Buonasera, da qualche giorno abbiamo scoperto che mia figlia 14enne si procura delle bruciatore, ad
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Buonasera, da qualche giorno abbiamo scoperto che mia figlia 14enne si procura delle bruciatore, ad accorgersene è stata la sua professoressa con la quale la ragazza si è aperta per prima, dopo la convocazione della scuola ho cercato di parlare con lei e sono riuscita a farmi dire la causa di quelle piccole bruciature.
Lei non ne vuole sapere di un supporto da parte di uno specialista.
Confrontandomi con la docente ho percepito che la ragazza alla prof. , oltre a dire che la sua ansie è probabilmente dovuta a tante piccole situazioni delle passato che non racconta, aggiunge che probabilmente è dovuta alla gelosia per la sorella, a me invece oltre le piccole situazioni del passato aggiunge situazioni scolastiche o il fatto di non accettare il proprio corpo, ma casualmente poi si fa comprare dei costumi fuori stagione che stranamente mettono in risalto le sue prime forme. Oltretutto quando mi racconta delle chiacchierate con la professoressa mi sembra come se fosse compiaciuta e soddisfatta della situazione.
È possibile questo?
Grazie mille per la vostra pazienza nella lettura!
Lei non ne vuole sapere di un supporto da parte di uno specialista.
Confrontandomi con la docente ho percepito che la ragazza alla prof. , oltre a dire che la sua ansie è probabilmente dovuta a tante piccole situazioni delle passato che non racconta, aggiunge che probabilmente è dovuta alla gelosia per la sorella, a me invece oltre le piccole situazioni del passato aggiunge situazioni scolastiche o il fatto di non accettare il proprio corpo, ma casualmente poi si fa comprare dei costumi fuori stagione che stranamente mettono in risalto le sue prime forme. Oltretutto quando mi racconta delle chiacchierate con la professoressa mi sembra come se fosse compiaciuta e soddisfatta della situazione.
È possibile questo?
Grazie mille per la vostra pazienza nella lettura!
Buongiorno, prima di tutto capisco quanto questa situazione di sua figlia possa essere per lei difficile da gestire soprattutto a livello affettivo ed emotivo. Le suggerirei sicuramente di intraprendere un percorso psicologico che possa aiutarla a fronteggiare questa situazione nel migliore dei modi, questo gioverà certamente anche a sua figlia. Se avesse bisogno sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
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Buongiorno, le consiglio di contattare la Neuropsichiatria infantile della sua zona per un consulto, visto che per una situazione così delicata è l'unica che può esprimersi in merito. Cordiali saluti.
La condotta che descrivi – le piccole bruciature, il rifiuto di un aiuto specialistico, la narrazione apparentemente compiaciuta con la docente – rientra in un quadro di espressione di disagio psicologico che può avere molteplici radici, specialmente in adolescenza, fase evolutiva profondamente identitaria e spesso conflittuale.
Il fatto che tua figlia si apra selettivamente con la docente e diversamente con te è significativo. In adolescenza, spesso si cerca una figura terza, meno coinvolta emotivamente, come spazio in cui esplorare sé stessi. Non va interpretato come un rifiuto verso il genitore, bensì come un’esigenza di definizione autonoma del proprio sé, che include anche l'esplorazione del dolore e dell’ambivalenza.
Per quanto riguarda il gesto autolesivo, è importante coglierne la funzione: nei ragazzi può assumere una valenza comunicativa, regolativa (soprattutto in assenza di strumenti emotivi alternativi) o identitaria. Le bruciature, in particolare, possono rappresentare un tentativo di sentire qualcosa di tangibile, di interrompere uno stato interno opprimente, o di “punirsi” per emozioni vissute come inaccettabili (colpa, rabbia, invidia).
Riguardo al rapporto con la sorella e al corpo: entrambi sono canali privilegiati nei quali l’adolescente può proiettare la propria lotta interna per affermarsi. La richiesta di costumi fuori stagione, che enfatizzano il corpo, può essere letta come una contraddizione solo apparente: è parte della complessa ambivalenza che si ha verso il corpo che cambia — da un lato lo si teme e rifiuta, dall’altro lo si esplora e cerca di valorizzare. Non è raro che il corpo diventi un campo di battaglia tra il desiderio di essere visti e quello di nascondersi.
Hai fatto un passaggio molto importante cercando un dialogo diretto con lei. Anche se il rifiuto di uno specialista è presente, non significa che il bisogno non ci sia: è possibile avvicinarla in modo indiretto, magari coinvolgendo una figura di riferimento scolastico o proponendo un primo contatto che non sia percepito come “terapia”, ma come spazio di ascolto neutro. Spero di esserle stata utile, forza e coraggio.
Il fatto che tua figlia si apra selettivamente con la docente e diversamente con te è significativo. In adolescenza, spesso si cerca una figura terza, meno coinvolta emotivamente, come spazio in cui esplorare sé stessi. Non va interpretato come un rifiuto verso il genitore, bensì come un’esigenza di definizione autonoma del proprio sé, che include anche l'esplorazione del dolore e dell’ambivalenza.
Per quanto riguarda il gesto autolesivo, è importante coglierne la funzione: nei ragazzi può assumere una valenza comunicativa, regolativa (soprattutto in assenza di strumenti emotivi alternativi) o identitaria. Le bruciature, in particolare, possono rappresentare un tentativo di sentire qualcosa di tangibile, di interrompere uno stato interno opprimente, o di “punirsi” per emozioni vissute come inaccettabili (colpa, rabbia, invidia).
Riguardo al rapporto con la sorella e al corpo: entrambi sono canali privilegiati nei quali l’adolescente può proiettare la propria lotta interna per affermarsi. La richiesta di costumi fuori stagione, che enfatizzano il corpo, può essere letta come una contraddizione solo apparente: è parte della complessa ambivalenza che si ha verso il corpo che cambia — da un lato lo si teme e rifiuta, dall’altro lo si esplora e cerca di valorizzare. Non è raro che il corpo diventi un campo di battaglia tra il desiderio di essere visti e quello di nascondersi.
Hai fatto un passaggio molto importante cercando un dialogo diretto con lei. Anche se il rifiuto di uno specialista è presente, non significa che il bisogno non ci sia: è possibile avvicinarla in modo indiretto, magari coinvolgendo una figura di riferimento scolastico o proponendo un primo contatto che non sia percepito come “terapia”, ma come spazio di ascolto neutro. Spero di esserle stata utile, forza e coraggio.
