Salve, ho 22 anni e sto già facendo un percorso psicologico. Ho dei seri motivi per pensare di soffr
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Salve, ho 22 anni e sto già facendo un percorso psicologico. Ho dei seri motivi per pensare di soffrire di depressione. La mia domanda é: quanto aiuta rivolgersi anche a uno psichiatra/avere una diagnosi e quanto invece no? Dal mio punto di vista é una forma di legittimazione del mio sentire, ma non so quanto possa risolvere, avendo pessime esperienze di amici/e sull’uso degli anti depressivi e sui consulti psichiatrici in generale. Dall’altro lato sento sempre più la necessità di quel “aiuto in più”. Quanto gli psicologi sono inclini a richiedere l’intervento di uno psichiatra? Sono obbligati a farlo oppure no? Dovrebbe essere una mia scelta o dovrei aspettare che sia lo psicologo a comunicarmelo (se lo ritiene)?
Cara Paziente Anonima,
capisco i tuoi dubbi e la fatica di stare con queste domande. Da un lato: come ti stai trovando nel percorso che stai facendo? Ti sembra un luogo buono per te, in cui ti senti compresa? Dall’altro: questi pensieri sull’“aiuto in più” puoi portarli in seduta, condividendoli con chi ti segue. Potrà offrirti il suo parere professionale, e da lì sarai tu a scegliere in autonomia come muoverti.
Un passo alla volta, Insieme
Dr.ssa Cecilia Mancini
capisco i tuoi dubbi e la fatica di stare con queste domande. Da un lato: come ti stai trovando nel percorso che stai facendo? Ti sembra un luogo buono per te, in cui ti senti compresa? Dall’altro: questi pensieri sull’“aiuto in più” puoi portarli in seduta, condividendoli con chi ti segue. Potrà offrirti il suo parere professionale, e da lì sarai tu a scegliere in autonomia come muoverti.
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buongiorno
Gli psicologi non sono obbligati a richiedere l'aiuto di uno psichiatra. Generalmente quando lavoriamo con pazienti che necessitano il supporto di cure farmacologiche siamo noi stessi a consigliare al paziente uno psichiatra, tuttavia questo può variare da professionista a professionista. Sinceramente le consiglierei di discutere la questione con il suo psicoterapeuta e, nel caso in cui lo ritenesse estremamente necessario, le consiglio di contattare un buon psichiatra per introdurre l'aiuto farmacologico alla terapia che sta già facendo.
Gli psicologi non sono obbligati a richiedere l'aiuto di uno psichiatra. Generalmente quando lavoriamo con pazienti che necessitano il supporto di cure farmacologiche siamo noi stessi a consigliare al paziente uno psichiatra, tuttavia questo può variare da professionista a professionista. Sinceramente le consiglierei di discutere la questione con il suo psicoterapeuta e, nel caso in cui lo ritenesse estremamente necessario, le consiglio di contattare un buon psichiatra per introdurre l'aiuto farmacologico alla terapia che sta già facendo.
Gentile utente,
molto spesso noi psicologi consigliamo al paziente di rivolgersi a uno psichiatra quando valutiamo che l'assunzione del farmaco sia fondamentale o possa essere utile ai fini degli obiettivi terapeutici. Ogni situazione è a sè, anche nei casi di depressione, può variare molto il percorso consigliato sopratutto in base alla sintomatologia della persona e sopratutto all'impatto che questa ha nella vita quotidiana.
Non conosco la sua storia quindi quello che posso consigliarle è di confrontarsi con il suo psicologo sul tema e capire con lui se procedere con una visita psichiatrica; in quel caso sarà lo psichiatra poi a valutare se prescriverle un farmaco oppure no.
Le auguro il meglio
Cordialmente,
Dott.ssa Filippi
molto spesso noi psicologi consigliamo al paziente di rivolgersi a uno psichiatra quando valutiamo che l'assunzione del farmaco sia fondamentale o possa essere utile ai fini degli obiettivi terapeutici. Ogni situazione è a sè, anche nei casi di depressione, può variare molto il percorso consigliato sopratutto in base alla sintomatologia della persona e sopratutto all'impatto che questa ha nella vita quotidiana.
Non conosco la sua storia quindi quello che posso consigliarle è di confrontarsi con il suo psicologo sul tema e capire con lui se procedere con una visita psichiatrica; in quel caso sarà lo psichiatra poi a valutare se prescriverle un farmaco oppure no.
Le auguro il meglio
Cordialmente,
Dott.ssa Filippi
Buongiorno,
in questi casi, suggerisco sempre di parlare col proprio terapeuta e discutere della possibilità di integrare il percorso con aiuto farmacologico. Tuttavia, mi colpisce molto quanto hai detto: "Dal mio punto di vista è una forma di legittimazione del mio sentire". Rimanendo sempre dell'opinione che dovresti parlare con il tuo psicologo/a di questa eventualità di affiancare un percorso farmacologico, ti inviterei a riflettere se ne senti davvero il bisogno oppure è più per il bisogno di sentirti legittimata e riconosciuta nel tuo dolore.
