Gentili dottori, vorrei raccontarvi per bene la mia situazione. Durante il triennio all'università h

13 risposte
Gentili dottori, vorrei raccontarvi per bene la mia situazione. Durante il triennio all'università ho partecipato ad una campagna di scavi archeologici. Qui ho conosciuto una ragazza, proveniente da un altro percorso di studi, con la quale ho subito stretto un legame di amicizia. Lei è entrata a far parte del mio gruppo di amici, parlavamo tanto, abbiamo condiviso tante cose, tante esperienze e uscite.
A me questa ragazza piaceva, nonostante lei fosse fidanzata, ma comunque avevamo un rapporto di amicizia.
In quel periodo non stavo affatto bene, avevo un malessere interiore che alla fine riversato sulle persone intorno a me e in modo particolare nei confronti di questa ragazza. Avevo sviluppato una forma di ossessione e di dipendenza affettiva alla fine avevamo un rapporto un po' tossico. Se non sentivo questa ragazza per giorni iniziavo ad andare in ansia, lei doveva sempre rassicurarmi, proteggermi, starmi accanto, ascoltarmi eccetera.
Questa ragazza non era soltanto un'amica, ma era una confidente, una sorta di psicologa e così via
Mi arrabbiavo spesso nei suoi confronti ed ero geloso se per esempio preferiva il passaggio in auto di un altro amico piuttosto che il mio.
Ovviamente, io non mi rendevo conto di questa situazione stavo male. Fin quando alla festa di un nostro amico in comune, per attirare l'attenzione di questa ragazza, ho deciso di bere un po'. Non è successo nulla di grave ma comunque mi ha fatto un po' male, l'alcol e i miei amici sono dovuti stare accanto a me.
Questo evento è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ho perso tutte le mie vecchie amicizie e il rapporto con questa ragazza diciamo e terminato. Lei insieme ad altre mie amiche strette hanno deciso di parlare con i miei genitori per spiegargli un po' il mio stato e mi hanno proposto un percorso terapeutico, dopodiché ci siamo allontanati.
Adesso sono letteralmente due anni che non abbiamo più contatti, nel frattempo ho iniziato un percorso psicoterapeutico, mi sono laureato alla triennale, ho fatto tre esami della magistrale e sto continuando il mio percorso, sto cercando di socializzare con nuove persone, e il rapporto con i miei genitori è sicuramente diverso. Oggi posso dire di aver raggiunto una certa stabilità e non ho più quella sofferenza del passato.
Nel frattempo, frequentando i corsi della magistrale, ho incontrato nuovamente questa ragazza all'università, lei adesso è diventata una mia collega nel senso che lavoriamo con la stessa professoressa. Di conseguenza abbiamo una serie di ambienti in comune. Mesi fa ho partecipato ad una visita con la mia professoressa a Roma e c'era anche questa ragazza. Io non sto facendo niente, non l'ho più contattata non le ho più mandato un messaggio, non la saluto non le parlo. Ma anche questa ragazza non fa più niente, non fa altro che evitarmi. A Roma ho notato che mi ha guardato due volte e a sorriso, ma dal giorno dopo ha un comportamento di evita mento totale. Non mi saluta faccia a faccia e mi evita, addirittura cambia strada quando mi vede, si gira di spalle. L'altro giorno ero all'università per un esame, è passata di fronte a me senza guardarmi e senza salutarmi, poi si è fermata con i suoi colleghi dandomi le spalle. Questo comportamento naturalmente mi fa male, mi ferisce. Perché vuol dire che non vuole avere più niente a che fare con me, mi odia così tanto, mi detesta. Allora a questo punto, io non faccio altro che evitare ogni forma di contatto e di interazione con questa ragazza. Ho chiesto alla mia professoressa un aiuto per un programma e lei mi ha risposto dicendo di passare nel laboratorio dove questa ragazza poteva aiutarmi. Ma ovviamente io non sono entrato e ho detto alla professoressa che per motivi personali non posso entrare nel laboratorio e quindi troverò aiuto altrove. Non ho il coraggio, non ho la faccia, ho troppa paura. Mi faccio tante domande. Perché questa ragazza mi odia così tanto? Perché non mi saluta nemmeno? Il suo comportamento mi dice che non vuole avere niente a che fare con me, allora io non posso fare altro che evitare di entrare nel laboratorio e di evitare di partecipare a delle attività che la professoressa organizza quando c'è lei. Non voglio dare fastidio a nessuno, oltre lei c'è anche il suo fidanzato che è un collega, e ogni volta che mi guarda avverto un peso, mi guarda malissimo.
Io mi sto comportando benissimo, sto continuando un mio percorso terapeutico, sto continuando il percorso all'università, faccio altre attività ho conosciuto nuove persone ho iniziato un corso di teatro. Ma più di questo che devo fare? Possibile che dopo due anni devo vivere in una situazione così pesante? Non penso me lo merito.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,

