La mia psicologa mi mette pressione o almeno è questo quello che avverto io. Praticamente soffro di

19 risposte
La mia psicologa mi mette pressione o almeno è questo quello che avverto io.
Praticamente soffro di fobia sociale da sempre e molte cose faccio fatica a dirle a voce, mi viene più facile scriverle proprio come sto facendo adesso.
Ora la mia psicoterapeuta vorrebbe che io approfondissi o parlassi a voce delle cose che scrivo a lei sul quaderno o tramite messaggi su Whatsapp, ma ogni volta che sono lì davanti a lei, pur con tutta la fiducia che ho nei suoi confronti, non ci riesco, inizio a stringermi le mani, i polsi, le braccia, a mordermi le labbra perchè non ce la faccio...e ho provato a farglielo capire tante volte, ma forse lei pensa che io lo faccia apposta.
La cosa che mi rende più triste è quando lei mi "ricatta", cioè mi dice "O parli o non ti permetto di usare più la scrittura"....ma come devo fare??

Cerco di farvi un esempio stupido per farvi capire meglio come mi sento io in quei momenti, io non so a quanti di voi sia capitato da piccoli di andare in bagno insieme alla mamma o a qualcun'altro che aspettava dietro la porta e continuava a dirti "Hai fatto? Hai finito? Daii..ancora?", a me succedeva sempre perchè il silenzio e la presenza di mia madre mi mettevano in imbarazzo e quindi facevo fatica a fare subito i miei bisogni, e più ricevevo pressioni più non ci riuscivo e anzi ci mettevo di più..
Ora la stessa cosa mi succede con la mia psicologa, voi mi capite o sono io che sbaglio qualcosa?
Io vorrei smettere di andarci, non so più cosa fare....
Salve, mi dispiace per la situazione che si è venuta a creare.
Comunque, credo che sia più opportuno per lei continuare a confrontarsi, su queste cose, con la terapeuta che la segue.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Salve. I vissuti non sono giusti o sbagliati, sono semplicemente vissuti, e ognuno vive le cose come può. È importante comprendere e chiarire la causa, parli con la sua terapeuta del disagio di sentirsi sotto pressione, con chiarezza così come lo ha espresso a noi. Distinti saluti
Sono un pò spiacevolmente stupefatto di quello che succede tra lei e la psicoterapeuta. Infatti, le sue difficoltà, non sono da giudicare o essere oggetto di "ricatto", ma dovrebbero essere accolte incondizionatamente ed essere tranquillamente oggetto di costruttive restituzioni ed eventualmente interpretazioni. Provi nuovamente a chiarirsi con la terapeuta, ma se il rapporto non dovesse prendere una piega più positiva è opportuno e salutare che lei scelga di interromperlo Cordiali saluti
Gentile utente,
forse potrebbe riportare alla sua terapeuta l'esempio che ha condiviso con noi per farle capire "come si sente". Se sta lavorando con lei non so se valga la pena sospendere o se invece convenga provare a raccontare come si sente, usando degli esempi e raccontandoli a voce magari è una modalità meno imbarazzante. Cordiali saluti
Buonasera, mi dispiace per la sensazione che avverte sia nella quotidianità che in terapia. Mi sembra una buona considerazione quella che ha fatto in merito al parallelo mamma/terapeuta.. potrebbe essere un buon punto di confronto e discussione in terapia. Potrebbe proprio dirle, o scriverle se preferisce, che ogni volta che le dice così.. lei si sente come quando... e ragionare insieme su questo punto anche a piccoli frasi o disegni.
Vorrei inoltre aggiungere due cose: la prima è che molto spesso capita che ciò che si crea all'interno del setting terapeutico è esattamente la fotografia in piccolo di ciò che accade fuori dalla terapia. Il setting, e quindi anche la relazione che ha con la sua terapeuta è come se fosse un microcosmo che a quanto pare riprende tutte le fobie e ansie che lei vive fuori. Detto ciò sarebbe bene provare a capire insieme quali potrebbero essere dei passi condivisi da entrambe per "sanificare" la vostra relazione.
La seconda considerazione che faccio, e qui ammetto di essere poco popolare, è che la scelta del terapeuta è una questione delicata. Siamo, e mi ci metto anche io in mezzo, persone, e come tali anche noi avvertiamo le frustrazioni e abbiamo in nostri "schemi". Per quanto il terapeuta può essere bravo e "sapiente" di molte tecniche, non potrà mai andare bene per tutti i pazienti!
