Buongiorno, sono un ragazzo di 33 anni da circa 3 anni (forse di più) sono un po in stallo come se n
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Buongiorno, sono un ragazzo di 33 anni da circa 3 anni (forse di più) sono un po in stallo come se non sapessi cosa farne della mia vita come se stessi perdendo tempo
Da bambino mi venne diagnosticata una insufficenza mentale lieve e questa cosa mi ha sempre tenuto bassa l'autostima perché pochi mi capivano e pochi mi capiscono ancora oggi, il lavoro non mi soddisfa non mi danno fiducia (anche se sono in procinto di cambiare lavoro) l'anno scorso è venuta a mancare la mia gatta di 12 anni che mi ha fatto sprofondare in uno stato di ansia e paura poi mi sono ripreso e stavo abbastanza "bene" di recente mi sono dichiarato anche ad una ragazza ma purtroppo è andata male solo che questa ragazza mi piace molto e questo mi fa stare un po da schifo
La mia domanda è
È normale stare cosi? L'autostima non l'ho mai avuta altissima neanche nei periodi più belli sento sempre che c'è qualcosa che non va in me forse non merito la felicità
Da bambino mi venne diagnosticata una insufficenza mentale lieve e questa cosa mi ha sempre tenuto bassa l'autostima perché pochi mi capivano e pochi mi capiscono ancora oggi, il lavoro non mi soddisfa non mi danno fiducia (anche se sono in procinto di cambiare lavoro) l'anno scorso è venuta a mancare la mia gatta di 12 anni che mi ha fatto sprofondare in uno stato di ansia e paura poi mi sono ripreso e stavo abbastanza "bene" di recente mi sono dichiarato anche ad una ragazza ma purtroppo è andata male solo che questa ragazza mi piace molto e questo mi fa stare un po da schifo
La mia domanda è
È normale stare cosi? L'autostima non l'ho mai avuta altissima neanche nei periodi più belli sento sempre che c'è qualcosa che non va in me forse non merito la felicità
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per la fiducia con cui ha deciso di condividere questi vissuti profondi e complessi. Quello che descrive è il ritratto molto onesto e sincero di una persona che, pur avendo attraversato difficoltà importanti fin dall’infanzia, continua a interrogarsi su di sé e sul proprio valore, e a cercare un senso più pieno alla propria vita. Questo è già un segnale di vitalità, anche se oggi si trova in uno stato che somiglia a una stasi, una sospensione, dove tutto sembra rallentato o privo di direzione.
L’essere stato definito da piccolo con una diagnosi come “insufficienza mentale lieve” ha probabilmente lasciato un’impronta significativa sul modo in cui lei percepisce se stesso. Purtroppo, queste etichette, se non accompagnate da un percorso di sostegno e di valorizzazione delle risorse personali, possono diventare nel tempo una sorta di filtro attraverso cui si guarda la propria identità, spesso con senso di inadeguatezza e poca fiducia nelle proprie possibilità. Ma ogni persona è molto più del nome che le viene dato a un problema: è la sua storia, il suo sentire, i suoi sforzi quotidiani e la sua capacità di cercare connessioni autentiche, come dimostra anche il coraggio con cui si è dichiarato a una persona per lei significativa.
È comprensibile che l’insieme di questi eventi (le difficoltà lavorative, il lutto per la sua gatta, il rifiuto affettivo) possa aver riacceso una sensazione di fondo di insicurezza o di solitudine emotiva, ma non per questo tutto ciò che prova è “sbagliato” o patologico. È assolutamente umano sentirsi smarriti, demoralizzati o con l’autostima fragile, soprattutto quando ci si è sentiti poco visti, poco capiti o poco valorizzati.
La sensazione di “non meritare la felicità” è un pensiero che spesso nasce proprio da anni in cui si è fatto fatica a percepirsi come sufficientemente amabili o degni, e in questi casi non si tratta solo di convinzioni razionali ma anche emotive, sedimentate nel tempo. Tuttavia, ciò che ha scritto mi suggerisce che dentro di lei ci sia anche una parte viva, sensibile, capace di affezionarsi, di pensare e ripensarsi, di immaginare un cambiamento. Ed è su questa parte che si può costruire un percorso, per aiutarla a riconoscere il suo valore indipendentemente dai giudizi passati, e per darle gli strumenti per far fronte alle difficoltà con maggiore fiducia in se stesso.
Non è da solo, e non c’è nulla di “anormale” in quello che prova. Il suo malessere ha radici che meritano rispetto e comprensione, e affrontarle insieme a un professionista può fare la differenza nel darle un nuovo senso e nuove possibilità di scelta.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
L’essere stato definito da piccolo con una diagnosi come “insufficienza mentale lieve” ha probabilmente lasciato un’impronta significativa sul modo in cui lei percepisce se stesso. Purtroppo, queste etichette, se non accompagnate da un percorso di sostegno e di valorizzazione delle risorse personali, possono diventare nel tempo una sorta di filtro attraverso cui si guarda la propria identità, spesso con senso di inadeguatezza e poca fiducia nelle proprie possibilità. Ma ogni persona è molto più del nome che le viene dato a un problema: è la sua storia, il suo sentire, i suoi sforzi quotidiani e la sua capacità di cercare connessioni autentiche, come dimostra anche il coraggio con cui si è dichiarato a una persona per lei significativa.
È comprensibile che l’insieme di questi eventi (le difficoltà lavorative, il lutto per la sua gatta, il rifiuto affettivo) possa aver riacceso una sensazione di fondo di insicurezza o di solitudine emotiva, ma non per questo tutto ciò che prova è “sbagliato” o patologico. È assolutamente umano sentirsi smarriti, demoralizzati o con l’autostima fragile, soprattutto quando ci si è sentiti poco visti, poco capiti o poco valorizzati.