grazie per aver condiviso con chiarezza la tua storia — si sente quanto ci hai sofferto e quanto hai lavorato su di te. Riassumendo: hai attraversato una relazione di amicizia molto coinvolgente e in parte dipendente, che è precipitata dopo un episodio sociale; da allora hai fatto terapia, hai recuperato stabilità, ma incontrare di nuovo quella ragazza all’università riaccende dolore e ti espone a evitamento reciproco che rende difficile la vita quotidiana.

Ecco alcune spiegazioni possibili e consigli concreti, brevi e pratici:

Perché lei si comporta così

Probabilmente ha scelto di proteggersi: quando un rapporto è stato “tossico” per lei, evitare è una strategia per tutelarsi.

Il suo evitamento non significa necessariamente “odio” verso di te come persona oggi: può essere rabbia, paura, dolore o semplice bisogno di distanza.

Tu interpreti il comportamento come rifiuto totale — è una lettura comprensibile, ma potrebbe esagerare la realtà e aumentare la tua sofferenza.

Cosa puoi fare subito (passi pratici)

Continua la terapia: stai già facendo il passo più importante.

Mantieni e rinforza le attività che funzionano (teatro, nuovi amici, studio): sono risorse fondamentali.

Evita sia la rincorsa del contatto sia la colpevolizzazione di te stesso: entrambe mantengono alta l’ansia.

Strategie da usare in ateneo o in laboratorio:

Prevedi percorsi alternativi o orari diversi se questo ti aiuta ad affrontare l’ansia senza isolarti totalmente.

Se devi incrociarla, programma una breve routine di grounding (respiri lenti, contare i piedi per terra, frase di sicurezza) prima e dopo l’incontro.

Se ti senti pronto, prova un saluto neutro e molto breve (es. “Buongiorno”) come piccolo esercizio di esposizione graduale — ma fallo solo se senti che non ti manda troppo in crisi.

Parla con la professoressa in privato: spiega che stai seguendo un percorso terapeutico e chiedi, se possibile, un’alternativa pratica per non compromettere i tuoi studi (es. altro gruppo, compiti diversi, orari). È legittimo chiedere accomodamenti temporanei.

Se pensi a un contatto diretto con lei

Non inviare messaggi emotivi o richieste di spiegazioni pubbliche.

Solo se il terapeuta e tu ritenete che serva closure, valuta un messaggio molto breve e responsabilizzante (es. “Mi dispiace per come sono andate le cose in passato; rispetto la tua scelta e non voglio più arrecarti disturbo. Ti auguro il meglio.”). Niente richieste di risposta.

Lavorare sull’interno

Continua a lavorare su autostima, tolleranza all’incertezza e gestione dell’ansia (tecniche cognitive e mindfulness sono utili).

Lavora con il terapeuta su pensieri catastrofici (“mi odia”, “non merito”) e sostituiscili con osservazioni più neutre e verificabili.

Cosa non fare

Non forzare confronti pubblici o scenari che possano riaccendere conflitti.

Non isolarti perché questo rinforza il problema.

Hai già fatto passi grandi (terapia, laurea, nuovi interessi): è normale che restino ferite che impiegano tempo a rimarginare. Con piccoli esercizi di esposizione graduata, supporto terapeutico e qualche aggiustamento pratico all’università, la situazione può diventare molto più gestibile.

È comunque consigliabile approfondire questo tema con lo specialista che ti segue (o con uno specialista dedicato alle relazioni e alla regolazione emotiva) per costruire un piano personalizzato e sicuro.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Vanessa Tribuzi
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Foligno
Gentile ragazzo, la cosa migliore che può fare (e che sta già facendo) è concentrarsi su se stesso e sul suo percorso. Evidentemente questa ragazza è rimasta ferita dagli avvenimenti del passato e non riesce (o non vuole) andare oltre.