Ti auguro il meglio ed una buona giornata
in questi casi, suggerisco sempre di parlare col proprio terapeuta e discutere della possibilità di integrare il percorso con aiuto farmacologico. Tuttavia, mi colpisce molto quanto hai detto: "Dal mio punto di vista è una forma di legittimazione del mio sentire". Rimanendo sempre dell'opinione che dovresti parlare con il tuo psicologo/a di questa eventualità di affiancare un percorso farmacologico, ti inviterei a riflettere se ne senti davvero il bisogno oppure è più per il bisogno di sentirti legittimata e riconosciuta nel tuo dolore.
Ti auguro il meglio ed una buona giornata
Gentilissimo, grazie per la sua condivisione e per le preziose domande. Molti dei suoi quesiti rientrano in una sfera più o meno soggettiva sia per i terapeuti (comunicazione della diagnosi al paziente, contatto con lo psichiatra), sia per i pazienti (ricezione e significato dato alla diagnosi, rapporto con la terapia farmacologica). Essendo la psicoterapia l'incontro tra due soggettività, quella del paziente e quella del terapeuta ritengo che quello che lei porta sia un argomento importante da condividere con il professionista che la segue, un tema sul quale confrontarsi e capire congiuntamente che cosa sta succedendo tra voi. Personalmente preferisco fare una restituzione al paziente che riguardi il suo funzionamento, le sue relazioni, la sfera emotiva, gli aspetti e le tematiche dal mio punto di vista più salienti sulle quali lavorare ecc includendo, qualora lo richiedessi necessario, anche l'etichetta nominale di una diagnosi. Gli psicologi non sono obbligati a richiedere l'intervento di uno psichiatra. La scelta di consultare dello psichiatra può avanzare da ambe le parti, sia dal paziente, che dal terapeuta e spesso apre una fase di comprensione, elaborazione e negoziazione. Per tornare alla sua situazione, se lo ritenesse necessario o se soltanto volesse sapere l'opinione del suo psicologo potrebbe, a mio avviso, parlargli apertamente della questione.
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Buongiorno, solitamente lo psicologo consiglia l'intervento di uno psichiatra se ritiene che i sintomi sono gravi o non migliorano. Potrebbe parlare con il suo terapeuta di questa esigenza e capire insieme qualora fosse necessario un consulto di un altro specialista o continuare con il percorso che sta già portando avanti.
Le auguro di trovare presto sollievo alle sue sofferenze!
Dott.ssa Mafalda Russo
Le auguro di trovare presto sollievo alle sue sofferenze!
Dott.ssa Mafalda Russo
Buongiorno, considerando che sta già seguendo un percorso e ha già un professionista di riferimento, sarebbe opportuno discuterne con il/la collega. Come psicologi si procede con un supporto psichiatrico quando si ritiene necessario ma se ha dubbi sulma sua situazione ne parli apertamente in seduta. Nessuno può vietarle di rivolgersi di sua spontanea volontà ad uno/a psichiatra ma ha sicuramente più senso farlo in sintonia con il pefcorso psicologico. Rispetto all'utilizzo di psicofarmaci, si affidi ai professionisti, purtroppo c'è ancora tanta disinformazione a riguardo. Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra Morosinotto
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, essendo seguita in un percorso da un collega, è importante che parli di questi suoi dubbi con il professionista che la sta seguendo in quanto è grazie ai colloqui e alla condivisione della sua storia che può essere scelto insieme il percorso più autentico per lei. Rimango a disposizione, dott.ssa Virginia Vazzoler
Buongiorno gentile Utente, capisco molto bene i suoi dubbi e la sua ambivalenza. La domanda che si pone è importante, perché tocca due aspetti diversi ma entrambi centrali: da un lato il desiderio di “legittimare” la sua sofferenza con una diagnosi, dall’altro il bisogno di capire se e quando un supporto farmacologico o una valutazione psichiatrica possano essere utili.
Un consulto psichiatrico non significa necessariamente dover assumere farmaci, né che la sua esperienza verrà ridotta a un’etichetta. Può essere piuttosto un’occasione per avere un ulteriore punto di vista clinico e, laddove fosse indicato, integrare il lavoro psicologico con un sostegno farmacologico mirato. In alcuni casi questo può aiutare a ridurre la sofferenza e creare le condizioni per trarre maggiore beneficio anche dalla psicoterapia.
Capisco anche la sua preoccupazione rispetto alle esperienze negative di amici o conoscenti. È importante ricordare che ogni persona reagisce in modo diverso ai trattamenti e che un buon psichiatra costruisce il percorso insieme al paziente, ascoltandone paure, dubbi e obiettivi. Non si tratta quindi di “subire” una decisione, ma di poterla discutere con un professionista.
Per quanto riguarda lo psicologo, non è “obbligato” a inviare un paziente dallo psichiatra. Può consigliare un approfondimento quando nota che la sofferenza è intensa, persistente o limita molto la vita quotidiana, ma la scelta finale resta sempre sua. È un percorso che deve sentire come condiviso, non imposto.
La direzione migliore è parlarne apertamente con la sua terapeuta, portando i suoi dubbi così come li ha espressi qui. Questo confronto potrà aiutarla a capire se per lei, in questo momento, sia utile affiancare al lavoro psicologico anche una valutazione psichiatrica.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Un consulto psichiatrico non significa necessariamente dover assumere farmaci, né che la sua esperienza verrà ridotta a un’etichetta. Può essere piuttosto un’occasione per avere un ulteriore punto di vista clinico e, laddove fosse indicato, integrare il lavoro psicologico con un sostegno farmacologico mirato. In alcuni casi questo può aiutare a ridurre la sofferenza e creare le condizioni per trarre maggiore beneficio anche dalla psicoterapia.
