Salve cari dottori credo che da quando sono piccolo soffro di doc almeno per quello che ho letto, pe
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Salve cari dottori credo che da quando sono piccolo soffro di doc almeno per quello che ho letto, perchè avevo pensieri del tipo come se provavo attrazione fisica per mia zia, oppure avevo pensieri sessuali, oppure quando ero in chiesa mi venivano pensieri in testa come bestemmiare senza motivo ecc, da un pò di anni sono in cura, che assumo 10 goccie di daparox a sera che mi erano stati dati dal mio medico di famiglia, solo che in questo periodo ho paura di ammalarmi di psicosi, magari vi chiedete perchè hai questa paura perchè da un pò di mesi ho dei sintomi dissociativi ( almeno credo che sia questo ) perchè mi sento come distaccato dal mondo esterno, come se vedo tutto distante, dentro una bolla ecc, in poche parole come se sono annebiato .. in più ho pensieri insistenti tutto il giorno per esempio ho letto che gli psicotici credono di essere spiati, seguiti, giudicati ed ho il terrore di crederci anch'io. È possibile che abbia un delirio e me ne renda conto? O se nn è questo un delirio come posso chiamarli questi pensieri ? oppure leggo su internet che e morto un ragazzo e ho paura di avere un allucinazione e trovarmelo davanti, anche se non ho mai avuto allucinazioni, oppure paura che qualcuno mi possa fare del male.. c'è tutti i giorni per tutta la giornata mi vengono pensieri su pensieri... adesso la mia domanda tutti questi pensieri a loro volta mi causano paura come se realmente gli credo da cosa sono dovuti? se dovrebberò essere paure intrusive, oppure fobie o quello che sia... la domanda che mi chiedo sempre in testa, possono portarmi in automatico dentro una psicosi o scrizofrenia, tutte queste paure? grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Buongiorno,
quello che descrive sembra essere per lei una fonte di grande fatica e preoccupazione. Pensieri ripetitivi, immagini intrusive, paura di perdere il controllo o di “impazzire” sono vissuti che possono generare molta ansia, soprattutto quando si presentano con costanza durante la giornata. Anche le sensazioni di distacco o di confusione che racconta meritano attenzione, ma è importante ricordare che, tramite un messaggio, non è possibile definire con precisione cosa stia accadendo.
Le consiglierei di condividere tutto questo con uno specialista (medico o psicologo) in modo che possano indirizzarla al professionista più adeguato ed eventualmente valutare se è utile integrare o modificare la terapia attuale.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
quello che descrive sembra essere per lei una fonte di grande fatica e preoccupazione. Pensieri ripetitivi, immagini intrusive, paura di perdere il controllo o di “impazzire” sono vissuti che possono generare molta ansia, soprattutto quando si presentano con costanza durante la giornata. Anche le sensazioni di distacco o di confusione che racconta meritano attenzione, ma è importante ricordare che, tramite un messaggio, non è possibile definire con precisione cosa stia accadendo.
Le consiglierei di condividere tutto questo con uno specialista (medico o psicologo) in modo che possano indirizzarla al professionista più adeguato ed eventualmente valutare se è utile integrare o modificare la terapia attuale.
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Dott.ssa Elena Dati
I pensieri che hai potrebbero essere chiamati pensieri ossessivi. Hai tante paure. Tutto questo non dovrebbe portarti alla psicosi.
Ti consiglio però di intraprendere una psicoterapia.
Se vuoi io sono disponibile.
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Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto molto intenso e sicuramente fonte di grande sofferenza. La sua capacità di raccontarlo con questa lucidità è già un segnale importante: non è semplice restare in contatto con sé quando si è sopraffatti da pensieri e paure così forti.
Lei parla di sintomi che fanno pensare a un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC): pensieri intrusivi, immagini disturbanti, contenuti blasfemi o sessuali non voluti, paura di impazzire, di perdere il controllo, di fare del male, o che succedano cose assurde e terribili. Questi pensieri non riflettono ciò che desidera o in cui crede, ma anzi, proprio per il loro contenuto intollerabile, le generano angoscia.
Il fatto che lei si domandi se possa avere un delirio, se sia a rischio di psicosi, e che questi pensieri la spaventino, è in linea con il DOC: chi è davvero in una condizione psicotica non ha questo grado di dubbio o paura, ma è convinto di ciò che crede.
Nel DOC invece il contenuto del pensiero è percepito come estraneo e disturbante (ego-distonico), anche se talvolta può far paura proprio per il timore che possa diventare reale.
Inoltre, i sintomi dissociativi che descrive (come il sentirsi “in una bolla”, distaccato dalla realtà) sono spesso legati all’ansia molto elevata o a stati di stress prolungato, e non indicano necessariamente una psicosi
In sintesi:
• I pensieri che descrive sono molto comuni nel DOC.
• Il terrore di impazzire è parte del disturbo stesso, non un segnale che ciò stia accadendo davvero.
• Più ci si concentra e si combattono questi pensieri, più tendono a ripresentarsi: il meccanismo ossessivo si alimenta proprio così.
• I farmaci come il Daparox (paroxetina) possono essere utili, ma serve anche un lavoro psicologico strutturato, in particolare una psicoterapia cognitivo-comportamentale, che è la più indicata per il trattamento del DOC.
Le consiglio vivamente di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia e ossessivi, per comprendere meglio il funzionamento del suo pensiero e ritrovare sollievo. Non è solo, e ciò che vive è trattabile.
Un cordiale saluto,
Dott. Michele Scalese
Psicologo
quello che descrive è un vissuto molto intenso e sicuramente fonte di grande sofferenza. La sua capacità di raccontarlo con questa lucidità è già un segnale importante: non è semplice restare in contatto con sé quando si è sopraffatti da pensieri e paure così forti.
