Salve scrivo per questo problema nel quale in post precedenti avevo scritto della mia situazione con

24 risposte
Salve scrivo per questo problema nel quale in post precedenti avevo scritto della mia situazione con la figlia della mia compagna che non volesse stare più a casa con noi ma ovviamente il problema è con me.
Lei ha preso un altra casa con la figlia perché non riusciva più a stare nella situazione di disperazione della figlia.. con me non mi calcolava più e stava praticamente un litigio ogni giorno anche per cose davvero futili. Io ho cercato in tutti i modi di coccolarla di amarla ma lei mi ha allontanato giorno dopo giorno.. ora mi dice dopo esserne andata se vogliamo fare i fidanzati dopo una convivenza di tre anni e che non si può vivere insieme per la figlia che ha una repulsione verso di me . Lei mi abbraccia lei alla fine mi ama ma ora dice anche che ha problemi con me e non mensiona manco più il problema della figlia ed io non so più come comportarmi ho dimostrato amore tolleranza tutto ma ho un muro perché la figlia ha manipolato totalmente la madre in ogni suo aspetto
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, mi ricordo il suo racconto. La soluzione che si è profilata è sicuramente non facile per lei. E' anche vero che il modo di stare nelle relazioni è aperto alle soluzioni piu' creative, l'importante è che tutti e due i partner stiano bene. Ricevere affetto e amore è importante. Capisco che non sia facile e ribadisco che se ha bisogno di aiuto sono disponibile anche online . Buona Giornata, Dario Martelli

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Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
Capisco quanto questa situazione la stia facendo soffrire. Si trova a portare il peso sia del rapporto di coppia sia delle difficoltà con la figlia della sua compagna, e non è semplice quando ci si sente messi da parte nonostante gli sforzi fatti. Da quello che racconta, sembra che la sua compagna sia molto divisa tra i bisogni della figlia e la relazione con lei, e questo crea inevitabilmente distanza. In casi così delicati può essere utile non rimanere da solo in questa fatica: uno spazio di terapia di coppia potrebbe aiutarvi a dare voce a ciascuno, evitando che il muro si alzi sempre di più.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dott.ssa Maria Teresa Miletta
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Capisco la sua sofferenza e me ne dispiaccio. Le consiglio id provare a invitarla a un incontro con una terapeuta di coppia. In un ambiente neutro e in presenza di un professionista riuscireste a trovare nuovi equilibri.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, dalla sua descrizione emerge tutta la fatica di trovarsi dentro a una situazione complessa, in cui non è solo la relazione di coppia a essere coinvolta, ma anche la relazione con la figlia della sua compagna. Da come scrive, appare evidente quanto lei abbia investito affetto, disponibilità e tolleranza, ma anche quanto tutto questo, nonostante i suoi sforzi, non sia stato sufficiente a mantenere un equilibrio nella convivenza. Il rischio, in questi casi, è che ci si senta impotenti, messi da parte e non riconosciuti nel valore che si porta nella relazione.

Va considerato che quando in una coppia è presente un figlio da una precedente relazione, la dinamica diventa inevitabilmente più complessa. La madre può trovarsi divisa tra il bisogno di proteggere e rassicurare il figlio e il desiderio di portare avanti la relazione di coppia, con la conseguenza che a volte il partner viene percepito come una “variabile sacrificabile”. Questo non significa che i sentimenti per lei non siano autentici, ma che la priorità assegnata alla figlia finisce per condizionare pesantemente le scelte e i comportamenti della sua compagna.

Le parole che riporta (il proporsi come “fidanzati” dopo anni di convivenza) sembrano il tentativo di mantenere un legame senza affrontare davvero il problema di fondo. Da un lato questo può indicare che la sua compagna non vuole perderla, dall’altro che fatica a prendersi la responsabilità di trovare un punto di equilibrio tra la relazione con lei e quella con la figlia.

Il passo che potrebbe aiutarla ora non è tanto quello di “dimostrare ancora di più” amore o disponibilità, perché questo lei lo ha già fatto ampiamente, quanto piuttosto chiarire a se stesso quali sono i suoi bisogni e i suoi limiti. Una relazione sana richiede reciprocità, chiarezza e il riconoscimento del posto che ognuno occupa. Se questo non avviene, il rischio è che lei continui a sentirsi svalutato e bloccato in una posizione di attesa che non le permette di vivere con serenità.

