Che cosa mi sta accadendo? Sono colei che vi ha detto che alla 2 seduta di emdr è stata make ed il s

31 risposte
Che cosa mi sta accadendo? Sono colei che vi ha detto che alla 2 seduta di emdr è stata make ed il suo psicoterapeuta mi ha chiesto scusa per l incidente di percorso perché lavorando sul lutto materno sperava che l argine tra mamma e me fosse più forte mentre invece sono uscite tutte fuori le mie paure. Mi ha detto che non lavoreremo per ora sul lutto ma su di me. Gli ho dato fiducia nonostante riandata da lui con il terrore. So di buttare su lui proiezioni mie, pure del fatto che è un uomo ed io ce l'ho col maschile e che la parte irrazionale lo vede come un ennesimo uomo deludente. E che però mi ha chiesto scusa, cosa che gli uomini del mio vissuto non fanno mai e non mi Sn mai sentita protetta. Stasera pero complice un raffreddore che mi ha tenuta a casa 2 gg, un'ansia accumulata, una cervicale infiammata che mi ha fatto venire panico per vertigini, ad una certa ho rivisto mia mamma nel letto di ospedale e anche mia sorella persa anni fa. Tutto così vivido che ha aumentato il terrore scoppiato del tutto mentre andando a sistemare la TV a mio padre vedo un servizio su un caso dei bambini maltrattati ecc in cui mostravano un oggetto che si usa per emdr con degli stimolatori alternati, usato li in modo sbagliato. Beh la tensione del servizio, l oggetto, come dite voi psicologici mi ha fatto da trigger perche l oggetto lomusa pure il mio. O meglio nelle 2 sedute. E li è come se fosse uscito il trauma che ne è uscito dal suo incidente di percorso. L ho percepito come pericoloso, di cui non fidarmi, e ho provato quel panico di chi Scappa da un suo come dire nemico. Ho razionalizzato dicendo che su lui proietto la falsita e sfiducia del uomini, doveva aiutarmi ma invece ha causato un trauma, non è certo un manipolatore o cattivo. Tuttavia non è cosi che posso vivermi il rapporto con un terapeuta. Già ho sfiducia in tante cose, già non ho un punto di riferimento, nessuno di cui davvero mi fido, gia ho il problema del controllo, che appunto avere queste non vorrei fossero paranoie o diventassi matta, questo malessere, che lui che deve aiutarmi me lo sento pericoloso. Gli devo parlare ma poi cosa succederà? Chiudo e cerco ancora? Ne ho altri di tentativi terapeutici andati male ma non cosi forti come questo. Io voglio solo star bene e chi dovrebbe farmi star bene lungo un periodo come posso viverlo cme minaccioso?
Gentilissima, ricordo il suo precedente messaggio. Come giustamente coglie bene lei, nella relazione terapeutica si possono riattivare questioni soggettive, e anzi, se questa cosa è sapientemente modulata dal terapeuta, questo può non solo non essere un male ma avere addirittura un’utilità nel percorso terapeutico stesso. Certamente però quel che si nota è che nuovamente di rivolge a noi, psicologi che possono risponderle solo in modo virtuale, invece che porre direttamente nuovamente al suo terapeuta la questione che ci pone in questo suo secondo messaggio. Consigliarle qualcosa in merito all’opportunità di proseguire o meno il percorso col suo attuale terapeuta significherebbe entrare di fatto nel suo percorso attuale, interferendo con esso in maniera non solo non deontologicamente corretta ma anche oggettivamente pericolosa. Si comprende bene la sua angoscia, ma nel bene e nel male, la decisione spetta a lei. Un caro saluto, Marta Corradi.

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Buongiorno. L'unica cosa da fare è mostrare a lui tutto ciò che ha mostrato a noi. In tal modo si eviterà l'ambiguità che di solito non aiuta a vivere bene sia se stessi che gli altri.