Buongiorno, questa fase della crescita è molto difficile e complessa, pertanto se sua figlia non se la sente di chiedere aiuto, i genitori possono chiedere un supporto per fare chiarezza e affrontare una situazione in cui sua figlia si sente in difficoltà. In un secondo momento si può fare un tentativo e coinvolgere anche vostra figlia, se se la sente. Saluti.
Buonasera, è possibile che sua figlia le sembri compiaciuta quando le racconta delle delle chiacchierate con la professoressa perché potrebbe sentirsi vista e compresa nelle sue difficoltà, potrebbe esprimere questa sua impressione (che le le sembra soddisfatta) a sua figlia per capire se è così che si sente e per aprire un ulteriore dialogo con sua figlia sulle difficoltà che percepisce nella sua vita di adolescente. Se effettivamente parlare di sé con qualcuno che non siano i genitori e che le dimostra interesse e attenzione la fa sentire bene, questo potrebbe essere un esempio da cui partire per incoraggiarla ad iniziare un supporto psicologico, perché questa è l'esperienza che si fa in una consulenza psicologica. Spero di esserle stata di aiuto, un caro saluto.
Buonasera. A volte i ragazzi parlano con gli altri per la vergogna di deludere i genitori o la paura di essere giudicati. Aiuto diversi genitori nelle problematiche legate alla relazione con i figli. Disponibile ad ascoltarla e troveremo insieme le strategie giuste per ristabilire la relazione di fiducia con la ragazza.
Buonasera,
Capisco quanto possa essere preoccupante scoprire che sua figlia si procura delle bruciature, un comportamento che può essere indice di un disagio emotivo profondo. È importante considerare che i comportamenti autolesionistici, come quello descritto, sono spesso il risultato di una difficoltà nell'affrontare emozioni intense, come ansia, frustrazione o insoddisfazione, e possono anche essere legati a un senso di controllo in un momento in cui la persona si sente impotente.
Le motivazioni che sua figlia ha condiviso, come la gelosia per la sorella e le difficoltà scolastiche, potrebbero effettivamente essere legate a fattori di stress o a insicurezze legate alla sua crescita e alla sua percezione del corpo. Il fatto che sembri compiaciuta nel raccontare la situazione potrebbe indicare una difficoltà a gestire queste emozioni e, in alcuni casi, un bisogno di attenzione o di "controllo" attraverso un comportamento che, sebbene dannoso, può momentaneamente alleviare un senso di angoscia.
Sebbene sua figlia non desideri attualmente un supporto specialistico, è fondamentale continuare a cercare di instaurare un dialogo aperto con lei, senza forzarla, ma cercando di farle comprendere che esiste un aiuto disponibile per gestire i suoi sentimenti in modo sano.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire questa situazione rivolgersi a uno specialista che possa aiutarla a comprendere meglio le cause di questo comportamento e come affrontarle in modo efficace.
Cordiali saluti,
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Capisco quanto possa essere preoccupante scoprire che sua figlia si procura delle bruciature, un comportamento che può essere indice di un disagio emotivo profondo. È importante considerare che i comportamenti autolesionistici, come quello descritto, sono spesso il risultato di una difficoltà nell'affrontare emozioni intense, come ansia, frustrazione o insoddisfazione, e possono anche essere legati a un senso di controllo in un momento in cui la persona si sente impotente.
Le motivazioni che sua figlia ha condiviso, come la gelosia per la sorella e le difficoltà scolastiche, potrebbero effettivamente essere legate a fattori di stress o a insicurezze legate alla sua crescita e alla sua percezione del corpo. Il fatto che sembri compiaciuta nel raccontare la situazione potrebbe indicare una difficoltà a gestire queste emozioni e, in alcuni casi, un bisogno di attenzione o di "controllo" attraverso un comportamento che, sebbene dannoso, può momentaneamente alleviare un senso di angoscia.
Sebbene sua figlia non desideri attualmente un supporto specialistico, è fondamentale continuare a cercare di instaurare un dialogo aperto con lei, senza forzarla, ma cercando di farle comprendere che esiste un aiuto disponibile per gestire i suoi sentimenti in modo sano.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire questa situazione rivolgersi a uno specialista che possa aiutarla a comprendere meglio le cause di questo comportamento e come affrontarle in modo efficace.
Cordiali saluti,
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Buonasera, se sua figlia si rifiuta di avere un supporto non si può che rispettare il suo volere, tendendo una mano qualora in futuro decidesse di cambiare idea. Da ciò che racconta indubbiamente è necessario prendersi cura della fase delicata che sta vivendo sua figlia, con un supporto alla genitorialità, uno spazio tutto suo, che le permetta di tendere una mano a sua figlia nella maniera più tutelante possibile, lasciandole però lo spazio necessario, in quanto l'adolescenza è un momento di sperimentazione e scoperta di se stessi già impegnativo di per sé, se poi si presentano ulteriori fatiche va considerato il doppio del lavoro che deve fare sua figlia per districarsi fra tutte le difficoltà, tutte assolutamente legittime. Detto ciò, di fatto anche lei ha il diritto di prendersi uno spazio per sé per la fatica che porteranno queste difficoltà messe in campo nel contesto familiare.
Buonasera. Quando c’è un sintomo come l’ autolesionismo c’è già un urgenza che non può non essere vista e riconosciuta come tale.
Il consenso ad un supporto psicologico anche con i minori è un aspetto molto importante per la compliance e la relazione terapeutica.
Allo stesso tempo però, in questi casi, non può essere il minore a decidere se accettare o meno un percorso di cura. È l’adulto protettivo e più saggio che deve prendere una posizione e non colludere assolutamente con la volontà del minore di non prendersi cura di sé. Il minore non ha nemmeno le skills per fare questo tipo di ragionamento, soprattutto se tanto sofferente.
Con gli adolescenti che hanno sintomi autolesionistici c’è il rischio che non vedere/non prendersi cura di quella sofferenza porti poi la persona ad alzare il tiro con annessa pericolosità.
Necessario, per la mia esperienza clinica, anche supporto genitoriale perché sono situazioni di sofferenza che coinvolgono spesso l’intero nucleo familiare. Essere coinvolti nel processo di cura dei propri figli è prezioso oltre che utile anche ai fini della guarigione.
Importante consultare psicoterapeuta e neuropsichiatra infantile per una presa in carico complessa.
Sofferenza e sintomi complessi/urgenti rimanda alla necessità di una presa in carico altrettanto complessa. Necessaria cooperazione tra professionisti, famiglia e ragazza.
Rimango a disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina orzi
Il consenso ad un supporto psicologico anche con i minori è un aspetto molto importante per la compliance e la relazione terapeutica.