Lei parla di sintomi che fanno pensare a un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC): pensieri intrusivi, immagini disturbanti, contenuti blasfemi o sessuali non voluti, paura di impazzire, di perdere il controllo, di fare del male, o che succedano cose assurde e terribili. Questi pensieri non riflettono ciò che desidera o in cui crede, ma anzi, proprio per il loro contenuto intollerabile, le generano angoscia.
Il fatto che lei si domandi se possa avere un delirio, se sia a rischio di psicosi, e che questi pensieri la spaventino, è in linea con il DOC: chi è davvero in una condizione psicotica non ha questo grado di dubbio o paura, ma è convinto di ciò che crede.
Nel DOC invece il contenuto del pensiero è percepito come estraneo e disturbante (ego-distonico), anche se talvolta può far paura proprio per il timore che possa diventare reale.
Inoltre, i sintomi dissociativi che descrive (come il sentirsi “in una bolla”, distaccato dalla realtà) sono spesso legati all’ansia molto elevata o a stati di stress prolungato, e non indicano necessariamente una psicosi
In sintesi:
• I pensieri che descrive sono molto comuni nel DOC.
• Il terrore di impazzire è parte del disturbo stesso, non un segnale che ciò stia accadendo davvero.
• Più ci si concentra e si combattono questi pensieri, più tendono a ripresentarsi: il meccanismo ossessivo si alimenta proprio così.
• I farmaci come il Daparox (paroxetina) possono essere utili, ma serve anche un lavoro psicologico strutturato, in particolare una psicoterapia cognitivo-comportamentale, che è la più indicata per il trattamento del DOC.
Le consiglio vivamente di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia e ossessivi, per comprendere meglio il funzionamento del suo pensiero e ritrovare sollievo. Non è solo, e ciò che vive è trattabile.
Un cordiale saluto,
Dott. Michele Scalese
Psicologo
Dott. Francesco Paolo Coppola, psicologo e psicoterapeuta (Napoli – on line o in presenza)
[psicologonapoli org – per ulteriori info vai sul profilo MioDottore]
Cara lettrice,
quella che poni non è solo una domanda psicologica, ma una domanda sull’amore, sul desiderio, sulla possibilità di fidarsi ancora. E forse anche su come non ripetere gli errori di un tempo.
Hai vissuto una relazione dolorosa, breve ma intensa, che ti ha segnato più di quanto vorresti ammettere. Hai reagito con forza e lucidità, ti sei protetta, ti sei isolata. Poi hai cercato di rinascere, cambiando vibrazioni, aprendo di nuovo spazi.
Ma ora che la vita sembra offrirti nuove possibilità… ti sorprendi a non desiderare nessuno. E ti chiedi: è perché non è la persona giusta? O perché c’è ancora qualcosa da guarire dentro di me?
Ecco alcuni spunti per aiutarti a chiarire
Non c’è vero amore senza un po’ di rischio.
Se cerchi garanzie, probabilmente cerchi sicurezza più che amore. E a volte, è proprio la paura di perdersi che impedisce l'incontro.
Attrazione e amore non sono la stessa cosa.
Valutare un uomo per "assenza di difetti" è come scegliere la frutta al mercato. Ma il desiderio nasce da un movimento più profondo, che non sempre è razionale.
L’idealizzazione è una forma di difesa.
Hai proiettato molto nel primo uomo, e oggi temi di farlo ancora. Ma se non accetti questa possibilità, rischi di vivere nel sospetto continuo.
Forse, non ti sei ancora innamorata. Non perché non ne sei capace, ma perché finora hai cercato un amore “giusto”, più che un amore vero. E un amore vero, quando arriva, non ti chiede il permesso. Chiedersi se si è guariti è già un segno che qualcosa si muove. Non sei ferma. Stai cercando. Ma forse, ora serve meno pensiero e più contatto reale con il corpo, con l’altro, con il rischio.
Come nel dialogo tra Śiva e Devi, la cura non nasce dalle risposte perfette, ma dall’ascolto profondo. Anche tu puoi cominciare da lì: ascoltare davvero ciò che senti, senza forzare risposte o decisioni.
E magari, se vuoi, posso condividere con te un piccolo esercizio.
Non cura nulla, ma a volte illumina una soglia. Osserva
“Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.”
— Friedrich Hölderlin
Queste parole, da sole, restano teoria — lo so.
Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta.
I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo.
E io ci sono, se vuoi farli insieme.
[psicologonapoli org – per ulteriori info vai sul profilo MioDottore]
Cara lettrice,
quella che poni non è solo una domanda psicologica, ma una domanda sull’amore, sul desiderio, sulla possibilità di fidarsi ancora. E forse anche su come non ripetere gli errori di un tempo.
Hai vissuto una relazione dolorosa, breve ma intensa, che ti ha segnato più di quanto vorresti ammettere. Hai reagito con forza e lucidità, ti sei protetta, ti sei isolata. Poi hai cercato di rinascere, cambiando vibrazioni, aprendo di nuovo spazi.
Ma ora che la vita sembra offrirti nuove possibilità… ti sorprendi a non desiderare nessuno. E ti chiedi: è perché non è la persona giusta? O perché c’è ancora qualcosa da guarire dentro di me?
Ecco alcuni spunti per aiutarti a chiarire
Non c’è vero amore senza un po’ di rischio.
Se cerchi garanzie, probabilmente cerchi sicurezza più che amore. E a volte, è proprio la paura di perdersi che impedisce l'incontro.
Attrazione e amore non sono la stessa cosa.
Valutare un uomo per "assenza di difetti" è come scegliere la frutta al mercato. Ma il desiderio nasce da un movimento più profondo, che non sempre è razionale.
