salve dottori, mi scuso in anticipo per il disturbo e per il messaggio molto lungo. sono un ragaz
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salve dottori, mi scuso in anticipo per il disturbo e per il messaggio molto lungo.
sono un ragazzo di 34 anni e dal mese di marzo ho iniziato a soffrire di ansia costante (tutti i giorni dalla mattina alla sera con risvegli continui durante la notte) in più tutto questo è iniziato che un pomeriggio mentre ero tranquillo nella mia stanza al pc mi sono sentito distccato dal mondo esterno come se tutto quello che guardavo anche se ero presente mi dava la sensazione di non essere presente, tutto questo h24.
ho avuto molti alti e bassi ho iniziato ad avere pensieri intrusivi aggressivi e paura di impazzire (ho sempre avuto paura di impazzire, di poter essere schizofrenica o di poter avere una psicosi).
Stavo leggendo varie cose riguardo il doc (penso di averlo ma non è sicuro, non ho una diagnosi) e ho letto che può portare in alcuni casi alla psicosi.
È possibile secondo voi?
perchè adesso da qualche settimana mi sento peggio ho la costante paura di poter sentire delle voci o di poter perdere il controllo o vedere cose che crea la mia mente, mi assale un senso di inquietudine che mi rende difficile calmarmi.
L’ansia poi si aggrava, ho la vista appannata o se sento un senso di estraneità o irrealtà (cosa che però ho avuto spesso a causa dei sintomi dissociativi, ma ora ho il dubbio che non sia dissociazione ma un inizio di psicosi).
Tipo leggo che i psicotici possono credere che in tv parliano di lui e mi vengono paure se posso crederci anchio.
La sera ho durante il giorno mi succede che mi guardo sempre attorno come se prima o poi posso vedere qualcuno
Guardo i pupazzi che ho sul letto e la mia immaginazione mi fa dire come se quei pupazzi possano prendere vita
Sento arrivare una macchina ad alta velocità sotto casa mi viene la paura che possa avercela con me
In poche parole con tutte le paure che ho posso stare qui tutta la serata a descriverle.... che talmente sono tante che non c'è la faccio più...
Per questo dico sara ossessione o psicosi... perchè ho anche letto che puo essere psicosi ossessiva che non so cosa cambia...
Anche il fatto che prima mi piaceva uscire adesso solo per andare ad una festa mi causa paura come se ci fosse qualcosa che mi mette paura...
dopo essendo che la mia testa e piena di paure mi sento con la memoria proprio a zero mi dimentico le cose, faccio confusione con i giorni della settimana ecc...
Non chiedo una diagnosi o niente di simile, vorrei solo essere ascoltato o capito e magari ricevere una rassicurazione a riguardo.
Grazie in anticipo per una risposta e per l’attenzione
sono un ragazzo di 34 anni e dal mese di marzo ho iniziato a soffrire di ansia costante (tutti i giorni dalla mattina alla sera con risvegli continui durante la notte) in più tutto questo è iniziato che un pomeriggio mentre ero tranquillo nella mia stanza al pc mi sono sentito distccato dal mondo esterno come se tutto quello che guardavo anche se ero presente mi dava la sensazione di non essere presente, tutto questo h24.
ho avuto molti alti e bassi ho iniziato ad avere pensieri intrusivi aggressivi e paura di impazzire (ho sempre avuto paura di impazzire, di poter essere schizofrenica o di poter avere una psicosi).
Stavo leggendo varie cose riguardo il doc (penso di averlo ma non è sicuro, non ho una diagnosi) e ho letto che può portare in alcuni casi alla psicosi.
È possibile secondo voi?
perchè adesso da qualche settimana mi sento peggio ho la costante paura di poter sentire delle voci o di poter perdere il controllo o vedere cose che crea la mia mente, mi assale un senso di inquietudine che mi rende difficile calmarmi.
L’ansia poi si aggrava, ho la vista appannata o se sento un senso di estraneità o irrealtà (cosa che però ho avuto spesso a causa dei sintomi dissociativi, ma ora ho il dubbio che non sia dissociazione ma un inizio di psicosi).
Tipo leggo che i psicotici possono credere che in tv parliano di lui e mi vengono paure se posso crederci anchio.
La sera ho durante il giorno mi succede che mi guardo sempre attorno come se prima o poi posso vedere qualcuno
Guardo i pupazzi che ho sul letto e la mia immaginazione mi fa dire come se quei pupazzi possano prendere vita
Sento arrivare una macchina ad alta velocità sotto casa mi viene la paura che possa avercela con me
In poche parole con tutte le paure che ho posso stare qui tutta la serata a descriverle.... che talmente sono tante che non c'è la faccio più...
Per questo dico sara ossessione o psicosi... perchè ho anche letto che puo essere psicosi ossessiva che non so cosa cambia...
Anche il fatto che prima mi piaceva uscire adesso solo per andare ad una festa mi causa paura come se ci fosse qualcosa che mi mette paura...
dopo essendo che la mia testa e piena di paure mi sento con la memoria proprio a zero mi dimentico le cose, faccio confusione con i giorni della settimana ecc...
Non chiedo una diagnosi o niente di simile, vorrei solo essere ascoltato o capito e magari ricevere una rassicurazione a riguardo.
Grazie in anticipo per una risposta e per l’attenzione
Buonasera,immagino che sia molti difficile gestire il tutto da soli, presi dalla paura la nostra mente può tessere storie infinite.
Se decidesse di rivolgersi a qualcuno in modo più concreto potrebbe almeno iniziare ad avere un contenitore dove riporre queste angosce così persistenti per poi cominciare a mettere mano e districare i nodi che l'hanno portata fin qui.
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Buongiorno.
La situazione che descrive è angosciante! Ritengo che qualsiasi rassicurazione ricevesse, sarebbe solo un palliativo. Le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico non per farsi dare una diagnosi, bensì per uscire da questo loop e tornare a riprendere in mano il timone.
Cordiali saluti.
La situazione che descrive è angosciante! Ritengo che qualsiasi rassicurazione ricevesse, sarebbe solo un palliativo. Le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico non per farsi dare una diagnosi, bensì per uscire da questo loop e tornare a riprendere in mano il timone.
Cordiali saluti.
È evidente quanto stia soffrendo, tra ansia costante, pensieri intrusivi, paure di impazzire e sensazioni di irrealtà.
Ci tengo a rassicurarla, avere paura di impazzire non significa esserlo. Chi è davvero in uno stato psicotico non si interroga su ciò che accade nella sua mente, mentre lei dimostra consapevolezza e desiderio di capire, che sono segnali molto positivi.
Quello che descrive è compatibile con un forte stato d’ansia, probabilmente legato a una componente ossessiva, e i sintomi dissociativi (come la derealizzazione) sono comuni in queste condizioni. Le paure che legge online spesso peggiorano l’angoscia e la confusione. Non deve affrontare tutto questo da solo, un percorso psicologico può davvero aiutarla a comprendere e gestire ciò che sta vivendo.
Ha già fatto un passo importante nel chiedere ascolto. Continui così.
Un caro saluto
Ci tengo a rassicurarla, avere paura di impazzire non significa esserlo. Chi è davvero in uno stato psicotico non si interroga su ciò che accade nella sua mente, mentre lei dimostra consapevolezza e desiderio di capire, che sono segnali molto positivi.