Allo stesso tempo però, in questi casi, non può essere il minore a decidere se accettare o meno un percorso di cura. È l’adulto protettivo e più saggio che deve prendere una posizione e non colludere assolutamente con la volontà del minore di non prendersi cura di sé. Il minore non ha nemmeno le skills per fare questo tipo di ragionamento, soprattutto se tanto sofferente.
Con gli adolescenti che hanno sintomi autolesionistici c’è il rischio che non vedere/non prendersi cura di quella sofferenza porti poi la persona ad alzare il tiro con annessa pericolosità.
Necessario, per la mia esperienza clinica, anche supporto genitoriale perché sono situazioni di sofferenza che coinvolgono spesso l’intero nucleo familiare. Essere coinvolti nel processo di cura dei propri figli è prezioso oltre che utile anche ai fini della guarigione.
Importante consultare psicoterapeuta e neuropsichiatra infantile per una presa in carico complessa.
Sofferenza e sintomi complessi/urgenti rimanda alla necessità di una presa in carico altrettanto complessa. Necessaria cooperazione tra professionisti, famiglia e ragazza.
Rimango a disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina orzi
Buonasera! È comprensibile che tu ti senta preoccupata per la situazione di tua figlia. È importante ricordare che l'adolescenza è un periodo complesso, caratterizzato da molteplici cambiamenti emotivi e fisici. Le bruciature che si procura potrebbero essere un modo per esprimere il suo disagio o la sua ansia, e il fatto che non voglia cercare supporto da uno specialista può essere comune in questa fase della vita.
La gelosia nei confronti della sorella e le pressioni scolastiche possono sicuramente contribuire al suo stato d'animo. È anche possibile che, parlando con la professoressa, tua figlia si senta compresa e supportata, il che potrebbe darle un senso di soddisfazione. La sua scelta di indossare costumi che mettono in risalto il suo corpo potrebbe riflettere una ricerca di accettazione o di affermazione della propria identità, anche se può sembrare contraddittoria rispetto al suo disagio.
Ti consiglio di continuare a mantenere un dialogo aperto e sincero con lei, cercando di capire le sue emozioni senza giudicarla. Potresti anche considerare di coinvolgere un professionista, magari in modo indiretto, suggerendo attività o gruppi di supporto per adolescenti, in modo che possa sentirsi meno sola e più compresa. La cosa più importante è farle sapere che sei lì per lei, indipendentemente dalle sue scelte.
La saluto,
Dottoressa Autore
La gelosia nei confronti della sorella e le pressioni scolastiche possono sicuramente contribuire al suo stato d'animo. È anche possibile che, parlando con la professoressa, tua figlia si senta compresa e supportata, il che potrebbe darle un senso di soddisfazione. La sua scelta di indossare costumi che mettono in risalto il suo corpo potrebbe riflettere una ricerca di accettazione o di affermazione della propria identità, anche se può sembrare contraddittoria rispetto al suo disagio.
Ti consiglio di continuare a mantenere un dialogo aperto e sincero con lei, cercando di capire le sue emozioni senza giudicarla. Potresti anche considerare di coinvolgere un professionista, magari in modo indiretto, suggerendo attività o gruppi di supporto per adolescenti, in modo che possa sentirsi meno sola e più compresa. La cosa più importante è farle sapere che sei lì per lei, indipendentemente dalle sue scelte.
La saluto,
Dottoressa Autore
Mi dispiace per questa situazione. Sì è possibile, bisognerebbe comprendere cosa vive per poter comprendere cosa nasconde questo gesto e di cosa ha bisogno sua figlia. Se la ragazza lo accetta le si può proporre un percorso psicologico in cui affrontare insieme questa situazione e comprendere di cosa ha bisogno. Consiglio anche ai genitori di intraprendere un percorso di supporto genitoriale al fine di comprendere come aiutare la ragazza.
Gentile utente,
spesso gli adolescenti fanno fatica ad aprirsi ai genitori, per loro può essere più semplice raccontarsi a una persona "esterna", in quanto si tratta dell'età della separazione dalle figure genitoriali.
I comportamenti autolesionisti non sono mai da prendere sotto gamba e sono sempre la soluzione più rapida e immediata in risposta a una sofferenza più radicata.
Cerchi di tenere monitorata la frequenza di questi comportamenti e magari parli con la professoressa con cui sua figlia ha un rapporto confidenziale, per farsi aiutare a spiegare meglio l'importanza di affidarsi a uno specialista con competenze, in un'età così complicata in cui sembra che il dialogo non sia voluto, quando in realtà c'è un estremo bisogno di mettere in parola tutti i cambiamenti che l'adolescente sta affrontando.
Resto a disposizione per qualsiasi bisogno,
Dott.ssa Vigoni Bianca
spesso gli adolescenti fanno fatica ad aprirsi ai genitori, per loro può essere più semplice raccontarsi a una persona "esterna", in quanto si tratta dell'età della separazione dalle figure genitoriali.
I comportamenti autolesionisti non sono mai da prendere sotto gamba e sono sempre la soluzione più rapida e immediata in risposta a una sofferenza più radicata.
Cerchi di tenere monitorata la frequenza di questi comportamenti e magari parli con la professoressa con cui sua figlia ha un rapporto confidenziale, per farsi aiutare a spiegare meglio l'importanza di affidarsi a uno specialista con competenze, in un'età così complicata in cui sembra che il dialogo non sia voluto, quando in realtà c'è un estremo bisogno di mettere in parola tutti i cambiamenti che l'adolescente sta affrontando.
Resto a disposizione per qualsiasi bisogno,
Dott.ssa Vigoni Bianca
Buonasera, capisco quanto possa essere preoccupante questa situazione. Il comportamento di tua figlia potrebbe essere legato a diversi fattori, tra cui stress, insicurezze adolescenziali, difficoltà emotive e un bisogno di esprimere o gestire il malessere interiore. Il fatto che non voglia un supporto specialistico è comune in adolescenza, poiché molti giovani temono di essere giudicati o di non essere compresi.
La questione delle bruciature potrebbe essere un modo per "gestire" l'ansia o un bisogno di controllo quando altri aspetti della vita sembrano sfuggire. La gelosia per la sorella e la difficoltà ad accettare il proprio corpo sono temi frequenti in adolescenza, quando l'autostima è fragile e si è più vulnerabili ai cambiamenti fisici ed emotivi. Riguardo al compiacimento che percepisci, può esserci un meccanismo di "normalizzazione" del dolore emotivo: talvolta, i ragazzi parlano di certe cose in modo distaccato o apparentemente soddisfatto per proteggersi dal sentirsi vulnerabili o inadeguati.
