Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 19 anni assumo daparox

24 risposte
Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 19 anni assumo daparox, quindi esattamente 14 anni di cura, che grazie a queste gocce stavo bene apparte ogni tanto nei cambi stagione tipo ottobre, marzo avevo delle ricadute dove mi sentivo sintomi credo di ansia, cioè depersonalizzazione e derealizzazione in più pensieri di fare del male a chi avevo vicino oppure a me stesso, che mi duravano massimo 1 mese e mi passavano, adesso dal 4 marzo 2025 mi sono tornati questi sintomi di depersonalizzazione o derealizzazione, che quello che guardo lo vedo diverso, oppure guardo la mia stanza la vedo diversa, devo fare qualcosa al computer e non riesco a concentrarmi, oppure sento parlare la gente e sembra come se la voce non la riconosco, oppure mancanza di piacere nel fare le cose, tipo prima avevo un evento non vedevo l'ora che arrivava quel giorno per andare adesso se vado oppure no non mi porta quel piacere..tutto questo h24 ci sono momenti che e più leggero momenti invece che sembra che sto per impazzire da un momento a l'altro. in poche parole tutto quello che vivo sembra di vederlo da dentro una bolla, tutto questo dal 4 marzo, non so la causa cosa sia stata ma prima del 4 marzo ci sono stati due episodi, anche se la situazione in famiglia non e bella, anche se io e mia madre non ci abbiamo mai dato tanto peso, cioè mio padre non lavora, e quindi tutti i soldi che prende della pensione li spende a fumare o bere... ma ripeto prima del 4 marzo ci sono stati 2 episodi...
1- che si e operata mia mamma quindi per 4, 5 ore non abbiamo avuto più risposta dall'ospedale cosa era successo perchè non ci rispondeva nessuno, quindi eravamo tutti in ansia perchè pensavamo che era andata male l'operazione e quindi era successo qualcosa di brutto a mia madre, infatti per 4, 5 ore quel giorno sono stato in ansia più totale.
2- ho avuto anche una forte influenza che avevo febbre sopra i 39 con vomito e diarrea infatti per 2 giorni sono stato malissimo, che infatti visto che stavo male per quei giorni non ho seguito neanche la cura con il daparox che l'avevo sospesa per 4 giorni.
Adesso arrivo al punto perchè ho fatto questo post per capire almeno cosa mi sta succendendo in questo periodo già 2 mesi...
1- tutto questo può essere un inizio di psicosi o schizofrenia? perchè spiego ho il vizzio di leggere su internet e quindi mi sono imbattuto su psicosi che leggendo i sintomi che può portare la psicosi, sembra come se certe volte meli faccio venire da solo, tipo ho letto che la psicosi può portare che perdi la percezione del tempo e sembra come se certe volte perdo la percezione del tempo, oppure ho letto che può causare allucinazioni e sembra come se mi guardo attorno come se prima o poi vedo qualcosa, o sento qualcosa...
2- lo stress o l'ansia che sto vivendo può causare una psicosi ?
se possibile vorrei chiedervi a voi dottori se mi potete rispondere il più sincero possibile... Grazie
Dr. Lorenzo Cella
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Capisco che lei stia vivendo una situazione difficile, con una serie di sintomi preoccupanti che stanno influenzando la sua percezione della realtà e la sua qualità di vita. La dissociazione, la sensazione di depersonalizzazione e derealizzazione che descrive, così come l'anedonia e la difficoltà a concentrarsi, sono esperienze fortemente invalidanti, e le sue preoccupazioni rispetto alla schizofrenia o alla psicosi sono comprensibili, ma voglio rassicurarla riguardo a questi timori.

Innanzitutto, è positivo che abbia già eseguito una serie di esami clinici, i quali, come ci ha riferito, sono risultati nella norma (eccetto per la vitamina D, che può essere facilmente trattata). Questo esclude problematiche mediche gravi o disturbi fisici che potrebbero giustificare i sintomi. Tuttavia, i sintomi che lei sta descrivendo, come la derealizzazione e la depersonalizzazione, sono comuni in situazioni di forte stress, ansia o depressione e non sono necessariamente indicativi di psicosi o schizofrenia.

La dissociazione che lei sta sperimentando può essere vista come una risposta del corpo e della mente a stress emotivi intensi o situazioni di ansia cronica, che possono "disconnettere" temporaneamente la persona dalla realtà circostante, creando la sensazione di essere separato dal proprio corpo o dal mondo. Questa risposta può essere un meccanismo protettivo che la mente attua per proteggersi da emozioni o pensieri troppo dolorosi, ma che, in caso di persistenza o intensificazione, può divenire disfunzionale. È importante sottolineare che questa dissociazione non è necessariamente un segno di psicosi, ma piuttosto una risposta a un accumulo di tensione psicologica.

