Negli ultimi anni mi porto dietro delle ferite emotive che fanno fatica a rimarginarsi. Sono cresciu
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Negli ultimi anni mi porto dietro delle ferite emotive che fanno fatica a rimarginarsi. Sono cresciuta in un contesto familiare complicato, dove i litigi tra i miei genitori erano frequenti, intensi e a volte anche violenti. È un tipo di dinamica che purtroppo continua ancora oggi, anche se da quando vivo fuori casa la vivo più da lontano. Questo però non ha impedito che quel clima lasciasse un segno dentro di me: soffro di ansia da anni, fatico nei posti affollati, mi riesce difficile affrontare certe situazioni come prendere un aereo, e spesso mi sento sola o abbandonata. Sto lavorando su tutto questo, e sotto alcuni aspetti mi sento migliorata, ma so che il percorso è lungo.
Nella mia relazione attuale, che è relativamente “fresca” visto che stiamo insieme da un anno, è come se tornasse a galla una parte di quelle ferite. Abbiamo una relazione a distanza, ma riusciamo a vederci quasi ogni weekend, e quando siamo insieme funziona tutto: stiamo bene, siamo in sintonia, non c’è praticamente nulla che non vada. I problemi arrivano durante la settimana in cui siamo lontani: lì iniziano spesso i litigi.
Di solito succede che io provo a spiegargli con calma qualcosa che mi ha ferito, ma lui tende a prenderla sul personale, risponde male, e da lì si innesca un meccanismo automatico che porta al conflitto. Alla fine io mi ritrovo a dire “cercherò di essere meno pesante”, ma questo non risolve davvero nulla, perché non cambia la situazione: dopo qualche giorno ritorno a sentire la stessa cosa, la esprimo, e ricadiamo nello stesso loop. Questo non vuol dire che poi lui non faccia mai nulla per venirmi in contro, però è come se si dissociasse dal litigio e si mettesse su un piano superiore al mio dando per scontato che sia io quella ad esagerare senza capire che forse il mio rimanerci male è risposta dei suoi comportamenti.
Questa dinamica mi fa stare malissimo: mi arrabbio con me stessa per non essere riuscita a trattenermi, per non aver evitato lo scontro, e allo stesso tempo mi rattrista profondamente perché vorrei davvero che noi due fossimo felici insieme… e so che possiamo esserlo anche oltre i weekend. Io vorrei, quasi pretendo da me stessa, di riuscire a costruire un rapporto diverso da quello che ho visto tra i miei genitori, ma non so bene come fare. Mi chiedo se il loro modello abbia influenzato tutto questo e soprattutto come posso, in qualche modo, disinnescare questi litigi e spezzare finalmente questo ciclo.
Nella mia relazione attuale, che è relativamente “fresca” visto che stiamo insieme da un anno, è come se tornasse a galla una parte di quelle ferite. Abbiamo una relazione a distanza, ma riusciamo a vederci quasi ogni weekend, e quando siamo insieme funziona tutto: stiamo bene, siamo in sintonia, non c’è praticamente nulla che non vada. I problemi arrivano durante la settimana in cui siamo lontani: lì iniziano spesso i litigi.
Di solito succede che io provo a spiegargli con calma qualcosa che mi ha ferito, ma lui tende a prenderla sul personale, risponde male, e da lì si innesca un meccanismo automatico che porta al conflitto. Alla fine io mi ritrovo a dire “cercherò di essere meno pesante”, ma questo non risolve davvero nulla, perché non cambia la situazione: dopo qualche giorno ritorno a sentire la stessa cosa, la esprimo, e ricadiamo nello stesso loop. Questo non vuol dire che poi lui non faccia mai nulla per venirmi in contro, però è come se si dissociasse dal litigio e si mettesse su un piano superiore al mio dando per scontato che sia io quella ad esagerare senza capire che forse il mio rimanerci male è risposta dei suoi comportamenti.
Questa dinamica mi fa stare malissimo: mi arrabbio con me stessa per non essere riuscita a trattenermi, per non aver evitato lo scontro, e allo stesso tempo mi rattrista profondamente perché vorrei davvero che noi due fossimo felici insieme… e so che possiamo esserlo anche oltre i weekend. Io vorrei, quasi pretendo da me stessa, di riuscire a costruire un rapporto diverso da quello che ho visto tra i miei genitori, ma non so bene come fare. Mi chiedo se il loro modello abbia influenzato tutto questo e soprattutto come posso, in qualche modo, disinnescare questi litigi e spezzare finalmente questo ciclo.
Buonasera, quello che descrive è comprensibilmente doloroso, e non è raro che esperienze familiari difficili continuino a influenzare il modo in cui viviamo le relazioni. Le dinamiche che si riattivano a distanza possono avere a che fare sia con la vulnerabilità personale sia con il modo in cui l’altro risponde, e non dipendono solo da lei. È positivo che abbia consapevolezza del collegamento con la sua storia e che stia già lavorando su questi aspetti. Spezzare certi “cicli” richiede tempo e spesso uno spazio di elaborazione per riconoscere i meccanismi e imparare modalità comunicative meno reattive, ma è qualcosa che molte persone riescono a fare con gradualità. Un saluto.