Capisco anche la sua preoccupazione rispetto alle esperienze negative di amici o conoscenti. È importante ricordare che ogni persona reagisce in modo diverso ai trattamenti e che un buon psichiatra costruisce il percorso insieme al paziente, ascoltandone paure, dubbi e obiettivi. Non si tratta quindi di “subire” una decisione, ma di poterla discutere con un professionista.
Per quanto riguarda lo psicologo, non è “obbligato” a inviare un paziente dallo psichiatra. Può consigliare un approfondimento quando nota che la sofferenza è intensa, persistente o limita molto la vita quotidiana, ma la scelta finale resta sempre sua. È un percorso che deve sentire come condiviso, non imposto.
La direzione migliore è parlarne apertamente con la sua terapeuta, portando i suoi dubbi così come li ha espressi qui. Questo confronto potrà aiutarla a capire se per lei, in questo momento, sia utile affiancare al lavoro psicologico anche una valutazione psichiatrica.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Gentile utente,
comprendo bene i suoi dubbi e la necessità di maggiore chiarezza. In situazioni come la sua è molto importante non cadere nella tentazione di autodiagnosticarsi: l’etichetta “depressione” può sembrare rassicurante perché dà un nome a ciò che si prova, ma rischia anche di aumentare la confusione e l’ansia. La diagnosi, se necessaria, è un passaggio che deve essere fatto da un professionista, sulla base di un’osservazione clinica e non solo di sintomi riferiti.
Sta già seguendo un percorso psicologico: il passo più utile è quindi affidarsi pienamente al terapeuta che la segue, condividendo apertamente con lui le sue paure rispetto alla diagnosi o ai farmaci. Non è obbligatorio coinvolgere uno psichiatra: è una possibilità che il suo psicologo valuterà insieme a lei solo se riterrà che possa essere di reale beneficio.
Gli psicologi, infatti, non prescrivono farmaci ma, quando rilevano che i sintomi sono particolarmente intensi o invalidanti, possono consigliare un consulto psichiatrico come supporto aggiuntivo al lavoro terapeutico. È una decisione clinica che si prende per il suo benessere, non per “etichettare” la persona.
Se sente che il dubbio la blocca o che non riesce a fidarsi completamente, può comunque essere utile, senza fretta, provare anche un colloquio clinico con un altro psicologo, così da avere una seconda opinione e confrontare punti di vista. Questo può aiutarla a sentirsi più sicuro e a rafforzare la fiducia nel percorso che deciderà di seguire.
L’indicazione principale, però, resta questa: non affronti da solo queste incertezze, ma le porti dentro lo spazio terapeutico che già ha a disposizione. È lì che troverà le risposte più adatte alla sua storia personale. Dr. Giuseppe Mirabella
comprendo bene i suoi dubbi e la necessità di maggiore chiarezza. In situazioni come la sua è molto importante non cadere nella tentazione di autodiagnosticarsi: l’etichetta “depressione” può sembrare rassicurante perché dà un nome a ciò che si prova, ma rischia anche di aumentare la confusione e l’ansia. La diagnosi, se necessaria, è un passaggio che deve essere fatto da un professionista, sulla base di un’osservazione clinica e non solo di sintomi riferiti.
Sta già seguendo un percorso psicologico: il passo più utile è quindi affidarsi pienamente al terapeuta che la segue, condividendo apertamente con lui le sue paure rispetto alla diagnosi o ai farmaci. Non è obbligatorio coinvolgere uno psichiatra: è una possibilità che il suo psicologo valuterà insieme a lei solo se riterrà che possa essere di reale beneficio.
Gli psicologi, infatti, non prescrivono farmaci ma, quando rilevano che i sintomi sono particolarmente intensi o invalidanti, possono consigliare un consulto psichiatrico come supporto aggiuntivo al lavoro terapeutico. È una decisione clinica che si prende per il suo benessere, non per “etichettare” la persona.
Se sente che il dubbio la blocca o che non riesce a fidarsi completamente, può comunque essere utile, senza fretta, provare anche un colloquio clinico con un altro psicologo, così da avere una seconda opinione e confrontare punti di vista. Questo può aiutarla a sentirsi più sicuro e a rafforzare la fiducia nel percorso che deciderà di seguire.
L’indicazione principale, però, resta questa: non affronti da solo queste incertezze, ma le porti dentro lo spazio terapeutico che già ha a disposizione. È lì che troverà le risposte più adatte alla sua storia personale. Dr. Giuseppe Mirabella
Gentile,
la sua riflessione è molto importante e dimostra consapevolezza del percorso che sta facendo.
Rivolgersi a uno psichiatra può avere diversi significati:
• diagnostico: ottenere un inquadramento clinico preciso, che a volte può dare quella “legittimazione” di cui parla, aiutando a dare un nome al proprio vissuto;
• terapeutico: valutare se un supporto farmacologico possa essere utile, in affiancamento al lavoro psicologico, soprattutto nei momenti in cui i sintomi diventano troppo gravosi da affrontare solo con la terapia.
Capisco i suoi timori legati alle esperienze di amici: ogni percorso, però, è unico. Non tutte le persone con depressione necessitano di farmaci, e quando vengono prescritti, il loro effetto e la gestione possono variare molto da caso a caso.