L’idealizzazione è una forma di difesa.
Hai proiettato molto nel primo uomo, e oggi temi di farlo ancora. Ma se non accetti questa possibilità, rischi di vivere nel sospetto continuo.
Forse, non ti sei ancora innamorata. Non perché non ne sei capace, ma perché finora hai cercato un amore “giusto”, più che un amore vero. E un amore vero, quando arriva, non ti chiede il permesso. Chiedersi se si è guariti è già un segno che qualcosa si muove. Non sei ferma. Stai cercando. Ma forse, ora serve meno pensiero e più contatto reale con il corpo, con l’altro, con il rischio.
Come nel dialogo tra Śiva e Devi, la cura non nasce dalle risposte perfette, ma dall’ascolto profondo. Anche tu puoi cominciare da lì: ascoltare davvero ciò che senti, senza forzare risposte o decisioni.
E magari, se vuoi, posso condividere con te un piccolo esercizio.
Non cura nulla, ma a volte illumina una soglia. Osserva
“Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.”
— Friedrich Hölderlin
Queste parole, da sole, restano teoria — lo so.
Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta.
I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo.
E io ci sono, se vuoi farli insieme.
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con sincerità la sua esperienza. I pensieri che descrive — come quelli a sfondo sessuale non desiderato, le paure di bestemmiare, le idee intrusive di essere spiato o che qualcuno possa farle del male — sono manifestazioni che molto spesso rientrano nel quadro del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), soprattutto quando sono accompagnate da un forte senso di paura, angoscia e dal bisogno di trovare rassicurazioni o di controllare i propri pensieri.
Il distacco dalla realtà che sente, la percezione di vivere "in una bolla", come se tutto fosse ovattato o irreale, può far parte di fenomeni dissociativi o di depersonalizzazione/derealizzazione, che sono disturbi legati spesso all’ansia elevata, ma che non necessariamente indicano una psicosi.
La paura di "impazzire", di avere allucinazioni o di sviluppare una malattia mentale grave come la schizofrenia, è una preoccupazione comune tra le persone che soffrono di DOC. Il fatto che lei si faccia domande del tipo "E se fossi psicotico?" o "E se questo fosse un delirio?" è proprio ciò che distingue i pensieri ossessivi dai deliri: chi ha deliri non li mette in dubbio, mentre lei dimostra di avere un alto livello di consapevolezza e dubbio costante, che è tipico delle ossessioni.
È comprensibile che la presenza continua di questi pensieri sia molto angosciante. L’assunzione del Daparox (paroxetina) può essere d’aiuto, ma è importante che il trattamento venga seguito da uno specialista della salute mentale, come uno psicoterapeuta o uno psichiatra, soprattutto per valutare con precisione la natura dei sintomi e impostare un percorso terapeutico personalizzato.
Per rispondere alla sua domanda finale: le paure e i pensieri ossessivi, anche se molto intensi e disturbanti, non conducono automaticamente a una psicosi o a una schizofrenia. Tuttavia, l’ansia protratta e il vissuto di confusione possono peggiorare il suo stato di benessere, motivo per cui è molto importante affrontare tutto ciò in un contesto protetto e professionale.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con sincerità la sua esperienza. I pensieri che descrive — come quelli a sfondo sessuale non desiderato, le paure di bestemmiare, le idee intrusive di essere spiato o che qualcuno possa farle del male — sono manifestazioni che molto spesso rientrano nel quadro del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), soprattutto quando sono accompagnate da un forte senso di paura, angoscia e dal bisogno di trovare rassicurazioni o di controllare i propri pensieri.
Il distacco dalla realtà che sente, la percezione di vivere "in una bolla", come se tutto fosse ovattato o irreale, può far parte di fenomeni dissociativi o di depersonalizzazione/derealizzazione, che sono disturbi legati spesso all’ansia elevata, ma che non necessariamente indicano una psicosi.
La paura di "impazzire", di avere allucinazioni o di sviluppare una malattia mentale grave come la schizofrenia, è una preoccupazione comune tra le persone che soffrono di DOC. Il fatto che lei si faccia domande del tipo "E se fossi psicotico?" o "E se questo fosse un delirio?" è proprio ciò che distingue i pensieri ossessivi dai deliri: chi ha deliri non li mette in dubbio, mentre lei dimostra di avere un alto livello di consapevolezza e dubbio costante, che è tipico delle ossessioni.
È comprensibile che la presenza continua di questi pensieri sia molto angosciante. L’assunzione del Daparox (paroxetina) può essere d’aiuto, ma è importante che il trattamento venga seguito da uno specialista della salute mentale, come uno psicoterapeuta o uno psichiatra, soprattutto per valutare con precisione la natura dei sintomi e impostare un percorso terapeutico personalizzato.
Per rispondere alla sua domanda finale: le paure e i pensieri ossessivi, anche se molto intensi e disturbanti, non conducono automaticamente a una psicosi o a una schizofrenia. Tuttavia, l’ansia protratta e il vissuto di confusione possono peggiorare il suo stato di benessere, motivo per cui è molto importante affrontare tutto ciò in un contesto protetto e professionale.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo.
Quello che descrive – pensieri intrusivi, paure di perdere il controllo, timori legati alla propria salute mentale – è molto comune nelle persone che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), specie se non trattato in modo mirato. I pensieri di tipo blasfemo, sessuale, aggressivo o assurdo non indicano che lei desidera davvero quelle cose: al contrario, spesso chi ne soffre è una persona molto sensibile, che si spaventa proprio per il solo fatto di avere certi pensieri.