Ti consiglio di continuare ad ascoltarla con empatia e senza giudizio, cercando di capire meglio cosa sta vivendo. La relazione con la professoressa può essere un'opportunità per accedere a un supporto esterno che lei possa percepire come meno minaccioso. Un percorso psicologico, anche se inizialmente difficile da accettare, potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni e trovare modi più sani per affrontarle.
La questione delle bruciature potrebbe essere un modo per "gestire" l'ansia o un bisogno di controllo quando altri aspetti della vita sembrano sfuggire. La gelosia per la sorella e la difficoltà ad accettare il proprio corpo sono temi frequenti in adolescenza, quando l'autostima è fragile e si è più vulnerabili ai cambiamenti fisici ed emotivi. Riguardo al compiacimento che percepisci, può esserci un meccanismo di "normalizzazione" del dolore emotivo: talvolta, i ragazzi parlano di certe cose in modo distaccato o apparentemente soddisfatto per proteggersi dal sentirsi vulnerabili o inadeguati.
Ti consiglio di continuare ad ascoltarla con empatia e senza giudizio, cercando di capire meglio cosa sta vivendo. La relazione con la professoressa può essere un'opportunità per accedere a un supporto esterno che lei possa percepire come meno minaccioso. Un percorso psicologico, anche se inizialmente difficile da accettare, potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni e trovare modi più sani per affrontarle.
Salve, mi sembra di capire che sia preoccupata per sua figlia e comprendo il bisogno di volerla capire ed aiutare. Ha mai preso in considerazione l’ipotesi di un supporto psicoterapeutico condiviso? Una psicoterapia familiare potrebbe supportare tutti voi nella comunicazione di queste difficoltà, offrendovi uno spazio sicuro di ascolto reciproco.
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con così tanta chiarezza e sensibilità una situazione che sicuramente sta vivendo con grande preoccupazione e senso di smarrimento. Affrontare il tema dell’autolesionismo in un figlio o in una figlia è un’esperienza dolorosa e destabilizzante per qualsiasi genitore, e il fatto che lei stia cercando di comprenderla, mantenendo un dialogo con sua figlia e anche con gli adulti di riferimento come la professoressa, è già un passo prezioso e significativo. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, i comportamenti autolesivi vengono spesso interpretati come una modalità, seppur disfunzionale, che la persona mette in atto per gestire stati emotivi intensi, confusi o dolorosi. Quando un adolescente non riesce a esprimere o a dare significato ad alcune emozioni (come ansia, frustrazione, senso di inadeguatezza, rabbia o dolore) può utilizzare il corpo come unico mezzo per trovare un sollievo temporaneo, per sentirsi vivo o per rendere “visibile” una sofferenza interna che non trova parole o spazio. Non sempre chi si fa del male desidera punirsi: molto spesso, desidera semplicemente sentire qualcosa, o avere l’impressione di avere un controllo, seppur minimo, su ciò che sta vivendo dentro di sé. Sua figlia ha iniziato a confidarsi con una figura adulta (la professoressa) e questo ci dice che una parte di lei ha il desiderio, forse ancora timido o confuso, di essere capita e aiutata. È comprensibile che lei, come madre, provi una certa inquietudine nel percepire un senso di “compiacimento” nel racconto che sua figlia fa delle chiacchierate con l’insegnante. Ma quello che può sembrare compiacimento potrebbe in realtà essere la soddisfazione di sentirsi vista, ascoltata, considerata in una fase della vita in cui l’adolescente, spesso, si sente invisibile o non abbastanza. Ricevere attenzione e riconoscimento, specie se si ha un vissuto di gelosia nei confronti di una sorella o di insicurezze legate all’autostima e all’aspetto fisico, può diventare una sorta di balsamo per la propria identità in costruzione. Il fatto che sua figlia le racconti ciò che condivide con l’insegnante è, nonostante tutto, un buon segnale. Significa che, pur con le difficoltà, c’è ancora una porta aperta nel vostro dialogo. È molto frequente, a questa età, che gli adolescenti sentano il bisogno di affidarsi a figure “esterne” alla famiglia, perché percepite come meno coinvolte o giudicanti, e questo non significa che lei stia sbagliando qualcosa, ma che la ragazza ha bisogno di uno spazio sicuro per esplorare ciò che sente, lontano da dinamiche familiari che (per quanto amorevoli) possono sembrare troppo vicine o cariche di aspettative. Il rifiuto verso un supporto psicologico è un'altra reazione piuttosto comune. Accettare l’idea di “aver bisogno di aiuto” può far sentire vulnerabili, etichettati o “sbagliati”. In questi casi, può essere utile non forzare l’intervento, ma piuttosto seminare curiosità e fiducia. Potrebbe ad esempio proporle di parlare con uno psicologo non perché “c’è un problema da risolvere”, ma perché è uno spazio tutto suo, dove non deve piacere a nessuno, non deve avere risposte pronte, ma può semplicemente esprimere i suoi pensieri più confusi, anche quelli che non riesce a dire a casa. In alternativa, potrebbe iniziare lei stessa un percorso, per ricevere supporto su come accompagnare sua figlia in questo momento: a volte vedere il genitore che si prende cura delle proprie emozioni è un modello molto potente, che aiuta l’adolescente ad aprirsi a sua volta. Infine, mi permetto di sottolineare una cosa importante: sua figlia sta vivendo un’età delicatissima, dove identità, corpo, emozioni e relazioni si intrecciano in modi spesso contraddittori. I suoi comportamenti (come l'acquisto dei costumi o le confidenze alternate) non vanno letti in modo lineare. Non è incoerente, è adolescente. E in questo momento ha soprattutto bisogno di una presenza accogliente, coerente e paziente accanto a lei, anche quando le parole sembrano mancare. Ha fatto bene a scrivermi. Non è sola in questo percorso, e ci sono strumenti efficaci per affrontarlo, con gradualità, rispetto e umanità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gent.ma mamma, i 14 anni come ben sa sono un periodo molto particolare nell'età evolutiva, passaggio verso l'età adulta, un limbo tra la ricerca della propria identità e autonomia e il bisogno continuo di accudimento e attenzione. Un buon segnale certamente è l'apertura della ragazza con la professoressa che ha successivamente aperto una finestra sul problema. Se tale apertura ci sia stata come risultato di un legame di fiducia con la professoressa, o se essa sia stata in realtà solo un mezzo per richiedere aiuto da parte della ragazza è presto per dirlo, certamente è importante che lei, in qualità di figura di accudimento primaria, monitori costantemente la situazione, senza pressioni, solo mostrando a sua figlia l'apertura di un dialogo con lei, una fonte di supporto in questo periodo difficile. La contraddizione che lei riscontra nel comprare i costumi e non accettare il proprio corpo, non necessariamente lo è davvero. Nell'adolescenza accettare i cambiamenti corporei è uno dei passi più difficoltosi specialmente nel genere femminile e soprattutto nella società di oggi dove viviamo in una perenne vetrina. La ragazza potrebbe non piacersi ma tuttavia comprare ciò che ritiene possa inserirla e valorizzarla nel gruppo dei pari il più possibile, non lo sappiamo ancora. Per ora accolga tutto quello che le viene raccontato da sua figlia senza metterlo in dubbio, l'importante è che ci sia comunque comunicazione; difficilmente il problema è solamente uno, molto probabilmente ciò che la porta a mettere in atto questo autolesionismo sono tutte queste cose nell'insieme e la sua difficoltà nella gestione emotiva del tutto, ciò che ha detto alla professoressa e ciò che ha raccontato a lei non si escludono a vicenda, ma anzi si completano. Sperando di essere stata sufficientemente chiara, le consiglio, nonostante le resistenze della ragazza, di cercare di coinvolgere un professionista che mediante un supporto possa aiutare sua figlia nel superamento di queste difficoltà per evitare che peggiorino, o, se proprio non riesce a coinvolgerla, provi a consultare lei qualcuno che la aiuti a monitorare la situazione. Le auguro una buona giornata.