Per quanto riguarda lo psicologo:
• non è obbligato a indirizzare sempre a uno psichiatra; lo fa solo quando valuta che i sintomi siano tali da richiedere un’integrazione medica;
• resta comunque una sua scelta personale: può decidere di chiedere un consulto psichiatrico anche autonomamente, se sente il bisogno di un aiuto ulteriore.
In sintesi: la diagnosi psichiatrica non è un “bollino”, ma uno strumento in più che può aiutarla a capire meglio cosa sta vivendo e, se necessario, ad avere accesso a risorse terapeutiche aggiuntive. La scelta migliore è parlarne apertamente con la sua psicologa, esprimendo i suoi dubbi e desideri: potrà così valutare insieme a lei se sia il momento opportuno o meno.
Il fatto che lei senta “la necessità di un aiuto in più” è già un segnale importante, da non trascurare: ascoltare questo bisogno è il passo giusto per prendersi cura di sé
la sua riflessione è molto importante e dimostra consapevolezza del percorso che sta facendo.
Rivolgersi a uno psichiatra può avere diversi significati:
• diagnostico: ottenere un inquadramento clinico preciso, che a volte può dare quella “legittimazione” di cui parla, aiutando a dare un nome al proprio vissuto;
• terapeutico: valutare se un supporto farmacologico possa essere utile, in affiancamento al lavoro psicologico, soprattutto nei momenti in cui i sintomi diventano troppo gravosi da affrontare solo con la terapia.
Capisco i suoi timori legati alle esperienze di amici: ogni percorso, però, è unico. Non tutte le persone con depressione necessitano di farmaci, e quando vengono prescritti, il loro effetto e la gestione possono variare molto da caso a caso.
Per quanto riguarda lo psicologo:
• non è obbligato a indirizzare sempre a uno psichiatra; lo fa solo quando valuta che i sintomi siano tali da richiedere un’integrazione medica;
• resta comunque una sua scelta personale: può decidere di chiedere un consulto psichiatrico anche autonomamente, se sente il bisogno di un aiuto ulteriore.
In sintesi: la diagnosi psichiatrica non è un “bollino”, ma uno strumento in più che può aiutarla a capire meglio cosa sta vivendo e, se necessario, ad avere accesso a risorse terapeutiche aggiuntive. La scelta migliore è parlarne apertamente con la sua psicologa, esprimendo i suoi dubbi e desideri: potrà così valutare insieme a lei se sia il momento opportuno o meno.
Il fatto che lei senta “la necessità di un aiuto in più” è già un segnale importante, da non trascurare: ascoltare questo bisogno è il passo giusto per prendersi cura di sé
Caro utente,
questo tema è importante e utile che venga discusso durante le sedute con la sua terapeuta. In ogni caso, sia che si vada a chiedere aiuto ad uno psichiatra e sia che si preferisca non avere una cura farmacologica, parlare di questi argomenti e rispondere alle domande legate a questo tema può essere importante per capire che significato si da al proprio sintomo, al proprio malessere, e quindi quale significato e forma potrebbe avere la cura giusta per lei. Importante soprattutto se è un tema così tanto presente in questo momento della sua vita, sia come bisogno di avere "un aiuto in più" e sia come significato che lei da all'uso di farmaci in sè. Per quanto riguarda invece gli obblighi di noi psicologi, facendo riferimento a questo caso, l'unica cosa che siamo tenuti a fare è parlarne con il paziente qualora ci possa essere la possibilità di avere un aiuto farmacologico e insieme a lui vagliare le opzioni e capire la fattibilità della cosa sulla base del paziente stesso: è una decisione che viene co-costruita dal paziente e dal terapeuta.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
questo tema è importante e utile che venga discusso durante le sedute con la sua terapeuta. In ogni caso, sia che si vada a chiedere aiuto ad uno psichiatra e sia che si preferisca non avere una cura farmacologica, parlare di questi argomenti e rispondere alle domande legate a questo tema può essere importante per capire che significato si da al proprio sintomo, al proprio malessere, e quindi quale significato e forma potrebbe avere la cura giusta per lei. Importante soprattutto se è un tema così tanto presente in questo momento della sua vita, sia come bisogno di avere "un aiuto in più" e sia come significato che lei da all'uso di farmaci in sè. Per quanto riguarda invece gli obblighi di noi psicologi, facendo riferimento a questo caso, l'unica cosa che siamo tenuti a fare è parlarne con il paziente qualora ci possa essere la possibilità di avere un aiuto farmacologico e insieme a lui vagliare le opzioni e capire la fattibilità della cosa sulla base del paziente stesso: è una decisione che viene co-costruita dal paziente e dal terapeuta.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Salve,
capisco bene i suoi dubbi, una valutazione psichiatrica non significa automaticamente dover assumere farmaci, ma può offrire uno sguardo in più e, se necessario, una diagnosi che aiuti a definire meglio il quadro. È importante però non fermarsi all’etichetta, non è la diagnosi che risolve, ma il percorso che si costruisce attorno, fatto di ascolto, comprensione e strumenti per stare meglio. In alcuni momenti può essere utile avere un aiuto in più, che non sostituisce ma si affianca al lavoro psicologico. Non è un obbligo né una scelta che deve arrivare solo dal terapeuta, ma può essere un passo da valutare insieme, per capire se e quando può esserle di sostegno. L’essenziale è che lei resti protagonista del suo percorso, evitando di sentirsi definito dalla malattia e usando invece ogni risorsa disponibile per ritrovare il suo benessere. Le consiglierei quindi di parlarne con il/la professionista che la segue in modo da decidere insieme il percorso migliore per lei.
