Ciao , credo di avere un problema serio con il tempo e la procrastinazione . Frequento il secondo an

24 risposte
Ciao , credo di avere un problema serio con il tempo e la procrastinazione . Frequento il secondo anno di università, ho 2 esami indietro, e tutte quelle materie che ho dato , le ho studiate in tempi ridicoli , esami come diritto privato in una settimana ad esempio , e non sento nemmeno un picco di adrenalina quando rimando tutto all’ultimo come capita a molti , mi sento miserabile ed ho una concentrazione pessima . Ho ricevuto da un anno una diagnosi di disturbo bipolare di tipo due , prendo il litio e antidepressivi, ma non sembro migliorare affatto da questo punto di vista, e pure è quello che mi interessa di più, vorrei essere funzionale , ma è come se fossi paralizzata, non riesco ad uscirne. Forse il fatto di aver scelto una facoltà che non avrei voluto non ha aiutato, ma penso di essermi rassegnata in fin dei conti , non avrei potuto far diversamente , adesso sto cercando di preparare un esame, mancano 3 giorni e non ho finito più della metà del programma, e sono mentalmente e fisicamente esausta. Cosa suggerite?
Dr. Giovanni Zanusso
Psicologo, Psicoterapeuta, Professional counselor
Montebelluna
Ciao! Prima di tutto, ti mando un grande abbraccio virtuale perché capisco quanto possa essere frustrante sentirsi bloccati e sopraffatti (ho vissuto anch'io situazioni simili all'università). Il fatto che tu stia cercando una soluzione e ne stia parlando è già un grande passo avanti.

Da quello che dici, sembra che ci siano diversi fattori in gioco: la procrastinazione, la mancanza di concentrazione, la fatica mentale e fisica, e forse anche il fatto che la facoltà non ti appassiona. Tutto questo, combinato con la gestione del disturbo bipolare e dei farmaci, rende la situazione davvero complessa.

Ora, non voglio darti consigli banali del tipo "fai una to-do list e vai avanti", perché so che se fosse così semplice, l'avresti già fatto. Però magari possiamo provare a trovare qualche strategia pratica:

Micro-obiettivi – Tre giorni per preparare un esame è dura, ma invece di pensare al programma intero, prova a suddividerlo in blocchi più piccoli. Concentrati su 20-30 minuti alla volta con delle pause, magari usando il metodo del Pomodoro.

Accetta il “buono abbastanza” – Se ti trovi a procrastinare perché ti senti sopraffatta o hai paura di fallire, prova a ricordarti che non devi per forza puntare alla perfezione. Passare un esame con un voto dignitoso è meglio che bloccarsi e non farcela affatto.

Coinvolgi qualcuno – Studiare con un amico (anche online) o spiegare ad alta voce i concetti a qualcuno può aiutarti a mantenere l’attenzione più a lungo. Se ti senti paralizzata, magari chiedere a qualcuno di farti da "supervisore" (tipo un amico che ti chiede aggiornamenti ogni tot ore) può darti una spinta.

Controlla i livelli di energia – Il litio può avere effetti sulla concentrazione e l’energia, quindi se senti di essere sempre esausta, potresti parlarne con il medico per vedere se c'è qualcosa da regolare nella terapia.

Ascoltati senza colpevolizzarti – È normale sentirsi bloccati e non funzionali a volte, soprattutto con tutto quello che hai sulle spalle. Il fatto che tu voglia migliorare significa che sei già sulla strada giusta.

Se tra tre giorni riesci anche solo a dare il massimo con le energie che hai ora, senza giudicarti troppo, sarà già una vittoria. E dopo l'esame, magari puoi prenderti un momento per capire se la facoltà che hai scelto è davvero ciò che vuoi o se ci sono altre strade che ti renderebbero più felice e motivata.

Tieni duro, ce la puoi fare!