Le consiglio di affrontare queste considerazione con la persona che attualmente la segue e scegliere insieme qual è la strada che sente maggiormente sua. Un saluto, Federica Miccichè
Buonasera, non sbaglia niente, descrive le proprie difficoltà che sono il motivo della terapia. Immagino Lei stia cercando di superarle, ma è ancora tanto difficile. Voler fare quel passo in più e allo stesso tempo sentirsi frenati dalle proprie paure. Sarebbe molto utile se riuscisse a spiegare alla Sua terapeuta come si sente, proprio come ha fatto scrivendo qui. E se non ce la fa, provi a scriverglielo. Un piccolo passo alla volta le difficoltà si superano. Diventa più facile quando si è accompagnati da una persona di fiducia, con cui ci si sente al sicuro. Non è un percorso facile, non è una "chiacchierata" come a volte si pensa, si fa fatica, tanta fatica. Penso di capire il Suo stato d'animo in questa situazione. E penso lo capisca anche la Sua terapeuta. Cerchi di comunicarle le Sue difficoltà in modo più aperto possibile. Se nemmeno dopo si sentirà capita e a Suo agio, può eventualmente valutare di cambiare. Ma sarei per provarci prima. In bocca al lupo. Dott.ssa Katarina Faggionato
Gentile utente,
mi spiace per la situazione di disagio che riporta. Le consiglio di confrontarsi con il suo terapeuta. La relazione di cura richiede tempo, pazienza e talvolta frustrazione. Si apra, anche riguardo a questo.
I miei auguri
Dott.ssa Riso Maria Lucrezia
Interessante l'esempio che porta. Creare una dimensione relazionale in cui ciascuno esercita pressioni sull'altro sembra poco terapeutico, c'è tanta sfida e molta resistenza a non voler compiacere o ad accontentare. Ci pensi
Cara utente, mi dispiace molto per il momento che sta attraversando in terapia. È andata sempre così? O prima riusciva ad aprirsi maggiormente? Ci sono temi che le permettono di aprirsi di più?
Penso che il collegamento che ha fatto parlando del bagno e di sua madre che la attende fuori sia molto esplicativo.
Pensa che la psicologa abbia delle aspettative? Ha mai provato a leggere semplicemente davanti a lei ciò che scrive? Così da avere una base da cui partire?
Non deve essere facile, posso solo immaginare la sua difficoltà. Parli con la sua psicoterapeuta del suo disagio, in fondo siamo lì per questo.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Francesca Tardio
Salve, quello che lei sente o pensa non può essere giudicato in termini di giusto o sbagliato, soprattutto in valore assoluto. I suoi stati interni meritano di essere validati ed esplorati all’interno della relazione terapeutica.
Può provare ad affrontare con la sua terapeuta ciò che sente nei suoi riguardi ed esporre in uno spazio sicuro come quello della terapia le difficoltà che al momento sente nella relazione terapeutica. Può esserle di aiuto secondo me partire da elementi concreti, come gli esempi citati, è da lì parlare in prima persona di come lei si senta in questo momento, in particolare dei suoi dubbi. È importante che non si senta sotto esame o in attesa di giudizio
Resto a disposizione per un eventuale confronto
Saluti
Salve è molto utile per lei trovare un modo per comunicare al suo terapeuta quanto ha condiviso su questo sito. I temi che ha trattato sono sicuramente interessanti e potrebbero essere utili per il vostro lavoro. Valuti che cambiare terapeuta non cambia gli elementi che la riguardano mentre leggerne i significati e trasformare questi vissuti in pensieri e quindi parole potrebbe aprire la strada ad un nuovo equilibrio fra i suoi desideri e suoi comportamenti. Un cordiale saluto
Buonasera,
e' da valutare se la sua difficoltà sia legata ad un "impasse" che riguarda quanto sta emergendo in terapia, e quindi è proprio il caso di confrontrarsi in qualche modo con la sua terapeuta sul suo percorso ed affrontare quella che probabilmente è una resistenza che rischia di portare alla fuga dal problema, o valutare con la sua terapeuta se dare prevalenza alla via verbale sia veramente ciò che l'aiuta di più, o se abbia bisogno, invece, dell'utilizzo di altre tecniche di espressione, che la facciamo sentire maggiormente a suo agio. Sembrerebbe che lei abbia bisogno di una modalità meno direrettiva.Vi sono tecniche a mediazione figurativo simbolica che aiutano nelle difficoltà di simbolizzazione, meno direttive; e che percio' danno la possibilità al paziente di situarsi a partire da dove veramente si trova.