capisco bene i suoi dubbi, una valutazione psichiatrica non significa automaticamente dover assumere farmaci, ma può offrire uno sguardo in più e, se necessario, una diagnosi che aiuti a definire meglio il quadro. È importante però non fermarsi all’etichetta, non è la diagnosi che risolve, ma il percorso che si costruisce attorno, fatto di ascolto, comprensione e strumenti per stare meglio. In alcuni momenti può essere utile avere un aiuto in più, che non sostituisce ma si affianca al lavoro psicologico. Non è un obbligo né una scelta che deve arrivare solo dal terapeuta, ma può essere un passo da valutare insieme, per capire se e quando può esserle di sostegno. L’essenziale è che lei resti protagonista del suo percorso, evitando di sentirsi definito dalla malattia e usando invece ogni risorsa disponibile per ritrovare il suo benessere. Le consiglierei quindi di parlarne con il/la professionista che la segue in modo da decidere insieme il percorso migliore per lei.
Salve, è del tutto comprensibile avere dubbi e timori riguardo al ricorso a uno psichiatra, soprattutto quando si hanno già esperienze negative o racconti poco incoraggianti da parte di amici e conoscenti, la scelta di rivolgersi a uno psichiatra può avere diverse valenze, non solo pratiche ma anche simboliche, perché una valutazione psichiatrica può offrire una diagnosi chiara, permettere di comprendere meglio il proprio stato emotivo e confermare, dal punto di vista clinico, che ciò che si sta vivendo non è frutto di volontà personale, ma ha una base medica, e questo può portare a un senso di legittimazione e sollievo.
Lo psichiatra può inoltre proporre terapie farmacologiche o strategie integrate, che in alcuni casi possono accelerare il miglioramento dei sintomi depressivi, ma non è detto che si debba necessariamente iniziare un trattamento farmacologico, soprattutto se il percorso psicologico in corso risulta efficace o se si desidera valutare prima altre opzioni.
Gli psicologi non sono obbligati a richiedere una valutazione psichiatrica, possono però suggerirla se ritengono che possa essere utile o se i sintomi presentati richiedono un approfondimento medico, resta comunque una scelta personale e dovrebbe essere condivisa con lei, in un’ottica di collaborazione e trasparenza tra professionisti e paziente.
In sintesi rivolgersi a uno psichiatra può rappresentare un “aiuto in più”, non necessariamente legato all’assunzione di farmaci, e può offrire chiarezza e strumenti concreti per affrontare la depressione, ma la decisione finale rimane sua, compatibilmente con il dialogo con lo psicologo e il percorso terapeutico in corso. Un caro saluto
Lo psichiatra può inoltre proporre terapie farmacologiche o strategie integrate, che in alcuni casi possono accelerare il miglioramento dei sintomi depressivi, ma non è detto che si debba necessariamente iniziare un trattamento farmacologico, soprattutto se il percorso psicologico in corso risulta efficace o se si desidera valutare prima altre opzioni.
Gli psicologi non sono obbligati a richiedere una valutazione psichiatrica, possono però suggerirla se ritengono che possa essere utile o se i sintomi presentati richiedono un approfondimento medico, resta comunque una scelta personale e dovrebbe essere condivisa con lei, in un’ottica di collaborazione e trasparenza tra professionisti e paziente.
In sintesi rivolgersi a uno psichiatra può rappresentare un “aiuto in più”, non necessariamente legato all’assunzione di farmaci, e può offrire chiarezza e strumenti concreti per affrontare la depressione, ma la decisione finale rimane sua, compatibilmente con il dialogo con lo psicologo e il percorso terapeutico in corso. Un caro saluto
Salve e grazie per la riflessione molto lucida. Il coinvolgimento di uno psichiatra può rappresentare un valido supporto, soprattutto quando la sofferenza è intensa o persistente. Avere una diagnosi può aiutare a comprendere meglio ciò che si sta vivendo, e l’eventuale uso di farmaci, se indicato, non è obbligatorio ma valutato insieme al professionista. Gli psicologi non sono obbligati ad inviare allo psichiatra, ma lo fanno se ritengono che possa essere utile per il benessere del paziente: è sempre una scelta condivisa con il paziente e mai imposta. Resto a disposizione, dott.ssa Farese Lucrezia
Gentile utente, grazie di aver condiviso la sua esperienza e il suo vissuto delicato; ha già compiuto un passo importante scegliendo di intraprendere un percorso psicologico. In molti casi, questo rappresenta la base fondamentale per comprendere meglio il proprio disagio e iniziare a lavorarci attivamente. Qualora lo psicologo dovesse ritenere che un supporto farmacologico possa essere utile, sarà lui stesso a proporle un consulto psichiatrico. Psicologo e psichiatra, infatti, possono collaborare in modo complementare: il primo si occupa del lavoro terapeutico sul piano emotivo e relazionale, il secondo può intervenire sul piano medico-farmacologico, laddove necessario.