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Dott.ssa Chiara Missana
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Taranto
Cara paziente, sarebbe utile iniziare un percorso di psicoterapia mirato alla gestione delle tue difficoltà universitarie. Se interessata, puoi intraprenderlo con me. Sono esperta in psicoterapie brevi strategiche e mi sono già occupata di blocchi scolastici. Cordialmente, Dott.ssa Chiara Missana, psicologa psicoterapeuta.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Comprendendo quanto questa situazione possa essere frustrante e logorante per te. La procrastinazione, soprattutto quando si accompagna a una sensazione di paralisi e a una fatica mentale e fisica così intensa, può essere il segnale di un malessere più profondo, che merita di essere ascoltato con attenzione.

Il fatto che tu abbia già una diagnosi di disturbo bipolare di tipo 2 e segue una terapia farmacologica suggerisce che potrebbe essere utile valutare, insieme a uno specialista, se il trattamento attuale sia adeguato alle tue esigenze, o se possa essere necessario integrarlo con un supporto psicoterapeutico mirato. Spesso, difficoltà come la procrastinazione cronica, la bassa motivazione e il senso di blocco possono essere affrontate con strategie specifiche che aiutano a migliorare la gestione del tempo, della concentrazione e dell'energia mentale.

Inoltre, il tuo rapporto con l'università e il percorso di studi scelto sembrano avere un impatto significativo sul tuo stato emotivo. Anche questo aspetto merita attenzione, perché sentirsi incastrati in una direzione che non si sente davvero propria può amplificare il senso di impotenza e demotivazione.

Ti consiglio vivamente di parlarne con uno specialista, che possa aiutarti a comprendere meglio la tua situazione e trovare strumenti concreti per affrontarla. Un supporto psicoterapeutico potrebbe rivelarsi particolarmente utile per lavorare sulle che stai vivendo, trovare nuove strategie per gestire la procrastinazione e migliorare il tuo benessere generale.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sabrina Germi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Castegnero
Gentile utente,
il mio consiglio è di affiancare ai farmaci, la psicoterapia.
A disposizione.