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Gentile paziente, quello che descrivi non è “esagerare”: è un copione appreso
quando si cresce in un clima familiare instabile, con litigi esplosivi e imprevedibili, il corpo impara a prevedere il pericolo prima ancora che ci sia. È come se avessi un sistema d’allarme molto sensibile: ti protegge, ma a volte suona anche quando non serve.
Questo non significa che “sei tu il problema”, ma che stai reagendo con strumenti vecchi a situazioni nuove.
E questo è modificabile.
La dinamica con il tuo partner non nasce dal presente, ma da “eco” del passato
Il meccanismo che descrivi è proprio quello tipico dei copioni relazionali ereditati:
Tu senti una ferita → provi a comunicarla con calma
Lui si sente criticato → si difende
Tu ti senti fraintesa e sola → ti attivi ancora di più
Lui si irrigidisce → escalation
Tu ti colpevolizzi → ti “rimpicciolisci” per mantenere la relazione
Loop che si ripete
Non è colpa né tua né sua: avete solo attivato un incastro perfetto, dove ognuno contribuisce senza volerlo.
La Terapia Breve Strategica lavora su due livelli: sulle percezioni e sulle reazioni
Ti propongo alcune mosse strategiche che spesso utilizziamo in casi simili.
A) Interrompere la “spiegazione”
Spiegare quando l’altro è in una posizione difensiva… lo fa difendere ancora di più.
Nella relazione a distanza poi, lo scritto amplifica i fraintendimenti.
Indicazione strategica: prova a non spiegare mai ciò che ti ferisce durante la settimana. Rimanda sempre al momento in cui siete insieme:
“Preferisco parlarne quando siamo vicini, perché così evitiamo fraintendimenti.”
Questa semplice mossa disinnesca il 70% dei litigi.
B) Cambiare la tua risposta nel punto in cui il loop si accende
Nella TBS non “evitiamo le emozioni”, ma cambiamo la strategia che usi per gestirle.
Quando lui risponde male, la tua reazione abituale è attivarti di più o giustificarti.
La nuova risposta strategica potrebbe essere:
“Vedo che questo argomento ti tocca. Ne riparliamo quando ci sentiamo entrambi lucidi.”
È disarmante, elegante, non aggressiva e spezza la catena.
C) Rinforzare i momenti che funzionano
Quando siete insieme funzionate: questo è preziosissimo.
Nella TBS usiamo ciò che funziona e lo amplifichiamo.
Individua 2–3 micro-comportamenti del weekend che aumentano sintonia e prova a trasferirli nella settimana. Non tutto: solo un pezzetto.
La tua paura di “diventare come i tuoi genitori” è una leva, non una condanna
Chi teme di replicare un copione… di solito è proprio chi ha più possibilità di cambiarlo.
Non sei destinata a rivivere quella storia: la stai già osservando con lucidità, e questa è la prima forma di libertà.
Se senti che da sola è difficile spezzare il ciclo, un percorso può aiutarti
Lavorare sulle ferite antiche e sulle dinamiche comunicative richiede strumenti specifici.
Un percorso di Terapia Breve Strategica, come quelli che svolgo nel mio studio a Vicenza, aiuta proprio a:
sciogliere ansia e reazioni automatiche,
modificare gli schemi relazionali che si ripetono,
costruire una comunicazione di coppia più efficace,
liberarti dal peso emotivo del passato.
Se in futuro vorrai portare questo lavoro in uno spazio più protetto, sarò felice di accompagnarti.
Un caro saluto
quando si cresce in un clima familiare instabile, con litigi esplosivi e imprevedibili, il corpo impara a prevedere il pericolo prima ancora che ci sia. È come se avessi un sistema d’allarme molto sensibile: ti protegge, ma a volte suona anche quando non serve.
Questo non significa che “sei tu il problema”, ma che stai reagendo con strumenti vecchi a situazioni nuove.
E questo è modificabile.
La dinamica con il tuo partner non nasce dal presente, ma da “eco” del passato
Il meccanismo che descrivi è proprio quello tipico dei copioni relazionali ereditati:
Tu senti una ferita → provi a comunicarla con calma
Lui si sente criticato → si difende
Tu ti senti fraintesa e sola → ti attivi ancora di più
Lui si irrigidisce → escalation
Tu ti colpevolizzi → ti “rimpicciolisci” per mantenere la relazione
Loop che si ripete
Non è colpa né tua né sua: avete solo attivato un incastro perfetto, dove ognuno contribuisce senza volerlo.
La Terapia Breve Strategica lavora su due livelli: sulle percezioni e sulle reazioni
Ti propongo alcune mosse strategiche che spesso utilizziamo in casi simili.
A) Interrompere la “spiegazione”
Spiegare quando l’altro è in una posizione difensiva… lo fa difendere ancora di più.
Nella relazione a distanza poi, lo scritto amplifica i fraintendimenti.
Indicazione strategica: prova a non spiegare mai ciò che ti ferisce durante la settimana. Rimanda sempre al momento in cui siete insieme:
“Preferisco parlarne quando siamo vicini, perché così evitiamo fraintendimenti.”
Questa semplice mossa disinnesca il 70% dei litigi.
