Buonasera...e buon anno! Mi chiamo Lorenzo e sono un ragazzo di 22 anni. Da qualche mese (metà sette
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Buonasera...e buon anno! Mi chiamo Lorenzo e sono un ragazzo di 22 anni. Da qualche mese (metà settembre) comincio a soffrire di strani "disturbi", a cui io e il mio psicologo abbiamo provato (e sottolineo "PROVATO") ad associare il nome di "depersonalizzazione/derealizzazione".
Inizialmente è solo una questione sensoriale: non mi fido del mio corpo, pongo un'attenzione quasi ossessiva per gli oggetti a me vicini, come se potessi danneggiarli o toccarli (anche quando non ci arrivo fisicamente) e ho sempre la paura (a volte panico) di combinare qualche guaio, magari inciampandoci o sbattendoci per errore...il problema è che non lo faccio mai davvero, e razionalmente me ne convinco facilmente...ma inconsciamente è come se avessi una vocina che mi ribadisce "E se invece l'hai toccato/a?" o cose del genere.
Col tempo, sensorialmente ho quasi risolto...sto molto meglio, ma è diventata nel frattempo una questione socio-relazionale: ho la paranoie di dire/inviare (parlo di messaggi SMS, Whatsapp ecc.) certe cose alle persone che magari voglio tenere per me...il bello è che in queste "fantasie" le cose che dico sono SEMPRE (o quasi) compromettenti (es.insulti,offese ecc.) e negative. Alcune di queste cose non sono neanche vere, ma vengono alimentati da "falsi ricordi" che la mia mente crea ad hoc per "convincermi" di aver fatto quella determinata cosa e/o comunque mettermi il dubbio.
Faccio un esempio,il più grande di tutti: conobbi diversi mesi fa una ragazza con cui ho iniziato una frequentazione virtuale, abitando in regioni differenti.
Siamo molto interessati l'uno all l'altra e viceversa...lei però, nel tempo, comincia ad assumere atteggiamenti che non mi danno per niente sicurezza (ho metabolizzato dopo questa cosa).
I suoi atteggiamenti nel tempo passano dal misterioso, al maleducato, fino all'inquietante.
Questi suoi modi strani coincidono un pò con l'inizio delle mie paranoie, ma secondo me non dipende SOLO da lei...è esterno il motivo.
Solo che, mettendo in mezzo i sentimenti, le mie paranoie sono PRINCIPALMENTE indirizzate verso di lei: mi immagino o di insultarla, o di scriverle/dirle cose su di me (non vere!) che metterebbero a repentaglio il nostro rapporto...cose come "non mi chiamo davvero Lorenzo", oppure l' averle mentito sul fatto che io, durante la nostra frequentazione (ormai in "pausa"), abbia frequentato solo lei o provato qualcosa solo per lei.
Su quest ultimo punto, aggiungo che io più di una volta le ho ribadito di essermi sentito solo con lei, ma lei, pur essendone contenta, non mi ha mai seriamente creduto, come non ha mai creduto in fondo che sarei andato a trovarla prima o poi nella sua città (cosa vera e anche fatta, ma lei incredula e cinica fino alla fine). Insomma, il suo atteggiamento diffidente non mi ha aiutato per nulla. E' come se avessi assorbito il suo dubbio e l'avessi fatto mio ("Oddio, ma io mi sento con altre?") e molto spesso in chat con lei, quando esco da Whatsapp, mi vengono i dubbi di averle inviato certe cose. Voi potreste dirmi "Controlla i messaggi"...ebbene, io penso "Non è che hai fatto 'Elimina per me' e non te lo ricordi"?
Aggiungo anche ho spesso il timore di toccare impostazioni sul telefono: se non mi risponde, ad esempio, inconsciamente credo di aver impedito per sbaglio la comunicazione, magari bloccandola per errore o altro.
Inoltre, la mia situazione a casa non è delle migliori: vivo solo con mia madre, donna di mezz'età affetta da sclerosi multipla, che peggiora giorno dopo giorno, e mi sento parecchie responsabilità piombare addosso...Grazie per l'attenzione e scusate la lunghezza, buon 2021!
Inizialmente è solo una questione sensoriale: non mi fido del mio corpo, pongo un'attenzione quasi ossessiva per gli oggetti a me vicini, come se potessi danneggiarli o toccarli (anche quando non ci arrivo fisicamente) e ho sempre la paura (a volte panico) di combinare qualche guaio, magari inciampandoci o sbattendoci per errore...il problema è che non lo faccio mai davvero, e razionalmente me ne convinco facilmente...ma inconsciamente è come se avessi una vocina che mi ribadisce "E se invece l'hai toccato/a?" o cose del genere.
Col tempo, sensorialmente ho quasi risolto...sto molto meglio, ma è diventata nel frattempo una questione socio-relazionale: ho la paranoie di dire/inviare (parlo di messaggi SMS, Whatsapp ecc.) certe cose alle persone che magari voglio tenere per me...il bello è che in queste "fantasie" le cose che dico sono SEMPRE (o quasi) compromettenti (es.insulti,offese ecc.) e negative. Alcune di queste cose non sono neanche vere, ma vengono alimentati da "falsi ricordi" che la mia mente crea ad hoc per "convincermi" di aver fatto quella determinata cosa e/o comunque mettermi il dubbio.
Faccio un esempio,il più grande di tutti: conobbi diversi mesi fa una ragazza con cui ho iniziato una frequentazione virtuale, abitando in regioni differenti.
