Buona sera , spero di poter trovare una risposta concreta alla mia situazione . Da 6 mesi sto con un

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Buona sera , spero di poter trovare una risposta concreta alla mia situazione . Da 6 mesi sto con un ragazzo , per la quale
I sono trasferita in un’altra città , lasciato amici casa e famiglia . Durante le nostre litigate , noto di non poter esprimere un mio parere personale e lui non lo accetta dicendo che dovrei essere umile e chiedere scusa … quando veramente la mia non è una giustificazione ma proprio il mio pensiero a prescindere da qualunque esso possa essere … non lo accetta … inizia a lanciarmi mozziconi addosso , a volte il contenuto di posaceneri , esordisce con frasi come “avrei tutto il diritto di dartele” e puntualmente insulta , sminuisce , urla , mi prende di peso e mi dice di andarmene … mi ha messo una webcam in camera (dove vivo da 6 mesi) perché il suo coinquilino è sempre ubriaco o drogato e ovviamente non si fida né di me né di lui … prendendo come “scusa” che lui un giorno era a lavorare e mi aveva detto di non dare confidenza al suo coinquilino … io sono andata a prepararmi il pranzo in cucina (avevo canottiera e pantaloncini ma sotto non indossavo mutande né reggiseno , sottolineo che non stavo bene fisicamente perciò volevo solo scaldare le patate e tornare a mangiare in camera , perché sono 6 mesi che faccio ogni cosa in camera ) e lui mi ha videochiamata trovandomi a parlare del più e del meno dopo 15 min che non gli rispondevo ai messaggi … quando lui va a lavorare devo darei i giri alla porta della stanza e appunto questa webcam (che quasi in maniera assurda proposi io perché stufa di sentirmi accusare di “chissà cosa fai quando non ci sono “ gli dissi allora prendi una cam così finalmente quieto … sento che sto perdendo la cognizione e il meteo di misura , finisco sempre a giustificarlo ma mi rendo conto che ha degli scatti d’ira brutti anche se tipo stiamo parlando di qualunque cosa lui esempio dice “se mai tu mi tradissi io ti brucio viva” … a mio parere queste cose nemmeno si pensano … mi trovo un po in difficoltà … lui sicuramente direbbe che io racconto solo queste cose e non le cose che rispondo io (cioè le mie ragioni e i miei pensieri riguardo alla situazione ) ma io credo che ogni persona possa pensare e dire cosa pensa a prescindere dall’altro che gli piaccia o meno QUESTE REAZIONI ANDREBBERO ATTENZIONATE … anche perché non sono scaturite da fatti gravi come avermi trovata a letto con un altro ecc … non sono secondo me commisurate ai fatti che succedono … vorrei capire come muovermi … grazie infinite
Dott.ssa Angela Borgese
Psicologo, Psicologo clinico
Gravina di Catania
Buongiorno, quello che descrive non è un semplice conflitto di coppia: è una relazione in cui la sua parola non ha posto. Quando l’altro non riconosce il diritto del soggetto a dire ciò che pensa, e risponde con minacce, umiliazioni o controllo, significa che cerca di occupare tutto lo spazio, cancellando il desiderio dell’altro.
I lanci di oggetti, le frasi violente, la webcam, l’obbligo a chiedere scusa non hanno nulla a che vedere con ciò che lei fa o dice: sono modi per imporre una posizione di sottomissione.
È normale che lei dica di “perdere il metro di misura”: è l’effetto della parola dell’altro che schiaccia la sua.
Quindi il punto non è capire “come calmarlo”, ma ritrovare il suo posto di soggetto, e questo può avvenire solo in un contesto in cui lei sia al sicuro.
Le consiglio di parlarne con qualcuno e di considerare un aiuto se teme per la sua incolumità.
La priorità ora è proteggerla, perché la parola — la sua — possa tornare ad avere spazio.