Anche il timore di “impazzire” o di sviluppare una psicosi è un contenuto ossessivo molto frequente, e in genere non rappresenta l’inizio di una psicosi reale. Il fatto stesso che lei si ponga tante domande, che analizzi i sintomi e che ne abbia così paura è in realtà un segnale rassicurante: chi sviluppa un delirio vero e proprio, di solito, non lo mette in discussione.
Il senso di distacco che descrive (come essere dentro una bolla, guardare il mondo da lontano) è riconducibile a fenomeni chiamati derealizzazione e depersonalizzazione, che sono comuni nei periodi di forte ansia o stress emotivo. Non sono segni di schizofrenia, ma piuttosto indicatori che la mente sta cercando un modo di proteggersi da una sofferenza percepita come troppo intensa.
Tutte queste esperienze, comprese le paure “di crederci davvero”, vanno comprese e trattate con attenzione, ma non significano che lei stia sviluppando una psicosi. Al contrario, potrebbero essere il segnale che il suo DOC necessita di un supporto specialistico più mirato, magari con uno psicoterapeuta esperto e una rivalutazione farmacologica da parte di uno psichiatra.
Ha già fatto un passo molto importante: parlare di tutto questo con lucidità.
Non è solo, e chiedere aiuto è il primo vero atto di forza.
Un caro saluto.
Quello che descrive – pensieri intrusivi, paure di perdere il controllo, timori legati alla propria salute mentale – è molto comune nelle persone che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), specie se non trattato in modo mirato. I pensieri di tipo blasfemo, sessuale, aggressivo o assurdo non indicano che lei desidera davvero quelle cose: al contrario, spesso chi ne soffre è una persona molto sensibile, che si spaventa proprio per il solo fatto di avere certi pensieri.
Anche il timore di “impazzire” o di sviluppare una psicosi è un contenuto ossessivo molto frequente, e in genere non rappresenta l’inizio di una psicosi reale. Il fatto stesso che lei si ponga tante domande, che analizzi i sintomi e che ne abbia così paura è in realtà un segnale rassicurante: chi sviluppa un delirio vero e proprio, di solito, non lo mette in discussione.
Il senso di distacco che descrive (come essere dentro una bolla, guardare il mondo da lontano) è riconducibile a fenomeni chiamati derealizzazione e depersonalizzazione, che sono comuni nei periodi di forte ansia o stress emotivo. Non sono segni di schizofrenia, ma piuttosto indicatori che la mente sta cercando un modo di proteggersi da una sofferenza percepita come troppo intensa.
Tutte queste esperienze, comprese le paure “di crederci davvero”, vanno comprese e trattate con attenzione, ma non significano che lei stia sviluppando una psicosi. Al contrario, potrebbero essere il segnale che il suo DOC necessita di un supporto specialistico più mirato, magari con uno psicoterapeuta esperto e una rivalutazione farmacologica da parte di uno psichiatra.
Ha già fatto un passo molto importante: parlare di tutto questo con lucidità.
Non è solo, e chiedere aiuto è il primo vero atto di forza.
Un caro saluto.
Salve, la sua domanda è molto chiara e dimostra quanto lei stia cercando di capire in profondità cosa le sta succedendo. È importante che sappia fin da subito che non è raro per chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, o di sintomi ossessivi, vivere pensieri intrusivi che possono spaventare a tal punto da generare dubbi proprio come quelli che sta esprimendo: la paura di “impazzire”, di perdere il contatto con la realtà o di sviluppare una malattia mentale più grave. I pensieri che descrive, come le bestemmie intrusive in chiesa, le immagini sessuali indesiderate o la paura di provare attrazione per qualcuno inappropriato, sono esempi classici di ossessioni: idee o immagini che non desidera, che arrivano senza un motivo preciso e che la mettono profondamente a disagio perché non rispecchiano chi è davvero. Lo stesso vale per i timori di essere spiato o seguito. Nel disturbo ossessivo-compulsivo questi pensieri non sono deliri, perché chi ne soffre, come nel suo caso, si rende conto che sono esagerati, irrazionali o semplicemente assurdi, ma non riesce a smettere di darci peso. È proprio questa consapevolezza, sebbene generi sofferenza, che fa la differenza rispetto a un vero delirio. Nel delirio, infatti, la persona è convinta della realtà del pensiero e non lo mette in discussione, mentre lei invece se lo chiede di continuo, se ne spaventa, lo analizza. Questo è un segnale importante che indica che la sua mente razionale è ancora ben attiva e riconosce che qualcosa non torna. Inoltre, l’esperienza di sentirsi “in una bolla”, di percepire tutto distante o di sentirsi distaccato, è un fenomeno che chiamiamo derealizzazione o depersonalizzazione. Spesso compare come effetto dell’ansia cronica, dello stress prolungato o della continua ruminazione mentale: la mente, sovraccaricata, cerca un modo per “staccare la spina” e finisce per farle vivere questa sensazione di essere scollegato dal resto. Le paure di avere un’allucinazione o di vedere cose che non esistono, proprio perché la spaventano, sono segno che lei mantiene la capacità di distinguere tra ciò che è reale e ciò che è frutto dell’immaginazione ansiosa. Chi davvero ha un’allucinazione non si spaventa all’idea di averla: la vive come vera e basta. Il fatto che lei la tema mostra quanto stia cercando di mantenere il controllo e di proteggersi. Questa spirale di pensieri è faticosa, lo capisco bene, e alimenta altra ansia, creando un circolo vizioso. Più prova a controllare o a scacciare questi pensieri, più questi tornano a farsi sentire. Per questo, nel lavoro cognitivo-comportamentale, si insegna a riconoscere i pensieri intrusivi come tali: idee automatiche, non volute, che non definiscono chi lei è, e a lasciarli scorrere senza lottarci contro, imparando a rispondere in modo diverso. La cosa più importante è non affrontare tutto da solo. Anche se sta già assumendo una terapia farmacologica, potrebbe essere molto utile affiancare un percorso di psicoterapia mirata: le tecniche di esposizione con prevenzione della risposta, la ristrutturazione cognitiva e il training di accettazione sono strumenti validi per ridurre la forza dei pensieri ossessivi e la paura ad essi legata. Si ricordi che la paura di “diventare pazzo” non è un segnale che sta davvero perdendo contatto con la realtà, ma un riflesso dell’ansia che si attacca proprio a ciò che per lei è più importante: la lucidità e il controllo. Con il giusto aiuto, potrà imparare a dare meno potere a questi pensieri e a vivere la sua quotidianità con più leggerezza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per la fiducia con cui ha condiviso un vissuto tanto delicato quanto faticoso. È importante innanzitutto dirle che ciò che descrive è comune a molte persone che soffrono di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), anche se, come sempre, ogni caso va considerato nella sua unicità.
