Buonasera, Ho 16 anni e vorrei parlare di una situazione particolare che mi accompagna da quando ne
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Buonasera,
Ho 16 anni e vorrei parlare di una situazione particolare che mi accompagna da quando ne ho ricordo. Penso sia l'aspetto di me che mia crea più vergogna tra tutto, ma ciò che lo differenzia dagli altri è non lo vedo come un problema ma come qualcosa di strano. Fin da quando ero bambina ho degli amici immaginari. A volte li creavo io, così da farli esattamente come li volevo, altre volte erano personaggi presi direttamente da film, serie TV, programmi televisivi e altro. Tutto ciò è continuato fino ad ora. Mi vergogno talmente tanto da non riuscire neanche ad ammetterlo a me stessa, ed infatti fino a poco tempo fa neanche mi facevo troppe domande a riguardo. Quando ho iniziato a informarmi (ovviamente non ho avuto contatti con specialisti quindi le informazioni che ho trovato vanno prese con le pinze insomma), ho capito che c'è un aspetto che differenzia la mia situazione da quella di altri. Io non ho dei veri e proprio momenti in cui sto con i miei amici immaginari, semplicemente loro ci sono sempre. Ci sono quando esco da sola, quando vado in vacanza, nei viaggi in macchina o la sera prima di dormire, infatti vivono in casa con me. È come se mi accompagnassero ovunque vada, ma quando interagisco con altre persone loro non interferiscono, come se non ci fossero, appena rimango sola ci parlo nella mia testa e creo scenari con loro. Non gli parlo mai a voce, ma solo nella testa. È qualcosa che non vedo come un problema, in quanto mi aiutano a superare la noia, la solitudine e, a volte, anche alcuni momenti difficili. In questo "mondo parallelo" mi sento la versione di me che vorrei essere. Mi sento più estroversa, forte, come se tutti questi amici ci fossero sempre per me e mi volessero davvero bene. Sono totalmente consapevole della loro inesistenza ed infatti non mi è mai capitato di rinunciare alla vita reale per loro o di interagire con loro in presenza di altre persone. Per questi motivi non trovo questo come un problema ed, anzi, farei fatica a farne a meno, perché mi aiuta davvero molto. Il problema è solo che, se ci penso, mi sento una pazza. Se, mentre sto "parlando" con loro facendo qualche scenario, inizio a pensare a cosa io stia realmente facendo e mi guardo intorno vedendo che non c'è nessuno, mi sento davvero come se stessi impazzendo e smetto subito, per poi ricominciare dopo poco. Sicuramente può essere che il reale problema non sia il comportamento in sé per sé, ma magari i motivi inconsci per cui lo faccio, come la sensazione di sentirmi sempre sola o le difficoltà nel relazionarmi, ma vorrei capire se, per lavorare su sé stessi, sia strettamente necessario smettere questo comportamento oppure se, curando tutti gli altri aspetti, questo possa rimanere un "passatempo". Mi scuso per la domanda abbastanza strana e vi ringrazio per la disponibilità.
Buona giornata
Ho 16 anni e vorrei parlare di una situazione particolare che mi accompagna da quando ne ho ricordo. Penso sia l'aspetto di me che mia crea più vergogna tra tutto, ma ciò che lo differenzia dagli altri è non lo vedo come un problema ma come qualcosa di strano. Fin da quando ero bambina ho degli amici immaginari. A volte li creavo io, così da farli esattamente come li volevo, altre volte erano personaggi presi direttamente da film, serie TV, programmi televisivi e altro. Tutto ciò è continuato fino ad ora. Mi vergogno talmente tanto da non riuscire neanche ad ammetterlo a me stessa, ed infatti fino a poco tempo fa neanche mi facevo troppe domande a riguardo. Quando ho iniziato a informarmi (ovviamente non ho avuto contatti con specialisti quindi le informazioni che ho trovato vanno prese con le pinze insomma), ho capito che c'è un aspetto che differenzia la mia situazione da quella di altri. Io non ho dei veri e proprio momenti in cui sto con i miei amici immaginari, semplicemente loro ci sono sempre. Ci sono quando esco da sola, quando vado in vacanza, nei viaggi in macchina o la sera prima di dormire, infatti vivono in casa con me. È come se mi accompagnassero ovunque vada, ma quando interagisco con altre persone loro non interferiscono, come se non ci fossero, appena rimango sola ci parlo nella mia testa e creo scenari con loro. Non gli parlo mai a voce, ma solo nella testa. È qualcosa che non vedo come un problema, in quanto mi aiutano a superare la noia, la solitudine e, a volte, anche alcuni momenti difficili. In questo "mondo parallelo" mi sento la versione di me che vorrei essere. Mi sento più estroversa, forte, come se tutti questi amici ci fossero sempre per me e mi volessero davvero bene. Sono totalmente consapevole della loro inesistenza ed infatti non mi è mai capitato di rinunciare alla vita reale per loro o di interagire con loro in presenza di altre persone. Per questi motivi non trovo questo come un problema ed, anzi, farei fatica a farne a meno, perché mi aiuta davvero molto. Il problema è solo che, se ci penso, mi sento una pazza. Se, mentre sto "parlando" con loro facendo qualche scenario, inizio a pensare a cosa io stia realmente facendo e mi guardo intorno vedendo che non c'è nessuno, mi sento davvero come se stessi impazzendo e smetto subito, per poi ricominciare dopo poco. Sicuramente può essere che il reale problema non sia il comportamento in sé per sé, ma magari i motivi inconsci per cui lo faccio, come la sensazione di sentirmi sempre sola o le difficoltà nel relazionarmi, ma vorrei capire se, per lavorare su sé stessi, sia strettamente necessario smettere questo comportamento oppure se, curando tutti gli altri aspetti, questo possa rimanere un "passatempo". Mi scuso per la domanda abbastanza strana e vi ringrazio per la disponibilità.
Buona giornata
Caro utente,
ciò che vive andrebbe approfondito tramite un colloquio conoscitivo poichè l'argomento è ampio ed è interessante capire come lei viva tutto questo. Sicuramente poi per lavorare su sé stessi sarebbe utile iniziare un percorso di conoscenza di sé stessi in cui non è obbligatorio smettere con questo suo passatempo che comunque gli da supporto nei momenti in cui ne sente il bisogno. Sarebbe molto utile capire questo passatempo che significato ha per lei, come lo vive, come lo fa sentire e se ha iniziato un momento particolare della propria vita.
Le consiglio di prendere contatti con un professionista, ma non perchè è pazzo, ma solo per soddisfare la sua voglia di conoscenza di sé stesso e del suo passatempo.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
ciò che vive andrebbe approfondito tramite un colloquio conoscitivo poichè l'argomento è ampio ed è interessante capire come lei viva tutto questo. Sicuramente poi per lavorare su sé stessi sarebbe utile iniziare un percorso di conoscenza di sé stessi in cui non è obbligatorio smettere con questo suo passatempo che comunque gli da supporto nei momenti in cui ne sente il bisogno. Sarebbe molto utile capire questo passatempo che significato ha per lei, come lo vive, come lo fa sentire e se ha iniziato un momento particolare della propria vita.
Le consiglio di prendere contatti con un professionista, ma non perchè è pazzo, ma solo per soddisfare la sua voglia di conoscenza di sé stesso e del suo passatempo.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
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Gentilissima,
La tua non è una domanda strana; anzi, è una domanda estremamente giusta.
La risposta è questa: A partire da questi episodi è possibile lavorare sulle cause che li hanno determinati. Comprendere la loro utilità all'interno del tuo personale funzionamento è il punto di partenza per capire se ti sono utili o se fungono da "stampella" in quanto qualcosa manca, non regge.
Ad ogni modo, mi sembra tu sia abbastanza consapevole della situazione, pertanto ti sarà più facile iniziare a capirci qualcosa sul perchè ciò accade.
