Salve, Ho 17 anni e vorrei chiedere dei consigli riguardo una problematica che mi riguarda da sempr

24 risposte
Salve,
Ho 17 anni e vorrei chiedere dei consigli riguardo una problematica che mi riguarda da sempre ormai. Nella vita sono sempre stata una persona perfezionista, una di quelle figlie che segue le regole dei genitori, l'alunna impeccabile che non prende mai insufficienze e l'amica a cui sembra andare sempre tutto bene. Mi sono sempre reputata una persona con alte aspettative su se stessa e che cerca sempre la perfezione, ma solo nell'ultimo anno sto iniziando a capire che questo atteggiamento mi crea molti problemi, non solo nel rendimento, ma in tutti gli ambiti della mia vita, tra cui le relazioni con gli altri e la mia autostima. Avevo anche prima gli stessi problemi, ma ancora non sapevo che probabilmente derivano tutti da questo perfezionismo. Le persone continuano a supportare il mio comportamento, perché tutti vedono degli ottimi risultati, in qualsiasi ambito, senza sapere che dietro ci sono momenti di ansia, solitudine e profonda tristezza. Non riesco, poi, a parlare di questi problemi con le persone intorno a me proprio perché mi piace mostrarmi sempre perfetta, e senza alcun problema (oltre che perché mi sembrerebbe di starmi lamentando e quindi di essere debole e noiosa). Uno degli elementi che mi dà più fastidio è il fatto che io non riesca a superare le brutte figure o le situazioni in cui mi sento a disagio. Se faccio una minima figuraccia (anche una di quelle minuscole di cui nessuno intorno a me si ricorda) mi si rovina la giornata e continuo a pensarci continuamente, a volte anche per giorni. Ho riflettuto giorni interi quando dissi "buongiorno" invece di "buonasera" a un mio professore, quando ero a gestire momentaneamente una cassa ed ho sbagliato a fare il resto, quando mi bloccai davanti a tutta la classe e non riuscivo a leggere bene in inglese, quando sbaglio un esercizio alla lavagna o se non so rispondere ad una domanda a scuola. Tutte situazioni di cui sono consapevole che tra anni ci riderò sù, perché in fondo non sono cose gravi, ma in quel momento e nei giorni dopo sento la mia autostima che si abbassa così tanto da sentirmi totalmente fuori dal mondo. Quando sbaglio ci penso per giorni, ma quando qualcosa va bene mi sento felice solo per qualche minuto o qualche ora. Posso anche aver passato la più bella giornata della mia vita, ma se anche solo un minuto mi sento a disagio per un mio errore, vado a dormire insoddisfatta, quasi come se mancasse un pezzo da colmare per rimediare quello sbaglio. So che nulla può essere sempre perfetto, ma proprio per questo non riesco quasi mai a sentirmi davvero soddisfatta di me stessa. Mi sembra che questo atteggiamento faccia parte di me e mi venga naturale, perciò non ho minimamente idea su come uscirne. Vorrei chiedere a degli specialisti se ci sono dei consigli riguardanti proprio questo comportamento.
Vi ringrazio, mi scuso per il disturbo e vi auguro una buona giornata.
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Prima di tutto, non devi assolutamente scusarti per aver condiviso questo con me. Quello che provi è reale e importante, e il fatto che tu ne stia diventando consapevole è un passo enorme verso il miglioramento.

Il perfezionismo può sembrare un punto di forza, ma quando diventa troppo rigido e totalizzante, può portare a stress, ansia e insoddisfazione costante, proprio come stai sperimentando tu. Ti propongo alcuni spunti che potrebbero aiutarti:

1. Accetta l’errore come parte della crescita
So che in teoria sai già che tutti sbagliano, ma è importante lavorare su come vivi i tuoi errori. Invece di vederli come "macchie" sulla tua autostima, prova a considerarli come normali esperienze di apprendimento. Può aiutare dirsi:
“Ho sbagliato, e va bene così. Questo errore non definisce chi sono.”

Un piccolo esercizio pratico: alla fine della giornata, invece di rimuginare sugli errori, scrivi tre cose che hai fatto bene, anche le più piccole. In questo modo, alleni la mente a dare più peso anche alle esperienze positive.

2. Normalizza le brutte figure
Le figuracce sono esperienze universali! Davvero, tutti, anche le persone che ammiri, ne fanno in continuazione. Se ti aiuta, prova a scrivere una lista di tutte le brutte figure che hai fatto e poi rileggile dopo un mese. Spesso, ci accorgiamo che ciò che ci sembrava catastrofico è ormai insignificante (o addirittura divertente).