B) Cambiare la tua risposta nel punto in cui il loop si accende
Nella TBS non “evitiamo le emozioni”, ma cambiamo la strategia che usi per gestirle.
Quando lui risponde male, la tua reazione abituale è attivarti di più o giustificarti.
La nuova risposta strategica potrebbe essere:
“Vedo che questo argomento ti tocca. Ne riparliamo quando ci sentiamo entrambi lucidi.”
È disarmante, elegante, non aggressiva e spezza la catena.
C) Rinforzare i momenti che funzionano
Quando siete insieme funzionate: questo è preziosissimo.
Nella TBS usiamo ciò che funziona e lo amplifichiamo.
Individua 2–3 micro-comportamenti del weekend che aumentano sintonia e prova a trasferirli nella settimana. Non tutto: solo un pezzetto.
La tua paura di “diventare come i tuoi genitori” è una leva, non una condanna
Chi teme di replicare un copione… di solito è proprio chi ha più possibilità di cambiarlo.
Non sei destinata a rivivere quella storia: la stai già osservando con lucidità, e questa è la prima forma di libertà.
Se senti che da sola è difficile spezzare il ciclo, un percorso può aiutarti
Lavorare sulle ferite antiche e sulle dinamiche comunicative richiede strumenti specifici.
Un percorso di Terapia Breve Strategica, come quelli che svolgo nel mio studio a Vicenza, aiuta proprio a:
sciogliere ansia e reazioni automatiche,
modificare gli schemi relazionali che si ripetono,
costruire una comunicazione di coppia più efficace,
liberarti dal peso emotivo del passato.
Se in futuro vorrai portare questo lavoro in uno spazio più protetto, sarò felice di accompagnarti.
Un caro saluto
Buongiorno,
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate; ne parli anche con il suo ragazzo, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate; ne parli anche con il suo ragazzo, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, sicuramente noi siamo il prodotto della nostra storia personale che continua ad effetti su di noi, anche se comunque abbiamo la possibilità di cambiare ma passando attraverso ciò che siamo stati. Mi colpisce il fatto che voi litighiate quando siete lontani mentre quando vi ritroviate fisicamente tutto funziona, probabilmente l'assenza fisica evoca paure e ansie. In ogni caso un percorso psicologico la potrebbe aiutare. Se ritiene io sono disponibile anche online. Buona Giornata! Dario Martelli
Quello che stai vivendo sembra essere un’esperienza emotivamente delicata, soprattutto perché intreccia aspetti della tua storia personale e della tua relazione attuale. È comprensibile che certe dinamiche possano riattivarsi quando si è esposti a situazioni che toccano punti che per te sensibili.
Nelle relazioni a distanza la comunicazione può complicarsi, e può capitare che ciò che si vuole esprimere non venga ricevuto nel modo previsto, a volte anche piccole modifiche nel modo di comunicare possono facilitare il confronto.
Se senti che questo tema continua a pesarti, potresti valutare un supporto esterno che ti aiuti ad avere uno spazio più stabile in cui riflettere. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato”, ma perché certe esperienze possono beneficiare di un luogo dedicato in cui essere esplorate con maggiore tranquillità.
Nelle relazioni a distanza la comunicazione può complicarsi, e può capitare che ciò che si vuole esprimere non venga ricevuto nel modo previsto, a volte anche piccole modifiche nel modo di comunicare possono facilitare il confronto.
Se senti che questo tema continua a pesarti, potresti valutare un supporto esterno che ti aiuti ad avere uno spazio più stabile in cui riflettere. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato”, ma perché certe esperienze possono beneficiare di un luogo dedicato in cui essere esplorate con maggiore tranquillità.
È comprensibile che alcune esperienze del passato possano riemergere nelle relazioni più importanti, facendoci sentire più vulnerabili.
La distanza settimanale può rendere più difficile comunicare bisogni ed emozioni, e a volte basta un malinteso per far nascere tensioni che nessuno dei due desidera. Non si tratta necessariamente di colpa: sono dinamiche che possono crearsi facilmente quando si è emotivamente coinvolti e quando alcune ferite del passato sono ancora sensibili.
Un supporto professionale potrebbe esserle utile per comprendere meglio questi meccanismi interpersonali, che riguardano entrambe le parti. Non per “correggere” qualcosa, ma per offrirle strumenti che possano aiutarla a interrompere quei cicli che le causano sofferenza.
Il fatto che desideri costruire qualcosa di diverso dal passato è già un passo molto importante. Con il giusto sostegno e con la consapevolezza che ha già maturato, è possibile proseguire su questa strada.
Un caro saluto.
La distanza settimanale può rendere più difficile comunicare bisogni ed emozioni, e a volte basta un malinteso per far nascere tensioni che nessuno dei due desidera. Non si tratta necessariamente di colpa: sono dinamiche che possono crearsi facilmente quando si è emotivamente coinvolti e quando alcune ferite del passato sono ancora sensibili.
Un supporto professionale potrebbe esserle utile per comprendere meglio questi meccanismi interpersonali, che riguardano entrambe le parti. Non per “correggere” qualcosa, ma per offrirle strumenti che possano aiutarla a interrompere quei cicli che le causano sofferenza.