Proprio perché lei, caro ragazzo, non merita di soffrire, è tempo di voltare pagina e di indirizzare le sue attenzioni e le sue energie su persone che anziché ignorarla e farla star male possano darle la considerazione e l'affetto che desidera. Ma dev'essere lei il primo a dare a se stesso tutto ciò: dev'essere lei il primo a darsi importanza, a coccolarsi, a rispettarsi e ad amarsi con tutto il cuore. E vedrà: le persone giuste arriveranno di conseguenza :-)

Dott.ssa Ilaria Innocenti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, credo che la cosa migliore, se tiene a questa persona, sia cercare di riparare e questo è possibile spostandosi da una posizione meno passiva a una più attiva. Potrebbe provare a salutarla per primo e magari chiederle di parlare per chiarivi, almeno lei ne sente la necessità... per affrontare quello che è stato in passato, come lei si sentiva, come sta oggi ed è cresciuto oggi e cercare di comprendere anche il punto di vista della sua amica, il perché si è allontanata, come si è sentita... E quello che sarà in futuro si vedrà. Un caro saluto, Ilaria Innocenti
Dott.ssa Cristina Di Fonzo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile ragazzo, da quanto scrive sta facendo un grande percorso su di sé che sta portando i suoi frutti. Permane l'ossessione, l'osso duro che richiede di continuare il lavoro su di sé affrontando con coraggio e pazienza i nodi problematici che sono nel profondo. La incoraggio pertanto a vedere quest'ossessione come un lumicino che le indica la strada da esplorare per trovare la sua risposta e, chissà, una possibile soluzione. La saluto caramente.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace continui a vivere questa situazione. Come mai pensa che questa ragazza la odia cosi tanto? Come mai non l'affronta?
Rifletta sulle mie domande
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore De Luca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Palermo
Grazie per aver condiviso tutto questo con tanta chiarezza e sensibilità. È evidente quanta strada tu abbia fatto, quanto ti sia impegnato per stare meglio, e quanto oggi tu stia cercando di muoverti con rispetto sia per te stesso che per gli altri. Questo merita un riconoscimento.

Provo a restituirti qualche possibile lettura — senza la pretesa che sia “la verità”, ma come ipotesi che possono aiutarti a comprendere meglio ciò che accade.

Perché lei ti evita? Alcune possibili spiegazioni

Potrebbe essere rimasto in lei un senso di colpa?
In passato si è trovata in un ruolo molto complesso: amica, confidente, “contenitore” emotivo in un momento per te difficile. Per molte persone, rileggere quei ricordi a distanza può generare imbarazzo o persino colpa (“forse ho fatto troppo”, “forse non ho capito abbastanza”…).

Potrebbe voler proteggere il suo equilibrio attuale?
È comprensibile che oggi lei abbia una vita diversa, una relazione, un gruppo di colleghi con cui ha costruito un nuovo assetto. A volte, quando una storia passata è stata emotivamente intensa, la persona sente il bisogno di mantenere una distanza per non creare tensioni nel presente anche solo per rassicurare il partner.

È possibile che sia ancora “spaventata” dal ricordo di come stavi allora?
Non perché tu oggi sia un problema anzi, il lavoro che hai fatto su di te lo dimostra. Ma può essere rimasto in lei il timore che riavvicinarsi significhi ritornare in quel ruolo di “salvatrice” che aveva assunto.

Forse non sa come comportarsi?
A volte l’evitamento nasce dal semplice imbarazzo: “E se fosse arrabbiato? E se mi fraintendesse? E se riapriamo una situazione difficile?”.
Molte persone, non sapendo come muoversi, finiscono per scegliere la strada del silenzio.

Nessuna di queste letture parla di odio.
Parlano di paura, colpa, confusione, difesa — emozioni umane, comprensibili, che non cancellano il fatto che tu oggi sia molto diverso da allora.

E tu, in tutto questo?

Hai fatto qualcosa di prezioso: hai preso in mano la tua vita, ti sei curato, stai studiando, stai costruendo nuove relazioni, hai iniziato un percorso al teatro e continui a impegnarti per non essere un peso per nessuno.

È normale che rivederla risvegli qualcosa. È una ferita che si sta cicatrizzando, ma che ogni tanto tira ancora.

Ma non sei più il ragazzo di allora.
E lo stai dimostrando ogni giorno.

Hai detto che hai iniziato un corso di teatro.
Ti va di raccontarci se senti che ti sta facendo del bene?

Il teatro è uno spazio potentissimo: permette di entrare ed uscire dai ruoli, di esplorare emozioni difficili in modo protetto, di sperimentare un modo diverso di stare in relazione.