Siamo molto interessati l'uno all l'altra e viceversa...lei però, nel tempo, comincia ad assumere atteggiamenti che non mi danno per niente sicurezza (ho metabolizzato dopo questa cosa).
I suoi atteggiamenti nel tempo passano dal misterioso, al maleducato, fino all'inquietante.
Questi suoi modi strani coincidono un pò con l'inizio delle mie paranoie, ma secondo me non dipende SOLO da lei...è esterno il motivo.
Solo che, mettendo in mezzo i sentimenti, le mie paranoie sono PRINCIPALMENTE indirizzate verso di lei: mi immagino o di insultarla, o di scriverle/dirle cose su di me (non vere!) che metterebbero a repentaglio il nostro rapporto...cose come "non mi chiamo davvero Lorenzo", oppure l' averle mentito sul fatto che io, durante la nostra frequentazione (ormai in "pausa"), abbia frequentato solo lei o provato qualcosa solo per lei.
Su quest ultimo punto, aggiungo che io più di una volta le ho ribadito di essermi sentito solo con lei, ma lei, pur essendone contenta, non mi ha mai seriamente creduto, come non ha mai creduto in fondo che sarei andato a trovarla prima o poi nella sua città (cosa vera e anche fatta, ma lei incredula e cinica fino alla fine). Insomma, il suo atteggiamento diffidente non mi ha aiutato per nulla. E' come se avessi assorbito il suo dubbio e l'avessi fatto mio ("Oddio, ma io mi sento con altre?") e molto spesso in chat con lei, quando esco da Whatsapp, mi vengono i dubbi di averle inviato certe cose. Voi potreste dirmi "Controlla i messaggi"...ebbene, io penso "Non è che hai fatto 'Elimina per me' e non te lo ricordi"?
Aggiungo anche ho spesso il timore di toccare impostazioni sul telefono: se non mi risponde, ad esempio, inconsciamente credo di aver impedito per sbaglio la comunicazione, magari bloccandola per errore o altro.
Inoltre, la mia situazione a casa non è delle migliori: vivo solo con mia madre, donna di mezz'età affetta da sclerosi multipla, che peggiora giorno dopo giorno, e mi sento parecchie responsabilità piombare addosso...Grazie per l'attenzione e scusate la lunghezza, buon 2021!
Salve Lorenzo, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso. Relativamente al percorso che sta effettuando con il suo terapeuta, come state lavorando in merito al disagio legato al dubbio? Sarebbe importante, a mio avviso, cercare di indagare in maniera approfondita pensieri e stati emotivi relati alla possibilità di trovarsi di fronte ad un dubbio o, comunque, a qualcosa di incerto. Ne parli con il suo terapeuta, persona che sicuramente la conosce meglio di noi qui sul web, esponga le sue perplessità e condividete obiettivi comuni e misurabili.
Mi spiace inoltre molto per la situazione a casa, sicuramente ciò ha delle conseguenze su di lei meritevoli di attenzione clinica.
In bocca al lupo.
Cordialmente, dott. FDL
Mi spiace inoltre molto per la situazione a casa, sicuramente ciò ha delle conseguenze su di lei meritevoli di attenzione clinica.
In bocca al lupo.
Cordialmente, dott. FDL
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Salve, se vuole un consiglio le direi di considerare il funzionamento del suo pensiero. Provare ad osservare il meccanismo a monte senza perdersi nei dettagli. Quelle che lei descrive come paure, preoccupazioni, timori o dubbi sembrano tutte esprimere "tortuosità" del pensiero e ricordano molto le ossessioni, cioè quei pensieri o immagini che compaiono nella mente senza che ci sia la propria volontà e che sono fortemente ansiogene. Certo non è possibile poter procedere ad una diagnosi semplicemente leggendo il suo testo, ma provo a lanciarle questa suggestione per invitarla ad osservare meglio e capire se può trattarsi di una simile questione. La saluto cordialmente, Marina Montuori
Caro Lorenzo, mi dispiace molto per la situazione che descrive. Questi pensieri intrusivi sembrano condizionare e limitare molto la sua esperienza di vita. Le chiedo tuttavia di provare a precisare meglio la sua richiesta. Lei sta già frequentando un percorso psicologico all'interno del quale è sostenuto nell'affrontare le sue difficoltà. Ha forse dei problemi a portare una parte del suo vissuto col collega che l'ha in carico? Ha difficoltà a fidarsi delle sue indicazioni? E' importante per il suo percorso che lei possa affrontare anche questi eventuali argomenti in seduta, così da poterli fare diventare parte integrante del suo lavoro terapeutico. Un cordiale saluto, dott.ssa Marinella Balocco
Caro Lorenzo,
percepisco tutta la portata dei suoi dubbi e delle sue difficoltà. Ha fatto bene a iniziare un percorso psicoterapeutico con un collega. Questo spazio sicuramente la starà aiutando a risolvere le problematiche rimportate nelle sue parole. Detto ciò è utile cercare di affrontare la difficoltà che sta alla base del suo pensiero con il suo psicoterapeuta. Perché avrà una conoscenza approfondita della sua storia e di come potrebbe funzionare il suo pensiero.
Difficile arrivare ad una conclusione o darle un parere senza conoscere il suo contesto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Francesca Tardio
percepisco tutta la portata dei suoi dubbi e delle sue difficoltà. Ha fatto bene a iniziare un percorso psicoterapeutico con un collega. Questo spazio sicuramente la starà aiutando a risolvere le problematiche rimportate nelle sue parole. Detto ciò è utile cercare di affrontare la difficoltà che sta alla base del suo pensiero con il suo psicoterapeuta. Perché avrà una conoscenza approfondita della sua storia e di come potrebbe funzionare il suo pensiero.
