Il mio compagno vuole comprare la casa con la madre, pagherebbe tutto lui del mutuo. Anche se lui vi
24
risposte
Il mio compagno vuole comprare la casa con la madre, pagherebbe tutto lui del mutuo. Anche se lui viene a stare con me in una casa di mia proprietà. Vuole comprare per forza la casa insieme alla madre, che secondo me è giusto aiutare i propri genitori ma comprare una cosa grande dove lui non ci starebbe. Mi sembra un po' una follia. Ho parlato con lui del mio pensiero ma ha detto di stare tranquilla. Io non so cosa fare se rimanere ancora con lui in questa situazione o meno. Stiamo insieme da 12 anni. Premetto che è figlio unico ed i genitori sono separati.
Salve. Il tema centrale in questo caso non è solo la casa, ma la capacità (o meno) del tuo compagno di costruire un’identità adulta che integra passato e presente, madre e partner, dovere e desiderio.
E per te, la questione è: puoi, e vuoi, continuare a costruire con una persona che non mette voi come priorità progettuale?
Non è una scelta semplice, ma la chiarezza, anche dolorosa, spesso è l’unica via per rispettare se stessi.
Ciò che puoi fare è chiarire i tuoi bisogni e confini emotivi. Le domande che potresti porti non è tanto “lui ha ragione o torto”, ma: "Cosa rappresenta per me questa scelta? "Cosa mi fa sentire: esclusa, svalutata, invisibile?" "Mi sento parte di un progetto comune o di una vita parallela?".
Spero sia stata di aiuto.
E per te, la questione è: puoi, e vuoi, continuare a costruire con una persona che non mette voi come priorità progettuale?
Non è una scelta semplice, ma la chiarezza, anche dolorosa, spesso è l’unica via per rispettare se stessi.
Ciò che puoi fare è chiarire i tuoi bisogni e confini emotivi. Le domande che potresti porti non è tanto “lui ha ragione o torto”, ma: "Cosa rappresenta per me questa scelta? "Cosa mi fa sentire: esclusa, svalutata, invisibile?" "Mi sento parte di un progetto comune o di una vita parallela?".
Spero sia stata di aiuto.
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno,
Come mai mette in dubbio la sua relazione per via di questa circostanza?
Nutriva già dei dubbi rispetto alla coppia?
Come mai per lei è difficile accettare che il suo compagno è diverso da lei in questo?
"Aiutare i propri genitori" ha per ciascuno un significato differente e si concretizza in gesti e azioni differenti. Per lei è molto difficile accettare che per lui sia questo?
Rifletterei su questi punti.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Come mai mette in dubbio la sua relazione per via di questa circostanza?
Nutriva già dei dubbi rispetto alla coppia?
Come mai per lei è difficile accettare che il suo compagno è diverso da lei in questo?
"Aiutare i propri genitori" ha per ciascuno un significato differente e si concretizza in gesti e azioni differenti. Per lei è molto difficile accettare che per lui sia questo?
Rifletterei su questi punti.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Gentile utente,
la situazione che descrive è delicata e tocca un aspetto molto profondo delle relazioni di coppia: il senso di progettualità condivisa. Dopo dodici anni di relazione, è più che naturale sentire il bisogno di una visione comune, di scelte che coinvolgano entrambi in modo equo, trasparente e coerente con la vita a due.
Il fatto che il suo compagno voglia acquistare un immobile con la madre — pur non avendo intenzione di viverci — potrebbe essere letto da più angolazioni. Da un lato, come giustamente ha osservato, è comprensibile che voglia prendersi cura del proprio genitore, specie essendo figlio unico. Dall’altro, però, è altrettanto legittimo che Lei senta il bisogno di essere inclusa in scelte così rilevanti, non solo sul piano economico ma anche simbolico.
La questione non è solo "pratica", ma riguarda probabilmente la distribuzione delle priorità emotive: quando si ha una relazione lunga e stabile, certe decisioni vengono naturalmente percepite come parte di un “noi”, e quando questo non accade, può emergere un senso di disorientamento, se non addirittura di esclusione.
Le suggerirei di chiedersi: quale bisogno personale è toccato da questa decisione? È la paura di essere messa da parte? È il desiderio di costruire qualcosa insieme che viene messo in pausa? È il timore di un disequilibrio nei ruoli e negli impegni reciproci?
Trovare una risposta a queste domande può aiutare a capire se il nodo centrale è la casa in sé o ciò che essa rappresenta.
Se sente che da sola non riesce a sciogliere questi dubbi, potrebbe essere utile parlarne in uno spazio riservato e professionale, dove poter dare voce a tutte queste emozioni senza filtri. Una consulenza, online o in studio, può offrirle strumenti per orientarsi meglio in questa fase, chiarire cosa desidera davvero e come comunicarlo in modo efficace.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra di Fenza
la situazione che descrive è delicata e tocca un aspetto molto profondo delle relazioni di coppia: il senso di progettualità condivisa. Dopo dodici anni di relazione, è più che naturale sentire il bisogno di una visione comune, di scelte che coinvolgano entrambi in modo equo, trasparente e coerente con la vita a due.
Il fatto che il suo compagno voglia acquistare un immobile con la madre — pur non avendo intenzione di viverci — potrebbe essere letto da più angolazioni. Da un lato, come giustamente ha osservato, è comprensibile che voglia prendersi cura del proprio genitore, specie essendo figlio unico. Dall’altro, però, è altrettanto legittimo che Lei senta il bisogno di essere inclusa in scelte così rilevanti, non solo sul piano economico ma anche simbolico.
La questione non è solo "pratica", ma riguarda probabilmente la distribuzione delle priorità emotive: quando si ha una relazione lunga e stabile, certe decisioni vengono naturalmente percepite come parte di un “noi”, e quando questo non accade, può emergere un senso di disorientamento, se non addirittura di esclusione.
Le suggerirei di chiedersi: quale bisogno personale è toccato da questa decisione? È la paura di essere messa da parte? È il desiderio di costruire qualcosa insieme che viene messo in pausa? È il timore di un disequilibrio nei ruoli e negli impegni reciproci?
Trovare una risposta a queste domande può aiutare a capire se il nodo centrale è la casa in sé o ciò che essa rappresenta.
Se sente che da sola non riesce a sciogliere questi dubbi, potrebbe essere utile parlarne in uno spazio riservato e professionale, dove poter dare voce a tutte queste emozioni senza filtri. Una consulenza, online o in studio, può offrirle strumenti per orientarsi meglio in questa fase, chiarire cosa desidera davvero e come comunicarlo in modo efficace.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra di Fenza
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, grazie per la condivisione.
