Salve, Volevo raccontare a degli specialisti una situazione in cui mi trovo attualmente e che mi st
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Salve,
Volevo raccontare a degli specialisti una situazione in cui mi trovo attualmente e che mi sta davvero facendo riflettere. Ho 17 anni e quest'anno ho fatto l'alternanza scuola lavoro (pcto) presso uno studio di un commercialista e consulente del lavoro per un mese. È stata una bella esperienza che ho condiviso con la mia migliore amica. Penso di essere stata la versione migliore di me. A volte era molto stancante però a fine giornata mi sentivo sempre soddisfatta per il lavoro che avevo fatto, per le persone che avevo conosciuto e anche per tutte le attività che facevo dopo lavoro. Mi sentivo davvero al meglio, riuscivo a chiedere aiuto quando non sapevo fare qualcosa (che per me è davvero difficile dato il mio perfezionismo), ho stretto tantissimo il mio rapporto con la mia migliore amica e sono riuscita a rapportarmi bene con le persone che mi circondavano (che difficilmente riesco a fare un così poco tempo). Ieri è stato l'ultimo giorno e appena sono tornata a casa ho iniziato a piangere tantissimo. Anche oggi ho pianto davvero molto, e non lo facevo da diverso tempo. I motivi sono tanti e anche confusi tra di loro.
1. La banale nostalgia del posto. Mi sentivo bene lì, quindi mi è dispiaciuto salutare tutte quelle persone.
2. Il rapporto con la mia migliore amica. In estate andremo entrambe in vacanza in posti lontani quindi non ci vedremo più così tanto. Durante questo mese ho rafforzato tantissimo il nostro rapporto perché comunque dovevamo lavorare sempre e costantemente insieme. Mi manca già.
3. In quell'ufficio alcune persone (soprattutto il nostro tutor, ovvero il referente) ci hanno trattato quasi come delle figlie. Io ho un rapporto particolare con mio padre, in quanto, nonostante lui sia sempre in casa, è assente dal punto di vista emotivo. Più volte durante questo pcto ho pensato (a volte anche sentendomi in colpa) "quanto vorrei avere un padre così". Questo pensiero mi distrugge ogni volta.
4. L'anno prossimo sono in quinta e sono molto spaventata dal futuro. Il fatto che anche questo percorso sia finito mi sta portando a riflettere ancora di più sugli esami dell'anno prossimo, ma ancora di più su cosa farò dopo scuola (vorrei andare a lavorare e su questo sono sicura, ma non sono sicura di riuscirci).
5. Anche solo andando a lavoro, a fine giornata mi sentivo molto più produttiva. Andare lì mi costringeva a svegliarmi, vestirmi, preparami, uscire di casa ed a relazionarmi con persone diverse da quelle che già conosco. Ogni giorno mi sentivo molto produttiva e per me è davvero importante per riuscire ad andare a dormire soddisfatta di me.
6. Il motivo più importante forse è il fatto che lì io mi sentissi la versione migliore di me, proprio perché avevo l'occasione di mettermi in gioco. Stavo ore fuori casa, quindi anche fuori dalla mia confort zone, costringendomi a parlare con altre persone e ad autonomizzarmi. L'estate mi fa sempre abbastanza paura perché, anche se vado in vacanza, sto sempre con i miei genitori (a volte anche con i miei fratelli maggiori), e ogni anno mi isolo dagli altri, finendo anche a pensare che sto meglio sola. Quando a settembre torno a scuola con i miei compagni, mi sembra di aver completamente perso quella versione migliore di me e devo ricominciare da zero. Questa sensazione mi sta davvero distruggendo.
L'anno scorso è stato diverso, perché il lavoro è durato meno, il giorno subito dopo sono partita quindi non ho metabolizzato molto, ero da sola, senza la mia amica e sapevo che l'anno prossimo non sarei stata in quinta. È da ieri che mi sento estremamente sensibile a tutto, piango per qualsiasi piccolezza (video sui social, film, serie TV, discorsi con altre persone), e non riesco a pensare ad altro, nonostante io stia cercando di distrarmi in ogni modo. Mi sento anche estremamente stupida quando piango, perché mi pare assurdo che la fine di un percorso come questo possa generare in me tutti questi dubbi, pensieri e paure. Sento che non vorrei perdere tutto il lavoro su me stessa che ho fatto in questi periodo, perché sono quasi sicura che dopo un'estate passata sola con i miei familiari, tornerò al punto di partenza. Volevo chiedervi se davvero io possa fare qualcosa di concreto per sentirmi meglio, perché mi sembra quasi non ci sia via d'uscita.
Scusate davvero per il testo estremamente lungo. Vi ringrazio con il cuore e buon lavoro.
Volevo raccontare a degli specialisti una situazione in cui mi trovo attualmente e che mi sta davvero facendo riflettere. Ho 17 anni e quest'anno ho fatto l'alternanza scuola lavoro (pcto) presso uno studio di un commercialista e consulente del lavoro per un mese. È stata una bella esperienza che ho condiviso con la mia migliore amica. Penso di essere stata la versione migliore di me. A volte era molto stancante però a fine giornata mi sentivo sempre soddisfatta per il lavoro che avevo fatto, per le persone che avevo conosciuto e anche per tutte le attività che facevo dopo lavoro. Mi sentivo davvero al meglio, riuscivo a chiedere aiuto quando non sapevo fare qualcosa (che per me è davvero difficile dato il mio perfezionismo), ho stretto tantissimo il mio rapporto con la mia migliore amica e sono riuscita a rapportarmi bene con le persone che mi circondavano (che difficilmente riesco a fare un così poco tempo). Ieri è stato l'ultimo giorno e appena sono tornata a casa ho iniziato a piangere tantissimo. Anche oggi ho pianto davvero molto, e non lo facevo da diverso tempo. I motivi sono tanti e anche confusi tra di loro.
1. La banale nostalgia del posto. Mi sentivo bene lì, quindi mi è dispiaciuto salutare tutte quelle persone.
2. Il rapporto con la mia migliore amica. In estate andremo entrambe in vacanza in posti lontani quindi non ci vedremo più così tanto. Durante questo mese ho rafforzato tantissimo il nostro rapporto perché comunque dovevamo lavorare sempre e costantemente insieme. Mi manca già.
3. In quell'ufficio alcune persone (soprattutto il nostro tutor, ovvero il referente) ci hanno trattato quasi come delle figlie. Io ho un rapporto particolare con mio padre, in quanto, nonostante lui sia sempre in casa, è assente dal punto di vista emotivo. Più volte durante questo pcto ho pensato (a volte anche sentendomi in colpa) "quanto vorrei avere un padre così". Questo pensiero mi distrugge ogni volta.
4. L'anno prossimo sono in quinta e sono molto spaventata dal futuro. Il fatto che anche questo percorso sia finito mi sta portando a riflettere ancora di più sugli esami dell'anno prossimo, ma ancora di più su cosa farò dopo scuola (vorrei andare a lavorare e su questo sono sicura, ma non sono sicura di riuscirci).
5. Anche solo andando a lavoro, a fine giornata mi sentivo molto più produttiva. Andare lì mi costringeva a svegliarmi, vestirmi, preparami, uscire di casa ed a relazionarmi con persone diverse da quelle che già conosco. Ogni giorno mi sentivo molto produttiva e per me è davvero importante per riuscire ad andare a dormire soddisfatta di me.
6. Il motivo più importante forse è il fatto che lì io mi sentissi la versione migliore di me, proprio perché avevo l'occasione di mettermi in gioco. Stavo ore fuori casa, quindi anche fuori dalla mia confort zone, costringendomi a parlare con altre persone e ad autonomizzarmi. L'estate mi fa sempre abbastanza paura perché, anche se vado in vacanza, sto sempre con i miei genitori (a volte anche con i miei fratelli maggiori), e ogni anno mi isolo dagli altri, finendo anche a pensare che sto meglio sola. Quando a settembre torno a scuola con i miei compagni, mi sembra di aver completamente perso quella versione migliore di me e devo ricominciare da zero. Questa sensazione mi sta davvero distruggendo.
L'anno scorso è stato diverso, perché il lavoro è durato meno, il giorno subito dopo sono partita quindi non ho metabolizzato molto, ero da sola, senza la mia amica e sapevo che l'anno prossimo non sarei stata in quinta. È da ieri che mi sento estremamente sensibile a tutto, piango per qualsiasi piccolezza (video sui social, film, serie TV, discorsi con altre persone), e non riesco a pensare ad altro, nonostante io stia cercando di distrarmi in ogni modo. Mi sento anche estremamente stupida quando piango, perché mi pare assurdo che la fine di un percorso come questo possa generare in me tutti questi dubbi, pensieri e paure. Sento che non vorrei perdere tutto il lavoro su me stessa che ho fatto in questi periodo, perché sono quasi sicura che dopo un'estate passata sola con i miei familiari, tornerò al punto di partenza. Volevo chiedervi se davvero io possa fare qualcosa di concreto per sentirmi meglio, perché mi sembra quasi non ci sia via d'uscita.