Puoi anche provare a pensare: "Se fosse successo a un’amica, come le risponderei?" Trattati con la stessa gentilezza che avresti per gli altri.

3. Il valore non è nei risultati, ma nella persona che sei
Il problema del perfezionismo è che ti lega ai tuoi successi. Ma il tuo valore non dipende dal fatto che tu faccia tutto alla perfezione. Sei una persona con emozioni, pensieri, sogni… e questo vale molto di più di un voto, un errore o un momento di disagio.

Prova a chiederti:
"Se domani nessuno valutasse più le mie performance, chi sarei?"
"Se fossi libera di sbagliare senza giudizio, cosa farei di diverso?"

4. Condividere non è segno di debolezza
Ti capisco quando dici che fatichi a parlare con gli altri di queste cose. Però mostrarti sempre “perfetta” può far sentire gli altri distanti da te, come se non potessero comprenderti fino in fondo. Provare a confidarti con qualcuno di fidato potrebbe essere un primo passo per alleviare questo peso.

Se non te la senti di parlarne a voce, potresti scrivere una lettera a una persona vicina o anche semplicemente un diario per liberare i pensieri.

5. La perfezione non esiste, ma la soddisfazione sì
Se aspetti di essere perfetta per sentirti soddisfatta, rischi di inseguire un obiettivo irraggiungibile. Impara a festeggiare anche i piccoli successi e, soprattutto, a concederti il diritto di essere imperfetta.

Ti lascio con una frase di Brené Brown, una ricercatrice sulla vulnerabilità e il perfezionismo:
"L'imperfezione non è una mancanza, è un dono. È ciò che ci rende unici e autentici."

Se senti che questa situazione ti sta causando troppo stress, potresti valutare di parlarne con uno specialista, come uno psicologo, per avere un supporto concreto e personalizzato. Non sei sola in questo, e meriti di stare bene.