Come ha giustamente fatto notare lei stessa "è giusto aiutare i genitori" probabilmente il suo compagno pensa solo di stare aiutando la madre al meglio delle sue possibilità.
Probabilmente sia per il fatto di essere figlio unico, sia per il fatto che il padre è venuto a mancare, il suo compagno si sentirà estremamente responsabile nei riguardi della madre.
In questa situazione, se lei continua ad insistere con le sue perplessità (per quanto possano essere fondate) rischia unicamente di far sentire il suo compagno incompreso, e lei di precipitare in una spirale di insoddisfazione e sconforto, in quanto non percepisce nessuna apertura da parte di lui verso le sue esigenze.
Quindi penso che lei dovrebbe prima di tutto prendere seriamente in considerazione questo senso di enorme responsabilità che lui avrà, e che non può essere sminuito o ignorato.
Basandomi solamente su quello che lei ha riportato, la strategia migliore potrebbe essere fargli sentire la sua vicinanza, sostegno e comprensione. A seguito di questo potrebbe, sempre con le dovute cautele, iniziare ad introdurre le sue perplessità in maniera costruttiva.
I dubbi sono recepiti molto meglio se si propongono come aiuto che come critiche.
Per il resto le auguro buona giornata e buon proseguimento, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Come ha giustamente fatto notare lei stessa "è giusto aiutare i genitori" probabilmente il suo compagno pensa solo di stare aiutando la madre al meglio delle sue possibilità.
Probabilmente sia per il fatto di essere figlio unico, sia per il fatto che il padre è venuto a mancare, il suo compagno si sentirà estremamente responsabile nei riguardi della madre.
In questa situazione, se lei continua ad insistere con le sue perplessità (per quanto possano essere fondate) rischia unicamente di far sentire il suo compagno incompreso, e lei di precipitare in una spirale di insoddisfazione e sconforto, in quanto non percepisce nessuna apertura da parte di lui verso le sue esigenze.
Quindi penso che lei dovrebbe prima di tutto prendere seriamente in considerazione questo senso di enorme responsabilità che lui avrà, e che non può essere sminuito o ignorato.
Basandomi solamente su quello che lei ha riportato, la strategia migliore potrebbe essere fargli sentire la sua vicinanza, sostegno e comprensione. A seguito di questo potrebbe, sempre con le dovute cautele, iniziare ad introdurre le sue perplessità in maniera costruttiva.
I dubbi sono recepiti molto meglio se si propongono come aiuto che come critiche.
Per il resto le auguro buona giornata e buon proseguimento, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Grazie per aver condiviso questa parte così delicata del suo vissuto. Quello che sta vivendo non è banale, e comprendo quanto possa sentirsi confusa o persino divisa tra il rispetto per il legame di coppia e il bisogno di essere vista, ascoltata, coinvolta.
Quando si sta insieme da molti anni, è naturale desiderare che le scelte importanti vengano condivise, soprattutto quelle che riguardano il futuro, la casa, la famiglia d’origine.
È normale anche chiedersi: "Qual è il posto che occupo in questa decisione?"
E ancora: "Se non mi sento considerata ora, cosa succederà domani?"
Aiutare un genitore, specie se è solo, può essere un gesto d’amore.
Ma quando quel gesto si trasforma in una decisione unilaterale, che impatta indirettamente anche la relazione di coppia, può lasciare un senso di esclusione, o persino di insicurezza sul proprio ruolo.
Lei ha già fatto qualcosa di importante: ne ha parlato con lui.
Se però il suo disagio resta e non trova uno spazio reale di confronto, allora vale la pena ascoltare con più attenzione quella parte di sé che si sente lasciata da parte.
Se sente il bisogno di fare chiarezza dentro di sé, di capire cosa desidera davvero e come affrontare questo bivio con rispetto per sé e per la relazione, possiamo parlarne insieme in un colloquio.
Spesso, dare voce a ciò che si muove dentro è il primo passo per ritrovare lucidità e forza.
Mi può contattare, con tranquillità, quando lo desidera.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Quando si sta insieme da molti anni, è naturale desiderare che le scelte importanti vengano condivise, soprattutto quelle che riguardano il futuro, la casa, la famiglia d’origine.
È normale anche chiedersi: "Qual è il posto che occupo in questa decisione?"
E ancora: "Se non mi sento considerata ora, cosa succederà domani?"
Aiutare un genitore, specie se è solo, può essere un gesto d’amore.
Ma quando quel gesto si trasforma in una decisione unilaterale, che impatta indirettamente anche la relazione di coppia, può lasciare un senso di esclusione, o persino di insicurezza sul proprio ruolo.
Lei ha già fatto qualcosa di importante: ne ha parlato con lui.
Se però il suo disagio resta e non trova uno spazio reale di confronto, allora vale la pena ascoltare con più attenzione quella parte di sé che si sente lasciata da parte.
Se sente il bisogno di fare chiarezza dentro di sé, di capire cosa desidera davvero e come affrontare questo bivio con rispetto per sé e per la relazione, possiamo parlarne insieme in un colloquio.
Spesso, dare voce a ciò che si muove dentro è il primo passo per ritrovare lucidità e forza.
Mi può contattare, con tranquillità, quando lo desidera.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
La tua sensazione di "follia" è del tutto legittima. Dopo 12 anni di relazione, è naturale aspettarsi che le scelte importanti vengano condivise e discusse in profondità, soprattutto quando riguardano investimenti economici rilevanti e scenari futuri. Non si tratta solo di una casa, ma di valori, priorità, ruoli familiari e visione del futuro di coppia.
Il fatto che lui voglia intestarsi un mutuo importante per una casa dove non vivrà, a favore esclusivo della madre, apre molti interrogativi. Non tanto sulla sua generosità — che anzi può essere ammirevole — quanto sul tipo di confine che riesce o meno a stabilire tra la famiglia d’origine e la coppia che forma con te.
È comprensibile voler aiutare un genitore, specie se si è figli unici. Ma è altrettanto importante che questo non metta in secondo piano la relazione di coppia. Quando il partner dice "stai tranquilla" ma poi agisce in modo unilaterale su questioni che hanno un impatto anche su di te, è naturale sentirsi esclusa o svalutata.
A questo punto ti invito a porti alcune domande chiave:
Qual è il mio posto nelle sue priorità oggi, non solo a parole ma nei fatti?
Riusciamo a prendere decisioni insieme o ci troviamo in una relazione in cui devo "accettare e adattarmi"?