Scusate davvero per il testo estremamente lungo. Vi ringrazio con il cuore e buon lavoro.
Grazie a lei per aver condiviso con tanta profondità e delicatezza quello che sta vivendo. Le sue parole raccontano non solo un’esperienza importante, ma anche un momento di passaggio emotivo molto intenso.
Quello che descrive è tutt’altro che “stupido”: ha vissuto un’esperienza significativa, in cui si è sentita valorizzata, autonoma, viva. È naturale che il distacco da tutto questo — dalle persone, dai ritmi, dalle emozioni positive sperimentate — porti con sé tristezza, nostalgia e anche timore per ciò che verrà. È il segno che quell’esperienza ha lasciato un’impronta autentica.
A volte, quando ci accorgiamo di stare bene in un certo contesto, emerge il desiderio di portare avanti quella versione migliore di noi. E allo stesso tempo può comparire la paura di perderla. Ma ciò che ha scoperto su di sé in questo percorso non sparisce: è qualcosa che le appartiene e può continuare a nutrire, anche in altri contesti.
Può essere utile ritagliarsi uno spazio per prendersi cura di queste emozioni, senza giudicarle, e senza doverle affrontare da sola. Se lo desidera, possiamo incontrarci per un colloquio: sarà un momento dedicato solo a lei, per ascoltare con calma questi vissuti e cercare insieme il modo per custodire e far crescere la parte di sé che ha riconosciuto in questo percorso.
Quando vuole, io ci sono.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Quello che descrive è tutt’altro che “stupido”: ha vissuto un’esperienza significativa, in cui si è sentita valorizzata, autonoma, viva. È naturale che il distacco da tutto questo — dalle persone, dai ritmi, dalle emozioni positive sperimentate — porti con sé tristezza, nostalgia e anche timore per ciò che verrà. È il segno che quell’esperienza ha lasciato un’impronta autentica.
A volte, quando ci accorgiamo di stare bene in un certo contesto, emerge il desiderio di portare avanti quella versione migliore di noi. E allo stesso tempo può comparire la paura di perderla. Ma ciò che ha scoperto su di sé in questo percorso non sparisce: è qualcosa che le appartiene e può continuare a nutrire, anche in altri contesti.
Può essere utile ritagliarsi uno spazio per prendersi cura di queste emozioni, senza giudicarle, e senza doverle affrontare da sola. Se lo desidera, possiamo incontrarci per un colloquio: sarà un momento dedicato solo a lei, per ascoltare con calma questi vissuti e cercare insieme il modo per custodire e far crescere la parte di sé che ha riconosciuto in questo percorso.
Quando vuole, io ci sono.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
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Buon pomeriggio, mi spiace per la situazione che stra attraversando e comprendo i vissuti di tristezza e incertezza che prova. Credo che il periodo di alternanza scuola lavoro che ha sperimentato l'abbiano fatta incontrare con emozioni molto intense e positive verso di sé, verso la sua migliore amica, ma anche verso una figura affettuosa "paterna" che si scontrano con la loro assenza in questi mesi estivi. Il termine di un'esperienza simile, unito all'incertezza per cosa troverà in futuro, credo abbiano generato in lei una grande attivazione emotiva.
Per accompagnarla verso un'individuazione delle strade percorribili vorrei invitarla a riflettere su alcune questioni. Ciò potrebbe portarle maggiore chiarezza rispetto al periodo che ha attraversato e che sta vivendo così da comprendere meglio ciò che la orienta e capire quali passi compiere all'interno del suo percorso di vita.
Quando dice che a settembre, tornata a scuola, le sembra di aver perso "la migliore versione di me" cosa intende? Che qualità si riconosce in questa versione?
Quando dice che non è sicura di riuscire a lavorare, cosa pensa glielo possa impedire?
Come la faceva sentire la sua amica durante il pcto? Ha altri rapporti che la fanno sentire così?
Credo che riflettere su questi aspetti possano aiutarla ad avere maggior consapevolezza su di sé e su cosa desidera per il suo futuro. Compreso ciò anche i passi per arrivarci le saranno maggiormente chiari e percorribili. Qualora volesse approfondire queste riflessioni rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Per accompagnarla verso un'individuazione delle strade percorribili vorrei invitarla a riflettere su alcune questioni. Ciò potrebbe portarle maggiore chiarezza rispetto al periodo che ha attraversato e che sta vivendo così da comprendere meglio ciò che la orienta e capire quali passi compiere all'interno del suo percorso di vita.
Quando dice che a settembre, tornata a scuola, le sembra di aver perso "la migliore versione di me" cosa intende? Che qualità si riconosce in questa versione?
Quando dice che non è sicura di riuscire a lavorare, cosa pensa glielo possa impedire?
Come la faceva sentire la sua amica durante il pcto? Ha altri rapporti che la fanno sentire così?
Credo che riflettere su questi aspetti possano aiutarla ad avere maggior consapevolezza su di sé e su cosa desidera per il suo futuro. Compreso ciò anche i passi per arrivarci le saranno maggiormente chiari e percorribili. Qualora volesse approfondire queste riflessioni rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Cara ragazza,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ed emozione quello che stai vivendo. Le tue parole mostrano una grande consapevolezza di te stessa, una profondità di pensiero e un’intelligenza emotiva non comuni per la tua età.
Quello che descrivi non è affatto “stupido”, né esagerato. È una reazione del tutto umana e comprensibile a un’esperienza significativa che ti ha fatto sentire viva, autonoma, apprezzata e connessa agli altri. Spesso, quando viviamo qualcosa che ci fa sentire “la versione migliore di noi stessi”, il momento in cui finisce può lasciare un grande vuoto. E quel vuoto può far emergere non solo la nostalgia, ma anche paure, ferite più profonde e bisogni che magari nella quotidianità restano silenziosi.
La nostalgia per il luogo e per le persone che hai conosciuto, il legame speciale con la tua amica, il confronto doloroso con la figura paterna, le incertezze legate al futuro e il timore di perdere ciò che hai costruito su te stessa: tutti questi elementi meritano ascolto, perché non parlano solo di un’esperienza finita, ma di una crescita importante, di bisogni profondi e di desideri legittimi.
È anche normale sentirsi più sensibili in un momento come questo: hai vissuto qualcosa che ha acceso dentro di te delle parti vitali, e ora che tutto si è concluso, è come se si fosse aperto un varco che fa uscire emozioni accumulate da tempo.
Non sei sbagliata, né esagerata. Anzi, tutto questo ci dice che hai una grande capacità di sentire, di riflettere e di voler migliorare te stessa.
Per non perdere quello che hai costruito, può essere utile cercare di mantenere un minimo di continuità con l’esperienza vissuta: anche durante l’estate, prova a pianificare delle attività che ti aiutino a sentirti autonoma, produttiva e connessa agli altri, anche se in forma diversa. Potrebbe essere un piccolo lavoro, un corso, il volontariato, un hobby da coltivare con passione.
Ma soprattutto, questo momento così ricco di emozioni e consapevolezze potrebbe essere un’occasione preziosa per iniziare un percorso di ascolto e di approfondimento con uno psicologo. Parlare con uno specialista può aiutarti a comprendere più a fondo quello che stai vivendo, a darti strumenti per affrontare le paure, a valorizzare le tue risorse e a non perdere quella versione di te che ti piace così tanto.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire tutto ciò che stai vivendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ed emozione quello che stai vivendo. Le tue parole mostrano una grande consapevolezza di te stessa, una profondità di pensiero e un’intelligenza emotiva non comuni per la tua età.
Quello che descrivi non è affatto “stupido”, né esagerato. È una reazione del tutto umana e comprensibile a un’esperienza significativa che ti ha fatto sentire viva, autonoma, apprezzata e connessa agli altri. Spesso, quando viviamo qualcosa che ci fa sentire “la versione migliore di noi stessi”, il momento in cui finisce può lasciare un grande vuoto. E quel vuoto può far emergere non solo la nostalgia, ma anche paure, ferite più profonde e bisogni che magari nella quotidianità restano silenziosi.
La nostalgia per il luogo e per le persone che hai conosciuto, il legame speciale con la tua amica, il confronto doloroso con la figura paterna, le incertezze legate al futuro e il timore di perdere ciò che hai costruito su te stessa: tutti questi elementi meritano ascolto, perché non parlano solo di un’esperienza finita, ma di una crescita importante, di bisogni profondi e di desideri legittimi.
È anche normale sentirsi più sensibili in un momento come questo: hai vissuto qualcosa che ha acceso dentro di te delle parti vitali, e ora che tutto si è concluso, è come se si fosse aperto un varco che fa uscire emozioni accumulate da tempo.
Non sei sbagliata, né esagerata. Anzi, tutto questo ci dice che hai una grande capacità di sentire, di riflettere e di voler migliorare te stessa.
Per non perdere quello che hai costruito, può essere utile cercare di mantenere un minimo di continuità con l’esperienza vissuta: anche durante l’estate, prova a pianificare delle attività che ti aiutino a sentirti autonoma, produttiva e connessa agli altri, anche se in forma diversa. Potrebbe essere un piccolo lavoro, un corso, il volontariato, un hobby da coltivare con passione.