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera — grazie per aver scritto con tanta chiarezza. Quello che descrivi è molto preoccupante e merita di essere preso sul serio. Ti do qui un quadro concreto e suggerimenti pratici, senza essere prolissa.

Cosa vedo nella tua situazione

Controllo e isolamento: ti sei trasferita, hai perso reti sociali e lui controlla comportamenti e spostamenti.

Umiliazioni e svalutazione: insulti, urla, sminuire il tuo pensiero.

Minacce e aggressività fisica: “avrei tutto il diritto di dartele”, prenderti di peso, minacce come “ti brucio viva” sono allarmanti.

Sorveglianza invasiva: webcam in camera, monitoraggio delle comunicazioni. Anche se «giustificata» come protezione, è una forma di controllo.
Questi elementi corrispondono a dinamiche di violenza psicologica e controllo coercitivo: non sono reazioni “normali” a discussioni.

Cosa puoi fare subito (passi pratici e concreti)

Sicurezza immediata: se temi per la tua incolumità in questo momento, allontanati e contatta il 112.

Parla con qualcuno di fiducia (parenti, amica/o) e comunica chiaramente cosa sta succedendo — non restare isolata.

Documenta tutto: salva messaggi, audio, foto dei lividi o dei danni, annota date e orari degli episodi. Questo può servire come prova.

Limita l’accesso alla webcam e ai tuoi dispositivi se possibile; se non puoi rimuoverla senza rischio, fai screenshot/video quando succedono episodi e conserva copie esterne.

Valuta un piano di uscita: un posto sicuro dove andare temporaneamente, chi può ospitarti, le cose essenziali da portare (documenti, soldi, telefono carico).

Informati sui servizi locali: in Italia il numero nazionale antiviolenza e stalking è 1522 (attivo 24h, informazioni e supporto). I Centri Antiviolenza e i servizi sociali locali possono offrire aiuto pratico e legale.

Se ci sono minacce gravi o aggressioni, pratica/considera la denuncia: rivolgiti a una caserma dei carabinieri o alla polizia, portando la documentazione raccolta. Un avvocato o i servizi antiviolenza possono aiutarti a valutare il percorso legale.

Cura te stessa: la pressione costante di queste dinamiche erode la lucidità — cerca un sostegno emotivo (amici, famiglia, gruppo di supporto) e considera una valutazione psicologica per gestire l’ansia/lo stress che ne derivano.

Perché è importante un aiuto specialistico
Le reazioni che descrivi (paura, perdita della misura, giustificazioni sistematiche) sono tipiche quando si è sottoposte a controllo e intimidazione ripetuta: un professionista può aiutarti a valutare la gravità, costruire un piano di protezione personalizzato e darti strumenti per riappropriarti della tua autonomia emotiva e pratica.


Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Stefano Recchia
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Roma
Gentile utente grazie per aver condiviso la tua situazione. Mi dispiace moltissimo per ciò che stai vivendo. Quello che descrivi non è un semplice conflitto di coppia: molti dei comportamenti che racconti rientrano in dinamiche chiare di abuso psicologico, verbale e fisico, e meritano attenzione immediata per la tua sicurezza e il tuo benessere. Le azioni che descrivi non sono “litigi intensi”, ma segnali precisi di un comportamento violento e coercitivo. Questi comportamenti non sono giustificabili e non cambiano da soli.
Hai fatto un enorme passo lasciando città, amici e famiglia ma questo ti ha resa più esposta e vulnerabile, e probabilmente lui lo sa.
La webcam, i giri alla porta, le accuse ingiustificate, le reazioni sproporzionate, sono tutti strumenti di controllo.
Il fatto che tu stessa inizi a dubitare del tuo “metro di misura” è tipico delle situazioni in cui c’è manipolazione e normalizzazione della violenza. Le minacce e la violenza tendono a crescere nel tempo, non a diminuire.
Cosa puoi fare adesso: 1) Se puoi, riallaccia un contatto con un’amica, un familiare, qualcuno di fidato. Non devi raccontare tutto subito, ti basta dirgli che non stai bene e che potresti aver bisogno di parlare o vedervi. L’isolamento è uno dei principali fattori di rischio.
2) Puoi parlare con un professionista. Uno psicologo può aiutarti a valutare meglio ciò che stai vivendo, capire come proteggerti, ricostruire il tuo senso di realtà e i tuoi confini. Non devi affrontare tutto da sola.
3) Puoi iniziare a considerare un centro antiviolenza (anche solo per consulenza anonima). Non devi denunciare, non devi prendere decisioni drastiche. I centri antiviolenza offrono ascolto, supporto psicologico e legale, totalmente anonimo. Sono persone preparate proprio per casi come il tuo. Spero di esserti stato d'aiuto. Resto a disposizione. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Dott. Federico Bartoli
Psicologo clinico, Psicologo
Prato
Buongiorno, la situazione che lei ha descritto mi sembra molto pesante e penso che sarebbe importante per lei parlarne con qualcuno. Leggendo il suo resoconto mi sto chiedendo quale sia il bisogno che lei sente attualmente, dato che ha parlato solo delle reazioni del suo compagno ma non del suo modo di rispondere, di come queste reazioni la fanno stare. Leggendo il suo resoconto mi sto anche chiedendo, tra le altre cose, se per esempio il suo compagno avesse questo tipo di reazioni anche prima della convivenza.

Resto a disposizione

Dott. Federico Bartoli
Gentile utente,
quello che racconta è una situazione preoccupante per la sua incolumità. Non so cosa l'abbia spinta a stare in una relazione dove, è controllata, minacciata e intimidata, relazione per la quale come lei stessa, dice ha abbandonato la sua città, i suoi amici e la sua famiglia, mancando di punti di riferimento importanti. Chi è a conoscenza della situazione in cui sta vivendo? Quello che le sta accadendo, da un tempo fin troppo lungo è grave e degno di attenzione da parte sua. L'unica cosa che può fare è chiedere aiuto a qualche persona di fiducia e uscire il prima possibile da una situazione che la può serimente mettere in pericolo. Quello che il suo compagno mette in atto sia verbalmente, che con i fatti è sintomatico di un problema personale, del quale lei non ha nessuna responsabilità, di certo non solo non è amore ma è perseguibile dalla legge. Appena può chieda aiuto, senza mettersi a rischio, e agisca per allontanarsi.
Buona fortuna
Dott. Giorgio Barro
Psicologo, Professional counselor, Psicologo clinico
Portogruaro
Diciamo che sarebbe molto facile banallizare e dirti di andartene perchè chiaramente questo è un amore tossico... Ti inviterei a riflettere sul perchè resti in una situazione così negativa, non sei libera, sei super controllata ecc. ma c'è una cosa che mi ha colpito, non ho letto nessuna frase o parola dove tu stai bene e sei felice... ps premetto che è molto difficile spiegare questo in poche parole.
La cosa più urgente che deve fare è andarsene senza lasciare traccia di sè e se è il caso fare denuncia. Non tergiversi
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Buonasera quella che lei racconta è una situazione di violenza da cui a prescindere si deve uscire fuori. Prenda in considerazione l'idea di ritornare dai suoi amici, nella sua casa per capire come uscire da questa situazione violenta, cercando un aiuto da parte di un professionista. Da queste reazioni bisogna uscire fuori, non basta attenzionarle e non è suo compito farlo.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Gentile,
la ringrazio per aver condiviso una situazione così delicata e complessa. Da ciò che descrive emergono comportamenti chiaramente abusanti, sia sul piano psicologico che su quello fisico: lanci di oggetti, minacce, svalutazioni, controllo tramite webcam, limitazioni della libertà personale, intimidazioni, frasi violente.
Sono dinamiche che non dipendono da un suo pensiero o da qualcosa che lei fa, ma da un funzionamento dell’altro che va assolutamente attenzionato.
È comprensibile che, vivendo in un contesto isolato e sotto pressione costante, lei abbia iniziato a dubitare del suo punto di vista o a giustificare ciò che sta accadendo: è una reazione comune nelle situazioni di controllo e paura.
In questi casi il primo passo è ritrovare uno spazio sicuro e non giudicante in cui poter mettere ordine, riconoscere con chiarezza ciò che sta vivendo e comprendere come tutelarsi, sia sul piano emotivo che pratico.
Un percorso psicologico può aiutarla proprio in questo: riconnettersi ai propri confini, recuperare lucidità e valutare insieme come muoversi in modo protetto, passo dopo passo.
Resto a disposizione per aiutarla ad affrontare questi aspetti con cura e protezione.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Buona sera, grazie per aver condiviso la tua situazione.
Capisco che tu stia vivendo un momento molto difficile e complesso, e sono qui per aiutarti a riflettere e trovare eventuali strade percorribili.
Prima di tutto, è importante che tu sia consapevole e riconosca che le tue sensazioni, i tuoi pensieri e opinioni sono validi.
Da come descrivi la relazione e i comportamenti che il tuo ragazzo ha nei tuoi confronti, dimostra che hai consapevolezza sulle cose che accadono e che sai non dovrebbero accadere in quanto poco rispettose nei tuoi confronti.
Quindi ti invito a riflettere alcuni punti.
Sulle relazioni: una relazione sana si basa su rispetto reciproco, fiducia e libertà di espressione. Le tue parole e i tuoi pensieri dovrebbero essere ascoltati e rispettati, non sminuiti o minacciati. La presenza di comportamenti violenti, controllo e intimidazioni sono segnali di un rapporto tossico o abusivo.
Sul come ti fa sentire stare con lui, se è più il tempo che senti disagio e malessere rispetto al tempo positivo valuterei se ha senso procedere con questa relazione.
Non so se è una cosa che stai già facendo, ma potresti considerare di parlare con una persona di fiducia, come un’amica, un familiare o un professionista, per condividere ciò che stai vivendo e ricevere supporto e consigli. Potresti anche rivolgerti ad un consultorio familiare della zona dove abiti, dove troverai degli psicologi e sono a titolo gratuito.
Questo perché se ti dovessi sentire insicura, controllata e, in alcuni casi, minacciata, e bene che tua sia consapevole che può avere un impatto molto negativo sul tuo benessere emotivo e sulla tua sicurezza.
Ricordati che non sei sola e che meriti rispetto, sicurezza e serenità. La tua vita e il tuo benessere sono prioritari.