Riesco a esprimere il mio disagio senza che venga minimizzato?
Mi sento rispettata e vista nei miei bisogni profondi?
In ogni relazione di lunga durata arrivano momenti di svolta. Questo potrebbe essere uno di quelli. Non devi decidere subito se restare o andartene, ma è fondamentale che tu riconosca e onori quello che provi, perché le tue emozioni non sono capricci: sono segnali preziosi.
Potrebbe essere utile anche un confronto con una figura terza (un terapeuta di coppia, ad esempio) che aiuti entrambi a rimettere a fuoco i confini, le responsabilità e la direzione condivisa.
Capisco bene il tuo dubbio e la complessità della situazione. Il fatto che il tuo compagno voglia comprare una casa insieme alla madre, pur pagando lui interamente il mutuo, può nascondere dinamiche familiari e personali importanti. Da un lato, aiutare i genitori è un gesto di responsabilità e affetto; dall’altro, acquistare un immobile in cui lui stesso non andrebbe a vivere può creare tensioni, insicurezze o sentirsi poco considerati nella coppia.
È positivo che tu abbia cercato di parlare apertamente con lui, ma se ti senti ancora confusa o in difficoltà, potrebbe essere utile capire meglio quali sono le sue motivazioni profonde e come questo progetto influenzi il vostro rapporto. Rimanere o meno in questa situazione dipende molto da come vi sentite entrambi e da come riuscite a comunicare e trovare un equilibrio.
Ti consiglierei di valutare con attenzione come ti senti tu emotivamente e quali sono le tue esigenze nella relazione, ma soprattutto sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi a uno specialista, che possa aiutarti a esplorare questi sentimenti, a chiarire i pensieri e a prendere decisioni più consapevoli.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
È positivo che tu abbia cercato di parlare apertamente con lui, ma se ti senti ancora confusa o in difficoltà, potrebbe essere utile capire meglio quali sono le sue motivazioni profonde e come questo progetto influenzi il vostro rapporto. Rimanere o meno in questa situazione dipende molto da come vi sentite entrambi e da come riuscite a comunicare e trovare un equilibrio.
Ti consiglierei di valutare con attenzione come ti senti tu emotivamente e quali sono le tue esigenze nella relazione, ma soprattutto sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi a uno specialista, che possa aiutarti a esplorare questi sentimenti, a chiarire i pensieri e a prendere decisioni più consapevoli.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, concordo con Lei che la cosa è un pò "particolare". Sarebbe meglio approfondire meglio la questione e comprendere le ragioni profonde per cui il suo compagno vuole fare questo passo. Cosa la preoccupa in particolare di questa scelta considerato che il vostro rapporto mi sembra collaudato se dura da 12 anni. Il fatto che il suo compagno è figlio unico è un aspetto che potrebbe legarlo molto ai genitori. Forse si sente in debito con la madre? Credo che Lei potrebbe esplorare meglio la situazione confrontandosi in maniera profonda con lui, cercando di esplorare in maniera più approfondita le ragioni della sua scelta. Ciò potrebbe aiutarla a vivere più serenamente questa scelta del suo compagno. Sperando di averle dato qualche spunto sul quale riflettere, resto a disposizione per qualsiasi altra informazione, un caro saluto. Rosalba Aiazzi
La ringrazio per aver condiviso una situazione che comprendo possa generare in lei confusione, preoccupazione e un senso di incertezza. È evidente che lei tenga molto alla relazione con il suo compagno, dopo ben dodici anni insieme, e che desideri costruire un progetto di vita condiviso che abbia basi solide, trasparenti e che tenga conto delle esigenze di entrambi. La questione che mi espone, in effetti, tocca aspetti importanti non solo di tipo pratico ed economico, ma anche emotivo e relazionale. Quando in una coppia emergono decisioni che riguardano impegni così grandi come l’acquisto di una casa, è naturale che ci si interroghi su ciò che questo rappresenta a livello di priorità, valori e prospettive future. Dal suo racconto si percepisce che ciò che la fa stare male non è tanto il fatto che il suo compagno voglia aiutare la madre, cosa che lei stessa riconosce come comprensibile, quanto il timore che questa scelta possa alterare gli equilibri della vostra relazione o che sia dettata da un impulso poco ragionato. Probabilmente ciò che la inquieta è la sensazione che un investimento così significativo, fatto al di fuori del vostro progetto comune, possa creare una distanza o portare a un disallineamento nelle scelte di vita. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile riflettere su quali sono i pensieri automatici che questa situazione le suscita. Forse sta emergendo la paura che i bisogni della sua coppia vengano messi in secondo piano rispetto a quelli della famiglia d’origine del suo compagno. O magari si fa strada l’idea che questa decisione possa rappresentare un segnale di mancanza di impegno o priorità nei confronti della vostra relazione. In questi casi, può essere utile provare a distinguere tra i fatti oggettivi (per esempio l’effettivo impatto che questa scelta avrà sulla vostra vita insieme) e le interpretazioni o previsioni che la mente tende a fare (ad esempio temere che questa casa rappresenti un ostacolo al vostro futuro comune). Il consiglio che mi sento di darle è di continuare a comunicare apertamente con il suo compagno, cercando di spiegare in che modo questa situazione la fa sentire, senza accusarlo, ma esprimendo i suoi bisogni e le sue emozioni. Può essere molto utile condividere con lui non solo il suo punto di vista pratico, ma anche le sue paure e i suoi desideri per il vostro futuro, perché spesso queste decisioni diventano motivo di conflitto non tanto per l’azione in sé, quanto per ciò che viene percepito come mancanza di condivisione o comprensione reciproca. Non è necessario prendere una decisione affrettata su cosa fare riguardo alla relazione. Prima di arrivare a questo punto, le suggerisco di valutare se è possibile trovare un terreno comune, un compromesso o un piano condiviso che tenga conto sia del legittimo desiderio del suo compagno di aiutare la madre, sia del suo bisogno di sentirsi al centro del progetto di coppia. Infine, se dovesse accorgersi che il dialogo tra voi non porta chiarezza o che il peso emotivo di questa situazione inizia a generare troppo malessere, potrebbe essere utile anche un supporto di coppia o individuale, che vi aiuti a gestire al meglio questo momento e a rafforzare la comunicazione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile Utente,
la situazione che descrive coinvolge aspetti familiari e di coppia che possono generare tensioni. Il suo compagno, essendo figlio unico, potrebbe sentire una forte responsabilità verso la madre, motivo per cui desidera acquistare una casa insieme a lei, pur sostenendo da solo il mutuo.