Inoltre, la sua difficoltà a provare piacere nelle attività che una volta le davano soddisfazione, come uscire con la moto o con gli amici, può essere legata a una condizione di anedonia, che spesso si presenta in contesti di ansia o depressione. Questo sintomo può aggravarsi in momenti di stress o cambi di stagione, come accade nel suo caso, ma può essere trattato con un percorso terapeutico mirato, che potrebbe includere tecniche di rilassamento, psicoterapia cognitivo-comportamentale, o altre forme di supporto psicoterapeutico.

Mi permetto di darle due consigli:

Consideri di avvalersi di un percorso psicoterapeutico per esplorare più a fondo i fattori psicologici e emotivi che possono alimentare questi sintomi. La psicoterapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, può aiutarla a gestire i pensieri ansiosi e a ridurre i meccanismi di dissociazione, aiutandola a riconnettersi con la realtà in modo più funzionale.

Gestisca il suo stress e il suo benessere fisico. Poiché ha accennato alla vitamina D bassa, potrebbe essere utile integrarvi un adeguato trattamento per migliorare i livelli di questa vitamina, che è coinvolta anche nel benessere psicologico. Inoltre, attività fisica regolare e tecniche di rilassamento (come la mindfulness) possono supportare il miglioramento del tono dell'umore e ridurre i sintomi di ansia e dissociazione.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Ciao,

Sembra che tu stia vivendo un periodo davvero difficile, e capisco quanto possa essere confuso quando questi sintomi si ripresentano. È importante ricordare che ansia, stress e interruzioni nella routine – come l'influenza o la sospensione del farmaco – possono avere un impatto significativo su come ci sentiamo e percepiamo il mondo attorno a noi. I sintomi che descrivi, come la depersonalizzazione e la derealizzazione, sono spesso legati a momenti di grande stress o cambiamenti nel nostro stato emotivo e fisico.

Sui timori riguardo alla psicosi, è comprensibile che, leggendo online, possano emergere preoccupazioni. Però, spesso, i sintomi di psicosi sono molto diversi da quelli che hai descritto. Piuttosto, potrebbe trattarsi di una reazione ansiosa che, amplificata dalla situazione familiare e dal malessere fisico, sta creando confusione nella percezione della realtà.

Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Caro utente,
la situazione che descrivi è molto delicata e merita una risposta attenta. I sintomi che riporti — depersonalizzazione, derealizzazione, difficoltà di concentrazione, anedonia (mancanza di piacere nelle attività), ipervigilanza sui segnali del corpo e della mente — rientrano spesso nei quadri d’ansia intensa e negli stati dissociativi che possono comparire in contesti di forte stress emotivo.

Gli eventi che hai vissuto di recente, come la preoccupazione per la salute di tua madre, la situazione familiare difficile e la sospensione improvvisa della terapia con Daparox, sono tutti fattori che possono avere contribuito a destabilizzare il tuo equilibrio emotivo. In particolare, l’interruzione anche solo temporanea di una terapia antidepressiva assunta per molti anni può portare a fenomeni di “discontinuation syndrome” (sindrome da sospensione), che si manifestano con sintomi molto simili a quelli che descrivi.

Per quanto riguarda la tua preoccupazione di sviluppare una psicosi o una schizofrenia, è importante chiarire che la depersonalizzazione e la derealizzazione non sono di per sé segni di psicosi. Sono sintomi che accompagnano frequentemente stati ansiosi, depressivi o di forte stress. La differenza fondamentale sta nel mantenimento del contatto con la realtà: tu riconosci che ciò che percepisci “è strano” e che il problema viene da dentro di te, non dall’esterno. Questo è un segno positivo, che differenzia nettamente la tua esperienza dai sintomi psicotici veri e propri.

Inoltre, leggere su internet i sintomi di gravi disturbi psichiatrici può aumentare notevolmente la tua ansia e innescare un circolo vizioso di iperfocalizzazione e suggestione, peggiorando la percezione soggettiva dei tuoi sintomi.

Per rispondere alla tua seconda domanda: lo stress e l’ansia, se molto intensi e protratti, possono portare a momenti di “scompenso” emotivo, ma questo non significa automaticamente sviluppare una psicosi. Tuttavia, vanno monitorati con attenzione per evitare che la situazione peggiori.