Ma soprattutto, questo momento così ricco di emozioni e consapevolezze potrebbe essere un’occasione preziosa per iniziare un percorso di ascolto e di approfondimento con uno psicologo. Parlare con uno specialista può aiutarti a comprendere più a fondo quello che stai vivendo, a darti strumenti per affrontare le paure, a valorizzare le tue risorse e a non perdere quella versione di te che ti piace così tanto.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire tutto ciò che stai vivendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Ciao,
Intanto ti consiglierei di tenere questo testo che hai scritto sul sito di Miodottore.
Magari tra qualche anno, rileggendolo, ci sorriderai sopra. Come ho fatto io.
I 17 anni sono un momento cruciale nella transizione tra "adolescente" e "giovane adulta emergente". Emozioni come paura o tristezza sono assolutamente normali. L'esperienza lavorativa che hai fatto, ha innescato tanti dubbi interiori su te stessa, su chi sei e cosa vorresti dalla vita.
Ti senti ancora un po' bambina, figlia dei tuoi genitori , ma anche giovane ragazza con tanta voglia di indipendenza dal nucleo familiare. Sai l'identità non è una cosa sola. Sarai sempre figlia ma anche giovane donna, magari un giorno lavoratrice, magari mamma a tua volta. Chi lo sa?
Non vedere la tua voglia di sperimentare una maggiore autonomia in contrasto con quello che senti di "dover essere" con i tuoi genitori. I genitori a loro volta sono stati figli in passato e, forse, possono capirti più di quanto tu possa immaginare.
A volte il dialogo è l'arte migliore per sconfiggere le proprie paure.
Ci tengo a precisare che, al contrario di quello che scrivi, il lavoro che hai fatto su te stessa, lo stai continuando a fare al meglio. Abbi fiducia nelle tue capacità. Piangere non significa essere stupidi o piccoli. Accettare ma soprattutto tollerare momenti di tristezza o di ansia, significa diventare grandi.
Permettiti di piangere, di amare il lavoro che hai svolto, di non avere voglia di andare con i tuoi familiari in vacanza, di avere l'ansia per l'ultimo anno di scuola.
Ricordati bene questa cosa: una via di uscita c'è sempre. In questo caso la puoi trovare in te stessa, amandoti per quello che sei e per i cambiamenti che stanno avvenendo dentro di te. Puoi iniziare un percorso di terapia e in parallelo, parlarne alla tua migliore amica.
Per quanto riguarda i progetti futuri, datti tempo. Hai ancora un anno davanti a te di scuola e mille cose potranno cambiare, evolversi.
Lascia depositare i tuoi pensieri senza doverti dare subito delle risposte. Nessuno ti corre dietro, un passo alla volta.
Un abbraccio,
Sunitha Smargiassi
Intanto ti consiglierei di tenere questo testo che hai scritto sul sito di Miodottore.
Magari tra qualche anno, rileggendolo, ci sorriderai sopra. Come ho fatto io.
I 17 anni sono un momento cruciale nella transizione tra "adolescente" e "giovane adulta emergente". Emozioni come paura o tristezza sono assolutamente normali. L'esperienza lavorativa che hai fatto, ha innescato tanti dubbi interiori su te stessa, su chi sei e cosa vorresti dalla vita.
Ti senti ancora un po' bambina, figlia dei tuoi genitori , ma anche giovane ragazza con tanta voglia di indipendenza dal nucleo familiare. Sai l'identità non è una cosa sola. Sarai sempre figlia ma anche giovane donna, magari un giorno lavoratrice, magari mamma a tua volta. Chi lo sa?
Non vedere la tua voglia di sperimentare una maggiore autonomia in contrasto con quello che senti di "dover essere" con i tuoi genitori. I genitori a loro volta sono stati figli in passato e, forse, possono capirti più di quanto tu possa immaginare.
A volte il dialogo è l'arte migliore per sconfiggere le proprie paure.
Ci tengo a precisare che, al contrario di quello che scrivi, il lavoro che hai fatto su te stessa, lo stai continuando a fare al meglio. Abbi fiducia nelle tue capacità. Piangere non significa essere stupidi o piccoli. Accettare ma soprattutto tollerare momenti di tristezza o di ansia, significa diventare grandi.
Permettiti di piangere, di amare il lavoro che hai svolto, di non avere voglia di andare con i tuoi familiari in vacanza, di avere l'ansia per l'ultimo anno di scuola.
Ricordati bene questa cosa: una via di uscita c'è sempre. In questo caso la puoi trovare in te stessa, amandoti per quello che sei e per i cambiamenti che stanno avvenendo dentro di te. Puoi iniziare un percorso di terapia e in parallelo, parlarne alla tua migliore amica.
Per quanto riguarda i progetti futuri, datti tempo. Hai ancora un anno davanti a te di scuola e mille cose potranno cambiare, evolversi.
Lascia depositare i tuoi pensieri senza doverti dare subito delle risposte. Nessuno ti corre dietro, un passo alla volta.
Un abbraccio,
Sunitha Smargiassi
Gentile paziente, quello che stai vivendo ha un nome: elaborazione di un’esperienza trasformativa. Quando tocchiamo parti di noi che normalmente restano silenziose – come la sensazione di sentirsi efficaci, viste, libere di esprimersi – tornare alla quotidianità può generare una forma di lutto.
Il dolore che senti non è solo nostalgia, ma anche paura di perdere quella versione autentica di te che è emersa in un contesto favorevole. È importante che tu riconosca che quella parte esiste e ti appartiene, anche se ora ti sembra lontana.
Il pianto e l’ipersensibilità sono segnali che qualcosa di emotivamente molto importante è stato attivato: non sei fragile, sei permeabile alla vita, e questa è una forza, non una debolezza.
Ti consiglio di non cercare solo di distrarti, ma di dare senso a questa esperienza: magari scrivendo cosa hai scoperto di te, cosa vuoi proteggere e come puoi, anche durante l’estate, coltivare piccoli gesti che ti facciano sentire viva, capace, autonoma.
Infine, non c’è niente di sbagliato nell’avere paura del futuro. Anzi, è proprio questa consapevolezza che ti permette di prepararti, un passo alla volta. Se senti che da sola fai fatica a tenere insieme tutto questo, chiedere un supporto psicologico potrebbe aiutarti a trasformare questo momento in un’occasione ancora più profonda di crescita.
Tu non stai tornando indietro. Stai solo imparando a portare con te, anche nei momenti più incerti, ciò che hai scoperto di prezioso.
Il dolore che senti non è solo nostalgia, ma anche paura di perdere quella versione autentica di te che è emersa in un contesto favorevole. È importante che tu riconosca che quella parte esiste e ti appartiene, anche se ora ti sembra lontana.
Il pianto e l’ipersensibilità sono segnali che qualcosa di emotivamente molto importante è stato attivato: non sei fragile, sei permeabile alla vita, e questa è una forza, non una debolezza.
Ti consiglio di non cercare solo di distrarti, ma di dare senso a questa esperienza: magari scrivendo cosa hai scoperto di te, cosa vuoi proteggere e come puoi, anche durante l’estate, coltivare piccoli gesti che ti facciano sentire viva, capace, autonoma.
Infine, non c’è niente di sbagliato nell’avere paura del futuro. Anzi, è proprio questa consapevolezza che ti permette di prepararti, un passo alla volta. Se senti che da sola fai fatica a tenere insieme tutto questo, chiedere un supporto psicologico potrebbe aiutarti a trasformare questo momento in un’occasione ancora più profonda di crescita.
Tu non stai tornando indietro. Stai solo imparando a portare con te, anche nei momenti più incerti, ciò che hai scoperto di prezioso.
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità ed emotività una parte tanto importante e delicata del suo vissuto. Le sue parole trasmettono un’intelligenza emotiva molto matura per la sua età, una capacità di riflessione profonda e una sensibilità che meritano di essere accolte con grande rispetto.
Quello che sta vivendo in questi giorni non è affatto "esagerato" o "stupido", come lei teme. È, al contrario, un segnale molto chiaro di quanto questa esperienza di alternanza scuola-lavoro abbia rappresentato per lei qualcosa di ben più significativo di una semplice attività scolastica. In quello studio lei ha sentito, forse per la prima volta in modo così tangibile, di poter essere davvero se stessa, di sentirsi riconosciuta, utile, autonoma, capace. E non solo: ha sperimentato relazioni nutrienti, una quotidianità stimolante e uno spazio dove il suo valore poteva emergere in modo naturale.
È comprensibile che la fine di tutto questo le abbia provocato un senso di vuoto e di disorientamento. La nostalgia che descrive non è solo per un luogo, ma per uno stato dell’essere, per una parte di sé che teme di perdere. Quella “versione migliore di lei” non è un’illusione: è reale, concreta, e ha avuto modo di emergere perché ha trovato un contesto adatto. Il dolore che sente oggi è, in fondo, la testimonianza di quanto questo contesto le abbia fatto bene. E questo è un segnale prezioso.