Saluti
Gentile utente,
ha fatto bene a scrivere questa situazione. Troverà molte altre risposte come la mia. Si trova in una relazione altamente problematica e foriera di pessime conseguenze per la sua salute psicologica e fisica. Lei è chiaramente vittima di una forma di violenza subdola e perpetrata nel tempo: le minacce ricevute sono preludio a qualcosa di peggio. Nessuno può obbligarla a stare in posto contro la sua volontà, a impedirle di uscire, a chiuderla dentro, addirittura a monitorarla con una videocamera. Nessuno può assumersi il diritto di decidere cosa lei debba dire o pensare liberamente.
Il mio è un consiglio vivissimo e urgente. Esca da quella abitazione e non ci faccia ritorno e trovi la forza di raccontare questa situazione a chiunque possa ascoltarla e aiutarla a denunciare. Se non sa chi contattare si rivolga al 1522 per sapere cosa fare. Non aspetti altro tempo.
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente,
quello che descrive non è un semplice problema di coppia, né un carattere “difficile”. I comportamenti che riporta sono segnali molto chiari di una situazione che sta diventando pericolosa per la sua sicurezza psicologica e fisica. Non deve normalizzarli, non deve giustificarli e non deve chiedersi se “forse ha risposto male”. Qui il problema non è come lei parla: il problema è come lui reagisce.
Lancia mozziconi e oggetti, la insulta, la umilia, la minaccia dicendo che avrebbe diritto di picchiarla, la prende di peso, la caccia, controlla i suoi movimenti, le impone di chiudersi in camera, la sorveglia con una webcam, le dice che se lo tradisse la brucerebbe viva.
Questi comportamenti rientrano in modalità di controllo, intimidazione e violenza psicologica che possono evolvere in violenza fisica vera e propria.
Il fatto che lei provi a giustificarlo, che si senta confusa, che tema di “perdere la misura”, che si colpevolizzi per qualsiasi cosa, è una conseguenza di questo clima di paura. Non è un suo difetto: è l’effetto dell’essere esposta a continue minacce, svalutazioni e controllo.
Il trasferimento, l’isolamento dagli amici e dalla famiglia, il controllo degli spazi e dei movimenti sono segnali che indicano che lui sta limitando la sua libertà. Una relazione sana non richiede telecamere, porte chiuse, paura di esprimere un’opinione o minacce velate. È importante che lei lo riconosca: questo non è amore. È una dinamica che mette a rischio la sua autonomia e la sua sicurezza.
La domanda non è “come posso farlo ragionare?”, ma “come posso proteggermi?”.
Il passo più importante ora è parlarne con qualcuno fuori da questa relazione: un familiare, un’amica, uno psicologo, un servizio antiviolenza. Non deve affrontare questo da sola. Uscire da un contesto così richiede supporto e una rete sicura, perché quando un partner percepisce che la persona sta iniziando a prendere distanza, può aumentare il controllo e le intimidazioni.
Lei merita una relazione in cui può parlare, essere ascoltata, sbagliare, chiarire, avere opinioni. Non una relazione in cui deve muoversi con paura.
Le consiglio di chiedere un supporto professionale al più presto, per capire quali passi concreti può fare in sicurezza e per non restare sola in questa dinamica che la sta consumando.