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Dott.ssa Martina Ciorciari
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicologo
Cesena
Buon pomeriggio,
Grazie per questa condivisione. Da quello che scrivi, sembra che il “perfezionismo” – così come lo descrivi - sia stato per te una strategia che nel tempo ti ha aiutata a gestire alcune sensazioni difficili, ma che ora sta mostrando anche dei costi. Quando ci abituiamo a funzionare in un certo modo – ad esempio, cercando sempre la perfezione – spesso non ci rendiamo conto che, più che una semplice caratteristica, questa può diventare una sorta di regola interna che ci guida inconsapevolmente per evitare emozioni scomode come la paura del giudizio, la vergogna o la sensazione di non essere abbastanza. Il problema è che questa strategia può diventare rigida e portarci a vivere ogni piccolo errore come una minaccia alla nostra autostima. Anche il rimuginio – quel continuo ripensare agli errori – è spesso una conseguenza di questa rigidità, e può alimentare il senso di insoddisfazione e bassa autostima.
Uno dei primi passi potrebbe essere iniziare a osservare con più gentilezza i tuoi errori, accettando che fanno parte dell’esperienza umana e che non definiscono il tuo valore.
Parlarne con un professionista potrebbe aiutarti a comprendere meglio le radici di questo meccanismo e a trovare un equilibrio tra l’impegno e il benessere emotivo.
Ti auguro una buona giornata e resto a disposizione!
Dott.ssa Martina Ciorciari
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Ciao, prima di tutto, voglio dirti che non sei sola in quello che stai vivendo. Il perfezionismo è un aspetto della personalità che molte persone sperimentano, e se da un lato può sembrare una qualità positiva, dall’altro può trasformarsi in un peso difficile da sostenere. Quello che descrivi è qualcosa di molto comune nelle persone che puntano sempre al massimo, che vogliono eccellere e che sentono il bisogno di mantenere un'immagine impeccabile agli occhi degli altri. Capisco bene quanto possa essere frustrante il fatto che gli altri vedano solo i tuoi successi, senza sapere quanta ansia, fatica e solitudine si nascondano dietro. È come se il tuo valore dipendesse solo da quello che fai e non da chi sei realmente. Questo ti porta a essere molto severa con te stessa, a concentrarti più sugli errori che sui traguardi raggiunti e a vivere le imperfezioni come qualcosa di insopportabile. Ma la verità è che non esiste una persona al mondo che non sbagli, e soprattutto, i tuoi errori non definiscono il tuo valore. Un aspetto su cui potresti lavorare è il modo in cui valuti te stessa. È come se la tua autostima fosse legata esclusivamente alla perfezione e al successo. Ogni piccolo errore diventa enorme nella tua mente e ti fa sentire inadeguata, mentre i successi passano velocemente senza lasciare una vera soddisfazione. Questo è un meccanismo mentale tipico del perfezionismo: il cervello è allenato a cercare difetti, a mettere in discussione ogni piccolo sbaglio, mentre i momenti positivi vengono sottovalutati. Un esercizio utile potrebbe essere quello di allenarti a dare più spazio alle cose che fai bene. Per esempio, potresti tenere un diario in cui scrivi ogni giorno almeno tre cose che hai fatto in modo soddisfacente, anche piccole. E quando un errore ti sembra insopportabile, prova a chiederti: "Se fosse successo a un amico, gli direi le stesse cose dure che sto dicendo a me stessa?" Probabilmente no. Questo ti aiuterà a sviluppare un atteggiamento più compassionevole verso te stessa. Un altro aspetto che potrebbe aiutarti è l'esposizione graduale all'errore. Se eviti di parlare delle tue difficoltà perché hai paura di sembrare "debole" o "noiosa", potresti iniziare a condividerle poco alla volta con qualcuno di cui ti fidi. Scoprirai che mostrare le proprie vulnerabilità non allontana le persone, ma anzi, spesso crea connessioni più profonde. Infine, ricordati che il perfezionismo non è qualcosa di immutabile. È un’abitudine mentale che si può modificare con il tempo e con il giusto lavoro su di sé. Se senti che questa situazione sta influenzando troppo la tua vita e il tuo benessere, parlarne con uno psicologo potrebbe essere un grande passo per imparare strategie ancora più efficaci per gestire questa pressione che senti su di te. Non devi essere perfetta per essere apprezzata. Il tuo valore non dipende dagli errori che fai, e soprattutto, non sei definita solo dai tuoi successi. Sei molto di più di questo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Stefania Esposito
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Ciao! Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri! Dal tuo racconto è molto chiaro tu sia una ragazza molto determinata e responsabile con un gran desiderio di dare sempre il massimo e questo atteggiamento porta sicuramente soddisfazioni ma allo stesso tempo come un boomerang anche momenti di forte pressione, soprattutto quando senti di non riuscire a raggiungere gli standard che ti sei imposta. Non ti concedi margini di errore e questo bisogno di essere perfetta potrebbe averti portata a sentirti sola ed incompresa nei momenti di difficoltà perchè credi sia valida agli occhi degli altri solo la versione di te che non sbaglia mai. Prova a chiederti :"cosa significa sbagliare? il nostro valore non dipende dai nostri successi bensì dalla nostra unicità fatta sia di punti di forza che da fragilità. Il fatto che tu sia così consapevole del tuo vissuto è un grande punto di partenza per provare, passo dopo passo a cambiare prospettiva. Prova a condividere con qualcuno di cui ti fidi tanto, un momento in cui ti senti in difficoltà, provando a non aver paura del giudizio; oppure inizia a "festeggiare", a dare valore anche alle cose che ti sono venute abbastanza bene ma non perfette come sempre. Sono piccoli passi verso la libertà. Se senti che la situazione diventa troppo difficile da gestire e ne senti il peso potresti valutare di parlarne con uno specialista, per provare a vivere ogni esperienza che ti aspetta con più leggerezza e benessere.
Sei già molto più di quello che fai o che ottieni...il tuo valore è dentro di te!
Dott.ssa Antonella Colazzo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Seclì
Credo che le questioni che poni siano degne di essere portate all'interno di una relazione terapeutica con un professionista. Quello che racconti non ha a che fare solo con ciò che fai, ma soprattutto con ciò che senti. Pertanto ritengo che possa ritornarti utile attenzionarle insieme al supporto di un terapeuta che ti aiuti a guardarti dentro e scoprire chi sei oltre le dinamiche del perfezionismo che hai sopradescritto.
Dott.ssa Francesca Morsetti
Psicologo, Psicologo clinico
Viareggio
GEentile utente, la sua giovane età e la sua evoluzione sono aspetti che andrebbero approfonditi meglio per poterla aiuatare e darle dei consigli. Si rivolga ad uno specialista e insieme capirete le risposte.
Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
Non disturbi affatto, anzi, è molto positivo che tu stia iniziando a riflettere su questi aspetti del tuo carattere. Il perfezionismo, soprattutto quando è rigido e autoimposto, può diventare un vero e proprio ostacolo al benessere, perché fa sentire che nulla è mai abbastanza e porta a dare troppo peso agli errori, anche quando sono insignificanti.
Uno dei primi passi per gestire questa tendenza è iniziare a distinguere tra il perfezionismo sano (che può motivarti a dare il meglio) e quello disfunzionale (che ti fa sentire costantemente sotto pressione e insoddisfatta). Da quello che scrivi, sembra che il tuo perfezionismo sia diventato più una fonte di ansia che di benessere, perché invece di farti sentire orgogliosa dei tuoi successi, ti porta a rimuginare sugli errori.
Può essere utile lavorare su alcuni punti. Per esempio, provare a normalizzare l’errore, ricordando che tutti sbagliano e che spesso le persone intorno a te non danno neanche peso a ciò che tu vivi come un "disastro". Un esercizio pratico è chiederti: "Se un amico facesse questo errore, come lo giudicherei?". Probabilmente, saresti molto più comprensiva con lui di quanto lo sei con te stessa.
Un altro passo importante è imparare a riconoscere e godere dei successi senza subito passare al prossimo obiettivo. Potresti provare a tenere un "diario delle conquiste", in cui scrivi ogni giorno almeno una cosa di cui sei soddisfatta, senza minimizzarla. Questo può aiutarti a riequilibrare l'attenzione che dai ai momenti positivi rispetto a quelli negativi.
Infine, se ti rendi conto che questa pressione che ti imponi sta diventando davvero troppo difficile da gestire da sola, parlare con uno psicologo potrebbe aiutarti a sviluppare strumenti per gestire il perfezionismo in modo più sereno. Non è un segno di debolezza, anzi, è un segno di grande consapevolezza e maturità.
Sii gentile con te stessa. Non sei "perfetta", ma nessuno lo è, e va bene così.
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Sei giovanissima e prima affronti questo tuo disagio e meglio è. Se i tuoi genitori possono aiutarti prova a fare un percorso psicologico, credo che tu abbia messo in moto quello che si chiama un falso Sè. Attraverso questo percorso troverai quella che sei veramente e non quella che vogliono gli altri. NOn mollare e insisti per farti aiutare oppure trova un lavoretto che possa permetterti di pagarti lo psicologo. Un abbraccio
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,