Difficile arrivare ad una conclusione o darle un parere senza conoscere il suo contesto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Francesca Tardio
Grazie per la condivisione, leggere quanto hai riportato apre tante possibilità di dialogo e confronto che credo comunque debbano essere espressi nel percorso in essere con il professionista di riferimento. In bocca al lupo
Mi rendo conto ,Lorenzo,dei suoi tormenti psicologici ,il suo pensiero si attorciglia costantemente in ossessioni non realistiche che portano a notevoli difficoltà e profonde diffidendenze relazionali ..Le consiglio di fidarsi del suo terapeuta e di non coinvolgere anche lui in queste negatività,inoltre credo che le sarebbe utile un appoggio farmacologico,che affianchi il percorso psicologico Un forte augurio Dottssa Luciana Harari
Gentile Signore è una buona prassi parlare di questi suo pensieri con lo psicoterapeuta con cui ha deciso di lavorare e che sicuramente ha molti più elementi di quelli che ci comunica nella sua nota. Sicuramente sarà in grado di fornirle delle indicazioni molto più dettagliate di quelle che è possibile fornirle sulla base del suo racconto. Un cordiale saluto
Caro Lorenzo, come indicato dai colleghi, è molto importante condividere con lo psicologo che l'ha in carico il suo vissuto. Mi riferisco anche alla necessità di scrivere su questo portale per richiedere il parere di altri professionisti poiché anche questo può essere ricco di informazioni per il percorso attuale. La leggerei infatti come espressione ulteriore del disagio che vive per quanto riguarda il controllo del pensiero. Un caro saluto
Ciao Lorenzo, penso sia importante che tu porti queste riflessioni all'interno dello spazio terapeutico con il tuo psicologo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Caro Lorenzo, la cosa più opportuna da attuare è condividere i suoi dubbi col suo terapeuta. Uscire dal groviglio dei pensieri intrusivi che disturbano la sua mente è fondamentale, sono l'espressione di un'ansia incontrollabile che le crea angoscia. Ricordi che i migliori risultati si ottengono attraverso un rapporto di fiducia tra terapeuta e paziente. Tanti cari auguri, dr.ssa Daniela Benvenuti
Ciao, sei molto giovane e stai affrontando un momento delicato e difficile. Troppi pensieri in un colpo solo mi verrebbe da dire.. Hai fatto bene a rivolgerti a un professionista, e mi farei aiutare a ordinare un po' le preoccupazioni...
Mi ha colpito che tu abbia usato il termine PROVATO. Se ha la sensazione che qualcosa non stia funzionando con il suo terapeuta gliene parli apertamente. Può essere molto utile ad entrambi per sbloccare la situazione. Prima di ogni altra cosa è fondamentale il rapporto con il professionista.
Mi ha colpito che tu abbia usato il termine PROVATO. Se ha la sensazione che qualcosa non stia funzionando con il suo terapeuta gliene parli apertamente. Può essere molto utile ad entrambi per sbloccare la situazione. Prima di ogni altra cosa è fondamentale il rapporto con il professionista.
Buon giorno grazie per la sua domanda. Credo che dovrebbe affrontare meglio la situazione con il suo psicologo o rivolgersi magari a uno psicoterapeuta che possa trovare con lei le giuste strategie per uscire insieme da questa difficile situazione. Cordialmente Gian Piero dott Grandi
Gentile utente di mio dottore,
si percepisce la sua sofferenza per i dubbi ed i pensieri ossessivi che pervando diversi aspetti della sua vita. Da quanto raccontato pare di capire che abbia già intrapreso un percorso di psicoterapia con un collega e di esser già supportato in merito alle sue difficoltà. Mi chiedevo se stesse cominciando a sviluppare dei dubbi anche sul terapeuta stesso vista l'esigenza di chiedere ulteriori pareri qui mediante il portale mio dottore. Sarebbe utile che si confrontasse con il collega che la segue anche su questo aspetto al fine di poter meglio comprendere alcune difficoltà relazionali che caratterizzano la sua vita in questo momento.
Un caro saluto
Dott. Diego Ferrara
si percepisce la sua sofferenza per i dubbi ed i pensieri ossessivi che pervando diversi aspetti della sua vita. Da quanto raccontato pare di capire che abbia già intrapreso un percorso di psicoterapia con un collega e di esser già supportato in merito alle sue difficoltà. Mi chiedevo se stesse cominciando a sviluppare dei dubbi anche sul terapeuta stesso vista l'esigenza di chiedere ulteriori pareri qui mediante il portale mio dottore. Sarebbe utile che si confrontasse con il collega che la segue anche su questo aspetto al fine di poter meglio comprendere alcune difficoltà relazionali che caratterizzano la sua vita in questo momento.
Un caro saluto
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno Lorenzo. Le difficoltà di cui lei parla sono da collocarsi in un quadro di tipo fobico ed ossessivo. Le diverse fantasie che lei riporta in varie declinazioni sono quelle di danneggiare o di aver potuto danneggiare qualcuno o qualcosa, alimentando i suoi dubbi e la sua insicurezza. Tali paure diventano pervasive e continuamente fantasticate fino ad assumere carattere di ossessività. La patologia neurologica cronica e degenerativa di cui è affetta la mamma sicuramente influisce sul disagio da lei riferito e sul suo inasprimento. Le consiglio di proseguire con la psicoterapia al fine di comprendere e di sciogliere queste difficoltà. Buon 2021 anche lei. La saluto cordialmente. Dott.ssa Barbara Garofalo
Buongiorno, sono molto d'accordo nel ritenere parte fondamentale del percorso che sta facendo con il collega, condividere la sua necessità di risposte qui su questo portale.