La sensazione di “non meritare la felicità” è un pensiero che spesso nasce proprio da anni in cui si è fatto fatica a percepirsi come sufficientemente amabili o degni, e in questi casi non si tratta solo di convinzioni razionali ma anche emotive, sedimentate nel tempo. Tuttavia, ciò che ha scritto mi suggerisce che dentro di lei ci sia anche una parte viva, sensibile, capace di affezionarsi, di pensare e ripensarsi, di immaginare un cambiamento. Ed è su questa parte che si può costruire un percorso, per aiutarla a riconoscere il suo valore indipendentemente dai giudizi passati, e per darle gli strumenti per far fronte alle difficoltà con maggiore fiducia in se stesso.
Non è da solo, e non c’è nulla di “anormale” in quello che prova. Il suo malessere ha radici che meritano rispetto e comprensione, e affrontarle insieme a un professionista può fare la differenza nel darle un nuovo senso e nuove possibilità di scelta.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
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Buongiorno, grazie per aver condiviso una parte così importante e delicata del suo vissuto. Le emozioni che sta sperimentando, senso di smarrimento, bassa autostima, dolore per una perdita, delusione affettiva sono reazioni umane comprensibili, soprattutto quando si intrecciano tra loro e si prolungano nel tempo. È normale, in certi momenti della vita, sentirsi "in stallo", come se si fosse bloccati o fuori rotta. Questa sensazione può accentuarsi se, sin dall'infanzia, si è vissuto con etichette diagnostiche che hanno condizionato il modo in cui ci si percepisce e in cui si è stati percepiti dagli altri. Le esperienze precoci di esclusione o incomprensione possono lasciare segni profondi, influenzando l’autostima e la fiducia in sé stessi. Anche il lutto per la perdita di un animale domestico, spesso sottovalutato , può generare un profondo dolore emotivo. Gli animali diventano per molti veri e propri compagni di vita, e il loro venir meno può attivare reazioni simili a quelle che si vivono in un lutto familiare. È importante riconoscere e legittimare questo dolore, così come il senso di rifiuto che può derivare da una delusione sentimentale. A volte si può arrivare a pensare di non meritare la felicità o di avere qualcosa di "sbagliato" dentro di sé. Tuttavia, questi pensieri , sebbene molto frequenti in chi lotta con una bassa autostima o con stati d’ansia, non corrispondono alla realtà, ma piuttosto riflettono ferite emotive che possono essere comprese e trasformate attraverso un percorso psicologico.
Se sente che queste sensazioni persistono e condizionano la sua quotidianità, può essere utile intraprendere un percorso di psicoterapia. Lavorare con un professionista, magari con l’ausilio di tecniche quali la mindfulness e l’emdr per l’elaborazione dei traumi le permetterà di esplorare le sue esperienze, riconoscere le sue risorse interne e costruire, passo dopo passo, un senso più solido di sé e del proprio valore. Lei merita ascolto, comprensione e la possibilità di stare meglio. Non è solo, e chiedere aiuto è un atto di grande coraggio.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Se sente che queste sensazioni persistono e condizionano la sua quotidianità, può essere utile intraprendere un percorso di psicoterapia. Lavorare con un professionista, magari con l’ausilio di tecniche quali la mindfulness e l’emdr per l’elaborazione dei traumi le permetterà di esplorare le sue esperienze, riconoscere le sue risorse interne e costruire, passo dopo passo, un senso più solido di sé e del proprio valore. Lei merita ascolto, comprensione e la possibilità di stare meglio. Non è solo, e chiedere aiuto è un atto di grande coraggio.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Caro utente, la ringrazio anzitutto per aver trovato il coraggio di condividere il suo vissuto. Le parole che ha scritto esprimono una profonda sofferenza legata a un senso di insoddisfazione e difficoltà di autostima che la accompagnano da tempo. E' importante riconoscere il peso che può avere una diagnosi ricevuta in giovane età nel proprio percorso di vita, etichetta che pare sia stata interiorizzata rischiando di lasciare a questa la possibilità di definire chi è.
Tuttavia, è importante tenere a mente che la persona che è oggi è frutto di esperienze, risorse, relazioni e potenzialità che vanno oltre una diagnosi. Sentirsi infelici o insoddisfatti è un messaggio del suo mondo interno, che merita ascolto. Talvolta potrebbe sembrare di essere i soli a sentirsi così, ma sono tante le persone che si trovano a vivere, in certi momenti della propria vita, un senso di smarrimento o di malessere.
Potrebbe considerare la possibilità di intraprendere un percorso psicologico, non per "curare", ma per conoscersi meglio, dare spazio alle sue emozioni e riscoprire risorse che fino a questo momento magari sono state oscurate; comprendere meglio come le esperienza passate influenzano il presente, costruendo una visione completa e autentica di se stesso.
Saluti,
Dott.ssa Alisea Mangano
Tuttavia, è importante tenere a mente che la persona che è oggi è frutto di esperienze, risorse, relazioni e potenzialità che vanno oltre una diagnosi. Sentirsi infelici o insoddisfatti è un messaggio del suo mondo interno, che merita ascolto. Talvolta potrebbe sembrare di essere i soli a sentirsi così, ma sono tante le persone che si trovano a vivere, in certi momenti della propria vita, un senso di smarrimento o di malessere.
Potrebbe considerare la possibilità di intraprendere un percorso psicologico, non per "curare", ma per conoscersi meglio, dare spazio alle sue emozioni e riscoprire risorse che fino a questo momento magari sono state oscurate; comprendere meglio come le esperienza passate influenzano il presente, costruendo una visione completa e autentica di se stesso.