Il fatto che desideri costruire qualcosa di diverso dal passato è già un passo molto importante. Con il giusto sostegno e con la consapevolezza che ha già maturato, è possibile proseguire su questa strada.
Un caro saluto.
Salve,
comprendo il disagio emotivo che le provocano i conflitti con il suo compagno. È positivo che, come lei stessa sottolinea, nei momenti in cui siete insieme tutto funzioni per il meglio, questo indica una buona compatibilità e affinità nella coppia. Per quanto riguarda invece i momenti di separazione, sembra emergere da parte sua una difficoltà nel gestire la distanza e, dal lato del suo compagno, una fatica ad accogliere ed elaborare i contenuti che lei porta nelle discussioni, perché percepiti come attacchi personali. Queste dinamiche rimandano a temi legati alle vostre individualità, ai vostri vissuti e alle rispettive storie di vita. Per favorire un miglioramento della relazione, sarebbe utile che ciascuno di voi lavorasse individualmente sugli aspetti evidenziati e che, insieme, promuoveste una comunicazione più chiara e assertiva. Una comunicazione efficace implica l’assunzione di responsabilità rispetto al proprio sentire, la capacità di formulare richieste esplicite su ciò che si desidererebbe dal partner e l’impegno in un ascolto attivo reciproco, orientato alla ricerca di compromessi condivisi.
Resto a disposizione qualora desiderasse approfondire insieme questi aspetti.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
comprendo il disagio emotivo che le provocano i conflitti con il suo compagno. È positivo che, come lei stessa sottolinea, nei momenti in cui siete insieme tutto funzioni per il meglio, questo indica una buona compatibilità e affinità nella coppia. Per quanto riguarda invece i momenti di separazione, sembra emergere da parte sua una difficoltà nel gestire la distanza e, dal lato del suo compagno, una fatica ad accogliere ed elaborare i contenuti che lei porta nelle discussioni, perché percepiti come attacchi personali. Queste dinamiche rimandano a temi legati alle vostre individualità, ai vostri vissuti e alle rispettive storie di vita. Per favorire un miglioramento della relazione, sarebbe utile che ciascuno di voi lavorasse individualmente sugli aspetti evidenziati e che, insieme, promuoveste una comunicazione più chiara e assertiva. Una comunicazione efficace implica l’assunzione di responsabilità rispetto al proprio sentire, la capacità di formulare richieste esplicite su ciò che si desidererebbe dal partner e l’impegno in un ascolto attivo reciproco, orientato alla ricerca di compromessi condivisi.
Resto a disposizione qualora desiderasse approfondire insieme questi aspetti.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Salve, si il loro modello che sembra averle lasciato un vissuto traumatico la influenza, e questa sensazione di loop e di ripetizione nell'attuale relazione di un vissuto più antico ne è la dimostrazione. Dovrebbe iniziare un percorso cosi da affrontare questo dolore e disagio per comprendere ed elaborare appieno se stessa e gli altri.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Buongiorno,
quello che descrive è un percorso davvero impegnativo, e il fatto che lei stia già lavorando su di sé e riconosca i propri movimenti interiori è un passo molto importante.
Crescere in un contesto familiare segnato da litigi intensi e instabilità emotiva lascia spesso ferite profonde: l’ansia, la difficoltà nei contesti affollati, la paura di perdere le persone o di rimanere sola sono risposte che hanno una loro logica se pensiamo all’ambiente in cui si è dovuta “modellare”. Non sono fragilità immotivate, ma tentativi del suo sistema emotivo di proteggerla.
Nella relazione attuale queste ferite possono riattivarsi soprattutto quando c’è distanza. Non è raro che, in relazioni a distanza, i momenti in cui non ci si vede rendano tutto più vulnerabile: le parole pesano di più, i fraintendimenti si amplificano e la mancanza di contatto diretto rende più facile sentirsi non capiti.
Quando prova ad esprimere un bisogno o un disagio e percepisce che il suo partner si chiude o “sale di livello”, è possibile che si attivi in lei quel vecchio senso di solitudine emotiva; e proprio quel vissuto può spingerla a insistere, a spiegare ancora, nella speranza di essere finalmente compresa. È un circolo che si autoalimenta: lei si sente fraintesa, lui si sente accusato, e si finisce sempre lì.
È molto significativo che, alla fine, lei dica “cercherò di essere meno pesante”: questo suggerisce che una parte di lei, per proteggere la relazione, tende a prendersi l’intera responsabilità del conflitto, anche quando non spetterebbe solo a lei. È un meccanismo spesso legato ai modelli appresi in famiglia.
Per disinnescare questo ciclo, piccoli passi possono già fare una grande differenza:
rimandare la discussione quando sente che uno dei due si sta chiudendo: “Ne riparliamo quando siamo più calmi, ci tengo a spiegarmi bene”.
distinguere il bisogno dal rimprovero: “Quando succede X, io mi sento così… non sto dicendo che sbagli, ho bisogno che tu mi aiuti a capire come possiamo gestirlo insieme”.
non assumersi l’intera responsabilità del conflitto, perché una relazione funziona se entrambi si mettono allo stesso livello emotivo.
condividere cosa accade dentro di lei senza accusare, ma anche senza invalidare la propria esperienza.