Quello che descrive è compatibile con un forte stato d’ansia, probabilmente legato a una componente ossessiva, e i sintomi dissociativi (come la derealizzazione) sono comuni in queste condizioni. Le paure che legge online spesso peggiorano l’angoscia e la confusione. Non deve affrontare tutto questo da solo, un percorso psicologico può davvero aiutarla a comprendere e gestire ciò che sta vivendo.
Ha già fatto un passo importante nel chiedere ascolto. Continui così.
Un caro saluto
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con così tanta onestà e lucidità. È evidente quanto stia vivendo un periodo di grande sofferenza, caratterizzato da un’ansia pervasiva, da stati di derealizzazione e da un’intensa preoccupazione per la propria salute mentale. Il bisogno di capire se ciò che sta provando possa essere riconducibile a un disturbo psicotico, al disturbo ossessivo o ad altri stati, è del tutto comprensibile, soprattutto quando si è immersi in un vortice di pensieri disturbanti e paure incontrollabili.
Da quanto descrive, emerge una condizione che, seppur molto dolorosa, è ancora strutturata su un’alta consapevolezza di sé e delle proprie percezioni. Il fatto che lei sia in grado di osservare e interrogarsi criticamente su ciò che sente e teme, è un aspetto importante che distingue molte condizioni ansiose e ossessive da quadri psicotici veri e propri, nei quali di solito viene meno proprio la capacità di mettere in discussione il contenuto delle proprie convinzioni o percezioni alterate.
Il disturbo ossessivo-compulsivo, in alcune forme, può effettivamente assumere caratteristiche molto invasive, fino a far dubitare della propria sanità mentale. Le ossessioni (che possono riguardare la paura di impazzire, di perdere il controllo, di diventare pericolosi o di vivere esperienze irreali) si accompagnano spesso a sintomi dissociativi come derealizzazione e depersonalizzazione, e anche a una forte ipervigilanza sul proprio stato mentale, come quella che lei descrive (controllare se si vedranno allucinazioni, se si perderà contatto con la realtà, se si dimenticano le cose, ecc.).
Tutto ciò, pur risultando estremamente invalidante e spaventoso, è molto spesso espressione di uno stato ansioso cronicizzato o di un disturbo ossessivo, e non necessariamente di una condizione psicotica. È importante sottolineare che la paura della psicosi, della schizofrenia o della perdita di controllo è essa stessa una delle ossessioni più frequenti nei quadri ansiosi, proprio perché colpisce ciò che abbiamo di più caro: la nostra mente.
Ciò che lei sta attraversando merita ascolto, attenzione e presa in carico. Non deve viverlo da solo. Un percorso psicoterapeutico (specialmente con un professionista che abbia esperienza in ambito clinico integrato ed evidence-based) potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa sta succedendo dentro di sé, a distinguere i pensieri intrusivi dalla realtà e a costruire strumenti efficaci per tornare a sentirsi più stabile e sicuro. Anche la valutazione medica potrebbe essere utile per escludere o confermare condizioni cliniche che lei menziona, ma sempre in un’ottica di sostegno e comprensione, non di giudizio.
È importante che non si isoli e che non cerchi di affrontare tutto da solo. La sua richiesta di essere ascoltato e rassicurato è legittima e profondamente umana. Già solo il fatto di porre queste domande con questa lucidità e dolore ci dice che lei è ancora pienamente presente a sé stesso, nonostante tutto.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Da quanto descrive, emerge una condizione che, seppur molto dolorosa, è ancora strutturata su un’alta consapevolezza di sé e delle proprie percezioni. Il fatto che lei sia in grado di osservare e interrogarsi criticamente su ciò che sente e teme, è un aspetto importante che distingue molte condizioni ansiose e ossessive da quadri psicotici veri e propri, nei quali di solito viene meno proprio la capacità di mettere in discussione il contenuto delle proprie convinzioni o percezioni alterate.
Il disturbo ossessivo-compulsivo, in alcune forme, può effettivamente assumere caratteristiche molto invasive, fino a far dubitare della propria sanità mentale. Le ossessioni (che possono riguardare la paura di impazzire, di perdere il controllo, di diventare pericolosi o di vivere esperienze irreali) si accompagnano spesso a sintomi dissociativi come derealizzazione e depersonalizzazione, e anche a una forte ipervigilanza sul proprio stato mentale, come quella che lei descrive (controllare se si vedranno allucinazioni, se si perderà contatto con la realtà, se si dimenticano le cose, ecc.).
Tutto ciò, pur risultando estremamente invalidante e spaventoso, è molto spesso espressione di uno stato ansioso cronicizzato o di un disturbo ossessivo, e non necessariamente di una condizione psicotica. È importante sottolineare che la paura della psicosi, della schizofrenia o della perdita di controllo è essa stessa una delle ossessioni più frequenti nei quadri ansiosi, proprio perché colpisce ciò che abbiamo di più caro: la nostra mente.
Ciò che lei sta attraversando merita ascolto, attenzione e presa in carico. Non deve viverlo da solo. Un percorso psicoterapeutico (specialmente con un professionista che abbia esperienza in ambito clinico integrato ed evidence-based) potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa sta succedendo dentro di sé, a distinguere i pensieri intrusivi dalla realtà e a costruire strumenti efficaci per tornare a sentirsi più stabile e sicuro. Anche la valutazione medica potrebbe essere utile per escludere o confermare condizioni cliniche che lei menziona, ma sempre in un’ottica di sostegno e comprensione, non di giudizio.
È importante che non si isoli e che non cerchi di affrontare tutto da solo. La sua richiesta di essere ascoltato e rassicurato è legittima e profondamente umana. Già solo il fatto di porre queste domande con questa lucidità e dolore ci dice che lei è ancora pienamente presente a sé stesso, nonostante tutto.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Caro utente,
innanzitutto ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e dettaglio quello che stai vivendo: non è facile parlare apertamente delle proprie paure, soprattutto quando sono intense e costanti come nel tuo caso.
Dalle tue parole emerge una sofferenza importante legata all’ansia, alla derealizzazione e a pensieri intrusivi che ti turbano profondamente. La sensazione di distacco dalla realtà, la paura di impazzire, i dubbi costanti sulla propria salute mentale, le immagini disturbanti e i pensieri che sembrano fuori controllo sono tutti segnali che possono rientrare nel quadro di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), spesso associato a sintomi dissociativi e a un livello molto elevato di ansia. Questi sintomi possono essere così forti da far temere il peggio, anche quando non si è realmente in presenza di una psicosi.
Capita frequentemente, in chi soffre di DOC o ansia severa, di temere di impazzire o di perdere il controllo, ma è importante sapere che la consapevolezza che tu hai dei tuoi pensieri e delle tue paure è un segnale importante: nelle vere psicosi, spesso questa consapevolezza manca. Il fatto che tu ti chieda se stai impazzendo, che tu analizzi con attenzione quello che provi e che cerchi rassicurazioni, indica un alto livello di insight (cioè di consapevolezza del proprio stato), che tende a non esserci nelle psicosi vere e proprie.