Saluti,
Dott.ssa Alisea Mangano
Buongiorno,
è normale provare sofferenza quando si perde qualcuno a cui si è legati o se si viene rifiutati. Lei però soffre da troppo tempo. L'autostima può essere costruita e rinforzata. Potrebbe beneficiare di un supporto psicologico per rielaborare le sue esperienze e riscoprire il suo valore. Tutti meritano la felicità.
è normale provare sofferenza quando si perde qualcuno a cui si è legati o se si viene rifiutati. Lei però soffre da troppo tempo. L'autostima può essere costruita e rinforzata. Potrebbe beneficiare di un supporto psicologico per rielaborare le sue esperienze e riscoprire il suo valore. Tutti meritano la felicità.
Gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso quello che sta vivendo.
Immagino non sia facile sentirsi bloccato e senza una direzione chiara, soprattutto dopo tante difficoltà come quelle che ha vissuto: la diagnosi da bambino, la perdita della sua gatta e le sfide nel lavoro e nelle relazioni.
È normale provare un senso di insoddisfazione e avere momenti di bassa autostima, ma questo non significa che lei non meriti di stare bene o di essere felice. Spesso, quando ci sentiamo così, è perché ci concentriamo troppo su ciò che non va e non vediamo le risorse che abbiamo dentro di noi. Tuttavia, il fatto che lei si stia ponendo queste domande e cerchi di capire è già un passo importante. A volte parlare con qualcuno che ascolta senza giudizio può aiutare a guardare le cose da un’altra prospettiva ed a trovare nuovi modi per prendersi cura di sé.
Non è un percorso che deve affrontare da solo: con pazienza e gentilezza verso sé stesso, potrà trovare la strada per sentirsi meglio e riprendere in mano la sua serenità.
Resto a disposizione, se lo desidera.
Un caro saluto,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
Immagino non sia facile sentirsi bloccato e senza una direzione chiara, soprattutto dopo tante difficoltà come quelle che ha vissuto: la diagnosi da bambino, la perdita della sua gatta e le sfide nel lavoro e nelle relazioni.
È normale provare un senso di insoddisfazione e avere momenti di bassa autostima, ma questo non significa che lei non meriti di stare bene o di essere felice. Spesso, quando ci sentiamo così, è perché ci concentriamo troppo su ciò che non va e non vediamo le risorse che abbiamo dentro di noi. Tuttavia, il fatto che lei si stia ponendo queste domande e cerchi di capire è già un passo importante. A volte parlare con qualcuno che ascolta senza giudizio può aiutare a guardare le cose da un’altra prospettiva ed a trovare nuovi modi per prendersi cura di sé.
Non è un percorso che deve affrontare da solo: con pazienza e gentilezza verso sé stesso, potrà trovare la strada per sentirsi meglio e riprendere in mano la sua serenità.
Resto a disposizione, se lo desidera.
Un caro saluto,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
Gentile paziente anonimo,
la ringrazio per la fiducia e mi complimento per la sua capacità di autoanalisi. Dopo aver tracciato una visione d’insieme della sua storia di vita negli ultimi anni, soffermandosi sugli episodi più recenti, lei si pone una domanda cruciale:
"È normale stare così?"
La risposta è semplice e diretta: no, non è normale – o meglio, non è auspicabile, né ideale, e non è una condizione da considerare sostenibile nel tempo.
Lei scrive: "Sento sempre che c’è qualcosa che non va in me, forse non mi merito la felicità".
Questi pensieri non sono il segno di uno stato di benessere psicologico.
Ma attenzione: può capitare di attraversare momenti del genere, così come può capitarci di rompersi un osso o prenderci un’influenza. E come accade con la salute fisica, anche con quella psicologica serve cura, attenzione e prevenzione.
In questi casi, è importante non trascurare i segnali e intervenire per tempo, per evitare che il malessere si cronicizzi o peggiori. Lo facciamo non solo per "funzionare meglio", ma per vivere una vita più soddisfacente e, soprattutto, perché ce lo meritiamo.
E qui mi permetto di dirle con chiarezza:
Certo che si merita la felicità.
A volte, però, la felicità non arriva da sola: richiede un piccolo sforzo da parte nostra. Come per guarire da una febbre o da un raffreddore, non possiamo aspettarci di stare meglio senza fare nulla.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a proseguire quell’analisi che ha già brillantemente iniziato da sola, e soprattutto a sviluppare gli strumenti giusti per prendersi cura dei suoi pensieri, delle sue emozioni e della sua autostima.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ramona Alberti
la ringrazio per la fiducia e mi complimento per la sua capacità di autoanalisi. Dopo aver tracciato una visione d’insieme della sua storia di vita negli ultimi anni, soffermandosi sugli episodi più recenti, lei si pone una domanda cruciale:
"È normale stare così?"
La risposta è semplice e diretta: no, non è normale – o meglio, non è auspicabile, né ideale, e non è una condizione da considerare sostenibile nel tempo.
Lei scrive: "Sento sempre che c’è qualcosa che non va in me, forse non mi merito la felicità".
Questi pensieri non sono il segno di uno stato di benessere psicologico.
Ma attenzione: può capitare di attraversare momenti del genere, così come può capitarci di rompersi un osso o prenderci un’influenza. E come accade con la salute fisica, anche con quella psicologica serve cura, attenzione e prevenzione.
In questi casi, è importante non trascurare i segnali e intervenire per tempo, per evitare che il malessere si cronicizzi o peggiori. Lo facciamo non solo per "funzionare meglio", ma per vivere una vita più soddisfacente e, soprattutto, perché ce lo meritiamo.
E qui mi permetto di dirle con chiarezza:
Certo che si merita la felicità.
