È da circa un anno che ho paura di mangiare cibi nuovi, in posti nuovi. La mia paura più che altro è
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È da circa un anno che ho paura di mangiare cibi nuovi, in posti nuovi. La mia paura più che altro è legata ad avere una reazione allergica a questi cibi, non sono allergica a nulla però, ma ho la paura di diventarlo da un momento all'altro. Questa mia paura si è manifestata dopo che ho fatto il test delle intollerante e ho scoperto di essere intollerante a limone,sedano e ananas, cose che non mi hanno mai dato fastidio e dall'ora le evito e se per caso tocco solo anche solo alimento mi viene il panico e penso di avere un reazione. Da allora ho paura che io sia allergica a tutto, questa paura già l'avevo per i farmaci infatti faccio fatica a prendeli. Ogni volta che mangio lo faccio con l'ansia, c'è da premettere che sono una persona molto ansiosa e soffro di attacchi di panico da dopo il periodo del covid, che mi ha fatto diventare molto germofobica, paurosa, ipocondriaca. Ho provato ad andare da una pisicologa ma non mj ha aiutato. Cosa posso fare? Per superare questa paura ?
Quello che descrive è un vissuto che molte persone con ansia riconoscono molto bene, ovvero la sensazione che un gesto semplice come mangiare possa trasformarsi in un rischio e che il corpo possa “tradire” da un momento all’altro. Anche se lei non ha allergie diagnosticate, la paura che possano comparire all’improvviso prende il sopravvento e le impedisce di vivere serenamente un atto quotidiano. Questo tipo di timore diventa una gabbia che alimenta il circolo vizioso dell’ansia, più evita, più la paura cresce e si rafforza.
Il fatto che tutto sia iniziato dopo il test delle intolleranze e il periodo del Covid non è casuale, perché in quei momenti si è probabilmente rafforzata l’idea che il corpo sia fragile e sempre a rischio, e che sia necessario controllare tutto per non esporsi a un pericolo. Questo bisogno di controllo è tipico dell’ansia, ma spesso finisce per peggiorare la qualità della vita.
Per superare questa paura non basta forzarsi a mangiare normalmente, perché la mente continua a reagire come se fosse in pericolo. Ci sono però strategie psicologiche che possono aiutare, un passo alla volta, in modo controllato e sicuro, fino a ridurre l’associazione tra quel cibo e l’idea di rischio.
Anche tecniche di gestione dell’ansia come la respirazione diaframmatica, la mindfulness o il rilassamento muscolare progressivo possono darle un aiuto concreto per affrontare i momenti in cui il panico prende il sopravvento. Non vanno viste come soluzioni magiche ma come strumenti da allenare, così che al bisogno diventino più efficaci.
Capisco la delusione per il fatto che la psicologa a cui si è rivolta non l’abbia aiutata, ma questo non significa che un supporto non possa funzionare, piuttosto può voler dire che non era l’approccio giusto per lei o che non si è sentita capita.
Lei ha già fatto un primo passo importante, riconoscere che la paura non ha basi mediche reali e che nasce dall’ansia. Il prossimo passo è darle un contenitore sicuro, uno spazio che l'aiuti a non sentirsi più in balia di pensieri e sensazioni fisiche.
Un caro saluto
Il fatto che tutto sia iniziato dopo il test delle intolleranze e il periodo del Covid non è casuale, perché in quei momenti si è probabilmente rafforzata l’idea che il corpo sia fragile e sempre a rischio, e che sia necessario controllare tutto per non esporsi a un pericolo. Questo bisogno di controllo è tipico dell’ansia, ma spesso finisce per peggiorare la qualità della vita.
Per superare questa paura non basta forzarsi a mangiare normalmente, perché la mente continua a reagire come se fosse in pericolo. Ci sono però strategie psicologiche che possono aiutare, un passo alla volta, in modo controllato e sicuro, fino a ridurre l’associazione tra quel cibo e l’idea di rischio.
Anche tecniche di gestione dell’ansia come la respirazione diaframmatica, la mindfulness o il rilassamento muscolare progressivo possono darle un aiuto concreto per affrontare i momenti in cui il panico prende il sopravvento. Non vanno viste come soluzioni magiche ma come strumenti da allenare, così che al bisogno diventino più efficaci.
Capisco la delusione per il fatto che la psicologa a cui si è rivolta non l’abbia aiutata, ma questo non significa che un supporto non possa funzionare, piuttosto può voler dire che non era l’approccio giusto per lei o che non si è sentita capita.
Lei ha già fatto un primo passo importante, riconoscere che la paura non ha basi mediche reali e che nasce dall’ansia. Il prossimo passo è darle un contenitore sicuro, uno spazio che l'aiuti a non sentirsi più in balia di pensieri e sensazioni fisiche.
Un caro saluto
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Salve paziente anonima le sue paure assomigliano più a delle fobie che a semplice paura che unite all' ansia generano attacchi di panico
Un circolo vizioso da cui non è semplice uscire da autodidatti perché nascondono paure profonde legate molto spesso vissuti famigliari infentili
La condotta di evitamento di fatti è situazioni in realtà alimenta sintomi
Le consiglio un buon Trattamento psicoterapico che l' aiuterà a comprendere da dove originano i sintomi e a trovare il miglior trattamento adatto a lei
In bocca al lupo
Doty lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Un circolo vizioso da cui non è semplice uscire da autodidatti perché nascondono paure profonde legate molto spesso vissuti famigliari infentili
La condotta di evitamento di fatti è situazioni in realtà alimenta sintomi
Le consiglio un buon Trattamento psicoterapico che l' aiuterà a comprendere da dove originano i sintomi e a trovare il miglior trattamento adatto a lei
In bocca al lupo
Doty lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Gentile utente, queste sensazioni sono manifestazioni tipiche dell’ansia, che spesso si aggrappa a temi come la salute, il corpo o il cibo.