Cordialità
MT
Cordialità
MT
Caro Lorenzo, buon 2021 anche a lei! Credo che la strada che ha scelto sia quella giusta : intraprendere un percorso di psicoterapia che ha già dato qualche frutto. Continui così, sapendo che cercare altre informazioni da altre parti può essere espressione del suo bisogno di avere conferme e possa minare la fiducia che sta costruendo nella sua relazione terapeutica.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno Lorenzo caro, innanzitutto complimenti per tutto quello che vive e riesce a tollerare alla sua giovane età.
La sua situazione familiare, per di più relativa alla figura della mamma, fondamentale nella vita di ognuno, è certamente qualcosa di estremamente doloroso. Questo non è da sottovalutare nella sua condizione...
Quello che racconta qui può essere il frutto di tante cose che vanno ricercate e trovate, con la mente e l’approccio clinico della psicoterapia, ma anche con l’indagine delle emozioni che prova. Certamente il suo psicologo saprà quale percorso seguire, ma è importante che lei porti in seduta davvero tutto quello che sente e che le accade, senza risparmiare nulla.
Abbia fiducia. Prima o poi si raggiunge sempre la meta, tenga duro. Magari si faccia accompagnare, nel suo percorso, dalla musica e trovi quella che meglio esprime il suo stato d’animo e la porti allo psicologo. A volte situazioni molto difficili, che ci accadono, ci portano a sentirci altro da noi stessi; bisogna fare un percorso, certo, ma poi la serenità torna. L’importante è non mollare e seguire le indicazioni del terapeuta col quale si ha sicuramente una forte alleanza. Lo psicologo cammina al fianco del paziente e, così, il cammino fa meno paura e si riesce ad arrivare fino alla meta. Buon anno a lei, colmo di serenità.
La sua situazione familiare, per di più relativa alla figura della mamma, fondamentale nella vita di ognuno, è certamente qualcosa di estremamente doloroso. Questo non è da sottovalutare nella sua condizione...
Quello che racconta qui può essere il frutto di tante cose che vanno ricercate e trovate, con la mente e l’approccio clinico della psicoterapia, ma anche con l’indagine delle emozioni che prova. Certamente il suo psicologo saprà quale percorso seguire, ma è importante che lei porti in seduta davvero tutto quello che sente e che le accade, senza risparmiare nulla.
Abbia fiducia. Prima o poi si raggiunge sempre la meta, tenga duro. Magari si faccia accompagnare, nel suo percorso, dalla musica e trovi quella che meglio esprime il suo stato d’animo e la porti allo psicologo. A volte situazioni molto difficili, che ci accadono, ci portano a sentirci altro da noi stessi; bisogna fare un percorso, certo, ma poi la serenità torna. L’importante è non mollare e seguire le indicazioni del terapeuta col quale si ha sicuramente una forte alleanza. Lo psicologo cammina al fianco del paziente e, così, il cammino fa meno paura e si riesce ad arrivare fino alla meta. Buon anno a lei, colmo di serenità.
Buonasera Lorenzo, condividere con tutti noi le sue paure e i suoi pensieri e riuscire a parlerne con buona consapevolezza credo sia un elemento che lei può ben considerare come qualcosa di positivo, forse conquistato anche grazie al percorso psicologico che sta effettuando. È importante che lei riferisca al suo psicologo tutto ciò che sente e anche ciò che ha difficoltà a condividere con lui, tenga duro, è bene concedersi del tempo, non si sa quanto ma sicuramente è necessario lavorare bene per poter scardinare certe alterazioni. Credo che la condizione di sua madre influenzi enormemente la sua vita e i suoi vissuti e forse è bene indagarli ancora, penso che ciò che le accade possa essere collegato a questo. Ma non posso sbilanciarmi non conoscendola. Si affidi al suo terapeuta, compagno in questo lavoro di esplorazione. Buon anno. Dott.ssa Sara Lolli
Buonasera Lorenzo,
mi dispiace per queste sensazioni di confusione, paura e incertezza che sente così spesso.
Credo che le potrebbe essere molto utile leggere al suo psicologo quello che ha scritto qui. E' importante che cerchi di condividere con lui questi pensieri e queste paure, in modo tale da poter cercare di comprenderli e ritrovare serenità.
Ed è anche importante che lei gli dica con onestà che, nonostante stia facendo già un percorso terapeutico, ha sentito questo bisogno di scrivere per raccontarsi e per chiedere sostegno: parlare della vostra relazione terapeutica e della fiducia che prova per il suo psicologo è molto importante.
Le auguro una buona serata,
un caro saluto
Dott.ssa Alice Carbone
mi dispiace per queste sensazioni di confusione, paura e incertezza che sente così spesso.
Credo che le potrebbe essere molto utile leggere al suo psicologo quello che ha scritto qui. E' importante che cerchi di condividere con lui questi pensieri e queste paure, in modo tale da poter cercare di comprenderli e ritrovare serenità.
Ed è anche importante che lei gli dica con onestà che, nonostante stia facendo già un percorso terapeutico, ha sentito questo bisogno di scrivere per raccontarsi e per chiedere sostegno: parlare della vostra relazione terapeutica e della fiducia che prova per il suo psicologo è molto importante.