A volte, però, la felicità non arriva da sola: richiede un piccolo sforzo da parte nostra. Come per guarire da una febbre o da un raffreddore, non possiamo aspettarci di stare meglio senza fare nulla.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a proseguire quell’analisi che ha già brillantemente iniziato da sola, e soprattutto a sviluppare gli strumenti giusti per prendersi cura dei suoi pensieri, delle sue emozioni e della sua autostima.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ramona Alberti
Caro utente,
ha mai pensato di lavorare su sé stesso per poter godere della felicità e sbarazzarsi dalla sensazione di non essere capito o di non sentirsi abbastanza? Tutti viviamo alti e bassi nel corso della vita, ma a volte lati di noi ci rendono difficile goderci a pieno le cose e vivere serenamente apprezzato gli alti della vita così da affrontare i momenti bui con più energie. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a conoscersi meglio e fare amicizia con le proprie risorse così da rendere più piccolo quei limiti intrinsechi che ognuno di noi ha.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
ha mai pensato di lavorare su sé stesso per poter godere della felicità e sbarazzarsi dalla sensazione di non essere capito o di non sentirsi abbastanza? Tutti viviamo alti e bassi nel corso della vita, ma a volte lati di noi ci rendono difficile goderci a pieno le cose e vivere serenamente apprezzato gli alti della vita così da affrontare i momenti bui con più energie. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a conoscersi meglio e fare amicizia con le proprie risorse così da rendere più piccolo quei limiti intrinsechi che ognuno di noi ha.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Buongiorno a lei, dalle poche righe che condivide sembra che stia attraversando un periodo molto difficile: il lutto della gatta, il non sentirsi valorizzato al lavoro, il non sentirsi corrisposto dalla ragazza che le piace... tutto questo può sicuramente determinare uno stato di malessere. Sicuramente lavorare sull'autostima e sulle ragioni di questo stallo e malessere potrebbe aiutarla a rimettere in moto la sua vita in una direzione di maggior gratificazione. Un saluto, dott.ssa Bonomi
Salve, sono la dott. Oliva, la ringrazio per aver condiviso questi pensieri cosi delicati. Ci sono nel corso della vita, tantissimi momenti in cui una persona affronta stati d umore diversi, situazioni invalidanti. Ha mai pensato di intraprendere un percorso, per aiutarla a gestire l ansia, e lavorare sull'autostima? il benessere della persona è la prima cosa per trovare sollievo. Resto a sua disposizione.
Buon pomeriggio, in questi 3 anni ha mai richiesto un aiuto ad uno psicologo o ad un professionista della salute mentale? Da quello che racconta risulta chiara la sua sofferenza ed il suo umore deflesso, dovuti sicuramente ad una bassa autostima ma anche ad alcuni eventi contingenti che l'hanno attraversata e riguardata...
Ci tengo a sottolineare che nessuna persona "non merita la felicità" a priori: essa difatti non è un merito... La felicità è una meta, a volte solo un momento: è un tragitto lungo il quale Lei deve essere accompagnato e sostenuto - al fine di ritrovare la sua identità, ricostruire la sua autostima e immaginare un progetto di vita futuro che La soddisfi.
Per fare questo, Le consiglio di rivolgersi dunque ad un professionista che La possa innanzi tutto supportare e sostenere nell'individuazione delle sue risorse e punti di forza... Se lo vorrà, io stessa mi metto a Sua disposizione.
Ringraziandola infine per la Sua condivisione, Le auguro un in bocca al lupo.
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Ci tengo a sottolineare che nessuna persona "non merita la felicità" a priori: essa difatti non è un merito... La felicità è una meta, a volte solo un momento: è un tragitto lungo il quale Lei deve essere accompagnato e sostenuto - al fine di ritrovare la sua identità, ricostruire la sua autostima e immaginare un progetto di vita futuro che La soddisfi.
Per fare questo, Le consiglio di rivolgersi dunque ad un professionista che La possa innanzi tutto supportare e sostenere nell'individuazione delle sue risorse e punti di forza... Se lo vorrà, io stessa mi metto a Sua disposizione.
Ringraziandola infine per la Sua condivisione, Le auguro un in bocca al lupo.
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Buongiorno,
ciò che descrive è comprensibile, in una certa misura, è anche comune a molte persone che hanno vissuto difficoltà nella propria storia personale. Sentirsi in stallo, provare insicurezza o pensare di non meritare la felicità sono segnali di un disagio che merita attenzione. Questi vissuti non definiscono il Suo valore, ma raccontano un bisogno profondo di essere ascoltato e riconosciuto. Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio ciò che sta provando, a rafforzare l’autostima e a ritrovare fiducia nelle sue risorse. Rivolgersi a uno psicologo è un atto di cura verso sé stessi ed è il primo passo per stare meglio.
ciò che descrive è comprensibile, in una certa misura, è anche comune a molte persone che hanno vissuto difficoltà nella propria storia personale. Sentirsi in stallo, provare insicurezza o pensare di non meritare la felicità sono segnali di un disagio che merita attenzione. Questi vissuti non definiscono il Suo valore, ma raccontano un bisogno profondo di essere ascoltato e riconosciuto. Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio ciò che sta provando, a rafforzare l’autostima e a ritrovare fiducia nelle sue risorse. Rivolgersi a uno psicologo è un atto di cura verso sé stessi ed è il primo passo per stare meglio.
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico che l'aiuti a ritrovare la fiducia in se stesso. Cordiali saluti.