Capire se e quando sia utile coinvolgere anche uno psichiatra non è semplice e dipende molto dalla situazione specifica. Non è obbligatorio che sia lo psicologo a fare questa proposta, ma può essere utile parlarne direttamente con lui o lei, esprimendo apertamente i dubbi e le paure che ha menzionato. Un confronto diretto le permetterà di sentirsi più ascoltata e accompagnata in questa valutazione.
Infine, comprendo il timore legato alle esperienze negative altrui con i farmaci: ogni percorso è personale e ciò che conta è trovare la strada più adatta a lei, con il supporto di professionisti che sappiano guidarla con competenza e sensibilità. Le auguro di trovare il sostegno di cui ha bisogno.
Capire se e quando sia utile coinvolgere anche uno psichiatra non è semplice e dipende molto dalla situazione specifica. Non è obbligatorio che sia lo psicologo a fare questa proposta, ma può essere utile parlarne direttamente con lui o lei, esprimendo apertamente i dubbi e le paure che ha menzionato. Un confronto diretto le permetterà di sentirsi più ascoltata e accompagnata in questa valutazione.
Infine, comprendo il timore legato alle esperienze negative altrui con i farmaci: ogni percorso è personale e ciò che conta è trovare la strada più adatta a lei, con il supporto di professionisti che sappiano guidarla con competenza e sensibilità. Le auguro di trovare il sostegno di cui ha bisogno.
Salve, lo psicologo psicoterapeuta valuta il percorso più adatto in base alla sua storia e gravità dei sintomi, e non è obbligato a richiedere l’intervento dello psichiatra, ma può suggerirlo quando ritiene che un supporto farmacologico o una diagnosi medica possano integrare la terapia psicologica.
La diagnosi psichiatrica può essere una forma di legittimazione, come dice lei, ma soprattutto serve a orientare un trattamento complessivo che tenga conto di tutti gli aspetti, compresi quelli biologici. È normale nutrire dubbi o timori, soprattutto se si conoscono esperienze negative altrui, ma oggi molte terapie farmacologiche sono ben monitorate e personalizzate. La scelta di rivolgersi allo psichiatra è sempre condivisa, non imposta, e deve rispettare i suoi tempi e bisogni. Potrebbe essere utile parlarne apertamente con il suo psicologo psicoterapeuta, che la supporterà nel percorso più adeguato per lei. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
La diagnosi psichiatrica può essere una forma di legittimazione, come dice lei, ma soprattutto serve a orientare un trattamento complessivo che tenga conto di tutti gli aspetti, compresi quelli biologici. È normale nutrire dubbi o timori, soprattutto se si conoscono esperienze negative altrui, ma oggi molte terapie farmacologiche sono ben monitorate e personalizzate. La scelta di rivolgersi allo psichiatra è sempre condivisa, non imposta, e deve rispettare i suoi tempi e bisogni. Potrebbe essere utile parlarne apertamente con il suo psicologo psicoterapeuta, che la supporterà nel percorso più adeguato per lei. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, la sua riflessione è molto importante e tocca un punto che spesso crea dubbi e incertezze in chi sta già affrontando un percorso di psicoterapia. Da un lato c’è il desiderio di dare un nome e una spiegazione chiara a ciò che si prova, come una sorta di legittimazione del proprio vissuto, dall’altro il timore che un eventuale intervento psichiatrico o l’uso di farmaci possano portare con sé esperienze negative simili a quelle osservate in persone vicine. Un consulto psichiatrico non ha come unico scopo prescrivere una terapia farmacologica, ma può offrire una valutazione complementare al lavoro psicologico. Può essere utile soprattutto quando i sintomi di tristezza, perdita di energia, difficoltà di concentrazione o pensieri negativi diventano così intensi o persistenti da compromettere in maniera significativa la vita quotidiana. In alcuni casi la combinazione tra psicoterapia e supporto farmacologico, anche solo temporaneo, consente di ridurre la sofferenza in tempi più brevi, creando le condizioni perché il lavoro psicologico possa essere più efficace. È comprensibile che lei tema le conseguenze degli antidepressivi, ma va ricordato che ogni persona risponde in modo diverso e che oggi gli approcci terapeutici sono sempre più personalizzati e monitorati con attenzione. Non tutti coloro che si rivolgono a uno psichiatra ricevono necessariamente una prescrizione, così come non tutti hanno bisogno di una cura farmacologica per affrontare un periodo di depressione. Gli psicologi non sono obbligati a inviare i loro pazienti allo psichiatra, ma possono proporre questa possibilità quando ritengono che ci siano condizioni per cui un sostegno farmacologico rappresenterebbe un aiuto in più. In altri casi, come probabilmente accade nel suo, la decisione può nascere da un confronto aperto tra lei e il professionista con cui è già in percorso. È importante che lei si senta parte attiva di questa scelta: nessuno può imporle un passo che non sente, ma può valere la pena parlarne apertamente con la sua psicologa, condividendo i suoi timori e anche la sua curiosità sul tema. In questo modo, la valutazione di un eventuale consulto psichiatrico non diventa un obbligo né una rinuncia, ma semplicemente un’opportunità che potrà prendere in considerazione insieme al suo terapeuta, se e quando lo riterrà opportuno. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, mi dipiace per il suo malessere. Le consiglio di parlarne apertamente in seduta con il suo psicoterapeuta. Insieme approfondirete paure, pensieri, motivazioni, speranze rispetto al supporto farmacologico. Sarà sicuramente molto utile per la terapia, in ogni caso. Un saluto
Buongiorno, grazie per aver condiviso le sue riflessioni.