Le auguro una buona serata,
un caro saluto
Dott.ssa Alice Carbone
Buongiorno, I pensieri non sono sempre in manifestazioni di realtà ma soltanto pensieri.
Il fatto che lei pensi di avere fatto una determinata cosa o che stia per farla non implica necessariamente che l’abbia fatta oppure che sia obbligato a farla.
Le consiglio di continuare il suo percorso psicologico con il professionista lei scelto che sicuramente la conosci meglio di chiunque altro.esponga lui nella massima sincerità questi suoi sintomi.
Il fatto che lei pensi di avere fatto una determinata cosa o che stia per farla non implica necessariamente che l’abbia fatta oppure che sia obbligato a farla.
Le consiglio di continuare il suo percorso psicologico con il professionista lei scelto che sicuramente la conosci meglio di chiunque altro.esponga lui nella massima sincerità questi suoi sintomi.
In ambito psicologico sistemico relazionale, potremmo analizzare la tua situazione considerando diversi livelli di interazione e influenze che agiscono sulla tua psiche. Innanzitutto, sembra che tu stia vivendo un periodo di forte ansia e confusione legato alle tue percezioni sensoriali e alle tue relazioni sociali. La depersonalizzazione/derealizzazione che descrivi potrebbe essere una forma di difesa psicologica per fronteggiare situazioni di stress e incertezza.
Le tue paure e paranoie sembrano essere alimentate da una serie di eventi e dinamiche relazionali, sia con la ragazza che stai frequentando virtualmente che con tua madre affetta da sclerosi multipla. La tua preoccupazione per il benessere e la salute di tua madre potrebbe essere un peso emotivo e un fattore di stress che influisce sul tuo stato mentale e sulle tue relazioni sociali.
Ti consiglio di continuare il percorso terapeutico con il tuo psicologo per esplorare più a fondo le radici dei tuoi disturbi e trovare strategie per affrontarli in modo costruttivo. Potrebbe essere utile esplorare anche dinamiche familiari e relazionali che potrebbero avere un impatto sul tuo stato emotivo attuale. Inoltre, potresti considerare di coinvolgere eventualmente anche la tua famiglia nel percorso terapeutico per trovare supporto e comprensione.
È importante affrontare queste sfide con coraggio e apertura alla cura e alla guarigione, e ricorda che sei supportato e non sei solo in questo percorso di crescita personale e psicologica. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio di consultazione.
Dott. Cordoba
Le tue paure e paranoie sembrano essere alimentate da una serie di eventi e dinamiche relazionali, sia con la ragazza che stai frequentando virtualmente che con tua madre affetta da sclerosi multipla. La tua preoccupazione per il benessere e la salute di tua madre potrebbe essere un peso emotivo e un fattore di stress che influisce sul tuo stato mentale e sulle tue relazioni sociali.
Ti consiglio di continuare il percorso terapeutico con il tuo psicologo per esplorare più a fondo le radici dei tuoi disturbi e trovare strategie per affrontarli in modo costruttivo. Potrebbe essere utile esplorare anche dinamiche familiari e relazionali che potrebbero avere un impatto sul tuo stato emotivo attuale. Inoltre, potresti considerare di coinvolgere eventualmente anche la tua famiglia nel percorso terapeutico per trovare supporto e comprensione.
È importante affrontare queste sfide con coraggio e apertura alla cura e alla guarigione, e ricorda che sei supportato e non sei solo in questo percorso di crescita personale e psicologica. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio di consultazione.
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Buonasera Lorenzo,
innanzitutto, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. È evidente che sta attraversando un periodo complesso, e il fatto che stia cercando di comprendere i suoi pensieri e le sue emozioni è già un passo importante verso il benessere.
Capisco quanto possano essere dolorosi e frustranti i pensieri e le sensazioni che descrive. Vivere in continua incertezza riguardo alle proprie azioni, soprattutto in relazione a persone importanti, può alimentare ansia e confusione. Inoltre, il fatto che stia gestendo una situazione familiare difficile, con il peggioramento della salute di sua madre, aumenta ulteriormente il peso emotivo che sta affrontando.
Quello che descrive, il continuo timore di aver fatto qualcosa di compromettente o sbagliato senza ricordarlo chiaramente, è comprensibile, considerando la quantità di stress a cui è sottoposto. La mente, in momenti di ansia, può creare scenari che sembrano molto concreti, ma che non corrispondono alla realtà. Le preoccupazioni che ha nei confronti della ragazza, purtroppo, sembrano essere amplificate dalla sua ansia e dalla paura di essere giudicato o frainteso.
In situazioni come queste, è naturale che la mente cerchi di trovare conferme o risposte, ma spesso, come nel suo caso, ciò porta solo ad alimentare dubbi e insicurezze. È positivo che abbia intrapreso un percorso terapeutico e che stia cercando di affrontare questi pensieri, piuttosto che lasciarsi sopraffare. Condividere le proprie preoccupazioni, come sta facendo ora, può alleggerire il peso che questi pensieri comportano.
Le consiglio di cercare di essere il più gentile possibile con sé stesso e di non giudicarsi troppo severamente. La sua ansia le sta portando a pensare in modo critico su sé stesso e sulle sue relazioni, ma ricordi che non è da solo in questo. Anche se sembra di essere intrappolato in un circolo vizioso di dubbi, ci sono modi per gestire meglio questi pensieri, soprattutto con il supporto di un professionista che la può guidare in questo percorso.
Inoltre, se si sente pronto, potrebbe essere utile parlarne apertamente con la ragazza delle sue ansie, anche se capisco che potrebbe sembrare difficile. La trasparenza, in questi casi, può alleggerire il peso dei pensieri che la assillano.