Saluti
Dott.ssa Lucia Taddei
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Credo che nella vita sia fondamentale comprendere gli obiettivi che appartengono al nostro Io, e non quelli imposti dal sistema familiare/culturale, in cui viviamo.
Dott.ssa Ornella Prete
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve,
immagino che oltre la diagnosi e la prescrizione farmacologica lei sia seguita da uno psichiatra, quindi ritengo che debba rivolgersi allo stesso se ha la percezione di non migliorare, magari ha necessità di rivedere i dosaggi o cambiare un farmaco, per migliorare le sue prestazioni non solo di studio sarebbe utile associare un percorso psicoterapeutico di sostegno e lavoro su di se, potrebbe aiutarla molto ad organizzare meglio anche la sua vita.
Dott.ssa Gaia Parenti
Psicoterapeuta, Psicologo
Castelfiorentino
Buonasera, la ringrazio per la condivisione di questo momento così delicato della sua vita. Suggerisco, nel caso ancora non sia in atto, di affiancare alla terapia farmacologica anche un percorso di psicoterapia per riuscire a prendere consapevolezza e comprendere insieme al/alla professionista quale possa essere la soluzione migliore per lei. Cari saluti
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Buona sera,
posso capire come si sente in un periodo di stallo, sicuramente non ha la motivazione sufficiente per questo studio. Razionalmente Lei cerca di concludere il percorso, ma emotivamente lei è lontano da tutto. Questa dissociazione non le permette di organizzarsi in tempo e quindi rispettare delle regole, per arrivare alla meta, visto che la testa va da una parte e le emozioni in direzione opposta.
La farmacoterapia può essere solo di aiuto ad una psicoterapia, ma non guarisce.
Di fondamentale importanza è che lei scopra fino in fondo il suo funzionamento e attraverso una terapia del modello strutturale integrato, diventi consapevole delle sue dissociazioni tra corpo, emozioni, razionalità per poi trovare un modo più funzionale per arrivare alle mete che lei effettivamente si vuole raggiungere.
Le faccio i miei migliori auguri e rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti
Dottoressa Monika Elisabeth Ronge
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Violeta Raileanu
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, spesso, la procrastinazione e la sensazione di “paralisi” possono essere legati all'umore instabile e alla scarsa motivazione, soprattutto se non si sente in sintonia con la facoltà scelta. Se la terapia farmacologica non sembra aiutarla abbastanza, potrebbe valere la pena discuterne con lo psichiatra per valutare un possibile aggiustamento. Nel frattempo, potrebbe tentare alcune strategie pratiche come spezzare il carico di studio in micro-obiettivi (es. studiare 20 minuti, poi pausa), avere una routine fissa fissando degli orari precisi per lo studio e le pause, evitando di lasciarsi trasportare dall'inerzia del momento, ecc. La cosa più importante è non scoraggiarsi, chieda aiuto e sperimenti nuove strategie.
Un caro saluto
Dott.ssa Ramona Borla
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Orbassano
Cara utente, imparare a gestire le varie fasi del suo disturbo non è semplice ma seguendo la terapia farmacologica e con un buon percorso terapeutico è assolutamente possibile. Se non lo ha ancora iniziato le consiglio di iniziare, la potrà aiutare a lavorare sulle sue difficoltà. Un caro saluto Dott.ssa Ramona Borla
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Gent Utente, immagino che questa situazione le stia causando molta frustrazione, soprattutto nel cercare di conciliare gli impegni universitari con le difficoltà emotive e mentali legate al disturbo bipolare. La procrastinazione e la difficoltà di concentrarsi non sono semplicemente una questione di motivazione, ma qualcosa che può risultare davvero debilitante quando ci sono alti e bassi emotivi. Comprendo che possa sembrare difficile uscire da questo circolo vizioso. Oltre a confrontarsi con il medico per valutare eventuali aggiustamenti nella terapia, potrebbe essere utile considerare in terapia alcune tecniche per migliorare la gestione della procrastinazione. Per esempio, la terapia cognitivo comportamentale può aiutarla a identificare e modificare i pensieri automatici che alimentano la procrastinazione, come il timore del fallimento o la convinzione che "non ci riuscirà mai". Una strategia potrebbe essere quella di suddividere il compito in passi più piccoli e concreti, riducendo il sovraccarico e affrontando un pezzo alla volta. Inoltre, suddividere lo studio in sessioni brevi e concedersi pause può alleggerire il carico mentale.
Mi chiedevo, come si sente quando riesce a compiere anche un piccolo passo in avanti, anche se le sembra poco significativo? Pensa che potrebbe iniziare a vedere questi momenti di progresso come delle vere e proprie vittorie, anche se piccoli? Cordialmente, Dott.ssa Arianna Moroni
Dott.ssa Roberta Russo
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Il sentirsi sopraffatti da situazioni ed eventi non è certo d'aiuto per affrontare anche le piccole sfide di ogni giorno. Leggo che assume una terapia farmacologica, che immagino sia stata calibrata a seconda delle sue peculiarità. Il farmaco è di certo un grande aiuto, allo stesso tempo ritengo sia utile affiancarlo ad un percorso psicoterapeutico per avere la possibilità di lavorare su aspetti di sè. Può essere utile confrontarsi con il professionista che la segue farmacologicamente così da poterla indirizzare funzionalmente.
Dott. Marco Di Campli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Ciao!
La procrastinazione e la paralisi possono essere molto frustranti, soprattutto se vuoi cambiare ma ti sembra impossibile. Il fatto che tu stia assumendo farmaci e non veda miglioramenti merita un confronto con il tuo specialista: potrebbe essere utile rivedere il trattamento.

Intanto, puoi provare strategie pratiche:

Piccoli passi: spezza lo studio in micro-obiettivi concreti.
Tecnica del Pomodoro: 25 min di studio, 5 di pausa.
Studiare in movimento: ripeti camminando o registra la tua voce.
Meno autocritica: accetta il tuo ritmo e sperimenta strategie adatte a te.
Se il problema è anche la facoltà scelta, potresti approfondire il tema in terapia. Sei già seguita da un professionista?

Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Dott.ssa Cristina Bernucci
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Velletri
Buongiorno,

mi dispiace molto leggere delle sue difficoltà con la gestione del tempo e della procrastinazione, soprattutto considerando il contesto impegnativo in cui si trova, sia a livello accademico che personale. Desidero offrirle alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarla:

1. **Routine e Pianificazione**: Creare una routine giornaliera può aiutarla a strutturare il suo tempo in modo più efficace. Provare a stabilire orari specifici dedicati allo studio, al riposo e alle attività personali può favorire una maggiore organizzazione.

2. **Obiettivi Realistici**: Cercare di suddividere il lavoro in piccoli obiettivi realizzabili può renderlo meno opprimente. Per esempio, anziché vedere un intero programma di studio come un unico blocco, può suddividerlo in parti più piccole e gestibili.

3. **Tecniche di Gestione del Tempo**: Esistono diverse tecniche di gestione del tempo, come la Tecnica del Pomodoro, che potrebbe trovare utili. Questa tecnica prevede periodi di studio di 25 minuti seguiti da brevi pause, aiutando a mantenere la concentrazione e ridurre l'affaticamento.

4. **Supporto**: Non esiti a cercare il supporto di amici, familiari o colleghi. Avere qualcuno con cui parlare delle sue preoccupazioni può alleggerire il carico emotivo.

5. **Autocompassione**: È importante ricordare di essere gentile con sé stesso/a. Le difficoltà che sta vivendo non definiscono il suo valore personale e riconoscere i propri sforzi è fondamentale.

6. **Consulto Professionale**: Considerato che ha già una diagnosi di disturbo bipolare di tipo due e sta assumendo farmaci, le consiglierei di parlarne con il suo medico o il suo terapeuta. Potrebbero essere necessarie regolazioni della terapia o ulteriori interventi per affrontare meglio le sfide attuali.

Spero che questi suggerimenti possano esserle d’aiuto. Le auguro il meglio nel suo percorso accademico e personale.