Il legame che ha stretto con la sua amica, la figura di riferimento che ha colmato, almeno in parte, una mancanza paterna, il confronto con il futuro, la paura dell’estate come tempo vuoto e poco stimolante… tutto questo si intreccia in un vissuto complesso che merita ascolto, non giudizio. Lei si sta ponendo domande molto importanti, e sta cercando un modo per non perdere ciò che ha costruito. Questo non solo è possibile, ma è già in parte in atto.
Ciò che lei ha scoperto in questa esperienza non scompare con la sua fine. Quella parte di sé che ha preso vita in questo contesto può essere coltivata, nutrita, mantenuta viva anche in altri ambiti. È vero: il contesto gioca un ruolo importante, ma ciò che è nato dentro di lei resta, e può diventare un punto di forza su cui costruire. Può, ad esempio, pensare a piccole attività da mantenere anche durante l’estate che le restituiscano quella sensazione di autonomia e di "produttività buona": anche un impegno di poche ore alla settimana, un corso, un’attività di volontariato o un piccolo progetto personale possono aiutare a non perdere il contatto con quella parte attiva e vitale che ha conosciuto.
Riguardo alla sua sensibilità, le voglio dire questo: non è un difetto, ma una risorsa. Il fatto che senta le emozioni con intensità, che sia toccata profondamente da ciò che vive, indica una capacità affettiva ricca. Quando sarà il momento di entrare nel mondo del lavoro, come desidera fare, questa sensibilità, unita alla sua determinazione, potrà diventare un punto di forza nel modo in cui si relazionerà agli altri e affronterà i compiti.
Le consiglio anche, se non lo sta già facendo, di valutare la possibilità di confrontarsi con uno psicologo, anche solo per un breve percorso, per avere uno spazio protetto dove dare ordine e significato a queste emozioni. Il fatto che senta il bisogno di non “tornare indietro” è un segnale forte, ed è giusto che lei possa essere sostenuta in questo passaggio.
Infine, vorrei rassicurarla: la paura che il futuro possa farle perdere ciò che ha conquistato è comprensibile, ma non è una condanna. Lei ha già dimostrato a sé stessa di potersi scoprire in nuove versioni, di riuscire a mettersi in gioco, di trovare il coraggio di aprirsi agli altri. Questa forza, ora, le appartiene.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Quello che sta vivendo in questi giorni non è affatto "esagerato" o "stupido", come lei teme. È, al contrario, un segnale molto chiaro di quanto questa esperienza di alternanza scuola-lavoro abbia rappresentato per lei qualcosa di ben più significativo di una semplice attività scolastica. In quello studio lei ha sentito, forse per la prima volta in modo così tangibile, di poter essere davvero se stessa, di sentirsi riconosciuta, utile, autonoma, capace. E non solo: ha sperimentato relazioni nutrienti, una quotidianità stimolante e uno spazio dove il suo valore poteva emergere in modo naturale.
È comprensibile che la fine di tutto questo le abbia provocato un senso di vuoto e di disorientamento. La nostalgia che descrive non è solo per un luogo, ma per uno stato dell’essere, per una parte di sé che teme di perdere. Quella “versione migliore di lei” non è un’illusione: è reale, concreta, e ha avuto modo di emergere perché ha trovato un contesto adatto. Il dolore che sente oggi è, in fondo, la testimonianza di quanto questo contesto le abbia fatto bene. E questo è un segnale prezioso.
Il legame che ha stretto con la sua amica, la figura di riferimento che ha colmato, almeno in parte, una mancanza paterna, il confronto con il futuro, la paura dell’estate come tempo vuoto e poco stimolante… tutto questo si intreccia in un vissuto complesso che merita ascolto, non giudizio. Lei si sta ponendo domande molto importanti, e sta cercando un modo per non perdere ciò che ha costruito. Questo non solo è possibile, ma è già in parte in atto.
Ciò che lei ha scoperto in questa esperienza non scompare con la sua fine. Quella parte di sé che ha preso vita in questo contesto può essere coltivata, nutrita, mantenuta viva anche in altri ambiti. È vero: il contesto gioca un ruolo importante, ma ciò che è nato dentro di lei resta, e può diventare un punto di forza su cui costruire. Può, ad esempio, pensare a piccole attività da mantenere anche durante l’estate che le restituiscano quella sensazione di autonomia e di "produttività buona": anche un impegno di poche ore alla settimana, un corso, un’attività di volontariato o un piccolo progetto personale possono aiutare a non perdere il contatto con quella parte attiva e vitale che ha conosciuto.
Riguardo alla sua sensibilità, le voglio dire questo: non è un difetto, ma una risorsa. Il fatto che senta le emozioni con intensità, che sia toccata profondamente da ciò che vive, indica una capacità affettiva ricca. Quando sarà il momento di entrare nel mondo del lavoro, come desidera fare, questa sensibilità, unita alla sua determinazione, potrà diventare un punto di forza nel modo in cui si relazionerà agli altri e affronterà i compiti.
Le consiglio anche, se non lo sta già facendo, di valutare la possibilità di confrontarsi con uno psicologo, anche solo per un breve percorso, per avere uno spazio protetto dove dare ordine e significato a queste emozioni. Il fatto che senta il bisogno di non “tornare indietro” è un segnale forte, ed è giusto che lei possa essere sostenuta in questo passaggio.
Infine, vorrei rassicurarla: la paura che il futuro possa farle perdere ciò che ha conquistato è comprensibile, ma non è una condanna. Lei ha già dimostrato a sé stessa di potersi scoprire in nuove versioni, di riuscire a mettersi in gioco, di trovare il coraggio di aprirsi agli altri. Questa forza, ora, le appartiene.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ciao. Quello che provi è normale e ha molto senso: hai vissuto un’esperienza che ti ha fatto stare bene, ti ha fatto sentire capace, attiva, più sicura di te stessa. È naturale che ora, finita questa fase, tu senta un vuoto e tanta malinconia.
Non stai esagerando: stai solo dando valore a qualcosa che per te è stato importante. La paura di perdere quella “versione migliore di te” è comprensibile, ma ciò che hai scoperto non scompare: ti appartiene.
Può aiutarti scrivere cosa ti è piaciuto di te in questo periodo, restare in contatto con chi ti fa stare bene e trovare piccole abitudini che ti tengano attiva anche d’estate. Se senti che la tristezza prende il sopravvento, parlarne con qualcuno di fiducia può fare la differenza.
Non stai tornando indietro. Stai crescendo.
Cari saluti
Non stai esagerando: stai solo dando valore a qualcosa che per te è stato importante. La paura di perdere quella “versione migliore di te” è comprensibile, ma ciò che hai scoperto non scompare: ti appartiene.
Può aiutarti scrivere cosa ti è piaciuto di te in questo periodo, restare in contatto con chi ti fa stare bene e trovare piccole abitudini che ti tengano attiva anche d’estate. Se senti che la tristezza prende il sopravvento, parlarne con qualcuno di fiducia può fare la differenza.
Non stai tornando indietro. Stai crescendo.
Cari saluti
Gentilissima, mi dispiace che ti senti così spaventata e triste, se ho ben compreso, triste per esserti separata da una bella esperienza piena di emozioni positive e di soddisfazione e spaventata per il pensiero di come saranno le giornate estive. Scrivi che le persone che hai incontrato all'alternanza scuola/lavoro sono state molto nutrienti per te, in particolare il tutor e questo ti ha fatto pensare a quanto ti siano mancate figure di riferimento così presenti dal punto di vista emotivo. Inoltre dici che il fatto di doverti separare dalla tua amica per un pò di tempo di preoccupa. Infine chiedi cosa tu possa fare per trovare un po' di sollievo in quanto l'estate con i familiari ti getta in un senso di solitudine e temi di perdere la versione migliore di te e di dover ricominciare tutto da capo a settembre. Inoltre ti spaventa l'idea di dover affrontare l'ultimo anno di scuola, con l'impegno che richiederà.
Dal tuo messaggio emerge una buona consapevolezza e molta autenticità e sincerità con te stessa e credo che questo sia già una grande risorsa. Stai attraversando una fase di vita in cui inizi a comprendere molte cose ma non hai ancora la libertà di poter decidere in piena autonimia cosa fare di stagione in stagione. Questo momento passerà, crescerai e allora potrai sperimentarti appieno con le tue capacità, le quali hai già dato prova di saper utilizzare al meglio. Sono sicura che potrai riallacciare relazioni nutrienti e che supereari al meglio anche l'ulitmo anno di scuola. Un caro saluto.
Dott.ssa Claudia Quaglieri
Dal tuo messaggio emerge una buona consapevolezza e molta autenticità e sincerità con te stessa e credo che questo sia già una grande risorsa. Stai attraversando una fase di vita in cui inizi a comprendere molte cose ma non hai ancora la libertà di poter decidere in piena autonimia cosa fare di stagione in stagione. Questo momento passerà, crescerai e allora potrai sperimentarti appieno con le tue capacità, le quali hai già dato prova di saper utilizzare al meglio. Sono sicura che potrai riallacciare relazioni nutrienti e che supereari al meglio anche l'ulitmo anno di scuola. Un caro saluto.
