Salve, ho 35 anni e sono più di 20 anni che soffro di ansia e attacchi di panico con disturbi inspie
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Salve, ho 35 anni e sono più di 20 anni che soffro di ansia e attacchi di panico con disturbi inspiegabili e paura di avere malattie o morire, mai nessuno mi ha saputo curare, qualche mese fa ho cambiato specialista e mi ha cambiato la terapia. Assumo ormai da anni mattina Xanax e Paroxetina la sera Xanax e Paroxetina ma non ho nessun beneficio, sono disperato, non riesco a lavorare, non riesco a guidare, mi sento morire ad ogni momento, un malessere con disturbi e sensazioni di morire per infarto o mancanza di respiro. La mia compagna non ce la fa più e la capisco perfettamente. Vado anche dalla psicologa. Cosa suggerite?
Buongiorno, comprendo profondamente la disperazione che sta vivendo dopo così tanti anni di sofferenza e senza alcun sollievo. Vent'anni di lotta contro ansia e panico rappresentano un carico emotivo e fisico devastante, e capisco quanto possa sentirsi sfiduciato.
Il quadro che descrive suggerisce un disturbo d'ansia generalizzato con attacchi di panico e ipocondria che si è cronicizzato nel tempo. Il fatto che la terapia farmacologica attuale (Paroxetina e Xanax) non stia dando benefici dopo anni di assunzione indica la necessità di una rivalutazione globale dell'approccio terapeutico. L'uso prolungato di benzodiazepine come lo Xanax può paradossalmente mantenere il ciclo dell'ansia e creare dipendenza fisica.
Le sensazioni di morte imminente che descrive sono tipiche del disturbo di panico: il cervello interpreta erroneamente segnali corporei normali come pericoli mortali, innescando una cascata di sintomi fisici reali ma non pericolosi. Questo circolo vizioso si autoalimenta: la PAURA della paura diventa il vero problema.
Potrebbe essere utile considerare un approccio integrato che includa:
1. una rivalutazione psichiatrica per ottimizzare la terapia farmacologica,
2. tecniche specifiche per il controllo del panico (come il training respiratorio e la mindfulness),
3. l'eventuale graduale riduzione delle benzodiazepine sotto stretto controllo medico,
4. un lavoro psicoterapeutico focalizzato sulle radici profonde dell'ansia.
Ritengo fondamentale costruire un percorso che combini la gestione della crisi acuta con un lavoro più profondo sulle origini del suo disturbo ansioso, utilizzando tecniche di mindfulness per spezzare il ciclo panico-evitamento e ricostruendo gradualmente la sua fiducia nelle capacità del corpo di autoregolarsi. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Il quadro che descrive suggerisce un disturbo d'ansia generalizzato con attacchi di panico e ipocondria che si è cronicizzato nel tempo. Il fatto che la terapia farmacologica attuale (Paroxetina e Xanax) non stia dando benefici dopo anni di assunzione indica la necessità di una rivalutazione globale dell'approccio terapeutico. L'uso prolungato di benzodiazepine come lo Xanax può paradossalmente mantenere il ciclo dell'ansia e creare dipendenza fisica.
Le sensazioni di morte imminente che descrive sono tipiche del disturbo di panico: il cervello interpreta erroneamente segnali corporei normali come pericoli mortali, innescando una cascata di sintomi fisici reali ma non pericolosi. Questo circolo vizioso si autoalimenta: la PAURA della paura diventa il vero problema.
Potrebbe essere utile considerare un approccio integrato che includa:
1. una rivalutazione psichiatrica per ottimizzare la terapia farmacologica,
2. tecniche specifiche per il controllo del panico (come il training respiratorio e la mindfulness),
3. l'eventuale graduale riduzione delle benzodiazepine sotto stretto controllo medico,
4. un lavoro psicoterapeutico focalizzato sulle radici profonde dell'ansia.
Ritengo fondamentale costruire un percorso che combini la gestione della crisi acuta con un lavoro più profondo sulle origini del suo disturbo ansioso, utilizzando tecniche di mindfulness per spezzare il ciclo panico-evitamento e ricostruendo gradualmente la sua fiducia nelle capacità del corpo di autoregolarsi. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
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Buongiorno,
Capisco quanto la situazione che descrive possa essere faticosa, soprattutto perché convive con lei da molti anni e le provoca un forte senso di sconforto. È comprensibile sentirsi senza vie d’uscita quando i sintomi sembrano non migliorare nonostante i tentativi fatti.