Rivolgersi a uno psichiatra può avere diversi scopi, tra questi sicuramente troviamo l’ottenere una valutazione clinica approfondita e, se necessario, discutere di eventuali terapie farmacologiche. Avere una diagnosi non “risolve” la sofferenza di per sé, ma, come lei ha scritto, può essere una forma di riconoscimento e legittimazione del proprio vissuto e e può rendere più chiaro il percorso terapeutico.
Gli psicologi non sono obbligati a indirizzare a uno psichiatra; possono farlo se lo ritengono utile, ma spesso è anche una scelta condivisa con il paziente. La decisione di consultare uno psichiatra può quindi essere sua, in accordo con il terapeuta, oppure può emergere nel percorso stesso quando lo psicologo ritiene che sia utile un supporto aggiuntivo. In quel caso, l'approccio integrato (psicoterapia e farmaci) può essere una strategia efficace.
Per riassumere, quel che le consiglio è di parlare di questi dubbi con il professionista che la segue. La decisione finale spetta sempre a lei, ma discuterne insieme può essere molto d’aiuto.
Un caro saluto.
Rivolgersi a uno psichiatra può avere diversi scopi, tra questi sicuramente troviamo l’ottenere una valutazione clinica approfondita e, se necessario, discutere di eventuali terapie farmacologiche. Avere una diagnosi non “risolve” la sofferenza di per sé, ma, come lei ha scritto, può essere una forma di riconoscimento e legittimazione del proprio vissuto e e può rendere più chiaro il percorso terapeutico.
Gli psicologi non sono obbligati a indirizzare a uno psichiatra; possono farlo se lo ritengono utile, ma spesso è anche una scelta condivisa con il paziente. La decisione di consultare uno psichiatra può quindi essere sua, in accordo con il terapeuta, oppure può emergere nel percorso stesso quando lo psicologo ritiene che sia utile un supporto aggiuntivo. In quel caso, l'approccio integrato (psicoterapia e farmaci) può essere una strategia efficace.
Per riassumere, quel che le consiglio è di parlare di questi dubbi con il professionista che la segue. La decisione finale spetta sempre a lei, ma discuterne insieme può essere molto d’aiuto.
Un caro saluto.
Gentile utente, sicuramente questo è un tema che va trattato ed affrontato nel suo spazio di terapia. Lei ha tutto il diritto di chiedere un parere e pensare insieme al suo psicologo quale possa essere la strada migliore per lei. I nuovi farmaci per la regolazione del tono dell'umore sono molto efficaci e con bassi effetti collaterali (elemento comunque soggettivo). Una consulenza potrebbe darle delle risposte alla sua domanda. Si ricordi però che un etichetta non legittima il suo dolore, il quale è reale a prescindere da un nome. Il suo dolore è valido ed esiste perché lei lo sente e lo vive. Dare un nome alle cose è un nome, ma non risolve ne legittima alcunché. Ne parli nella sua terapia, spiegando proprio come ha fatto qua con noi che lei sente il bisogno di un supporto ulteriore. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Caro utente,
grazie per la domanda posta.
Nel suo caso forse è necessario fare una distinzione tra diagnosi e trattamento farmacologico. Ogni psicologo regolarmente iscritto all'albo può effettuare diagnosi e la richiesta di avere una diagnosi è un diritto del paziente. La prescrizione di farmaci, invece, è un campo di competenza strettamente medico.
Rispetto alla messa in contatto con uno psichiatra, spetta al singolo psicologo valutare quanto questo sia effettivamente necessario.
Se non lo ha già fatto, forse sarebbe importante discutere di ciò proprio con il collega con cui sta effettuando il percorso. Tenga comunque presente che richiedere una diagnosi, ovvero una spiegazione del problema, è una richiesta assolutamente legittima e un suo diritto. Il ricevere una diagnosi, inoltre, non implica necessariamente la prescrizione di farmaci (si può ricevere una diagnosi di depressione, senza necessariamente dover poi assumere degli antidepressivi; sta al professionista valutare il trattamento più efficace).
Le auguro di poter avere un confronto chiaro e aperto con il suo psicologo, così da valutare insieme i passaggi da effettuare.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento,
Dott.ssa Anna Faragò
grazie per la domanda posta.
Nel suo caso forse è necessario fare una distinzione tra diagnosi e trattamento farmacologico. Ogni psicologo regolarmente iscritto all'albo può effettuare diagnosi e la richiesta di avere una diagnosi è un diritto del paziente. La prescrizione di farmaci, invece, è un campo di competenza strettamente medico.
Rispetto alla messa in contatto con uno psichiatra, spetta al singolo psicologo valutare quanto questo sia effettivamente necessario.
Se non lo ha già fatto, forse sarebbe importante discutere di ciò proprio con il collega con cui sta effettuando il percorso. Tenga comunque presente che richiedere una diagnosi, ovvero una spiegazione del problema, è una richiesta assolutamente legittima e un suo diritto. Il ricevere una diagnosi, inoltre, non implica necessariamente la prescrizione di farmaci (si può ricevere una diagnosi di depressione, senza necessariamente dover poi assumere degli antidepressivi; sta al professionista valutare il trattamento più efficace).