E se senti che questo linguaggio ti parla, c’è una possibilità ulteriore. Lo psicodramma! psicoterapia e arte insieme.

Esiste un percorso che unisce proprio ciò che stai già facendo:
la psicoterapia e il linguaggio teatrale.
È lo psicodramma classico, un metodo che permette di lavorare sulle relazioni, sui vissuti del passato e del presente, sulle parti di sé, proprio *attraverso* l’azione, la scena, il gruppo.
Molti con la tua sensibilità si trovano a beneficiarne.
Se un giorno volessi approfondire — anche solo per capire meglio di cosa si tratta — possiamo parlarne con calma...

E adesso?

Quello che stai vivendo è difficile, ma ha un senso.
La vita ti sta rimettendo davanti una storia che non hai scelto di riaprire, ma che può diventare occasione per capire ancora meglio te stesso.

Dott. De Luca Salvatore
Dott.ssa Daniela Teresi
Psicologo, Psicoterapeuta, Professional counselor
Roma
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza.
Quello che emerge è il percorso di una persona che ha attraversato momenti difficili,
ma che ha avuto la forza di chiedere aiuto, di lavorare su sé stessa e di costruire nuove basi.
Questo è già un grande risultato e merita di essere riconosciuto.

Capisco che il comportamento di questa ragazza ti ferisca,
ma non è detto che significhi odio o disprezzo:
può essere semplicemente il suo modo di proteggersi e di mantenere un confine rispetto al passato.
Tu stai facendo la tua parte, stai crescendo e andando avanti,
e questo è ciò che conta davvero.

Non lasciare che la paura di incontrarla ti tolga opportunità:
hai dimostrato di saper trasformare il dolore in crescita,
e il tuo percorso dimostra che sei capace di costruire nuove relazioni e nuove esperienze.
Continua così, con fiducia nei passi che stai compiendo.

Ti invito a fare un passo ulteriore: prova a immaginare il tuo futuro desiderato rispetto a questa situazione.
Come sarebbe la tua vita se questo problema non avesse più spazio?
Che cosa faresti, come ti sentiresti, quali relazioni e opportunità coltiveresti?

Dare forma a questa visione può aiutarti a capire la direzione che vuoi prendere
e a non lasciare che il passato continui a condizionare il presente.
Visto che già sei in psicoterapia, parlarne con il tuo terapeuta potrebbe aiutarti a trasformare questa immaginazione in un vero progetto di cambiamento e di scoperta di parti di te che invece non possono essere viste per effetto di questa situazione



Grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza.
Quello che emerge è il percorso di una persona che ha attraversato momenti difficili,
ma che ha avuto la forza di chiedere aiuto, di lavorare su sé stessa e di costruire nuove basi.
Questo è già un grande risultato e merita di essere riconosciuto.

Capisco che il comportamento di questa ragazza ti ferisca, ma non è detto che significhi odio o disprezzo: può essere semplicemente il suo modo di proteggersi e di mantenere un confine rispetto al passato.
Tu stai facendo la tua parte, stai crescendo e andando avanti, e questo è ciò che conta davvero.

Non lasciare che la paura di incontrarla ti tolga opportunità: hai dimostrato di saper trasformare il dolore in crescita, e il tuo percorso dimostra che sei capace di costruire nuove relazioni e nuove esperienze. Continua così, con fiducia nei passi che stai compiendo.

Ti invito a fare un passo ulteriore: prova a immaginare il tuo futuro desiderato rispetto a questa situazione.
Come sarebbe la tua vita se questo problema non avesse più spazio?
Che cosa faresti, come ti sentiresti, quali relazioni e opportunità coltiveresti?

Dare forma a questa visione può aiutarti a capire la direzione che vuoi prendere e a non lasciare che il passato continui a condizionare il presente.
Visto che già sei in psicoterapia, parlarne con il tuo terapeuta potrebbe aiutarti a trasformare questa immaginazione in un vero progetto di cambiamento e di scoperta di parti di te che oggi restano nascoste proprio a causa di questa situazione.
Il cambiamento inizia quando immagini la vita che desideri e decidi di darle spazio. Adesso tocca trovare il coraggio di andare oltre!
Dr.ssa Daniela Teresi