Le auguro di poter trovare la serenità che cerca e di ricevere il supporto che merita. Se sente che i suoi pensieri diventano troppo pesanti, non esiti a parlarne nuovamente con il suo psicologo, che saprà aiutarla a gestirli in modo più sano.
Rimango a disposizione per un consulto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Marta Landolina
innanzitutto, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. È evidente che sta attraversando un periodo complesso, e il fatto che stia cercando di comprendere i suoi pensieri e le sue emozioni è già un passo importante verso il benessere.
Capisco quanto possano essere dolorosi e frustranti i pensieri e le sensazioni che descrive. Vivere in continua incertezza riguardo alle proprie azioni, soprattutto in relazione a persone importanti, può alimentare ansia e confusione. Inoltre, il fatto che stia gestendo una situazione familiare difficile, con il peggioramento della salute di sua madre, aumenta ulteriormente il peso emotivo che sta affrontando.
Quello che descrive, il continuo timore di aver fatto qualcosa di compromettente o sbagliato senza ricordarlo chiaramente, è comprensibile, considerando la quantità di stress a cui è sottoposto. La mente, in momenti di ansia, può creare scenari che sembrano molto concreti, ma che non corrispondono alla realtà. Le preoccupazioni che ha nei confronti della ragazza, purtroppo, sembrano essere amplificate dalla sua ansia e dalla paura di essere giudicato o frainteso.
In situazioni come queste, è naturale che la mente cerchi di trovare conferme o risposte, ma spesso, come nel suo caso, ciò porta solo ad alimentare dubbi e insicurezze. È positivo che abbia intrapreso un percorso terapeutico e che stia cercando di affrontare questi pensieri, piuttosto che lasciarsi sopraffare. Condividere le proprie preoccupazioni, come sta facendo ora, può alleggerire il peso che questi pensieri comportano.
Le consiglio di cercare di essere il più gentile possibile con sé stesso e di non giudicarsi troppo severamente. La sua ansia le sta portando a pensare in modo critico su sé stesso e sulle sue relazioni, ma ricordi che non è da solo in questo. Anche se sembra di essere intrappolato in un circolo vizioso di dubbi, ci sono modi per gestire meglio questi pensieri, soprattutto con il supporto di un professionista che la può guidare in questo percorso.
Inoltre, se si sente pronto, potrebbe essere utile parlarne apertamente con la ragazza delle sue ansie, anche se capisco che potrebbe sembrare difficile. La trasparenza, in questi casi, può alleggerire il peso dei pensieri che la assillano.
Le auguro di poter trovare la serenità che cerca e di ricevere il supporto che merita. Se sente che i suoi pensieri diventano troppo pesanti, non esiti a parlarne nuovamente con il suo psicologo, che saprà aiutarla a gestirli in modo più sano.
Rimango a disposizione per un consulto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Marta Landolina
Gentile Utente, la ringrazio per la sua condivisione. Le dinamiche da lei descritte sono dinamiche relazionali, sia quando lei parla del rapporto del suo corpo con gli oggetti (che ha paura di 'toccare' o 'danneggiare' ) sia quando parla di rapporti interpersonali anche a distanza.
La relazione è al centro: Il tocco è al centro, inteso come contatto con l'altro che viene inibito, temuto, pensato, agito, negato, idealizzato, inventato ecc...
Un tocco che può anche danneggiare, un tocco dalla duplice natura...
Ma il tocco è anche cio' che ci da consapevolezza dei nostri confini.
Quando il tocco, il contatto è bloccato, si ha, di conseguenza, meno consapevolezza dei propri confini.
Le consiglio di partire dal mettersi in contatto con le sue emozioni: paura e panico sono da elaborare per mettersi in contatto prima di tutto con sè stesso.
Mettersi in contatto con sè stessi è il primo passo per mettersi in contatto con gli altri.
Resto disponibile
cordiali saluti
Helena Afflitto
La relazione è al centro: Il tocco è al centro, inteso come contatto con l'altro che viene inibito, temuto, pensato, agito, negato, idealizzato, inventato ecc...
Un tocco che può anche danneggiare, un tocco dalla duplice natura...
Ma il tocco è anche cio' che ci da consapevolezza dei nostri confini.
Quando il tocco, il contatto è bloccato, si ha, di conseguenza, meno consapevolezza dei propri confini.
Le consiglio di partire dal mettersi in contatto con le sue emozioni: paura e panico sono da elaborare per mettersi in contatto prima di tutto con sè stesso.
Mettersi in contatto con sè stessi è il primo passo per mettersi in contatto con gli altri.
Resto disponibile
cordiali saluti
Helena Afflitto
Buongiorno, da quello che descrive sembrerebbe una sintomatologia ossessiva che si esprime sottoforma di dubbi su come si è comportato. Spesso il timore di insultare o di rivelare aspetti compromettenti è indicativo di un'insicurezza su come possiamo apparire agli altri. Solitamente si insinuano i dubbi ossessivi in un periodo particolarmente incerto da far sentire sopraffatti da responsabilità o insicuri su come affrontarlo.
Non so se può essere il suo caso.
Probabilmente si è sviluppato sottoforma di una sintomatologia simil-dissociativa, ma i dubbi che descrive sembrano descrivere un'altra forma di malessere. Penso che un confronto con il suo psicologo possa aiutarla a capir meglio come gestirli! In bocca al lupo!
Non so se può essere il suo caso.