E sì, è molto probabile che il modello dei suoi genitori abbia influenzato il modo in cui oggi percepisce il conflitto e la vicinanza emotiva. Ma il fatto che lei se ne renda conto indica che sta già costruendo un modello diverso: più consapevole, più maturo, più libero.
L’obiettivo non è evitare ogni scontro, ma imparare a riconoscerlo, rallentarlo e trasformarlo in un’occasione per conoscersi meglio.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
Un caro saluto.
DOTT.SSA DI MAGGIO FEDERICA
quello che descrive è un percorso davvero impegnativo, e il fatto che lei stia già lavorando su di sé e riconosca i propri movimenti interiori è un passo molto importante.
Crescere in un contesto familiare segnato da litigi intensi e instabilità emotiva lascia spesso ferite profonde: l’ansia, la difficoltà nei contesti affollati, la paura di perdere le persone o di rimanere sola sono risposte che hanno una loro logica se pensiamo all’ambiente in cui si è dovuta “modellare”. Non sono fragilità immotivate, ma tentativi del suo sistema emotivo di proteggerla.
Nella relazione attuale queste ferite possono riattivarsi soprattutto quando c’è distanza. Non è raro che, in relazioni a distanza, i momenti in cui non ci si vede rendano tutto più vulnerabile: le parole pesano di più, i fraintendimenti si amplificano e la mancanza di contatto diretto rende più facile sentirsi non capiti.
Quando prova ad esprimere un bisogno o un disagio e percepisce che il suo partner si chiude o “sale di livello”, è possibile che si attivi in lei quel vecchio senso di solitudine emotiva; e proprio quel vissuto può spingerla a insistere, a spiegare ancora, nella speranza di essere finalmente compresa. È un circolo che si autoalimenta: lei si sente fraintesa, lui si sente accusato, e si finisce sempre lì.
È molto significativo che, alla fine, lei dica “cercherò di essere meno pesante”: questo suggerisce che una parte di lei, per proteggere la relazione, tende a prendersi l’intera responsabilità del conflitto, anche quando non spetterebbe solo a lei. È un meccanismo spesso legato ai modelli appresi in famiglia.
Per disinnescare questo ciclo, piccoli passi possono già fare una grande differenza:
rimandare la discussione quando sente che uno dei due si sta chiudendo: “Ne riparliamo quando siamo più calmi, ci tengo a spiegarmi bene”.
distinguere il bisogno dal rimprovero: “Quando succede X, io mi sento così… non sto dicendo che sbagli, ho bisogno che tu mi aiuti a capire come possiamo gestirlo insieme”.
non assumersi l’intera responsabilità del conflitto, perché una relazione funziona se entrambi si mettono allo stesso livello emotivo.
condividere cosa accade dentro di lei senza accusare, ma anche senza invalidare la propria esperienza.
E sì, è molto probabile che il modello dei suoi genitori abbia influenzato il modo in cui oggi percepisce il conflitto e la vicinanza emotiva. Ma il fatto che lei se ne renda conto indica che sta già costruendo un modello diverso: più consapevole, più maturo, più libero.
L’obiettivo non è evitare ogni scontro, ma imparare a riconoscerlo, rallentarlo e trasformarlo in un’occasione per conoscersi meglio.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
Un caro saluto.
DOTT.SSA DI MAGGIO FEDERICA
Grazie per aver scritto con tanta chiarezza — quello che descrivi è doloroso ma molto comprensibile: crescere in un contesto conflittuale lascia tracce profonde e spesso queste si riattivano nelle relazioni intime, specialmente quando ci sono distanza, incertezze o fraintendimenti. Qui sotto trovi un quadro sintetico e pratico per capire e agire, senza diventare un’altra fonte di frustrazione.
Che succede, in breve
Le ferite familiari possono creare sensibilità all’abbandono, iper-vigilanza e reazioni emotive intense.
Quando provi a dire che qualcosa ti ha ferito e l’altro si difende o minimizza, si attiva un circolo: tu ti senti non capita → esprimi dolore → lui si difende → voi litigate → tu ti senti colpevolizzata e sola.
È un loop molto comune: non è “colpa” solo tua né solo sua, è una dinamica relazionale che si può cambiare.
Cosa puoi fare subito (pratico e applicabile)
Prima di parlare: prova a etichettare l’emozione (“in questo momento provo paura/abbandono/vergogna”) — nominarla calma il cervello.
Usa una soft start breve: “Vorrei dirti una cosa che mi ha ferita; mi aiuti ad ascoltarmi senza giudicare per 5 minuti?” — chiede attenzione, riduce la difensiva.
Se la conversazione si scalda: stabilite un time-out concordato (es. “Facciamo una pausa di 30 min e torniamo con calma”). Evita di mandare messaggi impulsivi.
Frasi utili da provare: “Quando succede X io mi sento Y, perché mi richiama situazioni passate. Non è che ti sto accusando, vorrei trovare insieme una soluzione.”
Fai micro-rituali di sicurezza durante la settimana (videochiamate brevi, messaggi che confermano disponibilità) per ridurre ansia da distanza.