Un caro saluto
Dott.ssa Alina Mustatea, Psicologa clinica e giuridica, Psicodiagnosta clinica e forense, Coordinatore genitoriale
Se desidera un aiuto per gestire questa situazione con un percorso di supporto e protezione, può prenotare una visita.
Dott. Vincenzo Capretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buon pomeriggio,
quello che stai vivendo non è una discussione di coppia, è qualcosa che ti sta togliendo spazio, voce e serenità. E il fatto che tu lo senta così chiaramente significa che dentro di te c’è ancora una parte lucida che prova a proteggerti.
In questo momento hai bisogno di rimettere al centro te stessa, la tua sicurezza e la tua dignità. Non devi affrontare tutto da sola: confidarti con qualcuno di fidato vicino a te o chiedere un aiuto professionale può fare una differenza enorme. Hai il diritto di parlare con qualcuno che ti ascolti senza farti sentire sbagliata, e soprattutto senza farti paura.
E per quanto possa sembrarti difficile, prendere un po’ di distanza da questa situazione — anche solo temporaneamente — ti aiuterebbe a respirare e a capire davvero come stai. Quando una persona ti controlla, ti minaccia o ti fa vivere nel terrore di sbagliare, la cosa più importante è metterti al sicuro e farti sostenere.
Se vuoi ci sono.
Se preferisci, puoi contattarmi sul canale che ti fa sentire più a tuo agio.
Dr. Vincenzo Capretto
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Buongiorno.
Credo che lei abbia le idee già sufficientemente chiare: i comportamenti del suo «ragazzo», le sue affermazioni, sono basati su minacce violente oltre ogni misura.
Qual è il suo limite di tollerabilità?
La violenza psicologica è violenza. Penso che non ci sia altro da aggiungere.
Si prenda immediatamente cura di sé.
Buonasera, e grazie per aver trovato il coraggio di condividere tutto questo. Le sue parole trasmettono un grande peso emotivo, e posso immaginare quanto sia difficile vivere ogni giorno in una situazione che la fa sentire svalutata, controllata e spaventata. Voglio dirLe con molta delicatezza ma anche con molta chiarezza che ciò che descrive **non rientra in una dinamica di semplice conflitto di coppia**, ma in comportamenti che possono diventare pericolosi per la sua salute emotiva e fisica.