L’invito è a prendersi del tempo per riflettere su cosa davvero desidera e su quali condizioni ritiene indispensabili per poter stare in quella relazione senza perdere se stesso. A volte, proprio quando ci si è dati completamente, è importante imparare anche a chiedere e a porre confini, perché solo così si può costruire un rapporto equilibrato e rispettoso per entrambi.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Ciao, grazie per aver condiviso in modo così aperto la tua situazione, che appare molto complessa e dolorosa.

Da quello che racconti, sembra che tu abbia investito molto amore, pazienza e tolleranza nella relazione, ma ti trovi di fronte a dinamiche familiari che esulano dal tuo controllo, in particolare legate al rapporto tra la figlia e la madre. Spesso, quando ci sono difficoltà con i figli e la loro percezione di noi, nonostante i nostri sforzi, le dinamiche possono creare veri e propri muri emotivi. Questo non significa che tu abbia sbagliato o non sia stato amorevole, ma semplicemente che ci sono fattori esterni molto potenti che influenzano il rapporto.

In queste situazioni può essere utile:

Distinguere ciò che puoi controllare (il tuo comportamento, il tuo modo di comunicare) da ciò che non puoi controllare (la percezione della figlia, le scelte della madre).

Mettere dei limiti chiari: anche se ami la tua compagna, la relazione non può diventare fonte di dolore costante; la tua serenità è importante.

Supporto psicologico individuale o di coppia: uno spazio sicuro dove elaborare la frustrazione, la delusione e capire come procedere in modo sano sia per te sia per la relazione.

Se vuoi, possiamo esplorare insieme strategie pratiche per gestire il rapporto con la tua compagna e con la situazione familiare senza esaurirti emotivamente, e capire come continuare una relazione rispettosa di tutti, inclusi i tuoi bisogni.
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno, la sua situazione sembra esser diventata complessa e di non facile soluzione. Mi sembra di comprendere che la sua compagna le ha comunque chiarito come desidera portare avanti la vs. relazione: due case separate, da fidanzati che si incontrano ogni tanto. Forse ora spetta a lei decidere se può accettare queste condizioni o quali sono le sue. Capisco che non è una decisione semplice specialmente perchè ci sono i vs. sentimenti in mezzo alla vita pratica. Non c'è una soluzione giusta o uno dei due ha più ragioni dell'altro. Credo che lei si debba chiarire e poi cercare di parlare con la sua compagna per vedere se riuscite a trovare una buona soluzione che faccia vivere sereni entrambi. Se vuole può contattarmi per un primo incontro. Cordialità Dott.ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Marianna Mansueto
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Salve,
la situazione che descrive sembra molto complessa e fonte di sofferenza per tutte le persone coinvolte. Le famiglie ricomposte hanno spesso difficoltà di questo genere, e i motivi per cui i figli fanno fatica ad accettare i nuovi partner dei genitori possono essere molteplici.
Vi consiglierei di provare una terapia di coppia con un terapeuta sistemico, che possa aiutarvi a vedere la situazione con maggiore chiarezza e a risolvere il problema. Provi a parlarne con la sua compagna.
Cordiali saluti,

Dott.ssa Marianna Mansueto
Dott.ssa Ilaria Avallone
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Salve, immagino quanto possa essere doloroso e forse frustrante provare un senso di esclusione e confusione per la situazione che sta vivendo. In situazioni come questa può essere utile spostare lo sguardo: più che chiedersi cosa posso fare per mantenere la vicinanza con l’altro, può diventare importante domandarsi "che posto voglio avere io in questa relazione e a quali condizioni mi sento rispettato e riconosciuto". Mettere questo tipo di confine può essere molto utile per non perdere il suo valore anche agli occhi dell'altra persona. Forse può essere un’occasione per chiedersi cosa significa per lei essere in una relazione in cui il suo valore non dipende solo da quanto riesce a tollerare o dare amore, ma anche dal riconoscere i suoi bisogni e porre confini. E portare questo diverso sguardo anche con la diretta interessata può provare ad aprire altre porte di dialogo e comprensione.
Dott.ssa Maria Paola Scanu
Psicologo, Psicologo clinico
Sassari
Buongiorno,
da quanto racconta emerge con chiarezza la fatica che sta vivendo: si è trovato in una situazione di conflitto familiare in cui il rapporto con la sua compagna è stato fortemente condizionato dal disagio della figlia. Quando in una coppia entra in gioco la sofferenza di un figlio, spesso gli equilibri si complicano e i ruoli rischiano di sovrapporsi, facendo nascere incomprensioni, distanza e senso di esclusione.