Strategie per te (regolazione emotiva)
Tecniche brevi da usare al bisogno: 5 respiri lenti addominali, ancoraggio sensoriale (3 cose che vedi, 2 che tocchi, 1 che senti), scrivere 1 pagina per scaricare il pensiero.
Continua a lavorare su te stessa come stai già facendo: mindfulness, esercizi di esposizione graduale se posti affollati/volo ti bloccano, e riflessioni sul tuo schema di attaccamento.
Lavorare sulla coppia
Proponi un incontro “di coppia” in cui stabilite regole di comunicazione (es. ascolto attivo, riflettere a parole dell’altro, non attaccare la persona).
Sperimentate piccoli cambiamenti concreti (es. lui prova a riflettere prima di rispondere; tu provi a usare il time-out prima che esploda il litigio).
Le “riparazioni” dopo il conflitto sono fondamentali: chiedere scusa, spiegare e fare qualcosa di concreto che riconnetta.
Quando cercare uno specialista
Se senti che la sofferenza influisce molto sul tuo benessere, ricorre a un percorso individuale (CBT, lavoro sull’attaccamento, mindfulness, EMDR per ferite traumatiche) e, se volete, a un percorso di coppia per imparare nuove regole comunicative. Questo non significa che la relazione sia “rovinata”, ma che avete bisogno di strumenti guidati per cambiare il ciclo.
Per concludere: quello che descrivi è plausibile e modificabile — stai già facendo passi importanti riconoscendo il problema. È però consigliabile approfondire con uno specialista che possa accompagnarti — sia individualmente sia, se lo desiderate, con la coppia — per lavorare su regolazione emotiva, rielaborazione delle ferite e nuove abilità relazionali.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Che succede, in breve
Le ferite familiari possono creare sensibilità all’abbandono, iper-vigilanza e reazioni emotive intense.
Quando provi a dire che qualcosa ti ha ferito e l’altro si difende o minimizza, si attiva un circolo: tu ti senti non capita → esprimi dolore → lui si difende → voi litigate → tu ti senti colpevolizzata e sola.
È un loop molto comune: non è “colpa” solo tua né solo sua, è una dinamica relazionale che si può cambiare.
Cosa puoi fare subito (pratico e applicabile)
Prima di parlare: prova a etichettare l’emozione (“in questo momento provo paura/abbandono/vergogna”) — nominarla calma il cervello.
Usa una soft start breve: “Vorrei dirti una cosa che mi ha ferita; mi aiuti ad ascoltarmi senza giudicare per 5 minuti?” — chiede attenzione, riduce la difensiva.
Se la conversazione si scalda: stabilite un time-out concordato (es. “Facciamo una pausa di 30 min e torniamo con calma”). Evita di mandare messaggi impulsivi.
Frasi utili da provare: “Quando succede X io mi sento Y, perché mi richiama situazioni passate. Non è che ti sto accusando, vorrei trovare insieme una soluzione.”
Fai micro-rituali di sicurezza durante la settimana (videochiamate brevi, messaggi che confermano disponibilità) per ridurre ansia da distanza.
Strategie per te (regolazione emotiva)
Tecniche brevi da usare al bisogno: 5 respiri lenti addominali, ancoraggio sensoriale (3 cose che vedi, 2 che tocchi, 1 che senti), scrivere 1 pagina per scaricare il pensiero.
Continua a lavorare su te stessa come stai già facendo: mindfulness, esercizi di esposizione graduale se posti affollati/volo ti bloccano, e riflessioni sul tuo schema di attaccamento.
Lavorare sulla coppia
Proponi un incontro “di coppia” in cui stabilite regole di comunicazione (es. ascolto attivo, riflettere a parole dell’altro, non attaccare la persona).
Sperimentate piccoli cambiamenti concreti (es. lui prova a riflettere prima di rispondere; tu provi a usare il time-out prima che esploda il litigio).
Le “riparazioni” dopo il conflitto sono fondamentali: chiedere scusa, spiegare e fare qualcosa di concreto che riconnetta.
Quando cercare uno specialista
Se senti che la sofferenza influisce molto sul tuo benessere, ricorre a un percorso individuale (CBT, lavoro sull’attaccamento, mindfulness, EMDR per ferite traumatiche) e, se volete, a un percorso di coppia per imparare nuove regole comunicative. Questo non significa che la relazione sia “rovinata”, ma che avete bisogno di strumenti guidati per cambiare il ciclo.
Per concludere: quello che descrivi è plausibile e modificabile — stai già facendo passi importanti riconoscendo il problema. È però consigliabile approfondire con uno specialista che possa accompagnarti — sia individualmente sia, se lo desiderate, con la coppia — per lavorare su regolazione emotiva, rielaborazione delle ferite e nuove abilità relazionali.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, grazie della sua condivisione.
Capisco quanto possa essere doloroso trovarsi di fronte a dinamiche che riattivano ferite antiche, soprattutto quando si è cresciuti in un contesto familiare caratterizzato da litigi intensi, imprevedibilità e tensione.
È comprensibile che, entrando in una relazione importante, alcuni di questi schemi tornino a galla. Non perché lei sia sbagliata, ma perché il rapporto di coppia è spesso il luogo in cui si riattivano i modelli appresi nell’infanzia.