Le suggerirei di condividere con la sua psicologa queste sensazioni di frustrazione e mancanza di beneficio in modo da poter per esplorare nuove strategie.
Consideri che i percorsi di cura, soprattutto quando i sintomi si sono protratti a lungo, richiedono tempo e spesso più tentativi prima di trovare ciò che funziona meglio per lei.
Resto a disposizione, un caro saluto
dott.ssa Elena Dati
Capisco quanto la situazione che descrive possa essere faticosa, soprattutto perché convive con lei da molti anni e le provoca un forte senso di sconforto. È comprensibile sentirsi senza vie d’uscita quando i sintomi sembrano non migliorare nonostante i tentativi fatti.
Le suggerirei di condividere con la sua psicologa queste sensazioni di frustrazione e mancanza di beneficio in modo da poter per esplorare nuove strategie.
Consideri che i percorsi di cura, soprattutto quando i sintomi si sono protratti a lungo, richiedono tempo e spesso più tentativi prima di trovare ciò che funziona meglio per lei.
Resto a disposizione, un caro saluto
dott.ssa Elena Dati
Gentile utente, grazie per aver scelto di condividere qui questo suo momento particolarmente difficile e doloroso.
Spesso la terapia farmacologica ha bisogno di vari tentativi prima di trovare il dosaggio e il farmaco giusto, che possano fare al caso suo; oltre al fatto che serve qualche mese (quanto dipende da farmaco a farmaco) per vedere effettivamente dei benefici. Importante è sempre confrontarsi con il proprio medico rispetto alle sensazioni derivanti dal farmaco.
Per quanto riguarda il percorso psicologico che lei sta svolgendo, posso capire come a volte sia estenuante "aspettare" che si vedano i benefici, per quanto anche colui che ne usufruisce ha un ruolo attivo in questo. Potrebbe parlare con la sua psicologa e farle capire che ha necessità di un intervento mirato sui disturbi d'ansia e soprattutto sulle reazioni fisiche dell'ansia. Esistono in psicologia dei protocolli specifici a cui lei può fare riferimento.
Quello che le posso dire per aiutarla nel quotidiano è di allenarsi per la respirazione diaframmatica che spesso aiuta a calmare i sintomi durante l'attacco di panico e di non smettere di avere degli obiettivi, anche minimi che la possono aiutare ad avere un orientamento durante la giornata.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Spesso la terapia farmacologica ha bisogno di vari tentativi prima di trovare il dosaggio e il farmaco giusto, che possano fare al caso suo; oltre al fatto che serve qualche mese (quanto dipende da farmaco a farmaco) per vedere effettivamente dei benefici. Importante è sempre confrontarsi con il proprio medico rispetto alle sensazioni derivanti dal farmaco.
Per quanto riguarda il percorso psicologico che lei sta svolgendo, posso capire come a volte sia estenuante "aspettare" che si vedano i benefici, per quanto anche colui che ne usufruisce ha un ruolo attivo in questo. Potrebbe parlare con la sua psicologa e farle capire che ha necessità di un intervento mirato sui disturbi d'ansia e soprattutto sulle reazioni fisiche dell'ansia. Esistono in psicologia dei protocolli specifici a cui lei può fare riferimento.
Quello che le posso dire per aiutarla nel quotidiano è di allenarsi per la respirazione diaframmatica che spesso aiuta a calmare i sintomi durante l'attacco di panico e di non smettere di avere degli obiettivi, anche minimi che la possono aiutare ad avere un orientamento durante la giornata.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Salve, è comprensibile che si senta stanco, scoraggiato e, in certi momenti, senza via d’uscita. Vivere per anni con ansia intensa, attacchi di panico e la paura costante di morire logora il corpo, la mente e anche le relazioni, come sta accadendo con la sua compagna.