I pensieri che racconta (immagini o idee intrusive di natura sessuale, blasfema o aggressiva) sono tipici dei contenuti ossessivi, e non rappresentano un desiderio reale o una spinta ad agire, ma proprio l’opposto: sono pensieri egodistonici, cioè non in linea con i suoi valori e con il suo senso morale, motivo per cui la turbano tanto. L’intensità del disagio, la ripetitività del dubbio e il bisogno di controllare o cercare rassicurazioni (ad esempio leggendo su internet o ponendosi sempre nuove domande) rientrano a pieno titolo nella sintomatologia del DOC.
Le sensazioni di distacco dalla realtà, quella sorta di “bolla” di cui parla, possono essere manifestazioni dissociative collegate ad uno stato di ansia cronica e all’ipercontrollo mentale che spesso accompagna il DOC. Non sono necessariamente segnali di psicosi, ma vanno seguiti con attenzione da un professionista, soprattutto se risultano persistenti o invalidanti. L’ansia molto intensa e protratta, come quella che si accompagna a pensieri intrusivi costanti, può alterare la percezione e far sentire “spenti”, “disconnessi” o “irreali”, ma senza perdere il contatto con la realtà in senso psicotico.
La sua domanda sul rischio di sviluppare una psicosi è una preoccupazione che sento spesso da persone con DOC: il timore che “pensare certe cose” possa “farmi impazzire” o “spingermi oltre il limite”. È un dubbio ossessivo molto frequente, così come lo è il chiedersi se ci si renda conto o meno di un ipotetico delirio. Ma la realtà è che chi soffre di un disturbo psicotico, in particolare nella fase delirante, generalmente non mette in discussione i propri pensieri; al contrario di quanto fa lei, che li teme, li osserva, li interroga, li analizza.
Anche il fatto che questi pensieri le causino paura è un elemento importante. Il delirio, per definizione, non è avvertito come un’idea “strana” o “preoccupante” da chi lo vive, ma come assolutamente reale. Lei, invece, è impaurito proprio perché riconosce la natura disturbante e indesiderata di ciò che pensa.
Il consiglio che mi sento di darle è di rivolgersi a uno specialista in salute mentale, preferibilmente un terapeuta con esperienza nel trattamento del DOC con approcci evidence-based (come la terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta, o l’approccio metacognitivo). Inoltre, il farmaco che sta assumendo (paroxetina) è uno degli SSRI utilizzati per il DOC, ma 10 gocce potrebbero non essere una dose terapeutica adeguata per questo tipo di disturbo. Questo è un punto che merita di essere rivalutato con uno psichiatra, non con il medico di base.
Non deve affrontare tutto questo da solo. C’è una strada concreta per imparare a gestire questi pensieri e vivere con maggiore serenità. E, mi permetta di dirlo con fermezza: avere pensieri disturbanti non significa essere disturbati.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
I pensieri che racconta (immagini o idee intrusive di natura sessuale, blasfema o aggressiva) sono tipici dei contenuti ossessivi, e non rappresentano un desiderio reale o una spinta ad agire, ma proprio l’opposto: sono pensieri egodistonici, cioè non in linea con i suoi valori e con il suo senso morale, motivo per cui la turbano tanto. L’intensità del disagio, la ripetitività del dubbio e il bisogno di controllare o cercare rassicurazioni (ad esempio leggendo su internet o ponendosi sempre nuove domande) rientrano a pieno titolo nella sintomatologia del DOC.
Le sensazioni di distacco dalla realtà, quella sorta di “bolla” di cui parla, possono essere manifestazioni dissociative collegate ad uno stato di ansia cronica e all’ipercontrollo mentale che spesso accompagna il DOC. Non sono necessariamente segnali di psicosi, ma vanno seguiti con attenzione da un professionista, soprattutto se risultano persistenti o invalidanti. L’ansia molto intensa e protratta, come quella che si accompagna a pensieri intrusivi costanti, può alterare la percezione e far sentire “spenti”, “disconnessi” o “irreali”, ma senza perdere il contatto con la realtà in senso psicotico.
La sua domanda sul rischio di sviluppare una psicosi è una preoccupazione che sento spesso da persone con DOC: il timore che “pensare certe cose” possa “farmi impazzire” o “spingermi oltre il limite”. È un dubbio ossessivo molto frequente, così come lo è il chiedersi se ci si renda conto o meno di un ipotetico delirio. Ma la realtà è che chi soffre di un disturbo psicotico, in particolare nella fase delirante, generalmente non mette in discussione i propri pensieri; al contrario di quanto fa lei, che li teme, li osserva, li interroga, li analizza.