Gentilissima,
è complesso dare una risposta in questa sede, sicuramente è opportuno poterne parlare con uno specialista psicologo psicoterapeuta poiché è importante per sua figlia riceva il corretto supporto che l'aiuti a comprendere cosa non va bene e come mai si lesiona, quali emozioni vi sono. E' altresì importante che anche lei possa ricevere il corretto supporto poiché una situazione di autolesionismo dei propri cari (non solo figli!) può suscitare spesso forti emozioni che è importante esaminare e comprendere.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
è complesso dare una risposta in questa sede, sicuramente è opportuno poterne parlare con uno specialista psicologo psicoterapeuta poiché è importante per sua figlia riceva il corretto supporto che l'aiuti a comprendere cosa non va bene e come mai si lesiona, quali emozioni vi sono. E' altresì importante che anche lei possa ricevere il corretto supporto poiché una situazione di autolesionismo dei propri cari (non solo figli!) può suscitare spesso forti emozioni che è importante esaminare e comprendere.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Buonasera a lei
Grazie a lei per la fiducia e per il modo delicato con cui si sta avvicinando a una situazione molto complessa e, per certi versi, fragile.
Il fatto che sua figlia si sia aperta con una figura adulta — seppure non con lei direttamente all’inizio — è un segnale molto importante e tutt'altro che banale.
Provo a darle una risposta il più possibile chiara, sia dal punto di vista psicologico che pratico, per capire meglio cosa può esserci dietro e come può muoversi da mamma, anche se sua figlia rifiuta un supporto diretto.
Le bruciature come forma di autolesionismo: cosa significano?
Le bruciature o tagli, purtroppo, sono una forma sempre più diffusa di autolesionismo tra gli adolescenti. Spesso:
non sono tentativi di suicidio, ma un modo per regolare un dolore interno che non si riesce a esprimere a parole;
diventano un rituale privato per sentirsi vivi, per punirsi, o per "spostare" un dolore psichico su un piano più concreto (il corpo);
danno una sensazione temporanea di controllo, in un momento della vita dove tutto sembra sfuggire (emozioni, relazioni, corpo che cambia, rapporti familiari, scuola...).
Perché si confida con la professoressa e sembra "compiaciuta"?
Sì, è possibile e anche piuttosto comprensibile.
L’adolescente che si apre con un adulto fuori dalla famiglia spesso lo fa perché:
si sente meno giudicata;
non ha il peso del coinvolgimento affettivo diretto (non è come dirlo a mamma o papà);
e anche, sì, perché in quel momento è finalmente “vista” in una sua fragilità che, forse, ha sempre cercato di tenere nascosta o minimizzare.
La “compiacenza” che nota — se c’è — potrebbe non essere narcisismo o finzione, ma una forma di sollievo maldestro: “Finalmente qualcuno mi ascolta davvero, finalmente la mia sofferenza è visibile.”
Le motivazioni che dà: sono reali o solo “coperture”?
È possibile che tutte le motivazioni che lei sente (gelosia per la sorella, corpo che cambia, scuola, esperienze passate) co-esistano e che nemmeno sua figlia le sappia distinguere con chiarezza.
I ragazzi spesso non hanno ancora un vocabolario emotivo sviluppato e non sono in grado di collegare una ferita interna a un comportamento. Spesso la spiegazione che danno è solo quella più accessibile o accettabile per loro in quel momento.
Il fatto che si compri costumi invernali o abiti che mettono in risalto il corpo che dice di non accettare è coerente con un vissuto ambivalente: attrazione/repulsione verso il proprio corpo, che è tipico nei disturbi dell’immagine corporea o semplicemente nei grandi cambiamenti puberali.
Cosa può fare lei come mamma, concretamente?
1. Resti “vicina ma non invadente”
Non forzi il dialogo. Mostri interesse sincero, ma senza interrogatori. Le dica cose tipo:
"Non ho bisogno di capire tutto subito, ma sappi che io ci sono, anche solo per ascoltarti senza parlare."
2. Crei alleanze silenziose
Il fatto che la prof sia un punto di riferimento può essere una risorsa. Può chiederle, senza invaderla, di continuare a esserle vicino, ma anche di “indirizzare” lentamente sua figlia verso la possibilità di farsi aiutare (non subito da uno psicologo, ma magari con incontri scolastici, sportelli, ecc.).
3. Normalizzi il supporto psicologico
Provi a parlarne come si parlerebbe di un medico di base o un fisioterapista: uno specialista dell’equilibrio emotivo, non un “riparatore di matti”. Magari condividendo un suo esempio personale o qualcosa visto in un film/serie/libro.
4. Faccia attenzione al suo equilibrio
Lei è un punto di riferimento importantissimo. Non si colpevolizzi e non cerchi di “fare tutto bene”. L’adolescenza mette alla prova anche i genitori, e prendersi spazi per sé (anche solo parlare con qualcuno di fiducia o uno psicologo per genitori) può essere di grande aiuto.