Resto a disposizione.
Saluti.
La tua non è una domanda strana; anzi, è una domanda estremamente giusta.
La risposta è questa: A partire da questi episodi è possibile lavorare sulle cause che li hanno determinati. Comprendere la loro utilità all'interno del tuo personale funzionamento è il punto di partenza per capire se ti sono utili o se fungono da "stampella" in quanto qualcosa manca, non regge.
Ad ogni modo, mi sembra tu sia abbastanza consapevole della situazione, pertanto ti sarà più facile iniziare a capirci qualcosa sul perchè ciò accade.
Resto a disposizione.
Saluti.
Buonasera cara Utente, grazie per aver condiviso un aspetto così intimo della sua vita. Voglio rassicurarla sin da subito: ciò che descrive non è affatto "strano" né tantomeno qualcosa che definisce una persona come "pazza". Gli amici immaginari, e più in generale la capacità di creare mondi interiori vividi, sono una parte normale dello sviluppo creativo ed emotivo di molte persone, soprattutto durante l’infanzia, e possono perdurare anche nell’adolescenza e oltre.
Nel suo caso, sembra che questi amici e scenari immaginari rappresentino una sorta di rifugio, un luogo sicuro dove può essere se stessa e dove trova conforto e sostegno. Questo è particolarmente importante quando ci si sente soli o si percepiscono delle difficoltà nel relazionarsi con il mondo esterno. È significativo il fatto che lei sia perfettamente consapevole della loro natura immaginaria e che questi non interferiscano con le sue relazioni o attività quotidiane. Questo dimostra che non c'è alcuna perdita del contatto con la realtà, ma piuttosto un uso della fantasia per soddisfare bisogni emotivi che al momento forse non trova pienamente soddisfatti nella vita reale.
Questa pratica non è necessariamente qualcosa da "eliminare" a tutti i costi, soprattutto se le dà conforto e non ostacola la sua vita. Tuttavia, può essere utile esplorare i motivi per cui questa modalità è così importante per lei. Ad esempio, potrebbe essere interessante capire meglio se c'è un senso di insicurezza o solitudine che sta cercando di colmare, oppure se le difficoltà nel relazionarsi con gli altri le fanno sentire che il suo mondo immaginario è più accogliente e gratificante.
Lavorare su questi aspetti della sua vita reale – come il senso di sicurezza interiore, la fiducia nelle relazioni o la capacità di esprimere se stessa autenticamente – potrebbe permetterle di sentirsi più libera e soddisfatta, indipendentemente dalla presenza degli amici immaginari. Non deve sentirsi obbligata a "smettere" di avere questi momenti, ma magari, nel tempo, potrebbe scoprire che non ne ha più bisogno con la stessa intensità, perché i suoi bisogni emotivi saranno soddisfatti anche al di fuori del mondo immaginario.
Parlarne con un professionista, come uno psicologo, potrebbe essere un'opportunità per esplorare questi aspetti senza giudizio, ma con comprensione e rispetto per la sua unicità. Non deve vergognarsi di ciò che vive: il suo mondo interiore è una risorsa preziosa e, se ben integrato con la realtà, può essere una fonte di creatività e resilienza.
Si dia il tempo di conoscersi meglio e di accettarsi per quello che è, con tutta la complessità e la bellezza del suo mondo interiore. Non c’è nulla di sbagliato in lei, e il fatto che si stia interrogando su questi temi dimostra una grande maturità e desiderio di crescita personale.
Dott. Luca Vocino
Nel suo caso, sembra che questi amici e scenari immaginari rappresentino una sorta di rifugio, un luogo sicuro dove può essere se stessa e dove trova conforto e sostegno. Questo è particolarmente importante quando ci si sente soli o si percepiscono delle difficoltà nel relazionarsi con il mondo esterno. È significativo il fatto che lei sia perfettamente consapevole della loro natura immaginaria e che questi non interferiscano con le sue relazioni o attività quotidiane. Questo dimostra che non c'è alcuna perdita del contatto con la realtà, ma piuttosto un uso della fantasia per soddisfare bisogni emotivi che al momento forse non trova pienamente soddisfatti nella vita reale.
Questa pratica non è necessariamente qualcosa da "eliminare" a tutti i costi, soprattutto se le dà conforto e non ostacola la sua vita. Tuttavia, può essere utile esplorare i motivi per cui questa modalità è così importante per lei. Ad esempio, potrebbe essere interessante capire meglio se c'è un senso di insicurezza o solitudine che sta cercando di colmare, oppure se le difficoltà nel relazionarsi con gli altri le fanno sentire che il suo mondo immaginario è più accogliente e gratificante.
Lavorare su questi aspetti della sua vita reale – come il senso di sicurezza interiore, la fiducia nelle relazioni o la capacità di esprimere se stessa autenticamente – potrebbe permetterle di sentirsi più libera e soddisfatta, indipendentemente dalla presenza degli amici immaginari. Non deve sentirsi obbligata a "smettere" di avere questi momenti, ma magari, nel tempo, potrebbe scoprire che non ne ha più bisogno con la stessa intensità, perché i suoi bisogni emotivi saranno soddisfatti anche al di fuori del mondo immaginario.
Parlarne con un professionista, come uno psicologo, potrebbe essere un'opportunità per esplorare questi aspetti senza giudizio, ma con comprensione e rispetto per la sua unicità. Non deve vergognarsi di ciò che vive: il suo mondo interiore è una risorsa preziosa e, se ben integrato con la realtà, può essere una fonte di creatività e resilienza.
Si dia il tempo di conoscersi meglio e di accettarsi per quello che è, con tutta la complessità e la bellezza del suo mondo interiore. Non c’è nulla di sbagliato in lei, e il fatto che si stia interrogando su questi temi dimostra una grande maturità e desiderio di crescita personale.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso una parte così personale e intima di sé. Da ciò che descrive, emerge un mondo interiore molto ricco e creativo, che sembra avere un ruolo importante nel suo equilibrio emotivo. È comprensibile che questa esperienza possa generare sentimenti contrastanti: da un lato, le offre supporto nei momenti di solitudine e difficoltà; dall'altro, il senso di vergogna e il timore di essere "diversa" possono risultare pesanti da gestire.
Il fatto che lei sia consapevole della natura immaginaria di questi "amici" è un elemento importante. Questo suggerisce che non si tratti di una perdita di contatto con la realtà, ma di un meccanismo che ha sviluppato per fronteggiare situazioni emotive o relazionali. È possibile che il "mondo parallelo" che ha costruito sia un modo per esplorare parti di sé, coltivare un senso di sicurezza e sperimentare relazioni in cui si sente accolta e apprezzata.
Riguardo alla sua domanda, non è strettamente necessario abbandonare questo comportamento, soprattutto se le è utile e non interferisce con la sua vita quotidiana. Tuttavia, potrebbe essere interessante esplorare cosa rappresentano questi "amici" per lei e come mai sente il bisogno di mantenere questa compagnia costante. Questo tipo di riflessione potrebbe aiutarla a comprendere meglio sé stessa e, magari, a sviluppare strategie per affrontare la solitudine o le difficoltà relazionali in modo più diretto.
Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta, che potrà accompagnarla in un percorso di scoperta e crescita personale. Parlando con un professionista, potrebbe sentirsi meno sola e giudicata, trovando uno spazio sicuro dove approfondire ciò che prova senza timori.
Le auguro il meglio per il suo percorso. Un caro saluto.
Cordialmente,
Il fatto che lei sia consapevole della natura immaginaria di questi "amici" è un elemento importante. Questo suggerisce che non si tratti di una perdita di contatto con la realtà, ma di un meccanismo che ha sviluppato per fronteggiare situazioni emotive o relazionali. È possibile che il "mondo parallelo" che ha costruito sia un modo per esplorare parti di sé, coltivare un senso di sicurezza e sperimentare relazioni in cui si sente accolta e apprezzata.