Non sono i cibi in sé a rappresentare un pericolo per lei, quanto piuttosto l’ansia anticipatoria che li accompagna. Questa ansia simula sintomi fisici (tachicardia, nausea, panico) e fa sembrare la minaccia concreta, anche se non lo è.
Il fatto che una prima esperienza psicologica non l’abbia aiutata non deve scoraggiarla, non significa che la psicoterapia non funzioni, ma solo che forse non era l’approccio giusto.
Un percorso psicologico mirato potrebbe fornirle strumenti pratici per interrompere questo ciclo e riprendere fiducia nel suo corpo e nelle sue capacità. Imparare a gestire l’ansia significa aprirsi nuovamente alla libertà di vivere esperienze semplici, come mangiare un piatto nuovo, senza sentirsi in pericolo.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Non sono i cibi in sé a rappresentare un pericolo per lei, quanto piuttosto l’ansia anticipatoria che li accompagna. Questa ansia simula sintomi fisici (tachicardia, nausea, panico) e fa sembrare la minaccia concreta, anche se non lo è.
Il fatto che una prima esperienza psicologica non l’abbia aiutata non deve scoraggiarla, non significa che la psicoterapia non funzioni, ma solo che forse non era l’approccio giusto.
Un percorso psicologico mirato potrebbe fornirle strumenti pratici per interrompere questo ciclo e riprendere fiducia nel suo corpo e nelle sue capacità. Imparare a gestire l’ansia significa aprirsi nuovamente alla libertà di vivere esperienze semplici, come mangiare un piatto nuovo, senza sentirsi in pericolo.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Gentile utente le consiglio di intraprendere nuovamente un percorso di supporto psicologico e di creare, insieme allo-alla psicologa una solida alleanza terapeutica.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
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Dott. Luca Rochdi
Per superare questa paura devi rivolgerti a uno psicoterapeuta che competenza nel curare le fobie.
Puoi rivolgerti anche ad un allergologo che ti farà dei test allergici alimentari così che puoi sapere se sei allergica a qualche alimento. Infine bisogna sapere che un conto è avere una intolleranza un altro conto è avere una allergia. Nel caso fossi allergica, lo shock anafilattico, che rappresenta l'emergenza estrema (può essere anche fatale) di un'allergia si verifica davvero in rarissimi casi. Nella maggior parte delle volte i sintomi di un allergia sono gonfiore/prurito/formicolio lingua, bocca o gola unito in certi casi a difficoltà respiratorie. Detto ciò puoi mangiare qualsiasi cosa e solo se dovessero comparire gonfiore o prurito bocca/lingua puoi rivolgerti al tuo medico di famiglia.
Puoi rivolgerti anche ad un allergologo che ti farà dei test allergici alimentari così che puoi sapere se sei allergica a qualche alimento. Infine bisogna sapere che un conto è avere una intolleranza un altro conto è avere una allergia. Nel caso fossi allergica, lo shock anafilattico, che rappresenta l'emergenza estrema (può essere anche fatale) di un'allergia si verifica davvero in rarissimi casi. Nella maggior parte delle volte i sintomi di un allergia sono gonfiore/prurito/formicolio lingua, bocca o gola unito in certi casi a difficoltà respiratorie. Detto ciò puoi mangiare qualsiasi cosa e solo se dovessero comparire gonfiore o prurito bocca/lingua puoi rivolgerti al tuo medico di famiglia.
Buonasera, per quello che ho capito nonostante tu sappia di non avere vere allergie diagnosticate, la tua mente si comporta come se il pericolo fosse reale e imminente. Questo meccanismo è tipico dei disturbi d’ansia: la paura si aggancia a un tema specifico (in questo caso il cibo e i farmaci), e da lì si amplifica, fino a diventare una minaccia costante.
Il fatto che tutto sia iniziato dopo il test delle intolleranze è un dettaglio importante: lì c’è stato un “innesco”. Anche se prima non avevi avuto sintomi, la scoperta di quelle intolleranze ha creato un punto di vulnerabilità che ha alimentato l’ansia, facendo crescere l’idea che qualsiasi alimento potesse diventare improvvisamente pericoloso. Questo è un esempio di come la mente ansiosa possa trasformare un dato oggettivo in un allarme generalizzato.
Il collegamento che fai con il periodo del Covid ha un senso: molte persone hanno sviluppato forme di ansia legate al corpo, alla salute, alla contaminazione. Tu descrivi infatti anche aspetti di germofobia e ipocondria, che si intrecciano con la paura delle allergie. È come se la tua attenzione fosse costantemente diretta al monitoraggio del rischio, impedendoti di fidarti del tuo corpo.
Il fatto che una psicologa in passato non ti abbia aiutata non significa che non ci siano strumenti efficaci o che un percorso con altro professionista non possa portare a risultati più validi. Esistono approcci specifici, come la terapia cognitivo-comportamentale, che lavorano proprio sulla gestione delle paure irrazionali legate a sintomi corporei e reazioni ipocondriache. In questi casi, l’obiettivo non è eliminare l’ansia in un colpo solo, ma allenarti progressivamente a tollerarla e a ridimensionare i pensieri catastrofici.
Intanto potresti iniziare con un piccolo esercizio di esposizione graduale. Ad esempio, scrivi un elenco di cibi che oggi temi di più, ordinandoli dal meno spaventoso al più spaventoso. Poi, in un contesto tranquillo e sicuro, prova a reintrodurre quelli meno ansiogeni, osservando le tue reazioni senza forzare. Puoi accompagnare questo percorso con tecniche di respirazione mindfulness per regolare l’attivazione fisica durante i pasti. Parallelamente, come già detto sarebbe oltremodo utile intraprendere un percorso con uno terapeuta specializzato in ansia e fobie, che ti aiuti a interrompere il circolo vizioso fra pensiero catastrofico, evitamento e panico.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Il fatto che tutto sia iniziato dopo il test delle intolleranze è un dettaglio importante: lì c’è stato un “innesco”. Anche se prima non avevi avuto sintomi, la scoperta di quelle intolleranze ha creato un punto di vulnerabilità che ha alimentato l’ansia, facendo crescere l’idea che qualsiasi alimento potesse diventare improvvisamente pericoloso. Questo è un esempio di come la mente ansiosa possa trasformare un dato oggettivo in un allarme generalizzato.