Buongiorno
Quando si pratica EMDR più accadere che emergano altri ricordi o traumi, senza entrare nel merito della terapia se nasce un problema, e questo accade, va affrontato e discusso in terapia, il transfert, quello suo è negativo, è il fondamento della psicoterapia ma se ne parla, si analizza e si elabora con il terapeuta, quindi le consiglio di portare tutto ciò che ha scritto in terapia solo così potrà affrontare i suoi problemi. Se invece continuerà a nutrire dentro di se la sfiducia continuerà a cambiare terapeuta e generalmente più si cambia terapeuta più si è sfiduciati verso la terapia continuando ad alimentare e proiettare sul terapeuta il fallimento della terapia stessa.
Non si fermi al primo ostacolo dia più fiducia in primis a se stessa nel senso di poter attraversare e così rielaborare e superare i traumi della sua vita.
Cordiali saluti
Buongiorno, la prossima seduta parli in modo aperto e diretto con il suo terapeuta. Decidete insieme se è meglio interrompere o continuare. Ovviamente la parola finale spetta a lei.
Se dovesse finire questo rapporto certo: non si arrenda e cerchi ancora!
dott Tealdi
Che piacere avere ancora sue notizie: la sua storia ha qualcosa di particolare perché se da una parte, come dicono anche i colleghi, provare resistenza al cambiamento fa parte delle fasi iniziali di ogni cambiamento, quindi anche di ogni intervento terapeutico è anche vero che l'antipatia e il desiderio di fuga ci aiutano a decidere e scegliere cosa fare e vanno comunque ascoltati con molta serietà.
Insistere e fuggire appaiono scelte equivalenti e per ragioni opposte.
Che fare oltre a restare ancora più incerti, spaventati e paralizzati?
La complessità della sua storia, la sua particolarità sta nello senario in cui lei si descrive: nella sua storia tutto è più difficile perché si aggiungono una sorta di coincidenze davvero particolari: ad un lutto già così difficile da attraversare (mi permetta di semplificare) si aggiungono anche quelle che sembrano essere delle amplificazioni di emozioni di qualcosa che chiameremo 'sfiducia' che vengono addirittura certificare, insomma riconosciute come un errore. Poi la trasmissione televisiva, le visioni...per tutto all'interno dell'idea che il maschile sia poco affidabile.
(tutti sono inaffidabili, mica solo gli uomini...)
Per come la racconta sembra che quasi non si sa più da dove ricominciare e, soprattutto con chi.
E da soli è impossibile restare...
Ecco un punto su cui la invito a riflettere.
Osservando da qui però si osserva una cosa che forse a lei sfugge: la descrizione di lei come fragile e bisognosa. Ma è davvero così certa di essere così fragile? Così bisognosa di altri cioè di essere solo ed esclusivamente in balìa di qualcun altro?
E' l'effetto di un lutto: ci lascia svuotati, confusi, incerti e disorientati. Ci fa sentire di non poter contare su nulla perché tutto può sparire e noi non ci possiamo fare niente. Anzi: ci fa sentire che diventa pericoloso affezionarsi, amare qualcosa di nuovo perché tutto può deteriorarsi e scomparire e noi non ci possiamo fare niente.
Insomma al centro della sua storia c'è un tema meno evidente ma più profondo delle varie vicende e coincidenza e non è il lutto o l'errore o la sfiducia in qualcun'altro. Emerge un tema di sfiducia di lei stessa. La descrizione di lei come impotente, incapace, debole.
Altro non sento sia utile suggerire ma davvero la invito a stare un po' su questa diversa prospettiva: ma davvero lei è così o è solo l'effetto di quanto ha passato, insomma un piccolo inganno che passerebbe se solo provasse ad avere più gentilezza e fiducia in sé stessa.
Semplificando: lei è spaventata perché ha passato qualcosa di veramente spaventoso come ci si sente stanchi dopo aver lavorato duramente, molto duramente.