Riguardo a ciò che hai letto sulla “psicosi ossessiva”, si tratta di un termine raramente usato oggi in ambito clinico, e che può generare confusione. In realtà, quando l’ansia e i pensieri ossessivi sono molto intensi, possono dare l’impressione di essere "fuori dalla realtà", ma senza una vera perdita di contatto con essa. La differenza tra una forte ansia con sintomi dissociativi e una psicosi vera è sottile ma fondamentale, e può essere chiarita solo attraverso un colloquio approfondito con uno specialista.
I sintomi che descrivi — come guardare gli oggetti e sentirli “strani”, paura che possano prendere vita, dubbi sulla realtà, timore che gli altri ce l’abbiano con te — possono essere letti come manifestazioni ansiose e dissociative, non necessariamente psicotiche, soprattutto se tu stesso li riconosci come "strani" e angoscianti, e cerchi spiegazioni o rassicurazioni.
Ti voglio rassicurare su una cosa: non sei solo, e quello che stai provando può essere compreso e affrontato. Non sei “sbagliato” né stai impazzendo. Stai vivendo un momento molto difficile, e il tuo bisogno di aiuto è più che legittimo.
Proprio perché la sofferenza che descrivi è complessa e ti sta limitando nella vita quotidiana, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa ascoltarti con attenzione, fare una valutazione accurata e guidarti verso un percorso terapeutico personalizzato.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
innanzitutto ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e dettaglio quello che stai vivendo: non è facile parlare apertamente delle proprie paure, soprattutto quando sono intense e costanti come nel tuo caso.
Dalle tue parole emerge una sofferenza importante legata all’ansia, alla derealizzazione e a pensieri intrusivi che ti turbano profondamente. La sensazione di distacco dalla realtà, la paura di impazzire, i dubbi costanti sulla propria salute mentale, le immagini disturbanti e i pensieri che sembrano fuori controllo sono tutti segnali che possono rientrare nel quadro di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), spesso associato a sintomi dissociativi e a un livello molto elevato di ansia. Questi sintomi possono essere così forti da far temere il peggio, anche quando non si è realmente in presenza di una psicosi.
Capita frequentemente, in chi soffre di DOC o ansia severa, di temere di impazzire o di perdere il controllo, ma è importante sapere che la consapevolezza che tu hai dei tuoi pensieri e delle tue paure è un segnale importante: nelle vere psicosi, spesso questa consapevolezza manca. Il fatto che tu ti chieda se stai impazzendo, che tu analizzi con attenzione quello che provi e che cerchi rassicurazioni, indica un alto livello di insight (cioè di consapevolezza del proprio stato), che tende a non esserci nelle psicosi vere e proprie.
Riguardo a ciò che hai letto sulla “psicosi ossessiva”, si tratta di un termine raramente usato oggi in ambito clinico, e che può generare confusione. In realtà, quando l’ansia e i pensieri ossessivi sono molto intensi, possono dare l’impressione di essere "fuori dalla realtà", ma senza una vera perdita di contatto con essa. La differenza tra una forte ansia con sintomi dissociativi e una psicosi vera è sottile ma fondamentale, e può essere chiarita solo attraverso un colloquio approfondito con uno specialista.
I sintomi che descrivi — come guardare gli oggetti e sentirli “strani”, paura che possano prendere vita, dubbi sulla realtà, timore che gli altri ce l’abbiano con te — possono essere letti come manifestazioni ansiose e dissociative, non necessariamente psicotiche, soprattutto se tu stesso li riconosci come "strani" e angoscianti, e cerchi spiegazioni o rassicurazioni.
Ti voglio rassicurare su una cosa: non sei solo, e quello che stai provando può essere compreso e affrontato. Non sei “sbagliato” né stai impazzendo. Stai vivendo un momento molto difficile, e il tuo bisogno di aiuto è più che legittimo.
Proprio perché la sofferenza che descrivi è complessa e ti sta limitando nella vita quotidiana, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa ascoltarti con attenzione, fare una valutazione accurata e guidarti verso un percorso terapeutico personalizzato.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, lei descrive una sintomatologia di una certa rilevanza. Sembra sperimenti dei vissuti di paranoia e sintomi dissociativi.
Le consiglio di prenotare una visita con un terapeuta cosi da avere un confronto diretto.
Cordiali saluti
Le consiglio di prenotare una visita con un terapeuta cosi da avere un confronto diretto.
Cordiali saluti
Buongiorno, le consiglio un consulto psichiatrico e un percorso di psicoterapia per il trattamento dell'ansia. Cordiali saluti.
Buongiorno,
ti ringrazio per la tua condivisione e mi preme innanzitutto dirti che hai tutto il diritto di chiedere informazioni riguardo la tua salute. Mi dispiace che tu stia affrontando questo momento della tua vita non facile. Da quello che scrivi, si percepisce la tua sofferenza e quanto questo timore stia interferendo con la tua vita quotidiana.
La confusione e le carenze mnemoniche che senti potrebbero essere, ad esempio, correlate a questi timori che sono presenti dentro di te, che occupando così tanto spazio durante la tua giornata, inevitabilmente finiscono per scaricare le tue energie.
Non conosco la tua storia, ma mi verrebbe da chiederti se questi timori di cui parli possano essere insorti dopo un evento in particolare, che possa aver avuto per te un significato spiacevole. A volte quando ci succede qualcosa che va al di fuori del nostro controllo o della nostra normale visione delle cose, la nostra mente e il nostro corpo ci comunicano in modi a volte incomprensibili che qualcosa si è interrotto e che necessita di essere ascoltato.
Il mio invito è quello di provare ad approfondire insieme ad un professionista l'origine di questi timori e il loro significato, in modo da comprendere cosa la tua mente e il tuo corpo stanno cercando di comunicarti, in modo da poter trovare, insieme, un nuovo equilibrio nella tua vita.
Un caro saluto
Benedetta Del Forno
ti ringrazio per la tua condivisione e mi preme innanzitutto dirti che hai tutto il diritto di chiedere informazioni riguardo la tua salute. Mi dispiace che tu stia affrontando questo momento della tua vita non facile. Da quello che scrivi, si percepisce la tua sofferenza e quanto questo timore stia interferendo con la tua vita quotidiana.
La confusione e le carenze mnemoniche che senti potrebbero essere, ad esempio, correlate a questi timori che sono presenti dentro di te, che occupando così tanto spazio durante la tua giornata, inevitabilmente finiscono per scaricare le tue energie.
Non conosco la tua storia, ma mi verrebbe da chiederti se questi timori di cui parli possano essere insorti dopo un evento in particolare, che possa aver avuto per te un significato spiacevole. A volte quando ci succede qualcosa che va al di fuori del nostro controllo o della nostra normale visione delle cose, la nostra mente e il nostro corpo ci comunicano in modi a volte incomprensibili che qualcosa si è interrotto e che necessita di essere ascoltato.
Il mio invito è quello di provare ad approfondire insieme ad un professionista l'origine di questi timori e il loro significato, in modo da comprendere cosa la tua mente e il tuo corpo stanno cercando di comunicarti, in modo da poter trovare, insieme, un nuovo equilibrio nella tua vita.