Il collegamento che fai con il periodo del Covid ha un senso: molte persone hanno sviluppato forme di ansia legate al corpo, alla salute, alla contaminazione. Tu descrivi infatti anche aspetti di germofobia e ipocondria, che si intrecciano con la paura delle allergie. È come se la tua attenzione fosse costantemente diretta al monitoraggio del rischio, impedendoti di fidarti del tuo corpo.
Il fatto che una psicologa in passato non ti abbia aiutata non significa che non ci siano strumenti efficaci o che un percorso con altro professionista non possa portare a risultati più validi. Esistono approcci specifici, come la terapia cognitivo-comportamentale, che lavorano proprio sulla gestione delle paure irrazionali legate a sintomi corporei e reazioni ipocondriache. In questi casi, l’obiettivo non è eliminare l’ansia in un colpo solo, ma allenarti progressivamente a tollerarla e a ridimensionare i pensieri catastrofici.
Intanto potresti iniziare con un piccolo esercizio di esposizione graduale. Ad esempio, scrivi un elenco di cibi che oggi temi di più, ordinandoli dal meno spaventoso al più spaventoso. Poi, in un contesto tranquillo e sicuro, prova a reintrodurre quelli meno ansiogeni, osservando le tue reazioni senza forzare. Puoi accompagnare questo percorso con tecniche di respirazione mindfulness per regolare l’attivazione fisica durante i pasti. Parallelamente, come già detto sarebbe oltremodo utile intraprendere un percorso con uno terapeuta specializzato in ansia e fobie, che ti aiuti a interrompere il circolo vizioso fra pensiero catastrofico, evitamento e panico.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, capisco bene la fatica che sta vivendo e la ringrazio per aver condiviso così chiaramente la sua esperienza. Quello che descrive non è soltanto una paura occasionale, ma una vera e propria condizione che le genera sofferenza quotidiana e che interferisce con aspetti fondamentali come l’alimentazione e la serenità nel vivere attività ordinarie. La paura di sviluppare improvvisamente un’allergia, pur in assenza di una diagnosi medica in tal senso, si inserisce in un quadro che lei stessa descrive fatto di ansia, ipocondria, attacchi di panico e una maggiore sensibilità sviluppata dopo il periodo della pandemia, che per molte persone ha rappresentato un evento destabilizzante. È importante distinguere la realtà dei fatti dalle interpretazioni che l’ansia porta a costruire. Da una parte c’è un test di intolleranza che ha evidenziato alcune sensibilità alimentari, dall’altra la sua mente ha cominciato ad amplificare questo dato fino a trasformarlo in una convinzione più ampia: che qualsiasi cibo possa essere pericoloso. L’ansia tende a lavorare in questo modo, prende un piccolo stimolo e lo ingigantisce, fino a renderlo una minaccia costante. Non sorprende quindi che anche il semplice contatto con alimenti da lei percepiti come rischiosi scateni sintomi fisici e panico, che in realtà non sono il segnale di un’allergia, ma la manifestazione della risposta ansiosa del corpo. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, un percorso efficace in situazioni come la sua prevede un lavoro su due piani. Da un lato c’è la necessità di riconoscere e mettere in discussione i pensieri catastrofici che emergono al momento del pasto, imparando gradualmente a osservarli senza identificarvisi. Dall’altro lato c’è il lavoro di esposizione graduale e guidata alle situazioni temute, cioè al consumo di cibi che oggi le suscitano ansia. Questo processo non si affronta mai in maniera brusca, ma passo dopo passo, con l’obiettivo di insegnare al suo corpo e alla sua mente che non vi è pericolo reale e che l’ansia, anche se intensa, può essere tollerata e diminuisce se non si evita la situazione. Capisco che in passato abbia provato a rivolgersi a una psicologa senza sentire beneficio, ma questo non significa che la psicoterapia non possa esserle utile. Può darsi che non abbia trovato l’approccio giusto per lei o che il percorso non fosse stato sufficientemente focalizzato sui metodi pratici per affrontare le paure. La terapia cognitivo comportamentale, se condotta con tecniche specifiche per ansia e ipocondria, può aiutarla a ritrovare un rapporto più sereno con il cibo, con i farmaci e più in generale con le situazioni che oggi associa al rischio di una reazione fisica grave. Un aspetto che può cominciare a praticare sin da subito è il lavoro sulla consapevolezza delle reazioni del corpo. Quando sente arrivare l’ansia, provi ad accorgersi che i sintomi che percepisce, come palpitazioni o senso di panico, non sono la prova di un’allergia ma il risultato di una scarica di adrenalina tipica degli attacchi d’ansia. Allenarsi a fare questa distinzione le consentirà di ridurre gradualmente la paura che qualcosa di irreparabile stia accadendo. Tecniche di respirazione e rilassamento possono accompagnare questo processo, aiutandola a riportare calma al sistema nervoso quando la tensione cresce. Superare questa difficoltà richiede impegno e tempo, ma non è impossibile. La sua paura è forte, ma è alimentata principalmente dall’ansia, non da una minaccia reale. Riuscire a guardarla in questi termini è il primo passo per spezzare il circolo vizioso che oggi la blocca. Cercare un professionista con esperienza specifica nei disturbi d’ansia e negli attacchi di panico potrebbe fare una grande differenza nel darle strumenti concreti e personalizzati per riprendere in mano la sua quotidianità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve, quello che descrive è un vissuto molto comune in chi ha sviluppato un’ansia intensa legata alla salute, spesso in seguito a eventi traumatici come la pandemia, che ha amplificato paure profonde legate alla vulnerabilità, al controllo e alla sicurezza.
