Buonasera, ho 31 anni. Dopo un anno e mezzo di psicoanalisi (caratterizzata in generale da molto dol

20 risposte
Buonasera, ho 31 anni. Dopo un anno e mezzo di psicoanalisi (caratterizzata in generale da molto dolore) mi sento piu' sconfortata e sfiduciata che mai, senza percepire alcun cambiamento significativo. In che momento ha senso considerare un eventuale cambio di approccio /terapia /terapeuta?
Dott.ssa Anna Marcella Pisani
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera,
Mi dispiace molto apprendere che il percorso di psicoterapia appena svolto le abbia causato "dolore" e che non abbia percepito alcun "cambiamento significativo".
Io credo che non ci sia un momento stabilito a priori per cambiare Terapeuta o approccio, ma che questa fase in cui si trova lei ora possa essere molto preziosa per lei. Mi spiego meglio: in primis credo che sarebbe utile per lei condividere questa sensazione di dolore con il suo Terapeuta e poi, in base a quanto accade tra voi, valutare un eventuale cambio di Terapeuta e approccio.
In ogni caso, ora lei evolverà nel suo percorso personale, sia nel caso in cui concordi nuovi obiettivi col suo terapeuta, sia nel caso in cui cambi terapeuta.
In bocca al lupo

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Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera,credo che la cosa migliore sia parlare con la sua terapeuta dell' insoddisfazione che prova sull efficacia del percorso svolto ad oggi.In questo momento c è un transfert negativo di cui è meglio parlare per concordare il seguito del vostro percorso.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Verena Elisa Gomiero
Psicologo, Psicoterapeuta
Selvazzano Dentro
Gentile utente, posso capire la sua difficoltà ma se come lei ci scrive è stato un percorso caratterizzato da molto dolore, probabilmente, insieme lei e il suo analista, avete lavorato su questo aspetto. Le consiglio di esprimere lo sconforto che prova a chi la sta seguendo da tutto questo tempo. Vedrà che le sarà utile parlarne in terapia con chi la conosce da più di un anno.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Verena Elisa Gomiero
Dott.ssa Daniela Benvenuti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Buonasera, sono d'accordo coi colleghi nel consigliarle di affrontare apertamente la questione con il suo analista, per comprendere il significato del dolore espresso in analisi e consentirne la necessaria elaborazione. Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Dr. Ugo Ungaro
Psicologo, Psicoterapeuta
L'Aquila
Salve la domanda che pone "In che momento ha senso considerare un eventuale cambio di approccio /terapia /terapeuta?" è relativa ad un tema molto importante nell'ambito delle psicoterapie. E' sicuramente molto utile per lei affrontare questo argomento con il suo attuale terapeuta poiché la relazione è di fatto un elemento molto importante nell'ambito del lavoro che sta effettuando. Esplorando questo settore ossia il suo desiderio di cambiare o meglio la difficoltà di rimanere in questa relazione psicoterapeutica è possibile che emergano degli elementi che la possono aiutare a leggere questo vissuto. In sostanza il primo passo utile è affrontare questo tema con la persona con cui sta lavorando senza omettere anche questa sua richiesta di pareri. In ogni caso lei ha il pieno diritto di effettuare le sue scelte ma dopo un anno di lavoro forse può esserle utile parlare con la persona che la segue di questi suo vissuti. Un cordiale saluto
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
La mia analista mi stava sulle palle, però era perchè aveva ragione. Capita di non trovarsi bene col proprio terapeuta la cosa migliore è cambiare soprattutto se le cose non cambiano dopo averne parlato (come invece è successo ad esempio a me). Un altro indicatore, forse più importante, è invece il non aumento del livello di benessere, visto che alla fine della fiera si intraprende un percorso proprio per stare meglio. Un anno e mezzo è un periodo sufficientemente lungo per valutare, una terapia breve sarebbe già finita.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera, non esiste un momento specifico per cambiare approccio o terapeuta. Esiste però quello che sente lei, che è descritto molto bene in questo post.
Il mio consiglio è quello di iniziare condividendo ciò con il suo analista, potrebbe essere lui/lei stesso a darle una mano e ad accompagnarla verso un eventuale passaggio verso un altro professionista.