Riguardo alla sua domanda, non è strettamente necessario abbandonare questo comportamento, soprattutto se le è utile e non interferisce con la sua vita quotidiana. Tuttavia, potrebbe essere interessante esplorare cosa rappresentano questi "amici" per lei e come mai sente il bisogno di mantenere questa compagnia costante. Questo tipo di riflessione potrebbe aiutarla a comprendere meglio sé stessa e, magari, a sviluppare strategie per affrontare la solitudine o le difficoltà relazionali in modo più diretto.
Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta, che potrà accompagnarla in un percorso di scoperta e crescita personale. Parlando con un professionista, potrebbe sentirsi meno sola e giudicata, trovando uno spazio sicuro dove approfondire ciò che prova senza timori.
Le auguro il meglio per il suo percorso. Un caro saluto.
Cordialmente,
Ciao,
grazie per aver condiviso la tua situazione. Ciò che hai descritto è interessante e meriterebbe una consulenza psicologica così da indagare altri aspetti che potrebbero contribuire alla tematica da te descritta. Mi rendo disponibile per la consulenza, se vuoi può prendere un appuntamento dal mio profilo. Grazie.
grazie per aver condiviso la tua situazione. Ciò che hai descritto è interessante e meriterebbe una consulenza psicologica così da indagare altri aspetti che potrebbero contribuire alla tematica da te descritta. Mi rendo disponibile per la consulenza, se vuoi può prendere un appuntamento dal mio profilo. Grazie.
Gentile utente, dalle sue parole emerge chiaramente che lei è una persona con ottime risorse e abilità di auto-osservazione. Essersi resa conto che questo comportamento ha un senso ed un significato per lei è il primo passo per capire cosa fare per lavorare su di sè. Di fatto se per lei non è in se e per sè un problema tale comportamento potrebbe anche non essere estinto, ma forse potrebbe essere importante lavorare su tutto ciò che sta sotto questo bisogno di stare in un mondo suo dove si sente la versione migliore di sè. Come possiamo portare quelle sensazioni nel suo quotidiano di realtà? Cosa le impedisce di essere così nel sui mondo reale?
Un lavoro su di sè potrebbe cambiare comunque il suo modo di percepirsi al fine di trovare magari una fusione tra la sè ideale immaginaria e quella reale. Data la sua giovane età credo possa essere importante che lei chieda aiuto ad i suoi genitori ad un adulto di riferimento di cui si fida, al fine che possa ricevere tutto il sostegno familiare e professionale di cui avrà bisogno eventualmente. Rimango a disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Un lavoro su di sè potrebbe cambiare comunque il suo modo di percepirsi al fine di trovare magari una fusione tra la sè ideale immaginaria e quella reale. Data la sua giovane età credo possa essere importante che lei chieda aiuto ad i suoi genitori ad un adulto di riferimento di cui si fida, al fine che possa ricevere tutto il sostegno familiare e professionale di cui avrà bisogno eventualmente. Rimango a disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Ciao, ti ringrazio molto per la tua domanda. Voglio iniziare dicendoti che non sei pazza. Trovo il tuo messaggio molto chiaro, le tue riflessioni e osservazioni sono molto dettagliate, precise e consapevoli, mi danno l'impressione che tu sia una persona molto matura e con un'ottima capacità introspettiva. Mi sembra di capire che a partire dall'infanzia ti sei circondata di amici immaginari per non sentirti sola, per darti conforto e sicurezza e non c'è niente di male in questo. Tutte le persone hanno un dialogo interno con se stesse, nel tuo caso mi pare di capire che questo dialogo interno sia, oltre che con te stessa, con queste figure amichevoli che ti accompagnano dall'infanzia, nulla di cui allarmarsi! Se la tua sensazione di impazzire è dettata dal fatto che secondo molti "non è normale" avere degli amici immaginari posso rassicurarti perché non c'è nulla di male nell'averli; se invece senti di impazzire perché ti sembra di perdere il controllo sul dialogo tra te e gli amici immaginari allora ti consiglierei di valutare la possibilità di approfondire questa sensazione in un percorso psicologico.
Infine se vorrai lavorare su te stessa per sentirti meno sola e per risolvere le difficoltà relazionali di cui parli, con l'aiuto di un/a bravo/a terapeuta potrai trovare il modo migliore per te senza necessariamente "troncare" i rapporti con gli amici immaginari che mi sembrano essere una parte molto importante di te.
Se hai bisogno di un ulteriore confronto non esitare a contattarmi
A presto
Infine se vorrai lavorare su te stessa per sentirti meno sola e per risolvere le difficoltà relazionali di cui parli, con l'aiuto di un/a bravo/a terapeuta potrai trovare il modo migliore per te senza necessariamente "troncare" i rapporti con gli amici immaginari che mi sembrano essere una parte molto importante di te.
Se hai bisogno di un ulteriore confronto non esitare a contattarmi
A presto
Il fatto che tu abbia avuto il coraggio di condividere questa parte di te, che definisci 'strana' e che ti crea vergogna, è già un passo significativo. La tua descrizione degli 'amici immaginari' e del mondo che crei nella tua mente ci dice molto su come utilizzi una strategia estremamente creativa e personale per gestire emozioni complesse, come la noia, la solitudine o il bisogno di sentirti sostenuta. La tua consapevolezza del fatto che questi amici siano frutto della tua immaginazione, e che questo non interferisca con la tua vita sociale o le tue relazioni reali, è un elemento importante: ci troviamo di fronte non a una 'perdita di contatto con la realtà', ma a un modo originale con cui la tua mente ha trovato per offrirti conforto e supporto.
Ciò che stai vivendo non è necessariamente un 'problema' in sé, ma piuttosto una strategia che il tuo cervello ha adottato per rispondere a certi bisogni emotivi. Creare questi scenari ti permette di essere la 'versione di te che vorresti essere', di vivere esperienze emotive in un luogo sicuro. Questo è un meccanismo adattivo, ma può anche rappresentare un'opportunità per comprendere meglio te stessa. Il fatto che provi vergogna è significativo: forse è il segnale che una parte di te sente il desiderio di trovare altre modalità per affrontare quelle stesse emozioni, senza dover fare affidamento esclusivo su questo mondo immaginario.
Un percorso di psicoterapia strategica ti aiuterebbe a esplorare le radici di questo comportamento e i bisogni che soddisfa per ridurre il peso emotivo della vergogna. Non si tratta di 'cambiare chi sei', ma di ampliare il tuo repertorio di risorse personali per affrontare la vita in modo più pieno e soddisfacente. Quindi, il tuo mondo immaginario potrebbe non scomparire, ma diventare un aspetto integrato e più armonioso del tuo modo di essere per trasformare quella che oggi vivi come una 'stranezza' in una forza.
Dott. Tommaso Giovannetti
Ciò che stai vivendo non è necessariamente un 'problema' in sé, ma piuttosto una strategia che il tuo cervello ha adottato per rispondere a certi bisogni emotivi. Creare questi scenari ti permette di essere la 'versione di te che vorresti essere', di vivere esperienze emotive in un luogo sicuro. Questo è un meccanismo adattivo, ma può anche rappresentare un'opportunità per comprendere meglio te stessa. Il fatto che provi vergogna è significativo: forse è il segnale che una parte di te sente il desiderio di trovare altre modalità per affrontare quelle stesse emozioni, senza dover fare affidamento esclusivo su questo mondo immaginario.
Un percorso di psicoterapia strategica ti aiuterebbe a esplorare le radici di questo comportamento e i bisogni che soddisfa per ridurre il peso emotivo della vergogna. Non si tratta di 'cambiare chi sei', ma di ampliare il tuo repertorio di risorse personali per affrontare la vita in modo più pieno e soddisfacente. Quindi, il tuo mondo immaginario potrebbe non scomparire, ma diventare un aspetto integrato e più armonioso del tuo modo di essere per trasformare quella che oggi vivi come una 'stranezza' in una forza.