Cordiali saluti.
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, vista la diagnosi le sarebbe motlo utile affiancare alla terapia farmacologica una psicoterapia. La procrastinazione, quando eccessiva viene spesso vista come un sintomo depressivo, certo nel suo caso potrebbe anche essere dovuta a demotivazione, date le considerazioni sulla facoltà che ha scelto.
Dr. Cristina Finocchiaro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, se ha ricevuto una diagnosi ed assume antidepressivi le sarà stato consigliato anche di avviare un percorso di psicoterapia, già magari qualche incontro con uno psicologo clinico per trovare uno spazio dove porre le domande che fa qui sarebbe utile. Si fa delle domande importanti ed emerge una capacità autorilfessiva a cui forse vale la pena dare ascolto.
Non tutti sanno che per disturbi psicopatologici il trattamento preferenziale , tenendo conto dei risultati provenienti dalla ricerca scientifica è l’integrazione di farmaci e psicoterapia.
Non sottovaluti neanche di tornare dallo psichiatra che le ha prescritti i farmaci e raccontare quello che ha ben descritto qui.
Cordiali saluti
Dott.ssa Cristina Finocchiaro
Psicologa e Psicoterapeuta
Dott.ssa Valentina Maisano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Castellanza
Buongiorno, mi sembra di comprendere che ha ricevuto una diagnosi ma non mi è chiaro se è seguita da un punto di vista psicoterapico e farmacologico. Capire come funzioniamo è fondamentale per valutare nuove possibili strategie di comportamento da attuare per raggiungere un nuovo equilibrio. Scegliere l’università é un passo importante per il futuro lavorativo, per costruirci un’identità professionale solida. È possibile che aver scelto qualcosa che non piace la stia portando a rimandare (procrastinando, faticando a concentrarsi) la chiusura del percorso, non tanto per l’università in sè ma piuttosto per quello che verrà dopo, fare un lavoro che probabilmente potrebbe non piacerle e che mi sembra di aver compreso non aver scelto con spontaneità. Nella vita si fanno delle scelte ma non siamo obbligati poi a seguire quella strada, possiamo e dobbiamo avere la responsabilità di scegliere e riscegliere fino a trovare la via più giusta per sè, mettendosi in gioco e affrontando emozioni, fatiche, pensieri talvolta scomodi. Alla domanda che pone, suggerisco di valutare di intraprendere un percorso psicologico allo scopo di conoscersi meglio, capire il suo funzionamento, comprendere quali risorse ha e come poterle utilizzare per lavorare sui problemi da lei riscontrati. Le auguro il meglio.
Dott.ssa Michela Querci
Psicologo, Psicoterapeuta
Pistoia
Salve,
non è facile darle un suggerimento, perché la situazione che lei descrive è complessa, la diagnosi che ha ricevuto ha a che fare con il tono dell'umore, che lei descrive come piuttosto basso. Ma oltre ad un'etichetta a volte è utile contestualizzare il sintomo sia per la funzione che ha, che da quello che dice sembra quello di bloccarla, sia in riferimento al periodo che lei vive, che è quello di una separazione dal nucleo di origine e di costruzione identitaria, temi questi che richiederebbero un approfondimento. Spesso è utile affiancare alla terapia farmacologica ad un percorso psicoterapeutico, che è il suggerimento che mi sento di darle.
Un saluto
Dott. Giuseppe Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Dovrebbe parlare con il medico che le ha prescritto i farmaci illustrando la situazione come la descrive e dicendo che non vede miglioramenti. La terapia farmacologica generalmente viene monitorata dagli psichiatri mensilmente a secondo delle circostanze. La terapia farmacologica inoltre si associa generalmente con una terapia psicologica.
Cordiali Saluti
Giuseppe Lombardo
Dott.ssa Eleonora Errante
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
San matteo della Decima
Buonasera,
sicuramente frequentare una facoltà che non si é scelto non aiuta da tantissimi punti di vista, anzi di solito crea malessere. Ha mai affiancato alla terapia farmacologica una psicoterapia? Potrebbe aiutarla a gestire meglio la sua quotidianità. In bocca al lupo!
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, credo che sia essenziale affiancare un percorso di psicoterapia. I soli farmaci non riescono a modificare pensieri e percezioni, attenuano i sintomi ma non risolvono questioni legate alla scelta del suo futuro e di ciò che realmente la rende felice.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Noretta Lazzeri
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza, è chiaro che stai attraversando un momento molto difficile e pieno di sfide. La combinazione di un disturbo bipolare e il carico accademico può sicuramente rendere tutto più pesante. Per prima cosa, voglio dirti che la tua lotta non è facile, e riconoscere di essere in difficoltà è già un passo importante.

Inizia dal riconoscere che non devi fare tutto perfettamente o in un tempo troppo breve. La procrastinazione in sé è una risposta difensiva, legata spesso a un mix di paura, ansia e stress. È comprensibile che, dato il disturbo bipolare e l'uso dei farmaci, tu possa sentirti sopraffatta dalla situazione, e la tua energia potrebbe oscillare, complicando ulteriormente il quadro. Ma è fondamentale provare a trovare un approccio che permetta di essere più funzionale.
Ecco alcune cose che potresti provare:
Dividi il programma di studio in piccole parti; mposta sessioni brevi di studio (25-30 minuti) seguite da 5-10 minuti di pausa. Questo può aiutarti a restare concentrata senza sentirti troppo sopraffatta.
Se la situazione ti sembra davvero troppo difficile da gestire, parlare con un terapeuta e con il tuo medico curante potrebbe essere utile. Potrebbero esserci aggiustamenti da fare riguardo al trattamento farmacologico e altre strategie per affrontare il disturbo bipolare in un contesto di studio.
Rimango a disposizione per eventuali informazioni
Un caro saluto
Dott.ssa Noretta Lazzeri
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

vista la situazione abbastanza complessa le suggerirei di affiancare al trattamento farmacologico un percorso psicoterapico. La aiuterà con il tempo a migliorare la sua qualità della vita e ad accettare la sua condizione.

Cordiali Saluto
Dott. Diego Ferrara

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