Quando preoccuparsi seriamente?
Se le bruciature aumentano di frequenza o profondità;
Se c’è un peggioramento netto dell’umore, dell’alimentazione o del sonno;
Se esprime pensieri autodistruttivi o di inutilità;
Se si isola completamente.
In questi casi, anche se rifiutasse il supporto, si può valutare un contatto con un consultorio o con il medico di base per un primo passo.
Chiara , le sta già facendo un regalo enorme: sta parlando. Non con tutti, non in modo diretto, ma sta cercando un modo per esistere e farsi capire. E lei le sta offrendo una mano, con dolcezza, nonostante la confusione. È una base molto preziosa.
Se vuole, possiamo anche creare insieme frasi chiave da usare nei momenti difficili, strategie di comunicazione più empatiche o piccole azioni quotidiane per alimentare il legame.
Grazie a lei per la fiducia e per il modo delicato con cui si sta avvicinando a una situazione molto complessa e, per certi versi, fragile.
Il fatto che sua figlia si sia aperta con una figura adulta — seppure non con lei direttamente all’inizio — è un segnale molto importante e tutt'altro che banale.
Provo a darle una risposta il più possibile chiara, sia dal punto di vista psicologico che pratico, per capire meglio cosa può esserci dietro e come può muoversi da mamma, anche se sua figlia rifiuta un supporto diretto.
Le bruciature come forma di autolesionismo: cosa significano?
Le bruciature o tagli, purtroppo, sono una forma sempre più diffusa di autolesionismo tra gli adolescenti. Spesso:
non sono tentativi di suicidio, ma un modo per regolare un dolore interno che non si riesce a esprimere a parole;
diventano un rituale privato per sentirsi vivi, per punirsi, o per "spostare" un dolore psichico su un piano più concreto (il corpo);
danno una sensazione temporanea di controllo, in un momento della vita dove tutto sembra sfuggire (emozioni, relazioni, corpo che cambia, rapporti familiari, scuola...).
Perché si confida con la professoressa e sembra "compiaciuta"?
Sì, è possibile e anche piuttosto comprensibile.
L’adolescente che si apre con un adulto fuori dalla famiglia spesso lo fa perché:
si sente meno giudicata;
non ha il peso del coinvolgimento affettivo diretto (non è come dirlo a mamma o papà);
e anche, sì, perché in quel momento è finalmente “vista” in una sua fragilità che, forse, ha sempre cercato di tenere nascosta o minimizzare.
La “compiacenza” che nota — se c’è — potrebbe non essere narcisismo o finzione, ma una forma di sollievo maldestro: “Finalmente qualcuno mi ascolta davvero, finalmente la mia sofferenza è visibile.”
Le motivazioni che dà: sono reali o solo “coperture”?
È possibile che tutte le motivazioni che lei sente (gelosia per la sorella, corpo che cambia, scuola, esperienze passate) co-esistano e che nemmeno sua figlia le sappia distinguere con chiarezza.
I ragazzi spesso non hanno ancora un vocabolario emotivo sviluppato e non sono in grado di collegare una ferita interna a un comportamento. Spesso la spiegazione che danno è solo quella più accessibile o accettabile per loro in quel momento.
Il fatto che si compri costumi invernali o abiti che mettono in risalto il corpo che dice di non accettare è coerente con un vissuto ambivalente: attrazione/repulsione verso il proprio corpo, che è tipico nei disturbi dell’immagine corporea o semplicemente nei grandi cambiamenti puberali.
Cosa può fare lei come mamma, concretamente?
1. Resti “vicina ma non invadente”
Non forzi il dialogo. Mostri interesse sincero, ma senza interrogatori. Le dica cose tipo:
"Non ho bisogno di capire tutto subito, ma sappi che io ci sono, anche solo per ascoltarti senza parlare."
2. Crei alleanze silenziose
Il fatto che la prof sia un punto di riferimento può essere una risorsa. Può chiederle, senza invaderla, di continuare a esserle vicino, ma anche di “indirizzare” lentamente sua figlia verso la possibilità di farsi aiutare (non subito da uno psicologo, ma magari con incontri scolastici, sportelli, ecc.).
3. Normalizzi il supporto psicologico
Provi a parlarne come si parlerebbe di un medico di base o un fisioterapista: uno specialista dell’equilibrio emotivo, non un “riparatore di matti”. Magari condividendo un suo esempio personale o qualcosa visto in un film/serie/libro.
4. Faccia attenzione al suo equilibrio
Lei è un punto di riferimento importantissimo. Non si colpevolizzi e non cerchi di “fare tutto bene”. L’adolescenza mette alla prova anche i genitori, e prendersi spazi per sé (anche solo parlare con qualcuno di fiducia o uno psicologo per genitori) può essere di grande aiuto.
Quando preoccuparsi seriamente?
Se le bruciature aumentano di frequenza o profondità;
Se c’è un peggioramento netto dell’umore, dell’alimentazione o del sonno;
Se esprime pensieri autodistruttivi o di inutilità;
Se si isola completamente.
In questi casi, anche se rifiutasse il supporto, si può valutare un contatto con un consultorio o con il medico di base per un primo passo.
Chiara , le sta già facendo un regalo enorme: sta parlando. Non con tutti, non in modo diretto, ma sta cercando un modo per esistere e farsi capire. E lei le sta offrendo una mano, con dolcezza, nonostante la confusione. È una base molto preziosa.
Se vuole, possiamo anche creare insieme frasi chiave da usare nei momenti difficili, strategie di comunicazione più empatiche o piccole azioni quotidiane per alimentare il legame.
Buonasera,
innanzitutto grazie per aver condiviso una situazione così delicata con grande cura e attenzione. È comprensibile che lei si senta disorientata e preoccupata: scoprire che una figlia si procura delle bruciature è qualcosa che scuote profondamente e mette in discussione tante certezze, compreso il proprio ruolo di genitore.Va detto che spesso, nei ragazzi e nelle ragazze adolescenti, comportamenti autolesivi come quelli che descrive non sono tanto un “gesto estremo”, quanto un modo — seppur doloroso — per cercare di gestire emozioni che sembrano troppo intense o difficili da esprimere a parole. È come se quel dolore fisico diventasse uno sfogo concreto per un dolore emotivo che non riesce a trovare altri canali.Il fatto che sua figlia si sia aperta con la professoressa è in realtà un segnale importante: ha cercato un adulto con cui parlare, segno che, pur nella sofferenza, sta cercando una via per farsi capire. Può darsi che senta con lei una relazione meno “coinvolta” emotivamente e quindi più libera da aspettative, oppure che le sia più facile parlare con qualcuno al di fuori della famiglia. Non è necessariamente un segnale negativo verso di lei come madre, ma una dinamica piuttosto comune in adolescenza.