E' del tutto comprensibile sentirsi confusi e in difficoltà in un momento come questo, soprattutto considerando le sfide personali che ha vissuto. L’esperienza della perdita, le difficoltà nel lavoro e le delusioni affettive possono incidere profondamente sul modo in cui ci vediamo e sul valore che attribuiamo a noi stessi. È importante ricordare che queste sensazioni non definiscono chi è realmente e che meritare la felicità è un diritto di tutti, indipendentemente dal passato o dalle difficoltà. Può essere molto utile affrontare questi vissuti con il supporto per esplorare strategie e percorsi che aiutino a rafforzare la sua autostima e a ritrovare motivazione e serenità.
Un caro saluto
Un caro saluto
Buongiorno,
quello che stai vivendo è comprensibile e non sei affatto solo in queste sensazioni. Sentirsi in stallo, avere difficoltà con l’autostima e attraversare momenti di tristezza o ansia, specialmente dopo perdite importanti come quella della tua gatta, sono esperienze umane comuni, anche se molto dolorose. Le difficoltà lavorative e le delusioni sentimentali possono pesare molto sul nostro equilibrio emotivo, soprattutto se già in passato hai avuto meno fiducia in te stesso a causa della diagnosi ricevuta.
È normale sentirsi confusi e a volte non meritare la felicità, ma proprio in questi momenti è importante non chiudersi in sé stessi. Ognuno merita di trovare un proprio benessere e una propria serenità, anche se il percorso può essere faticoso. Lavorare sull’autostima, capire le proprie emozioni e trovare strategie per affrontare ansia e paure sono passi che si possono fare con l’aiuto giusto.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per te approfondire queste tematiche rivolgendoti a uno specialista, che possa accompagnarti in un percorso personalizzato di sostegno e crescita.
Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che stai vivendo è comprensibile e non sei affatto solo in queste sensazioni. Sentirsi in stallo, avere difficoltà con l’autostima e attraversare momenti di tristezza o ansia, specialmente dopo perdite importanti come quella della tua gatta, sono esperienze umane comuni, anche se molto dolorose. Le difficoltà lavorative e le delusioni sentimentali possono pesare molto sul nostro equilibrio emotivo, soprattutto se già in passato hai avuto meno fiducia in te stesso a causa della diagnosi ricevuta.
È normale sentirsi confusi e a volte non meritare la felicità, ma proprio in questi momenti è importante non chiudersi in sé stessi. Ognuno merita di trovare un proprio benessere e una propria serenità, anche se il percorso può essere faticoso. Lavorare sull’autostima, capire le proprie emozioni e trovare strategie per affrontare ansia e paure sono passi che si possono fare con l’aiuto giusto.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per te approfondire queste tematiche rivolgendoti a uno specialista, che possa accompagnarti in un percorso personalizzato di sostegno e crescita.
Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
La ringrazio per aver avuto il coraggio di condividere la sua storia, che racconta con sincerità e una grande voglia di capire se stesso. Quello che sta vivendo è, purtroppo, una condizione più comune di quanto possa sembrare: sentirsi in stallo, come se la vita scorresse senza una direzione precisa, è un vissuto che molte persone attraversano, soprattutto quando la fiducia in sé stessi è stata intaccata fin da piccoli da etichette, giudizi o esperienze che hanno lasciato un segno profondo. Comprendo bene quanto possa pesare crescere con la consapevolezza di una diagnosi che l’ha fatto sentire diverso, poco compreso o poco valorizzato. A volte queste parole, ricevute in età precoce, finiscono per piantare radici nella mente, alimentando una convinzione profonda di non valere abbastanza. E quando si sommano esperienze di rifiuto, come la perdita del suo amato animale o un amore non corrisposto, queste radici tornano a farsi sentire, facendole credere di non meritare di essere felice. Ma le assicuro che non è così. Provi a guardare ciò che ha fatto negli ultimi tempi: nonostante la paura, si è ripreso da un dolore importante come la perdita della sua gatta, ha trovato la forza di dichiararsi a una ragazza (un gesto di grande coraggio emotivo) e ora sta valutando di cambiare lavoro per cercare qualcosa di più adatto a sé. Questi segnali dicono molto di più della sua autostima di quanto crede: mostrano che dentro di lei esiste una parte viva, che non si è arresa e che continua a cercare un posto nel mondo in cui sentirsi bene. Il senso di vuoto che prova è in parte alimentato da pensieri rigidi, come l’idea che ci sia “qualcosa di sbagliato” in lei. Nella prospettiva cognitivo-comportamentale, uno degli obiettivi è proprio imparare a riconoscere questi pensieri per ciò che sono: parole apprese nel tempo, non verità assolute. È possibile lavorare per costruire nuovi modi di vedere se stesso, basati sui fatti e non sui giudizi del passato. Anche il dolore per la ragazza che le piaceva tanto è umano. Non è strano sentirsi abbattuti quando si investono emozioni e speranze, ma spesso quel dolore diventa doppio perché tocca anche una ferita più profonda, quella della paura di non meritare amore. È qui che può intervenire: non giudicando le sue emozioni come sbagliate, ma provando a guardarle come segnali che la invitano a prendersi cura di sé. Forse oggi si sente fermo, ma non è fermo: sta già cercando un nuovo lavoro, sta riflettendo su di sé e sta scrivendo per chiedere aiuto. Questo significa che dentro di lei esiste la volontà di cambiare rotta. Se sente che questi pensieri di inadeguatezza la bloccano troppo, un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarla a fare chiarezza, a riconoscere i suoi punti di forza e a sviluppare strategie per affrontare meglio le difficoltà quotidiane. Non si tratta di cambiare chi è, ma di riscoprire parti di sé che forse sono state messe a tacere dalla paura di non essere abbastanza. La invito a non credere alla voce che le dice che non merita la felicità. La merita eccome, e piccoli passi come questo, il suo messaggio, lo dimostrano. Un passo alla volta, con gentilezza verso se stesso, può iniziare a costruire la fiducia che forse non ha mai potuto coltivare davvero. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, mi dispiace sentirla così.