Un caro saluto
Benedetta Del Forno
Quando la mente è iperattivata dalla paura, tende a generare immagini, scenari e sensazioni che sembrano reali, ma sono il frutto stesso dell’ansia. Più si cerca di capire, controllare o analizzare questi pensieri, più essi aumentano. È come cercare di spegnere un incendio con la benzina: l’intento è calmarsi, ma il risultato è alimentare il fuoco.
Il problema non è ciò che provi, ma la paura di ciò che potresti provare. Non stai impazzendo: stai reagendo con terrore a sensazioni che, se accettate come segnali passeggeri, perderebbero potere. È la resistenza che amplifica il sintomo.
Chi ha una vera psicosi non dubita della propria realtà; chi ha ossessioni ne ha il terrore. E questo terrore è la tua miglior garanzia di sanità.
Inizia a domandarti: “E se non dovessi più rassicurarmi?”
Paradossalmente, smettere di cercare risposte può essere il primo passo per uscire dalla trappola.
La mente non va sempre capita: a volte va superata.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Il problema non è ciò che provi, ma la paura di ciò che potresti provare. Non stai impazzendo: stai reagendo con terrore a sensazioni che, se accettate come segnali passeggeri, perderebbero potere. È la resistenza che amplifica il sintomo.
Chi ha una vera psicosi non dubita della propria realtà; chi ha ossessioni ne ha il terrore. E questo terrore è la tua miglior garanzia di sanità.
Inizia a domandarti: “E se non dovessi più rassicurarmi?”
Paradossalmente, smettere di cercare risposte può essere il primo passo per uscire dalla trappola.
La mente non va sempre capita: a volte va superata.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Salve, grazie per aver condiviso con così tanta chiarezza quello che stai vivendo. Non ti devi scusare per la lunghezza del messaggio: è importante che tu abbia potuto esprimere tutto quello che senti. Quello che descrivi - ansia costante da marzo, sensazione di distacco dalla realtà iniziata improvvisamente, pensieri intrusivi e paure intense di sviluppare una psicosi - è molto faticoso ma posso rassicurarti su diversi punti.
Sul DOC e la psicosi. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo può includere pensieri intrusivi molto disturbanti, ma non evolve tipicamente in psicosi. Quello che chiami "psicosi ossessiva" probabilmente si riferisce al DOC con contenuti a tema psicosi: la persona ha ossessioni sul timore di impazzire o sviluppare sintomi psicotici, ma mantiene la consapevolezza che si tratta di pensieri ansiosi. È molto diverso da una vera psicosi, dove manca proprio questa capacità critica.
I tuoi sintomi dopo 8 mesi. Se fossi in un esordio psicotico vero, dopo tutto questo tempo avresti sviluppato sintomi più chiari e persistenti. Il fatto che tu continui a preoccuparti, a dubitare delle tue percezioni ("mi fa dire come se quei pupazzi possano prendere vita"), a cercare rassicurazioni e a mantenere consapevolezza critica dei tuoi pensieri suggerisce un quadro ansioso-ossessivo piuttosto che psicotico.
La derealizzazione e i sintomi dissociativi. La sensazione di "non essere presente" anche quando sei fisicamente lì, la vista appannata e il senso di irrealtà sono tipici della derealizzazione/depersonalizzazione, molto comuni negli stati d'ansia prolungata. Non sono sintomi psicotici ma dissociativi, una risposta del cervello allo stress eccessivo.
Perché i sintomi peggiorano. L'ansia che si autoalimenta attraverso la ricerca di informazioni online, l'ipercontrollo dei sintomi e l'evitamento delle situazioni (come le feste) mantiene attivo il circolo vizioso. Più eviti, più l'ansia cresce. Più controlli se hai sintomi, più ne trovi.
Memoria e concentrazione. È del tutto normale che con ansia cronica intensa la memoria e la concentrazione peggiorino. Il cervello in costante allerta fatica a "registrare" normalmente le informazioni quotidiane.
Cosa puoi fare subito. Interrompi le ricerche online sui sintomi psicotici: alimentano solo l'ansia senza darti risposte utili. Quando arrivano i pensieri intrusivi, prova a riconoscerli come "pensieri ansiosi" senza ingaggiarti con il loro contenuto. Non evitare completamente le situazioni sociali: l'esposizione graduale riduce l'ansia nel tempo. Pratica tecniche di grounding quando ti senti disconnesso: osserva concretamente l'ambiente, tocca oggetti, fai respiri lenti.
Un punto importante. A 34 anni l'esordio di disturbi psicotici primari è statisticamente meno probabile rispetto all'adolescenza. La tua capacità di riflettere sui sintomi, di chiedere aiuto e di dubitare delle tue percezioni sono tutti elementi incompatibili con una psicosi conclamata.
Quando cercare supporto. Dopo 8 mesi di sintomi che interferiscono significativamente con la tua vita quotidiana è appropriato e utile cercare una valutazione professionale. Un percorso di terapia cognitivo-comportamentale specifico per il DOC e l'ansia può darti strumenti concreti per spezzare questi circoli viziosi.
Ti ho sentito e capito: quello che vivi è reale e faticoso, ma è più probabilmente legato all'ansia e ai pensieri ossessivi che a una condizione psicotica. Se riconosci la tua esperienza in questa descrizione, ti invito a contattarmi per una valutazione specialistica dove potremo approfondire la tua storia e definirti un percorso terapeutico personalizzato.
Hai fatto bene a scrivere: chiedere aiuto è sempre il primo passo giusto verso il benessere.
Sul DOC e la psicosi. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo può includere pensieri intrusivi molto disturbanti, ma non evolve tipicamente in psicosi. Quello che chiami "psicosi ossessiva" probabilmente si riferisce al DOC con contenuti a tema psicosi: la persona ha ossessioni sul timore di impazzire o sviluppare sintomi psicotici, ma mantiene la consapevolezza che si tratta di pensieri ansiosi. È molto diverso da una vera psicosi, dove manca proprio questa capacità critica.
I tuoi sintomi dopo 8 mesi. Se fossi in un esordio psicotico vero, dopo tutto questo tempo avresti sviluppato sintomi più chiari e persistenti. Il fatto che tu continui a preoccuparti, a dubitare delle tue percezioni ("mi fa dire come se quei pupazzi possano prendere vita"), a cercare rassicurazioni e a mantenere consapevolezza critica dei tuoi pensieri suggerisce un quadro ansioso-ossessivo piuttosto che psicotico.
La derealizzazione e i sintomi dissociativi. La sensazione di "non essere presente" anche quando sei fisicamente lì, la vista appannata e il senso di irrealtà sono tipici della derealizzazione/depersonalizzazione, molto comuni negli stati d'ansia prolungata. Non sono sintomi psicotici ma dissociativi, una risposta del cervello allo stress eccessivo.
Perché i sintomi peggiorano. L'ansia che si autoalimenta attraverso la ricerca di informazioni online, l'ipercontrollo dei sintomi e l'evitamento delle situazioni (come le feste) mantiene attivo il circolo vizioso. Più eviti, più l'ansia cresce. Più controlli se hai sintomi, più ne trovi.
Memoria e concentrazione. È del tutto normale che con ansia cronica intensa la memoria e la concentrazione peggiorino. Il cervello in costante allerta fatica a "registrare" normalmente le informazioni quotidiane.