Per quanto riguarda il suo atteggiamento — quel compiacimento che nota quando racconta le confidenze con l'insegnante — può darsi che in quel rapporto la ragazza stia trovando per la prima volta un riconoscimento emotivo, una sensazione di essere vista e capita. Questo non significa che stia "facendo scena", ma che forse ha bisogno di sentirsi importante, ascoltata, anche attraverso la narrazione della propria sofferenza.
È molto positivo che sia riuscita ad aprire un dialogo con lei, anche se sua figlia rifiuta per ora l’idea di un supporto specialistico. In questa fase, forzarla potrebbe irrigidire ulteriormente la relazione. A volte serve tempo perché un ragazzo o una ragazza senta che chiedere aiuto non è un fallimento, ma un atto di forza. In questo senso, può essere utile continuare a mostrarsi accogliente, disponibile, senza giudicare né minimizzare, anche quando i suoi messaggi sembrano ambigui.
Un passo intermedio può essere quello di rivolgersi lei stessa a uno psicologo, non tanto per “curare” la figlia, ma per avere uno spazio in cui riflettere su come affrontare al meglio questa fase complessa, proteggendo sua figlia e anche sé stessa come madre.
Infine, tenga presente che dietro certi comportamenti — anche quelli legati all'immagine corporea, alla gelosia tra sorelle o al bisogno di attenzione — non c’è quasi mai un’unica causa, ma un intreccio di emozioni, esperienze e bisogni in cerca di voce. E lei, con la sua presenza attenta, sta già offrendo una base importante per far emergere tutto questo.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
innanzitutto grazie per aver condiviso una situazione così delicata con grande cura e attenzione. È comprensibile che lei si senta disorientata e preoccupata: scoprire che una figlia si procura delle bruciature è qualcosa che scuote profondamente e mette in discussione tante certezze, compreso il proprio ruolo di genitore.Va detto che spesso, nei ragazzi e nelle ragazze adolescenti, comportamenti autolesivi come quelli che descrive non sono tanto un “gesto estremo”, quanto un modo — seppur doloroso — per cercare di gestire emozioni che sembrano troppo intense o difficili da esprimere a parole. È come se quel dolore fisico diventasse uno sfogo concreto per un dolore emotivo che non riesce a trovare altri canali.Il fatto che sua figlia si sia aperta con la professoressa è in realtà un segnale importante: ha cercato un adulto con cui parlare, segno che, pur nella sofferenza, sta cercando una via per farsi capire. Può darsi che senta con lei una relazione meno “coinvolta” emotivamente e quindi più libera da aspettative, oppure che le sia più facile parlare con qualcuno al di fuori della famiglia. Non è necessariamente un segnale negativo verso di lei come madre, ma una dinamica piuttosto comune in adolescenza.
Per quanto riguarda il suo atteggiamento — quel compiacimento che nota quando racconta le confidenze con l'insegnante — può darsi che in quel rapporto la ragazza stia trovando per la prima volta un riconoscimento emotivo, una sensazione di essere vista e capita. Questo non significa che stia "facendo scena", ma che forse ha bisogno di sentirsi importante, ascoltata, anche attraverso la narrazione della propria sofferenza.
È molto positivo che sia riuscita ad aprire un dialogo con lei, anche se sua figlia rifiuta per ora l’idea di un supporto specialistico. In questa fase, forzarla potrebbe irrigidire ulteriormente la relazione. A volte serve tempo perché un ragazzo o una ragazza senta che chiedere aiuto non è un fallimento, ma un atto di forza. In questo senso, può essere utile continuare a mostrarsi accogliente, disponibile, senza giudicare né minimizzare, anche quando i suoi messaggi sembrano ambigui.
Un passo intermedio può essere quello di rivolgersi lei stessa a uno psicologo, non tanto per “curare” la figlia, ma per avere uno spazio in cui riflettere su come affrontare al meglio questa fase complessa, proteggendo sua figlia e anche sé stessa come madre.
Infine, tenga presente che dietro certi comportamenti — anche quelli legati all'immagine corporea, alla gelosia tra sorelle o al bisogno di attenzione — non c’è quasi mai un’unica causa, ma un intreccio di emozioni, esperienze e bisogni in cerca di voce. E lei, con la sua presenza attenta, sta già offrendo una base importante per far emergere tutto questo.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Salve buongiorno, penso che venire a conoscenza di ciò non sia semplice anzi l'autolesionismo in adolescenza può essere un indice di un malessere più grande. Un malessere che i giovani adolescenti in qualche modo cercano di tirarlo fuori facendosi anche del male. Sicuramente sua figlia vuole comunicare qualcosa e forse non sa bene come farlo, la scuola può essere un aiuto ed è in realtà un bene che sua figlia ne parli. Ora non saprei dirle se possa essere compiaciuta o soddisfatta di ciò ma sicuramente qualcosa è presente e sta cercando di comunicare con gli adulti. Un supporto psicologico in questa fase di cambiamento importante sarebbe effettivamente utile
Salve, capisco benissimo le sue preoccupazioni. La ragazza deve essere seguita subito e su questo non c'è dubbio alcuno.
Se siamo difronte ad autolesionismo bisogna vedere il grado di esposizione ad un rischio per la propria persona che dipende dal fattore tempo, cioè da quanto dura, se vi sono state situazioni particolarmente stressanti per lei, per esempio problemi familiari, esperienze di abuso, presenza di disturbi mentali, dipendenze, senso di colpa per qualche evento, mancanza di autostima e altro.
L'autolesionismo (se si stratta di questo ma non lo sappiamo ancora) può avere l'obiettivo di ricerca di attenzioni, di comunicare qualcosa che non si ha il coraggio di comunicare, ma anche di spostare la sofferenza emotiva sul piano fisico tanto da non sentire più la sofferenza interna.
E' una situazione più complessa di quello che ho riassunto, però vi invito ad attivarvi subito perché potrebbe essere una situazione predittiva di eventi spiacevoli.
Resto a vostra disposizione.
LM
Se siamo difronte ad autolesionismo bisogna vedere il grado di esposizione ad un rischio per la propria persona che dipende dal fattore tempo, cioè da quanto dura, se vi sono state situazioni particolarmente stressanti per lei, per esempio problemi familiari, esperienze di abuso, presenza di disturbi mentali, dipendenze, senso di colpa per qualche evento, mancanza di autostima e altro.