Probabilmente si è sviluppato sottoforma di una sintomatologia simil-dissociativa, ma i dubbi che descrive sembrano descrivere un'altra forma di malessere. Penso che un confronto con il suo psicologo possa aiutarla a capir meglio come gestirli! In bocca al lupo!
Buongiorno,
anche se questo messaggio risale a qualche anno fa, il modo in cui racconta la sua esperienza è molto chiaro e toccante, e credo parli ancora oggi a tante persone che vivono qualcosa di simile.
La derealizzazione e la depersonalizzazione, specie quando si accompagnano a pensieri ossessivi e falsi ricordi, possono essere vissuti davvero angoscianti. Non si tratta solo di “stranezze della mente”, ma spesso sono strategie profonde e inconsapevoli per far fronte a una realtà emotiva troppo intensa o poco sicura. Quando ci sentiamo esposti, non creduti o sotto pressione (come nella relazione che ha descritto, o nel contesto familiare delicato in cui si trova), la mente può cercare un modo per “proteggerci”... anche se questo modo, paradossalmente, diventa fonte di ulteriore ansia.
Il fatto che lei si ponga domande così profonde, che sia capace di osservare i suoi vissuti con attenzione e che abbia già affrontato parte del percorso, è un segnale importante. In un percorso terapeutico, si lavorerebbe proprio sul riconoscere quelle parti interne più giovani e fragili (quel bambino interiore che cerca sicurezza e conferma), e su come proteggerlo senza che prenda il controllo della mente.
Il pensiero ossessivo, il bisogno di controllo, il timore di danneggiare gli altri o di aver fatto qualcosa di irreparabile sono forme con cui l’ansia cerca un appiglio. Non sono colpe, ma richieste di ascolto.
Rileggersi oggi con occhi nuovi, magari anche insieme a un terapeuta, può diventare un’occasione per dare un senso diverso a quei momenti e per riconoscere quanto sia già cresciuto nel frattempo.
Un caro saluto.
anche se questo messaggio risale a qualche anno fa, il modo in cui racconta la sua esperienza è molto chiaro e toccante, e credo parli ancora oggi a tante persone che vivono qualcosa di simile.
La derealizzazione e la depersonalizzazione, specie quando si accompagnano a pensieri ossessivi e falsi ricordi, possono essere vissuti davvero angoscianti. Non si tratta solo di “stranezze della mente”, ma spesso sono strategie profonde e inconsapevoli per far fronte a una realtà emotiva troppo intensa o poco sicura. Quando ci sentiamo esposti, non creduti o sotto pressione (come nella relazione che ha descritto, o nel contesto familiare delicato in cui si trova), la mente può cercare un modo per “proteggerci”... anche se questo modo, paradossalmente, diventa fonte di ulteriore ansia.
Il fatto che lei si ponga domande così profonde, che sia capace di osservare i suoi vissuti con attenzione e che abbia già affrontato parte del percorso, è un segnale importante. In un percorso terapeutico, si lavorerebbe proprio sul riconoscere quelle parti interne più giovani e fragili (quel bambino interiore che cerca sicurezza e conferma), e su come proteggerlo senza che prenda il controllo della mente.
Il pensiero ossessivo, il bisogno di controllo, il timore di danneggiare gli altri o di aver fatto qualcosa di irreparabile sono forme con cui l’ansia cerca un appiglio. Non sono colpe, ma richieste di ascolto.
Rileggersi oggi con occhi nuovi, magari anche insieme a un terapeuta, può diventare un’occasione per dare un senso diverso a quei momenti e per riconoscere quanto sia già cresciuto nel frattempo.
Un caro saluto.
Salve Lorenzo, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e dettaglio la sua esperienza. Comprendo quanto tutto ciò possa essere faticoso e fonte di forte preoccupazione, soprattutto considerando la complessità dei vissuti che descrive e il carico emotivo che sta affrontando sia sul piano personale sia su quello familiare.
Vorrei partire da un punto importante: attribuire un’etichetta diagnostica ai pensieri e ai comportamenti che racconta è un’operazione complessa e che, in questo contesto, non sarebbe né adeguata né clinicamente corretta. Sebbene lei abbia descritto i suoi vissuti in modo molto articolato, una definizione accurata richiederebbe un lavoro diretto e approfondito in sede di colloquio.
Aggiungo anche che dal suo messaggio non emerge con chiarezza quale sia la sua richiesta principale: se desidera un parere su ciò che sta sperimentando, un orientamento diagnostico, oppure semplicemente uno spazio di confronto per dare un senso a quanto le accade. Cercherò comunque di offrirle alcune riflessioni generali che spero possano esserle utili.
I sintomi che riporta, le “esperienze sensoriali”, i dubbi ricorrenti sulle proprie azioni, il timore di aver detto o inviato qualcosa di compromettente, i “falsi ricordi”, le incertezze legate alle comunicazioni telefoniche possono rientrare in configurazioni diagnostiche differenti.
Se inizialmente alcune descrizioni potevano richiamare vissuti di derealizzazione o depersonalizzazione, ciò che emerge come più centrale nei suoi racconti riguarda: il timore di aver compiuto qualcosa di negativo senza rendersene conto, la necessità di controllare, il rimuginio su possibili errori anche molto remoti, la difficoltà (spesso vissuta come irrazionale) a fidarsi delle proprie percezioni, azioni e pensieri.