Anche il fatto che questi pensieri le causino paura è un elemento importante. Il delirio, per definizione, non è avvertito come un’idea “strana” o “preoccupante” da chi lo vive, ma come assolutamente reale. Lei, invece, è impaurito proprio perché riconosce la natura disturbante e indesiderata di ciò che pensa.
Il consiglio che mi sento di darle è di rivolgersi a uno specialista in salute mentale, preferibilmente un terapeuta con esperienza nel trattamento del DOC con approcci evidence-based (come la terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta, o l’approccio metacognitivo). Inoltre, il farmaco che sta assumendo (paroxetina) è uno degli SSRI utilizzati per il DOC, ma 10 gocce potrebbero non essere una dose terapeutica adeguata per questo tipo di disturbo. Questo è un punto che merita di essere rivalutato con uno psichiatra, non con il medico di base.
Non deve affrontare tutto questo da solo. C’è una strada concreta per imparare a gestire questi pensieri e vivere con maggiore serenità. E, mi permetta di dirlo con fermezza: avere pensieri disturbanti non significa essere disturbati.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
salve, conviene che contatti uno psicoterapeuta e che valuti la situazione, ci potrebbe essere anche l'affiancamento di uno psichiatra grazie
Salve, grazie per aver condiviso le sue paure.
Da quello che scrive si è rivolto al suo medico di base.
Le consiglio di consultare uno psicoterapeuta. Un professionista riuscirà ad approfondire eventualmente l'origine di queste paure ed un percorso psicoterapeutico può essere di supporto alla terapia farmacologia. Per quanto riguarda la farmacologia sarebbe corretto sentire il parere di uno psichiatra che può fornire indicazioni piu specifiche rispetto a questo.
Può chiedere al suo medico supporto nella scelta dello specialista. Sono sicura che riuscirà a trovare un suo equilibrio con l'aiuto di specialisti.
Da quello che scrive si è rivolto al suo medico di base.
Le consiglio di consultare uno psicoterapeuta. Un professionista riuscirà ad approfondire eventualmente l'origine di queste paure ed un percorso psicoterapeutico può essere di supporto alla terapia farmacologia. Per quanto riguarda la farmacologia sarebbe corretto sentire il parere di uno psichiatra che può fornire indicazioni piu specifiche rispetto a questo.
Può chiedere al suo medico supporto nella scelta dello specialista. Sono sicura che riuscirà a trovare un suo equilibrio con l'aiuto di specialisti.
Buongiorno, percepisco da ciò che ha scritto la sofferenza e la confusione di questo periodo. Le consiglio di iniziare una psicoterapia per poter approfondire l'analisi di tali pensieri intrusivi. Aggiungo che, dato che assume un farmaco antidepressivo, sarebbe meglio farsi seguire da uno psichiatra. Per una diagnosi precisa è bene rivolgersi agli specialisti.
Spero di essere stata utile
Spero di essere stata utile
Ciao, quello che descrivi somiglia molto a un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) con pensieri intrusivi e ansia legata al timore di perdere il controllo o impazzire. I deliri, al contrario, sono convinzioni rigide e non messe in discussione: tu invece sei consapevole della natura assurda di questi pensieri, e questo è un segnale molto rassicurante. è importante però che tu ne parli con uno specialista in salute mentale per un inquadramento più accurato (che non è possibile are online) e per un supporto mirato.
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Ciò che descrive – i pensieri intrusivi, le paure, la sensazione di essere “fuori fase” con il mondo – può essere profondamente spaventoso, soprattutto quando nasce il timore di “impazzire” o di perdere il contatto con la realtà. Ma è importante sapere che proprio la consapevolezza e l’ansia con cui vive questi pensieri sono spesso segnali che non si tratta di una psicosi, ma di un funzionamento ansioso, a tratti ossessivo, che può essere affrontato e compreso.
La sensazione di irrealtà o di “bolla” a cui accenna può rientrare in fenomeni dissociativi legati allo stress emotivo, non necessariamente a un disturbo psicotico. Ma al di là delle etichette diagnostiche, potrebbe essere utile chiedersi: che cosa cercano di segnalarmi questi pensieri? Cosa sto trattenendo o non ascoltando in me? Spesso dietro il bisogno di “controllare la mente” si nasconde un vissuto profondo che merita attenzione, non paura.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Ciò che descrive – i pensieri intrusivi, le paure, la sensazione di essere “fuori fase” con il mondo – può essere profondamente spaventoso, soprattutto quando nasce il timore di “impazzire” o di perdere il contatto con la realtà. Ma è importante sapere che proprio la consapevolezza e l’ansia con cui vive questi pensieri sono spesso segnali che non si tratta di una psicosi, ma di un funzionamento ansioso, a tratti ossessivo, che può essere affrontato e compreso.
La sensazione di irrealtà o di “bolla” a cui accenna può rientrare in fenomeni dissociativi legati allo stress emotivo, non necessariamente a un disturbo psicotico. Ma al di là delle etichette diagnostiche, potrebbe essere utile chiedersi: che cosa cercano di segnalarmi questi pensieri? Cosa sto trattenendo o non ascoltando in me? Spesso dietro il bisogno di “controllare la mente” si nasconde un vissuto profondo che merita attenzione, non paura.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Buongiorno, i farmaci possono attutire i sintomi ma non agiscono sulle cause. Occorre un percorso di psicoterapia anche per evitare che i sintomi peggiorino. Una valutazione della sua situazione le darebbe le risposte che cerca. Non sono i sintomi che possono portarla ad una diagnosi ma una diagnosi che dà senso ai sintomi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente di mio dottore,
le manifestazioni ed i pensieri di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. I disturbi di matrice ansiosa sono trattabili con successo attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. Si affidi a degli specialisti ( psichiatra e psicoterapeuta) la aiuteranno ad uscire dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
le manifestazioni ed i pensieri di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. I disturbi di matrice ansiosa sono trattabili con successo attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. Si affidi a degli specialisti ( psichiatra e psicoterapeuta) la aiuteranno ad uscire dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Ciao, grazie per aver condiviso con sincerità ciò che stai vivendo. Quello che descrivi – pensieri invasivi, paure legate a quello che potresti “diventare” o sentire – è comune in chi soffre di disturbi ossessivo-compulsivi (DOC) e ansia. Il sentirsi “annebbiato” o distaccato può essere una reazione del tuo cervello allo stress e all’ansia intensa, non necessariamente un segno di psicosi.