Le auguro di trovare la via più giusta per lei.

Cordiali saluti

Dott.ssa Maria Piscitello


Salve, da ciò che descrive pare che lei si senta in qualche modo "domandata" dalla sua terapeuta e questo solitamente non è una buona cosa per impostare un lavoro terapeutico. Provi, però, a parlarne con chi la segue, potreste effettivamente ricavarne materiale per il lavoro che state portando avanti. Se lei dice di avere fiducia in questa persona val la pena provare. Tenga presente quello che ha da dire e provi ad interrompere il circolo vizioso che ben descrive. Se fosse poi un tentativo che comporta un "troppo" per lei provi a cambiare eventualmente terapeuta. Cordiali saluti, Marina Montuori
Buongiorno, nulla di ciò che proviamo o sentiamo può essere giudicato sbagliato, è il nostro vissuto! Dovrebbe parlare apertamente con la sua terapeuta di tutto ciò e poi scegliere cosa preferisce fare: continuare il suo percorso o cambiare direzione, scegliere un'altra figura che potrebbe essere più adatta a lei.
Le auguro il meglio.
Saluti,
Dott.ssa Federica Leonardi
Gentile utente di mio dottore,

l'intento della psicpoterapueuta che la segue credo sia di stimolarla a fare uno sforzo rispetto al parlare. Il setting terapeutico in fondo è un contesto protetto all'interno del quale è consentito poter sperimentare ciò che non si riesce a far fuori. I percorsi di psicoterapia possono esser visti come una palestra di vita attraverso i quali sperimentare ed esercitare un novo modo di stare nel mondo relazionale. Sarebbe importante fare questo primo passo in terapia, perchè una volta riuscita li, potrebbe pian piano trovare il coraggio di farlo anche fuori e guardare alla sua vita attraverso occhi differenti. In terapia, le cose funzionano quando il paziente prova a mertter in discussione le proprie posizioni e si sforza di raggiunger dei traguardi. Solitamene il cambiamento avviene proprio nel momento in cui il paziente ad un certo punto è seccato della propria situazione, molto probabilmente in questo momento non si sente ancora pronta, ed è ancora troppia affezionata alla sua timidezza e al suo esser introversa.
Ci pensi...

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Buongiorno, ha provato a dire (o scrivere) alla sua terapeuta che più si sente pressata, più le risulta impossibile parlare a voce?
In bocca al lupo
per qualsiasi cosa resto a disposizione
dr.ssa Violetta Molteni
Buongiorno,
Concordo con i colleghi che le suggeriscono di parlarne con la sua terapeuta. Aggiungo: si chieda cosa succederebbe di brutto se iniziasse a parlare con la sua terapeuta
Buongiorno! Non credo che lei appositamente si nasconda o non voglia dire alla sua terapeuta ciò che scrive e credo che lo sappia anche la sua dottoressa. Detto ciò è importante che lei provi ad esternare questa bellissima associazione con sua madre e provi a dire ciò che le suscita questa pressione, perchè sotto ci sono emozioni che potrebbero far superare questo momento di passaggio nel suo percorso.
Sicuramente sarebbe a lei utile concentrarsi su ciò che immagina possa accadere in seduta se lei facesse ciò che le viene richiesto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, le consiglio di parlare di questi vissuti con lz sua terapeuta, penso le servirà molto per sbloccare la situazione e continuare la terapia con una buona alleanza di lavoro. Un caro saluto

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