L'autolesionismo (se si stratta di questo ma non lo sappiamo ancora) può avere l'obiettivo di ricerca di attenzioni, di comunicare qualcosa che non si ha il coraggio di comunicare, ma anche di spostare la sofferenza emotiva sul piano fisico tanto da non sentire più la sofferenza interna.
E' una situazione più complessa di quello che ho riassunto, però vi invito ad attivarvi subito perché potrebbe essere una situazione predittiva di eventi spiacevoli.
Resto a vostra disposizione.
LM
Buonasera,
grazie a lei per aver condiviso una situazione tanto delicata. Sua figlia sta esprimendo un disagio emotivo attraverso le bruciature, e il fatto che si sia aperta con la professoressa indica che ha bisogno di sentirsi ascoltata e riconosciuta. Il rifiuto dello psicologo è normale alla sua età. Le motivazioni che dà (gelosia, scuola, corpo) possono essere tutte vere: sta cercando di capire se stessa. Il desiderio di valorizzare il corpo, nonostante non lo accetti, è tipico dell’adolescenza.
Cosa può fare:
• Mantenga il dialogo aperto e senza giudizio.
• Non forzi un percorso psicologico, ma si mostri disponibile.
• Valuti un supporto per lei, come genitore.
• Mantenga un contatto con la professoressa, che può essere un punto di riferimento utile.
È evidente che è una mamma attenta: la sua presenza farà la differenza.
grazie a lei per aver condiviso una situazione tanto delicata. Sua figlia sta esprimendo un disagio emotivo attraverso le bruciature, e il fatto che si sia aperta con la professoressa indica che ha bisogno di sentirsi ascoltata e riconosciuta. Il rifiuto dello psicologo è normale alla sua età. Le motivazioni che dà (gelosia, scuola, corpo) possono essere tutte vere: sta cercando di capire se stessa. Il desiderio di valorizzare il corpo, nonostante non lo accetti, è tipico dell’adolescenza.
Cosa può fare:
• Mantenga il dialogo aperto e senza giudizio.
• Non forzi un percorso psicologico, ma si mostri disponibile.
• Valuti un supporto per lei, come genitore.
• Mantenga un contatto con la professoressa, che può essere un punto di riferimento utile.
È evidente che è una mamma attenta: la sua presenza farà la differenza.
Cara utente,
mi spiace molto per la situazione che sta vivendo e la ringrazio per la condivisione.
La situazione di sua figlia merita uno spazio dedicato per poter essere accolta in maniera propria. Intanto sua figlia ha trovato un altro canale, oltre a quello autolesivo (attacca il suo corpo come modalità di espressione di un disagio), che è quello comunicativo con la docente. A volte i ragazzi possono ricercare figure adulte al di fuori del proprio nucleo familiare per semplicità; spesso parlare con i propri genitori può essere più complesso poichè questi ultimi sono personalmente coinvolti nelle questioni dei figli. I disagi sottesi possono essere molteplici ed ambivalenti come lei stessa descrive: da un lato sembra che non ci sia accettazione del proprio corpo, dall'altro sembra non esserci questa questione per comportamenti che sembrano andare nella direzione opposta. Si tratta di conflittualità che possono essere esasperate in età adolescenziale. Se sua figlia non vuole essere aiutata da uno specialista, può valutare l'ipotesi di rivolgersi lei stessa ad un professionista per farsi accompagnare e sostenere, continuando a mantenere i rapporti con la sua professoressa di riferimento e la scuola in generale. Poco a poco potrà comprendere il da farsi con una giusta rete in grado di supportarla.
Un caro saluto!
mi spiace molto per la situazione che sta vivendo e la ringrazio per la condivisione.
La situazione di sua figlia merita uno spazio dedicato per poter essere accolta in maniera propria. Intanto sua figlia ha trovato un altro canale, oltre a quello autolesivo (attacca il suo corpo come modalità di espressione di un disagio), che è quello comunicativo con la docente. A volte i ragazzi possono ricercare figure adulte al di fuori del proprio nucleo familiare per semplicità; spesso parlare con i propri genitori può essere più complesso poichè questi ultimi sono personalmente coinvolti nelle questioni dei figli. I disagi sottesi possono essere molteplici ed ambivalenti come lei stessa descrive: da un lato sembra che non ci sia accettazione del proprio corpo, dall'altro sembra non esserci questa questione per comportamenti che sembrano andare nella direzione opposta. Si tratta di conflittualità che possono essere esasperate in età adolescenziale. Se sua figlia non vuole essere aiutata da uno specialista, può valutare l'ipotesi di rivolgersi lei stessa ad un professionista per farsi accompagnare e sostenere, continuando a mantenere i rapporti con la sua professoressa di riferimento e la scuola in generale. Poco a poco potrà comprendere il da farsi con una giusta rete in grado di supportarla.
Un caro saluto!
Buonasera,
grazie per aver condiviso con tanta attenzione la situazione di vostra figlia. È comprensibile sentirsi preoccupati in questi casi: i comportamenti di autolesionismo possono avere molteplici motivazioni, anche complesse e legate sia a vissuti passati che a momenti di disagio presente. Talvolta i ragazzi possono mostrarsi ambivalenti rispetto al supporto esterno, o provare un certo senso di soddisfazione nel riuscire a comunicare i propri sentimenti in modi indiretti, come con la professoressa.
Se volete, posso offrirvi un primo incontro gratuito per fare un primo confronto e valutare insieme come accompagnarla nel modo più sicuro e rispettoso, anche senza forzarla a uno psicologo subito. Potete contattarmi in qualsiasi momento sul canale che preferite.
Un caro saluto,
Dr. Vincenzo Capretto
grazie per aver condiviso con tanta attenzione la situazione di vostra figlia. È comprensibile sentirsi preoccupati in questi casi: i comportamenti di autolesionismo possono avere molteplici motivazioni, anche complesse e legate sia a vissuti passati che a momenti di disagio presente. Talvolta i ragazzi possono mostrarsi ambivalenti rispetto al supporto esterno, o provare un certo senso di soddisfazione nel riuscire a comunicare i propri sentimenti in modi indiretti, come con la professoressa.
Se volete, posso offrirvi un primo incontro gratuito per fare un primo confronto e valutare insieme come accompagnarla nel modo più sicuro e rispettoso, anche senza forzarla a uno psicologo subito. Potete contattarmi in qualsiasi momento sul canale che preferite.
Un caro saluto,
Dr. Vincenzo Capretto
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