È importante riconoscere che, al di là dell’amore che sente di aver dato, ci sono dinamiche familiari che vanno oltre il solo impegno personale: non si tratta quindi di una sua mancanza, ma di un intreccio relazionale che andrebbe compreso e affrontato con l’aiuto di uno spazio neutro.

Un percorso di terapia di coppia o familiare potrebbe aiutarvi ad affrontare apertamente questi vissuti, dando voce a ciascuno e cercando nuove modalità di relazione. Anche un sostegno individuale per lei potrebbe essere utile, per aiutarla a ritrovare punti fermi, gestire il senso di impotenza e rielaborare quanto sta vivendo.

Non è facile sentirsi davanti a un muro, ma già il fatto che lei abbia cercato di dare amore e continui a interrogarsi su come comportarsi dimostra il suo desiderio di costruire e non di arrendersi.
Salve paziente anonimo
Purtroppo il problema delle coplie ricostituite con figli presentano questi suoi stessi problemi questo per dirle che il rapporto di coppia coinvolge tutte e due le figure e non solo una anche se da mamma capisco che non è semplice pensare di viversi il rapporto da donna
Vi consiglio una terapia di coppia seppur breve dove riuscite a chiarire meglio ruoli e competenze senza intaccare gli affetti spesso messi da parte per non ferire l'altro
Non può essere solo uno a fare di tutto
La coppia è di due ci rifletta senza obbligare la sua compagna a scegliere tra lei e la figlia perché la ragazza ha comunque i suoi bisogni che vanno rispettati
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Capisco bene la difficoltà della situazione che stai vivendo: ti sei trovato in mezzo ad una dinamica familiare complessa, dove da un lato c’è il tuo impegno e il tuo affetto verso la tua compagna, dall’altro la presenza della figlia che ha espresso un forte rifiuto nei tuoi confronti. Quando una coppia si trova a convivere con figli non propri, può emergere un delicato equilibrio fatto di bisogni, gelosie, paure e dinamiche di alleanza che spesso portano tensioni e conflitti.

È comprensibile che tu ti senta frustrato dopo aver cercato di offrire amore e tolleranza, trovandoti però davanti a un muro di distanza e ostilità. È anche normale che la tua compagna, divisa tra il legame con la figlia e quello con te, faccia fatica a trovare una posizione chiara e coerente.

In questi casi è fondamentale distinguere ciò che dipende da te, dal vostro rapporto di coppia e ciò che riguarda la relazione madre-figlia, che ha le sue fragilità e dinamiche indipendenti da te. La difficoltà che stai vivendo non va letta come un tuo fallimento, ma come un intreccio complesso di relazioni che necessita di spazio e strumenti adeguati per essere compreso e gestito.