Ha già fatto dei passi importanti, tra cui il cambiamento dello specialista, l’assunzione di una terapia farmacologica e un percorso psicologico. Tuttavia, se sente di non trarne beneficio, è fondamentale tornare a parlarne con lo psichiatra di riferimento, l’unico che può valutare un’eventuale revisione della cura, considerando anche il suo impatto sulla qualità di vita. Dal punto di vista psicoterapeutico, potrebbe essere utile affiancare al lavoro già in corso un approccio come l’EMDR, che può aiutare a rielaborare esperienze traumatiche o situazioni emotive non risolte che spesso alimentano l’ansia. Anche la mindfulness, praticata con regolarità, può essere un valido supporto per ridurre la sensibilità corporea e riportare gradualmente una maggiore centratura nel momento presente, dove spesso le sensazioni fisiche vengono amplificate dalla paura. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Ha già fatto dei passi importanti, tra cui il cambiamento dello specialista, l’assunzione di una terapia farmacologica e un percorso psicologico. Tuttavia, se sente di non trarne beneficio, è fondamentale tornare a parlarne con lo psichiatra di riferimento, l’unico che può valutare un’eventuale revisione della cura, considerando anche il suo impatto sulla qualità di vita. Dal punto di vista psicoterapeutico, potrebbe essere utile affiancare al lavoro già in corso un approccio come l’EMDR, che può aiutare a rielaborare esperienze traumatiche o situazioni emotive non risolte che spesso alimentano l’ansia. Anche la mindfulness, praticata con regolarità, può essere un valido supporto per ridurre la sensibilità corporea e riportare gradualmente una maggiore centratura nel momento presente, dove spesso le sensazioni fisiche vengono amplificate dalla paura. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve,
quello che descrive è una condizione che porta con sé molta sofferenza e che, come racconta, si trascina da molti anni incidendo sulla sua quotidianità, sul lavoro e anche sulle relazioni affettive. L’ansia e gli attacchi di panico possono manifestarsi con sintomi molto intensi, come la paura di morire, di avere malattie gravi o di non riuscire a respirare: sono sensazioni frequenti ma estremamente invalidanti, che spesso alimentano un circolo vizioso difficile da interrompere da soli.
Il fatto che lei abbia già intrapreso percorsi terapeutici e farmacologici dimostra un grande impegno nella ricerca di sollievo, anche se al momento non ha trovato ancora il beneficio sperato. A volte può essere utile valutare insieme allo specialista curante un diverso approccio terapeutico, sia sul piano farmacologico che psicoterapeutico, considerando tecniche specifiche per la gestione di ansia e panico come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale, la mindfulness o l’EMDR.
Ogni percorso va personalizzato, e per questo sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione con uno specialista, in modo da individuare insieme il trattamento più adeguato e restituirle una qualità di vita migliore.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che descrive è una condizione che porta con sé molta sofferenza e che, come racconta, si trascina da molti anni incidendo sulla sua quotidianità, sul lavoro e anche sulle relazioni affettive. L’ansia e gli attacchi di panico possono manifestarsi con sintomi molto intensi, come la paura di morire, di avere malattie gravi o di non riuscire a respirare: sono sensazioni frequenti ma estremamente invalidanti, che spesso alimentano un circolo vizioso difficile da interrompere da soli.
Il fatto che lei abbia già intrapreso percorsi terapeutici e farmacologici dimostra un grande impegno nella ricerca di sollievo, anche se al momento non ha trovato ancora il beneficio sperato. A volte può essere utile valutare insieme allo specialista curante un diverso approccio terapeutico, sia sul piano farmacologico che psicoterapeutico, considerando tecniche specifiche per la gestione di ansia e panico come ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale, la mindfulness o l’EMDR.
Ogni percorso va personalizzato, e per questo sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione con uno specialista, in modo da individuare insieme il trattamento più adeguato e restituirle una qualità di vita migliore.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, mi dispiace che lei si senta in questo modo e che sembra non ci siano miglioramenti. La cosa migliore da fare è parlare con i professionisti che la seguono rispetto a questo suo stato d’animo, sia chi le ha prescritto i farmaci, che eventualmente valuterà perché la terapia non sta funzionando e se e come modificarla, sia la psicologa. Sarebbe utile anche un confronto tra i due professionisti, in modo tale che incrociano le diverse esperienze possano fare rete e capire qual è l’approccio e la terapia migliore per lei.
Purtroppo non posso dare altri suggerimenti non conoscendo a fondo la situazione, avrei bisogno di maggiori informazioni.
Io sono disponibile per colloqui sia in presenza sia online.
Purtroppo non posso dare altri suggerimenti non conoscendo a fondo la situazione, avrei bisogno di maggiori informazioni.
