Buongiorno, sono un ragazzo di 32 anni che ha realizzato di soffrire di ludopatia. Ciò è avvenuto d

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Buongiorno, sono un ragazzo di 32 anni che ha realizzato di soffrire di ludopatia.
Ciò è avvenuto dopo 3 mesi che mi sono lasciato con la mia ragazza e dopo 2 mesi che ho smesso di fumare, quasi avessi tolto un tappo che fermava tutte le cose che non andavano nella mia vita, che ora almeno in parte posso vedere.
La realizzazione di ciò che stavo facendo, avendo sperperato tutte le paghe degli ultimi 4 anni e mezzo, è avvenuta con un risveglio notturno pieno di panico, freddo da dentro, tremori e batter di denti (cosa che forse una sola altra volta ho avuto in vita mia) dopo l'ultima giocata online di "piccolo" importo (rispetto al solito). In seguito disperato ho contattato sert, giocatori anonimi, un servizio di consulting telefonico, e due psicologi, uno online ed uno dal vivo, tale da consentirmi di non aver tempi morti per iniziare un percorso se uno non fosse andato bene.
Anticipo che sono 40 giorni che non gioco ma ho l'ansia/malessere l'errore quello che ho fatto del mio denaro e quindi ancor di più del mio tempo per guadagnarlo.
Ora mi trovo di fronte i seguenti dubbi:
1- Perché al sert alla mia domanda di quando dovrebbe sopraggiungere il craving non mi è stata data risposta? Non esiste una gaussiana come in tutti i fenomeni che interessano questo pianeta? E perché a gufare palesemente che sopraggiungerà?
Perché sempre al sert costringermi praticamente a portare un parente "perché tutti lo fanno" e dopo 40 giorni dal mio contatto non ancora aver potuto intraprendere una terapia? Mi ci sono recato volontariamente e senza che qualcuno mi avesse implorato o chiesto di recarmici.
Sempre al sert mi è stato detto che stavo facendo troppe cose (dopo 40 giorni di attesa per un po' di sollievo mi sembrava anche palese che stessi percorrendo altre vie). Perché gli altri attori, consapevoli del fatto che non voglia prendere sottogamba questa situazione mi hanno visto consapevole del problema e loro esagerato?
Lo psicoterapeuta (quello scelto) mi ha detto che se onesto con me stesso sulla situazione avrei potuto tenere il "potere" sul mio denaro (al sert nemmeno una prova). Voi specialisti cosa consigliereste, anche se la risposta potrebbe essere scontata.


Grazie a chi risponderà.
Buonasera, il Sert è un servizio pubblico e, come tale, ha tempi lunghi, giusto o sbagliato che sia, purtroppo è un dato di fatto. Comprensibile che lei sia spaventato dal suo comportamento compulsivo, ma si sta facendo sopraffare dall'ansia. Un corretto percorso terapeutico, pubblico o privato, si basa sulla costruzione di un rapporto di fiducia, mentre lei sta trattando il problema come se dovesse acquistare qualcosa il più celermente possibile. Questa è la mia opinione, voglia perdonarmi. Buona serata. Dr.ssa Daniela Benvenuti

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente di mio dottore,
i servizi elettivi al trattamento delle dipendenze restano i sert. Questi ultimi rendono possibile una presa in carico a 360 gradi trattando il paziente attraverso percorsi terapeutici specifici spesso che includono anche la famiglia e ilsostegno farmacologico. Non si scoraggi, si affidi al sistema sanitario nazionale.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, La psicoterapia può sicuramente aiutarla ad uscire da questa situazione ed iniziare una nuova vita. E' fondamentale che lei si possa fidare ed affidare ad uno psicoterapeuta. Il percorso non sarà breve ma potrà riuscire da subito ad astenersi dal gioco. Cordiali saluti
Buon giorno e grazie per la sua domanda. Concordo con i colleghi di rivolgersi ai servizi sanitari nazionali e seguire le loro indicazioni. In ogni caso può essere opportuno e consigliato affiancare percorso di Psicoterapia al fine di lavorare sui suoi vissuti ed emozioni e trovare assieme al terapeuta adeguate strategie di cura. Non si scoraggi. A sua disposizione. Gian Piero dott Grandi
Buongiorno, comprendo la difficile situazione in cui si trova.