Proprio per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa aiutarvi a comprendere meglio i bisogni di ciascuno e a trovare nuove modalità di comunicazione e convivenza.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
spiacente per la situazione che riporta.
Quello che Le posso consigliare leggendola sono colloqui individuali in cui approfondire il Suo punto di vista, oppure proporre una terapia di coppia come occasione di confronto tra voi.
Spero quanto prima possa vivere maggior chiarezza-serenità
Saluti
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente, la dinamica che descrivi con la figlia che esprime un rifiuto verso di te e la tua compagna che si trova divisa fra due affetti fondamentali è molto complessa e spesso porta a situazioni logoranti.Il fatto che dopo tre anni di convivenza la tua compagna ti proponga di “fare i fidanzati senza vivere insieme” segnala che per lei la coabitazione è diventata insostenibile, non solo per la figlia ma anche per i conflitti che ormai si sono radicati tra voi due. Probabilmente il peso delle tensioni quotidiane l’ha portata a ripensare al rapporto in termini meno impegnativi.
Tu hai già fatto tanto cercando di dimostrare amore e disponibilità, ma forse adesso può essere utile spostare lo sguardo su di te: chiederti cosa desideri davvero, quali confini vuoi mettere e se questo tipo di relazione, così fragile e condizionata, ti fa stare bene.
Non è questione di colpe, ma di compatibilità e di bisogni che non trovano più spazio: lei vive la priorità della figlia, tu ti senti escluso e svalutato. Sono posizioni che difficilmente si conciliano senza un lavoro profondo su entrambi i fronti.
Può aiutarti a fermarti un momento a riflettere: vuoi accettare una relazione “a distanza” nei termini che propone lei? Oppure senti il bisogno di una compagna che ti dia stabilità e che riesca a proteggere la coppia, anche davanti alle difficoltà familiari?
Prendersi tempo e chiarezza può darti più forza di altri tentativi di “dimostrare amore”: perché l’amore da solo, purtroppo, non basta se mancano rispetto reciproco e un progetto condiviso.

Un cordiale saluto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, capisco quanto possa sentirsi disorientato e ferito in una situazione come quella che descrive. Da quello che racconta, lei ha investito molto nella relazione, cercando di dare affetto, comprensione e tolleranza, e oggi si trova davanti a una distanza che sembra non dipendere solo da lei e dal vostro legame di coppia, ma da dinamiche familiari più ampie che inevitabilmente hanno inciso sul vostro equilibrio. È comprensibile che provi frustrazione nel vedere che, nonostante i suoi sforzi, la sua compagna abbia deciso di separare gli spazi e che la figlia continui a rappresentare un ostacolo importante nella convivenza. Quando si vivono queste situazioni, è utile distinguere tra ciò che è nelle sue possibilità di gestione e ciò che invece non dipende interamente da lei. Le emozioni della figlia, così come il modo in cui la sua compagna sceglie di gestirle, appartengono a loro due e non sono sotto il suo pieno controllo. È naturale che questo generi un senso di impotenza, perché la percezione è quella di aver fatto tutto il possibile senza ottenere il risultato sperato. Ma allo stesso tempo è importante ricordarsi che lei non è responsabile delle scelte e delle reazioni degli altri. La proposta della sua compagna di “tornare fidanzati” dopo tre anni di convivenza può apparire come un passo indietro, e probabilmente dentro di lei suscita dubbi e confusione. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, può essere utile chiedersi che significato attribuisce a questa proposta: la vive come un rifiuto, come un compromesso temporaneo o come un’occasione per ripensare alla vostra relazione su basi nuove? Spesso la sofferenza nasce dal concentrarsi solo su ciò che non va o su ciò che è stato perso, mentre una domanda che può aprire nuove prospettive è: “Cosa voglio davvero per me, e cosa mi fa stare bene all’interno di una relazione?”. Anche il pensiero ricorrente che la figlia “abbia manipolato la madre” è comprensibile come interpretazione, ma rischia di alimentare ancora di più il suo senso di ingiustizia e di esclusione. Un lavoro utile può essere quello di spostare il focus da “perché lei non mi sceglie” a “come voglio stare io in questa situazione e quali confini desidero mettere per il mio benessere”. In questo modo si restituisce a se stessi una quota di potere che oggi sembra smarrita. Le emozioni che prova meritano ascolto e validazione. Rabbia, tristezza, senso di rifiuto e impotenza non sono segni di debolezza, ma risposte comprensibili a una condizione di conflitto e incertezza. Può essere utile accettarle come parte di questo momento, senza giudicarle, e al tempo stesso provare a costruire piccoli passi che le permettano di ritrovare un senso di stabilità. Anche definire con chiarezza con la sua compagna cosa desiderate entrambi dalla relazione e quali limiti volete rispettare rispetto alla figlia può essere un passo importante per uscire dalla confusione. Non esistono risposte semplici a situazioni complesse come questa, ma è possibile imparare a non lasciarsi travolgere, a distinguere i propri bisogni da quelli altrui e a dare valore a ciò che per lei è importante in una relazione sana. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno gentile utente. La situazione che descrive è molto complicata ed ingarbugliata. Ho qualche domanda da farle se posso. Secondo lei ne vale davvero la pena soffrire così tanto? Lei ama sé stesso? Per quanto tempo ancora è disposto a soffrire per questa situazione? Cosa desidera veramente per sé stesso per poter essere felice davvero? Si distacchi un momento da questa situazione per poter rispondere ai suoi reali bisogni. Di cos'ha bisogno lei in questo momento?