La sua difficoltà nel mangiare, così come l’evitamento di farmaci e l’ipercontrollo dei sintomi, rientra in una forma di fobia da reazione allergica che, pur essendo infondata a livello medico, è vissuta come reale e spaventosa. Un percorso con approccio EMDR potrebbe invece aiutarla a elaborare il vissuto traumatico legato al periodo del Covid, che ha generato un irrigidimento delle sue risposte emotive e corporee. Anche la Mindfulness può offrirle uno spazio sicuro per riconoscere le sue sensazioni fisiche senza giudicarle o reagire automaticamente con paura.
La psicoterapia che ha provato in passato potrebbe non essere stata adatta a questo tipo di problema, o forse non ha trovato ancora la giusta sintonia terapeutica. La invito a cercare un psicologo psicoterapeuta con esperienza in disturbi d’ansia e fobie, con cui costruire un percorso mirato, empatico e rispettoso dei suoi tempi. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
La sua difficoltà nel mangiare, così come l’evitamento di farmaci e l’ipercontrollo dei sintomi, rientra in una forma di fobia da reazione allergica che, pur essendo infondata a livello medico, è vissuta come reale e spaventosa. Un percorso con approccio EMDR potrebbe invece aiutarla a elaborare il vissuto traumatico legato al periodo del Covid, che ha generato un irrigidimento delle sue risposte emotive e corporee. Anche la Mindfulness può offrirle uno spazio sicuro per riconoscere le sue sensazioni fisiche senza giudicarle o reagire automaticamente con paura.
La psicoterapia che ha provato in passato potrebbe non essere stata adatta a questo tipo di problema, o forse non ha trovato ancora la giusta sintonia terapeutica. La invito a cercare un psicologo psicoterapeuta con esperienza in disturbi d’ansia e fobie, con cui costruire un percorso mirato, empatico e rispettoso dei suoi tempi. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buongiorno, capisco bene quello che stai vivendo .
Quella che descrivi non è una vera allergia, ma un circolo d’ansia: il pensiero che “potrebbe succedere qualcosa” scatena sintomi fisici che ti spaventano e ti confermano la paura, portandoti a evitare sempre di più. È un meccanismo tipico dei disturbi d’ansia e dell’ipocondria, che spesso compaiono dopo periodi di forte stress, come nel tuo caso dopo il Covid.
Un percorso psicoterapeutico mirato può aiutarti molto: l’approccio cognitivo-comportamentale è particolarmente efficace, ma anche l’EMDR (che lavora sui ricordi e sulle esperienze traumatiche che hanno segnato l’inizio della paura) e la mindfulness (che aiuta a restare presenti e ridurre il rimuginio) possono essere strumenti utili. In alcuni casi, se l’ansia è molto intensa, può essere valutato anche un supporto farmacologico con uno psichiatra. Non è una condizione senza via d’uscita: con gli strumenti giusti si può.
un caro saluto
Dott.ssa Silvia Falqui
Quella che descrivi non è una vera allergia, ma un circolo d’ansia: il pensiero che “potrebbe succedere qualcosa” scatena sintomi fisici che ti spaventano e ti confermano la paura, portandoti a evitare sempre di più. È un meccanismo tipico dei disturbi d’ansia e dell’ipocondria, che spesso compaiono dopo periodi di forte stress, come nel tuo caso dopo il Covid.
Un percorso psicoterapeutico mirato può aiutarti molto: l’approccio cognitivo-comportamentale è particolarmente efficace, ma anche l’EMDR (che lavora sui ricordi e sulle esperienze traumatiche che hanno segnato l’inizio della paura) e la mindfulness (che aiuta a restare presenti e ridurre il rimuginio) possono essere strumenti utili. In alcuni casi, se l’ansia è molto intensa, può essere valutato anche un supporto farmacologico con uno psichiatra. Non è una condizione senza via d’uscita: con gli strumenti giusti si può.
un caro saluto
Dott.ssa Silvia Falqui
Gent.ma utente,
grazie per aver condiviso questa sua condizione di disagio e di preoccupazione. Certamente è invalidante avere paura di mangiare, così come l'avere paura di assumere farmaci. Quando questa forma di ansia compromette il normale svolgimento delle funzioni primarie come nutrirsi o prendersi cura della salute, è auspicabile intervenire chiedendo il supporto professionale adeguato.
Sebbene la sua precedente esperienza di intervento psicologico non sia andata a buon fine, prenderei in seria considerazione la possibilità di provare ancora questa soluzione che sicuramente (!) è la migliore possibile nel suo caso.
Il ciclo dell'ansia, infatti, è complesso da interrompere quando si è completamente coinvolti. Si possono trovare comportamenti evitanti, come mangiare solo cose sicure o non assumere farmaci, ma lei si renderà conto che non possono essere soluzioni a lungo termine. Si può anche convivere, in qualche modo, con le proprie paure e abituarsi a uno stile di vita ultra-protettivo e sempre in allerta, ma è davvero ciò che desidera? Non credo.
L'alternativa è comprendere che molte delle sue preoccupazioni non derivano da una consapevolezza reale delle minacce, ma da un'amplificazione dei pericoli, tipica dell'ansia. Ciò può applicarsi agli alimenti, ai farmaci, alla cura dell'igiene e della salute più in generale. Però, l'ansia non ci definisce e non è un male incurabile. E' un meccanismo mentale che caratterizza l'essere umano, ma può essere meglio compreso e gestito nelle sue manifestazioni, fino a diventare inoffensivo e incapace di limitare le nostre funzioni, trovando così un vero benessere fisico e mentale.
Il mio consiglio è di superare la sua resistenza verso l'aiuto di un professionista e dare a sé stessa la possibilità di affrontare i suoi problemi con un metodo e delle strategie efficaci, senza tentare di compensare le difficoltà con comportamenti improvvisati e precari.