Le auguro di poter avere un confronto chiaro e aperto con il suo psicologo, così da valutare insieme i passaggi da effettuare.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento,
Dott.ssa Anna Faragò
Buongiorno, la consulenza psichiatrica può essere utile quando la sintomatologia depressiva interferisce significativamente con il funzionamento quotidiano, quando presenta caratteristiche di severità o quando la psicoterapia da sola fatica a produrre miglioramenti.
La diagnosi formale non è solo una "legittimazione" del tuo malessere, che è già valido di per sé, ma può fornire una mappa più precisa per orientare gli interventi terapeutici.
I farmaci antidepressivi, quando appropriati, possono rappresentare un sostegno temporaneo che permette di lavorare più efficacemente in psicoterapia, riducendo l'intensità dei sintomi e creando uno spazio mentale più accessibile per l'elaborazione. Le esperienze negative che hai sentito raccontare spesso derivano da prescrizioni inadeguate, dosaggi non calibrati o mancanza di follow-up appropriato.
Riguardo al tuo psicologo: non è obbligato a suggerire una consulenza psichiatrica, ma ha la responsabilità professionale di valutare se il tuo quadro clinico potrebbe beneficiare di un approccio integrato. Molti psicologi tendono a proporre questa possibilità quando osservano sintomi che non rispondono adeguatamente alla sola psicoterapia o quando la sofferenza compromette significativamente la qualità di vita.
Tuttavia, la decisione finale spetta sempre a te. Puoi autonomamente richiedere una valutazione psichiatrica anche senza che il tuo psicologo la suggerisca, oppure puoi aprire direttamente questo dialogo con lui, esprimendo i tuoi dubbi e la sensazione di aver bisogno di "quell'aiuto in più".
Ti suggerisco di affrontare questo tema apertamente nel tuo percorso psicologico attuale, condividendo sia i tuoi timori legati alle esperienze altrui sia la percezione di aver bisogno di supporto aggiuntivo. Potreste insieme valutare l'opportunità di una consulenza psichiatrica come integrazione, non sostituzione, del lavoro psicoterapeutico. Una valutazione specialistica può fornire elementi utili per personalizzare meglio il tuo percorso di cura.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
La diagnosi formale non è solo una "legittimazione" del tuo malessere, che è già valido di per sé, ma può fornire una mappa più precisa per orientare gli interventi terapeutici.
I farmaci antidepressivi, quando appropriati, possono rappresentare un sostegno temporaneo che permette di lavorare più efficacemente in psicoterapia, riducendo l'intensità dei sintomi e creando uno spazio mentale più accessibile per l'elaborazione. Le esperienze negative che hai sentito raccontare spesso derivano da prescrizioni inadeguate, dosaggi non calibrati o mancanza di follow-up appropriato.
Riguardo al tuo psicologo: non è obbligato a suggerire una consulenza psichiatrica, ma ha la responsabilità professionale di valutare se il tuo quadro clinico potrebbe beneficiare di un approccio integrato. Molti psicologi tendono a proporre questa possibilità quando osservano sintomi che non rispondono adeguatamente alla sola psicoterapia o quando la sofferenza compromette significativamente la qualità di vita.
Tuttavia, la decisione finale spetta sempre a te. Puoi autonomamente richiedere una valutazione psichiatrica anche senza che il tuo psicologo la suggerisca, oppure puoi aprire direttamente questo dialogo con lui, esprimendo i tuoi dubbi e la sensazione di aver bisogno di "quell'aiuto in più".
Ti suggerisco di affrontare questo tema apertamente nel tuo percorso psicologico attuale, condividendo sia i tuoi timori legati alle esperienze altrui sia la percezione di aver bisogno di supporto aggiuntivo. Potreste insieme valutare l'opportunità di una consulenza psichiatrica come integrazione, non sostituzione, del lavoro psicoterapeutico. Una valutazione specialistica può fornire elementi utili per personalizzare meglio il tuo percorso di cura.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Buongiorno,
le domande che pone sono legittime e importanti. Psicologi e psichiatri collaborano spesso nel lavoro clinico, ognuno con le specificità e i confini del proprio ruolo. L’opportunità di un consulto psichiatrico viene discussa di frequente all’interno della terapia e può nascere da un bisogno del paziente o su suggerimento del terapeuta. È un passaggio significativo e può essere ricco i significati.
Ne ha parlato con il suo terapeuta? Sente lo spazio per porre questi quesiti? Potrebbe essere un’occasione per esplorare i timori che riporta nel messaggio e anche come si sente all’interno della vostra relazione.
Cordialmente
dott.ssa Valeria Foschi
le domande che pone sono legittime e importanti. Psicologi e psichiatri collaborano spesso nel lavoro clinico, ognuno con le specificità e i confini del proprio ruolo. L’opportunità di un consulto psichiatrico viene discussa di frequente all’interno della terapia e può nascere da un bisogno del paziente o su suggerimento del terapeuta. È un passaggio significativo e può essere ricco i significati.
Ne ha parlato con il suo terapeuta? Sente lo spazio per porre questi quesiti? Potrebbe essere un’occasione per esplorare i timori che riporta nel messaggio e anche come si sente all’interno della vostra relazione.
Cordialmente
dott.ssa Valeria Foschi
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