L'aiuto che potrei offrirle io come psicologa è un sostegno psicologico. Se ha intenzione di lavorare su sé stesso, ricominciare da zero, scoprire le emozioni che albergano dentro di sé ed elaborarle, scoprire o riscoprire i suoi sogni e le sue passioni e ricentrare l'attenzione su sé stesso allora le posso dire che se vuole sono a sua disposizione. Può scrivermi quando vuole così se le va fissiamo un appuntamento on-line. Nel frattempo le auguro una buona giornata.

Dott.ssa Angela Atlante
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno ricordo perfettamente la tua situazione ( a cui avevo risposto) così come posso comprendere la frustrazione e il dolore che stai vivendo. Ti trovi in una situazione complessa dove le dinamiche familiari si sono intrecciate in modo problematico, creando una spirale di conflitti che ha portato alla separazione fisica e ora a questa condizione di incertezza relazionale.

Non sto a riassumerti la situazioni dal punto di vista psicologico ( dato che lo avevo già fatto) ma anche da solo capisci che questo è un triangolo molto delicato in cui è importante che tu riconosca che forse anche la tua compagna ha vissuto una pressione enorme e ha fatto una scelta che l'ha portata a sacrificare temporaneamente la relazione di coppia. Questo non sminuisce il tuo dolore, ma può aiutarti a comprendere le sue scelte senza interpretarle come un rifiuto personale.

Il fatto che ora ti proponga di "fare i fidanzati" dopo tre anni di convivenza fa pensare che anche lei sta facendo i conti con sentimenti contrastanti. Da un lato mantiene l'affetto per te, dall'altro ha bisogno di spazio per riorganizzare le sue priorità e gestire la situazione con la figlia senza la pressione della convivenza.

L'unica cosa che puoi fare è gestire i tuoi stati d'animo attuali elaborando questa perdita con un percorso terapeutico, sviluppando strategie per gestire la frustrazione senza colpevolizzare la figlia, e cercando di costruire una comunicazione più efficace con la tua compagna che non la metta nella posizione di dover scegliere tra voi.

Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Salve, purtroppo non abbiamo "potere" sugli altri (figlia o compagna). L'unica cosa che può fare è interrogarsi se continuare e venire a questi patti o prendere un'altra strada. Ovviamente qualunque sia la decisione è comunque faticosa e complessa. Sarebbe utile che loro intraprendessero un percorso terapeutico per aiutarle e allo stesso tempo che lo facesse lei perchè nessuno ha colpe ma responsabilità sì. D'altra parte come ho detto ognuno prende decisioni o scelte per quello che ritiene giusto per sè.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve,
è molto carino da parte sua "aggiornarci", ma le posso suggerire di scegliere un collega di suo gradimento ed iniziare una valida terapia, perché alla fine la vita vera è quella che ad oggi la affligge e non sarà sufficiente parlarne con noi a puntate.
Un caro saluto
Lavinia
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
È comprensibile sentirsi confusi e impotenti quando la dinamica familiare viene condizionata da tensioni con la figlia della tua compagna, soprattutto se percepisci che ha un’influenza eccessiva sulle scelte della madre.