L'autostima è spesso data per spacciata ma non è così, si può costruire e può variare e crescere nel tempo in base alle nostre credenze e percezioni sul nostro valore e sulla nostra persona in generale.
Ovviamente però farlo in autonomia può essere davvero difficile, essendo cresciuti con determinate credenze, per questo affidarsi ad un professionista in grado di offrirle uno spazio per costruire una relazione sana potrebbe darle gli strumenti adatti per riuscire a percepirsi per ciò che è realmente: una persona valida e meritevole, capace di raggiungere tutti gli obiettivi che vuole darsi.
L'autostima è spesso data per spacciata ma non è così, si può costruire e può variare e crescere nel tempo in base alle nostre credenze e percezioni sul nostro valore e sulla nostra persona in generale.
Ovviamente però farlo in autonomia può essere davvero difficile, essendo cresciuti con determinate credenze, per questo affidarsi ad un professionista in grado di offrirle uno spazio per costruire una relazione sana potrebbe darle gli strumenti adatti per riuscire a percepirsi per ciò che è realmente: una persona valida e meritevole, capace di raggiungere tutti gli obiettivi che vuole darsi.
Buongiorno, mi spiace per la situazione di stallo che sta vivendo e per la sensazione di incomprensione che prova. Gli eventi recenti che riporta, essendo accaduti in un periodo di vita già complesso, immagino l'abbiano fatta sentire ancor peggio. Quindi sì, è normale sentirsi così quando vediamo che le cose non vanno come vorremmo e che tutto sembra avere poco senso. Però tutti meritiamo di essere felici e di trovare la nostra strada pertanto vorrei invitarla a prendere in considerazione l'idea di rivolgersi ad uno psicologo per comprendere meglio ciò che l'ha portata all'interno di questo periodo e anche per ritrovare in lei ciò che le dà gioia e un senso alla sua vita. All'interno del contesto accogliente della terapia potrebbe riprendere connessione con ciò che in questo periodo la fa star bene e riaprirsi così verso quelle attività e relazioni che sente per lei positive e di valore.
Rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Buongiorno e grazie per aver condiviso con coraggio un pezzo così importante della sua storia. Quello che descrive (lo smarrimento, la bassa autostima, la sensazione di non meritare la felicità) non solo è comprensibile, ma rispecchia esperienze che talvolta si attraversano, specialmente quando si ha dovuto fare i conti con diagnosi difficili, perdite affettive significative e delusioni personali.
È umano sentirsi così, ma questo non significa che lei debba sopportare questo stato d’animo come se fosse una condanna permanente.
L’autostima non è qualcosa che “o c’è o non c’è”, è una costruzione, lenta, che può essere coltivata nel tempo.
Tutto ciò spesso ha bisogno di uno spazio sicuro in cui poter dare un senso a ciò che si prova e a ritrovare una direzione. La incoraggio a non restare solo con questi pensieri.
Un caro saluto.
È umano sentirsi così, ma questo non significa che lei debba sopportare questo stato d’animo come se fosse una condanna permanente.
L’autostima non è qualcosa che “o c’è o non c’è”, è una costruzione, lenta, che può essere coltivata nel tempo.
Tutto ciò spesso ha bisogno di uno spazio sicuro in cui poter dare un senso a ciò che si prova e a ritrovare una direzione. La incoraggio a non restare solo con questi pensieri.
Un caro saluto.
Buongiorno a lei,
da quello che ha raccontato sembra che la diagnosi che ha ricevuto da bambino abbia fortemente influenzato l'immagine che ha di sé e di conseguenza anche il suo modo di relazionarsi con l'ambiente.
Di conseguenza, non ricevendo, probabilmente, il supporto adeguato in un momento cruciale, quale la fase di crescita psico-affettiva e, quindi, di formazione della struttura della personalità, è prevalso il senso di colpa e la sensazione di non sentirsi all'altezza, che la accompagna fino ad oggi.
Sarebbe interessante, nei suoi interessi, poter lavorare in terapia per poter "sciogliere" questa dissociazione e di conseguenza poter, successivamente, lavorare sulla sua autostima.
Per rispondere alla sua domanda, nella sua situazione, bisognerebbe domandarsi cosa lei ritiene sia normale ed in base a quale "modello" ci si possa allontanare o avvicinare al concetto di normalità. La sua sensazione "che ci sia qualcosa che non va in lei" è probabilmente legata ad una insicurezza di fondo che non le permette di esprimere appieno le sue potenzialità o addirittura portarla a pensare che non ne abbia.
Le auguro di poter approfondire questo aspetto e di darsi la possibilità per esplorare sé stesso in maniera più consapevole.
Una buona giornata.
da quello che ha raccontato sembra che la diagnosi che ha ricevuto da bambino abbia fortemente influenzato l'immagine che ha di sé e di conseguenza anche il suo modo di relazionarsi con l'ambiente.
Di conseguenza, non ricevendo, probabilmente, il supporto adeguato in un momento cruciale, quale la fase di crescita psico-affettiva e, quindi, di formazione della struttura della personalità, è prevalso il senso di colpa e la sensazione di non sentirsi all'altezza, che la accompagna fino ad oggi.
Sarebbe interessante, nei suoi interessi, poter lavorare in terapia per poter "sciogliere" questa dissociazione e di conseguenza poter, successivamente, lavorare sulla sua autostima.
Per rispondere alla sua domanda, nella sua situazione, bisognerebbe domandarsi cosa lei ritiene sia normale ed in base a quale "modello" ci si possa allontanare o avvicinare al concetto di normalità. La sua sensazione "che ci sia qualcosa che non va in lei" è probabilmente legata ad una insicurezza di fondo che non le permette di esprimere appieno le sue potenzialità o addirittura portarla a pensare che non ne abbia.