Cosa puoi fare subito. Interrompi le ricerche online sui sintomi psicotici: alimentano solo l'ansia senza darti risposte utili. Quando arrivano i pensieri intrusivi, prova a riconoscerli come "pensieri ansiosi" senza ingaggiarti con il loro contenuto. Non evitare completamente le situazioni sociali: l'esposizione graduale riduce l'ansia nel tempo. Pratica tecniche di grounding quando ti senti disconnesso: osserva concretamente l'ambiente, tocca oggetti, fai respiri lenti.
Un punto importante. A 34 anni l'esordio di disturbi psicotici primari è statisticamente meno probabile rispetto all'adolescenza. La tua capacità di riflettere sui sintomi, di chiedere aiuto e di dubitare delle tue percezioni sono tutti elementi incompatibili con una psicosi conclamata.
Quando cercare supporto. Dopo 8 mesi di sintomi che interferiscono significativamente con la tua vita quotidiana è appropriato e utile cercare una valutazione professionale. Un percorso di terapia cognitivo-comportamentale specifico per il DOC e l'ansia può darti strumenti concreti per spezzare questi circoli viziosi.
Ti ho sentito e capito: quello che vivi è reale e faticoso, ma è più probabilmente legato all'ansia e ai pensieri ossessivi che a una condizione psicotica. Se riconosci la tua esperienza in questa descrizione, ti invito a contattarmi per una valutazione specialistica dove potremo approfondire la tua storia e definirti un percorso terapeutico personalizzato.
Hai fatto bene a scrivere: chiedere aiuto è sempre il primo passo giusto verso il benessere.
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org - per info PROFILO su MioDottore
Ti leggo e vedo un ragazzo che da mesi si porta addosso una paura continua, quasi un’ombra che lo accompagna ovunque: in camera, per strada, davanti alla televisione. Una paura che cambia volto — a volte è il timore di “impazzire”, altre è la sensazione di non essere davvero presente, altre ancora sono pensieri intrusivi o immagini strane che ti colgono all’improvviso. Quello che descrivi assomiglia a un circolo: la paura alimenta l’ansia, l’ansia alimenta nuovi pensieri e sensazioni, e ogni volta ti sembra di essere sempre più vicino a “quel punto” che temi. Il fatto che tu ti informi tanto su internet, leggendo storie e sintomi, purtroppo non ti aiuta: invece di rassicurarti, ti mette nuove idee nella testa e ti spinge a controllare di più. Quello che ti sta accadendo non va sottovalutato. Non significa automaticamente “psicosi” o “perdita di controllo” — ma è un segnale chiaro che hai bisogno di un aiuto diretto, qui e ora. Un intervento che ti tolga subito la pressione più forte e ti permetta di riprendere respiro. Il passo migliore è vedere uno psichiatra, che possa valutare con precisione la situazione e, se serve, darti un supporto farmacologico mirato per abbassare il livello di ansia e insonnia. In parallelo, lavorare con uno psicoterapeuta ti aiuterà a rimettere ordine nei pensieri, a riconoscere le trappole dell’ansia e a ritrovare fiducia nelle tue sensazioni.
Nel frattempo, smetti di alimentare lo stress. Osserva il respiro: inspira lentamente dal naso, senti l’aria che entra, trattieni un momento, poi espira più lentamente di come hai inspirato. Porta l’attenzione al corpo: il peso dei piedi a terra, le mani sulle gambe, le spalle che scendono. Ogni volta che i pensieri iniziano a correre, riportali lì — al corpo e al respiro.
Il tuo desiderio di “tornare come prima” è possibile, ma va costruito passo dopo passo, con una guida che ti accompagni e con strumenti concreti che funzionino per te, non solo con rassicurazioni a parole.
Queste parole, da sole, restano teoria — lo so. Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo. E io ci sono, se vuoi farli insieme.
Si consiglia a tutti anche una valutazione medica o psichiatrica di fiducia, per escludere eventuali cause fisiche, metaboliche o neurologiche che possano influenzare lo stato emotivo e percettivo. Avere un quadro clinico chiaro è sempre un aiuto concreto per orientarsi meglio.
Quello che stai raccontando descrive molto bene quanto l’ansia, quando diventa costante e martellante, possa dare la sensazione di “non farcela più” e di perdere il controllo.
Ci sono alcuni punti importanti da chiarire:
• DOC e psicosi sono condizioni diverse. Nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo le paure sono vissute come intrusioni indesiderate e disturbanti: tu sai che sono pensieri, anche se ti spaventano e sembrano reali. Nella psicosi invece ciò che si percepisce o si crede non viene messo in discussione: è vissuto come vero. Il fatto che tu abbia il dubbio e cerchi costantemente conferme è un segnale che sei nella prima condizione, non nella seconda.
• La derealizzazione e i sintomi dissociativi (sentirsi distaccati, irreali, con la memoria “annebbiata”) sono molto comuni nei periodi di ansia cronica. Non indicano psicosi: sono il risultato di un cervello iperattivo e stanco che fatica a sentirsi ancorato al presente.
• La paura di impazzire o di avere allucinazioni non è un segnale che stai sviluppando psicosi, ma un classico pensiero ossessivo. Chi entra in psicosi non ha paura “di poterla avere”: non si pone domande, ci cade dentro senza dubbio.
• Le immagini e i timori che descrivi (pupazzi che potrebbero prendere vita, paura che una macchina sotto casa ce l’abbia con te) rientrano nei pensieri catastrofici ossessivi. Non stai vivendo queste cose come vere: stai vivendo la paura che possano diventarlo. Questo è ciò che distingue la tua esperienza da un delirio.
Capisco bene quanto sia logorante: la mente resta bloccata in un circolo continuo di paura – controllo – rassicurazione – altra paura. Ed è questo che ti stanca, ti appanna la memoria e ti fa sentire senza energie.
Cosa puoi fare adesso:
• Porta questo vissuto a uno psichiatra e a uno psicoterapeuta: non sei solo, e c’è la possibilità di ridurre molto questi sintomi. In certi casi un farmaco ansiolitico o antidepressivo può aiutare a interrompere il circolo.
• Riduci la ricerca ossessiva su internet: alimenta il DOC e la paura di psicosi.
• Usa esercizi di grounding quando arriva la sensazione di irrealtà: guardati intorno e nomina 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti. Aiuta a riportare la mente al qui e ora.
• Dai valore anche ai piccoli progressi: uscire anche se con ansia, dormire un po’ meglio, distrarti con qualcosa che ti piace.
Non stai impazzendo, non stai entrando in psicosi: stai vivendo una forma intensa di ansia con pensieri ossessivi e derealizzazione, che è difficile ma trattabile. Il fatto che tu stia cercando aiuto e che mantieni consapevolezza è la prova che sei ancora ancorato alla realtà.
Dott.ssa De Pretto
Ci sono alcuni punti importanti da chiarire:
• DOC e psicosi sono condizioni diverse. Nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo le paure sono vissute come intrusioni indesiderate e disturbanti: tu sai che sono pensieri, anche se ti spaventano e sembrano reali. Nella psicosi invece ciò che si percepisce o si crede non viene messo in discussione: è vissuto come vero. Il fatto che tu abbia il dubbio e cerchi costantemente conferme è un segnale che sei nella prima condizione, non nella seconda.