Dott. Tommaso Giovannetti
Ciao, prima di tutto voglio dirti che quello che stai vivendo non è qualcosa di "strano" o di cui vergognarsi. Molti, in particolar modo da giovani, sviluppano mondi immaginari come un modo per far fronte a emozioni, pensieri o situazioni che possono sembrare difficili da gestire. Questi mondi possono essere un'ancora di salvezza quando ci si sente soli o quando ci sono momenti in cui la realtà sembra troppo complessa o difficile da affrontare. Quindi, non ti devi preoccupare di come ti senti al riguardo, e non devi assolutamente pensare che sia un "problema" nel senso negativo del termine. Quello che mi colpisce, leggendo la tua descrizione, è che tu sembri essere molto consapevole di ciò che sta accadendo, cioè del fatto che questi amici immaginari non sono reali e che non interferiscono con la tua vita sociale. Questo è un segno di equilibrio, perché hai il controllo su questa parte della tua esperienza e, nonostante la solitudine che a volte puoi provare, riesci a mantenere una visione chiara della realtà. Questo è davvero positivo. Detto questo, il fatto che ti senta "pazza" quando inizi a riflettere su quello che stai facendo non è necessariamente indicativo di un problema serio. È molto comune, per chi si trova a sperimentare mondi immaginari, avere momenti di dubbio o sentirsi strani. Tuttavia, il tuo benessere psicologico dipende proprio dal fatto che tu non stia vivendo una dissociazione tra la tua realtà e i tuoi pensieri immaginari. In altre parole, se queste "conversazioni" e "scenari" ti aiutano ad affrontare momenti difficili senza causarti confusione o interferire con la tua vita sociale, non sono automaticamente un problema. Mi sembra che tu stia cercando di capire se è necessario smettere completamente questo comportamento. Non c'è una risposta univoca. Se il mondo immaginario ti aiuta a sentirti meglio, a gestire la solitudine e a superare difficoltà momentanee, non è necessariamente dannoso. Tuttavia, è importante esplorare se ci sono altre strategie che possano darti lo stesso sollievo senza che tu senta la necessità di ricorrere a questa fantasia. In particolare, potrebbe essere utile concentrarsi sul capire le ragioni sottostanti che ti portano a rifugiarti in questo mondo immaginario, come la solitudine o le difficoltà nelle relazioni. Questi aspetti potrebbero essere esplorati più a fondo con il supporto di un professionista, che ti aiuti a sviluppare altre risorse per affrontare la realtà senza sentirti isolata. La terapia cognitivo-comportamentale, per esempio, può aiutarti a comprendere meglio i tuoi pensieri e le tue emozioni, oltre a sviluppare nuove modalità per affrontare la solitudine o la difficoltà nel relazionarti con gli altri. Non è detto che tu debba abbandonare i tuoi amici immaginari, ma lavorare su aspetti come la fiducia in te stessa e le tue relazioni sociali potrebbe permetterti di sentirti meno dipendente da di loro nel lungo periodo. Quindi, ti suggerisco di non considerare il comportamento come un "problema" a meno che non interferisca davvero con la tua vita quotidiana o con il tuo benessere. Se questo mondo immaginario ti permette di affrontare le difficoltà senza causarti ansia o frustrazione e se non blocca le tue relazioni sociali, non è necessariamente qualcosa da eliminare. Tuttavia, se dovessi iniziare a sentirti intrappolata in questo mondo o se dovessi sviluppare altre preoccupazioni, ti consiglio di parlare con un esperto che possa aiutarti a esplorare come affrontare questi temi in modo costruttivo. Ricorda che non esistono risposte giuste o sbagliate, ma è importante che tu possa sentirti libera di vivere la tua vita in modo autentico, esplorando tutte le risorse che ti aiutano a stare bene. Spero che queste parole ti possano essere utili. Se hai bisogno di parlarne di più, sono qui. Dott. Andrea Boggero
Buonasera da quanto esponi le tue parole chiave sono solitudine e giudizio; l'una amica stretta dell'altra. I tuoi amici immaginari ti aiutano ad affrontare entrambe; ti fanno compagnia e non ti giudicano. Da dove nasce mi chiederei questa paura grande del giudizio e questa sensazione profonda di solitudine. Questi sono i tuoi grandi irrisolti e sarebbe utile che tu iniziassi ad affrontarli.
Cordiali saluti
Dott.ssa Ornella Izzo
Cordiali saluti
Dott.ssa Ornella Izzo
Buonasera, io credo che lei abbia bisogno di relazionarsi con qualcuno di reale e le consiglierei quindi di parlarne con uno psicologo, per riuscire a capire quali siano i "blocchi" che le impediscono di farlo e poterli così superare. Cordiali saluti.
La ringrazio per aver condiviso questa parte di sé, che immagino non sia facile raccontare, soprattutto perché ha espresso di provare vergogna nel pensarci. Vorrei rassicurarla subito su un punto: ciò che descrive non è così insolito come potrebbe immaginare, e non è un segnale che stia "impazzendo". Al contrario, può rappresentare un modo creativo e personale che ha trovato per affrontare emozioni, situazioni e momenti di solitudine.
Per quanto riguarda il disagio che prova nel riflettere su ciò che fa, mi permetto di sottolineare che giudicarsi o provare vergogna per queste esperienze potrebbe costituire una parte della difficoltà. La sua domanda finale è molto importante: lavorare su sé stessi non implica necessariamente eliminare ciò che la aiuta a stare meglio. È possibile che, affrontando eventuali sensazioni di solitudine, difficoltà relazionali o il desiderio di esprimere al meglio chi è, il suo rapporto con questi "amici" possa evolvere in modo naturale, senza doverli forzatamente abbandonare.
Se sente che questa esperienza le crea più disagio di quanto desideri, o se vuole approfondire ciò che potrebbe esserci dietro, le suggerisco di considerare l'idea di parlarne con uno psicologo. Non è detto che debba farlo per cambiare qualcosa, ma per avere uno spazio sicuro dove esplorare i suoi pensieri e le sue emozioni senza sentirsi giudicata. Non c’è nulla di "sbagliato" in lei, e c’è sempre la possibilità di comprendere meglio sé stessa con il supporto di un professionista. Rimango a sua disposizione. Cordialmente,
Dott. Giacomo Cresta
Per quanto riguarda il disagio che prova nel riflettere su ciò che fa, mi permetto di sottolineare che giudicarsi o provare vergogna per queste esperienze potrebbe costituire una parte della difficoltà. La sua domanda finale è molto importante: lavorare su sé stessi non implica necessariamente eliminare ciò che la aiuta a stare meglio. È possibile che, affrontando eventuali sensazioni di solitudine, difficoltà relazionali o il desiderio di esprimere al meglio chi è, il suo rapporto con questi "amici" possa evolvere in modo naturale, senza doverli forzatamente abbandonare.
Se sente che questa esperienza le crea più disagio di quanto desideri, o se vuole approfondire ciò che potrebbe esserci dietro, le suggerisco di considerare l'idea di parlarne con uno psicologo. Non è detto che debba farlo per cambiare qualcosa, ma per avere uno spazio sicuro dove esplorare i suoi pensieri e le sue emozioni senza sentirsi giudicata. Non c’è nulla di "sbagliato" in lei, e c’è sempre la possibilità di comprendere meglio sé stessa con il supporto di un professionista. Rimango a sua disposizione. Cordialmente,
Dott. Giacomo Cresta
Cara,
quello che descrive non è insolito e può rappresentare un modo per soddisfare bisogni emotivi, come il desiderio di compagnia, sostegno e sicurezza. Gli "amici immaginari" potrebbero essere un rifugio che le offre conforto e uno spazio dove sentirsi come vorrebbe essere. Non c'è nulla di cui vergognarsi: queste dinamiche sono spesso strategie creative che la mente utilizza per affrontare situazioni di solitudine o insicurezza.