Innanzitutto, voglio dirti che il fatto che tu stia riflettendo su questi aspetti del tuo perfezionismo è un passo molto importante. Essere consapevoli di come certi schemi mentali influenzano la propria vita è il primo passo per iniziare a lavorarci su.

Il perfezionismo, come hai ben descritto, può essere un’arma a doppio taglio: da un lato porta a ottenere risultati eccellenti, dall’altro può generare ansia, insoddisfazione e difficoltà nelle relazioni. È comprensibile che il bisogno di essere sempre impeccabile ti faccia sentire intrappolata in una sorta di gabbia, in cui ogni errore viene vissuto come una grande minaccia alla tua autostima.

Uno degli aspetti su cui potresti iniziare a lavorare è la gestione dell’errore. Gli sbagli non definiscono il tuo valore come persona, e accettare che facciano parte della vita di tutti può aiutarti a ridurre l’impatto emotivo che hanno su di te. Un esercizio utile potrebbe essere provare a scrivere ogni giorno tre cose che hai fatto bene, anche piccole, per allenare la tua mente a riconoscere anche gli aspetti positivi delle tue esperienze.

Inoltre, potrebbe essere utile lavorare sul modo in cui ti parli quando commetti un errore. Spesso chi è perfezionista è molto severo con se stesso: prova a chiederti cosa diresti a un’amica nella tua stessa situazione e applica quello stesso tono gentile anche a te stessa.

Capisco che l’idea di mostrarti vulnerabile possa sembrarti difficile, ma parlare con qualcuno di fidato potrebbe alleviare la sensazione di dover sempre mantenere un’immagine di perfezione. Condividere i propri pensieri non è un segno di debolezza, ma di forza.

Infine, per approfondire meglio questi meccanismi e trovare strategie personalizzate per gestirli, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Stella Gelli
Psicologo, Psicologo clinico, Sessuologo
Milano
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. Leggendola, sento tutta la dedizione e l’impegno con cui ha sempre cercato di dare il massimo in ogni cosa, e comprendo quanto possa essere faticoso portare sulle spalle l’idea di dover sempre essere impeccabile.