Da ciò che descrive, tra lei e il suo partner c’è un legame stabile, soprattutto quando state insieme. Il problema si verifica quando la distanza aumenta. In quei momenti sembrano riattivarsi in lei antiche sensazioni di allarme e sembra che anche lui fatichi a reggere l’espressione dei suoi bisogni emotivi.
Questo crea un circolo doloroso, in cui lei prova a spiegare ciò che le ha fatto male, lui si chiude o reagisce, lei si colpevolizza, lasciando tuttavia il suo bisogno irrisolto e confermandole la “pericolosità” dell’espressione dei suoi bisogni.
Il punto essenziale non è cercare di contenersi, ma comprendere che cosa succede dentro di lei prima e durante queste conversazioni. Potrebbe ad esempio chiedersi che cosa teme che accada se esprime un bisogno, cosa sente di mettere a rischio quando lui reagisce male e ancora quale parte di lei si attiva in quei momenti.
Spezzare questo ciclo è possibile attraverso un lavoro di consapevolezza. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla a dare un senso alle sue reazioni, a distinguere ciò che appartiene al presente da ciò che appartiene alla sua storia e a costruire un modo nuovo di esprimere ciò che sente e comprendere ciò che si aspetta dal suo partner, per permetterle di vivere la relazione con meno paura e più sicurezza.
Il fatto che desideri costruire una relazione diversa da quella che ha visto nella sua infanzia è già un segnale di grande consapevolezza. Con il giusto supporto può imparare a conoscere e riconoscere i vecchi schemi e creare un legame più sicuro, equilibrato e rispettoso dei bisogni di entrambi.
Cordiali saluti, Dott.ssa Michela D'Argenzio
Capisco quanto possa essere doloroso trovarsi di fronte a dinamiche che riattivano ferite antiche, soprattutto quando si è cresciuti in un contesto familiare caratterizzato da litigi intensi, imprevedibilità e tensione.
È comprensibile che, entrando in una relazione importante, alcuni di questi schemi tornino a galla. Non perché lei sia sbagliata, ma perché il rapporto di coppia è spesso il luogo in cui si riattivano i modelli appresi nell’infanzia.
Da ciò che descrive, tra lei e il suo partner c’è un legame stabile, soprattutto quando state insieme. Il problema si verifica quando la distanza aumenta. In quei momenti sembrano riattivarsi in lei antiche sensazioni di allarme e sembra che anche lui fatichi a reggere l’espressione dei suoi bisogni emotivi.
Questo crea un circolo doloroso, in cui lei prova a spiegare ciò che le ha fatto male, lui si chiude o reagisce, lei si colpevolizza, lasciando tuttavia il suo bisogno irrisolto e confermandole la “pericolosità” dell’espressione dei suoi bisogni.
Il punto essenziale non è cercare di contenersi, ma comprendere che cosa succede dentro di lei prima e durante queste conversazioni. Potrebbe ad esempio chiedersi che cosa teme che accada se esprime un bisogno, cosa sente di mettere a rischio quando lui reagisce male e ancora quale parte di lei si attiva in quei momenti.
Spezzare questo ciclo è possibile attraverso un lavoro di consapevolezza. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla a dare un senso alle sue reazioni, a distinguere ciò che appartiene al presente da ciò che appartiene alla sua storia e a costruire un modo nuovo di esprimere ciò che sente e comprendere ciò che si aspetta dal suo partner, per permetterle di vivere la relazione con meno paura e più sicurezza.
Il fatto che desideri costruire una relazione diversa da quella che ha visto nella sua infanzia è già un segnale di grande consapevolezza. Con il giusto supporto può imparare a conoscere e riconoscere i vecchi schemi e creare un legame più sicuro, equilibrato e rispettoso dei bisogni di entrambi.
Cordiali saluti, Dott.ssa Michela D'Argenzio
Buonasera,
La ringrazio per il coraggio con cui descrive le sue difficoltà sociali e relazionali, così come la sua ansia, il suo senso di solitudine e di abbandono. Il suo contesto familiare d’origine può influenzare il modo in cui lei vive oggi le relazioni. Questo perché le nostre esperienze primarie ed il significato che noi diamo loro contribuiscono a renderci quello che siamo oggi. Ciò non significa che il nostro passato ha il potere di condizionarci né tantomeno di farlo per sempre.
Una psicoterapia può aiutarla a trovare i significati che cerca e a mettere ordine tra ciò è stato e ciò che è, fornendole gli strumenti per rinarrare ciò che la fa soffrire.
La ringrazio per il coraggio con cui descrive le sue difficoltà sociali e relazionali, così come la sua ansia, il suo senso di solitudine e di abbandono. Il suo contesto familiare d’origine può influenzare il modo in cui lei vive oggi le relazioni. Questo perché le nostre esperienze primarie ed il significato che noi diamo loro contribuiscono a renderci quello che siamo oggi. Ciò non significa che il nostro passato ha il potere di condizionarci né tantomeno di farlo per sempre.