• La derealizzazione e i sintomi dissociativi (sentirsi distaccati, irreali, con la memoria “annebbiata”) sono molto comuni nei periodi di ansia cronica. Non indicano psicosi: sono il risultato di un cervello iperattivo e stanco che fatica a sentirsi ancorato al presente.
• La paura di impazzire o di avere allucinazioni non è un segnale che stai sviluppando psicosi, ma un classico pensiero ossessivo. Chi entra in psicosi non ha paura “di poterla avere”: non si pone domande, ci cade dentro senza dubbio.
• Le immagini e i timori che descrivi (pupazzi che potrebbero prendere vita, paura che una macchina sotto casa ce l’abbia con te) rientrano nei pensieri catastrofici ossessivi. Non stai vivendo queste cose come vere: stai vivendo la paura che possano diventarlo. Questo è ciò che distingue la tua esperienza da un delirio.
Capisco bene quanto sia logorante: la mente resta bloccata in un circolo continuo di paura – controllo – rassicurazione – altra paura. Ed è questo che ti stanca, ti appanna la memoria e ti fa sentire senza energie.
Cosa puoi fare adesso:
• Porta questo vissuto a uno psichiatra e a uno psicoterapeuta: non sei solo, e c’è la possibilità di ridurre molto questi sintomi. In certi casi un farmaco ansiolitico o antidepressivo può aiutare a interrompere il circolo.
• Riduci la ricerca ossessiva su internet: alimenta il DOC e la paura di psicosi.
• Usa esercizi di grounding quando arriva la sensazione di irrealtà: guardati intorno e nomina 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti. Aiuta a riportare la mente al qui e ora.
• Dai valore anche ai piccoli progressi: uscire anche se con ansia, dormire un po’ meglio, distrarti con qualcosa che ti piace.
Non stai impazzendo, non stai entrando in psicosi: stai vivendo una forma intensa di ansia con pensieri ossessivi e derealizzazione, che è difficile ma trattabile. Il fatto che tu stia cercando aiuto e che mantieni consapevolezza è la prova che sei ancora ancorato alla realtà.
Dott.ssa De Pretto
Caro, leggo ciò che ha raccontato e comprendo come si senta agitato e preoccupato per ciò che sente in questo momento.
Raccogliere informazioni e leggere testi e articoli di taglio psicologico, è un primo passo per chiarificare quella che è un fisiologico momento di confusione. Può però essere un aspetto che se in un primo momento si rivela utile, di seguito non garantendo una vera comprensione può generare ancora più incertezza.
Per avere un consulto di valore e attendibile, è importante che si rechi presso un professionista affidabile, in vivo. In modo che possa avere tutte le informazioni necessarie. E di ritorno l'ascolto e la rassicurazione di cui lei giustamente domanda.
Penso che possa essere utile, dare risalto a queste considerazioni, e non fornirle informazioni a distanza di dubbio valore, proprio perché lontane da lei.
Un caro saluto.
Raccogliere informazioni e leggere testi e articoli di taglio psicologico, è un primo passo per chiarificare quella che è un fisiologico momento di confusione. Può però essere un aspetto che se in un primo momento si rivela utile, di seguito non garantendo una vera comprensione può generare ancora più incertezza.
Per avere un consulto di valore e attendibile, è importante che si rechi presso un professionista affidabile, in vivo. In modo che possa avere tutte le informazioni necessarie. E di ritorno l'ascolto e la rassicurazione di cui lei giustamente domanda.
Penso che possa essere utile, dare risalto a queste considerazioni, e non fornirle informazioni a distanza di dubbio valore, proprio perché lontane da lei.
Un caro saluto.
Salve, grazie per aver condiviso con tanta precisione e apertura quello che sta vivendo. Comprendiamo quanto sia difficile convivere con queste sensazioni e paure così insistenti, che possono davvero logorare e togliere energie.
Quello che descrive – la sensazione di distacco dal mondo, i pensieri intrusivi, la paura costante di poter “impazzire” o avere allucinazioni – rientra molto più spesso in quadri ansiosi o ossessivi piuttosto che in un esordio psicotico. La differenza principale sta proprio nella consapevolezza: chi vive una psicosi in genere non ha la paura di impazzire, ma vive le proprie convinzioni come reali e non problematiche; lei invece è spaventato dalle sue stesse idee, le riconosce come intrusive e cerca di allontanarle. Questo è un segnale che ci parla più di ansia e ossessioni che non di psicosi.
Il fatto di avere memoria annebbiata o confusione sui giorni è un effetto molto comune dello stress cronico e dell’ansia, che tengono la mente costantemente in allerta e faticano a lasciarle spazio e lucidità. La cosiddetta “psicosi ossessiva” a cui ha accennato non è una diagnosi ufficiale, ma viene talvolta usata per descrivere quadri di DOC molto gravi che assomigliano a convinzioni rigide: ciò non significa che l’ansia si trasformi automaticamente in psicosi, ma solo che può assumere forme molto intense.
Per quanto riguarda la domanda più importante: no, non si “entra in psicosi” solo perché si hanno paure e ossessioni forti. Quello che descrive è compatibile con un funzionamento ansioso-ossessivo, che merita certamente attenzione, ma non indica da solo un esordio psicotico.
Quello che può aiutarla adesso è non restare da solo con queste paure: un supporto psicoterapeutico specifico per il disturbo ossessivo può essere molto utile, e se necessario anche un confronto con lo specialista che già la segue per valutare insieme gli aspetti farmacologici.
Capisco bene la fatica che prova, ma non è lasciato solo nelle sue paure: il fatto stesso che le sappia descrivere con così tanta lucidità è già un punto a favore della sua consapevolezza e delle sue risorse.
Quello che descrive – la sensazione di distacco dal mondo, i pensieri intrusivi, la paura costante di poter “impazzire” o avere allucinazioni – rientra molto più spesso in quadri ansiosi o ossessivi piuttosto che in un esordio psicotico. La differenza principale sta proprio nella consapevolezza: chi vive una psicosi in genere non ha la paura di impazzire, ma vive le proprie convinzioni come reali e non problematiche; lei invece è spaventato dalle sue stesse idee, le riconosce come intrusive e cerca di allontanarle. Questo è un segnale che ci parla più di ansia e ossessioni che non di psicosi.
Il fatto di avere memoria annebbiata o confusione sui giorni è un effetto molto comune dello stress cronico e dell’ansia, che tengono la mente costantemente in allerta e faticano a lasciarle spazio e lucidità. La cosiddetta “psicosi ossessiva” a cui ha accennato non è una diagnosi ufficiale, ma viene talvolta usata per descrivere quadri di DOC molto gravi che assomigliano a convinzioni rigide: ciò non significa che l’ansia si trasformi automaticamente in psicosi, ma solo che può assumere forme molto intense.
Per quanto riguarda la domanda più importante: no, non si “entra in psicosi” solo perché si hanno paure e ossessioni forti. Quello che descrive è compatibile con un funzionamento ansioso-ossessivo, che merita certamente attenzione, ma non indica da solo un esordio psicotico.
Quello che può aiutarla adesso è non restare da solo con queste paure: un supporto psicoterapeutico specifico per il disturbo ossessivo può essere molto utile, e se necessario anche un confronto con lo specialista che già la segue per valutare insieme gli aspetti farmacologici.