Dott.ssa Claudia Quaglieri
Comprendo perfettamente il tuo stato d'animo in questo momento. È del tutto naturale provare un mix di emozioni così intense e complesse dopo un'esperienza significativa come quella che hai vissuto. Non c'è assolutamente nulla di "stupido" nel tuo pianto o nelle tue riflessioni; al contrario, indicano una profondità emotiva e una capacità di introspezione notevoli per la tua età. Stai attraversando un momento di transizione importante e le tue reazioni sono una risposta autentica a questa fase.
Innanzitutto, concediti il permesso di sentire ciò che senti. Il pianto è un modo sano per elaborare le emozioni. Stai vivendo una sorta di lutto per la fine di un periodo che ti ha dato molto, inclusa la nostalgia per il luogo, le persone e la versione di te stessa che hai scoperto.
Hai identificato diverse ragioni per il tuo disagio, tutte valide. La nostalgia per l'esperienza e le persone, la paura di allontanarti dalla tua migliore amica, il desiderio di una figura paterna più presente, l'ansia per il futuro e la quinta superiore, il bisogno di sentirti produttiva e la paura di perdere la "migliore versione di te stessa" che hai scoperto durante il PCTO. È normale che queste riflessioni ti tocchino profondamente.
Non sei affatto senza via d'uscita. Ci sono diverse strategie che puoi adottare per elaborare queste emozioni e mantenere i progressi fatti:
Continua a permetterti di sentire ed esprimere ciò che provi, magari scrivendo un diario. Non sentirti in colpa per questo.
Mantieni i contatti significativi: con la tua migliore amica, pianificate videochiamate. Se opportuno, saluta o ringrazia le persone dell'ufficio.
Rifletti sul tuo rapporto paterno: è normale desiderare un certo tipo di supporto emotivo. Riconoscere questo bisogno è il primo passo e non c'è nulla di sbagliato in questo.
Per la paura del futuro, cerca di informarti e pianificare. Parlare con un consulente scolastico o cercare informazioni concrete può trasformare l'ansia in azione proattiva.
Infine, per mantenere la "versione migliore di te stessa", cerca di integrare nella tua estate attività che ti spingano fuori dalla tua zona di comfort. Potrebbe essere un piccolo lavoro, del volontariato, un corso estivo o semplicemente pianificare di uscire e socializzare. Non devi rivoluzionare tutto, ma piccoli passi possono aiutarti a sentirti produttiva e a non perdere i progressi fatti.
Questo è un momento di crescita importante. Hai acquisito consapevolezza di te stessa e di ciò che ti fa stare bene. Queste sono risorse preziose. Non sei sola in questo percorso e le tue reazioni sono valide.
Innanzitutto, concediti il permesso di sentire ciò che senti. Il pianto è un modo sano per elaborare le emozioni. Stai vivendo una sorta di lutto per la fine di un periodo che ti ha dato molto, inclusa la nostalgia per il luogo, le persone e la versione di te stessa che hai scoperto.
Hai identificato diverse ragioni per il tuo disagio, tutte valide. La nostalgia per l'esperienza e le persone, la paura di allontanarti dalla tua migliore amica, il desiderio di una figura paterna più presente, l'ansia per il futuro e la quinta superiore, il bisogno di sentirti produttiva e la paura di perdere la "migliore versione di te stessa" che hai scoperto durante il PCTO. È normale che queste riflessioni ti tocchino profondamente.
Non sei affatto senza via d'uscita. Ci sono diverse strategie che puoi adottare per elaborare queste emozioni e mantenere i progressi fatti:
Continua a permetterti di sentire ed esprimere ciò che provi, magari scrivendo un diario. Non sentirti in colpa per questo.
Mantieni i contatti significativi: con la tua migliore amica, pianificate videochiamate. Se opportuno, saluta o ringrazia le persone dell'ufficio.
Rifletti sul tuo rapporto paterno: è normale desiderare un certo tipo di supporto emotivo. Riconoscere questo bisogno è il primo passo e non c'è nulla di sbagliato in questo.
Per la paura del futuro, cerca di informarti e pianificare. Parlare con un consulente scolastico o cercare informazioni concrete può trasformare l'ansia in azione proattiva.
Infine, per mantenere la "versione migliore di te stessa", cerca di integrare nella tua estate attività che ti spingano fuori dalla tua zona di comfort. Potrebbe essere un piccolo lavoro, del volontariato, un corso estivo o semplicemente pianificare di uscire e socializzare. Non devi rivoluzionare tutto, ma piccoli passi possono aiutarti a sentirti produttiva e a non perdere i progressi fatti.
Questo è un momento di crescita importante. Hai acquisito consapevolezza di te stessa e di ciò che ti fa stare bene. Queste sono risorse preziose. Non sei sola in questo percorso e le tue reazioni sono valide.
Ciao, come prima cosa voglio dirti che non devi sentirti stupida se piangi anzi, le lacrime ci vogliono comunicare sempre qualcosa. A te, visto il periodo che stai affrontando stanno comunicando molto.
È normale che tu sia un po' triste però non permettere alla "nostalgia di ricordi belli" di rovinare le tue giornate. Inoltre mi sembra di capire che tu viva molto un' ansia anticipatoria e una paura verso quello che non ti aspetti.
Ricordati che tu non perderai la versione migliore di te perché esiste dentro di te. Fa parte della tua persona, devi solo trovare qualcosa che possa riaccendere la scintilla.
È normale che tu sia un po' triste però non permettere alla "nostalgia di ricordi belli" di rovinare le tue giornate. Inoltre mi sembra di capire che tu viva molto un' ansia anticipatoria e una paura verso quello che non ti aspetti.
Ricordati che tu non perderai la versione migliore di te perché esiste dentro di te. Fa parte della tua persona, devi solo trovare qualcosa che possa riaccendere la scintilla.
Grazie per averci raccontato quello che stai vivendo. Leggendo le tue parole, la prima cosa che mi viene da dirti è che non sei affatto “stupida” o esagerata: le emozioni che provi sono del tutto normali dopo un’esperienza che ti ha fatto sentire viva e orgogliosa di te stessa. Anzi, è un segnale che ti stai conoscendo meglio e che stai capendo cosa ti fa stare bene.
Quello che ti ha reso la “versione migliore di te” durante il periodo di lavoro non è un posto, né le persone che hai incontrato: è la tua capacità di metterti in gioco, di fare uno sforzo per uscire dalla tua zona di comfort, di chiedere aiuto anche quando ti costa fatica, di affrontare giornate piene. Queste qualità sono tue, ti appartengono, non se ne vanno solo perché ora è estate.
Se temi di tornare a settembre sentendoti come se avessi perso tutto, ti suggerisco di crearti piccole sfide quotidiane: svegliati a un orario che ti faccia sentire attiva, organizza ogni giorno qualcosa che ti porti fuori casa o ti metta in contatto con altre persone, anche solo un caffè con un’amica, una passeggiata in un posto nuovo, un corso online che ti incuriosisca. Non servono grandi cose, ma un impegno regolare ti aiuterà a non farti travolgere dall’inerzia dell’estate.
Per il rapporto con la tua migliore amica, puoi trovare un modo per tenervi vicine nonostante le vacanze: magari programmare una videochiamata ogni settimana.
E non sentirti in colpa per le emozioni legate al pensiero “vorrei un padre così”: non significa che tu voglia meno bene al tuo, ma solo che hai bisogno di un modello di relazione in cui ti senti ascoltata e accolta. È umano desiderare di più e cercare riferimenti positivi.
Sul futuro, è vero: il quinto anno fa paura a tanti, e la scelta di cosa fare dopo la scuola spaventa quasi tutti. Però hai già un punto fermo: sai che vuoi lavorare. È un ottimo inizio. Puoi iniziare a guardarti intorno per capire quali settori ti interessano, come ci si può avvicinare, e questo ti farà sentire meno persa.
Non sforzarti di “distrarti” a tutti i costi: lascia spazio alle emozioni, scrivile su un quaderno se senti che ti opprimono. Piangere non è un segno di debolezza, ma un modo che il corpo ha per liberarsi della tensione. Concediti il diritto di essere triste, senza giudicarti.
Buone Vacanze
Quello che ti ha reso la “versione migliore di te” durante il periodo di lavoro non è un posto, né le persone che hai incontrato: è la tua capacità di metterti in gioco, di fare uno sforzo per uscire dalla tua zona di comfort, di chiedere aiuto anche quando ti costa fatica, di affrontare giornate piene. Queste qualità sono tue, ti appartengono, non se ne vanno solo perché ora è estate.