Si prenda un tempo, si conceda un tempo anche solo per non fare niente, per recuperare le forze, per piangere ed esser triste. Essere tristi è un lavoro davvero faticoso.
Attraverserà momenti terribili, le ricompariranno immagini, odori, sensazioni... le ascolti e le lasci passare.
L'EMDR non fa miracoli perché semplicemente un lutto devasta la nostra fiducia nel mondo, in tutto il mondo e in noi stessi: se l'anima fosse come di zucchero filato(io la immagino così) ora apparirebbe tutta sfilacciata.
Prima che scoprissero l'EMDR (è una storia molto bella!) le persone stavano malissimo, molto male, male e poi passava. Nessuno ci faceva caso perché era normale così. Perciò ci si vestiva di nero per un anno, così nessuno ti corteggiava e per un anno trovavi un riposo anche da tutto il resto e tutti ti rispettavano. Eri a lutto. Oggi sembra che tutto posa essere risolto subito e che se non ci riesci c'è qualcosa che non va in noi.
O nella tecnica o in chi ci cura.
Concludendo: si dia ancora un po' di tempo anche a costo di soffrire un po' anzi parecchio. Poi passerà. Ma non perda mai di vista di mantenere intatta la stima e la fiducia in sé stessa. E se ora è un po' ammaccata si occupi di rifocillarla, gentilmente. E lentamente.
Ci tenga informati, ormai ci siamo affezionati...
Gentilissima, i consulti a distanza hanno dei limiti in questioni così delicate. La cosa migliore è parlare sinceramente con il suo terapeuta che ha il quadro completo della situazione. Di certo ha chiaro il suo percorso più di noi e il fatto che le ha chiesto scusa dimostra la sua lealtà e chiarezza del percorso. Immagino la sua sofferenza ma le sottolineo come i momenti più bui, come il suo ora, sono anche quelli in cui si effettuano spesso grandi salti in avanti.
Salve, ho risposto alle sue domande già diverse volte, lei continua a scrivere a noi che non la conosciamo. Sarebbe bene che lei si spieghi bene con il terapeuta con cui sta facendo lEMDR e decida con lui se sospendere per un periodo la terapia con questo metodo o addirittura sospendere i colloqui. Molto probabilmente c'è qualcosa che non va nel rapporto che ha con il terapeuta. Cmq ne parli di tutti i suoi turbamenti e sicuramente troverà il modo come aiutarla, la saluto cordialmente, dott Eugenia Cardilli.
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Buona sera, come già detto dai miei colleghi è del tutto normale che il terapeuta diventi oggetto di proiezioni. Questo significa che, come in ogni relazione, l'altro assume parti che in realtà sono nostre. E' allora molto importante che affronti le tematiche qui riportate direttamente con lui, in modo tale da esplorare, conoscere e quindi imparare, piano piano, a controllare tutte queste parti che le si attivano in terapia potendosene così riappropriare.
E' compito sicuramente arduo, faticoso e talvolta spaventoso, per cui il punto diviene capire quali parti di sé la spaventano così tanto e fa così fatica ad accettare...
dr.ssa Silvia Findanno
Buongiorno,
Come molti altri colleghi qui sul portale le suggeriscono, consiglio vivamente di parlare con il suo terapeuta dei vissuti emersi nella relazione, anche dopo questa esperienza con la pratica dell’ emdr.
Il successo di un percorso terapeutico dipende anche dall’alleanza e dalla fiducia che si instaura tra i membri della relazione.
Questo è importante anche per lavorare eventualmente su problematiche arcaiche che riemergono in una relazione tanto profonda quanto importante come quella terapeutica.
I miei auguri di ogni bene.