È assolutamente consigliato e utile che tu ti rivolga a uno specialista (psicologo psicoterapeuta o psichiatra) per una valutazione approfondita e per modulare adeguatamente la terapia. Solo un professionista potrà chiarire i tuoi dubbi, rassicurarti in modo competente e guidarti verso un percorso di cura efficace.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Tutti questi fenomeni, pur nella loro forza, sono riconducibili a una condizione di forte ansia, alimentata da pensieri catastrofici e da uno stato di ipervigilanza, cioè da quella condizione in cui la mente è sempre “in allarme”, a caccia di segnali di pericolo, anche quando non ce ne sono realmente. Quando l’ansia è molto elevata e prolungata nel tempo, può produrre proprio effetti di derealizzazione e depersonalizzazione, che sono meccanismi di difesa psicologica: è come se la mente cercasse di proteggersi da uno stress emotivo troppo intenso, prendendo distanza dalla realtà. Non è un segno di follia, ma piuttosto un segnale che ci avverte che siamo stanchi, sopraffatti e che abbiamo bisogno di cura. I due eventi che ha descritto prima del 4 marzo possono essere stati dei fattori scatenanti. Da una parte, l'ansia intensa e prolungata vissuta durante l’attesa per l’operazione di sua madre ha sicuramente attivato in lei uno stato emotivo molto forte. Dall’altra, la sospensione della terapia con Daparox per alcuni giorni a causa della febbre potrebbe aver destabilizzato l’equilibrio che aveva costruito negli anni. È importante sapere che l’interruzione anche solo temporanea di farmaci come la paroxetina può causare sintomi di tipo ansioso, alterazioni della percezione e malessere generale. Questi sintomi non indicano necessariamente che stia sviluppando una nuova patologia, ma che il sistema nervoso ha subìto uno stress chimico ed emotivo in un momento già delicato. Rispetto alla sua domanda più profonda, e comprensibilmente angosciante, cioè se ciò che vive possa essere l’inizio di una psicosi o schizofrenia, la risposta più onesta e chiara che posso darle, sulla base di ciò che ha raccontato, è no. I sintomi che descrive non sono segni di una malattia psicotica in senso stretto. Le psicosi vere e proprie comportano una perdita di contatto con la realtà che è molto più marcata, con convinzioni fisse e non criticabili (deliri), percezioni alterate (allucinazioni reali) e una compromissione importante del funzionamento quotidiano, spesso senza consapevolezza da parte della persona di ciò che le sta accadendo. Al contrario, lei ha un livello molto elevato di consapevolezza, di analisi, di messa in discussione. Questo è incompatibile con una psicosi vera. La sua è una mente che cerca risposte, che ha paura, ma che funziona. E questo fa una grande differenza. Purtroppo, l’abitudine a leggere su internet i sintomi di malattie mentali può generare un effetto paradossale, amplificando la paura e facendo emergere nuove preoccupazioni. Questo fenomeno è molto comune ed è chiamato “cybercondria”: più si cerca rassicurazione attraverso la rete, più aumentano l’ansia e l’incertezza. Il rischio è quello di scivolare in un circolo vizioso dove ogni sensazione viene scrutata con sospetto e ogni pensiero viene visto come un possibile segnale di malattia. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sarebbe utile aiutarla a riconoscere questo schema di pensiero e a lavorare proprio sulla gestione dell’ansia anticipatoria e delle ruminazioni. Il lavoro terapeutico può concentrarsi sulla differenziazione tra pensiero e realtà, sulla regolazione delle emozioni, sul recupero del senso di sicurezza interiore, e sulla ricostruzione graduale della motivazione verso le attività quotidiane, anche attraverso tecniche comportamentali attivanti. E può anche includere il supporto nel reinserire correttamente la terapia farmacologica, sempre in accordo con il suo psichiatra, per ristabilire un equilibrio più stabile. Il suo disagio è reale, e non va minimizzato. Ma non è follia. È il risultato di un insieme di fattori: stress, sospensione del farmaco, vulnerabilità pregressa e un periodo difficile sul piano familiare. E tutto questo, con il giusto supporto, può essere affrontato e superato. Lei non è solo, né debole. Sta già facendo il primo passo chiedendo aiuto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la sua descrizione è molto dettagliata e permette di cogliere con chiarezza il disagio che sta vivendo, così come la profondità della sua preoccupazione. Le sensazioni di derealizzazione, depersonalizzazione, la difficoltà a concentrarsi, la perdita di piacere, e i pensieri intrusivi che descrive sono sintomi che possono rientrare in un quadro ansioso importante, verosimilmente riattivato da fattori stressanti recenti, sia fisici che emotivi.

Il fatto che da molti anni lei stia seguendo una cura con daparox (paroxetina) e che in passato questo le abbia permesso di stare relativamente bene è un dato significativo. È noto, infatti, che in alcune persone con vulnerabilità ansiosa o depressiva, anche piccole variazioni (come un'interruzione improvvisa del farmaco per alcuni giorni, un episodio febbrile intenso o un evento emotivamente impattante) possono agire come fattori scatenanti e riattivare i sintomi, talvolta in forma più accentuata.

Capisco la sua paura: leggere sintomi su internet, specialmente legati a disturbi gravi come la psicosi o la schizofrenia, può alimentare il cosiddetto “effetto nocebo” psicologico, ovvero l’ansia anticipatoria di sviluppare ciò che si è letto. In questo stato, la mente tende a cercare conferme delle proprie paure, osservando ogni sensazione interna come potenzialmente pericolosa. È un meccanismo molto comune nei disturbi d’ansia e di tipo ossessivo, ma non per questo meno invalidante o meno serio.