Capisco bene la fatica che prova, ma non è lasciato solo nelle sue paure: il fatto stesso che le sappia descrivere con così tanta lucidità è già un punto a favore della sua consapevolezza e delle sue risorse.
Ciao, grazie per aver condiviso così apertamente quello che stai vivendo. Da quanto hai appena scritto sembra che queste sensazioni stiano occupando spazio nella tua quotidianità, rendendo difficile trovare momenti di calma e sicurezza. Più che etichettare ciò che ti accade con una diagnosi, è importante però partire dal significato che questi vissuti hanno per te poichè l’ansia intensa, le sensazioni di estraneità, i pensieri intrusivi e la paura di “impazzire” possono essere il modo in cui la tua mente cerca di comunicarti qualcosa di profondo, che spesso è legato a momenti di fragilità o a emozioni difficili da gestire o guardare da solo. Non si tratta quindi solo di “sintomi da eliminare”, ma di segnali che parlano di un conflitto interno e forse di vissuti che hanno bisogno di essere riconosciuti e accolti in uno spazio sicuro.
Il fatto che tu stia cercando di dare un nome a ciò che provi, racconta un bisogno di comprendere e di trovare un terreno stabile, ed il fatto che tu abbia scritto qui è già una risorsa ed un passo importante: significa che una parte di te sta cercando comprensione e sostegno. Non si tratta di trovare subito risposte definitive, ma di costruire, passo dopo passo, un luogo interno più sicuro in cui poterti riconoscere. Un percorso personale tuo potrebbe aiutarti a non sentirti solo in questa fatica e a nutrire le parti di te che necessitano di ascolto e cura. Ti auguro il meglio e resto a disposizione! Dott.ssa Silvia Montalto
Il fatto che tu stia cercando di dare un nome a ciò che provi, racconta un bisogno di comprendere e di trovare un terreno stabile, ed il fatto che tu abbia scritto qui è già una risorsa ed un passo importante: significa che una parte di te sta cercando comprensione e sostegno. Non si tratta di trovare subito risposte definitive, ma di costruire, passo dopo passo, un luogo interno più sicuro in cui poterti riconoscere. Un percorso personale tuo potrebbe aiutarti a non sentirti solo in questa fatica e a nutrire le parti di te che necessitano di ascolto e cura. Ti auguro il meglio e resto a disposizione! Dott.ssa Silvia Montalto
Gentile,
nelle sue parole si sente con forza quanto stia vivendo un periodo di grande fatica. L’ansia, i pensieri intrusivi, la paura di “impazzire” sembrano aver costruito intorno a lei una narrazione che parla di fragilità e di rischio continuo, come se da un momento all’altro potesse perdere il controllo.
Allo stesso tempo, però, io vedo anche un’altra narrazione: quella della persona che, nonostante la sofferenza, riesce a scrivere con precisione ciò che sente, che cerca ascolto, che chiede di essere capita. Questo racconta di una risorsa importante: lei non è solo i sintomi che la spaventano, ma anche la capacità di dar loro voce e di cercare un significato nuovo.
Da una prospettiva sistemica, i sintomi non nascono mai nel vuoto: spesso sono intrecciati con le storie di vita, con i legami, con i contesti che ci hanno insegnato cosa vuol dire sentirsi al sicuro o temere di non farcela. Forse ciò che oggi vive può essere anche letto come un invito a trovare nuovi modi per sentirsi riconosciuto e sostenuto.
Il fatto che lei desideri essere “ascoltato o capito” mostra che sta già cercando una strada diversa dalla solitudine dell’ansia.
nelle sue parole si sente con forza quanto stia vivendo un periodo di grande fatica. L’ansia, i pensieri intrusivi, la paura di “impazzire” sembrano aver costruito intorno a lei una narrazione che parla di fragilità e di rischio continuo, come se da un momento all’altro potesse perdere il controllo.
Allo stesso tempo, però, io vedo anche un’altra narrazione: quella della persona che, nonostante la sofferenza, riesce a scrivere con precisione ciò che sente, che cerca ascolto, che chiede di essere capita. Questo racconta di una risorsa importante: lei non è solo i sintomi che la spaventano, ma anche la capacità di dar loro voce e di cercare un significato nuovo.
Da una prospettiva sistemica, i sintomi non nascono mai nel vuoto: spesso sono intrecciati con le storie di vita, con i legami, con i contesti che ci hanno insegnato cosa vuol dire sentirsi al sicuro o temere di non farcela. Forse ciò che oggi vive può essere anche letto come un invito a trovare nuovi modi per sentirsi riconosciuto e sostenuto.
Il fatto che lei desideri essere “ascoltato o capito” mostra che sta già cercando una strada diversa dalla solitudine dell’ansia.
Quando racconta di sentirsi distaccato dalla realtà, di avere timore di perdere il controllo, di immaginare scenari che le procurano inquietudine, sembra che ci sia un grande sforzo nel cercare di dare un nome a ciò che sta vivendo e forse anche un bisogno di sentirsi meno solo in questo. Le domande che si pone se si tratti di ossessioni o di psicosi parlano della sua necessità di orientarsi, di trovare una linea chiara, e questo è comprensibile di fronte a un’esperienza che sembra minacciare la sua stabilità. È importante però notare che più lei prova a trovare rassicurazioni definitive leggendo, più aumenta il circolo dell’ansia e del dubbio, come se la ricerca di certezze si trasformasse in nuove paure. Si chieda che cosa la spaventa di più quando pensa a “impazzire”, che immagine porta con sé questa parola, che cosa sente di poter perdere se accadesse. Le sensazioni di irrealtà e le paure che descrive possono essere viste anche come il segnale di una mente che sta reagendo a una tensione interna molto forte e che cerca un modo per esprimerla. Lei ha scritto di non volere una diagnosi, ma di desiderare piuttosto di essere ascoltato, e già questo mi sembra un punto centrale, perché ci dice che il suo bisogno principale non è di ricevere un’etichetta ma di poter mettere in parola ciò che le accade, senza timore di essere giudicato. Forse potrebbe essere utile per lei avere uno spazio stabile e protetto in cui continuare a raccontare queste sensazioni, così che possano trovare un senso diverso dall’angoscia immediata che provocano. Le lascio allora una domanda su cui riflettere, quando queste paure arrivano, lei si sente più minacciato dall’esterno o da qualcosa che viene da dentro di sé? Questo potrebbe aprirle una via per osservare in modo diverso quello che sta vivendo e capire meglio quale posto occupano queste angosce nella sua storia.
stai vivendo un’intensa esperienza ansiosa con derealizzazione e ossessioni, non una psicosi. È comprensibile sentirsi sopraffatti, ma con strumenti mirati e supporto professionale, queste paure possono essere gestite e diminuire nel tempo.