Comprendo però il suo disagio, soprattutto perché questa scelta riguarda un bene importante che potrebbe influenzare la vostra convivenza ed il senso di autonomia nella relazione. Il fatto che lui voglia abitare nella sua casa mentre investe in un’altra proprietà con la madre può risultare contraddittorio o poco chiaro rispetto ai progetti di coppia.
È essenziale che entrambi possiate esprimere apertamente bisogni e preoccupazioni, cercando di capire le motivazioni reciproche senza giudizio. Dietro queste scelte spesso ci sono legami affettivi e responsabilità che meritano attenzione.
Se la situazione dovesse rimanere fonte di disagio e il dialogo non bastasse, potrebbe essere utile rivolgersi a un professionista per facilitare la comunicazione e chiarire aspettative e limiti.
La decisione sul futuro della relazione è molto personale e va ponderata anche alla luce di come si riesce a gestire insieme queste differenze e difficoltà.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
la situazione che descrive coinvolge aspetti familiari e di coppia che possono generare tensioni. Il suo compagno, essendo figlio unico, potrebbe sentire una forte responsabilità verso la madre, motivo per cui desidera acquistare una casa insieme a lei, pur sostenendo da solo il mutuo.
Comprendo però il suo disagio, soprattutto perché questa scelta riguarda un bene importante che potrebbe influenzare la vostra convivenza ed il senso di autonomia nella relazione. Il fatto che lui voglia abitare nella sua casa mentre investe in un’altra proprietà con la madre può risultare contraddittorio o poco chiaro rispetto ai progetti di coppia.
È essenziale che entrambi possiate esprimere apertamente bisogni e preoccupazioni, cercando di capire le motivazioni reciproche senza giudizio. Dietro queste scelte spesso ci sono legami affettivi e responsabilità che meritano attenzione.
Se la situazione dovesse rimanere fonte di disagio e il dialogo non bastasse, potrebbe essere utile rivolgersi a un professionista per facilitare la comunicazione e chiarire aspettative e limiti.
La decisione sul futuro della relazione è molto personale e va ponderata anche alla luce di come si riesce a gestire insieme queste differenze e difficoltà.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
Buongiorno grazie per la condivisione.
La situazione che sta vivendo è delicata, e il fatto che Lei senta il bisogno di rifletterci sopra con lucidità e profondità è già un segnale di grande consapevolezza. Dopo dodici anni di relazione, è naturale che emergano dinamiche complesse, soprattutto quando si è chiamati a prendere decisioni che riguardano la costruzione concreta del proprio futuro.
È importante riconoscere che, nel percorso di crescita individuale, arriva un momento in cui ognuno di noi è chiamato a compiere un passaggio fondamentale: quello da figlio a compagno, da membro della famiglia d’origine a parte attiva e responsabile di una nuova unità affettiva. In questo passaggio, non si tratta di “abbandonare” i genitori, ma di ristabilire i confini e i ruoli all’interno delle relazioni. Questo è particolarmente complesso quando, come nel caso del Suo compagno, ci si è trovati fin da giovani a ricoprire — anche inconsapevolmente — una funzione di sostituzione affettiva o protettiva nei confronti di un genitore separato. Il legame con la madre, in questo caso, può aver assunto una forma più simile a quella tra pari o tra “alleati” nella gestione della vita, che a quella tipica tra genitore e figlio.
Questo tipo di dinamica, se non rielaborata, può interferire con la vita di coppia, creando una tensione tra il desiderio di costruire un progetto condiviso con la persona amata e il bisogno (spesso non del tutto cosciente) di continuare a sostenere il genitore come se fosse un proprio compito primario. Il fatto che lui voglia acquistare una casa grande insieme alla madre, pur non avendo intenzione di abitarci, potrebbe essere letto proprio in questa chiave: un tentativo di "sistemare" la madre, come se fosse ancora in qualche modo responsabile del suo benessere prima di tutto.
Per questi motivi, può essere molto utile intraprendere un percorso di terapia di coppia, dove affrontare questi temi con l’aiuto di una figura terza. Non si tratta di trovare colpe o giudizi, ma di fare chiarezza sui ruoli, sui bisogni e sulle aspettative reciproche, affinché ognuno possa sentirsi visto, ascoltato e legittimato nelle proprie emozioni.
Lei ha tutto il diritto di interrogarsi su come questa scelta impatti sul progetto di vita che avete costruito insieme. È fondamentale che anche il Suo compagno possa riflettere, con attenzione e senza difese, su quali siano oggi le sue priorità e se sia pronto a compiere quel passaggio necessario per essere pienamente presente nel legame di coppia, senza che il passato familiare continui a interferire.
Restare o meno in una relazione è una decisione molto intima, che merita tempo e riflessione. Ma in ogni caso, merita una relazione in cui entrambi si sentano al centro di un progetto comune, con spazi chiari, ruoli riconosciuti e affetto reciproco che non debba continuamente dividersi tra ciò che è stato e ciò che si vuole costruire.
La situazione che sta vivendo è delicata, e il fatto che Lei senta il bisogno di rifletterci sopra con lucidità e profondità è già un segnale di grande consapevolezza. Dopo dodici anni di relazione, è naturale che emergano dinamiche complesse, soprattutto quando si è chiamati a prendere decisioni che riguardano la costruzione concreta del proprio futuro.
È importante riconoscere che, nel percorso di crescita individuale, arriva un momento in cui ognuno di noi è chiamato a compiere un passaggio fondamentale: quello da figlio a compagno, da membro della famiglia d’origine a parte attiva e responsabile di una nuova unità affettiva. In questo passaggio, non si tratta di “abbandonare” i genitori, ma di ristabilire i confini e i ruoli all’interno delle relazioni. Questo è particolarmente complesso quando, come nel caso del Suo compagno, ci si è trovati fin da giovani a ricoprire — anche inconsapevolmente — una funzione di sostituzione affettiva o protettiva nei confronti di un genitore separato. Il legame con la madre, in questo caso, può aver assunto una forma più simile a quella tra pari o tra “alleati” nella gestione della vita, che a quella tipica tra genitore e figlio.
Questo tipo di dinamica, se non rielaborata, può interferire con la vita di coppia, creando una tensione tra il desiderio di costruire un progetto condiviso con la persona amata e il bisogno (spesso non del tutto cosciente) di continuare a sostenere il genitore come se fosse un proprio compito primario. Il fatto che lui voglia acquistare una casa grande insieme alla madre, pur non avendo intenzione di abitarci, potrebbe essere letto proprio in questa chiave: un tentativo di "sistemare" la madre, come se fosse ancora in qualche modo responsabile del suo benessere prima di tutto.