Le sue domande meritano una risposta chiara e sincera, come lei giustamente chiede. Da quanto racconta, non emergono segnali diretti o inequivocabili di un esordio psicotico. Le esperienze di distacco dalla realtà che descrive, seppure spaventose, sono tipiche in molti casi di ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo o forme depressive con forte componente ansiosa. In questi casi, si può avere l’impressione di “impazzire” o di perdere il controllo, ma non si tratta di una psicosi nel senso clinico. È importante sottolinearlo.

Tuttavia, proprio perché la sofferenza è reale e persistente, è fondamentale che lei non rimanga da solo con questi dubbi. Il mio consiglio è di rivolgersi quanto prima a uno specialista (psichiatra, psicologo o psicoterapeuta) che possa fare una valutazione diretta, riconsiderare il piano farmacologico (soprattutto in seguito alla sospensione temporanea del farmaco) ed eventualmente accompagnarla in un percorso terapeutico più mirato. L’approccio integrato, che combina un supporto farmacologico ben dosato con un intervento psicoterapeutico evidence-based, può essere particolarmente efficace in situazioni come la sua.

Lei ha già dimostrato grande consapevolezza e desiderio di capire meglio cosa le sta accadendo. Questo è un punto di forza importante da cui partire per uscire dalla bolla che oggi la fa sentire distante da sé e dalla vita.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente ho letto ciò che ha scritto, le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico. I farmaci curano solo i sintomi.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Francesca Casolari
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
salve, altissimi livelli di stress può causare psicosi ma alla base come nel suo caso ci sono già stati episodi quindi è più agevolata nel fatto che si sono ripresentati. coniglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico di tipo cognitivo comportamentale e psichiatrico. grazie
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
In alcuni casi molto gravi e prolungati, sì, ma si tratta di condizioni estreme (es. trauma grave, uso di sostanze, isolamento prolungato, condizioni mediche gravi, o predisposizione genetica importante).
Nel tuo caso, lo scenario più probabile è che l’ansia intensa e il cambio nella terapia abbiano scatenato una ricaduta ansiosa e depressiva.
Ti spiego i fattori che hanno probabilmente contribuito:
L’interruzione del Daparox per 4 giorni: può aver creato un effetto di “discontinuazione” con sintomi tipo vertigini, ansia, derealizzazione.
L’influenza forte con febbre alta → stress fisico e psicologico.
L’intervento di tua madre → stress emotivo acuto.
Una situazione familiare instabile → stress cronico di fondo.
I cambi di stagione (che in te già causavano riacutizzazioni).
Tutto questo può portare a una riacutizzazione importante dell’ansia o di un disturbo ossessivo/depressivo, ma non vuol dire che tu stia sviluppando un disturbo psicotico. Cosa puoi fare adesso, concretamente?
Parla con lo psichiatra che ti segue: È fondamentale. Se non lo hai già fatto, fissa un appuntamento. Potrebbe essere necessario rivedere il dosaggio del Daparox o associare una terapia di supporto temporanea.
Evita di cercare i sintomi su internet. Ti porta solo a confermare le tue paure, ti fa “incollare” su pensieri che si rinforzano da soli.
Dott.ssa Francesca Lupo
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, grazie per il messaggio.
Mi rendo conto che non sia la sede migliore per approfondire, nonostante ciò cercherò di darle intanto una risposta più esaustiva possibile.
Mi dispiace per il momento che sta vivendo, indubbiamente non dev'essere semplice.
Non so come stia proseguendo al momento. Riguardo a questo le vorrei chiedere se sta proseguendo con l'assunzione di tale farmaco. E già qui mi sentirei di dirle di non affidarsi esclusivamente ai farmaci. Quando si assumono farmaci, di qualsiasi tipo, è necessario (periodicamente) rivederne il dosaggio. Perché in effetti, anche questo aspetto può influire negativamente. Il farmaco, inoltre, è utile e in alcune situazioni molto importante e necessario, ma non sufficiente. Bisognerebbe, infatti, come nel suo caso, anche intraprendere un percorso terapeutico che ci permetta di conoscerci a fondo, individuare strategie e risorse funzionali.
In poche parole, è come se, ad esempio, in caso di problemi alla schiena ci si affidasse solo all'assunzione di un antidolorifico/antiinfiammatorio. Potrebbe essere utile soprattutto quando il dolore è forte. Ma non basterebbe. Non si risolverebbe il problema. Bisognerebbe, infatti, fare sedute da un fisioterapista, pilates e così via...