Io sono disponibile per colloqui sia in presenza sia online.
buonasera il quadro risponde proprio ad un disturbo che nel tempo non ha trovato un vero contenimento; a molti pazienti giova dedicarsi alla cura di sè e incrementare la consapevolezza con le pratiche joga, e minfulness che nel suo caso l'aiuterebbero sia a gestire i molti momenti bui della giornata che anche contestualizzare meglio cio che è un vero disturbo organico da una somatizzazione. Credo che essendo già in psicoterapia sia una strada percorribile. Inizi subito a cercare dove puo fare le pratiche e se nella sua zona possono esserci professionisti che dispongono di corsi per la gestione dello stress ( protocollo MBSR) sono certa che la puo aiutare così come le pratiche joga. Non si scoraggi, inizi da sè stesso.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile utente,
la sua condizione è probabilmente determinata da due fattori concomitanti, una scarsa reattività ai farmaci che le sono stati prescritti, e ad una reattanza psicoterapeutica, forse perché subordinata alla prima. Mi spiego meglio, i sintomi che indica di avere sono angoscia, ossia un ansia forte quasi senza speranza, e verosimilmente uno stato depressivo. Ha deputato in primis, la farmaco terapia, della soluzione di aiuto e poi la psicologia. Forse questo paradigma potrebbe essere riletto in modo più vantaggioso.
Discuta con i dottori a cui si è rivolto di cosa prova e pensa, senza vergogna, esistono dei tempi di reazione necessari per apprezzare dei risultati.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
la sua condizione è probabilmente determinata da due fattori concomitanti, una scarsa reattività ai farmaci che le sono stati prescritti, e ad una reattanza psicoterapeutica, forse perché subordinata alla prima. Mi spiego meglio, i sintomi che indica di avere sono angoscia, ossia un ansia forte quasi senza speranza, e verosimilmente uno stato depressivo. Ha deputato in primis, la farmaco terapia, della soluzione di aiuto e poi la psicologia. Forse questo paradigma potrebbe essere riletto in modo più vantaggioso.
Discuta con i dottori a cui si è rivolto di cosa prova e pensa, senza vergogna, esistono dei tempi di reazione necessari per apprezzare dei risultati.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Gentile Amico,
la sua situazione è davvero difficile! 15 anni di sofferenze, e di ansia continua!
Non conosco la sua storia, non so quindi da cosa questo può essere originato (una storia traumatica? forse...). Tuttavia, ORA è importante imparare ad avvicinarsi alla sua sofferenza con compassione ed equilibrio, ad accoglierla come si farebbe con un bambino impaurito. Le consiglio di imparare la mindfulness, che può darle il distacco compassionevole che serve per stare con le parti sofferenti. Le consiglio inoltre di continuare con la sua terapeuta: ci sono momenti difficili in una terapia, ma abbia fiducia.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
la sua situazione è davvero difficile! 15 anni di sofferenze, e di ansia continua!
Non conosco la sua storia, non so quindi da cosa questo può essere originato (una storia traumatica? forse...). Tuttavia, ORA è importante imparare ad avvicinarsi alla sua sofferenza con compassione ed equilibrio, ad accoglierla come si farebbe con un bambino impaurito. Le consiglio di imparare la mindfulness, che può darle il distacco compassionevole che serve per stare con le parti sofferenti. Le consiglio inoltre di continuare con la sua terapeuta: ci sono momenti difficili in una terapia, ma abbia fiducia.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive trasmette chiaramente tutta la sofferenza che sta vivendo da molto tempo e la frustrazione per il fatto di non aver trovato ancora una risposta che le porti sollievo. È comprensibile sentirsi disperati quando i sintomi di ansia e panico diventano così invasivi da condizionare la vita quotidiana, il lavoro, le relazioni e la sensazione stessa di sicurezza. Comprendo anche quanto possa essere difficile per chi le è vicino assistere a questo malessere senza riuscire ad aiutarla.
Il fatto che lei stia continuando a cercare una soluzione, cambiando specialista e intraprendendo anche un percorso con la psicologa, è un segnale importante della sua determinazione. A volte i farmaci necessitano di tempi più lunghi per agire o di dosaggi specifici da calibrare attentamente; altre volte può rendersi necessario valutare molecole differenti o combinazioni diverse, sempre sotto attenta supervisione medica. Parallelamente, la psicoterapia (soprattutto se di tipo cognitivo-comportamentale o integrata con approcci evidence based) può fornire strumenti pratici per gestire i pensieri catastrofici, le sensazioni fisiche che accompagnano il panico e la paura di morire, oltre che lavorare su aspetti più profondi che alimentano l’ansia.