Dott. Gabriele Olivieri
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Finale Ligure
Buonasera, leggendo la sua storia è evidente che vi siano tanti "non detti", inoltre mi appare strano che per una serata dopo aver bevuto un pò di più, sia lei, la ragazza, che gli amici l'hanno praticamente lasciato solo, evidentemente non erano amicizie, ne tantomeno affetti, se ad una bevuta, sia pur eccessiva, se ne sono andati.
Ad ogni modo, non so che tipo di percorso psicoterapeutico stia seguendo, ma sicuramente vi sono dei nodi da sciogliere, prima da affrontare in seduta, e successivamente in un confronto aperto e assertivo direttamente con questa ragazza, per poter poi chiudere definitivamente questa storia a senso unico, solo da parte sua.
Sarebbe importante, secondo me iniziare anche simulando aventualmente degli incontri, cercando di prevedere come potrebbero sfociare, e quindi ipotizzare risposte adeguate da parte sua.
Diventerebbe sicuramente utile affrontare per lei quel momento dove pare il tempo si sia fermato, per poi poter ripartire più sereno e alleggerito.
Purtroppo le proprie paure si possono superare solo vedendole e affrontandole con fermezza e volontà.
Le auguro il meglio.
Dott.ssa Cristina Villa
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Genova
Buongiorno,
Forse per il malessere di cui parla anche lei è stato pesante, sia per se stesso che per la ragazza che ha quindi deciso di evitarla.
La sua ex amica non sa del suo percorso. Oggi lei paga il peso del suo peso.
Mi chiedo se non potrebbe parlare raccontando della sua nuova consapevolezza su come ha agito in passato,in modo da poter avere un' interazione lavorativa meno tesa. Per il resto lasci andare, vada avanti nel suo percorso di psicoterapia con fiducia nel fatto che se siamo in grado di rispettare noi stessi possiamo stabilire rapporti più equilibrati nel presente e nel futuro anche con gli altri .
Buon lavoro
Un caro saluto
Dott.ssa Cristina Villa
Dott. Stefano Ventura
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Gentile Amico,

capisco la sua sofferenza di fronte al comportamento di questa ragazza. Sentirsi rifiutati ed evitati farebbe male a ciascuno di noi. e comprendo bene che voglia trovare una spiegazione per questo comportamento. Solo che ... sembra che la prima spiegazione delle azioni di questa ragazza le suggerisce che sia proprio lei stesso il problema: questa ragazza la "odierebbe" per qualcosa che ha fatto o per qualche sua caratteristica. e se invece le azioni della sua ex amica le dicessero qualcosa di lei? Magari che è in forte imbarazzo a parlarle, forse non sa cosa dire...
Se prova a cambiare prospettiva da se stesso a lei, la situazione ammette altre interpretazioni.
Ne parli con il suo terapeuta :)

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
visto quanto accaduto in passato credo sia abbastanza normale che vi sia una difficoltà ad avere un rapporto cordiale con questa ragazza. Ad ogni modo sarebbe importante chiedesse un consiglio spassionato anche al/alla suo/a terapista, la persona più indicata per accogliere ed orientare la sua richiesta.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Giuseppe Saracino
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Grazie per aver condiviso con sincerità ciò che sta attraversando. Da quanto descrive, sembra che lei si trovi in un momento complesso, in cui il desiderio di avvicinarsi a questa nuova persona si intreccia con la sensazione che il suo matrimonio non le offra più ciò di cui avrebbe bisogno. La distanza e l’incertezza legate a questo rapporto aggiungono ulteriori elementi di difficoltà, mentre la paura di affrontare una possibile separazione può renderle tutto ancora più pesante.
È comprensibile che provi emozioni diverse e talvolta contrastanti; quando ci si trova così, può essere difficile orientarsi. Il fatto che lei stia cercando un sostegno indica comunque un'attenzione importante verso il proprio benessere.
La invito a concedersi il tempo per ascoltare ciò che prova, senza giudicarsi, e a riflettere con gradualità su ciò che sente di desiderare per sé. Un percorso psicologico potrebbe offrirle uno spazio protetto in cui esplorare questi vissuti, comprendere meglio i suoi bisogni e valutare con maggiore tranquillità le possibilità che percepisce davanti a sé, sia nel matrimonio sia nella nuova relazione.
Un saluto,
dott. Giuseppe Saracino
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, se desidera chiarirsi con questa ragazza forse sarebbe opportuno penare, in terapia, a cosa la ostacola dal farlo. Il passato non può pregiudicare il suo presente ed è comprensibile che ci stia male. Penso che chiarirsi aiuti. D'altronde a questa ragazza vorrebbe solo chiedere un comportamento più rispettoso nei suoi riguardi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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