Potrebbe essere utile esplorare i motivi più profondi per cui sente il bisogno di questa compagnia. Parlarne con uno psicologo potrebbe darle maggiore chiarezza, permettendole di capire il significato di questa esperienza e renderla meno invasiva. Ricordi che il desiderio di migliorarsi è già un grande passo avanti.
Le faccio un grande in bocca al lupo, coraggio!
Dott.ssa Alessandra Arena
quello che descrive non è insolito e può rappresentare un modo per soddisfare bisogni emotivi, come il desiderio di compagnia, sostegno e sicurezza. Gli "amici immaginari" potrebbero essere un rifugio che le offre conforto e uno spazio dove sentirsi come vorrebbe essere. Non c'è nulla di cui vergognarsi: queste dinamiche sono spesso strategie creative che la mente utilizza per affrontare situazioni di solitudine o insicurezza.
Potrebbe essere utile esplorare i motivi più profondi per cui sente il bisogno di questa compagnia. Parlarne con uno psicologo potrebbe darle maggiore chiarezza, permettendole di capire il significato di questa esperienza e renderla meno invasiva. Ricordi che il desiderio di migliorarsi è già un grande passo avanti.
Le faccio un grande in bocca al lupo, coraggio!
Dott.ssa Alessandra Arena
Cara Utente,
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un aspetto così intimo della tua vita. È naturale che, a quest'età, si cerchino delle modalità per affrontare emozioni complesse come la solitudine o l'insicurezza, e il fatto che tu abbia costruito un "mondo parallelo" con i tuoi amici immaginari dimostra la tua grande capacità creativa e adattiva .
È importante sottolineare che ciò che descrivi, il rapporto con i tuoi amici immaginari, non è necessariamente un segnale di un problema psicologico, soprattutto perché, come dici, sei pienamente consapevole della loro inesistenza e riesci a vivere la tua quotidianità normalmente, senza interferenze nella la tua vita sociale o scolastica.
Tuttavia, i sentimenti di vergogna e la sensazione di “impazzire” quando ci pensi meritano attenzione. Questi possono indicare che, oltre al beneficio che trai da questo comportamento, ci sia una parte di te che sente il bisogno di esplorare più a fondo le emozioni ei bisogni che ti portano a costruire questi scenari.
Non è detto che tu debba "smettere" di avere questi amici immaginari per lavorare su te stessa. Piuttosto, è importante comprendere meglio il significato che hanno per te e cosa rappresentano. Potrebbe trattarsi di un modo per sentirti più forte, amata e accolta, ed è su questi aspetti che potrebbe essere utile lavorare.
Ti invito a considerare l'opportunità di confrontarti con uno specialista, che potrebbe accompagnarti in questo percorso senza giudizio, aiutandoti a capire meglio te stessa ea scoprire nuove risorse per affrontare le tue emozioni. Ricordate che rivolgersi a un professionista non è un segno di debolezza, ma un grande atto di cura verso se stessi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un aspetto così intimo della tua vita. È naturale che, a quest'età, si cerchino delle modalità per affrontare emozioni complesse come la solitudine o l'insicurezza, e il fatto che tu abbia costruito un "mondo parallelo" con i tuoi amici immaginari dimostra la tua grande capacità creativa e adattiva .
È importante sottolineare che ciò che descrivi, il rapporto con i tuoi amici immaginari, non è necessariamente un segnale di un problema psicologico, soprattutto perché, come dici, sei pienamente consapevole della loro inesistenza e riesci a vivere la tua quotidianità normalmente, senza interferenze nella la tua vita sociale o scolastica.
Tuttavia, i sentimenti di vergogna e la sensazione di “impazzire” quando ci pensi meritano attenzione. Questi possono indicare che, oltre al beneficio che trai da questo comportamento, ci sia una parte di te che sente il bisogno di esplorare più a fondo le emozioni ei bisogni che ti portano a costruire questi scenari.
Non è detto che tu debba "smettere" di avere questi amici immaginari per lavorare su te stessa. Piuttosto, è importante comprendere meglio il significato che hanno per te e cosa rappresentano. Potrebbe trattarsi di un modo per sentirti più forte, amata e accolta, ed è su questi aspetti che potrebbe essere utile lavorare.
Ti invito a considerare l'opportunità di confrontarti con uno specialista, che potrebbe accompagnarti in questo percorso senza giudizio, aiutandoti a capire meglio te stessa ea scoprire nuove risorse per affrontare le tue emozioni. Ricordate che rivolgersi a un professionista non è un segno di debolezza, ma un grande atto di cura verso se stessi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta sincerità. È importante riconoscere quanto sia stato coraggioso da parte tua esprimere qualcosa che ti mette a disagio, e questo è già un passo significativo verso una maggiore comprensione di te stessa.
Quello che descrivi — la presenza di amici immaginari con cui interagisci nella tua mente — non è così raro o strano come potresti pensare. In molti casi, questi mondi interiori e relazioni immaginarie rappresentano un modo creativo e naturale per affrontare emozioni complesse, la solitudine o situazioni difficili. Anche il fatto che tu sia consapevole della loro inesistenza e che non interferiscano con la tua vita reale è un elemento molto importante, perché indica che hai una chiara distinzione tra fantasia e realtà.
Proviamo a riflettere su alcuni punti chiave:
Non è segno di "pazzia"
Il fatto che tu ti senta "pazza" è probabilmente legato al giudizio sociale che potresti temere o alla vergogna che provi quando ti soffermi a pensare al tuo comportamento. Tuttavia, è importante sapere che non c'è nulla di patologico nel creare mondi immaginari o nel parlare con amici immaginari, specialmente se ciò ti aiuta a gestire emozioni o momenti difficili. Si tratta di un meccanismo di coping che, per molte persone, ha un ruolo rassicurante.
Il tuo controllo è positivo
La consapevolezza che hai rispetto a questa dinamica (ad esempio, sapere che i tuoi amici immaginari non interferiscono quando sei con altre persone e che li "riprendi" solo nei momenti di solitudine) è un segnale positivo. Mostra che non hai perso contatto con la realtà e che questo mondo parallelo ti aiuta senza prendere il sopravvento.
Un rifugio personale
La tua descrizione sembra riflettere un desiderio di sentirti accolta, supportata e forse anche più libera di essere la persona che vorresti. È normale che questi scenari immaginari possano rappresentare una sorta di rifugio, uno spazio sicuro dove esplorare aspetti di te stessa che magari nella vita reale ti è più difficile esprimere.
Devi smettere? Non necessariamente
Se questa dinamica non interferisce con le tue relazioni sociali, con il tuo funzionamento quotidiano o con i tuoi obiettivi personali, non c'è alcun motivo per cui tu debba sentirti obbligata a smettere. Anzi, potrebbe essere utile accettare questo comportamento come parte del tuo modo di elaborare le esperienze e di esplorare te stessa. Tuttavia, può essere interessante chiederti: "Cosa mi dà questa esperienza? Quali bisogni soddisfa?". Riflettere su queste domande potrebbe aiutarti a comprendere meglio cosa cerchi e come soddisfare quei bisogni anche nella vita reale.
Il legame con la solitudine e l'autostima
Come hai intuito, è possibile che dietro questo comportamento ci siano bisogni legati alla solitudine o al desiderio di sentirti accettata e sostenuta. Se lavorerai su questi aspetti, ad esempio migliorando la tua autostima, coltivando amicizie reali o imparando a sentirti più a tuo agio nelle relazioni, potresti scoprire che il bisogno di ricorrere agli amici immaginari si riduce da solo o cambia forma.
Cosa puoi fare per lavorare su te stessa?