Non esiste una soluzione unica valida per tutti, ma dal mio punto di vista è fondamentale che lei possa condividere con chiarezza con il suo specialista l’assenza di beneficio percepita, senza timore di “deludere” nessuno. L’ansia e il panico possono essere trattati, anche se a volte il percorso richiede aggiustamenti successivi e un lavoro di équipe tra medico e psicoterapeuta. Non si scoraggi: nonostante la lunga storia dei suoi sintomi, la possibilità di stare meglio esiste.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il fatto che lei stia continuando a cercare una soluzione, cambiando specialista e intraprendendo anche un percorso con la psicologa, è un segnale importante della sua determinazione. A volte i farmaci necessitano di tempi più lunghi per agire o di dosaggi specifici da calibrare attentamente; altre volte può rendersi necessario valutare molecole differenti o combinazioni diverse, sempre sotto attenta supervisione medica. Parallelamente, la psicoterapia (soprattutto se di tipo cognitivo-comportamentale o integrata con approcci evidence based) può fornire strumenti pratici per gestire i pensieri catastrofici, le sensazioni fisiche che accompagnano il panico e la paura di morire, oltre che lavorare su aspetti più profondi che alimentano l’ansia.
Non esiste una soluzione unica valida per tutti, ma dal mio punto di vista è fondamentale che lei possa condividere con chiarezza con il suo specialista l’assenza di beneficio percepita, senza timore di “deludere” nessuno. L’ansia e il panico possono essere trattati, anche se a volte il percorso richiede aggiustamenti successivi e un lavoro di équipe tra medico e psicoterapeuta. Non si scoraggi: nonostante la lunga storia dei suoi sintomi, la possibilità di stare meglio esiste.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, purtroppo la terapia farmacologica necessita di un periodo di calibrazione per fare effetto. Le consiglio di tornare dallo psichiatra che le ha prescritto la terapia che attualmente segue per, appunto, ricalibrare dosi, farmaco, ecc...
Inoltre, iniziare un percorso di psicoterapia con uno psicoterapeuta cognitivista potrebbe aiutare ad alleviare o risolvere i sintomi in tempi relativamente celeri, prenda in considerazione l'opzione.
Non perda le speranze, vedrà che seguendo questi passi piano piano tornerà a riprendere il controllo della sua vita.
Inoltre, iniziare un percorso di psicoterapia con uno psicoterapeuta cognitivista potrebbe aiutare ad alleviare o risolvere i sintomi in tempi relativamente celeri, prenda in considerazione l'opzione.
Non perda le speranze, vedrà che seguendo questi passi piano piano tornerà a riprendere il controllo della sua vita.
Salve, quando l'ansia e l'attacco di panico sono frequenti e intensi e non si trovano risuluzioni nell'unica soluzione della terapia farmacologica, c'è bisogno di entrare nel profondo e capire cosa vogliono comunicare i sintomi. L'attacco di panico ci impone di ascoltare il corpo, gli istinti, ci obbliga ad ascoltare la sua potenza, ci conduce nel percorso dei nostri desideri. Suggerisco un percorso psicologico, resto a disposizione.
Dott. Paolo Valentini
Dott. Paolo Valentini
Buongiorno, bisogna indagare l'origine del suo malessere e capire che approccio utilizzare. Oggi si ottengono ottimi risultati e a lungo termine con la terapia cognitivo comportamentale, ma anche con tecniche come la mindfulness. Da quello che mi pare di capire ci sono anche tratti di un possibile disturbo ossessivo compulsivo.
Dott.ssa Sara Rocco
Dott.ssa Sara Rocco
Salve!
Da quando ha iniziato ad andare da uno psicologo?
Se da molto tempo, valuterei la possibilità di cambiarlo ..
Per i disturbi da lei riportati è indicato una terapia cognitivo comportamentale che ha il preciso scopo di aiutare a modificare pensieri e comportamenti disfunzionali.
Da quando ha iniziato ad andare da uno psicologo?
Se da molto tempo, valuterei la possibilità di cambiarlo ..
Per i disturbi da lei riportati è indicato una terapia cognitivo comportamentale che ha il preciso scopo di aiutare a modificare pensieri e comportamenti disfunzionali.