Il fatto che Lei non possa esprimere un’opinione senza essere zittita, che venga insultata, sminuita, minacciata, presa di peso e costretta ad andarsene… tutto questo non è “litigare”: è una forma di aggressività che nessuna relazione dovrebbe contemplare. E, comprensibilmente, vivere così può far perdere lucidità e far nascere la tendenza a giustificare l’altro, soprattutto quando si è lasciato tutto per amore e ci si trova soli in una nuova città.

Anche l’uso della webcam, il controllo costante, le frasi violente – anche dette “per sfogo” – e l’idea che Lei debba dimostrare continuamente qualcosa per non essere sospettata… tutto questo mina profondamente la Sua dignità e la Sua libertà personale. Non è e non deve essere la normalità in una relazione.

Lei ha colto con grande lucidità un punto fondamentale: **queste reazioni non sono commisurate a nulla**, e non dipendono da ciò che fa o non fa. Non è una questione di umiltà, né di scuse. È una questione di rispetto, di sicurezza e di confini che qui purtroppo non vengono riconosciuti.

Le voglio dire con sincerità e vicinanza: i Suoi sentimenti, i Suoi pensieri e il Suo punto di vista meritano ascolto, non punizioni. Merita di sentirsi al sicuro, non spaventata. E merita una relazione dove esprimersi non sia un rischio.

La invito ad ascoltare questo disagio profondo che sta emergendo dentro di Lei: è un segnale prezioso, è la parte più sana che, nonostante tutto, sta cercando di proteggerla.