Se temi di tornare a settembre sentendoti come se avessi perso tutto, ti suggerisco di crearti piccole sfide quotidiane: svegliati a un orario che ti faccia sentire attiva, organizza ogni giorno qualcosa che ti porti fuori casa o ti metta in contatto con altre persone, anche solo un caffè con un’amica, una passeggiata in un posto nuovo, un corso online che ti incuriosisca. Non servono grandi cose, ma un impegno regolare ti aiuterà a non farti travolgere dall’inerzia dell’estate.
Per il rapporto con la tua migliore amica, puoi trovare un modo per tenervi vicine nonostante le vacanze: magari programmare una videochiamata ogni settimana.
E non sentirti in colpa per le emozioni legate al pensiero “vorrei un padre così”: non significa che tu voglia meno bene al tuo, ma solo che hai bisogno di un modello di relazione in cui ti senti ascoltata e accolta. È umano desiderare di più e cercare riferimenti positivi.
Sul futuro, è vero: il quinto anno fa paura a tanti, e la scelta di cosa fare dopo la scuola spaventa quasi tutti. Però hai già un punto fermo: sai che vuoi lavorare. È un ottimo inizio. Puoi iniziare a guardarti intorno per capire quali settori ti interessano, come ci si può avvicinare, e questo ti farà sentire meno persa.
Non sforzarti di “distrarti” a tutti i costi: lascia spazio alle emozioni, scrivile su un quaderno se senti che ti opprimono. Piangere non è un segno di debolezza, ma un modo che il corpo ha per liberarsi della tensione. Concediti il diritto di essere triste, senza giudicarti.
Buone Vacanze
Ciao, ti ringrazio per aver raccontato con così tanta sincerità questa parte di te. Hai messo in parole qualcosa di molto importante, che tante persone provano ma a cui spesso non danno voce: la paura di perdere una versione di sé di cui si va fieri, quando finisce un’esperienza che ci fa sentire vivi. Non sei affatto “stupida” per piangere così tanto: anzi, questo pianto racconta quanto profondamente ti sei sentita coinvolta, quanta energia hai messo in questa esperienza e quanto hai saputo raccogliere da essa. Da quello che scrivi si sente bene che non è solo nostalgia per un mese di lavoro, ma è il significato che quel mese ha avuto per te. Lì hai visto emergere lati di te che forse, a scuola o in altri contesti, fai fatica a mostrare: la tua parte coraggiosa, capace di chiedere aiuto, di imparare, di sentirsi utile. E questo, credimi, è un segnale di grande forza: significa che queste qualità esistono dentro di te, non erano “dello stage”, ma tue. Quello stage le ha solo tirate fuori. La paura che ora hai è che, senza quel contesto, queste parti di te svaniscano, ma non è così: loro ci sono ancora, solo che hanno bisogno di occasioni, di stimoli, di spazi per potersi esprimere di nuovo. Capisco anche molto bene la paura per l’estate. Ti fa paura perché conosci bene come funziona per te: quando perdi routine, sfide e contatti nuovi, rischi di chiuderti in te stessa, di tornare in quel luogo in cui ti senti meno viva e meno autonoma. Ti fa paura perché sai quanto sei sensibile e quanto desideri avere intorno figure che ti facciano sentire accolta. Quel pensiero sul tutor, che hai sentito quasi come un padre, parla proprio di questo bisogno. Non è strano desiderare di avere accanto qualcuno che ti dia attenzione e sostegno emotivo, soprattutto se senti che a casa questa parte manca. Non devi sentirti in colpa per questo pensiero: è un bisogno umano e legittimo, e averlo riconosciuto è già un passo importante. Allo stesso tempo, dentro di te c’è anche una parte che sa costruirsi da sola la propria stabilità, e lo hai dimostrato. Quello che puoi fare ora è non lasciare andare tutto quello che hai costruito in questo mese. Prova a chiederti: come puoi tenere vivo almeno un pezzetto di quella te stessa, anche in estate? Magari cercando un piccolo lavoretto, o qualche attività che ti obblighi a uscire di casa, a metterti in contatto con persone nuove. Se non è possibile lavorare, potresti anche solo scegliere di organizzare giornate in cui uscire di casa con un obiettivo chiaro: fare un corso, andare in biblioteca, fare sport in gruppo. Se ti accorgi che la paura di tornare “indietro” è troppo forte, scrivi nero su bianco come ti sei sentita in questo mese: descrivi la versione di te che hai visto emergere, con parole precise. Tienila come una specie di guida, come promemoria di ciò che sai di poter essere. Non perderla di vista. E se senti che l’ansia sul futuro diventa troppo grande, cerca di riportarla al presente: un passo alla volta, non devi avere tutte le risposte adesso. Già sapere che vuoi lavorare è un punto di partenza, non scontato. Piangere ora significa dare spazio a emozioni che meritano di essere ascoltate. Non tenerle dentro per vergogna. Non sei debole se senti tanto: sei viva e stai cercando la tua strada. Se senti che la malinconia diventa troppo grande e hai voglia di parlarne con qualcuno, potresti anche valutare di farlo con uno psicologo della scuola o un professionista, per non sentirti da sola in questi pensieri. Sei molto più avanti di quanto credi. Continua a coltivare questa parte di te che si è accesa. Se lo ha fatto una volta, saprà farlo ancora. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile Paziente Anonima,
Da quanto scrive, comprendo che l'idea di concludere le attività che la tengono occupata e in contatto con i suoi amici la spaventa molto.
L'estate è, di fatto, un momento di sospensione dalla routine costruita in un intero anno e questo può portare sollievo ma anche destabilizzare. È comprensibile che, alla sua età, possa prevalere il secondo tipo di reazione, dal momento che, come scrive anche lei, le vacanze la portano ad essere inattiva e a separarsi dai suoi amici.
Non so se ci sono consigli specifici da dare, se non quello di cercare di impegnarsi comunque a mantenere i contatti, tramite messaggi e videochiamate, con gli amici e di cercare attività stimolanti da fare nel luogo di villeggiatura, magari in gruppo.
Se quello che cerca è invece capire il motivo dietro queste reazioni forti e, immagino, difficili da gestire, posso consigliarle di parlarne con uno psicologo. Un percorso psicologico è lo spazio ideale per raccontarsi, condividendo ciò che è doloroso perché incomprensibile con una persona in grado di offrire supporto e risposte.
Un caro saluto,
Dr. Federica Trobbiani
Da quanto scrive, comprendo che l'idea di concludere le attività che la tengono occupata e in contatto con i suoi amici la spaventa molto.
L'estate è, di fatto, un momento di sospensione dalla routine costruita in un intero anno e questo può portare sollievo ma anche destabilizzare. È comprensibile che, alla sua età, possa prevalere il secondo tipo di reazione, dal momento che, come scrive anche lei, le vacanze la portano ad essere inattiva e a separarsi dai suoi amici.
Non so se ci sono consigli specifici da dare, se non quello di cercare di impegnarsi comunque a mantenere i contatti, tramite messaggi e videochiamate, con gli amici e di cercare attività stimolanti da fare nel luogo di villeggiatura, magari in gruppo.
Se quello che cerca è invece capire il motivo dietro queste reazioni forti e, immagino, difficili da gestire, posso consigliarle di parlarne con uno psicologo. Un percorso psicologico è lo spazio ideale per raccontarsi, condividendo ciò che è doloroso perché incomprensibile con una persona in grado di offrire supporto e risposte.
Un caro saluto,
Dr. Federica Trobbiani
Buongiorno e grazie per la sua condivisione, estremamente ricca di spunti e molto chiaramente esposta.
Sembrerebbe esserci tanto dal punto di vista emotivo e affettivo che probabilmente avrebbe bisogno di essere ascoltato in uno spazio ad hoc dedicato a lei e alla sua storia. Il dolore riportato sembrerebbe poi aggravato dai giudizi che si auto-rivolge rispetto ad alcune emozioni di colpa legata ad alcuni pensieri, come quelli relativi a suo padre, oppure rispetto al pensiero che stare così male e piangere possa essere stupido.
Personalmente non mi sentirei, per una questione di rispetto del suo vissuto e della mia professione, di dare dei consigli concreti su cosa poter fare; l'unico consiglio che sentirei effettivamente di darle è di darsi l'opportunità di potersi affidare a qualcuno che possa sviscerare con lei questi vissuti, dare loro un senso e ripartire da lì.
Un caro saluto,
dott.ssa Francomano Ilaria
Sembrerebbe esserci tanto dal punto di vista emotivo e affettivo che probabilmente avrebbe bisogno di essere ascoltato in uno spazio ad hoc dedicato a lei e alla sua storia. Il dolore riportato sembrerebbe poi aggravato dai giudizi che si auto-rivolge rispetto ad alcune emozioni di colpa legata ad alcuni pensieri, come quelli relativi a suo padre, oppure rispetto al pensiero che stare così male e piangere possa essere stupido.
Personalmente non mi sentirei, per una questione di rispetto del suo vissuto e della mia professione, di dare dei consigli concreti su cosa poter fare; l'unico consiglio che sentirei effettivamente di darle è di darsi l'opportunità di potersi affidare a qualcuno che possa sviscerare con lei questi vissuti, dare loro un senso e ripartire da lì.