Le auguro di poter approfondire questo aspetto e di darsi la possibilità per esplorare sé stesso in maniera più consapevole.
Una buona giornata.
Già il solo fatto che tu riesca a parlare con questa chiarezza e sensibilità delle tue difficoltà, delle ferite del passato, della tua autostima e dei momenti in cui ti sei sentito perso, dice molto su di te. Sei più consapevole di quanto pensi.
Quello che stai provando è qualcosa che tante persone attraversano, anche se magari lo nascondono o non riescono a metterlo in parole. Il senso di stallo, la fatica nel trovare una direzione, il sentire di “non sapere cosa fare della propria vita” è una sensazione comune in molti momenti di transizione o di trasformazione. Ma quando a questo si aggiunge una storia personale segnata da giudizi, diagnosi precoci, mancanza di fiducia da parte degli altri e dolore per le perdite affettive, allora è naturale che quella sensazione diventi più pesante. Non è debolezza, è solo umano.
Quella diagnosi che ti hanno dato da bambino, l’“insufficienza mentale lieve”, più che definire chi sei, probabilmente ha influenzato il modo in cui ti sei visto per anni. È qualcosa che può restare come un'etichetta addosso, anche quando non dice più niente di vero sulla persona adulta che sei diventato. Se per tanto tempo ti sei sentito frainteso, poco valorizzato, se nessuno ti ha aiutato a scoprire e far crescere le tue risorse, allora è normale che l’autostima faccia fatica a radicarsi. Ma non è detto che debba rimanere così per sempre.
Anche quello che racconti sulla perdita della tua gatta dice molto su di te. Dodici anni insieme a un animale sono una vita intera. E perdere una presenza così costante, così silenziosamente affettuosa, può lasciare un vuoto profondo. Quel tipo di amore non giudica, non pretende, accoglie. Quando viene a mancare, a volte riemerge tutta la solitudine che si era tenuta a bada proprio grazie a quella relazione.
Infine, il rifiuto da parte di una persona a cui tenevi è un dolore che può far riemergere tante insicurezze già presenti. Non è solo la delusione in sé: è tutto ciò che “tocca dentro”, tutte le volte in cui ti sei sentito non scelto, non visto, non abbastanza.
Alla tua domanda: “È normale stare così?”, la risposta è sì. È normale stare così quando si è vissuto tutto ciò che hai vissuto tu. Non è segno di debolezza, ma della tua profondità. Non sei rotto. Non sei sbagliato. Non è vero che non meriti la felicità è che, forse, nessuno ti ha mai davvero aiutato a costruire l’idea che tu possa meritarla.
L’autostima non nasce dal nulla. Si costruisce, spesso tardi, quando si inizia a guardarsi con occhi nuovi. A piccoli passi. Magari anche con l’aiuto di qualcuno che possa sostenerti in questo percorso, che ti aiuti a distinguere le ferite del passato da ciò che oggi puoi diventare.
Hai già fatto qualcosa di importante: mettere in parole il tuo dolore, senza fingere. Questo è un atto di forza. E anche un segno che dentro di te c’è ancora una spinta a stare meglio, a cercare un senso, a non arrenderti.
Se ti va, possiamo continuare a parlarne.
Un caro saluto.
Quello che stai provando è qualcosa che tante persone attraversano, anche se magari lo nascondono o non riescono a metterlo in parole. Il senso di stallo, la fatica nel trovare una direzione, il sentire di “non sapere cosa fare della propria vita” è una sensazione comune in molti momenti di transizione o di trasformazione. Ma quando a questo si aggiunge una storia personale segnata da giudizi, diagnosi precoci, mancanza di fiducia da parte degli altri e dolore per le perdite affettive, allora è naturale che quella sensazione diventi più pesante. Non è debolezza, è solo umano.
Quella diagnosi che ti hanno dato da bambino, l’“insufficienza mentale lieve”, più che definire chi sei, probabilmente ha influenzato il modo in cui ti sei visto per anni. È qualcosa che può restare come un'etichetta addosso, anche quando non dice più niente di vero sulla persona adulta che sei diventato. Se per tanto tempo ti sei sentito frainteso, poco valorizzato, se nessuno ti ha aiutato a scoprire e far crescere le tue risorse, allora è normale che l’autostima faccia fatica a radicarsi. Ma non è detto che debba rimanere così per sempre.
Anche quello che racconti sulla perdita della tua gatta dice molto su di te. Dodici anni insieme a un animale sono una vita intera. E perdere una presenza così costante, così silenziosamente affettuosa, può lasciare un vuoto profondo. Quel tipo di amore non giudica, non pretende, accoglie. Quando viene a mancare, a volte riemerge tutta la solitudine che si era tenuta a bada proprio grazie a quella relazione.
Infine, il rifiuto da parte di una persona a cui tenevi è un dolore che può far riemergere tante insicurezze già presenti. Non è solo la delusione in sé: è tutto ciò che “tocca dentro”, tutte le volte in cui ti sei sentito non scelto, non visto, non abbastanza.
Alla tua domanda: “È normale stare così?”, la risposta è sì. È normale stare così quando si è vissuto tutto ciò che hai vissuto tu. Non è segno di debolezza, ma della tua profondità. Non sei rotto. Non sei sbagliato. Non è vero che non meriti la felicità è che, forse, nessuno ti ha mai davvero aiutato a costruire l’idea che tu possa meritarla.
L’autostima non nasce dal nulla. Si costruisce, spesso tardi, quando si inizia a guardarsi con occhi nuovi. A piccoli passi. Magari anche con l’aiuto di qualcuno che possa sostenerti in questo percorso, che ti aiuti a distinguere le ferite del passato da ciò che oggi puoi diventare.