Emerge in lei una forte volontà di capire, di aiutarsi e di aiutare. Cerchi di assecondarla più possibile, prima di tutto chiedendo un consulto medico specializzato (ad esempio uno psichiatra che possa dirle come comportarsi con il farmaco d'ora in poi) e prendendo davvero in considerazione l'idea di intraprendere un percorso terapeutico.
Resto a disposizione, buona giornata.
Dott.ssa Erika Castagneri
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno gentile utente, grazie per questa sua condivisione. Dalla situazione che lei descrivere si sente molta fatica e complessità. Per la sintomatologia che lei descrive, a parer mio, le consiglio di contattare il suo medico curante o uno psichiatra in modo da poter avere uno confronto rispetto all'andamento della cura ed agli eventuali effetti del farmaco. Le consiglio inoltre, di valutare la possibilità di iniziare un percorso di psicoterapia per poter avere uno spazio in cui prenderti cura di tutto ciò che ti preoccupa e confrontarti sulla tua paura relativa alla psicosi e sui sintomi che stai vivendo.
Di sicuro i periodi così intensi di preoccupazioni e tensioni, possono aumentare i livelli di ansia, influire sull'umore ed alimentare un malessere generale.
Resto a disposizione, Dottoressa Erika Castagneri
Dott. Dimitri Abate
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Gent.mo,
la ringrazio per la fiducia con cui ha raccontato il suo vissuto, e rispondo con la massima sincerità e rispetto.

Quello che sta vivendo non è un inizio di psicosi o schizofrenia. I sintomi che descrive — derealizzazione, depersonalizzazione, pensieri intrusivi, ansia legata al controllo delle percezioni — sono tipici dei disturbi d’ansia e, in particolare, di momenti di scompenso legati a forti stress o sospensione del farmaco. Il fatto che mantiene consapevolezza ("so che è la mia stanza", "so che sono pensieri", "ho paura di impazzire") è un segnale chiaro di non-psicosi. Chi entra in una psicosi vera non si accorge che la percezione è alterata, e perde il contatto con la realtà. Lei, invece, ce l’ha.

Lo stress e l’interruzione del Daparox potrebbero essere una spiegazione. Un lutto anticipato (come la paura per l’operazione della mamma), una grave influenza con febbre alta, e soprattutto l’interruzione improvvisa del Daparox, possono riattivare i sintomi. In particolare, la sospensione anche solo per pochi giorni può causare disturbi intensi a livello neurochimico: derealizzazione, ansia, sbalzi emotivi, sintomi dissociativi.

Contatti il suo psichiatra per rivedere il dosaggio del farmaco. Potrebbe essere utile un piccolo aumento temporaneo. Eviti di leggere in rete diagnosi e sintomi: l’ipercontrollo peggiora l’ansia. Se possibile, integri con un supporto psicoterapeutico, anche breve, per gestire la paura della malattia mentale e i pensieri intrusivi.

Non sta impazzendo. Sta vivendo un momento faticoso e riattivato, ma affrontabile con i giusti aiuti.

Cordiali saluti,
dott. Abate
Dott. Nunzio Spina
Psicologo, Psicologo clinico
Amantea
Ciao, deve essere frustrante vivere questa situazione, e affrontare questi sintomi, insieme all'ansia che ne deriva. Da quello che descrivi, sembra che tu stia vivendo un periodo di forte stress e ansia, che possono amplificare la sensazione di derealizzazione e depersonalizzazione. Questi sintomi sono spesso legati a disturbi d'ansia e possono essere accentuati da eventi stressanti, come quelli che hai vissuto recentemente (ma andrebbe fatta una diagnosi accurata). Per rispondere alle tue domande: 1)Lo stress e l'ansia prolungati non causano direttamente psicosi o schizofrenia, ma possono contribuire a sintomi dissociativi come la derealizzazione e la depersonalizzazione. Il fatto che tu sia consapevole di questi sintomi e che riesca a riconoscerne la loro natura è un segnale positivo, perché nelle psicosi vere e proprie la consapevolezza della realtà tende a essere compromessa. 2) Leggere troppo su internet può aumentare l'ansia e farti focalizzare su sintomi che magari non sono realmente presenti. È normale che, leggendo di psicosi, tu possa iniziare a notare alcuni sintomi e preoccuparti di svilupparla, ma questo non significa che tu stia andando in quella direzione. Se ti va possiamo parlarne in tranquillità in modo da valutare bene la tua situazione in modo approfondito, e magari qualora fosse necessario trovare strategie per gestire questi sintomi. Cercami su miodottore: Nunzio Spina | instagram: nunzio.spina_psy
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

le manifestazioni sintomatiche di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. I disturbi di matrice ansiosa possono esser curati con successo attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. Affianchi al trattamento farmacologico un percorso psicologico, vedrà che cin il tempo potrà guardare ad un benessere più a lungo termine.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,

grazie per aver condiviso con tanto coraggio la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere spaventante e faticoso convivere con sintomi così intensi e persistenti, soprattutto quando sembrano sfuggire al proprio controllo e si è soli nel cercare risposte.

Da ciò che descrive, sembra che stia attraversando un periodo di forte stress, con episodi significativi (l’intervento di sua madre, l’influenza e la sospensione della terapia) che potrebbero aver destabilizzato un equilibrio già delicato. I sintomi di derealizzazione, depersonalizzazione, ansia intensa e pensieri intrusivi possono manifestarsi in risposta a eventi traumatici, a uno stress prolungato o anche alla temporanea interruzione di una terapia farmacologica che il suo organismo aveva ormai integrato da anni.