Il fatto che la tua compagna ti manifesti affetto ma al tempo stesso parli di problemi con te evidenzia quanto sia difficile trovare un equilibrio tra il suo ruolo di madre e quello di partner. In queste situazioni è essenziale proteggere il tuo benessere emotivo e avere chiarezza sui confini: continuare a dare tutto senza ricevere reciprocità può generare sofferenza e senso di impotenza. Inoltre, se lo ritieni benefico, valuterei la possibilità di intraprendere un percorso per poter ricevere strategie ed un supporto più mirato che vada ben oltre queste risposte alle tue domande su questo portale. Se ti andrà fammi sapere cara :)
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che racconti fa sentire tutta la tua frustrazione e il senso di impotenza: hai investito amore e pazienza, hai cercato di costruire una convivenza serena, ma ti ritrovi di fronte a un muro che sembra cambiare forma di continuo. Prima era la figlia a rifiutarti, adesso la tua compagna dice che il problema è anche nel rapporto con te, e sembra quasi che il tema originario (la repulsione della figlia) sia stato messo in secondo piano.

Da quello che descrivi, la dinamica madre–figlia è fortemente simbiotica e la tua compagna sembra non riuscire a separare i bisogni della figlia da quelli della coppia. In più, la figlia ha avuto su di lei un’influenza molto forte, al punto da condizionare le sue scelte di vita e le sue emozioni. In questo quadro tu sei rimasto sempre più marginale, pur avendo dato disponibilità, affetto e tolleranza.

La proposta di “fare i fidanzati” dopo tre anni di convivenza suona come un passo indietro che probabilmente nasce da un suo bisogno di tenerti nella sua vita senza però affrontare davvero il conflitto. È comprensibile che tu ti senta spaesato: non sai più qual è il terreno reale su cui si regge la vostra relazione.

In una situazione simile, alcuni punti possono aiutarti a fare chiarezza:
– chiederti se per te è sufficiente un legame “a metà”, in cui l’intimità e il progetto di coppia restano costantemente subordinati alle dinamiche madre–figlia;
– valutare se la tua compagna sia disponibile a lavorare davvero su di sé e sul rapporto (magari con un sostegno psicologico o una mediazione familiare), oppure se preferisce spostare sempre il problema da una parte all’altra;
– riconoscere che, sebbene tu abbia fatto molto, non puoi da solo risolvere un conflitto che nasce soprattutto dal rapporto simbiotico tra lei e la figlia.

Tu non sei “colpevole” del rifiuto della figlia, né del fatto che la madre non abbia saputo gestire questa dinamica. Hai fatto la tua parte. Ora la domanda che può guidarti è: questa relazione, così com’è, ti fa stare bene o ti consuma? Sei disposto ad accettarla anche con questi limiti, o senti di meritare un legame in cui il tuo posto non venga continuamente messo in discussione?

A volte la scelta più difficile non è dimostrare ancora amore e tolleranza, ma capire se dall’altra parte c’è la volontà di costruire davvero, oppure solo di mantenere un equilibrio che ti lascia sempre al margine.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Elisa Fiora
Psicologo, Psicologo clinico
Busto Arsizio
Buongiorno,

sono dispiaciuta per la situazione che ha raccontato, le relazioni possono diventare faticose. Un aspetto importante è la comunicazione tra le varie parti coinvolte, è tuttavia necessario valutare con più profondità la questione e soprattutto il suo vissuto in essa.
Cordialmente,
Dott.ssa ELisa Fiora
Dott.ssa Chiara Mancinelli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
comprendo sia molto doloroso trovarsi in una situazione così complessa, dove si ha la sensazione di aver dato tanto e, nonostante questo, sentirsi messi da parte e disorientati. Quando le dinamiche familiari si intrecciano con emozioni profonde come l’amore, la frustrazione e il senso di impotenza, può diventare difficile capire come muoversi senza ferirsi o ferire gli altri. È possibile che anche la figlia della sua compagna stia attraversando un momento delicato, in cui emozioni e difficoltà personali si esprimono attraverso comportamenti che possono sembrare ostili o respingenti, ma che spesso nascondono un bisogno di protezione ed equilibrio.

Il suo vissuto merita uno spazio di ascolto e riflessione dedicato, dove poter elaborare ciò che sta accadendo e comprendere più a fondo le sue risorse e i suoi bisogni. Un percorso terapeutico personale potrebbe aiutarla a ritrovare maggiore chiarezza nell'affrontare queste relazioni così cariche di significato.