Si tratta di aspetti che, in alcuni casi, si ritrovano in quadri con caratteristiche ossessive, nei quali la mente tende a generare pensieri intrusivi e a mettere in dubbio la propria memoria, i propri pensieri o le proprie azioni. Questi pensieri possono apparire talvolta poco plausibili o “strani”, altre volte perfettamente razionali e convincenti, proprio perché sostenuti dall’ansia e dal bisogno di certezza.
Ci tengo a precisare che questo non implica affatto che lei non stia sperimentando momenti di derealizzazione o depersonalizzazione, ma suggerisce che tali vissuti possano rappresentare una componente di un quadro più ampio, nel quale gli aspetti ossessivi appaiono maggiormente rilevanti. Naturalmente, si tratta esclusivamente di considerazioni orientative basate su ciò che ha condiviso e non di una diagnosi.
È comprensibile che tutto questo si sia intrecciato con una situazione relazionale ambigua e poco rassicurante, nella quale come racconta sembra aver fatto propri dubbi e sfiducia provenienti dall’altra persona, contribuendo ad amplificare le sue incertezze interne. Allo stesso tempo, è verosimile che questa relazione abbia attivato dinamiche già presenti in lei, più che rappresentare esclusivamente un semplice effetto del comportamento dell’altro.
Anche il contesto familiare che descrive, con le responsabilità significative legate alla condizione di sua madre, può costituire un ulteriore fattore di stress emotivo che probabilmente si intreccia con l’emergere di questi pensieri e vissuti.
Indipendentemente dall’inquadramento diagnostico, ciò che conta davvero è che lei possa portare tutto questo all’interno del percorso psicologico che ha già intrapreso. Il professionista che la segue ha la possibilità di aiutarla a comprendere le dinamiche sottostanti, a ridurre la pervasività di questi pensieri e a fornirle strumenti per gestirli in modo più efficace.
La invito quindi a condividere apertamente con il suo psicologo queste riflessioni e ciò che sta sperimentando in questo periodo: il lavoro con lui potrà essere determinante nel chiarire cosa sta accadendo e nel restituirle un maggiore senso di padronanza e sicurezza.
Vorrei partire da un punto importante: attribuire un’etichetta diagnostica ai pensieri e ai comportamenti che racconta è un’operazione complessa e che, in questo contesto, non sarebbe né adeguata né clinicamente corretta. Sebbene lei abbia descritto i suoi vissuti in modo molto articolato, una definizione accurata richiederebbe un lavoro diretto e approfondito in sede di colloquio.
Aggiungo anche che dal suo messaggio non emerge con chiarezza quale sia la sua richiesta principale: se desidera un parere su ciò che sta sperimentando, un orientamento diagnostico, oppure semplicemente uno spazio di confronto per dare un senso a quanto le accade. Cercherò comunque di offrirle alcune riflessioni generali che spero possano esserle utili.
I sintomi che riporta, le “esperienze sensoriali”, i dubbi ricorrenti sulle proprie azioni, il timore di aver detto o inviato qualcosa di compromettente, i “falsi ricordi”, le incertezze legate alle comunicazioni telefoniche possono rientrare in configurazioni diagnostiche differenti.
Se inizialmente alcune descrizioni potevano richiamare vissuti di derealizzazione o depersonalizzazione, ciò che emerge come più centrale nei suoi racconti riguarda: il timore di aver compiuto qualcosa di negativo senza rendersene conto, la necessità di controllare, il rimuginio su possibili errori anche molto remoti, la difficoltà (spesso vissuta come irrazionale) a fidarsi delle proprie percezioni, azioni e pensieri.
Si tratta di aspetti che, in alcuni casi, si ritrovano in quadri con caratteristiche ossessive, nei quali la mente tende a generare pensieri intrusivi e a mettere in dubbio la propria memoria, i propri pensieri o le proprie azioni. Questi pensieri possono apparire talvolta poco plausibili o “strani”, altre volte perfettamente razionali e convincenti, proprio perché sostenuti dall’ansia e dal bisogno di certezza.
Ci tengo a precisare che questo non implica affatto che lei non stia sperimentando momenti di derealizzazione o depersonalizzazione, ma suggerisce che tali vissuti possano rappresentare una componente di un quadro più ampio, nel quale gli aspetti ossessivi appaiono maggiormente rilevanti. Naturalmente, si tratta esclusivamente di considerazioni orientative basate su ciò che ha condiviso e non di una diagnosi.
È comprensibile che tutto questo si sia intrecciato con una situazione relazionale ambigua e poco rassicurante, nella quale come racconta sembra aver fatto propri dubbi e sfiducia provenienti dall’altra persona, contribuendo ad amplificare le sue incertezze interne. Allo stesso tempo, è verosimile che questa relazione abbia attivato dinamiche già presenti in lei, più che rappresentare esclusivamente un semplice effetto del comportamento dell’altro.
Anche il contesto familiare che descrive, con le responsabilità significative legate alla condizione di sua madre, può costituire un ulteriore fattore di stress emotivo che probabilmente si intreccia con l’emergere di questi pensieri e vissuti.
Indipendentemente dall’inquadramento diagnostico, ciò che conta davvero è che lei possa portare tutto questo all’interno del percorso psicologico che ha già intrapreso. Il professionista che la segue ha la possibilità di aiutarla a comprendere le dinamiche sottostanti, a ridurre la pervasività di questi pensieri e a fornirle strumenti per gestirli in modo più efficace.
La invito quindi a condividere apertamente con il suo psicologo queste riflessioni e ciò che sta sperimentando in questo periodo: il lavoro con lui potrà essere determinante nel chiarire cosa sta accadendo e nel restituirle un maggiore senso di padronanza e sicurezza.
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