La tendenza a cercare informazioni online, sebbene comprensibile, rischia di aumentare l’ansia e la confusione, soprattutto quando si leggono diagnosi complesse come la psicosi. È importante sapere che i sintomi che descrive, pur essendo molto angoscianti, non indicano necessariamente l’insorgere di una psicosi o di una schizofrenia, ma possono essere parte di un disturbo d’ansia, di un disturbo ossessivo-compulsivo o di una reazione acuta allo stress.

Le consiglio vivamente di confrontarsi al più presto con il suo medico psichiatra o con uno specialista di fiducia, per una valutazione accurata e per rivedere eventualmente il piano terapeutico. Anche un percorso psicologico può aiutarla a gestire i pensieri intrusivi, a ritrovare un senso di stabilità e a sentirsi nuovamente partecipe della sua vita quotidiana.

Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Capisco quanto sia difficile e angosciante affrontare questi sintomi, soprattutto quando ti sembra che tutto ciò che vivi sembri diverso o sfocato. È assolutamente comprensibile che tu ti stia preoccupando, soprattutto quando si tratta di qualcosa che non riconosci nel tuo corpo o nella tua mente. Quello che descrivi, come la sensazione di depersonalizzazione, derealizzazione e la difficoltà di concentrarti, è spesso legato a stress, ansia e a momenti di grande pressione psicologica. La tua esperienza, quindi, potrebbe essere una risposta del corpo e della mente a tutti gli eventi recenti che hai vissuto, come la malattia di tua madre e le difficoltà legate alla tua salute. Questi eventi, insieme al fatto che hai sospeso il farmaco per qualche giorno, possono sicuramente avere un impatto significativo sul tuo stato emotivo e psicologico.

Per quanto riguarda i tuoi timori, quello che descrivi non sembra indicare l'inizio di una psicosi o schizofrenia. Le psicosi si caratterizzano generalmente per una completa perdita del contatto con la realtà, come credenze deliriache o allucinazioni vere e proprie. Ciò che stai vivendo, invece, sembra essere più in linea con un disturbo d’ansia grave o con una reazione allo stress. La percezione del tempo che sembra alterata o la sensazione di "guardare tutto da dentro una bolla" sono piuttosto comuni in situazioni di forte stress emotivo, e non sono indicative di psicosi.

Se ti aiuta, ti incoraggio davvero a parlare con un professionista della salute mentale. Anche se sei capace di fare delle riflessioni introspettive, parlare con uno psicoterapeuta potrebbe offrirti maggiore chiarezza e supporto. Inoltre, è importante che tu possa affrontare con il tuo medico la sospensione del farmaco, poiché può avere degli effetti sul tuo stato, e sarebbe utile trovare il giusto equilibrio per aiutarti a sentirti meglio.

Non c’è nulla di male nel cercare aiuto, soprattutto quando ci si trova in un momento di difficoltà. A volte il supporto esterno è ciò che ci aiuta a vedere la situazione con occhi diversi e a trovare la forza di affrontarla. La tua preoccupazione è legittima, ma con il giusto supporto, riuscirai a capire meglio cosa sta succedendo e a trovare il modo di gestire questi sintomi. Spero che tu possa prendere questo passo verso la cura di te stesso.
Dott.ssa Elena Tortoriello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casoria
Ciao, quello che stai vivendo è uno stato di grande sofferenza e spaesamento. Leggendo le tue parole si percepisce quanto da settimane ti senta dentro una specie di bolla, lontano dalla realtà di prima, come se ogni cosa fosse sbiadita, confusa, alterata. È una condizione che può far davvero molta paura, soprattutto quando si ha la sensazione di perdere il controllo della propria mente.

I sintomi che descrivi, come la derealizzazione, la depersonalizzazione, l’apatia e i pensieri intrusivi, sono molto spesso legati a uno stato ansioso acuto o a un episodio depressivo reattivo. Anche se a volte possono sembrare simili a quelli di una psicosi, in realtà ne sono profondamente diversi. Il fatto che tu riesca a osservare ciò che ti sta succedendo, a raccontarlo con lucidità e a porti delle domande sul significato di quello che provi, indica che sei ancora pienamente connesso alla realtà. In un disturbo psicotico, questa consapevolezza si perde, mentre nel tuo caso è ancora presente, anche se è come se faticasse a farsi sentire.

Un aspetto importante che emerge è che poco prima dell’inizio di questo stato c’è stato un accumulo di stress molto forte. L’ansia per l’intervento di tua madre, la paura di perderla, la malattia fisica che hai vissuto con febbre alta, vomito e debolezza, e la sospensione improvvisa della paroxetina: tutto questo può avere avuto un impatto profondo sul tuo equilibrio emotivo e neurochimico. Il corpo e la mente, sotto pressione, possono reagire con sintomi che sembrano inspiegabili o eccessivi, ma che in realtà sono segnali di allarme.