Per questi motivi, può essere molto utile intraprendere un percorso di terapia di coppia, dove affrontare questi temi con l’aiuto di una figura terza. Non si tratta di trovare colpe o giudizi, ma di fare chiarezza sui ruoli, sui bisogni e sulle aspettative reciproche, affinché ognuno possa sentirsi visto, ascoltato e legittimato nelle proprie emozioni.
Lei ha tutto il diritto di interrogarsi su come questa scelta impatti sul progetto di vita che avete costruito insieme. È fondamentale che anche il Suo compagno possa riflettere, con attenzione e senza difese, su quali siano oggi le sue priorità e se sia pronto a compiere quel passaggio necessario per essere pienamente presente nel legame di coppia, senza che il passato familiare continui a interferire.
Restare o meno in una relazione è una decisione molto intima, che merita tempo e riflessione. Ma in ogni caso, merita una relazione in cui entrambi si sentano al centro di un progetto comune, con spazi chiari, ruoli riconosciuti e affetto reciproco che non debba continuamente dividersi tra ciò che è stato e ciò che si vuole costruire.
Dal suo racconto emerge chiaramente un desiderio profondo di costruire un “noi” che abbia una sua identità, fatta di scelte condivise, progetti comuni, reciproco ascolto. E quando questo “noi” si scontra con decisioni prese in autonomia o che sembrano rivolgersi altrove — come, in questo caso, alla famiglia d’origine del suo compagno — è naturale che possa sentirsi confusa, messa da parte, forse anche non vista.
Dopo 12 anni insieme, è comprensibile che si aspetti un passo verso una maggiore reciprocità, che includa anche la considerazione dei suoi bisogni emotivi e delle sue opinioni. E non si tratta di “scegliere tra lei e sua madre”, ma piuttosto di come il suo compagno riesce a trovare un equilibrio tra la sua storia familiare e il presente che ha costruito con lei.
Essere cresciuti in una famiglia dove i legami sono molto stretti, soprattutto quando si è figli unici e in presenza di separazioni tra i genitori, può rendere difficile per qualcuno immaginare di poter “separare” affettivamente le proprie scelte da quelle dei genitori, senza sentirsi in colpa o sleali. A volte, si sente di dover “ripagare” ciò che si è ricevuto o di dover restare fedeli a chi è rimasto vicino nei momenti difficili.
Ma in una relazione di coppia matura, la sfida più grande — e più bella — è proprio quella di riuscire a creare qualcosa di nuovo, che non neghi le radici, ma che non ne sia prigioniero. E per farlo servono ascolto, fiducia e anche la capacità di accogliere le fragilità dell’altro senza però sacrificare sé stessi.
Forse, in questo momento, non si tratta tanto di decidere se restare o andarsene, ma piuttosto di chiedersi se si sente vista, ascoltata, riconosciuta nei suoi sentimenti. Se c’è spazio, nel vostro dialogo, per il suo punto di vista. Perché la vera intimità, quella profonda, nasce quando ognuno può sentirsi libero di esprimere ciò che sente, senza dover combattere per essere creduto o considerato.
La invito a esplorare questi aspetti con calma, magari anche con l’aiuto di uno spazio di confronto (individuale o di coppia), se lo ritenesse utile. Lei merita di sentirsi parte di un progetto condiviso, non spettatrice di decisioni che la toccano senza coinvolgerla davvero.
Qualsiasi sarà la strada che sceglierà, non è sola nel suo sentire. E, soprattutto, quello che prova ha valore.
Dopo 12 anni insieme, è comprensibile che si aspetti un passo verso una maggiore reciprocità, che includa anche la considerazione dei suoi bisogni emotivi e delle sue opinioni. E non si tratta di “scegliere tra lei e sua madre”, ma piuttosto di come il suo compagno riesce a trovare un equilibrio tra la sua storia familiare e il presente che ha costruito con lei.
Essere cresciuti in una famiglia dove i legami sono molto stretti, soprattutto quando si è figli unici e in presenza di separazioni tra i genitori, può rendere difficile per qualcuno immaginare di poter “separare” affettivamente le proprie scelte da quelle dei genitori, senza sentirsi in colpa o sleali. A volte, si sente di dover “ripagare” ciò che si è ricevuto o di dover restare fedeli a chi è rimasto vicino nei momenti difficili.
Ma in una relazione di coppia matura, la sfida più grande — e più bella — è proprio quella di riuscire a creare qualcosa di nuovo, che non neghi le radici, ma che non ne sia prigioniero. E per farlo servono ascolto, fiducia e anche la capacità di accogliere le fragilità dell’altro senza però sacrificare sé stessi.
Forse, in questo momento, non si tratta tanto di decidere se restare o andarsene, ma piuttosto di chiedersi se si sente vista, ascoltata, riconosciuta nei suoi sentimenti. Se c’è spazio, nel vostro dialogo, per il suo punto di vista. Perché la vera intimità, quella profonda, nasce quando ognuno può sentirsi libero di esprimere ciò che sente, senza dover combattere per essere creduto o considerato.
La invito a esplorare questi aspetti con calma, magari anche con l’aiuto di uno spazio di confronto (individuale o di coppia), se lo ritenesse utile. Lei merita di sentirsi parte di un progetto condiviso, non spettatrice di decisioni che la toccano senza coinvolgerla davvero.
Qualsiasi sarà la strada che sceglierà, non è sola nel suo sentire. E, soprattutto, quello che prova ha valore.
Gentilissima,
non mi è chiaro il collegamento tra il fatto che lui voglia comprare una casa alla madre e la vostra relazione sentimentale.
Una questione preliminare: cosa intende per "...comprare casa con la madre"? Immagino che non intesterebbe la casa alla madre per poi averla in successione e pagare ulteriori imposte. Immagino che il ragionamento del suo compagno sia "investo dei soldi in un immobile che abiterà mia madre mentre convivo con la mia compagna e quando mia madre verrà a mancare, mi ritroverò con un immobile che avrà un suo valore".
Tornando, alla sua richiesta, vorrei capire cosa la fa dubitare sul fatto di continuare ad avere una relazione con lui oppure interromperla.
Pensa che sarebbe più opportuno acquistare voi come coppia una casa?
Teme che il suo compagno abbia meno disponibilità economiche per una progettualità vostra come coppia?
Ritiene che il progetto folle ("...mi sembra un po' una follia") del suo compagno sia il sintomo di uno stile di vita disfunzionale?