Un caro saluto,
dott.ssa Francomano Ilaria
Buongiorno! La ringrazio per le sue sentite righe. Non è scontato leggere una persona (anche molto giovane), che si racconta, si interroga, chiede, cerca qualcuno che possa aiutarla a dare senso ai vissuti, alle paure, ai desideri. Considerato i limiti del contesto e dello strumento, posso provare ad offrire un piccolo contributo di pensiero. Ho avuto la sensazione che lo stage appena concluso (ma credo si possa dire lo stesso per la scuola e le amicizie) sia stato per lei un’esperienza di nutrimento emotivo. Il neonato che ha fame oppure è angosciato, cerca il seno materno, la mamma coglie il bisogno e si offre, comincia così la poppata. É molto più di un semplice pasto, perché c’è il contenimento delle braccia della mamma, il calore e il contatto dei corpi, gli sguardi. Il bambino si sente visto e così impara a vedersi, sente di esistere. Sembra che lei abbia imparato molto presto a fare da sola, a comportarsi bene, cercando di essere “perfetta”, nella speranza di uno sguardo in cui potersi rispecchiare, uno sguardo che la facesse sentire accettata e amata per quello che è. Non deve essere stato facile fare i conti con un papà “sempre in casa, ma assente dal punto di vista emotivo”, con lo sguardo forse un po' distratto a beneficio dei fratelloni (la mamma?). È come se la pausa scolastica, la fine dell’esperienza lavorativa, l’approssimarsi dell’ultimo anno di superiori, le vacanze “solo con i genitori” le facciano sentire il rischio di perdersi, di uscire dal radar/sguardo (dei professori, degli amici, del tutor) che le permette di ritrovarsi. Si sente un pochino allo sbando, insicura, preoccupata per il futuro, triste. Nonostante tutto, va a scuola, fa esperienze lavorative, ha amici, è curiosa, si dimostra in contatto con ciò che prova e comprende il valore di condividerlo, a suo modo e con il suo linguaggio. È vitale, impegnata nel difficile lavoro (sia fisico che mentale) dell’adolescenza, rivolta al futuro con tutte le sue incertezze. Insomma, sta crescendo. Forse, un giorno sentirà il bisogno di una seconda mente che la aiuti a ripensare le esperienze più significative, i pensieri più dolorosi, le emozioni più forti. Se fosse necessario, non esiti a chiedere aiuto, non resti sola. In bocca al lupo per tutto
Buongiorno, immagino lo sconforto e la tristezza che in questi giorni ti stanno assalendo e capita che la fine dei percorsi ci possa muovere qualcosa dentro. Spesso non ci rendiamo conto che non è solo la fine di una relazione o la morte di una persona a indurci sentimenti di tristezza ma anche la fine di percorsi formativi, di lavoro che per noi hanno avuto una grande importanza. Questo si vede da come ne parli, del fatto che ti ha dato una grande motivazione a migliorarti, ti ha fatto sentire appagata e soprattutto hai trovato una figura maschile che per te è stato un grande punto di riferimento. Probabilmente la chiusura di quest'esperienza ti sta facendo preoccupare rispetto alla prossima fine del tuo percorso formativo. Chiaramente qui ci sono tanti punti su cui bisognerebbe lavorare e questa risposta non è sicuramente esaustiva, ma essendo in un momento di svolta della tua vita potresti trovare giovamento a parlarne con un professionista.
Cara ragazza, innanzitutto mi viene da dire:" Caspita, talvolta l'alternanza scuola lavoro funziona .. ", direi pertanto che nell'insieme è stata un'esperienza positiva e formativa. Procedendo secondo i punti delineati direi inoltre: 1) a proposito della banale nostalgia era forse meglio non fare questa esperienza positiva e rimanere in una sorta di astenico anonimo esistere, dove si sperimenta e si prova poco se non una certa insoddisfazione? Oppure è stata un' esperienza positiva che, si purtroppo è finita (come la maggior parte delle cose umane soprattutto da giovani) e ha provocato un vissuto di triste nostalgia ma la funzione sana della tristezza e della nostalgia (purché non siano devastanti) è appunto quella di farci esprimere desideri. Ora questa esperienza di alternanza scuola lavoro ti ha messa nelle condizioni di fare un'esperienza e conseguentemente, grazie hai vissuti di nostalgia, esprimere un desiderio a proposito del futuro, andrei quindi a contenerli e governarli, considerandoli dei suggerimenti e non dei vissuti solo negativi (pianti compresi). 2) Una cosa simile si può dire per quanto riguarda il rapporto con l'amica. L'assenza di un paio di mesi farà aumentare il desiderio e consoliderà il vostro rapporto. Non vorrei apparire antipatico o "boomer", ma viviamo in una società del tutto e subito, incapace spesso di saper aspettare; ritengo che hai gli strumenti emotivi e cognitivi per reggere due mesi/due mesi e mezzo.. ad esempio in passato i miei nonni (cioè i tuoi bisnonni) pur vivendo meno di noi, sapevano aspettare mesi e talvolta hanno dovuto attendere anni, allorquando il pazzoide di turno decideva di trascinare i popoli in quella follia che si chiama guerra. Un 'altra cosa: soprattutto oggi in un'epoca di globalizzazione e di allungamento dell'aspettativa di vita (anche se attualmente "grazie" ai governanti si è un po' ridotta..), spesso le persone fanno solo dei tratti di strada assieme, difficilmente però "per tutta la vita", per cui è importante "cogliere l'attimo" (carpe diem), cioè riuscire a godere del periodo che si sta attraversando se nell'insieme è positivo, non rovinandolo con l'ansia che finirà o per ciò che sarà. Non posso mettermi il cappotto a ferragosto poiché a gennaio farà freddo.. 3) Non sentirti in colpa per aver espresso un desiderio, l'esperienza lavorativa ti ha messo in contatto con un adulto, capace di esercitare una funzione adulta/genitoriale piuttosto sana e anche in questo caso hai capito delle cose di te stessa, che ad esempio in futuro potranno aiutarti a scegliere. Inoltre essere genitori presuppone l'assunzione di alcune responsabilità e delle relative conseguenze. Pertanto, se un genitore è psichicamente/affettivamente assente delle conseguenze ci saranno. Non so se è il caso di parlarne o meno con tuo padre, una decisione di questo tipo per ora la rimanderei e l'affronterei con uno psicologo. 4) Potrebbe esserci da parte tua una scarsa autostima o una scarsa fiducia nei confronti delle tue capacità, sulle quali lavorare tramite dei colloqui psicologici? Di fatto durante l'esperienza di alternanza hai fatto bene. Inoltre almeno in quarta ci sei arrivata. Non è il caso di cominciare a pensare che in qualche modo ce la farai, piuttosto che temere di non essere all'altezza? Ad ogni modo le ansie da fine ciclo scolastico sono comuni, infatti per anni si è andati a scuola ma dopo la quinta le cose cambiano, che si vada a lavorare o che si vada all'università, ma rinforzando la fiducia nei propri mezzi suggerirei di dire a se stessi di fronte ai vissuti ansiosi: "ce la posso fare", piuttosto che: "non so se sarò all'altezza".5) l'esperienza lavorativa ha premesso di conoscerti meglio e di capire che, volenti o nolenti, si cresce e che appunto crescendo si entra in una dimensione per cui la vita da studente di scuola superiore inizia a stancare, sentendo la necessità di seguire le proprie inclinazioni relative ad un'attività lavorativa o relative a un particolare e specifico indirizzo di studi (cioè meno generalista come alla scuola superiore). Direi che è una cosa positiva il fatto che già alla fine della quarta superiore tu abbia le idee abbastanza chiare nei confronti del tuo futuro (cioè di ciò che desideri per il tuo futuro, anche se poi in corso d'opera alcuni desideri cambieranno). 6) Premesso che non possiamo identificarci solo come lavoratori, perché siamo anche altro, ribadisco che l'esperienza fatta ha avuto un impatto importante, che ti ha permesso di conoscerti meglio, apprezzando dei punti di forza di te stessa che non conoscevi.
Orbene, a questo punto riprendo la frase piuttosto depressiva: "Questa sensazione mi sta distruggendo", anche a partire da quest'affermazione mi sento di suggerire dei colloqui psicologici, per rafforzare gli strumenti psichici interni. Capisco infatti che si tratta di vissuti negativi e dolorosi ma ritengo che tu abbia le risorse per affrontarli e per reggerli, come già capitato in passato, infatti sei sempre arrivata "a settembre", per cui alcuni colloqui per contenere vissuti emotivi contenibili ma percepiti come incontenibili (e distruttivi) li suggerirei. A proposito di distrazioni, non mi distrarrei solo con dispositivi elettronici. Sarebbe importante poter uscire, incontrare qualcuno, verificare se si può iniziare un'attività ricreativa, sportiva, lavorativa o a livello di volontariato in attesa dell'inizio della scuola (oppure semplicemente andando al parco o in un bar all'aperto a leggere un libro, prima o poi conoscendo qualcuno), pur di non rimanere sempre chiusa in casa davanti al cellulare, perché un po' ci sta ma troppo no!