Nel linguaggio dell’Analisi Transazionale, è come se il tuo Bambino interiore si sentisse oggi spaventato e abbandonato, senza più punti di riferimento sicuri. Forse in questo momento il tuo Adulto fatica a rassicurarlo, anche perché non ha avuto il tempo né lo spazio per riorganizzarsi dopo questi eventi stressanti. Ma il fatto stesso che tu abbia trovato le parole per raccontarti, che tu stia cercando risposte con lucidità e umiltà, è un segno che dentro di te ci sono ancora risorse attive e presenti.

Questa fase può passare, con il giusto aiuto. Parlane apertamente con il tuo psichiatra: è importante che sappia esattamente quello che stai vivendo, così da poter valutare se ci sia bisogno di rivedere la terapia farmacologica, soprattutto dopo la sospensione. Anche un sostegno psicologico regolare, con una persona che possa accogliere quello che provi senza giudicare, può aiutarti a ritrovare il senso di continuità con te stesso e con la tua vita.

Non c’è vergogna nel sentire di avere bisogno. Al contrario, è proprio nei momenti in cui sembra tutto più fragile che il contatto umano diventa essenziale. A volte serve qualcuno che sappia vedere la tua forza anche quando tu non la senti più, e che ti accompagni un passo alla volta fuori da questa bolla.
Dott.ssa Floriana Ricciardi
Psicologo, Psicologo clinico
Venegono Inferiore
Gentile utente, è difficile se non improbabile sviluppare una Schizofrenia a 33 anni. Quelli che lei descrive potrebbero essere i sintomi di un Disturbo da Attacchi di Panico. La invito a consultare un Medico Psichiatra o uno Psicologo Clinico. Nel caso dovesse confermare la diagnosi, insieme alla farmacoterapia è bene affiancare un percorso psicologico, perché il farmaco da solo non è risolutivo.
Cordialmente.
dr.ssa Floriana Ricciardi
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buon pomeriggio, per analizzare nel dettaglio la sua situazione e fare delle ipotesi è necessario che lei faccia dei colloqui in cui spiega la sua storia personale e solo successivamente il professionista potrà fare qualche ipotesi ed esporle qual è il suo piano di intervento per aiutarla ad affrontare le sue problematiche.
Solo dalle poche righe che lei ha scritto non è possibile esprimere giudizi o opinioni.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Dott.ssa Federica Zunino
Psicologo, Psicologo clinico
Albisola Superiore
Buongiorno,
Le consiglio di contattare il medico di riferimento che le ha prescritto i farmaci in modo da valutare una modifica nella somministrazione oppure un aggiunta all'occorrenza, nel dialogo clinico con lo specialista riferisca anche gli eventi che le possono aver generato ansia o peggioramento dal punto di vista psico fisico: l'operazione di sua madre e la sospensione seppur temporanea del daparox.
In questi casi è consigliabile un incremento della frequenza della psicoterapia, se del caso di rivolga alle reti territoriali pubbliche, allo scopo di poter esprimere dubbi, pensieri intrusivi per avere risposte chiare e pertinenti che su Internet non sono così legate al caso specifico di ciascuna persona.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento e/o integrazione.
Dott.ssa Federica Zunino
Gentile utente, i sintomi che descrive sono estremamente angoscianti ma non indicano necessariamente una psicosi. Potrebbero rientrare in un quadro di ansia intensa con una componente depressiva. E' possibile che i due eventi che riporta abbiano contribuito a riaccendere i suoi stati ansioso-depressivi insieme ai fattori ambientali legati al cambiamento di stagione, che lei stesso riconosce come trigger per dei periodi di riacutizzazione della sua sofferenza. In particolare, l'assenza di piacere nel fare qualsiasi cosa che in passato le dava piacere, è un sintomo caratteristico della depressione mentre la depersonalizzazione e derealizzazione, ovvero il suo sentirsi sempre in una bolla, possono essere sintomi di una forte ansia. In questi mesi ha condiviso con l* psichiatra che la segue quanto le sta accadendo? Talvolta è necessario effettuare dei cambiamenti nei dosaggi o nella tipologia di farmaci all'interno di un percorso di supporto farmacologico. Inoltre, qualora non lo facesse già, le consiglio di iniziare un percorso di supporto psicoterapeutico o perlomeno psicologico al fine di non isolarsi all'interno della sua sofferenza e di essere sostenuto rispetto alle paure e all'ansia che vive.
Resto a sua disposizione per eventuali ulteriori domande.
Un caro saluto
Dott. Dario Papa
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ferrara
Ciao, innanzitutto grazie per la chiarezza con cui hai descritto la situazione. Già questo mi dice molto: significa che non stai perdendo il contatto con la realtà, anche se ti senti travolto.
Quello che descrivi – la derealizzazione, la depersonalizzazione, la difficoltà a sentire piacere, la paura di impazzire – non è psicosi. Sono sintomi che possono spaventare tantissimo, ma che rientrano spesso nei disturbi d’ansia o depressivi. La cosa più importante è che tu te ne renda conto, ti fai domande, provi a capire. Chi sta entrando in uno stato psicotico vero, di solito non si fa domande. Non si accorge che qualcosa non va.
In più, hai vissuto diversi eventi molto stressanti, tutti insieme: la preoccupazione per tua madre, una febbre forte con interruzione del farmaco, una situazione familiare già difficile. È più che comprensibile che il tuo sistema nervoso abbia “alzato le difese” e iniziato a reagire così. La mente si protegge a modo suo, anche se non sempre in modo piacevole.
Non stai impazzendo; stai solo attraversando un momento difficile, e i sintomi che vivi – per quanto forti – sono gestibili e trattabili, soprattutto se vieni seguito bene.
Quello che ti consiglio è di parlare con il tuo psichiatra: magari il dosaggio va riassestato, oppure va supportato con uno psicologo che possa seguirti. Se senti che da solo non ce la fai, sappi che chiedere aiuto non è debolezza, è lucidità.
Se vuoi, possiamo parlarne.
Ti ascolto volentieri.