Salve, leggere le sue parole fa percepire con chiarezza quanto grande sia il peso che sta portando sulle sue spalle e da quanto tempo convive con questo malessere. Quando l’ansia e gli attacchi di panico si protraggono per anni, spesso diventano un vero e proprio modo di vivere quotidiano, andando a condizionare ogni attività, ogni scelta e ogni relazione. Comprendo bene la sua sensazione di disperazione e la fatica che prova nel vedere limitata la sua vita in aspetti fondamentali come il lavoro, la guida o la serenità nelle relazioni. Una caratteristica dell’ansia e del panico è proprio quella di ingannare la mente e il corpo: i sintomi che lei descrive, come la paura di un infarto, la sensazione di mancanza d’aria o di morire, sono tipici e molto comuni, ma al tempo stesso così intensi da sembrare reali e incontrollabili. Questo porta a un circolo vizioso in cui la paura stessa alimenta nuove paure, e in cui ogni giorno diventa una lotta per sopravvivere piuttosto che un’occasione per vivere. Un approccio cognitivo comportamentale mira a spezzare proprio questo circolo vizioso, aiutando a riconoscere i pensieri catastrofici che innescano l’ansia, a metterli in discussione e a sostituirli con interpretazioni più realistiche e meno minacciose. Parallelamente, attraverso tecniche graduali di esposizione, si lavora per ridurre l’evitamento, ossia la tendenza a fuggire o a non affrontare le situazioni temute. Nel suo caso, ad esempio, guidare o lavorare sono diventati momenti di grande ansia, ma attraverso un percorso strutturato è possibile riavvicinarsi poco alla volta a queste attività, imparando a tollerare le sensazioni spiacevoli senza che queste prendano completamente il sopravvento. Un altro punto fondamentale è imparare a gestire la risposta del corpo all’ansia. Le tecniche di respirazione, di rilassamento e di consapevolezza corporea possono sembrare strumenti semplici, ma se praticati con costanza diventano veri alleati nel ridurre l’intensità delle crisi e nel ritrovare un senso di padronanza. È importante però non cercare la soluzione immediata, ma imparare a vedere il percorso come un processo graduale, fatto di piccoli passi, che nel tempo porta a un cambiamento stabile. Capisco anche quanto sia difficile per la sua compagna vivere accanto a questa situazione. L’ansia non colpisce mai una persona sola, ma coinvolge inevitabilmente anche le persone vicine, che si sentono impotenti, affaticate o scoraggiate. Anche per questo motivo lavorare in psicoterapia significa non solo ridurre i sintomi, ma anche ricostruire spazi di vita condivisi e più sereni. Il fatto che lei stia già affrontando un percorso con una psicologa è un elemento molto positivo, perché vuol dire che nonostante la fatica non ha rinunciato a cercare aiuto. In questi casi la costanza è fondamentale: il lavoro psicologico, se ben strutturato e orientato, può dare risultati concreti, anche se richiede tempo e impegno. Non esiste una bacchetta magica, ma esistono strategie scientificamente validate che, se applicate con regolarità, possono ridarle progressivamente libertà e fiducia. Il mio suggerimento è quello di continuare a dare spazio al percorso psicologico, ponendo attenzione soprattutto agli aspetti pratici del trattamento cognitivo comportamentale, perché sono quelli che più direttamente possono aiutarla a ridurre le paure e a tornare a vivere situazioni che oggi sente impossibili. Ogni piccolo passo avanti, anche se sembra minimo, rappresenta un mattone solido verso una qualità di vita migliore. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, le suggerisco di parlare di questo stato d'animo negativo e pervasivo a cui fa riferimento con la professionista che la segue. Così facendo potrete valutare insieme quale sia la scelta clinica più opportuna per lei. Resto a disposizione Saluti Dr.ssa Oliveri
Gentile utente, capisco profondamente quanto possa essere difficile e faticosa la sua situazione. Escludendo cause organiche, dai sintomi che lei descrive sembrerebbe trattarsi di un disturbo di panico. In ogni caso, che si tratti di ansia o panico la letteratura ci dice che la terapia farmacologica da sola non è sufficiente per la risoluzione di questi disturbi e che è importante associare una terapia psicoterapica a quella farmacologica poiché i farmaci fungono solo da stampella temporanea. L'attacco di panico tipicamente si presenta come un fulmine "a ciel sereno", quindi è normale sperimentarlo proprio in momenti di calma. Successivamente, Il panico si sviluppa perché c’è stato un primo attacco che viene percepito come un pericolo. Inoltre, le paure tipiche che emergono durante un attacco di panico possono essere quella di svenire, morire (di infarto o soffocamento), perdere il controllo o impazzire. E' importante poter affrontare tramite un percorso terapeutico queste paure e sviluppare la consapevolezza che si tratta, appunto, solo di paure. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicoterapeutico CBT che possa aiutarla ad individuare la natura della sua ansia, capire il meccanismo degli attacchi di panico sviluppando maggiore consapevolezza e successivamente trovare delle strategie funzionali per fronteggiarli. L'approccio cognitivo-comportamentale propone i trattamenti e le tecniche più efficaci per la gestione dell'ansia e del disturbo di panico. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Salve, un percorso di psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a gestire la forte ansia che prova nella vita quotidiana, con strategie funzionali che il terapeuta mette a sua disposizione.