Dr.ssa Santicchio
Gentilissima, trovo molta consapevolezza, forse non ancora del tutto matura, dei suoi processi interni. Emdr è un percorso che prevede di attraversare dolori che abbiamo congelato, evitato, racchiuso in rigidi archivi della memoria, e far sì che il cervello li rielabori in un ambiente protetto. Il fatto che lei non percepisca la protezione dell’ambiente è un punto critico che non le consentirà di elaborare correttamente, se non affrontando prima questo aspetto (peraltro normale in terapia... che come qualsiasi relazione importante ci porta ad imbatterci nei nostri meccanismi di funzionamento). Affronti tutto col terapeuta. È parte importante del percorso. Buona fortuna!
Mi unisco alle risposte dei colleghi nello scriverle che è parlarne con il suo terapeuta è essenziale. Però mi sento anche di dirle che, "se altre terapie sono andate male ma mai come questa", i significati e letture possono essere molteplici non ascrivibili solo alla possibilità che la terapia sia fallimentare anzi...potrebbe essere anche il contrario, cioè che lei sta cercando di fuggire da una situazione scomoda.
Cari saluti
Buon giorno a Lei. Spiace sentire che ha perso fiducia nel suo terapeuta ma in base a quanto da lei raccontato posso capire il suo disagio e la sua paura. La tecnica dell'Emdr è certamente utile ma adoperarla su tutti i traumi a prescindere senza conoscere lo psicologismo delle persone che vengono in terapia è alquanto rischioso. Difficile ricominciare un percorso se si è persa la fiducia. Le posso però consigliare di non abbandonare l'idea della psicoterapia e magari orientarsi verso un terapeuta psicodinamico che la possa aiutare nel lavorare sul rinforzo dell'Io prima di aprire e indagare eventuali vissuti traumatici. AugurandoLe il meglio le porgo cordiali saluti. Gian Piero Grandi.
Buongiorno. vivere con una sensibilità come la sua non è facile. Ora vive temendo che i traumi passati si possano manifestare oggi. c'è da trovare una persona di fiducia che, al di là delle tecniche, la convinca a lasciare andare il suo passato, che è, appunto, passato e a vivere più proficuamente il suo presente. noto che ha un discreto insight, delle buone letture. usi queste qualità a suo favore e non per svalutare il terapeuta che sta cercando d'aiutarla. credo che la cosa più importante sia di trovare un terapeuta capace di ispirarle la giusta fiducia e che resista alle sue proiezioni. Credo lei abbia gli strumenti per risolvere il suo problema. ci deve solo credere ed usarli. Impari a star bene. Enrico Piccinini
Buon giorno, il lutto complicato ( diagnosi apparsa solo di recente sul DSM -5) quando non elaborato-preso in cura si trasforma in psicopatologia. Se toccare il lutto ha aperto tutto questo non è qualcosa che si riesce ad attraversare da soli( a differenza del lutto semplice) e quindi se sono passati almeno 14 mesi dal lutto della persona casa suggerisco oltre al comunicare tutto quello che le sta accadendo al suo psicoterapeuta come le hanno suggerito qui molti colleghi, di chiedere al suo psicoterapeuta di farle il test per il lutto complicato o comunque valutare con domande mirate ( DSM-5) se il lutto è ad oggi un lutto semplice o complesso. Compreso questo sarà forse più facile orientarsi se il suo psicoterapeuta è esperto di lutto complicato. Inoltre se come scrive qui c'è anche un trauma ( legato al lutto o altro')? emdr può davvero aiutare ma anche, come mostrano tanti articoli scientifici pubblicati su PUBMED negli ultimi anni anche la mindfulness e lo yoga( aggiunti eventualmente a emdr e relazione di supporto/ terapeutica con il suo psicoterapeuta) possono aiutarla a sviluppare le risorse necessarie( consapevolezza, presenza, amorevole gentilezza compassione ecc) per attraversare, se e quando necessario, lutto e trauma. Buona giornata
Reazioni come la sua sono spesso dovute ad un percepito “non controllo sulla sofferenza” emersa troppo presto, prima che il paziente abbia avuto la possibilità di costruirla e attribuirsela consapevolmente. Se è anche questo il suo caso, sicuramente continuare a parlarne con il terapeuta è la strada migliore per fare in modo che un iniziale “errore terapeutico” possa avere un risvolto costruttivo e diventare la base su cui una relazione terapeutica di fiducia.