Se lo desidera, sono a sua disposizione per ulteriori informazioni su un percorso psicologico di questo tipo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
grazie per aver condiviso questa sua condizione di disagio e di preoccupazione. Certamente è invalidante avere paura di mangiare, così come l'avere paura di assumere farmaci. Quando questa forma di ansia compromette il normale svolgimento delle funzioni primarie come nutrirsi o prendersi cura della salute, è auspicabile intervenire chiedendo il supporto professionale adeguato.
Sebbene la sua precedente esperienza di intervento psicologico non sia andata a buon fine, prenderei in seria considerazione la possibilità di provare ancora questa soluzione che sicuramente (!) è la migliore possibile nel suo caso.
Il ciclo dell'ansia, infatti, è complesso da interrompere quando si è completamente coinvolti. Si possono trovare comportamenti evitanti, come mangiare solo cose sicure o non assumere farmaci, ma lei si renderà conto che non possono essere soluzioni a lungo termine. Si può anche convivere, in qualche modo, con le proprie paure e abituarsi a uno stile di vita ultra-protettivo e sempre in allerta, ma è davvero ciò che desidera? Non credo.
L'alternativa è comprendere che molte delle sue preoccupazioni non derivano da una consapevolezza reale delle minacce, ma da un'amplificazione dei pericoli, tipica dell'ansia. Ciò può applicarsi agli alimenti, ai farmaci, alla cura dell'igiene e della salute più in generale. Però, l'ansia non ci definisce e non è un male incurabile. E' un meccanismo mentale che caratterizza l'essere umano, ma può essere meglio compreso e gestito nelle sue manifestazioni, fino a diventare inoffensivo e incapace di limitare le nostre funzioni, trovando così un vero benessere fisico e mentale.
Il mio consiglio è di superare la sua resistenza verso l'aiuto di un professionista e dare a sé stessa la possibilità di affrontare i suoi problemi con un metodo e delle strategie efficaci, senza tentare di compensare le difficoltà con comportamenti improvvisati e precari.
Se lo desidera, sono a sua disposizione per ulteriori informazioni su un percorso psicologico di questo tipo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Gentile Utente,
ciò che descrive è certamente una situazione faticosa e dolorosa, che immagino stia interferendo non poco con il suo vivere quotidiano.
La paura di sviluppare allergie improvvise sta alimentando un circolo vizioso di ansia anticipatoria e condotte di evitamento, soprattutto in presenza di un quadro di ansia generalizzata e attacchi di panico.
L'ansia, però, non è solo un disturbo da gestire, ma un segnale che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato, e che ci parla "a gran voce" attraverso il corpo.
Le consiglierei pertanto di intraprendere un percorso psicologico con un professionista che le permetta di esplorare le cause profonde di ciò che sta vivendo. Non si tratta solo di imparare a gestire i sintomi, ma di comprendere cosa li genera e affrontarli in modo più consapevole.
Non si scoraggi se un primo percorso non ha funzionato; può capitare di non entrare in sintonia con un determinato psicologo, o magari non era l’approccio terapeutico più adatto a lei.
Le auguro di trovare un terapeuta che possa accompagnarla nell’esplorazione della sua storia, dei suoi vissuti e delle sue emozioni, permettendole così di sperimentare uno spazio sicuro in cui comprendere, accogliere e rielaborare queste sue difficoltà.
Cordialmente
Dott.ssa Aurora Ciervo
ciò che descrive è certamente una situazione faticosa e dolorosa, che immagino stia interferendo non poco con il suo vivere quotidiano.
La paura di sviluppare allergie improvvise sta alimentando un circolo vizioso di ansia anticipatoria e condotte di evitamento, soprattutto in presenza di un quadro di ansia generalizzata e attacchi di panico.
L'ansia, però, non è solo un disturbo da gestire, ma un segnale che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato, e che ci parla "a gran voce" attraverso il corpo.
Le consiglierei pertanto di intraprendere un percorso psicologico con un professionista che le permetta di esplorare le cause profonde di ciò che sta vivendo. Non si tratta solo di imparare a gestire i sintomi, ma di comprendere cosa li genera e affrontarli in modo più consapevole.
Non si scoraggi se un primo percorso non ha funzionato; può capitare di non entrare in sintonia con un determinato psicologo, o magari non era l’approccio terapeutico più adatto a lei.
Le auguro di trovare un terapeuta che possa accompagnarla nell’esplorazione della sua storia, dei suoi vissuti e delle sue emozioni, permettendole così di sperimentare uno spazio sicuro in cui comprendere, accogliere e rielaborare queste sue difficoltà.
Cordialmente
Dott.ssa Aurora Ciervo
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
A volte, più che cercare di eliminare del tutto la paura, può essere utile intraprendere un percorso di supporto psicologico volto ad accettarla e imparare a gestirla. L’obiettivo non è cancellarla, ma fare in modo che non diventi limitante né condizioni la quotidianità. Spesso, infatti, la difficoltà sta proprio nel voler evitare o sopprimere ciò che ci spaventa, quando invece paura e ansia vanno attraversate, comprese e integrate. È possibile, inoltre, che il periodo del Covid abbia amplificato alcune sue sensibilità preesistenti, rendendo più intensi i vissuti legati all’ipocondria.
Per questo motivo, le suggerisco di considerare l’avvio di un percorso psicologico che possa aiutarla a ritrovare un equilibrio e a vivere con maggiore serenità le sue giornate.
A volte, più che cercare di eliminare del tutto la paura, può essere utile intraprendere un percorso di supporto psicologico volto ad accettarla e imparare a gestirla. L’obiettivo non è cancellarla, ma fare in modo che non diventi limitante né condizioni la quotidianità. Spesso, infatti, la difficoltà sta proprio nel voler evitare o sopprimere ciò che ci spaventa, quando invece paura e ansia vanno attraversate, comprese e integrate. È possibile, inoltre, che il periodo del Covid abbia amplificato alcune sue sensibilità preesistenti, rendendo più intensi i vissuti legati all’ipocondria.
Per questo motivo, le suggerisco di considerare l’avvio di un percorso psicologico che possa aiutarla a ritrovare un equilibrio e a vivere con maggiore serenità le sue giornate.