Forse, in un certo momento della sua vita, mettere il focus sui risultati e sull’esterno è stata una strategia utile. Magari le ha permesso di sentirsi più vicina a chi aveva intorno, di mantenere legami importanti, di sentire un senso di controllo e sicurezza, di non deludere o di corrispondere a quelle che sentiva essere le aspettative dei genitori e degli amici. Ed è importante riconoscerlo. Ora, però, sta emergendo qualcosa di nuovo: la consapevolezza che questa strategia, per quanto le sia stata utile, sta diventando un limite e non le permette di sentirsi pienamente soddisfatta e in pace con sé stessa.

Questa è una scoperta preziosa. Significa che è pronta ad ampliare il suo repertorio di strategie per trovarne di nuove, che mettano al centro il suo valore a prescindere dalla prestazione e dai risultati. C’è una sua luce imprescindibile, che esiste e brilla indipendentemente da qualsiasi successo o approvazione esterna. È bello avere un senso di direzione e di scopo nella vita, impegnarsi e darsi da fare, ma prima di tutto ci deve essere quella imprescindibile base di amore per sé stessi. Ed è qualcosa che si può coltivare. Non è un punto di arrivo, ma un processo, un lavoro che dura tutta la vita, ed è meraviglioso che lei, così giovane, abbia già l’opportunità di prendersi cura di questo aspetto così profondo e importante.

Se lo desidera, possiamo esplorare insieme come prendersi cura di sé in modo nuovo e coltivare questa base di amore e fiducia in sé stessa, indipendentemente dall’esterno e dal giudizio. Paradossalmente, quando si fa questo e si abbraccia la propria autenticità, si riesce ancora meglio a dare il meglio di sé anche agli altri. Perché non c’è nulla di più bello che relazionarsi con una persona che ha il coraggio di essere sé stessa, con pregi e difetti, e di vivere la vita con più spontaneità e libertà.

Un caro saluto,
Dott.ssa Stella Gelli
Dott.ssa Mariapaola Anania
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, grazie per aver scritto sulla nostra rubrica e aver condiviso la situazione che sta vivendo. Capisco che non sia semplice nascondere agli altri ciò che prova e mostrarsi sempre perfetta ed impeccabile. Le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo per approfondire meglio la tematica del perfezionismo che è legata al fatto che è molto critica con se stessa e ha delle aspettative molto alte. Come mai? Che cosa la spinge a non mostrare le sue fragilità? Siamo umani è sbagliare è umano e non implica sul suo valore. Sarebbe interessante capire come ha appresso questo comportamento perfezionista e indagare anche alcuni episodi della sua infanzia. La inviterei a riflettere e a dare importanza alle sue emozioni e soprattutto di accettare le sue vulnerabilità senza avere un atteggiamento cosi severo e giudicante con se stessa. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla anche potenziare l'autostima e gestire meglio la sua ansia. Resto a sua disposizione nel caso volesse fissare una consulenza.
Dott.ssa Mariapaola Anania
Dott.ssa Giulia Simone
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Gentile utente,
La prima cosa sulla quale mi soffermerei è questa: sebbene l'aspetto di perfezionismo sia centrale e presente da sempre, non sarà mai l'unico aspetto che la definirà. I nostri comportamenti, anche se appaiono controproducenti e procurano sofferenza, sottendono una qualche motivazione (non sempre intuibile facilmente). Il nostro carattere, inoltre, si forma di fatto per difenderci dagli aspetti, dell'ambiente in cui cresciamo, che potenzialmente ci possono ferire. Insomma, il nostro carattere può anche essere visto come la nostra armatura. Di fatto, siamo programmati per sopravvivere, anche emotivamente, e se abbiamo selezionato alcuni comportamenti (come il perfezionismo), abbiamo le nostre buone ragioni. Il perfezionismo spesso è associato ad una radicata insicurezza e la convinzione più profonda di essere tutto tranne che perfetti. Il perfezionista crede in definitiva che potrà essere accettato e non giudicato solo riuscendo a mantenere standard qualitativi sempre più alti. In conclusione, suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia per poter osservare questo aspetto di sé, comprenderne le ragioni, la cornice dentro la quale si è sviluppato e magari le "buone intenzioni". Questa conoscenza può aiutarla a diventare libera poi di rispondere alle sue paure con strategie più funzionali. Spero di essere stata di aiuto in qualche modo.
Una buona giornata e cordiali saluti,