Qualunque passo sceglierà di fare, ciò che conta è che Lei possa tornare a sentirsi rispettata, libera e al sicuro. E questo, in una relazione, non dovrebbe mai essere negoziabile. Rimango a disposizione. Un caro saluto!
Dott. Luigi Pignatelli
Psicologo, Psicologo clinico
Taranto
Quello che descrivi non è un semplice conflitto di coppia, ma una relazione tossica con segnali molto chiari di violenza psicologica e rischio di escalation. Il problema, in questi casi, non è “cambiare lui”: partner con questo livello di controllo, aggressività e gelosia patologica non cambiano perché qualcuno li ama, e spesso non riconoscono nemmeno di avere un problema.
La domanda più importante quindi non è “come farlo ragionare”, ma: perché continui a restare in un rapporto che ti ferisce, ti isola e ti fa paura?
Hai lasciato casa, amici e famiglia; ora vivi chiusa in una stanza, sorvegliata da una webcam, costretta a giustificarti per qualsiasi cosa. Lui ti insulta, ti umilia, ti lancia oggetti addosso, ti minaccia (“avrei il diritto di dartele”, “ti brucio viva”), ti prende di peso per buttarti fuori. Sono comportamenti gravi, che non dipendono da cosa dici tu, ma da come è lui.
Non è colpa tua se sei finita in questa dinamica: quando ci si affeziona, si giustifica, si spera, si perde il senso della misura — ed è esattamente ciò che sta accadendo. Ma proprio per questo è fondamentale che tu metta al centro la tua sicurezza.
In una relazione così tossica non esiste dialogo possibile. Esiste solo una scelta: capire che la violenza non va normalizzata e chiedere aiuto. Rivolgiti ai tuoi familiari, a un centro antiviolenza, o a un professionista. Hai il diritto di sentirti al sicuro, rispettata e libera — e questa relazione non può offrirti nulla di tutto questo.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Cantù
Buongiorno,
quello che descrive non è un semplice conflitto di coppia, ma un insieme di comportamenti controllanti e aggressivi che non dovrebbero mai far parte di una relazione sana. Se una persona urla, lancia oggetti, minaccia, isola, controlla i movimenti o installa una telecamera per “monitorare”, questo non è amore: è violenza psicologica.
È comprensibile che lei si senta confusa e cerchi di giustificare ciò che accade, soprattutto dopo aver lasciato casa e affetti.
Ma la sua percezione è corretta: queste reazioni non sono proporzionate e vanno prese molto seriamente.
La priorità ora è la sua sicurezza e il suo benessere.
Ne parli con persone di fiducia, cerchi supporto professionale e non affronti tutto da sola. Non è lei a dover cambiare per evitare la rabbia dell’altro: lei merita rispetto, ascolto e un ambiente in cui poter esprimere liberamente ciò che pensa senza timore.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Dott.ssa Laura Federici
Psicologo clinico, Psicologo
Scandolara Ravara
Buongiorno Cara paziente,
dalla sua descrizione è evidente che il suo fidanzato abbia alcune fragilità su cui lavorare. Detto ciò, è importante che Lei pensi alla sua salute mentale e fisica e si allontani da una situazione di questo tipo.
L'ipercontrollo, gli scatti d'ira e il lancio di oggetti contro l'Altro fanno pensare a una situazione che è destinata a peggiorare nel tempo, con possibili conseguenze molto gravi.
Le mando un caro saluto
Dott.ssa Giulia Fiorini
Psicologo, Psicologo clinico
Varese
Buongiorno, da quello che ci scrive si potrebbe dire che questa relazione sta intaccando importanti libertà individuali, come per esempio il diritto di stare in un posto da soli o con altri senza dover essere osservati e controllati dal proprio partner. Lo stato emotivo che tutto questo suscita in lei avrebbe forse bisogno di trovare accoglienza e approfondimento. Potrebbe cercare supporto psicologico da un professionista privato oppure rivolgersi ai centri territoriali che si occupano del benessere della donna e della prevenzione di violenza di genere. Se sente di aver bisogno di un aiuto integrato (supporto psicologico, assistenza legale, in alcuni casi supporto per orientare il partner verso un percorso di consapevolezza) potrebbe informarsi su cosa il suo territorio le offre. Le auguro un buon percorso!
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua esperienza e il suo stato d'animo.
Quello che descrive NON è una “normale difficoltà di coppia”; è violenza psicologica e fisica, e questo è importante riconoscerlo subito, perché la sua confusione non è un segno che sta esagerando: è una reazione comune quando si vive in un contesto che svaluta, isola e controlla.
Tutte le cose che descrive, da sole, sono già segnali di allarme. Mescolate insieme indicano una situazione pericolosa: la insulta, svaluta, urla, la minaccia (“avrei il diritto di dartele”, “ti brucio viva”), le lancia lancia oggetti addosso, controlla i suoi spostamenti, ha installato delle web per controllarla, l'ha isolata dalla sua famiglia dagli amici e della sua vita precedente, la fa sentire in colpa per i suoi pensieri ed opinioni.