Rimango a sua disposizione, Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Marta Fuscà
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
Sembra che da quello che esprime, il tempo attuale della terapia sia un tempo molto importante per la relazione che ha con il/la suo/a psicoterapeuta e per il suo percorso di crescita personale.
Può cercare di fidarsi di questo suo sentire e dare fiducia alla relazione terapeutica stessa, raccontando ciò che sta vivendo direttamente con lui/lei che l’ha presa in cura da qui ad un anno e mezzo ormai, e vedere insieme quali altre prospettive si possono aprire. Questo non significa che non potrà cambiare terapeuta e/o approccio, ma che permette a se stessa di darsi l’opportunità di non lasciare irrisolto questo suo aspetto con questo/a terapeuta.
Cordiali Saluti.
Dr.ssa Marta Fuscà
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

la durata di psicoterapia indipendentemente dal approccio è imprevedibile. L'aspetto più importante ai fini della guarigione risulta essere l'alleanza terapeutica. Quest ultima è molto importante affinché il paziente migliori. Provi ad interrogarsi su quanto sente sintonia con lo specialista cui si è rivolto e provi ad approfondire la sua relazione terapeutica cercando di capire se è in grado di soddisfare la sua richiesta di cura oppure no. Rifletta su questi aspetti, e ne parli anche con il suo psicoanalista, sarebbe importante avere un confronto in tal senso, potrebbe trovare le risposte che cerca.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.ma, è impossibile darle una risposta: si potrebbero fare molte ipotesi, tra cui anche quella che i suoi sentimenti di insoddisfazione e dolore possano avere a che fare con qualche aspetto della sua persona. Così come questi sentimenti potrebbero riguardare il suo rapporto col terapeuta, che forse vive con diffidenza o ostilità. Ma si tratta di congetture, che hanno poco valore da qui. Se ha in corso una psicoanalisi, vedrà il suo terapeuta tre/quattro volte alla settimana: è un tempo congruo per poter comunicare, vivere e trasformare questi suoi sentimenti all’interno del rapporto analitico. Poi, certo, nessuno è perfetto e infallibile: né la psicoanalisi, né qualsivoglia altro approccio, né il terapeuta, né lei. SG
Dott.ssa Claudia Camplone
Psicologo, Psicoterapeuta
Pescara
Gentile utente, mi spiace che dopo un anno sia arrivata a tale conclusione, ma può accadere. Le consiglio di parlarne con il suo psicoterapeuta per uno scambio di pensieri e poi se sente di dover cambiare lo faccia e non si scoraggi , i percorsi sono infiniti
Dott.ssa Michela Campioli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Modena
Buongiorno, in psicoterapia capita che per arrivare a stare meglio si debbano affrontare quelle situazioni che costituiscono un nervo scoperto e che quindi possono causare sofferenza. Inoltre la dimensione trasformativa della terapia può porre interrogativi, circa il modo in cui ci si è sempre posti nei confronti di queste situazioni, che possono risultare destabilizzanti. Non è quindi lineare che ad un momento di maggiore attivazione emotiva in terapia corrisponda un peggioramento del percorso che si sta facendo, anzi.. Il punto fondamentale è se lei sente un legame di fiducia nei confronti del/della terapeuta che la sta seguendo e se l'approccio che ha scelto la fa sentire a su agio. Saluti Dr.ssa Michela Campioli
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, si confronti direttamente con il terapeuta che la segue. Vedrà che la aiuterà molto.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, le consiglio un confronto schietto con chi la segue e che può darle indicazioni su quali aspetti sono migliorati e ai quali, magari, non ha dato molto peso. Inoltre il suo dottore può valutare se esiste ancora l'alleanza fra noi, essenziale per proseguire la terapia con lui o lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
E' difficile suggerirle un approccio terapeutico ad hoc senza conoscere il suo disturbo. Ci sono orientamenti psicoterapeutici più efficaci a seconda delle patologie di cui si soffre. Se fornisce informazioni più dettagliate sul suo caso è possibile darle suggerimenti più specifici. In ogni caso potrebbe aiutarla ascoltare il Podcast Le Stanze della Paura, disponibile gratuitamente su Google, Spotify, Pocket Cast, Brreaker e seguire la pagina Facebook Le Stanze Della Paura Podcast. Troverà molte informazione sui disturbi psicologici, sulle loro cause e anche strumenti di auto aiuto, che potrà utilizzare per ridurre la sofferenza psicologica indipendentemente dalla terapia che farà. Buona giornata. Bruno Ramondetti