Dott.ssa Giulia Simone
Dott.ssa Zoe Grippaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Buongiorno,
un'analisi lucidissima che denota una grande consapevolezza. In effetti il perfezionismo è spesso associato a bassa autostima, vissuti di ansia e insoddisfazione, e ruminazione. Come dice: "mi sembra che questo atteggiamento faccia parte di me e mi venga naturale", è proprio il punto del lavoro psicologico. Gli schemi di comportamento, come il perfezionismo, si acquisiscono nel tempo, e se rinforzati e ripetuti diventano forme automatiche, che diventano parte di noi. Ci sembra di non poter rispondere diversamente, proprio perché sono diventati quasi naturali. Diventano più problematici quando interferiscono con il nostro funzionamento, come scrive, ad esempio, se non riusciamo più a goderci la felicità di una giornata, perché interviene il pensiero di un errore, che continuiamo a richiamare alla mente e che causa delle sensazioni negative.
Il lavoro su queste dinamiche, su questi schemi, richiederebbe un supporto professionale per capire, ad esempio, come e quando si attivano questi comportamenti, come li abbiamo appresi e in che contesti, e cosa succede a livello mentale, corporeo, ed emotivo, per poterli pian piano lasciare andare.

Un caro saluto

Dott.ssa Francesca Roma
Psicologo, Psicologo clinico
Borgosesia
Buongiorno!
Comprendo il discorso, nella società di oggi il perfezionismo viene elogiato senza curarsi di tutto ciò che vi si nasconde dietro.
Immagino solo quanto possa essere faticoso per lei rimuginare su piccoli errori celebrando invece molto poco i suoi risultati.
Penso però che celebrare sia molto importante, focalizzarsi a piccoli passi su ciò che la rende felice e sugli obiettivi che raggiunge (anche ciò che può essere scontato) provando a dare una narrazione diversa alle sue giornate.
Ha mai pensato di sbagliare deliberatamente qualcosa? Un piccolo ritardo ad esempio, Penso che questo le permetterebbe di focalizzarsi sulle emozioni che prova "trasgredendo" la sua perfezione.
Riparta da lì, le consiglio comunque di rivolgersi ad un professionista per indagare meglio i suoi comportamenti.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Buongiorno, ciò che racconta sembrerebbe richiamare la cosiddetta sindrome della brava bambina.. che non si preoccupi non è nulla di grave, se non comporta per lei una fatica enorme nel dover asserire sempre a ciò che gli altri si aspettano da lei.. lavori su ciò che lei desidera realmente.. un caro saluto. Dottoressa Versari Debora.
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott.ssa Anna Chiara Losso
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, grazie per aver condiviso come ti senti. È davvero importante riconoscere quando un comportamento o un atteggiamento ci sta creando difficoltà, e il fatto che tu abbia messo a fuoco il perfezionismo come una causa fondamentale di alcuni dei tuoi disagi è già un passo verso il cambiamento. La tua riflessione è molto profonda e tocca aspetti che riguardano tanti giovani, specialmente in un periodo in cui ci sono pressioni sociali, scolastiche e familiari. Il perfezionismo, come hai notato, può sembrare positivo, ma a lungo andare può davvero minare la nostra autostima e il nostro benessere. Quando cerchiamo sempre la perfezione, rischiamo di non darci il permesso di essere imperfetti e, di conseguenza, di non concederci nemmeno il diritto di fare errori o di affrontare situazioni in modo più rilassato.
Cosa succederebbe se smettessi di essere "perfetta"? Dove e quando hai imparato a comportarti così?
La tua riflessione è molto profonda e tocca aspetti che riguardano tanti giovani, specialmente in un periodo in cui ci sono pressioni sociali, scolastiche e familiari. Sarebbe interessante comprendere meglio da dove nasce questo tuo bisogno di non sbagliare mai: il "sintomo", anche quanto faticoso, è sempre utile a qualcosa!
Resto a disposizione, buona giornata!
Dott.ssa Losso
Dott.ssa Francesca Cilento
Psicologo, Psicologo clinico
Buccinasco
Gentilissima,