Quello che racconti fa capire quanto la tua sofferenza sia lunga e profonda: convivere da vent’anni con ansia, panico e paura costante di morire è logorante, e il fatto che le cure provate finora non abbiano portato beneficio aumenta la sensazione di disperazione. Voglio dirti però che non sei “incurabile”: a volte ci vuole tempo, diversi tentativi terapeutici e un approccio integrato per trovare la combinazione giusta.
Se la paroxetina e lo xanax non ti stanno dando beneficio, è importante che tu lo riferisca subito al tuo psichiatra: non tutti reagiscono allo stesso modo ai farmaci, e cambiare molecola (per esempio valutando altri SSRI, SNRI, o anche strategie diverse come stabilizzatori o augmentation) può fare una grande differenza. A volte serve anche rivedere i dosaggi o la gestione delle benzodiazepine, che se usate a lungo rischiano di non avere più effetto e di mantenere il corpo in uno stato di dipendenza.
Oltre al farmaco, è fondamentale che la psicoterapia non sia solo di supporto, ma mirata ai disturbi d’ansia e di panico: la terapia cognitivo-comportamentale, con tecniche specifiche di esposizione graduale e gestione dei pensieri catastrofici, è quella che ha maggiori evidenze scientifiche. Può essere molto difficile, ma con un terapeuta esperto può darti strumenti concreti per gestire i sintomi.
Un’altra cosa importante è lavorare sulla qualità della vita quotidiana: sonno regolare, riduzione di caffeina e alcol, attività fisica leggera e costante. Sono aspetti che da soli non risolvono il problema, ma abbassano la soglia di allerta del corpo e aiutano la terapia a funzionare meglio.
Il passo concreto ora è tornare dal tuo psichiatra, spiegare che dopo mesi la nuova terapia non sta funzionando e chiedere una revisione del piano. È tuo diritto non accontentarti di “sopravvivere”: la cura deve puntare a restituirti autonomia, capacità di guidare, di lavorare, di vivere.
Non sei solo e non sei senza via d’uscita: serve aggiustare la rotta, ma ci sono altre strade terapeutiche da esplorare. Non mollare ora.
Dott.ssa De Pretto
Se la paroxetina e lo xanax non ti stanno dando beneficio, è importante che tu lo riferisca subito al tuo psichiatra: non tutti reagiscono allo stesso modo ai farmaci, e cambiare molecola (per esempio valutando altri SSRI, SNRI, o anche strategie diverse come stabilizzatori o augmentation) può fare una grande differenza. A volte serve anche rivedere i dosaggi o la gestione delle benzodiazepine, che se usate a lungo rischiano di non avere più effetto e di mantenere il corpo in uno stato di dipendenza.
Oltre al farmaco, è fondamentale che la psicoterapia non sia solo di supporto, ma mirata ai disturbi d’ansia e di panico: la terapia cognitivo-comportamentale, con tecniche specifiche di esposizione graduale e gestione dei pensieri catastrofici, è quella che ha maggiori evidenze scientifiche. Può essere molto difficile, ma con un terapeuta esperto può darti strumenti concreti per gestire i sintomi.
Un’altra cosa importante è lavorare sulla qualità della vita quotidiana: sonno regolare, riduzione di caffeina e alcol, attività fisica leggera e costante. Sono aspetti che da soli non risolvono il problema, ma abbassano la soglia di allerta del corpo e aiutano la terapia a funzionare meglio.
Il passo concreto ora è tornare dal tuo psichiatra, spiegare che dopo mesi la nuova terapia non sta funzionando e chiedere una revisione del piano. È tuo diritto non accontentarti di “sopravvivere”: la cura deve puntare a restituirti autonomia, capacità di guidare, di lavorare, di vivere.
Non sei solo e non sei senza via d’uscita: serve aggiustare la rotta, ma ci sono altre strade terapeutiche da esplorare. Non mollare ora.
Dott.ssa De Pretto
Salve, il tuo racconto trasmette quanto sei stanco e quanto questa condizione stia influenzando ogni aspetto della tua vita. Vent’anni di ansia e panico senza sollievo possono minare la speranza, e il fatto che tu ti senta “disperato” è comprensibile. È importante però sottolineare due aspetti: il primo è che non sei solo, anche se ora può sembrarti così; il secondo è che il percorso di cura, soprattutto quando ci sono farmaci coinvolti, spesso richiede aggiustamenti, cambi di molecole o combinazioni, e tempi di risposta che non sono immediati.