Gentile Paziente, capisco e comprendo bene tutte le sue preoccupazioni. Come sono certa il medico le avrà spiegato, allergie e intolleranze sono due condizioni diverse, da non prendere con leggerezza e nemmeno con paura (per quanto comprensibile e legittima), adottando le misure di prevenzione e trattamento, qualora ce ne fosse la necessità.
Il medico saprà darle ulteriori dettagli circa il da farsi nei casi in cui, per ipotesi, dovesse trovarsi ad assumere accidentalmente uno degli alimenti elencati, mentre, con un percorso di supporto/terapia psicologica (per il quale mi dispiace non abbia trovato giovamento, la invito a continuare/cambiare/trovare la giusta persona/approccio più affine a lei) attraverso il quale potrà imparare a gestire l'ansia, il panico, la germofia, le paure, ecc. in modo da potersi godere i pasti (nuovi e in posti nuovi).
Un caro saluto
Dott.ssa Erika Antonucci
Il medico saprà darle ulteriori dettagli circa il da farsi nei casi in cui, per ipotesi, dovesse trovarsi ad assumere accidentalmente uno degli alimenti elencati, mentre, con un percorso di supporto/terapia psicologica (per il quale mi dispiace non abbia trovato giovamento, la invito a continuare/cambiare/trovare la giusta persona/approccio più affine a lei) attraverso il quale potrà imparare a gestire l'ansia, il panico, la germofia, le paure, ecc. in modo da potersi godere i pasti (nuovi e in posti nuovi).
Un caro saluto
Dott.ssa Erika Antonucci
Gentile utente,
mi dispiace per il periodo che sta vivendo, posso comprendere quanto sia difficoltoso convivere con delle fobie. Mi spiace anche aver letto che non si è trovato bene con la psicologa o che questo percorso sente che non l’ha aiutata. Tuttavia, posso consigliarle di continuare a cercare il professionista con cui si sentirà più a sua agio e che saprà aiutarla, proprio per dare significato alla sua paura e sofferenza. Mi rendo conto che non è facile, pur trattandosi di un rapporto di lavoro che si fa insieme è pur una relazione e come tale si deve creare una buona alleanza tra voi.
In bocca al lupo, Dott.ssa Sara Vento
mi dispiace per il periodo che sta vivendo, posso comprendere quanto sia difficoltoso convivere con delle fobie. Mi spiace anche aver letto che non si è trovato bene con la psicologa o che questo percorso sente che non l’ha aiutata. Tuttavia, posso consigliarle di continuare a cercare il professionista con cui si sentirà più a sua agio e che saprà aiutarla, proprio per dare significato alla sua paura e sofferenza. Mi rendo conto che non è facile, pur trattandosi di un rapporto di lavoro che si fa insieme è pur una relazione e come tale si deve creare una buona alleanza tra voi.
In bocca al lupo, Dott.ssa Sara Vento
Buonasera, quello che descrive è un quadro di paure persistenti e pervasive che sembrano radicate in una percezione di vulnerabilità e mancanza di controllo. La scoperta delle intolleranze alimentari ha apparentemente risvegliato una serie di ansie latenti, portando alla superficie timori riguardanti il cibo, che è un simbolo di nutrimento ma anche, nell'inconscio, di molti significati più profondi. La paura di reazioni allergiche, nonostante la mancanza di evidenze dirette, evidenzia un conflitto tra bisogno di sicurezza e la percezione di affrontare un mondo esterno minaccioso. Spesso, queste ansie possono essere viste come manifestazioni di conflitti interiori irrisolti, che trovano un canale di espressione attraverso paure focalizzate su aspetti quotidiani come il cibo e i farmaci. Il mio orientamento si prefigge di esplorare e dare significato a questi vissuti, identificando le dinamiche inconsce che influenzano il suo rapporto con il mondo. Attraverso questa esplorazione, l'obiettivo è di aiutare a ristabilire un rapporto più equilibrato e sereno con i propri bisogni e le proprie preoccupazioni.
Se desidera intraprendere un percorso in un ambiente sicuro e privo di giudizio, per capire meglio le origini e i significati di queste paure, sono qui per offrirle supporto e ascolto profondo.
Non esiti a contattarmi per poter lavorare insieme alla ricerca di un nuovo equilibrio che rispetti la sua autenticità.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Buon pomeriggio,
Ho letto la sua domanda e comprendo bene la sua preoccupazione, soprattutto se si è particolarmente sensibili ad alcuni alimenti.
È normale voler evitare rischi. Ad oggi può evitare i cibi di cui è a conoscenza (limone, sedano e ananas) ma ci sono modi per esplorare nuovi cibi in sicurezza, senza forzarsi o mettersi in pericolo.
Può iniziare con piccolissime quantità, magari in presenza di qualcuno di fiducia, o parlarne con un allergologo per avere una guida medica ed esperta su come fare in caso di reazione allergica. Anche solo sapere di avere un piano di emergenza (come portare con sé un antistaminico) può dare molta più serenità.
Non deve sentirsi obbligata a provare tutti i cibi, ma se c'è qualcosa che la incuriosisce, vale la pena affrontarlo con calma e con le giuste precauzioni.
Scoprire nuovi sapori può anche diventare un modo per conoscersi meglio, senza mettersi in pericolo.
Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Ho letto la sua domanda e comprendo bene la sua preoccupazione, soprattutto se si è particolarmente sensibili ad alcuni alimenti.
È normale voler evitare rischi. Ad oggi può evitare i cibi di cui è a conoscenza (limone, sedano e ananas) ma ci sono modi per esplorare nuovi cibi in sicurezza, senza forzarsi o mettersi in pericolo.
Può iniziare con piccolissime quantità, magari in presenza di qualcuno di fiducia, o parlarne con un allergologo per avere una guida medica ed esperta su come fare in caso di reazione allergica. Anche solo sapere di avere un piano di emergenza (come portare con sé un antistaminico) può dare molta più serenità.
