per le storie sicure e lunghe come la vostra ma che stanno attraversando un momento di assestamento.
Lavorate sul vostro rapporto, si apra col suo compagno dicendogli ciò che prova si prenda cura soprattutto di lei. Non cada nella sindrome della crocerossina perchè non dobbiamo dimenticare che prima di tutto veniamo noi e il nostro benessere.
Le auguro il meglio.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Sara Rocco
Dott.ssa Daniela Placanica
Psicologo, Psicologo clinico
San Vitaliano
Buonasera, ogni cambiamento comporta un momento di assestamento e riequilibrio. Occorre certamente riprogrammare i ruoli e le funzioni di coppia in un contesto ormai diverso che è quello che state vivendo adesso.
piuttosto le sensazioni che senti di provare suggeriscono uno stato di insoddisfazione che penso meritino più attenzione. Hai pensato di rivolgerti ad un professionista ?
Probabilmente il fatto di esserti presa cura di lui in passato ha fatto in modo che tu ti senta la sua caregiver piuttosto che la sua ragazza e ciò non sembra dipenda da lui ma dalla percezione che hai tu di questa coppia. Prova a trovare qualche attività, hobby, passatempo in cui sperimentarti e che sia solo un tuo spazio.
Dott.ssa Laura Mangione
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Cara, quello che provi è molto più normale di quanto pensi. La convivenza è un grande cambiamento: non stai solo iniziando una nuova fase con il tuo compagno, ma stai anche lasciando una parte importante della tua vita, la casa dei tuoi genitori, il loro affetto quotidiano, le tue abitudini. È naturale sentirsi un po’ malinconica e disorientata.
Anche nella coppia è normale che qualcosa si muova. Dopo anni in cui sei stata tu a prenderti cura di lui, ora senti il bisogno di leggerezza, di sentirti accolta e “corteggiata”. È un bisogno sano, non necessariamente un segnale che non lo ami più. Forse è solo il momento di trovare un nuovo equilibrio. I pensieri di evasione o curiosità verso altri non significano per forza che vuoi andartene: spesso sono solo un modo per dire a se stessi “ho bisogno di respirare un po’”. Concediti tempo, non giudicarti: stai semplicemente attraversando una fase di cambiamento e crescita. Potrebbe esserti utile intraprendere un percorso psicologico, avere uno spazio tutto tuo in cui comprendere più a fondo cosa stai vivendo, dare voce ai tuoi bisogni e trovare un nuovo equilibrio dentro di te, prima ancora che nella coppia.

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