Esistono dei centri dedicato a questo problema, che si occupano degli aspetti di cui parla, può cercarli nella sua zona.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Gentilissimo,
Capisco la sua ansia, se non l'avrebbe non sarebbe ricorso al gioco, ma purtroppo i tempi della cura non sono immediati. Il Sert è fatto di protocolli e tempi di attesa ma sono specializzati nelle problematiche relative alle dipendenze e offrono un aiuto valido. Può prendere quello che c'è di buono e certo ci saranno anche degli aspetti non buoni come in tutte le cose.
Inoltre, lei ha intrapreso molte strade poiché mi pare di intuire che fatichi a stare fermo e ci sta, il gioco potrebbe aver avuto la funzione, seppur apparente, di colmare un vuoto che crea ansia. Perciò è comprensibile che fatichi ad attendere ma il superamento di questa fatica può essere proprio parte del percorso che sta affrontando. Non esiste il tutto e subito, ma un lavoro costante e continuo che porterà i suoi frutti.
Spero di essere stata chiara,
Le auguro il meglio
Cordialmente
D.ssa Simona Torrente Psicologa e Psicoterapeuta, Torino
Buongiorno, parlo con cognizione di causa, non prenderla male. Pubblico e privato intanto perseguono interessi diversi. Dopo 40 giorni pretendi un pò troppe rassicurazioni rispetto ai 4 anni e 1/2 di malessere che hai vissuto. Se c'è un problema con la gestione dei soldi è una banalizzazione pensare di averlo risolto in 40 giorni. Al SerT ti preparano su craving e ricadute perchè sono alquanto, altamente, probabili. E si, sono imprevedibili, quindi non c'è una risposta alla tua domanda sul "quando accadrà". Sentirti invincibile adesso determina l'intensità della botta che sentirai nel caso di ricaduta. Nel caso tu dovessi essere quel raro caso (1 su 1000) che ha già capito tutto e risolto tutto, cosa che ti auguro, potrai anche fregartene di questi discorsi, ma devi sapere che se vengono fatti c'è un motivo. Il controllo dei soldi è una delle cose fondamentali su cui intervenire in modo da impedire fisicamente al paziente di giocare (questo previene anche le ricadute). Ti piace, non ti piace, ti scoccia? è molto poco importante in questo momento. Ti lascio con un passaggio della definizione dei problemi di dipendenza patologica: "disturbo cronico e recidivante". Ti consiglio di lavorare coi tuoi terapeuti proprio sulla sensazione di aver già risolto ed i pericoli del crederci.
Buonasera,
ci sono dei servizi pubblici preposti che si occupano di questa problematica. Nel caso in cui decidesse di rivolgersi ad un servizio privato, penso che analizzare cosa è successo e il significato del suo giocare compulsivo potrebbe esserle di aiuto.
Un saluto,
Dott. Alessandro D'Agostini
Buongiorno,
Come detto dai colleghi il Sert è un servizio pubblico con le sue modalità e tempistiche. Risulta il servizio più indicato Per la problematica riportata.
Se ritiene di voler affiancare una terapia psicologica privata con differenti tempistiche è importante che il collega scelto si interfacci con il servizio
Caro ragazzo di trentadue anni, leggendo la sua richiesta ho avuto la sensazione come se l'avesse scritta di getto, d'impulso, proprio di chi è nella spasmodica ricerca di una soluzione, ora e subito, di un disagio che avverte ma che non riconosce.. Disagio che ha cercato di risolvere in diversi modi, lasciando la ragazza, smettendo di fumare, giocando e sperperando tutti i risparmi di quattro anni di stipendio. Ma il disagio è ancora lì, nonostante le soluzioni (i tappi) che ha cercato di mettere. E ne è prova l'attacco di panico che ha avuto di notte dopo una ultima giocata. Ora è in attesa di un craving che probabilmente ci sarà, o forse no, e, in maniera compulsiva, cerca soluzioni a destra e a manca. Il mio consiglio è quello di fermarsi, il gioco compulsivo (che mi pare di capire ora non sta praticando più) è solo l'ultimo degli epifenomeni di un malessere interiore che, con l'aiuto di uno psicoterapeuta, lei dovrà cercare di tirare fuori.