Buongiorno, dalle sue parole emerge tutta la fatica di convivere con ansia costante, pensieri intrusivi e la paura di ‘impazzire’. Capisco quanto possa essere difficile distinguere ciò che nasce dall’ansia da ciò che spaventa di più. È importante però sapere che non sempre questi vissuti significano psicosi: spesso fanno parte di un circolo ansioso che alimenta ulteriori paure e sensazioni di irrealtà. Per chiarire meglio la situazione e ritrovare maggiore serenità, le consiglio di rivolgersi a uno specialista (psicologo o psichiatra): in un percorso di ascolto e conoscenza potrà dare un senso a ciò che vive e ricevere strumenti per gestirlo. Non deve affrontare tutto questo da solo
Buon pomeriggio carissimo grazie per aver scritto con tanta sincerità e per aver trovato la forza di raccontare ciò che stai vivendo, il tuo messaggio è un gesto importante di consapevolezza e di richiesta d’aiuto, e merita di essere accolto con attenzione.
Le sensazioni che descrivi — il senso di irrealtà, le paure di impazzire, i pensieri intrusivi, la difficoltà a rilassarti, l’ansia costante — non sono segnali che stai perdendo il contatto con la realtà, ma piuttosto il risultato di un sistema emotivo e cognitivo sotto forte stress, che sta cercando in tutti i modi di capire e controllare ciò che accade dentro di te. È proprio questo bisogno di controllo e ipervigilanza che, paradossalmente, può amplificare le tue paure.
Capisco bene quanto tutto questo sia difficile da sostenere, soprattutto quando l’ansia ti accompagna ogni giorno, rendendo difficile anche le cose più semplici, come dormire, ricordare, uscire. E capisco anche quanto leggere online — nella speranza di trovare spiegazioni — possa spesso aumentare i dubbi e le paure. Ti confermo che non sei solo e che tutto quello che stai provando può essere affrontato con il giusto supporto. Se sei interessato puoi trovare il mio profilo su Mio dottore , Un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Le sensazioni che descrivi — il senso di irrealtà, le paure di impazzire, i pensieri intrusivi, la difficoltà a rilassarti, l’ansia costante — non sono segnali che stai perdendo il contatto con la realtà, ma piuttosto il risultato di un sistema emotivo e cognitivo sotto forte stress, che sta cercando in tutti i modi di capire e controllare ciò che accade dentro di te. È proprio questo bisogno di controllo e ipervigilanza che, paradossalmente, può amplificare le tue paure.
Capisco bene quanto tutto questo sia difficile da sostenere, soprattutto quando l’ansia ti accompagna ogni giorno, rendendo difficile anche le cose più semplici, come dormire, ricordare, uscire. E capisco anche quanto leggere online — nella speranza di trovare spiegazioni — possa spesso aumentare i dubbi e le paure. Ti confermo che non sei solo e che tutto quello che stai provando può essere affrontato con il giusto supporto. Se sei interessato puoi trovare il mio profilo su Mio dottore , Un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta sincerità e lucidità quello che stai attraversando. Le tue parole restituiscono con forza quanto questo momento sia per te difficile, confuso e carico di paure. Sento tutto il peso che stai portando addosso: vivere con una mente che non si ferma mai, con pensieri spaventosi e una costante sensazione di distacco dalla realtà può essere estremamente faticoso, e la tua richiesta di essere ascoltato e compreso è assolutamente legittima. Quello che descrivi, la paura di impazzire, i pensieri intrusivi, la derealizzazione, l’ipercontrollo rispetto alle tue percezioni , è un insieme di vissuti che spesso si accompagna a stati ansiosi molto intensi ma ogni situazione merita sempre una valutazione approfondita da parte di un professionista. Capita spesso, in questi casi, che la persona inizi a mettere in dubbio ogni sensazione, ogni pensiero, ogni percezione, generando un ciclo ininterrotto di ansia e controllo. E purtroppo, più cerchiamo di rassicurarci o “controllare” la realtà per essere sicuri di non star perdendo il contatto, più l’ansia si alimenta. Ti incoraggio con forza a non restare da solo in tutto questo. È davvero importante che tu possa avere uno spazio terapeutico stabile, con uno psicologo e uno psichiatra che possano lavorare insieme a te, anche per rivedere con attenzione la terapia farmacologica e creare un percorso di supporto su misura per la tua situazione.
Stai già facendo un passo fondamentale: stai cercando di comprenderti, di prenderti cura di te. Questo è un segnale di forza, non di fragilità. E sì, anche se oggi ti sembra tutto confuso e difficile, puoi tornare a stare meglio, un passo alla volta.
Ti mando un caro saluto e ti auguro di trovare presto il sostegno di cui hai bisogno e che meriti.
Stai già facendo un passo fondamentale: stai cercando di comprenderti, di prenderti cura di te. Questo è un segnale di forza, non di fragilità. E sì, anche se oggi ti sembra tutto confuso e difficile, puoi tornare a stare meglio, un passo alla volta.
Ti mando un caro saluto e ti auguro di trovare presto il sostegno di cui hai bisogno e che meriti.
salve, l'ansia cresce soprattuttto di notte-sera, consiglio un percorso con uno psicoterapeuta grazie
Gentile utente,
dalle sue parole emerge una grande stanchezza e la fatica di convivere con pensieri e sensazioni che la spaventano ogni giorno. Ciò che descrive — la paura di impazzire, i pensieri intrusivi, la sensazione di irrealtà, il bisogno di controllare continuamente ciò che accade intorno — sono manifestazioni molto comuni nei disturbi d’ansia e nei disturbi ossessivi, non segnali di psicosi.
La differenza fondamentale è che nella psicosi la persona non riconosce come anomale le proprie percezioni o convinzioni, mentre lei è perfettamente consapevole che queste sono paure e che qualcosa la spaventa “senza motivo”. Questa lucidità è la prova che non sta perdendo il contatto con la realtà, ma che è in una condizione di forte allerta che mantiene la mente costantemente in difesa.
La derealizzazione, la sensazione di distacco e i vuoti di memoria che cita sono effetti secondari dell’ansia cronica e dell’iper-attivazione. Il suo corpo e la sua mente sono semplicemente esausti da tanto tempo passato in allarme.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla molto, sia per comprendere meglio l’origine di questa paura di “impazzire”, sia per imparare tecniche di autoregolazione che permettano di ritrovare calma e fiducia nel proprio equilibrio interiore.
Dott.ssa Sara Petroni
dalle sue parole emerge una grande stanchezza e la fatica di convivere con pensieri e sensazioni che la spaventano ogni giorno. Ciò che descrive — la paura di impazzire, i pensieri intrusivi, la sensazione di irrealtà, il bisogno di controllare continuamente ciò che accade intorno — sono manifestazioni molto comuni nei disturbi d’ansia e nei disturbi ossessivi, non segnali di psicosi.
La differenza fondamentale è che nella psicosi la persona non riconosce come anomale le proprie percezioni o convinzioni, mentre lei è perfettamente consapevole che queste sono paure e che qualcosa la spaventa “senza motivo”. Questa lucidità è la prova che non sta perdendo il contatto con la realtà, ma che è in una condizione di forte allerta che mantiene la mente costantemente in difesa.
La derealizzazione, la sensazione di distacco e i vuoti di memoria che cita sono effetti secondari dell’ansia cronica e dell’iper-attivazione. Il suo corpo e la sua mente sono semplicemente esausti da tanto tempo passato in allarme.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla molto, sia per comprendere meglio l’origine di questa paura di “impazzire”, sia per imparare tecniche di autoregolazione che permettano di ritrovare calma e fiducia nel proprio equilibrio interiore.
Dott.ssa Sara Petroni
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