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, come già anticipato dai colleghi credo che la strada giusta da percorrere sia quella di confrontarsi apertamente e serenamente col suo psicologo manifestando apertamente la sua insoddisfazione e la mancanza di risultati che immagino avrete concordato all'inizio della terapia. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova

Buonasera, comprendo la sua frustrazione. Se dopo un anno e mezzo di psicoanalisi non percepisce miglioramenti significativi e si sente più sconfortata e sfiduciata, potrebbe essere utile riconsiderare il percorso terapeutico. In momenti come questo, ha senso riflettere se l'approccio adottato risponde adeguatamente ai suoi bisogni attuali. La terapia psicologica dovrebbe aiutarla a sentirsi più serena, a comprendere meglio se stessa e a fare progressi tangibili. Un cambiamento di approccio, come una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o una terapia breve strategica, potrebbe essere utile per affrontare più direttamente le difficoltà quotidiane e ottenere risultati più concreti in tempi brevi. Se non si sente ascoltata o compresa dal terapeuta attuale, potrebbe essere il momento di esplorare nuove strade. L’importante è che la terapia le permetta di migliorare la qualità della sua vita e il suo benessere psicologico.
Dott.ssa Antonella Cramarossa
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Bari
Gentile utente, se dopo un anno e mezzo si sente sconfortata e sfiduciata, perchè il percorso di terapia intrapreso non le sta dando alcun effetto benefico, allora direi che questo sia il momento giusto per valutare un possibile cambiamento. Cordiali saluti, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Dott.ssa Benedetta Venturini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Gentile Utente, grazie della condivisione. In primo luogo sarebbe utile condividere tale sconforto, il suo vissuto e le sue perplessità anche nel percorso attuale di terapia. Potrebbe valutare anche in autonomia i costi e i benefici del percorso che sta svolgendo e informarsi su altri approcci per poi scegliere quello che sente più indicato, se più o meno strutturato. Ad esempio, in terapia cognitivo-comportamentale, si lavora in modo attivo su pensieri, emozioni e comportamenti, utilizzando strategie basate sull’evidenza per affrontare il disagio. Oltre all'approccio e alle tecniche utilizzate, in terapia è molto utile la relazione empatica ed umana che si instaura con il professionista, per garantire un ambiente collaborativo che possa promuovere ancor di più il suo benessere. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto. Dott.ssa Benedetta Venturini.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve,la sua domanda è molto importante e tocca un nodo che molte persone in terapia si trovano ad affrontare: capire se proseguire o se è il momento di cambiare.
Dopo un anno e mezzo di psicoanalisi, se sente che il dolore non si è trasformato in comprensione o sollievo, e soprattutto se non avverte alcuna forma di cambiamento, nemmeno piccolo, è legittimo interrogarsi sull’efficacia dell’approccio per lei. La terapia deve essere uno spazio sì profondo e talvolta faticoso, ma anche contenitivo, trasformativo e vitale. Non sempre è questione di “resistenza” o di “tempo”, come a volte viene suggerito. Talvolta è proprio l’incontro tra paziente, terapeuta e approccio a non generare movimento. In questi casi, valutare un cambiamento non è un fallimento, ma un atto di cura verso di sé. Potrebbe considerare l’idea di consultare uno psicologo psicoterapeuta con una formazione diversa, anche solo per una seconda opinione. Un approccio umanistico, ad esempio, lavora molto sul qui e ora e sul contatto emotivo autentico. L’EMDR è utile se sente che vi sono esperienze passate non elaborate che la tengono bloccata, mentre la Mindfulness può accompagnare nella regolazione emotiva e nella riconnessione con la fiducia nel processo terapeutico. Ascolti ciò che sente nel corpo e nella mente. Se lo sconforto è diventato statico, allora sì, è tempo di riflettere su un cambiamento. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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