Dott. Dario Papa.
Salve, mi verrebbe da suggerirle di evitare (o se non riesce a farlo, limitare) la ricerca dei sintomi su internet e prenotare una visita specialistica con uno psichiatra con il quale poter esporre il modo in cui lei si sente e tutti i suoi dubbi al riguardo. Affidarsi a Google non fa altro che aumentare gli stati di tensione quando stiamo male e i risultati di ciò che leggiamo sulla rete non sempre corrispondono alla realtà. Il Daparox, che è un farmaco antidepressivo, all'età di 19 anni da chi le fu prescritto? In tutti questi anni, è stato poi fatto un controllo periodico sull'andamento della terapia farmacologica seguita? Facciamo attenzione al - fai da te - quando si segue una terapia farmacologica. E' sempre bene contattare il professionista che ci segue e seguire attentamente le indicazioni che ci vengono date, non dimenticando la fase di interruzione dell'assunzione del farmaco .. che dovrebbe avvenire attraverso delle fasi di scalaggio sempre su indicazione medica. Poi sicuramente l'ansia e lo stress, se non adeguatamente gestiti, possono avere effetti significativi sul nostro quotidiano.
Salve,
La psicosi è una condizione molto rara e con molte comorbidità con altre condizioni. La psicosi è un distaccamento dalla realtà condita con deliri e allucinazioni spesso uditive (le allucinazioni visive sono molto più tipiche degli stati alterati dall'utilizzo di droghe) ed un insieme di altri sintomi che non mi sembra di leggere nella sua domanda. Nella psicologia o nella psichiatria in generale i "sintomi" tendono ad essere condivisi da un gran numero di condizioni e quindi non sono veri e propri indicatori. Inoltre in uno stato d'ansia come quello di cui lei sta parlando l'utilizzo di internet come strumento di autodiagnosi rischia di alimentare il suo stato inducendo sintomi che magari lei di base non avrebbe.
Le consiglio di contattare un professionista e discutere di ciò che le sta accadendo con quest'ultimo: avere un punto di vista esterno è molto importante, soprattutto a fronte di stati d'ansia che possono alterare le nostre percezioni su noi stessi.

Dottor Bultrini Gianluca
Dott.ssa Federica Tropea
Psicologo, Psicoterapeuta
Catania
Capisco quanto questi sintomi possano spaventarti e quanto siano difficili da gestire da solo, soprattutto dopo un periodo così intenso tra preoccupazioni familiari, uno stato febbrile importante e l’interruzione improvvisa della cura. È molto comprensibile che il tuo sistema emotivo e fisico sia stato messo sotto forte stress.

I sintomi che descrivi — derealizzazione, depersonalizzazione, aumento dell’ansia, difficoltà di concentrazione, sensazione di essere “in una bolla”, diminuzione del piacere nelle attività — sono segnali che il tuo corpo e la tua mente stanno chiedendo attenzione, ma non indicano automaticamente una psicosi o una schizofrenia. È anche importante ricordare che quando si è già molto ansiosi, leggere informazioni online può amplificare paure e sensazioni, fino a far sembrare reali cose che non lo sono.

Detto questo, è fondamentale che tu non rimanga da solo ad affrontare tutto questo.
Quello che stai vivendo può essere compreso, gestito e trattato, ma serve un percorso personalizzato. La psicoterapia può offrirti uno spazio sicuro dove non solo puoi esprimere tutto ciò che provi, ma dove puoi anche imparare strategie pratiche per tornare a sentirti te stesso.

Se vuoi, possiamo fissare un primo incontro per parlarne con calma e costruire insieme un percorso che ti aiuti davvero.

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.