Non deve sentirsi obbligata a provare tutti i cibi, ma se c'è qualcosa che la incuriosisce, vale la pena affrontarlo con calma e con le giuste precauzioni.
Scoprire nuovi sapori può anche diventare un modo per conoscersi meglio, senza mettersi in pericolo.
Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Buongiorno gentile Utente, da quanto racconta emerge chiaramente quanto questa paura stia condizionando la sua quotidianità, in particolare un gesto naturale e fondamentale come il mangiare. La preoccupazione che descrive sembra avere poco a che fare con un rischio reale di allergia, dato che lei stessa sottolinea di non averne mai avute, ma nasce piuttosto da un vissuto di ansia che si è intrecciato con l’esperienza del test per le intolleranze e con un terreno già reso fragile da ipocondria e attacchi di panico. Non è raro che, in situazioni di forte vulnerabilità emotiva, la mente si focalizzi in modo ossessivo su possibili pericoli per la salute, anche in assenza di riscontri medici concreti.
La sua descrizione richiama quello che in psicologia viene definito “circolo ansioso”: più si teme una determinata reazione (in questo caso allergica), più l’attenzione si concentra sui segnali del corpo, e più facilmente si innescano sensazioni fisiche che assomigliano a quelle che lei teme, rinforzando così la convinzione di essere in pericolo. È un meccanismo che non dipende dalla volontà ma che può essere interrotto con un lavoro psicoterapeutico mirato.
Comprendo la sua delusione per una prima esperienza con una psicologa che non l’ha aiutata come sperava, ma questo non significa che non ci sia possibilità di miglioramento. Esistono approcci terapeutici con solide evidenze scientifiche, come la terapia cognitivo-comportamentale o i protocolli specifici per i disturbi d’ansia e di panico, che si sono dimostrati efficaci nel ridurre paure simili alla sua. In questi percorsi si lavora sia sul modo di interpretare i segnali corporei e i pensieri catastrofici, sia sull’esposizione graduale e guidata alle situazioni temute, in modo da recuperare progressivamente fiducia e libertà.
La paura che descrive non riguarda semplicemente il cibo, ma appare collegata a una più ampia vulnerabilità ansiosa che, come scrive, si è accentuata dopo il periodo del covid. Proprio per questo, più che cercare soluzioni immediate o strategie da sola, credo sia importante che lei si conceda l’opportunità di riprovare un percorso terapeutico, magari con un professionista che utilizzi un approccio evidence-based e che sappia accompagnarla passo dopo passo nella gestione di queste paure.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
La sua descrizione richiama quello che in psicologia viene definito “circolo ansioso”: più si teme una determinata reazione (in questo caso allergica), più l’attenzione si concentra sui segnali del corpo, e più facilmente si innescano sensazioni fisiche che assomigliano a quelle che lei teme, rinforzando così la convinzione di essere in pericolo. È un meccanismo che non dipende dalla volontà ma che può essere interrotto con un lavoro psicoterapeutico mirato.
Comprendo la sua delusione per una prima esperienza con una psicologa che non l’ha aiutata come sperava, ma questo non significa che non ci sia possibilità di miglioramento. Esistono approcci terapeutici con solide evidenze scientifiche, come la terapia cognitivo-comportamentale o i protocolli specifici per i disturbi d’ansia e di panico, che si sono dimostrati efficaci nel ridurre paure simili alla sua. In questi percorsi si lavora sia sul modo di interpretare i segnali corporei e i pensieri catastrofici, sia sull’esposizione graduale e guidata alle situazioni temute, in modo da recuperare progressivamente fiducia e libertà.
La paura che descrive non riguarda semplicemente il cibo, ma appare collegata a una più ampia vulnerabilità ansiosa che, come scrive, si è accentuata dopo il periodo del covid. Proprio per questo, più che cercare soluzioni immediate o strategie da sola, credo sia importante che lei si conceda l’opportunità di riprovare un percorso terapeutico, magari con un professionista che utilizzi un approccio evidence-based e che sappia accompagnarla passo dopo passo nella gestione di queste paure.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, la ringrazio per la domanda.
Comprendo che sia difficile riuscire a gestire questa paura che lei sente ogni qual volta che mangia.
Io credo che sarebbe interessante provare a comprendere l'origine di questa sua paura e l'ansia che poi da questa se ne scaturisce.
Mi parla di ansia e di attacchi di panico che sono due manifestazioni evidenti che si presentano ogni qual volta lei prova a mangiare qualcosa di nuovo. Sarebbe interessante comprendere cosa succede pochi istanti prima che lei mangi, quali sono i suoi pensieri che le si manifestano in quel momento.
Al di là dell'utilizzo dei farmaci, un percorso psicologico sicuramente potrebbe essere di aiuto per cercare di comprendere che cosa celi dietro questa sua paura e per permetterle, poi, in futuro di stare meglio.
Grazie
Comprendo che sia difficile riuscire a gestire questa paura che lei sente ogni qual volta che mangia.
Io credo che sarebbe interessante provare a comprendere l'origine di questa sua paura e l'ansia che poi da questa se ne scaturisce.
Mi parla di ansia e di attacchi di panico che sono due manifestazioni evidenti che si presentano ogni qual volta lei prova a mangiare qualcosa di nuovo. Sarebbe interessante comprendere cosa succede pochi istanti prima che lei mangi, quali sono i suoi pensieri che le si manifestano in quel momento.
Al di là dell'utilizzo dei farmaci, un percorso psicologico sicuramente potrebbe essere di aiuto per cercare di comprendere che cosa celi dietro questa sua paura e per permetterle, poi, in futuro di stare meglio.
Grazie
Buonasera, intraprendere un percorso psicologico non è mai semplice e talvolta non si trova subito la persona affine per poter instaurare una buona alleanza terapeutica, che sarà poi fondamentale per tutto il percorso che dovrete percorrere assieme. Non si arrenda e provi a darsi un'altra occasione.