Le auguro il meglio
Maria Nasti
Gent.mo, il servizio per le dipendenze è sicuramente il contesto più appropriato per questa problematica che riferisce: non è indifferente che perduri da quattro anni e le lamentele che riporta sembrano soprattutto un modo con cui nega queste sue difficoltà. Se intende farsi aiutare, si attenga alle indicazioni terapeutiche proposte, considerando che non possono essere magicamente risolutive. SG
Hai scomodato la curva di Gauss: in qualsivoglia modalità di dipendenza, la norma è un'utopia. Ogni caso è un caso a sé. Nessun professionista, che eserciti al SerT o meno, sarebbe in grado di dirti quando insorgerà il craving ma, nelle dipendenze (che nel tuo caso non è stato solo il gambling), insorge INVARIABILMENTE: è una realtà oggettiva e, che ti piaccia o meno, e dovrai spesso farci i conti, con un percorso non breve, non facile, non magico. Non ti è di nessun aiuto colpevolizzare chiunque abbia tentato di aiutarti: comincia da te stesso e dall'onestà che hai hai menzionato.
Buonasera, ciò che le hanno detto al sert non è personale ma è frutto dell'esperienza su tante persone con la stessa problematica. Mi complimento per la scelta di farsi aiutare ma forse ha anche qualche difficoltà ad affidarsi del tutto. Ha già raggiunto qualche traguardo ma i cambiamenti non sono lineari e ciò non deve scoraggiare. Continui con il suo o i suoi percorsi con fiducia, è necessaria e forse va anche discusso questo aspetto con chi la segue. Potrebbe esserci qualche nesso più profondo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, rispondo con ordine alle sue domande, dato che il GAP è il mio campo:
1) Non c'è un momento specifico. Il craving arriva a seconda di specifici stimoli (pensieri/immagini/ricordi/emozioni/eventi/impulsi/odori/sapori/suoni per citarne una minima parte), e infatti va elicitato in seduta e indagato per prenderci confidenza e poi successivamente imparato a gestire insieme e poi da solo. È chiaro che in questa fase lei giochi, è parte del rischio con cui lavoriamo. Spesso, prima di un cambiamento avviene un peggioramento e questo ce lo aspettiamo sempre con ogni paziente, con i pazienti con GAP soprattutto. Esiste infatti una curva gaussiana, ma affinché lei comprenda effettivamente questa curva è necessario sperimentarla in un ambiente sicuro come una relazione terapeutica.
2) Non è gufare. La voglia sopraggiunge. La voglia diventa craving grazie ad un processo lento di costante di rimugino. La voglia è innegabile che esista ma il fatto che esiti in craving dipende da come Lei la gestisce.
3) I servizi sono lenti e spesso incasinati. Portare un familiare è sempre una buona cosa perché se è collaborativo può essere un'ottima figura di aiuto. Questo va valutato col paziente però e va voluto. Se il paziente non vuole non si fa niente. Arriverà nella terapia il momento in cui il paziente stesso dirà di avere una necessità di un aiuto anche da parte di terzi. Questo almeno è ciò che riguarda il privato.
4) Perché da molti di noi professionisti le dipendenze sono considerate vizi. Le dipendenze invece sono pure oppure strategie di coping emotivo per n disturbi;
5) Dissento dal collega. Lei NON PUÒ avere reale potere sul denaro perché Lei ha una dipendenza e notoriamente le dipendenze sono legate al discontrollo. Le dipendenze si instaurano diventando una roba compulsiva, che il paziente mette in atto per gestire le emozioni negative legate al craving. Questo perché la corteccia prefrontale non ha più il potere inibitorio sul circuito della ricompensa e tale circuito diventa un cavallo pazzo. Da questa fase infatti si consolida l'addiction perché la messa in atto del comportamento problematico diventa compulsiva e non è più impulsiva. In questa fase Lei ha tutto meno che il controllo.
Spero di aver chiarito almeno un po' i suoi dubbi.
D.ssa Irene Mugnaini

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