Le propongo di esplorare i suoi personali bisogni che sarebbero compromessi da questa operazione immobiliare del suo compagno e poi scegliere cosa fare.
non mi è chiaro il collegamento tra il fatto che lui voglia comprare una casa alla madre e la vostra relazione sentimentale.
Una questione preliminare: cosa intende per "...comprare casa con la madre"? Immagino che non intesterebbe la casa alla madre per poi averla in successione e pagare ulteriori imposte. Immagino che il ragionamento del suo compagno sia "investo dei soldi in un immobile che abiterà mia madre mentre convivo con la mia compagna e quando mia madre verrà a mancare, mi ritroverò con un immobile che avrà un suo valore".
Tornando, alla sua richiesta, vorrei capire cosa la fa dubitare sul fatto di continuare ad avere una relazione con lui oppure interromperla.
Pensa che sarebbe più opportuno acquistare voi come coppia una casa?
Teme che il suo compagno abbia meno disponibilità economiche per una progettualità vostra come coppia?
Ritiene che il progetto folle ("...mi sembra un po' una follia") del suo compagno sia il sintomo di uno stile di vita disfunzionale?
Le propongo di esplorare i suoi personali bisogni che sarebbero compromessi da questa operazione immobiliare del suo compagno e poi scegliere cosa fare.
Buongiorno, grazie per aver condiviso questa sua problematica su questa piattaforma. Comprendo bene la sua frustrazione e la sua perplessità. Tuttavia, riferisce che il suo compagno sia figlio unico, quindi probabilmente sente la responsabilità di prendersi cura dei suoi genitori, e in questo caso della madre, anche dal punto di vista pratico/economico. Non conosco tutta la situazione ma proverei a chiedermi: "il mio compagno è sempre presente e disponibile nei miei confronti?", "mi fa mancare qualcosa?". Cosa significherebbe per voi coppia il fatto che lui compri questa casa per sé e la madre, cosa teme possa succedere? Rispondere a queste domande, potrebbe già aiutarla a capire cosa è meglio per lei e per la sua vita, sia personale che di coppia. Può contattarmi se ha bisogno di maggiore assistenza. Una buona giornata
Qual'è la sua grande preoccupazione? che lui voglia tornare a stare con la madre in futuro? parlaci chiaro anche se ci ha già provato un minimo.
Gentile utente,
comprendere il senso di smarrimento che sta vivendo è importante. Quando si è in una relazione di lunga data, come la sua, è naturale aspettarsi condivisione nelle scelte importanti, soprattutto quelle che toccano aspetti economici, abitativi e familiari.
La decisione del suo compagno di acquistare una casa con la madre, pur non avendo intenzione di abitarla, può sembrare razionalmente difficile da comprendere. Tuttavia, come spesso accade, le scelte che riguardano i genitori — soprattutto in situazioni di separazione o fragilità — toccano corde molto profonde. Essendo figlio unico, è possibile che il suo compagno senta una responsabilità importante verso la madre, e questa scelta potrebbe avere per lui un significato affettivo, simbolico o di riparazione, più che semplicemente pratico.
Detto questo, è altrettanto importante dare ascolto al suo disagio. Sentirsi escluse o in secondo piano può generare una frattura nella relazione se non viene riconosciuta e accolta. Il bisogno di costruire una visione di futuro comune, di sentirsi parte delle scelte dell’altro, è legittimo e fondamentale in una coppia.
Le suggerisco di esplorare questi vissuti più in profondità:
• Cosa rappresenta per lei questa decisione?
• Quali paure o bisogni tocca dentro di lei?
• Che tipo di relazione desidera costruire da qui in avanti?
Un percorso di supporto psicologico individuale o di coppia potrebbe aiutarvi a fare chiarezza: non per trovare “chi ha ragione”, ma per dare spazio a entrambi i punti di vista e comprendere se esistono margini di dialogo autentico.
A volte non è la decisione in sé a creare un conflitto, ma il modo in cui viene presa — senza confronto, senza tenere conto dell’altro. Dare voce a ciò che sente, in un contesto protetto, può aiutarla a scegliere come muoversi nel rispetto di sé e della relazione.
Un caro saluto,
Dottoressa FLS
comprendere il senso di smarrimento che sta vivendo è importante. Quando si è in una relazione di lunga data, come la sua, è naturale aspettarsi condivisione nelle scelte importanti, soprattutto quelle che toccano aspetti economici, abitativi e familiari.
La decisione del suo compagno di acquistare una casa con la madre, pur non avendo intenzione di abitarla, può sembrare razionalmente difficile da comprendere. Tuttavia, come spesso accade, le scelte che riguardano i genitori — soprattutto in situazioni di separazione o fragilità — toccano corde molto profonde. Essendo figlio unico, è possibile che il suo compagno senta una responsabilità importante verso la madre, e questa scelta potrebbe avere per lui un significato affettivo, simbolico o di riparazione, più che semplicemente pratico.
Detto questo, è altrettanto importante dare ascolto al suo disagio. Sentirsi escluse o in secondo piano può generare una frattura nella relazione se non viene riconosciuta e accolta. Il bisogno di costruire una visione di futuro comune, di sentirsi parte delle scelte dell’altro, è legittimo e fondamentale in una coppia.
Le suggerisco di esplorare questi vissuti più in profondità:
• Cosa rappresenta per lei questa decisione?
• Quali paure o bisogni tocca dentro di lei?
• Che tipo di relazione desidera costruire da qui in avanti?
Un percorso di supporto psicologico individuale o di coppia potrebbe aiutarvi a fare chiarezza: non per trovare “chi ha ragione”, ma per dare spazio a entrambi i punti di vista e comprendere se esistono margini di dialogo autentico.
A volte non è la decisione in sé a creare un conflitto, ma il modo in cui viene presa — senza confronto, senza tenere conto dell’altro. Dare voce a ciò che sente, in un contesto protetto, può aiutarla a scegliere come muoversi nel rispetto di sé e della relazione.
Un caro saluto,
Dottoressa FLS
Gentile paziente, capisco il tuo disagio, ed è comprensibile. Dopo 12 anni di relazione, vedere il proprio compagno fare un investimento importante senza includere il “noi” può far sentire messi da parte o non considerati nelle priorità future.
Il fatto che voglia aiutare la madre può essere un gesto di affetto e responsabilità, soprattutto essendo figlio unico. Ma se questo gesto diventa una scelta che ignora completamente la vostra progettualità comune — vivendo lui con te, ma investendo altrove — è normale che tu ti chieda che posto occupi tu nella sua visione del futuro.