Una psicoterapia può aiutarla a trovare i significati che cerca e a mettere ordine tra ciò è stato e ciò che è, fornendole gli strumenti per rinarrare ciò che la fa soffrire.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua storia. Il "loop" che descrive è molto comune in chi ha vissuto dinamiche familiari conflittuali: lei ha imparato da bambina che il conflitto è pericoloso, quindi oggi, appena c'è una tensione, scatta in lei un allarme antico. Il fatto che nei weekend (in presenza) tutto funzioni, mentre a distanza (in settimana) scoppino i litigi, ci dice una cosa: la presenza fisica è da lei percepita come “comfort zone”.
Nella mia esperienza ho avuto a che fare con molte situazioni di origine e natura simile. La sfera dei disturbi legati ad ansia, paura è fobia è attualmente quella di mia massima competenza.
Se fosse interessata ad approfondire le tematiche e valutare un possibile percorso di lavoro insieme, possiamo organizzarci per un primo colloquio conoscitivo gratuito (anche online) dove continuare questo discorso.
Un saluto e auguri per tutto.
Dott. Marco Feola.
Nella mia esperienza ho avuto a che fare con molte situazioni di origine e natura simile. La sfera dei disturbi legati ad ansia, paura è fobia è attualmente quella di mia massima competenza.
Se fosse interessata ad approfondire le tematiche e valutare un possibile percorso di lavoro insieme, possiamo organizzarci per un primo colloquio conoscitivo gratuito (anche online) dove continuare questo discorso.
Un saluto e auguri per tutto.
Dott. Marco Feola.
E' probabile che tu riconosca in alcuni aspetti di te, nella relazione con il tuo compagno, dinamiche esperienziali del tuo sistema familiare d'origine. Se le aspettative che hai posto in questa relazione, sono prevalentemente dettate dal bisogno di distaccarti da quei pattern che hai ricevuto sin da piccola, potresti aver spostato troppo l'attenzione su questo obiettivo e aver trascurato ciò che invece riguarda te, in questa relazione e ciò che per te senti sia davvero importante. La necessità che la tua relazione sia diversa da quella dei tuoi genitori è più importante a ciò che tu realmente desideri? Qual'è il vero investimento? Per quanto riguarda le difficoltà comunicative con il tuo fidanzato, lo scarto che senti ( come se lui si sentisse superiore) potrebbe appartenere a te non a lui..la percezione che hai di lui, non ti consentirebbe di relazionarti in una maniera più funzionale ed adeguata, e qui entra in gioco la percezione che puoi avere di te. a mio avviso questo lo lascerebbe intendere il fatto stesso che, quando lui mostra di essere risentito o seccato, la tua reazione è quella di mettere in discussione ciò che sono le tue richieste, di attribuisci la colpa e t'imponi di fare meglio la prossima volta, non tenendo conto che la relazione è bidirezionale. Tutto ciò probabilmente è sostenuto da un'emotività complessa che potrebbe aver come protagonista la paura. Per non sentirsi intrappolati in questo loop, sarebbe necessario lavorare su aspetti ed emozioni che riguardano queste dinamiche, rendersi consapevoli, attribuire responsabilità ai membri del sistema che hanno preso parte, in modo da riconoscere la propria responsabilità e di ciò di cui si ha bisogno, un processo trasformativo che ti da una prospettiva di vita differente e che ti aiuti a spostare l'attenzione su ciò che vuoi o che desideri e non su ciò che non vuoi. Spero di aver risposto alle tue domande, ti auguro una buona giornata
Buonasera! Poiché non mi è chiaro se stia seguendo un percorso di psicoterapia e considerato i limiti del contesto, proverò ad offrire un piccolo contributo di pensiero. Posso solo immaginare come si sentisse di fronte a quei litigi frequenti, intensi, violenti. Paura, rabbia, senso di colpa, impotenza, tristezza, solitudine. Si è difesa come poteva, allontanandosi. Non si senta in colpa, non abbia vergogna. Ha trovato una soluzione di compromesso, che non va demonizzata, ma analizzata. Sembra esserci un filo rosso in tutto quello che scrive, la distanza dall’altro. Questo ci porta alla relazione attuale. Una relazione a distanza che sollecita e riattiva il suo mondo interno, quasi a farle sentire il rischio che si ripeterà qualcosa che già conosce, che è già accaduto e che ha paura che continuerà a ripetersi. Nella mia mente l’ho sognata come una bambina spaventata, con le mani sugli orecchi per non sentire le urla, che si chiede se non fosse la causa di quei litigi, che promette di essere buona. La relazione con le figure di riferimento è il prototipo delle relazioni future, ma non è una condanna definitiva. Lei non è la sua mamma o il suo papà. Ha il diritto di prendersi cura di sé stessa, di vivere una vita piena e serena. Spero possa affidarsi ad una seconda mente con cui ri-vivere e ri-significare le stesse dolorose esperienze, le stesse emozioni, gli stessi pensieri. Qualcuno con cui poter finalmente fare esperienza della “giusta distanza”, intesa come quella distanza che permette di sentirsi unici, separati, indipendenti e autonomi, ma non soli. Spero di averle dato l'occasione per pensare a quanto le sta accadendo e forse le accade da sempre da un punto di vista più intimo. In bocca al lupo per tutto
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