Cordialmente,
M.M.
Orbene, a questo punto riprendo la frase piuttosto depressiva: "Questa sensazione mi sta distruggendo", anche a partire da quest'affermazione mi sento di suggerire dei colloqui psicologici, per rafforzare gli strumenti psichici interni. Capisco infatti che si tratta di vissuti negativi e dolorosi ma ritengo che tu abbia le risorse per affrontarli e per reggerli, come già capitato in passato, infatti sei sempre arrivata "a settembre", per cui alcuni colloqui per contenere vissuti emotivi contenibili ma percepiti come incontenibili (e distruttivi) li suggerirei. A proposito di distrazioni, non mi distrarrei solo con dispositivi elettronici. Sarebbe importante poter uscire, incontrare qualcuno, verificare se si può iniziare un'attività ricreativa, sportiva, lavorativa o a livello di volontariato in attesa dell'inizio della scuola (oppure semplicemente andando al parco o in un bar all'aperto a leggere un libro, prima o poi conoscendo qualcuno), pur di non rimanere sempre chiusa in casa davanti al cellulare, perché un po' ci sta ma troppo no!
Cordialmente,
M.M.
Gentile utente, ha trascorso un periodo in cui si è sentito bene ed è sempre difficile concludere le belle esperienze. Sicuramente le attenzioni che ha avuto, le gratificazioni, i rapporti con chi l'ha fatta star bene resteranno importanti nella sua vita ma credo che per darle una risposta dobbiamo guardare oltre a questa esperienza. La parte migliore di lei non è sicuramente solo 'il suo lavoro' ma probabilmente fa fatica a vederlo. Soltanto affrontando la 'sua storia' con una persona di fiducia, un professionista, potrà risalire al perché la vita finora non sia stata serena per lei, con il suo aiuto potrà arrivare a una miglior consapevolezza delle sue emozioni e dei suoi pensieri che finora non l'hanno fatta star bene. Pian piano inizierà a guardare al futuro in modo più sereno, sentendosi felice per quello che è e non solo per quello che riesce a fare.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Miculian
I miei migliori auguri
Dott.ssa Miculian
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Ciao, ho letto con interesse quello che hai scritto. Comprendo le tue paure, il timore di guardare a un futuro che non ha ancora parametri definiti. Non saprei dirti se c'è qualcosa di concreto da fare e che ti faccia stare sicuramente meglio, certamente nel tuo racconto note positive si possono vedere. Dici di aver sperimentato la versione migliore di te: mi sembra cioè di capire che hai fatto delle scoperte su di te, hai trovato risorse che magari non sapevi di avere; hai sperimentato relazioni molto interessanti. Ripeto la parola, hai "sperimentato" ed è andata bene. il futuro forse fa paura anche per questo, perché a volte ci riserva belle scoperte - che per alcuni aspetti potrebbero essere consolidate - ma non è sempre così. Poi citi il rapporto con tuo padre perché legata a lui c'è una mancanza che ti porti dietro e in relazione a questa mancanza sembra emergere il desiderio di un tipo di rapporto padre-figlia magari ideale. E' un tema importante e anche su questo non saprei qui cosa scrivere di più, se non che penso possa essere utile un confronto più approfondito. Sperando di esserti stata in qualche modo utile, ti saluto. Dott.ssa Rachele Petrini
Salve, tutto quello che racconta fa supporre che ci siamo una forte paura nel relazionare. Sicuramente dovuto a un rapporto scadente con il suo papà, per cui è come se avesse perso fiducia nel prossimo. In questo ultimo periodo avendo lavorato in un posto dove in qualche modo la fiducia era stata ritrovata,sia nella sua amica sia nel datore di lavoro, che separarsi da queste figure le portano sconforto. Cosa fare , sicuramente una terapia che le rinforzi la sua autostima e per cui la riconquista della fiducia nell'altro. Così potrà sicuramente affrontare le nuove separazione che verranno, e potrà scegliere in piena autonomia la strada da percorrere. Per qualsiasi chiarimento rimango a disposizione anche online. Dott.ssa Gabriella Cascinelli
Salve, sono Linda Fusco, psicologa clinica.
Credo semplicemente che lei stia attraversando una fase di passaggio importante, in cui sente di "regredire" se passa troppo tempo con i suoi genitori o comunque in quella che è stata sempre la sua comfort zone e di conseguenza la fine di un'esperienza lavorativa che l'ha fatta sentire efficace e più autonoma le da la sensazione di perdere i "risultati" raggiunti in termini di sviluppo personale.
Secondo me, quello che potrebbe esserle utile è pensare di intraprendere un percorso (anche breve) con un professionista per stabilire una scala di priorità per quanto riguarda le sue scelte future e la fine delle superiori, ma soprattutto per analizzare e normalizzare il senso di angoscia e paura che prova in questa fase delicata di cambiamento.
Resto a sua disposizione qualora volesse proseguire su questo discorso,
dott.ssa Linda Fusco
Credo semplicemente che lei stia attraversando una fase di passaggio importante, in cui sente di "regredire" se passa troppo tempo con i suoi genitori o comunque in quella che è stata sempre la sua comfort zone e di conseguenza la fine di un'esperienza lavorativa che l'ha fatta sentire efficace e più autonoma le da la sensazione di perdere i "risultati" raggiunti in termini di sviluppo personale.
Secondo me, quello che potrebbe esserle utile è pensare di intraprendere un percorso (anche breve) con un professionista per stabilire una scala di priorità per quanto riguarda le sue scelte future e la fine delle superiori, ma soprattutto per analizzare e normalizzare il senso di angoscia e paura che prova in questa fase delicata di cambiamento.
Resto a sua disposizione qualora volesse proseguire su questo discorso,
dott.ssa Linda Fusco
Gentile Paziente,
Dopo un periodo di benessere e di funzionamento normale, può capitare di sperimentare una fase di abbassamento dell’umore o "down". Questo fenomeno è spesso transitorio e può essere influenzato da vari fattori, come stress, cambiamenti ambientali o emotivi. È importante ricordare che vivere momenti di difficoltà è normale e fa parte del ciclo naturale delle emozioni umane.
In questa fase, si consiglia di concentrarsi sul presente, adottando pratiche di mindfulness o tecniche di rilassamento che aiutino a mantenere l’attenzione sul qui e ora, riducendo l’ansia e i pensieri negativi ricorrenti. Questo approccio può favorire una maggiore consapevolezza dei propri stati d’animo e delle proprie reazioni.
Inoltre, potrebbe essere molto utile intraprendere un percorso psicologico. Un professionista può aiutarti a esplorare le origini di questi pensieri negativi, identificando eventuali eventi scatenanti o schemi ricorrenti che contribuiscono a questa fase. Attraverso un percorso di terapia, potrai acquisire strumenti per gestire meglio le emozioni e sviluppare strategie di coping efficaci, migliorando il benessere complessivo.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti o per supportarti nel percorso di cura. Un caro saluto Dot.ssa Borrelli
Dopo un periodo di benessere e di funzionamento normale, può capitare di sperimentare una fase di abbassamento dell’umore o "down". Questo fenomeno è spesso transitorio e può essere influenzato da vari fattori, come stress, cambiamenti ambientali o emotivi. È importante ricordare che vivere momenti di difficoltà è normale e fa parte del ciclo naturale delle emozioni umane.
In questa fase, si consiglia di concentrarsi sul presente, adottando pratiche di mindfulness o tecniche di rilassamento che aiutino a mantenere l’attenzione sul qui e ora, riducendo l’ansia e i pensieri negativi ricorrenti. Questo approccio può favorire una maggiore consapevolezza dei propri stati d’animo e delle proprie reazioni.
Inoltre, potrebbe essere molto utile intraprendere un percorso psicologico. Un professionista può aiutarti a esplorare le origini di questi pensieri negativi, identificando eventuali eventi scatenanti o schemi ricorrenti che contribuiscono a questa fase. Attraverso un percorso di terapia, potrai acquisire strumenti per gestire meglio le emozioni e sviluppare strategie di coping efficaci, migliorando il benessere complessivo.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti o per supportarti nel percorso di cura. Un caro saluto Dot.ssa Borrelli
Buongiorno,
quello che lei sta attraversando è un periodo di crisi legato alla sua crescita personale. A volte lo sviluppo di alcuni pensieri e di alcune sensazioni vanno orientati attraverso l'aiuto di un professionista. Pensi alla possibilità di un percorso psicologico, ne parli anche coi suoi genitori, sarebbe per lei una importante possibilità per riflettere meglio ed esplorare i temi qui riportati.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
quello che lei sta attraversando è un periodo di crisi legato alla sua crescita personale. A volte lo sviluppo di alcuni pensieri e di alcune sensazioni vanno orientati attraverso l'aiuto di un professionista. Pensi alla possibilità di un percorso psicologico, ne parli anche coi suoi genitori, sarebbe per lei una importante possibilità per riflettere meglio ed esplorare i temi qui riportati.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
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