Hai fatto bene a parlarne con lui, ma se il suo “stai tranquilla” non è accompagnato da un vero ascolto o da un dialogo aperto sulle scelte di coppia, è lecito che tu ti senta confusa.
Cosa puoi fare ora?
Chiediti: “Mi sento parte del suo futuro, oppure spettatrice delle sue scelte?”
E poi valuta non solo la casa, ma come lui costruisce o meno una relazione di reciproca considerazione.
Non devi decidere subito se restare o meno, ma è importante che il tuo malessere non venga ignorato né da te né da lui. Una relazione sana si fonda anche su scelte condivise e rispetto per le reciproche visioni di vita.
Un caro saluto
Il fatto che voglia aiutare la madre può essere un gesto di affetto e responsabilità, soprattutto essendo figlio unico. Ma se questo gesto diventa una scelta che ignora completamente la vostra progettualità comune — vivendo lui con te, ma investendo altrove — è normale che tu ti chieda che posto occupi tu nella sua visione del futuro.
Hai fatto bene a parlarne con lui, ma se il suo “stai tranquilla” non è accompagnato da un vero ascolto o da un dialogo aperto sulle scelte di coppia, è lecito che tu ti senta confusa.
Cosa puoi fare ora?
Chiediti: “Mi sento parte del suo futuro, oppure spettatrice delle sue scelte?”
E poi valuta non solo la casa, ma come lui costruisce o meno una relazione di reciproca considerazione.
Non devi decidere subito se restare o meno, ma è importante che il tuo malessere non venga ignorato né da te né da lui. Una relazione sana si fonda anche su scelte condivise e rispetto per le reciproche visioni di vita.
Un caro saluto
Quello che stai vivendo è legittimo e merita ascolto. Stai mettendo in discussione un tema importante – il senso di appartenenza, le priorità nella coppia, e la condivisione dei progetti di vita – dopo una relazione lunga di 12 anni. È normale che una scelta così significativa, come l'acquisto di una casa non condivisa, generi turbamento, soprattutto se senti che il tuo compagno prende decisioni importanti senza integrare davvero i tuoi bisogni e punti di vista. Non sei sbagliata nel provare disagio. Il tuo senso critico è sano, ti sta dicendo qualcosa di importante. Prima di prendere decisioni drastiche, prova – se non lo hai già fatto – ad avere un confronto profondo con lui, magari anche con l’aiuto di un terapeuta di coppia. Se però lui continuerà a dirti solo “stai tranquilla” senza mai chiederti "tu come ti senti?", allora forse il problema non è la casa, ma la distanza emotiva che si è creata.
Mi viene da chiederle se quello che lei si domanda, ovvero, mettere in discussione la sua storia, nasconde diverse situazioni e incomprensioni, se così fosse la invito a parlarne con il suo compagno esplicitamente, senza giri di parole e senza mettere in mezzo altre situazioni che lei non condivide come l'acquisto della casa per la madre di lui.
Rifletta bene per capire cosa vuole dal rapporto con il suo compagno e ne condivida con lui i pensieri, questo porrà le basi per comprendere se state andando nella stessa direzione.
Spero di poterla aiutare
Saluti
Rifletta bene per capire cosa vuole dal rapporto con il suo compagno e ne condivida con lui i pensieri, questo porrà le basi per comprendere se state andando nella stessa direzione.
Spero di poterla aiutare
Saluti
La situazione è sicuramente delicata ed è comprensibile il timore che suscita in Lei.
È senza dubbio molto positivo il fatto che ne abbia parlato con lui, sebbene questo scambio sembra non abbia comunque dissipato i Suoi dubbi e migliorato il Suo stato d'animo rispetto alla situazione.
Avendo pochi dati utili per darLe una risposta esaustiva, mi rendo disponibile ad approfondire con Lei quali sono le emozioni che prova e i pensieri che la situazione elicita in Lei, così da accompagnarLa verso una presa di decisione lucida e consapevole, necessaria a recuperare (e preservare) la Sua serenità.
È senza dubbio molto positivo il fatto che ne abbia parlato con lui, sebbene questo scambio sembra non abbia comunque dissipato i Suoi dubbi e migliorato il Suo stato d'animo rispetto alla situazione.
Avendo pochi dati utili per darLe una risposta esaustiva, mi rendo disponibile ad approfondire con Lei quali sono le emozioni che prova e i pensieri che la situazione elicita in Lei, così da accompagnarLa verso una presa di decisione lucida e consapevole, necessaria a recuperare (e preservare) la Sua serenità.
Buongiorno gentile Utente, comprendo quanto questa situazione la stia mettendo in difficoltà. Dopo dodici anni di relazione è naturale desiderare una progettualità condivisa, in cui le scelte importanti (come l’acquisto di una casa) vengano discusse e concordate come coppia. Quando ciò non accade o accade solo in parte, può nascere un senso di disorientamento e di esclusione che mina il senso di stabilità e fiducia nella relazione.
Il fatto che il suo compagno voglia acquistare una casa con la madre, pur sapendo che non andrà a viverci, può essere letto da più angolazioni. Da un lato, come lei stessa sottolinea, potrebbe trattarsi di un gesto dettato da affetto e senso di responsabilità, in particolare considerando che è figlio unico e che i genitori sono separati. Dall’altro, la sua preoccupazione è legittima: quando una scelta così rilevante viene fatta senza una reale condivisione o considerazione dell’impatto sulla coppia, è naturale che sorgano dubbi sul tipo di equilibrio e priorità che reggono la relazione.
Il fatto che lui la inviti a “stare tranquilla” senza entrare nel merito delle sue preoccupazioni può farla sentire non ascoltata. In una relazione di lunga durata è importante che i partner si sentano parte attiva delle decisioni e che ci sia uno spazio sicuro per esprimere emozioni, dubbi, fragilità, senza che questi vengano sminuiti.
Non è detto che la scelta di lui sia “sbagliata” in assoluto, ma forse ciò che davvero la mette in crisi non è tanto l’acquisto in sé, quanto il senso di distanza progettuale, l’impressione che stiate andando in due direzioni diverse, o che il suo punto di vista non venga realmente accolto.
È proprio su questo che le suggerisco di riflettere: non solo su cosa sta facendo lui, ma su cosa prova lei, su quanto si sente parte della relazione oggi e su quanto vede riconosciuti i suoi bisogni affettivi, relazionali, progettuali. Le relazioni si basano anche su equilibri complessi, ma quando uno dei due si sente a lungo marginale, questo equilibrio può diventare precario.