I pensieri che ti spaventano spesso sono chiamati “pensieri intrusivi”: arrivano senza invito, sono disturbanti, ma non significa che corrispondano a una realtà o che diventeranno fatti concreti. La paura che tu “cred[a]” a questi pensieri è normale e spesso alimenta il circolo vizioso dell’ansia.
Un punto importante è che riconoscere questi pensieri come irrazionali e osservare quando arrivano è già un segno di consapevolezza che può aiutarti a non perderti dentro di essi.
Ti suggerisco di parlarne con lo specialista che ti segue per valutare come gestire questi sintomi, e nel frattempo prova a rimandare il giudizio sui pensieri, considerandoli come “passanti” senza dar loro peso reale. Questo piccolo cambio di prospettiva può iniziare a rompere il circolo.
Ti va di provare a notare quando i pensieri arrivano e chiederti: “È vero che devo crederci? Oppure posso lasciarli andare?”
Come ti senti a riguardo?
I pensieri che ti spaventano spesso sono chiamati “pensieri intrusivi”: arrivano senza invito, sono disturbanti, ma non significa che corrispondano a una realtà o che diventeranno fatti concreti. La paura che tu “cred[a]” a questi pensieri è normale e spesso alimenta il circolo vizioso dell’ansia.
Un punto importante è che riconoscere questi pensieri come irrazionali e osservare quando arrivano è già un segno di consapevolezza che può aiutarti a non perderti dentro di essi.
Ti suggerisco di parlarne con lo specialista che ti segue per valutare come gestire questi sintomi, e nel frattempo prova a rimandare il giudizio sui pensieri, considerandoli come “passanti” senza dar loro peso reale. Questo piccolo cambio di prospettiva può iniziare a rompere il circolo.
Ti va di provare a notare quando i pensieri arrivano e chiederti: “È vero che devo crederci? Oppure posso lasciarli andare?”
Come ti senti a riguardo?
Salve, i pensieri intrusivi che descrive (a sfondo sessuale, religioso o legati alla paura di impazzire) sono tipici del disturbo ossessivo-compulsivo, non segnali di psicosi. Anche la sensazione di vivere “in una bolla” è spesso legata all’ansia intensa e prolungata, non a un disturbo psicotico.
Il fatto che lei abbia consapevolezza e si ponga domande dimostra lucidità: chi è in psicosi, di solito, non ha questo tipo di consapevolezza critica. Le sue paure sono il frutto dell’ansia e del bisogno di controllo, non un preludio alla schizofrenia. Le consiglio di affiancare al supporto farmacologico una psicoterapia specifica per DOC. È un disturbo trattabile e affrontabile con gli strumenti giusti.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Il fatto che lei abbia consapevolezza e si ponga domande dimostra lucidità: chi è in psicosi, di solito, non ha questo tipo di consapevolezza critica. Le sue paure sono il frutto dell’ansia e del bisogno di controllo, non un preludio alla schizofrenia. Le consiglio di affiancare al supporto farmacologico una psicoterapia specifica per DOC. È un disturbo trattabile e affrontabile con gli strumenti giusti.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Quello che descrivi corrisponde molto chiaramente a un funzionamento ossessivo-ansioso, non a un esordio psicotico. I pensieri che racconti – attrazione inappropriata, impulsi di bestemmiare, paura di vedere persone morte, paura di credere di essere spiato – sono esempi classici di pensieri intrusivi tipici del DOC: idee che non desideri avere, che ti spaventano, che cerchi di controllare o allontanare, ma che ritornano con forza proprio perché li temi.
Nella psicosi, al contrario, la persona non si chiede se quello che pensa o percepisce sia reale: lo vive come vero senza dubbio. Tu invece passi le giornate a domandarti “e se stessi impazzendo?”, “e se ci credessi anch’io?”, “e se mi venisse un’allucinazione?”. Questo continuo bisogno di verificare e rassicurarti è proprio del DOC e non della schizofrenia.
La derealizzazione che provi (sentirti distaccato dal mondo, come dentro una bolla) è una manifestazione frequente dell’ansia prolungata: non è un segno di schizofrenia, ma un effetto del cervello che resta in iperallerta e fatica a sentirsi radicato nella realtà.
È importante che tu sappia che pensieri ossessivi, per quanto forti e spaventosi, non si trasformano in automatico in psicosi. Non c’è un passaggio diretto dal DOC alla schizofrenia. Quello che ti fa stare male non è il rischio reale di ammalarti di psicosi, ma il circolo vizioso dell’ansia che alimenta i pensieri intrusivi.
Il consiglio è di non rimanere da solo con queste paure: parlane apertamente con uno psichiatra, perché il farmaco che stai assumendo può forse aver bisogno di un aggiustamento, e considera un percorso di psicoterapia specifico per il DOC, ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale, che lavora proprio sulla gestione dei pensieri ossessivi e sulla derealizzazione.
Non stai perdendo la testa: sei dentro un disturbo che conosce molto bene questi meccanismi e che può essere trattato con gli strumenti giusti.