dalla sua richiesta emerge l'immagine di una persona molto capace, ma che chiede davvero tanto a se stessa, la perfezione! ma rincorrere la perfezione è una strada faticosa perchè basta pochissimo per pensare di aver fallito tutto! a mio avviso, lei può intraprendere due strade, ma sarebbe saggio valutare il sostegno di un professionista. Il primo percorso è più incentrato su come gestire i pensieri attuali, quelli che la fanno stare male e come rimodularli. la seconda possibilità, più profonda, è quella di comprendere in che modo operi il suo perfezionismo e quindi lavorare su una visione di sè felice anche se non perfetta. Spero possa essere uno spunto di riflessione utile anche se non esaustivo!
Francesca Cilento
Dott.ssa Chiara Ilardi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao,
piacere sono la Dott.ssa Ilardi Chiara e ti chiedo scusa se ti parlo dandoti del “tu” ma ho visto che sei una ragazza molto giovane.
Ho letto il tuo messaggio e ti posso confermare che questo atteggiamento che tu hai descritto in realtà fa parte di te ed è normale che ti viene naturale assumerlo ma in realtà è fortemente influenzato dalla tua autostima. Se vuoi veramente lavorare su questa parte di te per evitare di continuare a vivere esperienze simili ti suggerisco di iniziare un percorso di crescita personale all’interno del quale potrai lavorare ed accrescere la tua autostima, imparare ad accettarti ed amarti cosi come sei senza pretendere di dover essere perfetta e soprattutto imparare a gestire le diverse situazioni in cui emerge questo tuo lato in modo più funzionale ed adeguato e senza sensazioni di disagio e/o ansia. Io lavoro a Roma ogni mercoledì presso lo studio dove collaboro ma lavoro anche tramite modalità online dal lunedì al venerdì sia con clienti e/o pazienti di Roma sia di altre città e la prima consulenza è sempre gratuita.
Per tale ragione, se vuoi scrivermi sarò ben lieta di poterti rispondere ad ogni tua domanda ma se vorrai fissare una consulenza gratuita senza alcun obbligo successivo per poter analizzare più adeguatamente il tuo “disagio” sarò ben lieta di poterti conoscere.
Un caro saluto
Dott.ssa Ilardi Chiara
Dott.ssa Francesca Lupo
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Ciao, nessun disturbo, anzi grazie per aver scritto.
Ho letto ciò di cui parli tra l'altro in modo molto chiaro.
Emerge un certo livello di introspezione da parte tua, desiderio e volontà di capire, conoscerti e individuare determinate risposte che si accompagnino ovviamente a strategie più funzionali.
Sei, sicuramente, in una fase di importante evoluzione della tua vita e indubbiamente anche questo può indurti a porti determinate domande, anche sulla tua persona, sul tuo modo di gestire emozioni, comportamenti e tanto altro.
A volte, le strategie che cerchiamo e di cui abbiamo assolutamente bisogno, non sono così immediate da rintracciare e soprattutto può, giustamente, non essere così semplice trovarle da soli. Ci potrebbe servire, infatti, la mano di qualcuno che ci guidi in questo percorso di conoscenza del nostro sé, il che ci può consentire di raggiungere anche quello stato di benessere che si desidera.
Ciò di cui parli è una condizione che ti porta, appunto, a non essere particolarmente soddisfatta nonostante l'impegno e gli sforzi che porti avanti in tutto quello che fai. Ti meriti, però, di essere soddisfatta a pieno e d'imparare a riconoscerti veramente, vedendo per davvero le tue capacità e il valore che hai.
Sei molto giovane e, anche solo attraverso questo messaggio, s'intuisce la tua volontà di andare verso qualcosa di migliore e la capacità di metterti in discussione.
Prenditi il tuo tempo e valuta se quello di cui ti ho parlato potrebbe essere una valida opzione.
Spero di esserti stata d'aiuto, resto a disposizione.
Ti auguro una buona giornata, grazie ancora!
Dott.ssa Antonella Lucà
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso il suo stato d'animo. Dalla sua narrazione emerge la richiesta che fa a se stessa di essere sempre "perfetta", rispondendo alle aspettative delle persone a lei care e non concedendosi il minimo errore. Come lei stessa afferma, questo comportamento si è fatto strada nel tempo tanto da sentirlo come qualcosa di naturale. Il disagio che sta provando ha molto bisogno di essere accolto e compreso… questo perché presentarsi agli occhi del mondo costantemente forti, bravi e capaci pian piano logora, lasciando spazio a emozioni quali tristezza e demotivazione.
Sono certa che il confronto con un collega potrebbe aiutarla a comprendere quello che sta avvenendo e a trovare il modo di sentirsi più serena e soddisfatta.