Quando e quanto scrivi sembra essere di persona competente e addestrata alle trappole della psicoterapia che tu stessa tendi al terapeuta.
Spiegare con fiduciosa aspettativa dovrà' essere d'ora in avanti la tua strada.Spiegare a lui significa non agire il transfert e dunque conoscere meglio gli ostacoli che tu stessa tendi a te....Capisci quanto ti dico?
Il peggior nemico siamo noi con i dubbie le ansie che ci procuriamo.
Vai dall'analista e spiegagli cosa ti sta succedendo....
soero che il mio consiglio di analista esperta ti faccia bene
alessandra lancellotti
cara utente, quello che sta vivendo è comprensibile; grazie all' EMDR ha riattivato ricordi traumatici per lei molto dolorosi che stanno riemergendo provocandole altri ricordi e flash back di situazioni in cui ha provato paura e si è dovuta difendere, ecco perché riemerge anche quella parte di lei che le suggerisce di stare attenta al pericolo che è rappresentato dal terapeuta ma che di fatto è il pericolo dato dal terrore di rivivere quelle bruttissime emozioni ed esperienze. L 'EMDR è uno strumento di lavoro psicoterapeutico molto potente perché permette di andare a lavorare con i ricordi traumatici(quindi molto dolorosi) non elaborati ma che hanno bisogno di essere elaborati altrimenti continueranno a farle male sotto forma di malessere e sintomi. L' EMDR è solo uno strumento però che deve essere utilizzato e manovrato da un professionista alla presenza del quale lei deve sentirsi al sicuro . Concordo con il suggerimento di parlare con il suo terapeuta del fatto che si sente non sicura e in pericolo quando va da lui questo è in effetti un problema che dovete affrontare, esistono svariate tecniche che, chi segue il metodo e gli aggiornamenti scientifici conosce, per aumentare il senso di sicurezza e calmare le parti difensive, le quali sono indispensabili prima di elaborare i traumi. in bocca al lupo. dr Anna Guida
Gentilissima,
i colleghi qui sopra le hanno già risposto esaustivamente. Mi permetto di darle una interpretazione rispetto agli aspetti relazionali che si stanno venendo a creare tra lei ed il suo terapeuta. Quando siamo inseriti in una relazione (di qualunque natura essa sia, anche professionale) e andiamo a cercare risposte o soddisfazione ai nostri bisogni altrove questo significa che qualcosa nella relazione originale scricchiola. Deve essere nostra cura e responsabilità portare i nostri dubbi all'interno della relazione direttamente interessata, chiarirli, laddove possibile, per poi poter procedere in modo positivo e funzionale.
In pratica, scrivere qua per chiarire dubbi sulla relazione professionale che intrattiene con in suo terapeuta può non essere una buona idea, potrebbe essere del tutto insufficiente nell'aiutarla a risolvere i suoi dubbi e continuerebbe a farle vivere la terapia come un "Qualcosa" di pericoloso.
Si apra e sia "generosa" in terapia e cerchi di interrompere il circolo non funzionale di pregiudizio e diffidenza.
Resto disponibile per eventuali chiarimenti,
Dott.ssa Arianna Sala
Cernusco sul Naviglio
Buongiorno,
È comprensibile l’angoscia sorta in relazione ai vissuti riattivati attraverso l’EMDR e i conseguenti timori rispetto alla possibilità di proseguire il percorso. Utilizzi quanto è stata capace di scrivere qui in seduta e riporti i suoi timori e le sue perplessità al terapeuta. Quello che ora può sembrarle solo doloroso e negativo potrebbe invece trasformarsi in qualcosa di nuovo e maggiormente positivo. Tenga comunque sempre a mente che sarà sempre lei ad avere l’ultima parola e prendere la decisione di continuare o meno. Cari auguri e ci tenga aggiornati.