Hai già fatto qualcosa di importante: mettere in parole il tuo dolore, senza fingere. Questo è un atto di forza. E anche un segno che dentro di te c’è ancora una spinta a stare meglio, a cercare un senso, a non arrenderti.
Se ti va, possiamo continuare a parlarne.
Un caro saluto.
Buongiorno, immagino sia una situazione pesante da gestire per lei. L'autostima può essere incrementata lavorando in terapia. Ognuno di noi merita di poter esperire maggior benessere e serenità. Si tratta di un lavoro su di sé impegnativo ma che se ben motivati può portare i suoi frutti, con il giusto tempo, che varia da persona a persona.
Buongiorno,
che cosa le fa sentire di essere in stallo con la sua vita? Sembrerebbe il contrario visto tutto quello che sta succedendo o è recentemente successo nella sua vita: nuovo lavoro, dichiarazione alla ragazza che le piace. Credo sia normale stare un pò da schifo vista la risposta negativa della ragazza e la recente perdita della sua gatta.
Sarebbe utile approfondire e capire cosa sente esserci che non va in lei o perché pensi di non meritare la felicità. La bassa autostima, questa convinzione di non meritare la felicità e di avere qualcosa che non va, potrebbero determinare questo stallo o essere causa di un autoboicottaggio nel capire e ottenere ciò che si desidera dalla vita. Per fare un esempio: non mi merito la felicità quindi tanto vale che non mi ci impegni neanche. Anche se ripeto che mi sembra importante questo grosso sblocco dovuto al cambiamento di un lavoro insoddisfacente. Potrebbe essere una buona partenza per rinforzare l'autostima e il senso di soddisfazione di sé.
dottoressa Roberta Daminelli
che cosa le fa sentire di essere in stallo con la sua vita? Sembrerebbe il contrario visto tutto quello che sta succedendo o è recentemente successo nella sua vita: nuovo lavoro, dichiarazione alla ragazza che le piace. Credo sia normale stare un pò da schifo vista la risposta negativa della ragazza e la recente perdita della sua gatta.
Sarebbe utile approfondire e capire cosa sente esserci che non va in lei o perché pensi di non meritare la felicità. La bassa autostima, questa convinzione di non meritare la felicità e di avere qualcosa che non va, potrebbero determinare questo stallo o essere causa di un autoboicottaggio nel capire e ottenere ciò che si desidera dalla vita. Per fare un esempio: non mi merito la felicità quindi tanto vale che non mi ci impegni neanche. Anche se ripeto che mi sembra importante questo grosso sblocco dovuto al cambiamento di un lavoro insoddisfacente. Potrebbe essere una buona partenza per rinforzare l'autostima e il senso di soddisfazione di sé.
dottoressa Roberta Daminelli
Buongiorno, da quello che scrive sembra che in questo periodo si senta un po’ “fermo”, come se il tempo scorresse ma senza una direzione chiara. Mi chiedo: quando dice di sentirsi “in stallo” o di “perdere tempo”, cosa intende esattamente? Cosa sente che non sta facendo o che vorrebbe fare e non riesce? Lei accenna anche al fatto che, da bambino, le è stata diagnosticata una “insufficienza mentale lieve”: può spiegarmi meglio a cosa si riferisce? Si tratta del quoziente intellettivo o di un’altra difficoltà? Mi dispiace molto che questa cosa abbia inciso così tanto sulla sua autostima e sul modo in cui percepisce sé stesso, da ciò che racconta, sembra che spesso si sia sentito poco capito, e questo sicuramente può pesare. Cosa avrebbe voluto che gli altri capissero di lei, che non hanno compreso? Riguardo al lavoro, dice che non la soddisfa e che sente di non ricevere fiducia: come mai? Cosa vorrebbe di diverso? È successo qualcosa in particolare che le ha fatto pensare che gli altri non si fidino di lei? Mi chiedo anche: quando dice che “pochi la capiscono”, si riferisce solo all’ambito lavorativo o anche alle relazioni personali? Ha delle persone, amici, familiari, su cui sente di poter contare, soprattutto nei momenti in cui si sente giù o scoraggiato? Mi dispiace molto per la perdita della sua gatta: dopo tanti anni insieme, immagino sia stato un dolore importante. Capisco che quell’evento le abbia fatto emergere ansia e paura… cosa temeva che potesse accadere in quei momenti? Quali erano i pensieri che la spaventavano di più? Anche il fatto di essersi dichiarato a una ragazza che le piaceva e di aver ricevuto un rifiuto è qualcosa che può far male, soprattutto se nutriva speranze o un legame emotivo forte. È naturale provare dispiacere, delusione o tristezza in queste situazioni. Lei scrive di sentire, a volte, di “non meritare la felicità”. Mi chiedo se, più che non meritarla, possa essere che non riesca ancora a trovare il modo giusto per raggiungerla. A volte spendiamo tante energie nel cercare di stare meglio, ma forse le strategie che usiamo non sono quelle più efficaci per noi. È possibile che si tratti di questo? Mi colpisce anche la sua domanda: “È normale stare così?” Dipende da cosa intende per “normale”. Se si riferisce al fatto di stare male in certi momenti, la risposta è sì: è normale provare dolore, confusione o insoddisfazione, soprattutto quando attraversiamo periodi complessi o di cambiamento. L’importante è cercare delle strategie per imparare a stare meglio, magari anche con l’aiuto di un supporto psicologico, che può offrirle uno spazio sicuro per comprendere cosa la blocca e come ritrovare fiducia in sé stesso e nelle proprie risorse. Dott.ssa Chiara Avelli.
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