Forse in questi momenti potrebbe aiutarla ricordare che per essere felici dobbiamo essere semplicemente noi stessi, con i nostri pregi e difetti, con i nostri bisogni e le nostre difficoltà.
Le auguro ogni bene, A presto
Dr. Jacopo Imparato
Psicologo, Psicologo clinico
Pavia
Salve, grazie per condiviso la tua esperienza. Hai descritto bene i vissuti di questo periodo mettendo in luce le due facce della medaglia, i pro e i contro che derivano da qualsiasi aspetto del nostro carattere. A volte delle "parti di noi" si fanno ingombranti e vengono in primo piano, portando delle domande su chi siamo e su come siamo fatti, sono questioni importanti per chiunque e in modo particolare alla tua età. Il confronto con le persone a noi vicine è una risorsa importante: comprensibilmente può generare imbarazzo ma tutto sommato ognuno di noi è impegnato in un lavoro di conoscenza si sé e di crescita continua. Se ne sentirai il bisogno, potrai decidere di affrontare queste domande in un percorso di supporto psicologico o psicoterapia: nella condivisione con un professionista di fiducia potresti trovare uno spazio per conoscerti meglio e iniziare a dialogare con i vari aspetti della tua personalità.
Cordialmente,
Dott. Jacopo Imparato
Dott.ssa Chiara Avelli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, innanzitutto mi dispiace molto leggere quanto questa situazione la faccia soffrire. Dalle sue parole emerge chiaramente quanta fatica, quanta ansia e quanta solitudine si porti dentro da molto tempo. Allo stesso tempo desidero farle un sincero complimento: per avere 17 anni mostra una consapevolezza davvero rara, e la lucidità con cui osserva le sue emozioni, i suoi comportamenti e le conseguenze che questi hanno sulla sua vita è un punto di forza importante. Lei descrive molto bene come il perfezionismo, che dall’esterno appare come una qualità apprezzata, per lei sia diventato un peso che coinvolge il rendimento scolastico, le relazioni, l’autostima e la possibilità di sentirsi davvero libera. Racconta con chiarezza di quanto le “brutte figure”, anche quelle che agli occhi degli altri sembrano insignificanti, abbiano su di lei un impatto profondo, al punto da rovinarle giornate intere e farla sentire “fuori dal mondo”. Un piccolo errore sembra annullare anche la giornata più bella, mentre le soddisfazioni durano pochissimo: è come se il suo sguardo si posasse quasi solo sulle mancanze. Vorrei farle una domanda utile alla comprensione di quanto sta vivendo: lei, che è così consapevole della fatica che questo perfezionismo le provoca, cosa sente che le impedisce di abbandonarlo? Spesso, come lei stessa accenna, il timore di fare brutta figura, di deludere o di non apparire “perfetti” è legato a un bisogno profondo di sentirsi accettati e di non mostrarsi vulnerabili. Se non apparisse impeccabile, come dice di voler essere, come pensa che si sentirebbe? Che cosa dovrebbe affrontare se non mantenesse questa immagine di sé? È importante chiedersi anche: cosa le costerebbe di più? Continuare a essere perfetta – con tutte le conseguenze dolorose che ha descritto – oppure rinunciare a questa immagine rigida, rischiando di entrare in contatto con parti di sé che oggi la spaventano, come la fragilità, la vergogna o l’autostima bassa? Lei dice che dopo un errore “si sente totalmente fuori dal mondo”: cosa teme che accadrebbe, oltre a questo crollo dell’autostima, se smettesse di essere perfetta? Cosa pensa di perdere lasciando andare questo modo di funzionare? Potremmo dire che dentro di lei si sta muovendo un conflitto interno: da una parte riconosce gli svantaggi del perfezionismo; dall’altra continua a reiterare questo comportamento. Perché continua a mantenerlo nonostante i costi così alti? Cosa sente che sta proteggendo dentro di sé? E cosa le impedisce di lasciarlo andare? Un primo passo potrebbe essere proprio chiedersi se, nonostante abbia sempre funzionato in questo modo e questo atteggiamento sembri ormai parte della sua identità, desideri davvero modificarlo. Il fatto che abbia scritto questa domanda suggerisce che una parte di lei lo desideri. Per questo motivo ritengo che un percorso terapeutico possa aiutarla molto: la terapia potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui comprendere l’origine di questo perfezionismo, lavorare sull’autostima e costruire un’immagine di sé più flessibile e più gentile. La ringrazio sinceramente per essersi aperta con tanta onestà: non è un segno di debolezza, ma di grande forza. Rimango a disposizione se desidera approfondire. Dott.ssa Chiara Avelli

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