Gentile
Capisco quanto questa paura possa essere difficile da vivere e quanto possa generare ansia nella quotidianità. Se lo desidera, possiamo incontrarci per parlarne insieme e ricevere sostegno in uno spazio di ascolto sicuro. Sarà un piacere accoglierla e accompagnarla nel ritrovare maggiore serenità e fiducia.
Capisco quanto questa paura possa essere difficile da vivere e quanto possa generare ansia nella quotidianità. Se lo desidera, possiamo incontrarci per parlarne insieme e ricevere sostegno in uno spazio di ascolto sicuro. Sarà un piacere accoglierla e accompagnarla nel ritrovare maggiore serenità e fiducia.
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico per il trattamento dell'ansia e delle fobie. Cordiali saluti.
Quello che descrivi ha molto il tono di un circolo ansia–paura–controllo che alimenta se stesso. La scoperta delle intolleranze ha fatto da “miccia”: prima non avevi mai avuto problemi con quei cibi, ma da quel momento la mente ha cominciato a dirti “se succedesse qualcosa?” e ogni piccolo contatto è diventato fonte di panico. È lo stesso meccanismo che ti porta a temere di essere allergica a tutto o di avere reazioni improvvise ai farmaci.
Il punto non è il cibo in sé, ma l’ansia che ti accompagna nel momento in cui mangi, l’attenzione costante al corpo e ai possibili sintomi. Il fatto che tu sappia di non avere allergie reali ma comunque provi paura mostra bene che non è il rischio oggettivo a guidarti, ma la tua mente ansiosa che “anticipa” scenari catastrofici.
Questa paura si è innestata su un terreno già fragile: il periodo del covid, che per tante persone ha amplificato paure di contaminazione, ipocondria, germofobia. Da allora sembra che la tua ansia abbia trovato vari “oggetti” su cui spostarsi, e ora è arrivata al cibo.
Non sei sola in questo, e non significa che sei “condannata” a vivere con questa paura. È una forma di ansia che può essere trattata, ma richiede un lavoro specifico. Se la psicologa che hai visto non ti ha aiutata, non vuol dire che la terapia non funzioni: forse semplicemente non era l’approccio adatto a te. In casi come il tuo la terapia cognitivo-comportamentale è molto utile, perché lavora proprio sul legame tra pensieri, emozioni e reazioni fisiche, e aiuta gradualmente ad esporsi a ciò che fa paura senza che l’ansia prenda il sopravvento.
La strada non è smettere di avere paura dall’oggi al domani, ma imparare a tollerarla, a riconoscere che è un pensiero ansioso e non una realtà, e a fare piccoli passi che ti dimostrino che non succede nulla.
Ti sei già dimostrata coraggiosa nel chiedere aiuto, ed è importante che tu non ti fermi qui: la tua paura non è “te”, è un sintomo dell’ansia, e con il supporto giusto si può ridurre fino a smettere di condizionare la tua vita.
Dott.ssa De Pretto
Il punto non è il cibo in sé, ma l’ansia che ti accompagna nel momento in cui mangi, l’attenzione costante al corpo e ai possibili sintomi. Il fatto che tu sappia di non avere allergie reali ma comunque provi paura mostra bene che non è il rischio oggettivo a guidarti, ma la tua mente ansiosa che “anticipa” scenari catastrofici.
Questa paura si è innestata su un terreno già fragile: il periodo del covid, che per tante persone ha amplificato paure di contaminazione, ipocondria, germofobia. Da allora sembra che la tua ansia abbia trovato vari “oggetti” su cui spostarsi, e ora è arrivata al cibo.
Non sei sola in questo, e non significa che sei “condannata” a vivere con questa paura. È una forma di ansia che può essere trattata, ma richiede un lavoro specifico. Se la psicologa che hai visto non ti ha aiutata, non vuol dire che la terapia non funzioni: forse semplicemente non era l’approccio adatto a te. In casi come il tuo la terapia cognitivo-comportamentale è molto utile, perché lavora proprio sul legame tra pensieri, emozioni e reazioni fisiche, e aiuta gradualmente ad esporsi a ciò che fa paura senza che l’ansia prenda il sopravvento.
La strada non è smettere di avere paura dall’oggi al domani, ma imparare a tollerarla, a riconoscere che è un pensiero ansioso e non una realtà, e a fare piccoli passi che ti dimostrino che non succede nulla.
Ti sei già dimostrata coraggiosa nel chiedere aiuto, ed è importante che tu non ti fermi qui: la tua paura non è “te”, è un sintomo dell’ansia, e con il supporto giusto si può ridurre fino a smettere di condizionare la tua vita.
Dott.ssa De Pretto
Buon pomeriggio,
ciò che scrive lascia immaginare una forma di ansia legata alla salute che prende varie forme. L’avvio di questa attivazione ansiosa in concomitanza con il Covid mi fa immaginare che quel periodo possa aver influenzato, come è successo per molte persone, una vulnerabilità in tal senso annessa ad una perdita di un “senso di sicurezza”, perdita che diviene terreno fertile per reazioni ansiose.
In tal senso, potrebbe essere utile rivalutare il percorso terapeutico affinché si possa lavorare per ripristinare uno stato di serenità. A volte può succedere che non vada da subito bene e continuare a cercare la figura professionale più adatta a sè può essere di aiuto.
Un caro saluto,
Dottssa LM
ciò che scrive lascia immaginare una forma di ansia legata alla salute che prende varie forme. L’avvio di questa attivazione ansiosa in concomitanza con il Covid mi fa immaginare che quel periodo possa aver influenzato, come è successo per molte persone, una vulnerabilità in tal senso annessa ad una perdita di un “senso di sicurezza”, perdita che diviene terreno fertile per reazioni ansiose.
In tal senso, potrebbe essere utile rivalutare il percorso terapeutico affinché si possa lavorare per ripristinare uno stato di serenità. A volte può succedere che non vada da subito bene e continuare a cercare la figura professionale più adatta a sè può essere di aiuto.
Un caro saluto,
Dottssa LM
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