Il fatto che tu abbia cambiato specialista è un passo: forse serve ancora trovare la giusta “chiave” farmacologica, ma parallelamente la psicoterapia è fondamentale per affrontare le paure di morte e le sensazioni corporee che ti spaventano. Ti incoraggio a condividere apertamente col tuo medico il fatto che non hai alcun beneficio: è un’informazione essenziale per lui. Non arrenderti: trovare la terapia giusta è possibile, e il lavoro che stai facendo con la psicologa può diventare un pilastro di cambiamento se portato avanti con costanza.
Il fatto che tu abbia cambiato specialista è un passo: forse serve ancora trovare la giusta “chiave” farmacologica, ma parallelamente la psicoterapia è fondamentale per affrontare le paure di morte e le sensazioni corporee che ti spaventano. Ti incoraggio a condividere apertamente col tuo medico il fatto che non hai alcun beneficio: è un’informazione essenziale per lui. Non arrenderti: trovare la terapia giusta è possibile, e il lavoro che stai facendo con la psicologa può diventare un pilastro di cambiamento se portato avanti con costanza.
Salve, intanto le esprimo la mia vicinanza emotiva per questa sua lunga condizione di sofferenza. Ciò che lei dichiara è che comunque nonostante gli interventi multidisciplinari, dalla terapia farmacologica al sostegno psicologico, ad oggi non ha ancora avvertito un sollievo da questo forte e invalidante stato di disagio. Pertanto, oltre a suggerirle di rivedere in primis la terapia farmacologica, specialmente la posologia, la invito anche a rivedere il metodo/approccio psicologico di riferimento. Aggiungo anche, che nella gestione dei disturbi dell'umore, dall'ansia alla depressione, la pratica della Mindfulness é molto efficace, soprattutto, se praticata con costanza e come rivelato da diversi studi a riguardo.
Mi auguro di averle fornito qualche spunto e la invito a non disperare perché mettendosi in "ascolto" dei suoi sintomi, come fa da anni sia pure per prove ed errori, riuscirà a rintracciarne il significato nascosto quello che, finora vissuto come drammaticamente avvilente, custodisce certamente in sé una verità: La sua!
Provi a farle spazio e imparare ad accoglierla.
Un saluto e un grande in bocca al lupo
Mi auguro di averle fornito qualche spunto e la invito a non disperare perché mettendosi in "ascolto" dei suoi sintomi, come fa da anni sia pure per prove ed errori, riuscirà a rintracciarne il significato nascosto quello che, finora vissuto come drammaticamente avvilente, custodisce certamente in sé una verità: La sua!
Provi a farle spazio e imparare ad accoglierla.
Un saluto e un grande in bocca al lupo
Capisco quanto possa essere difficile convivere con un’ansia così intensa e persistente. Il fatto che stia già seguendo una cura farmacologica e un percorso psicologico è molto importante, ma a volte serve tempo o un diverso approccio terapeutico per ottenere benefici.
Le suggerisco di parlare apertamente con lo specialista che la segue, spiegando che i sintomi restano forti e invalidanti: potrà valutare un aggiustamento della terapia o un diverso tipo di psicoterapia più mirata.
Non si scoraggi: con il supporto adeguato e un lavoro graduale è possibile stare meglio e riprendere il controllo della propria vita. Dott.ssa Aurora Corso.
Le suggerisco di parlare apertamente con lo specialista che la segue, spiegando che i sintomi restano forti e invalidanti: potrà valutare un aggiustamento della terapia o un diverso tipo di psicoterapia più mirata.
Non si scoraggi: con il supporto adeguato e un lavoro graduale è possibile stare meglio e riprendere il controllo della propria vita. Dott.ssa Aurora Corso.
Buonasera,
l'associazione della psicoterapia al farmaco è fondamentale.
Le suggerisco di proseguire il percorso con la collega, mettendo in luce quale sia l'origine di questi disturbi da lei poco spiegabili. Spesso la comparsa di una sintomatologia di tipo organico è associata ad attacchi di panico. Ritengo però importante, insieme al suo medico curante, escludere in primis che non ci sia un problema riconducibile ad aspetti organici.
l'associazione della psicoterapia al farmaco è fondamentale.
Le suggerisco di proseguire il percorso con la collega, mettendo in luce quale sia l'origine di questi disturbi da lei poco spiegabili. Spesso la comparsa di una sintomatologia di tipo organico è associata ad attacchi di panico. Ritengo però importante, insieme al suo medico curante, escludere in primis che non ci sia un problema riconducibile ad aspetti organici.
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