Accettazione
Non giudicare te stessa duramente. Questo comportamento, finché rimane sotto il tuo controllo, è una parte del tuo mondo interiore e non è qualcosa di "sbagliato". Invece di cercare di reprimerlo, potresti accettarlo come uno strumento che hai utilizzato per affrontare la vita.
Esplora i tuoi bisogni
Come ti senti quando interagisci con i tuoi amici immaginari? Cosa ti danno che magari ti manca nella realtà? Capire quali sono i tuoi bisogni emotivi può aiutarti a trovare modi per soddisfarli anche fuori dal tuo mondo immaginario.
Lavora sulle relazioni reali
Coltivare amicizie reali e trovare persone che ti fanno sentire accettata potrebbe farti scoprire che non hai bisogno di rifugiarti nella fantasia per sentirti supportata. Non significa abbandonare il tuo mondo immaginario, ma ampliare le tue possibilità.
Parlane con un esperto
Se ti va, potresti confrontarti con uno psicologo o un terapeuta. Non perché tu abbia un problema, ma perché potrebbe aiutarti a esplorare più a fondo ciò che provi e trovare nuovi modi per esprimere la versione di te che desideri essere.
Non sei "pazza" e non sei sola. Hai trovato un modo creativo e personale per affrontare le tue emozioni e le difficoltà, e questo è un segnale di grande resilienza. L'importante è che tu continui a coltivare una vita reale ricca e soddisfacente, senza sentirti in colpa per il tuo mondo immaginario. È una parte di te, e va bene così.
Quello che descrivi — la presenza di amici immaginari con cui interagisci nella tua mente — non è così raro o strano come potresti pensare. In molti casi, questi mondi interiori e relazioni immaginarie rappresentano un modo creativo e naturale per affrontare emozioni complesse, la solitudine o situazioni difficili. Anche il fatto che tu sia consapevole della loro inesistenza e che non interferiscano con la tua vita reale è un elemento molto importante, perché indica che hai una chiara distinzione tra fantasia e realtà.
Proviamo a riflettere su alcuni punti chiave:
Non è segno di "pazzia"
Il fatto che tu ti senta "pazza" è probabilmente legato al giudizio sociale che potresti temere o alla vergogna che provi quando ti soffermi a pensare al tuo comportamento. Tuttavia, è importante sapere che non c'è nulla di patologico nel creare mondi immaginari o nel parlare con amici immaginari, specialmente se ciò ti aiuta a gestire emozioni o momenti difficili. Si tratta di un meccanismo di coping che, per molte persone, ha un ruolo rassicurante.
Il tuo controllo è positivo
La consapevolezza che hai rispetto a questa dinamica (ad esempio, sapere che i tuoi amici immaginari non interferiscono quando sei con altre persone e che li "riprendi" solo nei momenti di solitudine) è un segnale positivo. Mostra che non hai perso contatto con la realtà e che questo mondo parallelo ti aiuta senza prendere il sopravvento.
Un rifugio personale
La tua descrizione sembra riflettere un desiderio di sentirti accolta, supportata e forse anche più libera di essere la persona che vorresti. È normale che questi scenari immaginari possano rappresentare una sorta di rifugio, uno spazio sicuro dove esplorare aspetti di te stessa che magari nella vita reale ti è più difficile esprimere.
Devi smettere? Non necessariamente
Se questa dinamica non interferisce con le tue relazioni sociali, con il tuo funzionamento quotidiano o con i tuoi obiettivi personali, non c'è alcun motivo per cui tu debba sentirti obbligata a smettere. Anzi, potrebbe essere utile accettare questo comportamento come parte del tuo modo di elaborare le esperienze e di esplorare te stessa. Tuttavia, può essere interessante chiederti: "Cosa mi dà questa esperienza? Quali bisogni soddisfa?". Riflettere su queste domande potrebbe aiutarti a comprendere meglio cosa cerchi e come soddisfare quei bisogni anche nella vita reale.
Il legame con la solitudine e l'autostima
Come hai intuito, è possibile che dietro questo comportamento ci siano bisogni legati alla solitudine o al desiderio di sentirti accettata e sostenuta. Se lavorerai su questi aspetti, ad esempio migliorando la tua autostima, coltivando amicizie reali o imparando a sentirti più a tuo agio nelle relazioni, potresti scoprire che il bisogno di ricorrere agli amici immaginari si riduce da solo o cambia forma.
Cosa puoi fare per lavorare su te stessa?
Accettazione
Non giudicare te stessa duramente. Questo comportamento, finché rimane sotto il tuo controllo, è una parte del tuo mondo interiore e non è qualcosa di "sbagliato". Invece di cercare di reprimerlo, potresti accettarlo come uno strumento che hai utilizzato per affrontare la vita.
Esplora i tuoi bisogni
Come ti senti quando interagisci con i tuoi amici immaginari? Cosa ti danno che magari ti manca nella realtà? Capire quali sono i tuoi bisogni emotivi può aiutarti a trovare modi per soddisfarli anche fuori dal tuo mondo immaginario.
Lavora sulle relazioni reali
Coltivare amicizie reali e trovare persone che ti fanno sentire accettata potrebbe farti scoprire che non hai bisogno di rifugiarti nella fantasia per sentirti supportata. Non significa abbandonare il tuo mondo immaginario, ma ampliare le tue possibilità.
Parlane con un esperto
Se ti va, potresti confrontarti con uno psicologo o un terapeuta. Non perché tu abbia un problema, ma perché potrebbe aiutarti a esplorare più a fondo ciò che provi e trovare nuovi modi per esprimere la versione di te che desideri essere.
Non sei "pazza" e non sei sola. Hai trovato un modo creativo e personale per affrontare le tue emozioni e le difficoltà, e questo è un segnale di grande resilienza. L'importante è che tu continui a coltivare una vita reale ricca e soddisfacente, senza sentirti in colpa per il tuo mondo immaginario. È una parte di te, e va bene così.
Ciao cara! Intanto ti ringrazio per aver condiviso una parte di te che ti sta creando difficoltà. Voglio rassicurarti che ciò che descrivi non è affatto qualcosa di "strano" o "pazzo", ma una modalità di coping che ti ha accompagnato nel tempo. Quello che potrebbe creare disagio, come accade anche a te, è il sentirsi giudicare o percepire questo comportamento come qualcosa che "non va". È importante sapere che, sebbene possa sembrare fuori dal comune, non è qualcosa che ti rende "pazza". Se non interferisce negativamente con la tua vita sociale, le tue relazioni o il tuo benessere quotidiano, non è necessario smettere di avere i tuoi amici immaginari. Tuttavia, se il pensiero di essere "strana" ti provoca sofferenza, potrebbe essere utile parlarne con un professionista che ti aiuti a esplorare meglio i tuoi sentimenti e a gestirli in modo positivo. Non sei sola, e il fatto che tu stia cercando di comprendere te stessa è già un passo importante. Non c'è nulla di sbagliato nell'usare l'immaginazione come strumento di supporto, finché non ti impedisce di vivere serenamente nella realtà. Sei già molto consapevole di come funziona questo aspetto di te e il fatto che tu stia cercando un equilibrio ti aiuterà a trovare la serenità che meriti.