Dott.ssa De Pretto
Nella psicosi, al contrario, la persona non si chiede se quello che pensa o percepisce sia reale: lo vive come vero senza dubbio. Tu invece passi le giornate a domandarti “e se stessi impazzendo?”, “e se ci credessi anch’io?”, “e se mi venisse un’allucinazione?”. Questo continuo bisogno di verificare e rassicurarti è proprio del DOC e non della schizofrenia.
La derealizzazione che provi (sentirti distaccato dal mondo, come dentro una bolla) è una manifestazione frequente dell’ansia prolungata: non è un segno di schizofrenia, ma un effetto del cervello che resta in iperallerta e fatica a sentirsi radicato nella realtà.
È importante che tu sappia che pensieri ossessivi, per quanto forti e spaventosi, non si trasformano in automatico in psicosi. Non c’è un passaggio diretto dal DOC alla schizofrenia. Quello che ti fa stare male non è il rischio reale di ammalarti di psicosi, ma il circolo vizioso dell’ansia che alimenta i pensieri intrusivi.
Il consiglio è di non rimanere da solo con queste paure: parlane apertamente con uno psichiatra, perché il farmaco che stai assumendo può forse aver bisogno di un aggiustamento, e considera un percorso di psicoterapia specifico per il DOC, ad esempio la terapia cognitivo-comportamentale, che lavora proprio sulla gestione dei pensieri ossessivi e sulla derealizzazione.
Non stai perdendo la testa: sei dentro un disturbo che conosce molto bene questi meccanismi e che può essere trattato con gli strumenti giusti.
Dott.ssa De Pretto
Buongiorno,
i pensieri intrusivi che la spaventano non sono psicosi: il fatto stesso che li riconosca come estranei e ne abbia paura è la prova che non sono deliri. È l’ansia che le fa credere “e se ci credessi anch’io?”. Un percorso psicologico mirato l’aiuta a interrompere questo circolo vizioso e a riprendere il controllo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
i pensieri intrusivi che la spaventano non sono psicosi: il fatto stesso che li riconosca come estranei e ne abbia paura è la prova che non sono deliri. È l’ansia che le fa credere “e se ci credessi anch’io?”. Un percorso psicologico mirato l’aiuta a interrompere questo circolo vizioso e a riprendere il controllo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Quello che descrive porta con sé una sofferenza che sembra prendere forma attraverso pensieri che si impongono senza che lei li desideri, e che poi diventano fonte di timore e angoscia; è probabile che sia proprio questo movimento, il fatto che siano percepiti come estranei e invadenti, li rende così disturbanti per lei. Quando parla di sentirsi come dentro una bolla, distaccato dal mondo, sembra descrivere una condizione di estraneità che le suscita ulteriore paura, come se fosse il segnale di qualcosa di più grave. Forse la questione non è tanto stabilire una definizione precisa, quanto piuttosto domandarsi come mai questi pensieri assumano per lei una tale forza da diventare il centro costante delle sue giornate. Che cosa significa per lei vivere con l’idea che possa accadere qualcosa di catastrofico, come se fosse sempre sull’orlo di perdere il controllo o di ammalarsi gravemente. Non è escluso che dietro questi pensieri ci sia un bisogno di dare una forma a un’angoscia più profonda, che trova espressione in immagini e paure sempre nuove. Le suggerirei di considerare l’opportunità di intraprendere un percorso di parola con uno specialista, perché il dialogo e l’ascolto di ciò che lei porta possono aiutarla a dare un senso personale a quanto le accade, piuttosto che vivere in balia di definizioni apprese autonomamente. Si chieda allora cosa questi pensieri le dicono di sé, che posto hanno nella sua vita e quale bisogno cercano di segnalare.
Comprendo perfettamente la sua preoccupazione e la ringrazio per aver condiviso una situazione così complessa e fonte di grande angoscia. È molto lucido e consapevole nel notare il legame tra i sintomi che descrive e la sua storia passata, e questo è un passo cruciale per poter trovare un aiuto efficace.
La terapia che le è stata prescritta dal suo medico, il Daparox, è un farmaco antidepressivo che viene spesso utilizzato anche per il DOC. Tuttavia, il solo farmaco, senza un percorso psicoterapeutico mirato, non è sempre sufficiente a risolvere le problematiche alla radice.
Le consiglio vivamente di iniziare un percorso di terapia psicologica
La terapia che le è stata prescritta dal suo medico, il Daparox, è un farmaco antidepressivo che viene spesso utilizzato anche per il DOC. Tuttavia, il solo farmaco, senza un percorso psicoterapeutico mirato, non è sempre sufficiente a risolvere le problematiche alla radice.
Le consiglio vivamente di iniziare un percorso di terapia psicologica
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per capire bene la sua situazione.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Buongiorno, anche nel suo caso mi sentirei intanto evitare di fare ricerche su tematiche così delicate su internet , senza aver consultato prima uno specialista; potrebbe incombere in spiegazioni inutilmente allarmanti, e infondate, che spesso suggestionano il lettore. Per quanto riguarda la natura delle rimuginazioni, ci terrei ad introdurle un processo (Fusione Pensiero azione), tipico del Doc; ovvero la tendenza a credere che vi sia uno diretto legame fra pensiero e azione, e che avere un tipo di pensiero, aumenti la probabilità che questo si traduca appunto in azione o che avvenga un evento temuto. Quanto si rivede in questo processo? Per quanto riguarda le psicosi, non credo queste possano essere indotte direttamente dalle sue paure o pensieri ossessivi, ma ovviamente avrei bisogno di più informazioni per darle un parere più solido. Rimango a sua disposizione, un caro saluto.
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