Non sempre la risposta deve essere un “sì” o un “no” secco alla relazione. Talvolta può essere più utile fermarsi e dare spazio a una riflessione più ampia: cosa desidero per me? In che tipo di relazione mi sento vista, riconosciuta, valorizzata? E il mio compagno è in grado di costruire questo spazio insieme a me, oggi?
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il fatto che il suo compagno voglia acquistare una casa con la madre, pur sapendo che non andrà a viverci, può essere letto da più angolazioni. Da un lato, come lei stessa sottolinea, potrebbe trattarsi di un gesto dettato da affetto e senso di responsabilità, in particolare considerando che è figlio unico e che i genitori sono separati. Dall’altro, la sua preoccupazione è legittima: quando una scelta così rilevante viene fatta senza una reale condivisione o considerazione dell’impatto sulla coppia, è naturale che sorgano dubbi sul tipo di equilibrio e priorità che reggono la relazione.
Il fatto che lui la inviti a “stare tranquilla” senza entrare nel merito delle sue preoccupazioni può farla sentire non ascoltata. In una relazione di lunga durata è importante che i partner si sentano parte attiva delle decisioni e che ci sia uno spazio sicuro per esprimere emozioni, dubbi, fragilità, senza che questi vengano sminuiti.
Non è detto che la scelta di lui sia “sbagliata” in assoluto, ma forse ciò che davvero la mette in crisi non è tanto l’acquisto in sé, quanto il senso di distanza progettuale, l’impressione che stiate andando in due direzioni diverse, o che il suo punto di vista non venga realmente accolto.
È proprio su questo che le suggerisco di riflettere: non solo su cosa sta facendo lui, ma su cosa prova lei, su quanto si sente parte della relazione oggi e su quanto vede riconosciuti i suoi bisogni affettivi, relazionali, progettuali. Le relazioni si basano anche su equilibri complessi, ma quando uno dei due si sente a lungo marginale, questo equilibrio può diventare precario.
Non sempre la risposta deve essere un “sì” o un “no” secco alla relazione. Talvolta può essere più utile fermarsi e dare spazio a una riflessione più ampia: cosa desidero per me? In che tipo di relazione mi sento vista, riconosciuta, valorizzata? E il mio compagno è in grado di costruire questo spazio insieme a me, oggi?
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
La preoccupazione che descrivi tocca nodi sensibili di qualunque rapporto di lunga data: gestione del denaro di coppia, confini con la famiglia d’origine, progettualità immobiliare e timore che la scelta di un partner diventi improvvisamente “sproporzionata” rispetto ai bisogni del rapporto. A livello psicologico la decisione del tuo compagno di comprare una casa con la madre, pur non dovendoci abitare, può essere letta come un forte dovere filiale amplificato dal fatto di essere figlio unico e di avere genitori separati. Quando un adulto non ha fratelli sente spesso la responsabilità di garantire stabilità al genitore più vulnerabile; è un istinto che nasce da senso di colpa implicito e paura di “tradire” la famiglia d’origine se non offre un sostegno materiale. Il punto critico non è il desiderio di aiutare la madre, ma la modalità: investire da solo in un immobile di grandi dimensioni che non userà significa vincolare liquidità e capacità di mutuo, quindi influire direttamente sul capitale di coppia. Da qui il tuo allarme: tema di equità finanziaria, confine suocera-coppia, sicurezza progettuale.
Prova allora a riformulare la conversazione togliendo il giudizio implicito di “follia” e centrando l’attenzione sull’impatto pratico ed emotivo: spiega che l’investimento immobiliare con sua madre ti fa sentire vulnerabile riguardo a futuri progetti comuni, che temi disequilibri patrimoniali e difficoltà a pianificare eventuali figli o trasferimenti.
Quando lui ti dice di “stare tranquilla” sta probabilmente cercando di proteggerti dall’ansia, ma ottiene l’effetto opposto perché minimizza un conflitto reale su cui avresti bisogno di partecipare come partner paritaria. In terapia di coppia definiremmo questa dinamica una disconnessione comunicativa: tu porti un timore concreto, lui risponde con rassicurazione generica e la distanza emotiva aumenta. Per capire se restare o meno non devi domandarti soltanto “è una follia o no?”, ma “il nostro modo di negoziare decisioni a lungo termine rispetta i miei bisogni di sicurezza, trasparenza e reciprocità?”. Dopo dodici anni la tenuta del legame non si misura su un singolo acquisto, bensì sulla capacità di discutere apertamente temi come soldi, casa, famiglia d’origine, successione, ruolo della suocera nella vita quotidiana. Questa è la vera prova di una relazione matura.
Prova allora a riformulare la conversazione togliendo il giudizio implicito di “follia” e centrando l’attenzione sull’impatto pratico ed emotivo: spiega che l’investimento immobiliare con sua madre ti fa sentire vulnerabile riguardo a futuri progetti comuni, che temi disequilibri patrimoniali e difficoltà a pianificare eventuali figli o trasferimenti.
Quando lui ti dice di “stare tranquilla” sta probabilmente cercando di proteggerti dall’ansia, ma ottiene l’effetto opposto perché minimizza un conflitto reale su cui avresti bisogno di partecipare come partner paritaria. In terapia di coppia definiremmo questa dinamica una disconnessione comunicativa: tu porti un timore concreto, lui risponde con rassicurazione generica e la distanza emotiva aumenta. Per capire se restare o meno non devi domandarti soltanto “è una follia o no?”, ma “il nostro modo di negoziare decisioni a lungo termine rispetta i miei bisogni di sicurezza, trasparenza e reciprocità?”. Dopo dodici anni la tenuta del legame non si misura su un singolo acquisto, bensì sulla capacità di discutere apertamente temi come soldi, casa, famiglia d’origine, successione, ruolo della suocera nella vita quotidiana. Questa è la vera prova di una relazione matura.
Gentilissima, grazie per la sua condivisione. Quella che descrive rappresenta sicuramente una situazione complessa e potenzialmente conflittuale tra lei ed il suo compagno. Ciò che mi sembra di notare è che la decisione di suo marito, il suo voler comprare casa alla madre rappresenti qualcosa che lei fa fatica a comprendere, probabilmente non ne comprende l'esigenza, le motivazioni e per questo le sembra una follia. Mi chiedo se ci sia spazio nella relazione con il suo compagno per provare a capire insieme gli stati mentali che stanno dietro a questa decisione, da cosa è mosso il suo partner; ma anche come mai a lei sembra una follia, probabilmente avete anche storie di vita ed esperienze diverse che divergono ulteriormente su questo punto, dove si fatica a vedere il punto di vista dell'altro.
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.