Non so quale sia la tua regione di provenienza, ma ti consiglio di informarti rispetto allo Spazio Giovani o al Consultorio del tuo territorio, dove potrai accedere gratuitamente e senza doverne parlare con i tuoi genitori. Lì troverai dei professionisti (psicologi/psicologhe) con cui potrai parlare in maniera più approfondita di questi aspetti. Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Tugnoli
Non so quale sia la tua regione di provenienza, ma ti consiglio di informarti rispetto allo Spazio Giovani o al Consultorio del tuo territorio, dove potrai accedere gratuitamente e senza doverne parlare con i tuoi genitori. Lì troverai dei professionisti (psicologi/psicologhe) con cui potrai parlare in maniera più approfondita di questi aspetti. Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Tugnoli
Buongiorno, le riflessioni che ha fatto le trovo corrette e credo che sarebbe importante che lei andasse a capire i motivi della sua solitudine e difficoltà a relazionarsi, ma questo non significa per forza che debba rinunciare ai suoi amici immaginari perchè se ci sono hanno una loro funzione (tenendo presente che lei ha detto che si rende conto che non esistono veramente e che non si sono mai intromessi con eventuali attività quotidiane). Buona giornata
Buonasera, il riferimento a personaggi immaginari può essere un'opportunità per rendere più ricca la realtà attorno a te, dando modo ad una fantasia traboccante di creatività di trovare un teatro in cui andare in scena. Tu non sei assolutamente pazza, e stai adottando un gioco nella fantasia che è molto più comune di quanto immagini.
Potrebbe essere una questione più delicata nel caso tu iniziassi a preferire questo mondo magico a quello delle relazioni reali, quello dei tuoi coetanei, e ti sentissi a disagio con loro al punto di volerli evitare per stare più in compagnia dei personaggi fantastici. Questo è un limite a cui ti suggerisco di dare attenzione, cioè preferire più la fantasia che il mondo che ti sta attorno. In questo caso, tanto per cominciare, prova a dialogare con i personaggi che crei per ricevere da loro un incoraggiamento a creare e costruire relazioni sempre più belle, solide e ricche di partecipazione nel mondo vero. In questo caso creeresti un "ponte" che rafforzerebbe il senso di normalità (e di piacere) del mondo reale attorno a te e contemporaneamente darebbe al tuo mondo immaginario uno scopo preciso, concreto, utile; puoi cioè fare in modo che uno sia "funzionale" a migliorare l'altro.
Un giorno, questi compagni prenderanno lentamente il volo, e li potrai considerare come dei compagni di viaggio che hanno allietato la tua crescita. Buona serata
Potrebbe essere una questione più delicata nel caso tu iniziassi a preferire questo mondo magico a quello delle relazioni reali, quello dei tuoi coetanei, e ti sentissi a disagio con loro al punto di volerli evitare per stare più in compagnia dei personaggi fantastici. Questo è un limite a cui ti suggerisco di dare attenzione, cioè preferire più la fantasia che il mondo che ti sta attorno. In questo caso, tanto per cominciare, prova a dialogare con i personaggi che crei per ricevere da loro un incoraggiamento a creare e costruire relazioni sempre più belle, solide e ricche di partecipazione nel mondo vero. In questo caso creeresti un "ponte" che rafforzerebbe il senso di normalità (e di piacere) del mondo reale attorno a te e contemporaneamente darebbe al tuo mondo immaginario uno scopo preciso, concreto, utile; puoi cioè fare in modo che uno sia "funzionale" a migliorare l'altro.
Un giorno, questi compagni prenderanno lentamente il volo, e li potrai considerare come dei compagni di viaggio che hanno allietato la tua crescita. Buona serata
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, La ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi. Nel momento in cui si sperimenta un buon contatto con la realtà (come avviene nel suo caso), la fantasia assume un ruolo funzionale. Detto in altre parole, immaginare scenari per lei gratificanti può aiutarla a sentirsi meglio. L'utilizzo della fantasia come atto in sè non ha assolutamente nulla di patologico. Forse quello che varrebbe la pena indagare è il suo vissuto di solitudine con l'obiettivo da un lato di comprendere le cause e dall'altro trovare il modo di rispondere al suo bisogno di "vicinanza" nella vita reale.
Gentile utente, ti ringrazio innanzitutto per la domanda e per esserti aperta su questioni personali che ti preoccupano. Naturalmente nel rispondere non potrò essere molto specifica non conoscendo a fondo la situazione ma da quello che scrivi mi sembra di percepire una tua consapevolezza in parte sulla difficoltà che riporti. Mi viene da pensare che come dici anche tu, gli amici immaginari potrebbero rappresentare una tua dimensione per evadere da temi che ti preoccupano o ti disturbano, come appunto un forte senso di solitudine o difficoltà relazionali. Creando questo "mondo altro" hai la possibilità di scegliere e decidere tu la direzione della tua vita, le scelte e chi vuoi essere. Per questo e per lavorarci su, non necessariamente bisogna eliminare improvvisamente questo aspetto ma capire innanzitutto che funzione ha e che significato ha per te e, come affermi, curare altri aspetti che ti mettono in difficoltà fuori da questo tuo mondo esterno. Pertanto, ti consiglierei di iniziare un percorso di supporto psicologico per indagare e approfondire meglio ciò che ti preoccupa.
Resto disponibile per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Sara Vento
Resto disponibile per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Sara Vento
Carissima utente, mi sento di tranquillizzarti in merito a ciò che descrivi, perché è un comportamento più comune di quanto possa immaginare. Potrebbe essere concepito come una sorta di auto-terapia. Inventare scenari, personaggi o discussioni immaginarie con persone esistenti, ti è d’aiuto nell’esplorare emozioni, paure e desideri che difficilmente esprimeresti nella vita reale.
È una forma di consolazione, in quanto con la tua fantasia vai a compensare ciò che ,probabilmente, ti manca nella vita reale. Tu stessa dici: “Mi sento più estroversa, forte, come se tutti questi amici mi volessero davvero bene”. Ricrei un mondo dove tutto va come vorresti, sei la persona che desideri essere, con le relazioni che vorresti effettivamente avere. Tutto ciò ti conferisce un senso di controllo e potere, ti aiuta nel ridurre paure e frustrazioni e a sentirti meno sola. Seppur può sembrare un comportamento bizzarro, se questo non interferisce con la tua vita reale, non ti distrae troppo e non diventa eccessivo, potrebbe essere un meccanismo positivo che ti aiuta a riflettere meglio su te stessa, gestire le tue emozioni e sentirti più sicura. Quindi non è necessariamente da eliminare. Come hai ben detto, ciò che è da esplorare non è tanto il comportamento in sé per sé, ma ciò che ti spinge ad esso. Quindi la definizione che hai di te stessa, il senso di solitudine e queste difficoltà relazionali di cui parli.
Ti ringrazio per esserti aperta qui con noi. Per qualsiasi cosa sono a disposizione. Un grande saluto!!
È una forma di consolazione, in quanto con la tua fantasia vai a compensare ciò che ,probabilmente, ti manca nella vita reale. Tu stessa dici: “Mi sento più estroversa, forte, come se tutti questi amici mi volessero davvero bene”. Ricrei un mondo dove tutto va come vorresti, sei la persona che desideri essere, con le relazioni che vorresti effettivamente avere. Tutto ciò ti conferisce un senso di controllo e potere, ti aiuta nel ridurre paure e frustrazioni e a sentirti meno sola. Seppur può sembrare un comportamento bizzarro, se questo non interferisce con la tua vita reale, non ti distrae troppo e non diventa eccessivo, potrebbe essere un meccanismo positivo che ti aiuta a riflettere meglio su te stessa, gestire le tue emozioni e sentirti più sicura. Quindi non è necessariamente da eliminare. Come hai ben detto, ciò che è da esplorare non è tanto il comportamento in sé per sé, ma ciò che ti spinge ad esso. Quindi la definizione che hai di te stessa, il senso di solitudine e queste difficoltà relazionali di cui parli.
Ti ringrazio per esserti aperta qui con noi. Per qualsiasi cosa sono a disposizione. Un grande saluto!!
Buonasera,
la ringrazio molto per aver scritto con tanta lucidità, coraggio e profondità. Non è affatto una domanda strana, e anzi, mi ha colpita la chiarezza con cui ha descritto qualcosa che, per lei, è stato ed è parte intima della sua esperienza quotidiana. Quello che racconta non è solo una testimonianza di immaginazione viva e ricca, ma anche una forma personale di protezione e compensazione, che merita ascolto, rispetto e uno sguardo attento, non giudicante.