Dott.ssa Gullone
Buongiorno, anche io penso che dovrebbe confrontarsi col suo terapeuta rispetto dell'ambiguità che sente: " è un oggetto d'aiuto e/o minaccioso?"
Poi valuterete insieme e con un po' di tempo se questo sia un ostacolo insormontabile o se lavorare su quello che sembra un nodo importante del suo modo di percepire gli altri (o solo gli uomini) sia un vantaggio!!
Dott.ssa Rosanna De Pace
Buongiorno, le domande che lei si pone sulla efficacia della psicoterapia che sta facendo sono fondamentali. Non si tratta di dare un giudizio sulla professionalità e sull'approccio dello psicoterapeuta a cui si è rivolta. Si tratta di dare valore alla particolarità della sua situazione e della sua storia che le hanno fatto avvertire un forte disagio e una forte angoscia a seguito degli incontri avuti con lo psicologo. Non posso dirle come decidere, ma certamente le posso dire che il lutto e il lutto di una madre e di una sorella comportano emozioni e pensieri di tutta una vita e si legano ai primi passi della propria costruzione soggettiva. Freud ha dedicato al lutto un saggio specifico (Lutto e melanconia), forse poco letto, ma molto interessante per le questioni che vi pone. In particolare, osserva che i tempi e i modi del lutto sono sempre molto personali e che il lutto è sempre legato alla propria inclinazione alla nostalgia e in alcuni casi alla melanconia. Dunque, quello del lutto è per ciascun essere umano, un campo molto delicato e perciò da affrontare ascoltando attentamente che quello che ne può dire e ne sa il paziente, che è il solo che l'ha provato, nel modo in cui l'ha provato, ed è perciò anche l'unico che può decifrarne il senso nel transfert della seduta. Il lutto non è un sentimento che si possa rimuovere o correggere come fosse un errore cognitivo o comportamentale. Spero di esserle stata d'aiuto, anche se il discorso sarebbe molto più lungo e articolato. Cordiali saluti PG
Buongiorno, mi sento di dirle di parlare delle sue perplessità e paure col suo terapeuta. Chi qui la legge non ha avuto modo di conoscerla bene e di fare un corretto inquadramento diagnostico per poterla aiutare in modo serio e adeguato. Cordiali saluti . Flavia Salierno
Buongiorno, vorrei informarla che durante la psicoterapia possono riattivarsi questioni personali che devono essere affrontate discusse e rivisitate durante la terapia. Il transfert e controtransfert sono fondamentali e sono la base che entrambi i componenti del setting devono prendere in considerazione. Sarebbe necessario che Lei parlasse di tutto ciò con il suo terapeuta. Nel suo caso converrebbe iniziare dal rinforzo del Io. Non perda la fiducia in se stessa e nel lavoro che ha deciso di svolgere. Cordiali saluti
Buongiorno provi, se ci riesce, a portare al suo psicoterapeuta quello che ha portato a noi.
Forza e coraggio.
Cordiale saluto
Daria Casiraghi
Buonasera, quello che mi sento di consigliarle è di parlare con il suo terapeuta raccontandogli tutto quello che ha raccontato a noi, valutando insieme a lui, visto il suo vissuto, se è il caso o meno di interrompere la terapia.
Cordiali Saluti
Buonasera, una psicoterapia consente di creare uno spazio proprio rispettando il tempo di ognuno, successivamente in questo spazio soggettivo si scioglieranno i propri nodi. L’approccio da lei scelto è differente.
L’elaborazione del lutto è del tutto personale si intreccia con tutti i legami e gli affetti che si proveranno nella vita. Non si può pensare di trattare il lutto così come il disagio in generale come se fosse un errore da correggere. Piuttosto occorrerebbe lavorare su ciò che fa problema per permettere alla persone di trovare le proprie parole per dirlo in modo che vi sia una narrazione in cui ci si può riconoscere .