Questi comportamenti rientrano pienamente nel ciclo della violenza:
umiliazione → paura → colpa → giustificazioni → “momenti tranquilli” → nuova esplosione.
Non c’è nulla di normale né accettabile in tutto questo, non è lei il problema, non è il suo carattere, la sua opinione o il suo tono. Il fatto che lei si senta “sbagliata”, che ogni volta cerca di giustificarlo o di minimizzare, è una conseguenza naturale quando qualcuno ti manipola e ti svaluta in modo costante.
Lei scrive una frase molto lucida: “Sto perdendo la cognizione e il metro di misura.”
Questo è esattamente quello che succede nelle dinamiche abusive: si perde la capacità di valutare cosa è giusto e cosa non lo è, perché si viene schiacciati psicologicamente.
Le minacce sono SERIE, anche se dette “a caldo”.
Un partner che dice “se mi tradisci ti brucio viva” non è un uomo impulsivo, è un uomo pericoloso.
Non deve aspettare che quella frase diventi un gesto.
Cosa può fare concretamente adesso:
1. Parlare con qualcuno di fiducia (amico, familiare) e dirgli la verità, il controllo e l’isolamento sono parte del problema. Riattivare un contatto sicuro è fondamentale.
2. Contattare un centro antiviolenza.
3.Non giustificare più le sue reazioni.
4. Chiedere aiuto.
Non è importante “cosa hai detto tu”.
Niente giustifica minacce, controllo e aggressioni.
Niente.
Se vuole, posso aiutarla a:
capire come muoversi in sicurezza,
scrivere un messaggio per chiedere aiuto a una persona vicina,
identificare ulteriori segnali di rischio,
orientarsi verso un centro antiviolenza della sua zona.
Non è sola.
Buonasera, la ringrazio per aver avuto il coraggio di raccontare ciò che sta vivendo. Non è semplice farlo, soprattutto quando si è immersi in una situazione che confonde, disorienta e porta continuamente a giustificare chi ci fa del male. Vorrei dirle con estrema chiarezza e allo stesso tempo con tutta la delicatezza possibile che **la situazione che descrive è gravissima**.
Quello che il suo compagno sta mettendo in atto non è “un problema di litigi di coppia”, non è “carattere”, non è “uno scatto d’ira”: **è violenza psicologica, verbale e fisica.**
Le elenco solo alcuni dei comportamenti che lei stessa ha riportato:
* le lancia mozziconi di sigaretta e contenuto di posaceneri addosso;
* la insulta, la umilia, urla, la sminuisce;
* la afferra fisicamente e la caccia di casa;
* installa una webcam per controllarla e limita i suoi movimenti;
* la minaccia (“avrei tutto il diritto di dartele”, “se mi tradissi ti brucio viva”).
Questi non sono “comportamenti esagerati”, non sono “reazioni sproporzionate”: **sono veri e propri atti di violenza.**
E non c’è alcuna sua risposta, alcuna frase, alcun comportamento che possa giustificarli. Mai.
Lei dice una frase molto importante: *“Sento che sto perdendo la cognizione e il metro di misura”*.
Ed è esattamente quello che accade quando si vive in un contesto abusante: piano piano si perde la percezione della gravità, si iniziano a giustificare comportamenti inaccettabili, ci si sente confuse, colpevoli, indegne di esprimere un pensiero, sbagliate. È fondamentale che lei sappia questo: non è colpa sua. I suoi comportamenti non sono provocati da lei. Non sono comportamenti tollerabili e accettabili in una relazione.
Lei non è al sicuro.
In queste situazioni, la priorità assoluta non è “capire”, non è “mediare”, non è “aggiustare la relazione”. La priorità è **mettersi in sicurezza il prima possibile**, perché ciò che descrive è già una forma di escalation e, purtroppo, sappiamo bene che nel tempo queste dinamiche tendono a peggiorare.
Le chiedo davvero, con sincerità e senza volerle fare paura ma con senso di responsabilità professionale: si allontani da lui appena può, non rimanga sola in casa con una persona che ha già usato violenza e che l’ha minacciata di morte.
La invito a contattare subito il 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking.
Sono attivi 24 ore su 24, rispondono donne formate e pronte ad ascoltarla senza giudizio. Può chiamare, chattare o scrivere: anche raccontare semplicemente ciò che ha scritto qui sarà sufficiente. Le spiegheranno quali passi può fare per mettersi al sicuro, come tutelarsi e dove può andare.
Non si tratta di “ingigantire”, non di “fraintendere”, ma di prendere atto della realtà:
**lei è in pericolo.**
Non faccia l’errore — comprensibilissimo, umano, comune in queste situazioni — di pensare che “in fondo non è così grave” o “non mi ha fatto niente di davvero pericoloso”. Lo è già. E purtroppo, se non interviene, il rischio è che peggiori.
Io rimango qui a disposizione per parlarne ancora, per aiutarla a fare chiarezza e accompagnarla nei prossimi passi.
La prego soltanto: **non sottovaluti la situazione in cui si trova.
La sua sicurezza e la sua vita vengono prima di tutto.**

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