È importante dirle subito che non è "pazza", come ha scritto con un po’ di timore: non c’è nulla di patologico, di pericoloso o di irrazionale nel fatto di avere una vita interiore intensa e popolata da figure immaginarie. Questo tipo di esperienza può essere molto più diffuso di quanto si creda, anche tra adolescenti e adulti, ma spesso non se ne parla per paura del giudizio. Il fatto che lei sia perfettamente consapevole della natura immaginaria di questi amici, che riesca a distinguere sempre tra fantasia e realtà, e che non interferiscano con la sua vita quotidiana o sociale, sono elementi fondamentali che fanno pensare più a una strategia personale di autoregolazione, piuttosto che a un sintomo clinico.
Come ha già intuito molto bene, ciò che forse merita attenzione non è tanto la presenza degli amici immaginari in sé, quanto ciò che li ha resi così necessari nel tempo: la solitudine, il bisogno di sentirsi accolta per come si è, il desiderio di sentirsi più forte, più sicura, più visibile. In questo senso, il “mondo parallelo” che ha costruito è anche una forma di cura: è lo spazio dove può essere libera, dove riceve affetto e comprensione, dove si sente più vicina alla versione di sé che desidera diventare.
Non è strettamente necessario “eliminare” questo mondo per crescere o stare bene. Anzi, potrebbe diventare una risorsa se, accompagnata da uno specialista – uno psicologo o psicoterapeuta con cui si senta a suo agio – riuscisse a integrare quegli aspetti di sé che oggi vivono nella fantasia anche nella realtà quotidiana. L’obiettivo non è “smettere” a forza, ma capire cosa c’è di così prezioso in quella dimensione e trovare il modo, piano piano, di portare alcune di quelle forze, qualità e relazioni dentro la sua vita reale.
La cosa più importante è che lei non sia sola nel gestire questa parte di sé. Le suggerisco, se ne sente la possibilità, di parlarne con uno psicologo, non perché ci sia qualcosa di “sbagliato”, ma perché un adulto esperto e neutrale potrebbe aiutarla a mettere ordine nei pensieri, a comprendere più a fondo i suoi bisogni, e a scoprire come trasformare quello che oggi vive solo dentro di sé in qualcosa che possa arricchire anche il suo mondo esterno, senza perdere la sua sensibilità e immaginazione.
Le auguro di continuare a conoscersi con questa stessa onestà e rispetto verso se stessa. È già un passo grande. Se vorrà scrivermi ancora, sarò felice di ascoltarla.
Un caro saluto.
la ringrazio molto per aver scritto con tanta lucidità, coraggio e profondità. Non è affatto una domanda strana, e anzi, mi ha colpita la chiarezza con cui ha descritto qualcosa che, per lei, è stato ed è parte intima della sua esperienza quotidiana. Quello che racconta non è solo una testimonianza di immaginazione viva e ricca, ma anche una forma personale di protezione e compensazione, che merita ascolto, rispetto e uno sguardo attento, non giudicante.
È importante dirle subito che non è "pazza", come ha scritto con un po’ di timore: non c’è nulla di patologico, di pericoloso o di irrazionale nel fatto di avere una vita interiore intensa e popolata da figure immaginarie. Questo tipo di esperienza può essere molto più diffuso di quanto si creda, anche tra adolescenti e adulti, ma spesso non se ne parla per paura del giudizio. Il fatto che lei sia perfettamente consapevole della natura immaginaria di questi amici, che riesca a distinguere sempre tra fantasia e realtà, e che non interferiscano con la sua vita quotidiana o sociale, sono elementi fondamentali che fanno pensare più a una strategia personale di autoregolazione, piuttosto che a un sintomo clinico.
Come ha già intuito molto bene, ciò che forse merita attenzione non è tanto la presenza degli amici immaginari in sé, quanto ciò che li ha resi così necessari nel tempo: la solitudine, il bisogno di sentirsi accolta per come si è, il desiderio di sentirsi più forte, più sicura, più visibile. In questo senso, il “mondo parallelo” che ha costruito è anche una forma di cura: è lo spazio dove può essere libera, dove riceve affetto e comprensione, dove si sente più vicina alla versione di sé che desidera diventare.
Non è strettamente necessario “eliminare” questo mondo per crescere o stare bene. Anzi, potrebbe diventare una risorsa se, accompagnata da uno specialista – uno psicologo o psicoterapeuta con cui si senta a suo agio – riuscisse a integrare quegli aspetti di sé che oggi vivono nella fantasia anche nella realtà quotidiana. L’obiettivo non è “smettere” a forza, ma capire cosa c’è di così prezioso in quella dimensione e trovare il modo, piano piano, di portare alcune di quelle forze, qualità e relazioni dentro la sua vita reale.
La cosa più importante è che lei non sia sola nel gestire questa parte di sé. Le suggerisco, se ne sente la possibilità, di parlarne con uno psicologo, non perché ci sia qualcosa di “sbagliato”, ma perché un adulto esperto e neutrale potrebbe aiutarla a mettere ordine nei pensieri, a comprendere più a fondo i suoi bisogni, e a scoprire come trasformare quello che oggi vive solo dentro di sé in qualcosa che possa arricchire anche il suo mondo esterno, senza perdere la sua sensibilità e immaginazione.
Le auguro di continuare a conoscersi con questa stessa onestà e rispetto verso se stessa. È già un passo grande. Se vorrà scrivermi ancora, sarò felice di ascoltarla.
Un caro saluto.
Gentile utente,
grazie per la sua condivisione. Molti bambini o adolescenti utilizzano forme di immaginazione vive per sentirsi meno soli, esplorare parti di sé o gestire momenti difficili. Il punto più importante è che lei mantiene sempre la consapevolezza che questi amici non esistono nella realtà, e che non interferiscono con la sua vita quotidiana. Questo è un segnale di buon contatto con la realtà.
Questi “compagni interni” sembrano offrirle conforto e uno spazio sicuro dove sentirsi più forte e più libera. Detto questo, può essere utile chiedersi perché questa fantasia è così importante: forse c’è un bisogno di compagnia, di sicurezza o di sentirsi vista e capita. Lavorare su questi aspetti ,magari con uno psicologo, potrebbe aiutarla molto a sviluppare più risorse anche nel mondo reale.
Non è necessario “smettere a forza” con questo suo mondo immaginario. Spesso non si toglie qualcosa, ma si costruisce altro: più relazioni reali, più sicurezza, più fiducia. E, man mano che cresce ciò che la nutre nella vita vera, lo spazio del mondo “parallelo” cambia naturalmente da sé. Rimango a disposizione per lei
grazie per la sua condivisione. Molti bambini o adolescenti utilizzano forme di immaginazione vive per sentirsi meno soli, esplorare parti di sé o gestire momenti difficili. Il punto più importante è che lei mantiene sempre la consapevolezza che questi amici non esistono nella realtà, e che non interferiscono con la sua vita quotidiana. Questo è un segnale di buon contatto con la realtà.
Questi “compagni interni” sembrano offrirle conforto e uno spazio sicuro dove sentirsi più forte e più libera. Detto questo, può essere utile chiedersi perché questa fantasia è così importante: forse c’è un bisogno di compagnia, di sicurezza o di sentirsi vista e capita. Lavorare su questi aspetti ,magari con uno psicologo, potrebbe aiutarla molto a sviluppare più risorse anche nel mondo reale.
Non è necessario “smettere a forza” con questo suo mondo immaginario. Spesso non si toglie qualcosa, ma si costruisce altro: più relazioni reali, più sicurezza, più fiducia. E, man mano che cresce ciò che la nutre nella vita vera, lo spazio del mondo “parallelo” cambia naturalmente da sé. Rimango a disposizione per lei
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