Resto a disposizione,
un caro saluto.
Dott.ssa Antonella Abate
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco la sua frustrazione e il profondo dolore che traspare dalle sue parole. Quella che lei sta vivendo non è semplicemente una crisi di coppia, ma una situazione complessa e stratificata che coinvolge dinamiche familiari, senso di rifiuto, e una profonda confusione emotiva.
È encomiabile che lei abbia provato a usare l'amore e la tolleranza come strumenti per affrontare questa situazione. Tuttavia, è importante riconoscere che in contesti così tesi, l'amore non basta se le dinamiche psicologiche e relazionali sottostanti non vengono gestite in modo efficace. Le consiglio di valutare un percorso di terapia.
Dott.ssa Gaia Evangelisti
Psicologo, Psicologo clinico
Genzano di Roma
Salve, comprendo quanto questa situazione la stia logorando: è dentro un vortice di amore, delusione e impotenza, e si percepisce che ha fatto molto per cercare di tenere insieme la relazione. Quello che descrive è complesso e coinvolge non solo il rapporto di coppia, ma anche la dinamica tra madre e figlia, che inevitabilmente condiziona tutto. Le fornisco alcuni spunti su cui poter riflettere.

Ha fatto la sua parte, ma adesso serve proteggere anche se stesso. Ha cercato di essere accogliente, affettuoso, paziente e di mostrare amore nonostante le difficoltà, ma l’amore da solo non può risolvere una dinamica familiare così sbilanciata, soprattutto se la sua compagna non riesce a mantenere una posizione chiara tra il ruolo di madre e quello di partner.
Quando una persona “si sposta di casa” per assecondare il disagio del figlio (in questo caso, la figlia) e poi propone di “tornare fidanzati ma non convivere”, le sta di fatto dicendo: “Ti amo, ma non riesco a gestire il conflitto tra voi due, quindi scelgo la via che mi fa stare più tranquilla, anche se ti fa soffrire.” È una scelta dettata dalla paura e dal senso di colpa materno, non necessariamente dalla mancanza di amore, ma di fatto, la esclude dal progetto di vita condiviso.

Il ruolo della figlia: non è colpa sua, ma è una dinamica da riconoscere. È molto probabile che la figlia, vivendo male la convivenza, abbia sviluppato una forte alleanza con la madre e un senso di “possesso affettivo” verso di lei.
In queste situazioni, se il genitore non pone limiti chiari, il figlio può arrivare a “decidere” chi è accettato o meno nella famiglia e questo è un problema educativo e relazionale, non una sua responsabilità.
Non è lei il manipolatore, ma lei è la parte sacrificata di un conflitto che la madre non ha saputo o potuto gestire con fermezza.

Cosa poter fare adesso?
Cercare di “convincerla” ad amarla o di “riconquistare la famiglia” adesso la porterà solo a chiudersi di più.
Meglio fermarsi e dire, con calma: “Ti voglio bene, ma non posso accettare una relazione dove non sono parte della tua vita quotidiana e dove la nostra serenità dipende dagli umori di tua figlia. Se vuoi capire davvero se tra noi può esserci ancora qualcosa, serve chiarezza, non un limbo.”

Imposti un confine emotivo.
Accettare una relazione “a metà” solo per paura di perderla può essere un rischio per lei. Questo impedisce alla sua compagna di confrontarsi davvero con le sue responsabilità come partner e madre.

Si focalizzati su lei stesso. So che può sembrare un consiglio banale, ma in queste situazioni serve ritrovare dignità e centratura. Faccia cose che la tengano attivo, coltivi amicizie, si ritagli momenti suoi. Non perché non soffre, ma perché così non lascia che tutta la tua vita ruoti intorno alla sua indecisione.

Se lei davvero la ama, potrà dimostrarlo con scelte concrete: non con gli abbracci sporadici o le parole dolci, ma con un’assunzione di responsabilità verso di lei e verso la figlia. Solo allora si potrà valutare un nuovo equilibrio (anche con l’aiuto di uno psicologo familiare, che in questi casi è davvero utile).

Un caro saluto.

Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.

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