Nessuno può aiutarla nella decisione, provi a dare valore alla sua parola!
Cordialmente
AR
Buonasera. Ciò che le accade non è anomalo. Ha ricordato con estrema e lacerante vividezza immagini dolorose del passato, tanto che parla di "vedere" piuttosto che di "ricordare". Può succedere quando si utilizza l'EMDR. Le sedute riattivano il naturale sistema di elaborazione delle informazioni, e del materiale non sufficientemente elaborato può riemergere e imporsi alla coscienza. Questo materiale va riferito al terapeuta e la sua elaborazione, come una sorta di processo digestivo, deve continuare. E' fondamentale che l'alleanza tra il terapeuta ed il paziente sia solida e costituisca uno spazio protetto dove esplorare in sicurezza gli eventi dolorosi e la sofferenza. Deve fidarsi e affidarsi. A lei la scelta rispetto a chi l'accompagna in questo percorso.
Non si lasci intimorire dalla questione degli stimolatori: sono semplicemente strumenti che il professionista può usare, non sono necessari per praticare la stimolazione bilaterale alternata. Lo strumento non è il metodo, ed il metodo, applicato in scienza e coscienza, permette di usare correttamente lo strumento.
Un cordiale saluto. Dott.ssa Cinzia Lucia Bugni Batte
Salve, dal mio canto mi sento di farle 2 considerazioni:
1) Alle volte una terapia, ma anche un qualsiasi intervento pure in ambito medico oltre che psicologico, portano ad un acutizzarsi del dolore, questo perchè toccando certi tasti si vanno ad innescare reazioni di vario tipo, spesso soggettive. Ciò nonostante tale incremento del dolore è parte del processo terapeutico e necessario al superamento del trauma. Si pensi ad esempio al bruciore che si prova quando un disinfettante viene applicato su una ferita, doloroso ma necessario.
2) Per quanto un terapeuta od una tecnica terapeutica siano valide non sono adatte a chiunque, per cui alle volte può essere necessaria una ricerca per trovare il terapeuta più adatto a noi.
Il consiglio che anch'io le posso dare è di affrontare l'argomento col suo terapeuta, solo così avrà più chiaro che le succede ed il da farsi.
Cordiali saluti
Salve,
penso che il rapporto con lo psicoterapeuta è simile, per molti aspetti deontologici, a quello con il medico. Lei andrebbe o continuerebbe ad andare da un medico di cui non si fida, o che comunque ha sbagliato nei suoi riguardi? Probabilmente sì se l'errore non è stato grave, anche perchè nessun individuo è perfetto, neppure i medici o gli psicologi. Il rapporto di fiducia tuttavia è essenziale nel rapporto medico-paziente o psicologo paziente, per cui se la fiducia è stata gravemente compromessa occorrerà tenerne conto. Di tutto ciò può ovviamente parlarne con lo psicoterapeuta per chiarimenti. L'EMDR ha qualche controindicazione.
Quello che sento dalle sue parole è che lei vive l'affidarsi a qualcuno in termini di manipolazione e abbandono. Nella relazione attuale con il suo terapeuta lei non riesce probabilmente ad affidarsi e a vivere realmente il bisogno di farsi aiutare. Non è la prima volta che scappa mi sembra di capire, per cui ritengo utile rimanere e parlare di quello che lei sta vivendo con il suo terapeuta. Da questo dialogo aperto valuterete il da farsi,
Le aguro una buona ripresa. Buona giornata.
La relazione terapeutica di basa sulla fiducia e la sintonia reciproca. Se in questo momento non riesce a sentirla le suggerisco di parlare col suo terapeuta e condividere con lui queste emozioni. Se pensa di non riuscire a farlo o pensa di non riuscire a fidarsi di un uomo glie lo dica e cambi terapeuta. Si rivolga ad una donna, se pensa di sentirsi più a suo agio, ma in ogni caso provi a parlarne prima con lui. Buona serata

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